Brano: [...] già per imitarle, ma per capirne il congegno e « girarne » i brevetti; e, soprattutto, di ricominciare a pensare « in proprio » con il coraggio della novità, dell'invenzione, della scoperta.
Dieci anni di dispersione e di mediocrità sono una grave perdita per il pensiero che„è, per sua natura, lento e faticoso. E il tempo stringe. Per questo con alcuni amici andavamo proponendo, prima del disgelo, la formazione di un gruppo di intellettuali marxisti che iniziassero questo lavoro. Individualmente qualcosa è stato fatto. Ma poco. Non è del resto possibile affrontare atomisticamente o a cerchio ristretto il lavoro necessario, nella sua vastità.
Poiché allora i Partiti di sinistra non sembravano accorgersi della urgenza di questo lavoro, pensavamo che l'iniziativa, purché fosse, potesse nascere all'esterno, benché accanto ad essi. Il « fuori » ci sembrava un modo più facile per aiutare il « dentro » ancora raggomitolato e incerto. Precisammo del resto fin da allora che il « dentrofuori » era solo una questione provvisoria. Oggi, il « dentro[...]
[...]i vivi del movimento operaio. Nel partito di Lenin le invenzioni ideologiche diventavano modi di essere, passo avanti organico del pensare e del fare; nel partito di Gramsci il rischio ed il tentativo politico era anche ricerca filosofica, culturale, e lo sforzo di pensare era anche sforzo di vivere in modo diverso. Per questo c'è paradossalmente malgrado tutto una mezza verità nella collocazione, effettuata da qualcuno, degli intellettuali mar. xisti, anziché nel campo rivoluzionario, nella sinistra borghese, cioè, in ultima analisi, nel quadro della società borghese. Quali sono infatti le essenziali differenze fra il modo di lavorare dell'intellettuale borghese ed il modo di lavorare di molti intellettuali marxisti? Solo i politici comunisti e socialisti hanno sempre sentito di rappresentare la politica (e anche la cultura) autenticamente rivoluzionaria, proletaria, operaia, strutturata in modo originale, diverso e lontano dalle forme organizzative della società borghese.
Gli intellettuali legati ad un tipo di organizzazione tradizionale ancora pienamente borghese non potevano essere (e non si sentivano) che degli alleati, un appoggio, una frazione di sinistra dei pensiero
96 ROBERTO GUIDUCCI
borghese contro il pensiero borghese di destra. Per questo ad essi era affidato soprattutto il compito dell'a[...]
[...]nale ancora pienamente borghese non potevano essere (e non si sentivano) che degli alleati, un appoggio, una frazione di sinistra dei pensiero
96 ROBERTO GUIDUCCI
borghese contro il pensiero borghese di destra. Per questo ad essi era affidato soprattutto il compito dell'attacco dell'ideologia di destra, ma non quello della collaborazione allo svolgimento dell'ideologia di sinistra. Possiamo oggi vedere con chiarezza come molti intellettuali marxisti italiani (e noi fra essi) non hanno che in misura irrilevante giovato alla politica dei partiti comunista e socialista, preveduti i loro sviluppi, prevenute le deficienze, inseriti nuovi criteri tecnici.
La vera cultura di sinistra in Italia é stata nella quasi totalità quella elaborata da Togliatti, Nenni, Longo, Morandi, ecc.; quella degli storici, degli scienziati, dei filosofi marxisti é stata prevalentemente cultura alleata, cultura di sinistra verso la cultura borghese di destra, battaglia delle idee, non idee per la battaglia in corso.
Del resto lo schema non era diverso da quello adottato nell'URSS durante il periodo staliniano. I veri filosofi, gli uomini di cultura com pleti, erano considerati Lenin e Stalin. Il contributo dell'Accademia delle Scienze non era nelle sue linee generali che il contributo di un'alleanza, spesso era semplicemente un autorevole appoggio. Il lustro che veniva concesso agli intellettuali ritornava spesso come conferma, e non si traduceva in [...]
[...]emporaneo n. 35, 391955, nel pezzo polemico di L. LombardoRadice in risposta ad una critica di Alicata: e Oggi, i neopositivisti (e tra di essi, ricordiamolo, vi sono studiosi serissimi, e uomini vicini a noi sul terreno della lotta politica e di classe), ci dicono: `badate: noi abbiamo ristabilito il legame tra ricerca scientifica e meditazione filosofica che l'idealismo di Benedetto Croce (e di Giovanni Gentile) aveva spezzato. Voi studiosi marxisti commettete un errore combattendo contro il nuovo indirizzo, che esprime invece, e realizza per quanto si è detto, una delle vostre esigenze. Io credo si debba rispondere, mettendo i punti sulle `i', che la deformazione machista, pragmatista, ecc., delle scienze naturali portate all'estremo dal neopositivismo non è, in realtá, in contrasto con l'idealismo italiano classico; è piuttosto, anzi!, un sistematico sviluppo della impostazione idealistica del Croce e del Gentile a. Dove si vede come si possa prendere una strada estremamente dubbia e probabilmente chiusa in un campo specialistico, non [...]