Brano: [...]nostro discorso riguarda sincretismi
e messianismi. Essa appare a suo modo più agevole e matura, perché la letteratura esistente è cosi vasta, sia per settori etnografici particolari sia per la parte comparativa, che ci sembra giunto il momento di trarre alcune conclusioni. La seconda parte riguarda il neotriadizionallismo d'età post,coloniale. Quest'ultimo presenta problemi complessi d'interpretazione sociologicostorica.
Precisiamo che per neotradizionalismo intendiamo convenzionalmente la tendenza a riprendere tratti della tradizione religiosa nativa in parte già abbandonati, indipendentemente da espliciti influssi delle grandi religioni occidentali. Il neotradizionalismo cosi inteso si distingue dal sincretismo, intendendo per sincretismo restrittivamente la tendenza a fondere con tratti religiosi nativi altri elementi religiosi di provenienza occidentale. Tali distinzioni, come tutte quelle di carattere terminologico, hanno un valore convenzionale e relativo: lato sensu non esiste alcuna religione che non sia sincretista, e cioè non possieda tratti d'origine più o meno eterogenea, cosi come per converso nessun tradizionalismo né neotradizionali
(2) TURNBULL, lOC. Cit.
RELIGIONE, SOCIETA, POLITICA ECC. 145
smo può escludere in maniera assoluta elementi inn[...]
[...] cosi inteso si distingue dal sincretismo, intendendo per sincretismo restrittivamente la tendenza a fondere con tratti religiosi nativi altri elementi religiosi di provenienza occidentale. Tali distinzioni, come tutte quelle di carattere terminologico, hanno un valore convenzionale e relativo: lato sensu non esiste alcuna religione che non sia sincretista, e cioè non possieda tratti d'origine più o meno eterogenea, cosi come per converso nessun tradizionalismo né neotradizionali
(2) TURNBULL, lOC. Cit.
RELIGIONE, SOCIETA, POLITICA ECC. 145
smo può escludere in maniera assoluta elementi innovatori e stranieri. Sottolineiamo che dunque sia il sincretismo sia il neotradizionalismo sono tendenze (e non formazioni rigide), tuttavia ben distinte sul terreno concreto dei dati. Esse possono coesistere nell'ambito d'una medesima società e simultaneamente, con significati socioculturali complementari e perfino convergenti. Sincretismi e neotradi. zionalismi spesso rappresentano altrettante risposte di valore protestatario e anticonformista, elaborate dalle società africane sotto l'urto della civiltà occidentale e sotto l'oppressione coloniale. Pur nella loro intonazione differente — conservatrice nei neotradizionalismi, innovatrice nei sincretismi — le due tendenze hanno spes[...]
[...]presentano altrettante risposte di valore protestatario e anticonformista, elaborate dalle società africane sotto l'urto della civiltà occidentale e sotto l'oppressione coloniale. Pur nella loro intonazione differente — conservatrice nei neotradizionalismi, innovatrice nei sincretismi — le due tendenze hanno spesso un fondo comune di polemica autonomista antioccidentale. In altri casi e in certe fasi di sviluppo di alcune società africane, il neotradizionalismo si contrappone a un precedente sincretismo e prevale su di esso. Alcuni autori parlano, a questo proposito, di «neo paganismo », di a reflux de la Christianisation », ecc. Poiché conosciamo numerosi casi di questo genere, e specialmente presso nazioni africane di recente indipendenza, questo tipo di neotradizionalismo postcoloniale, che é il più sconcertante ed inquietante, pone seri problemi di rapporti fra politica e religione nei paesi di recente indipendenza. Il ritorno alle tradizioni si accompagna, in questi casi, col rifiuto più o meno esplicito, e comunque con l'abbandono o l'offuscamento di numerosi elementi cristiani prece dentemente accettati sia in forme sincretiste sia per apparenti conversioni.
Sincretismo, messianismo, neotradizionalismo costituiscono importanti aspetti del multiforme panorama offerto dallo sviluppo delle religioni africane negli ultimi decenni. Un breve riesame storico e comparativo richiede che tutte queste manifestazioni vengano collocate entro il quadro più generale delle varie risposte — culturali, sociali, politiche oltreché religiose — che le società indigene hanno dato alla civiltà occidentale nella « situazione coloniale » che ha caratterizzato il corso della loro storia per lunghi decenni. Per quel che riguarda i più recenti sviluppi religiosi d'epoca postcoloniale, si richiede soprattutto un'analis[...]
[...]oloniale. Essi rappresentano una riposta sui generis allo stato d'asservimento, di frustrazione, di «privazione» (« deprivation », come dicono gli anglosassoni) e d'oppressione. E' la medesima situazione che fornisce il terreno d'origine allo sviluppo parallelo dei movimenti sincretisti, messianici e millenaristi. In questi culti magici antistregonisti noi dunque vediamo un genere, o una fase particolare dei movimenti neotradizionalisti: é il neotradizionalismo d'epoca coloniale. Nel corso del colloquio di Bouaké, dedicato ai sincretismi e messianismi dell'Africa Nera, noi lo definimmo « asincretismo ». Certo, conviene distinguere questa fase del neotradizionalismo, dal neotradizionalismo postcoloniale di cui riparleremo. Infatti differenti situazioni storiche danno, alle due fasi del fenomeno, significati ben distinti.
Se si guardano i sincretismi e i neotradizionalismi d'età coloniale in funzione della loro origine, sviluppo e destino, essi presentano chiare differenze. L'origine è diversa, perché nei primi si risente fortemente della personalità del fondatore che é stato a contatto diretto o indiretto con le missioni, ed in essi si esprime un complicato rapporto fra indigeni e cultura europea.
A queSto parallelismo delle origini si contrappone un ben differente ruolo stor[...]
[...]i» non hanno difficoltà di ricorrere, quando é necessario, al « fétisheur » o «medicine man» per curare le malattie. Anche in clima cristiano sono salvaguardati vari tratti tradizionali. Per di più in genere si
(75) Per esempio, nel movimento Jamaa del Katanga (Ttrauws 1960).
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 177
tratta d'un cristianesimo più apparente che reale, per ciò che riguarda specialmente le masse rurali.
In questo quadro di generico tradizionalismo ci pare bene esaminare alcuni episodi di natura socialreligiosa, che sembrano particolarmente significativi del clima postcoloniale. La chiesa matsuista di Kinzonzi nel Congo exfrancese continua, contro il governo indipendente indigeno del paese, la stessa politica di scioperi già adottata contro il governo coloniale francese, come se l'indipendenza non fosse reale. I fedeli della setta rifiutano di aderire al censimento, di pagare le imposte, di accedere agli ospedali. Il governo congolese si é visto costretto a prendere contro i « ribelli » le stesse misure (arresti, carcere) che già il gov[...]
[...]e che la voce che parla sia quella di Lumumba, venuto ad apostrofare la popolazione (85).
Sono questi alcuni elementi di un tema — quello dei rapporti fra politica e religione — che andrebbe analizzato a sé (86).
Alle manifestazioni religiose suddette improntate a significati di protesta socialepolitica abbastanza evidenti di per sé, si debbono aggiungere, nel quadro della situazione post coloniale, le molteplici manifestazioni di autentico neotradizionalismo religioso.
Nel Camerun meridionale padre René Bureau ha fatto una analisi della situazione religiosa, allarmante d'al punto di vista teologico e missionario, per lo sfrenato rigurgito di religiosità tradizionale che s'accompagna con il rifiuto o il declino del cristianesimo precedentemente accettato dalla popolazione locale. Dopo una prima fase d'incontro infruttuoso col cristianesimo missionario fra il 1890 e la I Guerra Mondiale, la popolazione sudcamerunese cominciò dopo la I Guerra Mondiale ad essere attratta ad esso non tanto — come osserva il Bureau — per effetto di proselitismo religi[...]
[...]lla tradizione », di « ritorno alle origini ». Le pratiche antiche, i riti, i culti, i valori tradizionali sono ripresi disordinatamente, e intanto ((Si evitano i missionari, si ricorre al medicineman, si verifica una netta flessione della partecipazione dei giovani alla pratica cristiana ». Questo é il quadro della situazione denunciato dal missionario René Bureau: il quale nel tentativo di spiegare questo rigurgito di « paganesimo», questo neotradizionalismo inquietante, conclude col dire che «forse la massa era stata convertita, ma non la coscienza comane» (87).
Piú che ricorrere a distinzioni di quest'ultimo genere, é opportuno, per spiegare un fenomeno così caratteristico, riferirsi
(87) BUREAU 1964, 107112; BUREAU, in: LANTERNARI 1963, 225226.
184 VITTORIO LANTERNARI
all'esperienza di vuoto creatosi nel dopoguerra e cresciuto dopo raggiunta l'indipendenza, fra le comunità dei villaggi — già integrate nel loro sistema socioculturale e religioso — e una classe dirigente europeizzata, da poco formata, e disintegrata nel dominio sociale oltre[...]
[...]ale. Oggi il cristianesimo é in piena crisi a causa del processo di secolarizzazione, specie negli ambienti intellettuali e inurbati, a causa delle lotte fra gruppi, a causa del ritorno alle feste e ai riti tradizionali, mentre si estromettono le influenze occidentali (88).
Vi sono parecchi casi nei quali un precedente sincretismo si sviluppa — come già si é detto a rovescio, indietreggiando da una fase ricca di elementi cristiani a un vero neotradizionalismo per nulla cristiano. Così i molti movimenti neoharristi dell'Africa occidentale derivano storicamente dal sincretismo ricco di elementi cristiani fondato da Wade Harris nel 1914; ma oggi l'antico harrismo é ridotto a una serie di culti di guarigione, e ha perduto gli elementi millenaristi, innovatori della fase iniziale. Nella setta dei Water Carriers degli Nzema (Ghana) — come ci indica Ernesta Cerulli — abbiamo l'esempio d'uno di questi culti di guarigione neoharristi. Si fa uso di acqua battesimale, della croce e della Bibbia, che sono privati d'ogni contenuto cristiano e sono rimodellati [...]
[...]o radicale dell'atteggiamento socialreligioso, ha spostato all'interno della società le forze promotrici degli antichi contrasti, e che precedentemente agivano su di essa dall'esterno. Neila maggior parte dei paesi, dal colonialismo socialpoliticoeconomico imposto dagli europei si é passati al colonialismo socioculturale imposto dalle élites dirigenti. In tale quadro sembrano spiegarsi le suaccennate manifestazioni di rivolta socialreligiosa, di tradizionalismo e neotradizionalismo, di reinterpretazione mitologica del «potere» politico. Esse direttamente o indirettamente denunciano il «vuoto » socioculturale creatosi nella maggioranza delle nuove nazioni africane fra la classe dirigente che ha fatto proprio il mondo mentale, la secolarizzazione della vita, lo spregiudicato individualismo degli occidentali, e il proletariato rurale o il sottoproletariato urbano, che da un lato sono spinti dal contatto a uscire dall'antica cultura in crisi e d'altra parte rimangono ai margini della cultura nuova, anzi spesso sono strumentalizzati in funzione di interessi particolari di gr[...]