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Il segmento testuale turatiano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 27Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 718

Brano: [...]primo nucleo della

F.I.O.M. (1891), la costituzione del Partito socialista (1892), le prime lotte organizzate, di carattere sia offensivo che difensivo, che si svolsero nel periodo reazionario di fine secolo, dominato dai governi Crispi e Pelloux, ebbero nella rivista di Turati — che si giovava allora di un organico, rapporto con la classe operaia milanese — uno dei principali e più combattivi strumenti.

Che tuttavia l’ideologia del gruppo turatiano fosse democratica e non rivoluzionaria, doveva essere dimostrato dalla fase successiva della politica italiana, allorché Giovanni Giolitti (v.), dal 1901 in avanti, diede A\ suo nome a un nuovo equilibrio parlamentare e costituzionale che prevedeva, e in parte riuscì a realizzare, l’assorbimento e la neutralizzazione del movimento operaio e del P.S.I.. La rivista e i suoi redattori (oltre al Turati e alla Kuliscioff, si alternarono molti dirigenti riformisti, quali A. Graziadei, A. Schiavi, (. Bonomi, G. Zibordi e altri, finché. Claudio Treves non ne divenne stabilmente vicedirettore) si schi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 93

Brano: [...]ieri.

Fino all'ultimo istante Roberto Di Ferro mantenne un contegno fermissimo: « Le sue labbra — dice la motivazione della m. d’o.

— serrate in un tenace e sprezzante silenzio, nulla rivelarono che potesse nuocere ai compagni di fede e alla causa tanto amata. Condannato a morte rispondeva: " Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno ” ».

F.Bì.

Difesa, La

Settimanale fondato da un gruppo di socialisti fiorentini di orientamento turatiano, dopo le repressioni poliziesche del 1898.

Diretto da Alfredo Angiolini, il primo numero vide la luce a Firenze

il 9.10.1898 col sottotitolo « Periodico popolare di politica, sociologia ed arte ». Nel febbraio 1901 fu mutato in « Periodico settimanale socialista » e il 23.6.1901 assunse il sottotitolo di « Organo della Federazione provinciale socialista fiorentina », che in seguito modificò ancora, rimanendo comunque il periodico dei socialisti locali.

Fu uno dei settimanali più diffusi e autorevoli del partito. Come suoi direttori si succedettero, dopo Ah fredo Angiolini, Carlo Pucc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 583

Brano: [...]rio rivive l’anima del socialismo » (5 ottobre).

Alla direzione de « La Giustizia », divenuta — dopo il XIX Congresso — « Quotidiano del Partito Socia

lista Unitario », fu designato il leader riformista Claudio Tre\res.

Da un punto di vista formale, dopo la scissione il quotidiano acquisì qualche miglioramento, arricchendosi del contributo di uomini tecnicamente preparati e organizzativamente capaci che rappresentavano il vecchio gruppo turatiano e la dirigenza riformista sindacale. Si ebbero articoli di Emanuele Modigliani, Filippo Turati, Ludovico D'Aragona, Rinaldo Rigola, Gino Baldesi, Giacomo Matteotti, Giuseppe Saragat. Nonostante il progressivo cedimento in senso fascista dei sindacalisti (primi fra tutti Baldesi ed Emilio Colombino), il giornale mantenne un tono generalmente avverso alla dittatura.

Il delitto Matteotti lo troverà per qualche settimana all’avanguardia dello schieramento antifascista, specchio della contraddizione del P.S.U. che vedeva entrare nuove forze (Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli), mentre i vecchi p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 134

Brano: [...]ani dei riformisti, si era sviluppata una corrente di sinistra che esprimeva un’opposizione spesso ideologicamente confusa, ma collegata con vive e profonde ragioni di malcontento del proletariato. Nei primi anni del secolo essa trovò espressione nella inconcludente verbosità di Enrico Ferri (v.) e nella più seria e importante tendenza del sindacalismo rivoluzionario.

Al congresso di Roma del 1906, che segnò una grossa vittoria del riformismo turatiano, toccò ad un rappresentante del sindacalismo rivoluzionario, Enrico Leone, ribadire la più netta opposizione della sinistra alla concezione che il socialismo potesse « essere il prodotto di collaborazione di classi e di apostolati di pacificazione sociale »: il Leone affermò che esso, invece, era « l’effetto della guerra spietata di classe contro classe ».

Nel 1907 i sindacalisti rivoluzionari uscirono dal Partito socialista: il loro movimento, pur conducendo lotte efficaci, non riuscì mai tutta

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 245

Brano: [...]ra i sindacalisti favorevoli all’avventura coloniale in Libia (v.), sostenendo il principio che « in ogni guerra è il germe di una rivoluzione ». Dopo l’esito negativo di una prima candidatura

(1909), si presentò come indipendente alle elezioni del 1913 (fatte con il suffragio « universale ») e risultò fra i 5 socialisti eletti in Napoli. La successiva vita parlamentare rinsaldò i suoi legami con Francesco Saverio Nitti e lo accostò al gruppo turatiano. Alle comunali del 1914 fu capolista de! blocco popolare che riportò un notevole successo contro i conservatori, i quali si erano invece affidati al nome di Benedetto Croce. Interventista e avverso da lunga data agli Imperi Centrali, allo scoppio della prima guerra mondiale partì volontario, ma venne smobilitato in applicazione di una legge che vietava ai parlamentari di pren

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 181

Brano: [...] fino al dopoguerra e oltre. Un po' per le sue matrici lombarde, un po’ per i limiti obiettivi del movimento dei lavoratori nell’evoluzione nazionale, un po’ per l’influenza di una prassi politicoelettorale dualistica e del localismo e corporativismo proprio della scuola riformista, Turati e la dirigenza socialista trascurarono però il proselitismo e la presenza politica socialista nel Mezzogiorno.

I limiti economicocorporativi dell’indirizzo turatiano furono indicati abbastanza presto, nella stessa cerchia del riformismo, da Gaetano Salvemini (v.) sulla questione meridionale e da Anna Kuliscioff sulla questione femminile, temi che confluivano nella critica ai ritardi e al disinteresse con cui Turati gestiva il grande problema del suffragio, vale a dire il volano centrale della riforma politica nella società italiana del tempo.

Lungo l’età giolittiana si vide insomma come la tatticastrategia turatiana rimanesse « sotto il segno del compromesso » (sarà l’interpretazione di Pietro Nenni nella Lutte de classes en Italie, pubblicata vivo Tur[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 182

Brano: [...]nato e non nel relativo isolamento della prima guerra d'Africa (v. Colonialismo e anticolonialismo in Italia).

Prima guerra mondiale e Rivoluzione russa

Al Congresso di Reggio Emilia (1912), anche come risposta all’enuclearsi di una destra riformista autonoma, la sinistra prese in mano la direzione del P.S.I. e pose un limite aH'egemonia di Turati. Nel partito l'espulsione di Bissolati e Ivanoe Bonomi (v.) indebolì indirettamente il centro turatiano ed ebbe la conseguenza di dislocare sulla destra il leader più prestigioso. In un primo tempo, anche per la difficoltà di elaborare una alternativa strategica e una piattaforma organicamente basata sul “programma massimo”, i rapporti fra Turati e la nuova dirigenza di sinistra (Costantino Lazzari e Giacinto M. Serrati), se si esclude Benito Mussolini, non impedirono la coesistenza del ruolo intellettuale e morale di Turati che rimase al vertice del Gruppo parlamentare socialista e come punto di riferimento della dirigenza sindacale.

La politica del “non aderire, non sabotare” escogitata du[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 242

Brano: [...] divenne così lo specchio di queste convinzioni salveminiane e della sua ancor più implacabile requisitoria contro il giolittismo, visto alla stregua di una tabe che corrompeva ogni fibra dello Stato (il Giovanni Giolitti (v.) « ministro della malavita»), impigrendo ogni energia creativa.

Come bene sintetizzeranno Francesco Golzio e Augusto Guerra, « l’opposizione a Giolitti con il linguaggio della ragione, la revisione critica del riformismo turatiano, l’allarme per le diversioni imperialistiche e la ricognizione sistematica della politica internazionale, la convinzione che potesse bastare inizialmente l’opera coraggiosa di gruppi ristretti, uniti in una volontà culturale più omogenea del concretismo vociano », assoggettarono la rivista, fin dal suo esordio, a un duplice destino: « da una parte, con le sue analisi severe », essa accumulerà « un retaggio prezioso per la formazione di leve rivoluzionarie più mature; dall’altra, con la sua fiducia di rinnovare

I partiti governandoli dal l'esterno, alimenterà le ambizioni politiche della pi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 440

Brano: [...]pacifismo alla vigilia dell’entrata in guerra. Lo stesso giorno i partiti che avevano voluto la guerra sollecitarono il governo affinché il Consiglio comunale di maggioranza socialista fosse sciolto d'autorità. Nel novembre 1919 Zanardi fu eletto deputato e abbandonò la carica

Francesco Zanardi in un disegno di Fabrizio Matti (1922)

di sindaco, ma conservò quella di presidente dell’Ente autonomo dei consumi. Esponente del gruppo riformista turatiano, nel 1920 venne messo sotto accusa dall’ala massimalista del P.S.I. perché neglT anni della guerra aveva “collaborato” con il governo. Fu rieletto al Consiglio comunale, ma dopo l’assalto fascista del 21.11.1920 e l'eccidio che seguì, il Consiglio fu sciolto (v. Accursio, Palazzo d'). Manganellato dai fascisti il 21.12. 1920 e nuovamente aggredito il

16.1.1921, Zanardi fu infine “bandito” dal feroce squadrismo bolognese e dovette lasciare la città. Si trasferì a Roma, ma anche qui fu più volte aggredito. Il suo soggiorno romano sarà comunque definitivo per alcuni anni dal 1922, dopo la mor[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine turatiano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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