Brano: MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA
Nacqui ad Avellino (Puntarola) il 24 settembre 1877 da genitori lavoratori, ma onesti. Mio padre, guardia di finanza, si sposò a Saviano (Nola) e dopo di essersi congedato, esercitava il mestiere di venditore oggetti di vetro, guadagnando benino. Da Avellino, dopo dieci mesi dalla mia nascita, i miei genitori (1) si trasferirono a Benevento, Vico Carrozzieri, e con i risparmi onesti del proprio lavoro impiantarono un piccolo negozio di terraglie e cristalli, che in quell'epoca, credo, bastavano poche centinaia di lire. Questo negozio, vuoi per la bontà e il saper fare del povero padre mio, vuoi per l'abilità eccezionale di mia madre, progrediva in modo invidiabile, e siccome mia madre era figlia di caffettiere, pensarono] fitt[...]
[...]uesto negozio, vuoi per la bontà e il saper fare del povero padre mio, vuoi per l'abilità eccezionale di mia madre, progrediva in modo invidiabile, e siccome mia madre era figlia di caffettiere, pensarono] fittarsi un basso attiguo al negozio di terraglie, ed impiantarono un piccolo civettuolo caffè che per l'abilità di mia madre, il successo fu superiore ad ogni aspettativa. Tanto furono gli affari, che fu necessario prendere una cameriera di Saviano con lire 3 mensili e un garzone con lire 8 mensili, naturalmente con tutti i trattamenti. La cameriera era di Saviano ed il garzone di
(1) Nel ms. questo soggetto precede i1 successivo verbo " impiantarono „
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Avellino, e di quest'ultimo vi sono tutt'ora i nipoti che vivono alla ferrovia di Avellino. Nel 1880 nacque la prima sorella Maria, e nel 1883 nacque la seconda sorella Carolina. Si cresceva nell'abbondanza e mio padre gioiva del progresso, ripeto frutto del suo onesto lavoro, tanto da consentirgli ritirare vagoni di merce dalla Germania, e segnatamente articoli di vetro argentato e dorato, che in quell'epoca erano molto ricercati e andavano a ruba. Fu tale lo sviluppo che mio padre[...]
[...]a madre pur di salvarlo, e nulla curando del disastro, cercò fargli cambiare aria. Si ricordò che a Lìveri (Nola) vi era un frate, fratello (1) di suo cognato, al santuario di S. Maria a Parete, e con una vettura chiusa lo portò a tale santuario, dove rimase in permanenza. quattro mesi, rimanendo lei al capezzale, dove finalmente si guarì. Intanto per non chiudere il negozio di vendita a minuta e il caffettuccio, fece venire due sorelle sue da Saviano, (e da questo proposito ricordo a tutti che i migliori nemici sono i parenti) ed insieme alla serva e [al] garzone,. fecero man bassa di quello che era rimasto, così fu completato quasi la distruzione della casa, che il mio povero padre, e perché no? anche. mia madre, con sudore di sangue avevano acquistato.
Tirando avanti alla meglio, e per la lunga convalescenza di mio padre, e per la tenacia di mia madre fino al mese (non ricordo) dell'anno 1886 rimanemmo a Benevento. Però ai miei genitori sopravennero (malgrado fossero giovani) due cose. Mio padre divenne apatico, e poveretto non aveva t[...]
[...]. tempi, e l'altro carretto ben carico di merce, cioè terraglie e cristalli.
Ad Avellino fittammo la casa Via Umberto 1°, e precisamente dove è ora il negozio di scarpe di Arturo Petracca: avanti la vendita e dietro l'abitazione. Ma gli affari scemavano giorno per giorno. Stando
(2) Nel ms. : « un fratello frate u.
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così le cose, a mia madre oltre la mania di cambiar casa, gli sopravvenne la nostalgia del paese suo natio (Saviano) e quella delle sorelle (molto affettuose per il saccheggio fatto) e nell'anno 1887 ci trasferimmo a Saviano. Tale trasferimento era contrario a mio padre, ma mia madre 10 convinse con uno stratagemma: quella casa era piena di spiriti, spiriti che, neanche farlo apposta, apparivano durante l'assenza di mio padre. A questo proposito, chiedo perdono alla mia povera mamma, di queste accuse necessarie per la narrazione esatta, e non vorrei mi maledicesse, dall'altro mondo, perché l'ho amato e venerato can quell'affetto che si deve ad una madre, che ve n'é una sola. Mio padre, buono, onesto e lavoratore, acconsentì a questo altro trasloco (e molti altri dolorosi ne seguirono). A Saviano fittammo una case[...]
[...] spiriti che, neanche farlo apposta, apparivano durante l'assenza di mio padre. A questo proposito, chiedo perdono alla mia povera mamma, di queste accuse necessarie per la narrazione esatta, e non vorrei mi maledicesse, dall'altro mondo, perché l'ho amato e venerato can quell'affetto che si deve ad una madre, che ve n'é una sola. Mio padre, buono, onesto e lavoratore, acconsentì a questo altro trasloco (e molti altri dolorosi ne seguirono). A Saviano fittammo una casetta modesta per dormire, un piccolo deposito per la merce, con una stalla annessa: perché, dimenticavo dire che era rimasto, per fortuna, l'asinello e il carretto.
Il paese non consentiva la vendita a minuta, e mio padre iniziò la vendita nei paesi limitrofi e nei mercati. Naturalmente niente serve, niente garzoni: per quest'ultimo, a malincuore, lo confesso, lo rimpiazzai io, curando e governando, strigliando il somarello, a cui mi ero affezionato molto, unico forse superstite di una triste famiglia agiata. Si usciva quasi tutte le notti per trovarci presto sui mercati, e i[...]
[...]gliare a Piazza Francese di Napoli), dove accoppiato alle bancarelle di tutti gli articoli diversi usati, e rubati da vagabondi. vi era un gran commercio di abiti usati. L'occhio fu attratto da una forma di ferro, che appli
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candosi nella scarpa e posato sulle ginocchia, potevo lavorare applicando mezze suole e sopratacchi inchiodati anziché cuciti, e [da] qualche altro arnese utile per un ciabattino. E ricordandomi che a Sa
viano avevo con un ,mio cugino imparato a fare qualche cosa, avrei
potuto sfruttare il vicinato per la riparazione delle scarpe. Mi avvicinai alle diverse bancarelle, e da un calcolo esatto o approssimativo,
occorrevano 1012 lire. A mio padre non osavo chiederle, per non guastare il già modesto bilancio, e come sempre si fà, mi rivolsi a mia madre, non perché lei avesse dei risparmii, ma per avere qualche consiglio. Difatti mi consigliò di farne richiesta all'unico parente, mi rivolsi a lui, ed a titolo di prestito mi feci anticipare lire 15 che spesi per tutto l'occorrente, con una cassetta vecc[...]
[...]r noi, e lui accarezzandomi, mi propose di seguirlo, facendo la vita di bordo. Mio padre lo ringraziò, ma gli fece comprendere che cid era impossibile, e che io rappresentavo per lui l'unica spalla forte.
Alle ore dodici del 17 [6] agosto del [1891] dopo una breve visita. sbarcammo all'Immacolatella Vecchia, fuori vi era un carretto venuto insieme con un mio cugino avvisato a tempo e caricammo le poche masserizie e noi, partendo alla volta di Saviano. I parenti ci accolsero con gioia, ci istallammo in casa di due sorelle di mia madre, suore zia Peppa e zia Filomena, in attesa di stabilirci, forse ad Avellino. Ed infatti dopo quattrocinque giorni, partimmo io e mio padre alla volta di Avellino, pregando la sorella di mio padre, zia Angelarosa, il marito zio Sabino e zio Sabatino (che abitava alla casa del Notaio Titomanlio padre in via Beneventana) pregando questi parenti venirci in aiuto, anche a titolo di prestito, per iniziare il lavoro. Ma intanto, un poco perché le loro case non andavano bene, un poco per farci assumere una certa resp[...]
[...]e questa casa è quella dove abita attualmento lo spazzino Erricuccio, di fronte alla casa dove abitava Mariuccia alla ferrovia. Fu pattuito lire 12 mensili, compreso una stalluccia che si accendeva dal portone vicino a Santomauro. Col nostro piccolo carretto facemmo tre viaggi, per portare i letti, materassi, un comò e una colonnetta, residui della mobilia di Benevento, perché il resto fu tutto venduto. Questa residua di mobilia la rimanemmo a Saviano, quando partimmo per Marsiglia,
e finalmente mia madre fu sodisfatta per questo trasloco e che tu l'ultimo.
Fuori i Platani, e propriamente di fronte al nuovo Ospedale, vi era una fabbrica di vetro soffiato, ossia vetro ordinario chiamato comunemente niretti e carrafoni. Questa fabrica [era] gestita da Luigi
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Masullo, vecchia conoscenza di mio padre, il quale ci accordò un credito che non doveva superare le lire 100, credito che veniva estinto appena venduta la merce, ripigliando l'altro. Il lavoro procedeva benino, e si arrivava fino alla provincia di Foggia. Io mi sent[...]
[...]vidité di diventare proprietario di un buffet, accettò senz'altro, e si stipulò, tramite il compare Fusco, il contratto di cessione tra il vecchio gestore Amedeo Fontana di Brescia, ottimo organizzatore, che per ragioni di famiglia doveva trasferirsi al suo paese, e mio zio Sabino Tommasetta. E la gestione fu affidata a me, naturalmente sotto il controllo di mio zio Sabino, e così il 21 aprile 1897 avvennero le consegne.
Si era trasferita. da Saviano ad Avellino (andando ad abitare nella casa attualmente di Sabino Venezia, confinando con la casa che avevamo presa in fitto dallo stesso) una sorella di mia madre di nome Matilde, col marito Gavino Martinetti di Iglesias (Sardegna) maresciallo di finanza a riposo, con cinque figli; il primo Peppin, che tutti conoscete, il secondo Giovanni, Domenichina, Tilde, e Palmira, tipo allegro, di cuore e lavoratore. La moglie, zia Matilde, tipo diverso dalle sorelle, bella, elegante, insomma signorile, terribile come mia madre (poteva dalla signorilità passare alla donna del popolo), aveva la stessa ma[...]
[...] finanza a riposo, con cinque figli; il primo Peppin, che tutti conoscete, il secondo Giovanni, Domenichina, Tilde, e Palmira, tipo allegro, di cuore e lavoratore. La moglie, zia Matilde, tipo diverso dalle sorelle, bella, elegante, insomma signorile, terribile come mia madre (poteva dalla signorilità passare alla donna del popolo), aveva la stessa mania di mia madre, di effettuare spesso traslochi. Di fatti dopo quattro anni si trasferirono a Saviano, poi a Napoli, a Cagliari, Iglesias, e poi a Palermo dove mori: i figli intelligenti, con educazione benina, però sciuponi, (come la madre), e sfortunati.
Presi le consegne del buffet, alla Stazione, e siccome questo mio zio, sardo cucinava molto bene, pregai mio zio Sabino di prenderlo in servizio, in qualità di cuoco, per lire 10 mensili. Ebbe inizio il mio nuovo lavoro, di cui ero profano, sia perché non avevo mai frequentato caffé (per mancanza di denaro), sia perché non avevo nessuna cognizione di liquori e di ristorante. Avevo un poco di pratica della trattoria di mio zio Sabino, ma er[...]
[...]arrozze di gala, i parenti della sposa, ed alla sera grande trattenimento in famiglia, con qualche invitato, il Capo Stazione titolare e qualche impiegato, o amici di famiglia, si ballò fino all'una del mattino, con distribuzioni, di dolci, liquori, spumanti, tutto a profusione.
Dopo tre giorni facemmo il nostro viaggio di nozze. Incredibile ma
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vero, con lire 25, dico venticinque in tasca, oltre il biglietto AvellinoNapoliSaviano (paese di mia madre) e ritorno, naturalmente ospite di parenti. Ero tanto felice nella mia miseria.
Tornai a casa, presi il mio posto di lavoro, e che lavoro. Nessuna umiliazione, ero padrone, cameriere, sguattero, facchino, venditore di acqua ai treni ecc.: credetemi, non esagero, dalle quattro del mattino a mezzanotte. L'unico conforto era mia moglie, che passato qualche mese incominciò a coadiuvarmi, acquistando pratica, e [a] stare al banco. Eravamo tanto felici, da invidiarci vicendevolmente.
Dimenticavo dire che mio zio Sabino nei primi tempi della gestione del buffet a me affidata, e[...]