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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 550

Brano: [...]i elementi sospetti e quindi non ce ne possiamo servire [...] si dice che ci siano degli studenti a tendenze genericamente antifasciste, non abbiamo notizie di altro ». E Berti concludeva: « In realtà, bisognerà cominciare ex novo il lavoro per quanto concerne la Federazione giovanile » (P. Spriano, cit., p. 284).

Le successive vicende internazionali, l’invasione della Francia e la diaspora dei superstiti dirigenti dell’emigrazione comunista italiana resero irreversibile il processo di dissoluzione di ciò che restava della F.G.C.I.. Allorché, il 15.5.1943, con

lo scioglimento del Comintern, sparì automaticamente anche il K.I.M., di cui la F.G.C.I. era la Sezione italiana, venne formalizzata un’estinzione che, nei fatti, risaliva a diversi anni prima.

La situazione in Italia

Mentre la F.G.C.I. andava estinguendosi, la situazione italiana era in movimento e ricca di fermenti. Dall’inizio della Seconda guerra mondiale gruppi di giovani operavano autonomamente “fuori” del fascismo e in opposizione al regime (v.

Antifascismo giovanile organizzato). Tra questi non mancavano certo quelli di ispirazione comunista, ma a differenza di altre forze che cercarono subito un’articolazione su scala nazionale, come ad esempio il Movimento liberalsocialista (v.), le repressioni subite, la mentalità settaria e le tradizionali modalità organizzative del partito impedivano ai comunisti di cogliere le possibilità offerte dalla nuova situazione[...]

[...]stituito nella Capitale il Movimento giovanile comunista che ebbe come primo dirigente Enrico Berlinguer. Nel luglio 1945 questo movi

mento verrà sciolto e i suoi aderenti confluiranno nel Fronte della Gioventù che, però, a sua volta, si estinguerà nel 1948, anche in seguito alla defezione dei giovani liberali e democristiani (1947).

Nel marzo 1949 il Comitato centrale del P.C.I. deciderà di ricostituire la Federazione giovanile comunista italiana che, nell'aprile 1950, terrà a Livorno il suo Congresso costitutivo, denominato XII Congresso per stabilire un rapporto di continuità con la vecchia Federazione.

Enrico Berlinguer, designato segretario della nuova F.G.C.I., nella sua relazione introduttiva potrà annunciare: « Il nostro Centro nazionale è arrivato a distribuire 418.890 tessere [...] e gli iscritti sono raggruppati in 6.371 sezioni e 9.178 cellule » (Cfr. Enrico Berlinguer, Collana “Documenti”, Edizioni l’Unità S.p.A., Roma 1985, p, 43),

G.Mag. E.Ni.

Federazione giovanile socialista italiana

F.G.S.I. Organizzazion[...]

[...]orto di continuità con la vecchia Federazione.

Enrico Berlinguer, designato segretario della nuova F.G.C.I., nella sua relazione introduttiva potrà annunciare: « Il nostro Centro nazionale è arrivato a distribuire 418.890 tessere [...] e gli iscritti sono raggruppati in 6.371 sezioni e 9.178 cellule » (Cfr. Enrico Berlinguer, Collana “Documenti”, Edizioni l’Unità S.p.A., Roma 1985, p, 43),

G.Mag. E.Ni.

Federazione giovanile socialista italiana

F.G.S.I. Organizzazione politica costituita il 25.3.1907 e sciolta di fatto dalle Leggi eccezionali fasciste del novembre 1926. Gran parte di essa si era peraltro trasformata, fin dal gennaio 1921, in Federazione giovanile comunista d'Italia (v.).

Origini

La F.G.S.I. nacque da una scissione

Membri di un circolo del Movimento giovanile comunista di Tivoli (Roma) durante una manifestazione del 1944

1 lYlOVVMfcN

550



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 384

Brano: [...]zione di un Partito comunista del Territorio Libero di Trieste, del quale divenne segretario generale, autonomo dal P.C.I. e non sempre ossequiente alla linea del partito, quando questa risultava (per le influenze esercitate dai mutevoli orientamenti sovietici) inaccettabile per i comunisti triestini.

Dopo la definitiva spartizione del Territorio Libero (8.10.1954) fra Italia e Jugoslavia (v.) e il passaggio della città sotto piena sovranità italiana, divenne segretario della Federazione autonoma triestina del P.C.I. e membro del Comitato centrale di questo partito. Consigliere comunale di Trieste dal 1952, Vidali fu eletto nelle liste del P.C.I. alla Camera dei deputati nel 1958 e, nel 1963, al Senato della repubblica, dove rimase fino al 1968. Vicepresidente dell'Associazione italiana dei combattenti volontari antifascisti in Spagna, presidente del Circolo di studi politicosociali Che Guevara da lui fondato a Trieste, dedicò gli ultimi anni della sua vita

a una interessante produzione editoriale, in massima parte autobiografica.

Pubblicazioni: Il Quinto Reggimento, ed. La Pietra (1973); Tina Modotti, Circolo culturale “E. Mauro”, Udine (1973); Milicia Popuiar, reprint del quotidiano del Quinto Reggimento, La Pietra (1973); La guerra antifascista, Vangelista (1973); Compagno Absoliut, Editori Riuniti (1973); Patria o muerte. Venceremos, in collaborazione con Laura Wei[...]

[...]d Alberto Mancini l'organizzazione locale. Negli anni del regime continuò la lotta clandestina, finché nel 1940 venne arrestato. Deferito al Tribunale speciale con un gruppo di compagni (fra cui Bruno Corbi, Ferdinando Amiconi e Giulio Spallone), il 16.5.1940 venne condannato a 16 anni di reclusione. Liberato con la caduta del fascismo, dopo I’8.9.1943 fu attivo nella Resistenza.

Dal 1945 al 1953 fu vicesegretario nazionale della Federazione italiana lavoratori della terra, poi segretario delTUnione internazionale degli agricoltori, con sede a Praga. Dopo alcuni anni tornò ad Avezzano, dove svolse attività di commercialista.

Vidossich, Franco

N. a Cernobbio (Como) il 22.2.1923; studente.

Membro di un’organizzazione antifascista sorta nel 1941 a Milano tra studenti universitari iscritti alle organizzazioni fasciste, venne arrestato. Deferito al Tribunale speciale, il 22.7.1942 fu condannato a 9 anni di reclusione per « associazione sovversiva, istigazione all'insurrezione, propaganda ».

Vidussoni, Aldo

N. a Fogliano Redipugl[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 30

Brano: Rapallo, Trattato di

ASSOCIAZIONE NAZIONALISTA ITALIANA

COMITATO PER L’ADRIATICO ITALIANO

Italiani ! Difendiamo 0 patto di Londra (a) e la volontà di Homo!

Con te rinunzie (t) VItalia : perderebbe il confine delle Alpi Giulie lasciando aperte le porte alla invasione nemica, e Pola, Trieste e Gorizia sotto il tiro diretto dei medi calibri iugoslavi#

vedrebbe le isole e te olire terre italiane della Dalmazia continuare ad essere, nelle mani del nemico, formidabili basi di attacco, principalissima delle quali Sebenico, donde partì già la flotta austriaca per bombardare Ancona,

lascerebbe indifese, come ebbe a confessate alla Camera lo [...]

[...]bardare Ancona,

lascerebbe indifese, come ebbe a confessate alla Camera lo stesso ministro Sciatoia, le coste romagnole, marchigiane, abhruzzesi e pugliesi.

Queste inique rinunzie, presentate come necessarie per salvare Fiume, erano invece accompagnate dal mostruoso progetto di smembramento (3) della italianissima città che, lasciata accerchiare dalla Iugoslavia, sarebbe stata sottoposta al regime ridicolo di tre diverse sovranità; quella italiana sulle case; quella della Lega delle Nazioni sulle banchine e sul porto, quella iugoslava sulle ferrovie, sui sobborghi e sul porto Baros.

Con queste rinunde, te quali significherebbero Vannullamento della vittoria, VItalia perderebbe il frutto maggiore delta guerra e cioè la sicurezza sulle Alpi e in Adriatico e si troverebbe irreparabilmente bloccata (4) poiché coloro che già dispongono di basi di attacco ad occidente e a mezzogiorno troverebbero disponibili ai loro fini tutto l'Adriatico e lo stesso confine giulio.

Propaganda nazionalista per «l’Adriatico italiano» (Roma,

1919)

[...]

[...]l capo di governo jugoslavo Vesnic e, soprattutto, l’elezione di un nuovo presidente U.S.A. (il repubblicano Harding) indebolirono fortemente la posizione di Belgrado. Per di più, T8.9.1920 D’Annunzio costituì a Fiume un governo (la “Reggenza del Carnaro”), rivendi

candone l’estensione a tutti gli antichi territori veneti della Dalmazia. Con il Trattato di Rapallo, si volle dunque porre fine alle tensioni italojugoslave fissando la frontiera italiana ben più a oriente di quanto previsto dalla “linea Wilson”. In cambio, l’Italia rinunciava alla Dalmazia, salvo Zara e le isole di Cherso, Lussino, Lagosta, Pelagosa. Secondo il Trattato, Fiume doveva restare indipendente.

Quando vennero rese note le clausole del Trattato, grandi proteste si ebbero, per opposti motivi, sia in Italia che in Jugoslavia. Il risentimento nazionale crebbe in ambedue i paesi e venne alimentato dalle vicende successive che coinvolsero Fiume: D’Annunzio, invitato dal generale Caviglia a evacuare la città, si rifiutò di obbedire e arrivò

fino al punto di dichiara[...]

[...]igenti cattolici al cospetto delle crescenti fortune del fascismo, Rapelli rimase quindi un punto di riferimento. Si può dire che nella fase ultima della resistenza organizzata del sindacalismo cattolico, nel 19251926, egli rappresentò insieme ad Achille Grandi (v.) una delle personalità più coerenti, come del resto Guido Miglioli (v.), per altro di segno differente e con esiti diversi.

Membro della Commissione esecutiva della Confederazione italiana dei lavoratori (v.) dal febbraio 1926, nel gennaio dello stesso anno, con

30



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 207

Brano: [...] da qui, in una fase alquanto difficile per il P.C.I. dopo la sconfitta sindacale registrata all’interno della Fiat, dovette essere rimosso. Nel 1958 “optò” per l’attività parlamen

tare e nel 1962 venne escluso dalla Direzione del P.C.I. in nome del “rinnovamento”.

Eletto alla Camera nel 1948 e riconfermato nella successiva legislatura, fu poi senatore fino al 1968. Membro del Comitato centrale del P.C.I., fu presidente della Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna (A.l.C.V.A.S.).

È autore del libro autobiografico Figlio della classe operaia (Ed. Vangelista, Milano, 1977).

Roasio, Eccidio di

Il territorio del comune di Roasio (Vercelli) durante la Guerra di liberazione fu teatro di un efferato eccidio nazista.

In seguito alla morte di due tedeschi colpiti il giorno prima da garibaldini in un’imboscata alla periferia del paese, il 9.8.1944 un reparto di SS tedesche e alcuni militi fascisti incendiarono alcuni stabili e fucilarono 11 abitanti del luogo scelti a caso. Altri 5 ostaggi, qui portati da [...]

[...]ggi catturati, i fascisti diedero alle fiamme più di cinquanta abitazioni.

P.Am.

Roatta, Mario

N. a Modena il 2.1.1887, m. a Roma il 7.1.1968; ufficiale dell'esercito. Allievo deH'Accademia militare di Modena e sottotenente a 19 anni, fece una carriera particolarmente rapida: al termine della Prima guerra mondiale aveva già guadagnato tre medaglie d'argento e i gradi di tenente colonnello. Nel 1919 fu a Berlino con la Missione militare italiana, poi a Parigi con la Delegazione per la pace. Nel 1920, a 33 anni, era colonnello e aiutante di campo del re. Fu per qualche anno istruttore della Scuola centrale di fanteria, poi addetto militare a Var

savia, Riga, Tallin, Helsinki; infine, nel gennaio 1934, fu designato capo del Servizio informazioni militare (v. S.I.M.), incarico che premiò, oltre alla sua precedente attività “diplomàtica” all'estero in quegli anni di foschi intrighi, una collaudata fede nella dittatura fascista.

A capo del S.I.M.

Alla testa dei servizi segreti delle Forze armate Roatta fu infatti tra i principali[...]

[...]attempo Roatta aveva svolto ruoli importanti sia nella guerra etiopica che nell'aggressione fascista in Spagna. In Etiopia egli spianò la strada al maresciallo Pietro Badoglio negoziando (con 100 milioni di lire dell’epoca) la resa dei maggiori ras locali, servendosi dell’avventuriero palestinese Jacir Bey che, a sua volta, sarà eliminato col veleno in Olanda da agenti del S.l. M.. In Spagna, Roatta comandò dal 1936 al 1938 la Missione militare italiana che preparò e poi sostenne il golpe franchista. La sua temporanea assenza da Roma, dove venne sostituito presso il S.I.M. dal fido colonnello Angiò, non diminuì la funzione dirigente di Roatta sui servizi segreti militari.

Rientrato dalla Spagna con il grado di generale di divisione nel dicembre 1938, pochi mesi più tardi venne inviato a Berlino come addetto militare presso quella Ambasciata e, dopo la firma del Patto d’acciaio, costituì il principale anello tra fascismo e nazismo, contribuendo non poco alla preparazione della disastrosa entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germani[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 7

Brano: [...]i Roma, ma nello stesso tempo fu confermato

nella carica di senatore dall’Alta corte di giustizia. Nell'Italia liberata egli svolse un’intensa propaganda monarchica, tendente a rivendicare al re titoli di benemerenza antifascista, tra cui quello di aver voluto rimuovere Mussolini fin dal gennaio 1943.

Acqui, Divisione

Unità dell’esercito italiano costituita nel 1703. Il suo nome è legato a uno degli episodi più fulgidi della Resistenza italiana. L’8.9.1943 la divisione si trovò dislocata nelle isole greche del gruppo delle Ionie. Al comando del generale Antonio Gandin, essa era costituita di circa

11.000 soldati e 525 ufficiali e comprendeva: i reggimenti 17° e 317° di fanteria; il 33° di artiglieria; i gruppi 7°, 94° e 188° di artiglieria di Corpo d’armata; il 3° Gruppo contraereo; alcuni reparti specializzati, tra cui tre ospedali da campo. Salvo alcuni reparti di stanza a Corfù (v), tutte queste forze si trovavano a Cefalonia (v.) e il Comando di divisione risiedeva ad Argostoli, capoluogo dell’isola.

Subito dopo la comunic[...]

[...]do del capitano Amos Pampaioni, violando gli ordini aprì il fuoco contro due motozattere tedesche da sbarco, subito imitata da altre batterie. Le motozattere furono affondate e le ostilità ebbero così inizio. Mentre questi fatti suscitavano l'entusiasmo dei

soldati, il Comando esitava ancora. Il generale Gandin, di fronte alla necessità di una difficile scelta, indisse un referendum tra i soldati, probabilmente il primo nella storia militare italiana: il cento per cento della truppa e quasi tutti gli ufficiali si espressero per la lotta contro i tedeschi. Forte di questo plebiscito, Gandin consegnò al Comando tedesco la definitiva risposta italiana: « La Divisione Acqui non cede le armi ».

Contro i tedeschi

Da quel momento ebbe inizio una gigantesca e accanita battaglia che si protrasse per otto giorni. Due battaglioni di tedeschi e una batteria di 9 pezzi occuparono la penisoletta di Lixuri. A queste si aggiunsero ben presto altre ingenti forze portate dal settore balcanico e, nonostante una valorosissima difesa, nella quale i battaglioni della « Acqui », non sostenuti da forze aeree e continuamente martellati dalla Luftwaffe, si logorarono in epici combattimenti che videro cadere 55 ufficiali e oltre tremila soldati, il 22 sette[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 443

Brano: [...] fine gennaio

1929, fu arrestato a Basilea, processato e condannato per « uso di passaporto falso e per attività antifascista verso l'Italia ». Scontata la pena ed espulso dalla Svizzera, raggiunse l’Unione Sovietica, dove si occupò di una fabbrica di letti e frequentò la scuola politica “Zapada” (v. Università leninista), svolgendo inoltre lavoro politico tra gli emigrati.

Nel maggio 1931 prese parte al Congresso della gioventù comunista italiana, svoltosi a Mosca; nel 1932 rappresentò la F.G.C.I. presso l’Internazionale giovanile. Al IV Congresso del P.C. d’I. (svoltosi a Colonia) venne eletto membro candidato del Comitato centrale. Fra il 1933 e il 1935, funzionario del partito, rientrò varie volte clandestina

mente in Italia. Nel giugno 1937 fu mandato in Spagna, dove lavorò a Radio “Milano Libertà” (v.) e a Radio “Barcellona”, a sostegno della partecipazione dei volontari antifascisti e garibaldini, avendo sempre a fianco la compagna della sua vita Giovanna Zanarini, detta Giannina. Nel febbraio 1939 lasciò la Spagna, entrando [...]

[...]tifascisti e garibaldini, avendo sempre a fianco la compagna della sua vita Giovanna Zanarini, detta Giannina. Nel febbraio 1939 lasciò la Spagna, entrando clandestinamente in Francia.

Una nota di polizia del 16.5.1939 ne traccia il seguente profilo: « Zanelli E., alias Aristide, alias Lenti Giulio, convive a Parigi con certa G. Zanarini fu Pietro, detta Giannina. Lo Z. è stato in Spagna nel 37/38, dove ha diretto le radioemissioni in lingua italiana. Ha svolto attività di funzionario del partito in Italia negli anni 33/34/35. Si ritiene che il partito lo invii nel Regno per missioni da svolgere a Milano ».

Fu membro del Comitato italiano nella Zona Sud della Francia, dove svolse attività politica nelle fila dell’emigrazione. Durante il periodo dell’occupazione tedesca organizzò azioni di sabotaggio nelle officine che producevano materiale bellico per i nazisti, poi (maggio 1944) raggiunse il “maquis” di Limoges. Nella zona del Massif Central fu commissario politico nelle formazioni partigiane costituite fra gli emigrati e aggregate a [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 356

Brano: Vernet d’Ariège

cesi li consegnavano alla polizia italiana via via che questa li richiedeva, molti garibaldini che potevano contare su appoggi esterni al campo parteciparono attivamente alla Resistenza francese, come fu il caso di Aristodemo Maniera (v.), mentre molti altri internati (soprattutto spagnoli e tedeschi), giustamente temendo di cadere in mano ai nazisti preferirono arruolarsi nella Legione straniera. Tuttavia a partire dall'aprile 1942 la maggior parte degli internati (compresi numerosi italiani) venne consegnata dal governofantoccio di Lavai ai tedeschi, finendo nei campi di sterminio nazisti. Gli italiani che non finirono in Germania v[...]

[...]liani reduci dalla guerra di Spagna e internati dalle autorità francesi nel campo di Gurs (1939). La testa di Garibaldi, plasmata in argilla dal l’artista Giandante, evoca corrucciata il 1870, quando la Francia fu generosamente aiutata dai garibaldini accorsi volontari nella guerra contro la Prussia

Timelli, Pietro Troletti, Battista Valsócchi, Arturo Zappa.

Molti di questi saranno, nel 194345, fra i maggiori protagonisti della Resistenza Italiana. Altri lasceranno la vita nei lager tedeschi e altri ancora combatteranno valorosamente nella Resistenza francese.

I caduti a Vernet

Nel cimitero annesso al campo sono sepolti 217 ex combattenti delle Brigate Internazionali che vi lasciarono la vita, stroncati dalle privazioni e dalle malattie. Fra questi, sono uomini di ogni nazionalità: dal russo Georges Avdeev allo statunitense Edouard Jules Ferrand, dal polacco Mathieu Krolak al tedesco Jacob Sauer, dal cinese Li Chang Lang al finlandese Kossola, dallo spagnolo José Pedros Balzac all’etiope Tekle Hagos.

Si trovano anche I nomi di[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 105

Brano: [...]o ad accelerare il provvedimento per la concessione alla valle d’Aosta della autonomia istituzionale. Questa fu sanzionata dal D.L.L. del 7.

9.1945 n. 545, che contemporaneamente disciplinava anche la creazione del primo Consiglio regionale. Uno « statuto speciale », redatto sulla base di un progetto elaborato dal Consiglio di Valle sotto la presidenza dell’avvocato Severino Caveri, venne approvato dall’Assemblea Costituente della Repubblica italiana nella seduta del 31.1.1948 e poi sancito come legge costituzionale n. 4 del 26.2.1948.

Fino al 24.4.1949 la Regione autonoma Valle di Aosta fu retta dallo stesso Consiglio regionale designato dall’ultimo C.L.N., presieduto consecutivamente da Federico Chabod e da Severino Caveri. Quel Consiglio, insieme al delegato della valle all'Assemblea Costituente, rappresentò l'interlocutore del governo De Gasperi nella fase di preparazione del testo statutario e di passaggio dei poteri alla Regione. La prima consultazione elettorale della Valle d’Aosta (24.4.1949) portò al governo della Regione una [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 419

Brano: [...] salvo gli automezzi carichi di viveri, affrontò da solo il nemico sparando con la sua rivoltella. Inceppatasi

l’arma, si impegnò in un disperato corpo a corpo finché venne ucciso da una raffica di mitra.

Volpi, Giuseppe

N. a Venezia nel 1877, m. a Roma nel 1947; finanziere, industriale e uomo politico.

Di modesta famiglia veneziana, si affermò rapidamente nel primo decennio del secolo costituendo con l’aiuto della Banca Commerciale Italiana (v.) una rete di società finanziarie e commerciali nei Balcani e nell’impero ottomano, e consolidando la propria posizione con il ruolo di negoziatore della pace con la Turchia nel 1912.

Sempre con l’appoggio della Comit fondò nel 1905 la S.A.D.E., destinata a monopolizzare l’industria idroelettrica veneta e poi a espandersi nelTItalia padana e centrale. Durante la Prima guerra mondiale iniziò, e nel dopoguerra realizzò la costruzione di Porto Marghera (v.), nuovo polo industriale di Venezia (v.), rafforzando il proprio control

lo suH’industria e la finanza veneta.

Governatore della [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 20

Brano: [...]e transitarono centinaia di treni carichi di deportati e di internati. La popolazione si prodigò nell’aiutare i prigionieri inviati nei lager e nell’ospitare i militari sbandati, specie quelli provenienti dalle zone del NordEst d'Italia e dalla Jugoslavia. Molti di questi poterono subito passare nella Resistenza attiva nella zona montana, dove già dal maggio 1943 erano presenti formazioni partigiane slovene.

Una prima formazione partigiana i> taliana si costituì spontaneamente nella zona dei monti Bernadia. Chiamata appunto “Banda della Bernadia”, ma poi ufficialmente denominata “Partigiani Gruppo Friuli”, la comandavano Tarcisio Ceccutti (Car

lo) nel settore della montagna e Giovanni Buttolo (Capitano Gianni) nella zona della pianura, quest’ultimo più equilibrato nelle azioni e più rispettoso delle esigenze della popolazione locale. Il “Gruppo Friuli” operò, soprattutto attraverso sabotaggi, dal 17.9.1943 (scontro di Ciseriis) fino al dicembre dello stesso anno, allorché non ebbe più la possibilità di continuare la lotta in quanto pra[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine taliana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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