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Il segmento testuale stalinismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 513Analitici , di cui in selezione 15 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ione della società in dominio di classe ha un estremo bisogno di un ultimo dominio di classe capovolto: gli oppressi governano gli oppressori. Un male alla rovescia e, perciò, in definitiva, un bene, purché sappia, a sua volta, raddrizzarsi, per essere finalmente un bene autentico e senza residui.
(*) Nota; La numerazione dei capitoli non ê progressiva, ma corrisponde a quella delle domande cui ciascun capitolo si riferisce.
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Tuttavia non si potrebbe, credo, sostenere che il termine « dittatura del proletariato » chiarisca limpidamente la coincidenza dei mezzi e dei fini e che lo Stato di dittatura, come si é realizzato in URSS, sia possibile intenderlo alla maniera gramsciana di Stato futuro « in nuce », anticipazione sostanziale dello Stato autenti camente socialista. Rimane, inutile negarlo, e la sincerità del termine ci aiuta, nella « dittatura del proletariato » sovietica una « contradictio in adjecto » in una certa misura irreparabile. Contraddizione, che nel leninismo e nel primo stalinismo prese forma nel[...]

[...]enza dei mezzi e dei fini e che lo Stato di dittatura, come si é realizzato in URSS, sia possibile intenderlo alla maniera gramsciana di Stato futuro « in nuce », anticipazione sostanziale dello Stato autenti camente socialista. Rimane, inutile negarlo, e la sincerità del termine ci aiuta, nella « dittatura del proletariato » sovietica una « contradictio in adjecto » in una certa misura irreparabile. Contraddizione, che nel leninismo e nel primo stalinismo prese forma nella teoria: mano a mano che il potere dittatoriale della classe operaia si sarebbe andato affermando, tanto più violenta sarebbe diventata la resistenza della classe exdominante, ora oppressa.
Dice Lenin: « La dittatura del proletariato é la guerra più eroica e più implacabile della classe nuova contro un nemico più potente, contro la borghesia, la cui resistenza é decuplicata dal fatto di essere stata rovesciata » (« La malattia infantile »). E Stalin nel 1924, citando il pezzo, conferma: « La borghesia ha le sue ragioni per fare dei tentativi di restaurazione, perché, dopo es[...]

[...]unque, niente affatto accentuarsi della resistenza delle antiche classi, niente ultimi, e perché ultimi, disperati e pericolosissimi guizzi della borghesia per tornare nellle vecchie acque privilegiate, ma estinzione graduale, persuasione, assorbimento nelle acque comuni, pacificate. Il proletariato, liberando se stesso, libera l'intero genere umano dalla macchina capitalistica che lo ha dimidiato e irrazionalmente assillato.
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La dittatura del proletariato in Cina porta al limite minimo la sua contraddizione interna, è già per la massima parte anticipazione, durante il processo, del risultato; propone, mentre si afferma, la democraticità del fine; tende alla corrispondenza di « mezzo » a « risultato ». In Mao la dialettica è addolcita (ne fa testo la sua teorica della contraddizione), è uno strumento di graduale evoluzione progressiva. In Stalin la dialettica degli opposti fu considerata l'essenza della storia: le cose si fanno contro gli avversari, costruire è combattere, non si danno passi avanti se non demolend[...]

[...] del fine; tende alla corrispondenza di « mezzo » a « risultato ». In Mao la dialettica è addolcita (ne fa testo la sua teorica della contraddizione), è uno strumento di graduale evoluzione progressiva. In Stalin la dialettica degli opposti fu considerata l'essenza della storia: le cose si fanno contro gli avversari, costruire è combattere, non si danno passi avanti se non demolendo una resistenza nemica.
E qui forse la radice più sottile dello stalinismo, che si manifesta nella sua deformazione estrema: se gli avversari non ci sono più, si inventano. Per Stalin la verità si afferma sul suo « contrario ». La dialettica non può essere mai pacifica risoluzione di un contrasto interno, ma lotta esterna. Esterne sono tutte le posizioni che non coincidono con la « linea », e perciò nemici, « altri », stranieri, coloro che non le corrispondono appieno. Non esistono differenze, ma neppure sfumature fra il nemico o l'obbiettore o il proponitore di varianti. Ma decidere la « linea » netta non è cosa di poco momento, bisogna accentrarla, non lasciare ma[...]

[...]ttono le prede belliche, Io Stato è l'oggettivazione del già fatto, dell'acquisito.
Il Partito va avanti, apre sempre, la sua intransigenza è la garanzia del fine. Il Partito è attivo, lo Stato passivo. Il Partito anticipatore, lo Stato muro alle spalle. Il Partito è il massimo, lo Stato è il minimo.
Sotto questo schema di ferro l'URSS ha realizzato la costruzione di una nuova incredibilmente grandiosa società. Ma ad un nodo doveva arrivare lo stalinismo, e cioè al punto in cui, ottenuto lo sviluppo quantitativo e risolti i problemi strutturali, la stessa effi
ROBERTO GUIDUCCI 47
cienza produttiva sarebbe stata condizionata da maggiori libertà; al momento, in breve, in cui la dittatura del proletariato, otte nuto il ricupero storico dell'arretratezza in cui versava la vecchia Russia, si sarebbe trovata di fronte alla necessità, per continuare il suo cammino, di produrre, nella nuova Russia, una democrazia organica come strumento di lavoro e di progresso.
Ma, per ottenere questo, occorreva spezzare la macchina degli opposti su cui si reggev[...]

[...]polizia segreta si stava ormai rivelando come un inutile bagaglio. Le spie americane, posto che fossero arrivate a Mosca, potevano essere consegnate da attivi boysscouts ai vigili urbani. L'enorme apparato di pressione comincia a girare a vuoto. Non c'è ormai proporzione fra lo sforzo ed il numero di t< pud » di grano che si producono in più. Anzi, essi diminuiscono. Le leve della storia sono ormai altre, più indirette, dal braccio più lungo. Lo stalinismo si esaurisce nella morte fisica di Stalin ed ha inizio il « nuovo corso ». Sarà la competizione pacifica, l'emulazione autentica basata sui verificabili risultati del lavoro a produrre una « selezione » naturale delle iniziative e dei dirigenti. E così per la politica estera: una impostazione di impegno all'interno non è determinabile unicamente dallo stato di « vigilia » bellica. Non bisogna riuscire soltanto perché ci si deve poter difendere bene. Si deve riuscir bene per non aver bisogno di difendersi o perché la possibilità della difesa sia implicita nella forza del sistema. La vittoria p[...]

[...]o di difendersi o perché la possibilità della difesa sia implicita nella forza del sistema. La vittoria può consistere semplicemente nelle realizzazioni esemplari, nell'oggettivare la propria superiorità in fatti insieme sovrastrutturali (civiltà) e strutturali (preminenza economicoorganizzativa).
Se c'è sempre il rischio che l'avversario competitivocoesistente si vesta da Marte proprio nel momento in cui si accorgerà di soc
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combere nella gara pacifica, questo rischio non è maggiore di quello di averlo continuamente di fronte uguale e contrario. Proprio il momento in cui l'avversario dovesse decidersi alle vie di fatto sarebbe anche il momento in cui è minore, più debole, più incerto. Sarebbe già perduto di « diritto », prima che di « fatto ».
Detto questo, la critica del XX Congresso al « culto della personalità » non appare che il corollario moralistico di una ben precisa concezione politica. Si è affermato molte volte, a giustificazione, che il « culto » era la manifestazione tattica dell'unità del partito e[...]

[...]i « dittatura del proletariato » e con quello di « centralismo democratico ». Il Partito è l'organo supremo di direzione della classe operaia che, attraverso di esso, instaura la sua dittatura impadronendosi dello Stato come strumento coercitivo sulle vecchie classi in dissoluzione. Corrisponde questo schema alla realtà sovietica di oggi ? Il XX Congresso critica in questo schema la degenerazione della direzione collegiale
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9 DOMANDE SULLO STALINISMO
in direzione personale. E sta bene. Ma il concetto di collegialità fin dove si deve estendere ? Quale é il grado di compartecipazione direzionale che si intende raggiungere ? In breve, come devono essere considerati i 193 milioni di sovietici che rientrano genericamente nel gruppo dei « senza partito » ? Se di fatto i termini dell'antagonismo di classe sono superati, quale senso ha la. preminenza partitica sullo Stato? Non deve tendere, viceversa, lo Stato ad oggettivare, appunto, questa assenza di suddivisione di classe in un « corpus » omogeneo ed egualitario di cittadini, i quali nei quar[...]

[...]uno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro), superabili solo nella società comunista teorizzata da tutti i classici del marxismo (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni). E probabile che, appunto per evitare le possibilità del formarsi di correnti interessate nel proprio « particulare » (ad esempio, questione dei contadini rispetto agli operai), nell'URSS si tenga così fermo il
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principio del Partito unico, come depositario di una solidarietà generale senza concessioni. In questo senso l'unicità del Partito supera appunto la pluralità esistente nella società borghese, che esprime una gamma di precisi interessi e li rappresenta. Caso nel quale non si può certo affermare che la volontà generale si possa esprimere perché esiste la pluralità dei partiti. Al contrario, la pluralità non esprime che la rottura delle volontà, degli interessi antagonistici e di classe. Sgomberato perciò il campo dalla trappola parlamentaristica con tutti i corollari della libertà apparente, [...]

[...] rinnovati particolarismi, pur in una società senza classi, ma autentiche e diverse alternative costruttive.
Qualche marxista ortodosso potrebbe, a questo punto, obiettare che il marxismo è scienza e quindi la sua determinazione, nascendo da un piano di scientificità, esclude le alternative, risolte ogni volta in una determinazione oggettivamente fondata. Occorre rispondere subito che qui affiora uno degli aspetti più sottili e pericolosi dello stalinismo ideologico: la scienza è una ed é quella che si fa, così che le altre alternative vanno eliminate perché non possono essere scientifiche. Da cui il ben fondato sospetto che l'eliminazione delle altre possibilità non derivi tanto dalla loro inutilità (in ogni caso lo spreco vaviloviano sarebbe stato ben piccolo rispetto alle preminenze lysenkiane), ma dal fatto che solo in questo modo si rende non verificabile e quindi non dubitabile l'asserzione dell'unicità della scienza.
Non avendo a suo tempo né difeso la scienza economica staliniana, né la genetica lysenkiana, possiamo oggi con tranquill[...]

[...] come strumentalità pluralistica.
Si giunge così immediatamente al concetto di sviluppo democratico come può essere concepito nel socialismo: non piú come composizione di forze strutturali precise, di cui quella economicamente dominante è anche necessariamente la risultante e la vincitrice (società borghese), né come forza unica, solidale e disinteressata, in ogni caso, appunto perché unica (solidarietà nel positivo e nell'errore), tipica dello stalinismo, ma come sviluppo in cooperazione, disinteressato perché solidale, ma pluralistico nelle iniziative e nell'esperimentazione consentita (purché fondata su ricerche di fatto e scientificamente documentate) fra cui trascegliere via via il meglio e generalizzarlo (mediazione fra autonomia e pianificazione).
Dunque, forse, non pluralità partitica, né gioco fra governo e opposizione, quanto pluralità di iniziative, nel quadro di una
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pianificazione funzionale, nella costruzionedissoluzione dello Stato socialista (1).
(1) Leggendo questo saggio inI bozze l'amico Fort[...]

[...]a come sviluppo in cooperazione, disinteressato perché solidale, ma pluralistico nelle iniziative e nell'esperimentazione consentita (purché fondata su ricerche di fatto e scientificamente documentate) fra cui trascegliere via via il meglio e generalizzarlo (mediazione fra autonomia e pianificazione).
Dunque, forse, non pluralità partitica, né gioco fra governo e opposizione, quanto pluralità di iniziative, nel quadro di una
54 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
pianificazione funzionale, nella costruzionedissoluzione dello Stato socialista (1).
(1) Leggendo questo saggio inI bozze l'amico Fortini mi ha dato la seguente nota che ottimamente contribuisce ad approfondire il punto in questione:
Invece di ripetere le tesi puerili di chi afferma la inevitabilità e la necessità di tutto quel che è accaduto nell'età stalinista come di chi, negan dole, non pub più arrestarsi sulla via delle ipotesi retroattive, è meglio domandarsi (come ha fatto recentemente un giovane filosofo marxista, A. Mazzone) quale sia oggi ii senso, alla luce delle esperienze sovi[...]

[...] dole, non pub più arrestarsi sulla via delle ipotesi retroattive, è meglio domandarsi (come ha fatto recentemente un giovane filosofo marxista, A. Mazzone) quale sia oggi ii senso, alla luce delle esperienze sovietiche e nostre, del « fondamento obiettivo dell'accordo tendenzialmente unanime di un gruppo sociale omogeneo dal punto di vista di classe » e del « principio regolativo della produzione di decisioni universalmente valide ». Infatti lo stalinismo è meno un regime, un costume, una 'tirannia' che una accelerazione (parzialmente erronea: origine pratica dell'errore) della teoria della necessità
o meglio della 'tendenziale unanimità' che è di Marx e di Lenin. Anzi è probabilmente da spiegarsi, tale accelerazione, col non risolto meccanicismo sempre latente nel marxismo. Dalla pretesa marxista di rendere razionale
e verificabile, cioè scientifica, la dottrina della società (o economia politica) discende la nozione di Partito secondo Lenin, cioè di un organismo qualificato a farsi interprete scientifico della realtà e quindi quella di un[...]

[...]ni neoilluminismo fondato sull'uomo come singe malfaisant non potrà che arretrare di fronte alle note, hegeliane, conseguenze di ogni illuminismo del genere, e farsi conservatore; e d'altra parte l'ottimismo marxista fallisce nella misura in cui ignora tutta la microscopica complessità dei conflitti umani, e affrontando meccanicamente il rapporto fra strutture e sovrastrutture dimentica il carattere universale della contraddi
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cato senza esclusioni. La ripresa leninista, oltre che un valore sentimentale, è un modo di ottenere una autorevole e insindacabile conferma dei passi in avanti, delle aperture effettuate.
Così l'effettiva battaglia delle idee ( e dei fatti) non trova una sua chiarificazione moderna. Sopra il duello fra novatori ed eventuali resistenti sta la ben più fragorosa battaglia celeste fra le figure mitiche di Lenin e di Stalin. Ed in questo senso, accanto alla denuncia degli errori d'ortodossia, sta una serie di premurose raccomandazioni a non ideologizzare, a non staccare la teoria dalla pratica,[...]

[...]ificazione positiva: che l'elaborazione di fondo sia rimandata in sede opportuna agli Istituti di storia e di filosofia, nuovamente aperti alla critica, all'attività creativa. Determinandosi scientificamente, il linguaggio potrà tornare ad avere un senso univoco e preciso e l'ideologia riprenderà fiato e potrà modellarsi senza equivoci ed ambivalenze.
Diciamo costruirsi e non semplicemente ricostruirsi sia del linguaggio, sia dell'ideologia. Lo stalinismo presenta uno iato nell'elaborazione dell'ideologia socialista; la sua identificazione dell'avversario con tutti gli avversari (con il peggiore degli avversari), visti come statici, sagome fisse e nere tutte uguali nell'uguaglianza dell'essere per « essere colpite », non gli consenti lo sviluppo di una dialettica « sublimata » all'interno, che desse una nuova dimensione alle contrapposizioni, una nuova « teoria dell'errore », una diversa verifica della verità. Per questo il suo linguaggio è rimasto un linguaggio bellico, alle volte da trincea (ed anche alcuni suoi atti). Per noi marxisti occid[...]

[...]nizioni di queste azioni) abbiano trovato una, anche se solo formale, rispondenza di verità nei commenti di allora del « Corriere della Sera ». Che cioè il comunismo sia sceso per qualche momento ad un punto tale da poter essere giudicato, con una certa verosimiglianza, dal peggiore anticomunismo.
Come è possibile che il giudizio su alcuni processi delittuosi che oggi danno le pubblicazioni sovietiche, concordi, almeno nella
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forma, ai giudizi (non della migliore), ma della, ancor fresca di fascismo, nostra democrazia borghese apparente ? È che l'ideologia e la prassi socialiste erano, in alcune loro parti, scadute al livello dell'avversario, che contavano, con falsa astuzia, di eliminare usando le sue stesse armi. Ma per l'ideologia e per la prassi marxista ogni uomo è infinitamente recuperabile, non esiste limite al rifarsi una vita, alla riabilitazione. Per il marxismo è esclusa la pena di morte e la punizione detentiva, il processo persecutorio, l'estorsione della verità e la confessione della menzogna, procu[...]

[...]entamente le diverse interpretazioni di parti diversissime sulla situazione determinatasi nel '17 in Russia, è difficile pensare che non fosse necessario un punto di trapasso rivoluzionario, una strumentazione dittatoriale per operare il salto, per avviare la macchina, tradizioni storiche russe ed educazione « orientalistica » di Stalin a parte.
della macchina che interessa parlare, e non ci sembra di dover spaventare gli storici dicendo che lo stalinismo fu « una delle vie del socialismo» in URSS, che una serie di circostanze determinò, e non la dialettica assoluta della storia, ma la dialettica appunto, relativa all'Unione Sovietica di allora, con gli uomini di cui disponeva, con le sue condizioni strutturali, con il suo grado di capacità e preparazione scientifica ed ideologica di affrontare i problemi. I veri dubbi che ci assillano (e ci interessano perché li sentiamo suscettibili di sviluppo per noi) sono quelli che derivano dall'aver constatato lo stato di permanenza di un regime di trapasso, quando non solo le prime vittorie furono cons[...]

[...]orse conclusive, quando, cioè, venne a cessare nell'URSS lo stato oggettivo di lotta di classe.
E ciò ci rimanda a quanto accennavamo sopra (ed ancora ci limitiamo ad accennare), alla funzione dei vari istituti agenti nell'URSS e soprattutto dei due assolutamente preminenti: il Partito e lo Stato.
Si ha l'impressione che ancor oggi il Partito sia in perenne gestazione, che il suo sforzo sia una infinita e interminabile crea
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zione dello Stato. Ma che la nascita non abbia o non possa o non debba aver luogo. La Costituzione ci dice il contrario, ma la realtà é evidente. Il Partito indica la politica dello Stato, il Partito stabilisce i termini e i programmi della pianificazione, il Partito svolge la politica interna ed estera, ecc. Non appena lo Stato non realizza, o non realizza secondo le quantità stabilite, o si inceppa o rallenta, il Partito interviene, sollecita, ridimensiona, controlla.
Ecco la parola: il Partito non solo governa, ma controlla. Nello stalinismo le due funzioni essenziali erano assorbite in [...]

[...]tuzione ci dice il contrario, ma la realtà é evidente. Il Partito indica la politica dello Stato, il Partito stabilisce i termini e i programmi della pianificazione, il Partito svolge la politica interna ed estera, ecc. Non appena lo Stato non realizza, o non realizza secondo le quantità stabilite, o si inceppa o rallenta, il Partito interviene, sollecita, ridimensiona, controlla.
Ecco la parola: il Partito non solo governa, ma controlla. Nello stalinismo le due funzioni essenziali erano assorbite in una sola persona: governo autoritario, controllo autoritario. Esiste una ragione in questa « reductio ad unum » ? Esisteva. Fra le possibili vie di una « dittatura di classe » necessaria nel periodo di trapasso, si era scelta la più breve e tradizionale: quella del potere concentrato. L'idea della scientificità, data per implicita e scontata nel marxismo, oscurò la possibile visione di una organizzazione scientifica da costruirsi. Oggi, di fronte al quesito di come possa accadere che in una fabbrica sovietica, diretta da tecnici eccellenti, sollec[...]

[...]oveva giungere (Mikoian lo afferma a proposito dell'agricoltura), allorché la giustificazione della lotta, intesa ancora come eliminazione di un nemico incombente o nascosto nelle file, si sarebbe svuotata di significato. Ciò non poteva accadere che quando, ormai esaurite le differenze di classe, la società sovietica, raggiunto un maggior benessere materiale ed una elevazione culturale, si fosse fatta cosciente della sua nuova misura.
Finito lo stalinismo, gli eredi hanno preso non poche contromisure che già stanno dando (le statistiche confermano) i loro frutti:
1) Dalle forme di « controllo » meramente sollecitativoautoritario si sta passando a forme di « controllo operativo». Dice, ad esempio, Krusciov a proposito dell'agricoltura: «Nel nostro Stato socialista tutto é determinato dai piani, che i colcos e i sovcos attuano in tempo, senza aspettare che gli addetti agli ammassi li sollecitino ». « Il controllo operativo degli ammassi deve essere invece affidato alle SMT e le centinaia di migliaia di addetti agli ammassi devono essere impiega[...]

[...]dai piani, che i colcos e i sovcos attuano in tempo, senza aspettare che gli addetti agli ammassi li sollecitino ». « Il controllo operativo degli ammassi deve essere invece affidato alle SMT e le centinaia di migliaia di addetti agli ammassi devono essere impiegati nella produzione » (« XX Congresso del PCUS », Atti, pag. 116). Il controllo sarà dunque affidato ad organi già impegnati nel processo tecnico. D'ora innanzi sarà
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chiaro che se il « controllo operativo » darà indici di produzione più bassi del previsto o dell'auspicato, non vorrà dire che c'é un vizio nella volontà costruttiva (da punire, liquidare, ecc.), ma un vizio tecnicoorganizzativo che occorrerà correggere.
2) Si stanno affacciando, pur nella conferma del sistema cen tralistico, le prime misure decentrative. Si é cercato di dare maggiori compiti ai ministeri delle repubbliche federate. « L'esperienza é stata indubbiamente positiva: la direzione delle imprese é diventata più concreta, più operativa, l'iniziativa delle organizzazioni delle repub[...]

[...] dei cittadini, o appartenenti alla vecchia classe dominante o ancora impreparati ad un autogoverno.
Nel momento attuale il rapporto dovrebbe tendere a raddrizzarsi: dal controllo dello Stato sul cittadino al controllo del cittadino sullo Stato; e precisamente grazie alla risoluzione del problema delle garanzie per il rispetto del piano attraverso le forme di un « controllo operativo » anticipante forme complete di « autocon
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trollo tecnico » nel quadro dell'organizzazione scientifica generale. (E val la pena forse di aggiungere qui, a scanso di possibili equivoci, che quando parliamo di scienza o di tecnica o di organizzazione scientifica o di strumenti tecnici intendiamo questi termini all'interno del concetto marxista secondo il quale la scienza e la tecnica, come del resto tutta la cultura, non sono fatti « neutri » o « neutrali », ma sempre politicamente determinati, anche se aperti a diverse alternative).
2) L'autocontrollo ha la sua essenza e la sua intrinseca possibilità di funzionamento a patto che il c[...]

[...]sto esame avrà già origine il nuovo piano. Così che le scelte individuali di primo grado (« protocollari ») non saranno, dunque, come si sarebbe potuto sospettare, arbitrarie o bizzarre, ma già rese coscienti dei termini complessivi che il piano tende a includere e mediare.
In tal modo il piano può essere contemporaneamente lo strumento di determinazione della « volontà generale » e l'attuazione responsabile di essa nell'autogoverno civile.
Lo stalinismo, nato e formatosi nel periodo primo e più aspro 'dell'instaurazione dall'alto della pianificazione, non aveva forse sufficientemente avvertita la maturità del cittadino sovietico, non aveva calcolato, o saputo calcolare, o giustamente misurare, il livello di capacità dell'uomo comune che egli stesso aveva portato a questo nuovo stadio. I primi risultati positivi del decentramento ed i primi esperimenti di studio del piano dal basso indicano viceversa che in URSS si è già raggiunto un punto in cui può essere adottato gradualmente il sistema di determinazione democratica della pianificazione. E[...]

[...]nica, portano con sé' un nuovo rapporto fra piano e autonomia. Anche qui ci si può avvicinare tendenzialmente al rovesciamento del sistema praticato nell'epoca staliniana. La più grande preoccupazione (e la ragione dell'accentramento) era quella di poter determinare per ragioni politiche generali la parte che competeva alla produzione di beni strumentali e quella che riguardava i beni di consumo. Bisognava evitare la tendenza
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« spontaneistica » dell'aumento dei secondi, per tener conto degli obbiettivi di fondo che solo i primi consentono di realizzare.
Il cittadino sovietico ha certamente ormai compreso quali sono. le necessità dei beni strumentali anche nel consentire un sostanziale e duraturo aumento di quelli di consumo, e avverte certamente le opportunità dei servizi generali. La pianificazione dunque, anche perdendo la determinazione dall'alto ed avviandosi ad assumere il suo autentico posto, e cioè un posto funzionale e operativo, non cesserebbe per questo di possedere i requisiti generali necessari una v[...]

[...]origine leninianastaliniana, sciolti i quali ci si avvia alla condizione favorevole per l'autonomizzazione dello Stato o per una sua nuova impostazione democratica.
« Solo la forma sovietica di Stato », ci dice lo stesso Stalin, «facendo partecipare in modo continuo e incondizionato le organizzazioni di massa dei lavoratori e degli sfruttati al governo dello Stato, é in grado di preparare quella estinzione dello Stato, che é
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uno degli elementi essenziali della futura società senza Stato, della società comunista » (Q.d.L. pag. 49, vol. II). Lo Stato, estinguendosi, non annulla se stesso come organizzazione, ma come istituto coercitivo. Lo Stato autoritario della dittatura del proletariato si scioglie (non si liberalizza) in uno « Stato funzionale », in una nuova forma organizzativa, operativa e quindi democratica senza residui. « Invece del governo sugli uomini, si avrà l'amministrazione delle cose e la direzione dei processi di produzione » commenta Engels nell'« An.tidühring ».
L'antica concezione roussoiana d[...]

[...]livello operativo deve comportare anche una sua diversa concezione dei rapporti con lo Stato: ridurre la sua tutela in esso per aver modo di parteciparvi concretamente. Non sovrapporsi ai Soviet, ma entrarvi « costituzionalmente ».
Se lo Stato sta smobilitando gli apparati centrali, non sarà più possibile agendo su di essi agire su tutta la nazione. Lo Stato sta andando nei Soviet bassi, decentrati, sempre più autonomi. Ë là
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che deve andare il Partita. Se la pianificazione non si dovrà più determinare nelle alte sfere, ma nei luoghi di decisione democratica della base, é ancora là che il Partito dovrà essere presente.
Il che significa che il superamento dei difetti del Partito é in questo percorso. Se la risoluzione di essi sta in una nuova organizzazione questa non potrà dar luogo ad un'altra operazione autoritaria, storicamente superata, che condurebbe oggi certamente a gravi insuccessi pratici.
Superata la lotta di classe e allentato l'accerchiamento capitalistico, l'evoluzione dell'URSS sta superando anche[...]

[...]o stesso corso, Stalin insegnava: « Il Partito é lo strumento della dittatura del proletariato. Da questo deriva che, con la scomparsa delle classi, con l'estinguersi della dittatura del proletariato, deve estinguersi anche il Partito » (Q.d.L. pag. 92).
8) Evoluzione discontinua ed evoluzione lineare.
Non c'é alcun dubbio che il XX Congresso segni una svolta brusca e che abbia l'apparenza di un « colpo di Stato » anche se,
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curiosamente, solo su un dominio « postumo ». Sotto l'apparenza, c'è anche una precisa e innegabile realtà: l'evoluzione sovietica avviene ancora per sbalzi, per urti, per conflagrazioni.
Di qui il fatto che il «salto» sia stato diretto dall'alto, in certo modo a sorpresa. La « verità » sul cammino, che ha compiuto e sta compiendo, tutto il popolo sovietico é ancora costretto a chiarirsela definitivamente, a trovarla oggettivata sulle « edizioni straordinarie » della notte. D'altra parte, però, il colpo di scena consiste, a nostro avviso, solo nell'enunciazione della verità, non nella verit[...]

[...] che lo superi di fatto ? Occorre ricordare che una verità che cerca
di esprimersi d'un tratto, per la prima volta, tende a manifestarsi con il linguaggio della vecchia, e perciò non è ancora interamente la nuova verità, ma l'esplicazione della sua potenzialità, il suo
ROBERTO GUIDUCCI 73
primo passo, l'antitesi, la negazione. Se i discorsi del XX Congresso ed i dialoghi in corso in URSS non sono l'espressione di una forma, seppur diversa, di stalinismo, ma una prima codificazione di una realtà di fatto, oggettiva, di una nuova impostazione sociale e di civiltà, Krusciov non ne è ancora il Platone, sebbene per qualche aspetto tenda ad esserlo, perché il nuovo assestamento della società sovietica deve passare oltre Krusciov ed il Comitato Centrale, ed essere una « costituzione collettiva » che si formuli dalla collaborazione generale degli operai, dei contadini, dei tecnici e dei filosofi dell'Unione Sovietica.
Allora anche i modi e il linguaggio della nuova verità socialista saranno diversi e sarà stato un diverso costume a nutrirli, a colt[...]

[...]costituzione collettiva » che si formuli dalla collaborazione generale degli operai, dei contadini, dei tecnici e dei filosofi dell'Unione Sovietica.
Allora anche i modi e il linguaggio della nuova verità socialista saranno diversi e sarà stato un diverso costume a nutrirli, a coltivarli.
L'ipotesi della posizione del XX Congresso codificatrice di una nuova realtà in movimento positivo scarta sia l'ipotesi del perdurare sotto altra veste dello stalinismo, sia quella secondo la quale il XX Congresso rivelerebbe bruscamente ed esprimerebbe la presenza di una situazione conflittuale di fondo fra varie forze che nell'URSS si contenderebbero il potere. Siamo persuasi che nell'URSS sia veramente cessata la latta di classe e che quindi non esista materia economica per conflitti strutturali (le cause «oggettive» di cui parlava Stalin, nella citazione sopra riportata, riponendo le cause delle deficienze e degli errori « in noi stessi »). Ora proprio la scomparsa delle cause oggettive rende oggettiva la possibilità di una evoluzione lineare nell'URSS, [...]

[...]le condizioni conflittuali oggettive anche se, per così dire, trasposte sul piano del potere politico e non su quello direttamente economico. Il cittadino sovietico, insomma, che ha dato prova di perfetta adesione allo sforzo collettivo con sacrifici enormi, sia nella costruzione industriale ed agricola, sia nella guerra, sia nella ricostruzione recente, potrà rifiutarsi di produrre « nonostante tutto » tanti « pud » di grano
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o tanti pezzi meccanici se, avvertendo un errore nell'impostazione del lavoro o un problema su cui non è sufficientemente persuaso, non avrà altra via di manifestare il suo disaccordo e la sua critica se non quella di agire sulla produzione. La concezione staliniana non ammetteva questo tipo di protesta, che considerava un sabotaggio (anche se c'é un errore, bisogna continuare il lavoro, correggere l'errore senza interromperlo, alla peggio é meglio sbagliare insieme disciplinatamente, che creare una soluzione di continuità) e agiva sulla base con provvedimenti disciplinari e sui responsabili[...]

[...]ica liberalità, ma su una completa, cosciente e responsabile tecnica organizzativa. Ê il traguardo della democrazia come scientificità generale.
7) Sul dogmatismo e sui processi.
Può servire come « reattivo » di partenza per qualche successiva osservazione anche sui legami fra politica del Partito comunista sovietico (e di conseguenza URSS) e politica delle democrazie popolari e dei partiti comunisti occidentali la domanda,
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che spesso si va facendo in questi ultimi tempi: «a cosa si attribuisce il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione staliniana ufficiale sui processi e le cospirazioni ».
Il curioso della domanda è che non si chiede « se » i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione ufficiale sovietica delle epurazioni, ma, dato per scontato che i comunisti vi abbiano creduto, ci si meraviglia e si chiede il come mai, il perché.
Ebbene, noi non crediamo assolutamente che i comunisti abbiano creduto alla versione ufficiale dei processi epurativi. E ciò per la rag[...]

[...]e colpe, ma dubitiamo di quella per cui sarebbe stato da sempre agente dell'imperialismo se, per tutta la guerra mondiale, egli fu il responsabile della sicurezza interna dell'URSS e, nell'URSS, finora nessuno aveva rilevato di non aver goduto pienamente di questa sicurezza. Pensiamo che i metodi epurativi di Stalin, che oggi gli si rimproverano, non possano essere riscattati sostituendo, all'arbitrio dell'uno, un non docu
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mentato operare di una direzione collegiale, sia pure teso ad abolire precisamente gli arbitrii passati. E un'altra considerazione ci sembra utile fare sul problema generale. I riabilitati in URSS non solo sono stati riconosciuti innocenti degli addebiti penali a suo tempo loro attribuiti, ma addirittura non responsabili neppure di errori politici che, anche se commessi, avrebbero potuto comportare come pena non certo la morte o una lunga detenzione, ma la semplice perdita delle cariche o la diminuzione del grado.
Da questi fatti si può concludere che anche la loro «politica », poiché una n[...]

[...]re in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente conseguita. Malgrado la prudenza staliniana, un'imprudenza rivoluzionaria di fatto accompagnò la politica estera dell'URSS. Tale imprudenza oggi si ribalta in sicurezza e se il più diretto « accerchiamento socialista », la zona « neutrale », l'alleanza pacifica della « maggioranza » mondiale
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sono un fatto compiuto dalle rivoluzioni negli altri paesi, ciò giova all'URSS più che un maggior livello economico ed una maggiore facilità diplomatica. E la politica delle « vie nazionali » al socialismo e lo scioglimento « tattico » del « Cominform », che, per un certo aspetto, la liberano di fronte all'Occidente da dirette responsabilità nelle rivoluzioni altrui, ancora una volta la vincolano ad una « internazionale socialista », oggettivamente reale e paritetica, dalla quale non avrebbe senso che si esentasse, perché tale esenzione sarebbe anche la negazione della sua forza interna e de[...]

[...]r essendo all'interno del socialismo).
Ai primi ci permettiamo ricordare che é ormai verificabile scientificamente nella storia che se la cultura non è necessariamente partitaria, essa é sempre politica e quindi impegnata; ai secondi che, se la cultura é sempre politica, il marxismo non é e non deve essere necessariamente partitario.
Per i secondi aggiungiamo, per quanto riguarda il contenuto di questo e di altri scritti critici marxisti sullo stalinismo, che non pensiamo assolutamente che siano privi di errori, di valutazioni parziali, ecc. Anzi, pensiamo che errori ci siano e che solo un lungo discorso, qui appena iniziato, possa gradualmente scioglierli se condotto collettivamente.
E per i primi ed i secondi notiamo infine che, se per noi la fine del periodo staliniano è la chiusura di un'epoca oggettivamente costruttiva, non intaccata dai suoi errori che in misura particolare e ristretta, tuttavia l'esperimento che da questi errori possiamo trarre e non dobbiamo perdere é che se la verità non può, in un mondo diviso ed ancora oppresso, e[...]

[...]o veramente creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni, abbiano potuto credere alle autoaccuse.
Penso piuttosto ad una terribile disciplina impostasi, alla necessità per loro di non screditare lo Statoguida.
6. Non so se la critica al culto della personalità porterà ad un mutamento di rapporti tra l'URSS e le cosiddette democrazie popolari. Ciò dipenderà soprattutto dal dato se si accompagni o
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meno a questa critica l'abbandono della idea dello Statoguida, la accettazione di una sostanziale parità di posizione di tutti i partiti comunisti.
7. Penso comunque che non recherà di per sé alcun sensibile mutamento nei rapporti con l'occidente.
Questi rapporti sono segnati: da uno spirito di proselitismo che indubbiamente il comunismo ha e contro cui l'occidente non comunista è deciso a difendersi con ogni mezzo; dalla profonda fede che l'America nutre nella iniziativa privata, nella economia della impresa privata, ch'essa idealizza ed in cui crede di scorgere la base delle libertà.
Ch[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]1).
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ser, con la denuncia del « culto della personalità » e delle « violazioni » della « legalità socialista » compiute dal xx Congresso del Pcus (1956), nonché con la scissione del movimento comunista internazionale degli anni immediatamente seguenti.
Per Althusser ciò che caratterizza questa congiuntura è, per un verso, la lotta tuttora in corso tra una « critica di destra » (prevalente) ed una « critica di sinistra » dello stalinismo, e, per l'altro, l'effettiva sopravvivenza nel movimento operaio dello stalinismo a causa dell'assenza di una vera spiegazione, di una spiegazione marxista, di esso. Il problema teorico e politico dello stalinismo, e quindi della crisi che la sua denuncia ha determinato nel comunismo internazionale, è in altre parole ciò che domina la « congiuntura teorica e ideologica » del movimento comunista in cui Althusser interviene con i suoi scritti filosofici. Questi « interventi filosofici » hanno avuto essenzialmente il carattere, durante gli anni Sessanta, di una « difesa » della « specificità » e della « novità » del marxismo nei confronti dell'assalto delle varie forme dell'« ideologia borghese » sviluppatosi nel quadro delle « critiche di destra » dello stalinismo. Una difesa, come vedremo, che ha compor[...]

[...]parole ciò che domina la « congiuntura teorica e ideologica » del movimento comunista in cui Althusser interviene con i suoi scritti filosofici. Questi « interventi filosofici » hanno avuto essenzialmente il carattere, durante gli anni Sessanta, di una « difesa » della « specificità » e della « novità » del marxismo nei confronti dell'assalto delle varie forme dell'« ideologia borghese » sviluppatosi nel quadro delle « critiche di destra » dello stalinismo. Una difesa, come vedremo, che ha comportato un « ritorno alle fonti », ai classici, e che Althusser ha portato avanti, spesso da solo, non in nome dell'ortodossia (come da piú parti si è creduto di poter affermare), ma in nome di una « comprensione » e di una « intelligenza » di Marx da conquistare mediante la scoperta e lo sviluppo della « filosofia marxista ».
La Prefazione (1965) agli scritti raccolti nel Per Marx si apre con queste considerazioni: « Pur avendo tutti preso spunto da occasioni particolari, questi testi sono tuttavia il prodotto di una medesima epoca e di una medesima stor[...]

[...] di Althusser si svolge presenta tuttavia un avvenimento, il « Maggio '68 » (« il piú grande avvenimento della storia occidentale, dopo la Resistenza e la vittoria sul nazismo, Lettere, p. 361), che coincide con una fase di iniziativa della lotta delle masse e che determina una svolta nel carattere difensivo prevalente del periodo poststaliniano del movimento comunista. Questo « avvenimento », naturalmente, non cancella affatto il problema dello stalinismo, anzi lo rende ancora più complesso, urgente, e contribuisce inoltre a far esplodere quella che recentemente Althusser ha definito la « crisi generale del marxismo ». Negli anni successivi al 1968 egli individua infatti una doppia crisi. Quella del movimento comunista, che appare in grave difficoltà e ritardo di fronte alla duplice esigenza di fare i conti in maniera scientifica con la propria storia e di
LOUIS ALTH'USSER 409
trovare una risposta strategica ai problemi posti dalla nuova iniziativa di massa, la quale ha gettato nella lotta di classe nuovi strati sociali e determinato nuove f[...]

[...]a successiva agli avvenimenti del 1956 (che comprendono anche i fatti di Ungheria), dopo il 1968 il movimento comunista occidentale è caduto in una sorta di impasse per non aver trovato sbocchi politici ed indicazioni strategiche adeguate ai nuovi livelli della mobilitazione delle masse (« Ora e piú che mai le masse sono in movimento, anche se nelle peggiori condizioni », Mio, p. 126). I limiti teorici e politici emersi nell'analisi del passato (stalinismo), non sono qualcosa di diverso dai ritardi e dalle incomprensioni nell'analisi del presente. Ma per Althusser non ci si può fermare qui: occorre avere il coraggio di andare anche alla radice teorica di questi ritardi e di queste difficoltà. La definizione a cui egli attualmente lavora di un'idea marxista di « crisi generale del marxismo » appare come il risultato di una riflessione teorica che per il rigore con cui negli anni Sessanta ha « fatto ritorno `alle fonti' » ha dovuto in seguito arrendersi all'evidenza che la tradizione teorica marxista « non è `pura' ». Che il marxismo, « contraria[...]

[...]osofica con l'hegelismo; le ben scarse indicazioni circa la natura e la funzione della « sovrastruttura » (« il diritto, lo Stato, le forme ideologiche »); l'assenza di una riflessione teorica sul problema dell'organizzazione (mo, pp. 113120). L'idea di una crisi del marxismo permette infine una nuova consapevolezza storica: questa crisi non può essere considerata un mero fatto recente ed improvviso, essa appare piuttosto come qualcosa di cui lo stalinismo aveva « bloccato » l'esplosione mediante una sorta di suo congelamento dogmatico e difensivo (« Era, dunque, una crisi che veniva bloccata sotto l'abito dell'ortodossia da parte di un impressionante apparato politico e ideologico », Finalmente, p. 225). Quella di « crisi generale del marxismo » non è, quindi, soltanto una nozione filosofica o politica, è anche un concetto storiografico, almeno per quanto riguarda la storia del movimento
w
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operaio che essa permette di periodizzare. Nel senso che Althusser in fondo sostiene che è esistito un lungo e determinato periodo di t[...]

[...]enin » (RJL, p. 103).
Che Althusser possa stabilire questo tipo di connessione tra due aspetti essenziali della congiuntura politica (il xx Congresso e la questione del « giovane Marx »), connessione in cui tra l'altro già opera evidentemente l'idea di un primato della pratica sulla teoria, si spiega con due elementi, uno politico ed uno teorico. Quello politico, su cui non ci soffermeremo, riguarda il tipo di critica che Althusser compie dello stalinismo: perché se per un verso egli non esita a denunciare l'« ammorbante e implacabile sistema di governo e di pensiero » di Stalin, per l'altro non intende ridurre né Stalin né la III Internazionale alla « deviazione staliniana », ed ammette l'esistenza di « meriti » storici di Stalin. Una posizione, in altre parole, che non intende fare, come invece fanno certi umanisti marxisti, tabula rasa di una complessa esperienza del movimento operaio, e che per molti versi si può ricondurre a certe posizioni del Pcc. Quello teorico è rappresentato dalla tesi dell'« antiumanesimo teorico di Marx », del rifi[...]

[...]in nome dell'Uomo. Ebbene questo gruppo di tesi che qui abbiamo assai schematicamente ricordato, e che si presentano sostanzialmente identiche in tutta la prima fase della ricerca di Althusser, sono elaborate dal filosofo francese proprio a partire dai suoi interventi sul giovane Marx. I quali, quindi, si presentano, da un lato, come rivolti contro le pseudospiegazioni del xx Congresso ed i fondamenti ideologici della « critica di destra » dello stalinismo, e, dall'altro, come una « difesa » della « specificità » e della « radicale diversità » del marxismo nei confronti delle forme essenziali della ideologia e della filosofia borghese, nonché, a partire dal 1970, anche nei confronti della scienza (tesi della specificità del marxismo come scienza rivoluzionaria). Tali interventi, oltre ad aprire una riflessione sulla ideologia in generale, ed in particolare sulla struttura di quella borghese sorretta dalla « filosofia classica » su cui dovremo ritornare, approdano a due ordini di risultati specifici, di carattere storiografico e teorico, di gran[...]

[...]a di questa evoluzione rappresentata dagli scritti del 1845 (Tesi su Feuerbach e Ideologia tedesca) mediante la categoria filosofica di « rottura epistemologica »; 2) la definizione della deviazione staliniana come « recrudescenza » e « vendetta postuma » della tendenza fondamentale della ii Internazionale, l'economicismo, affermatasi nuovamente nel movimento operaio a partire dagli anni Trenta sotto la « copertura obbligata » dell'umanesimo. Lo stalinismo cioè come espressione nel movimento operaio della « coppia economicismo/umanesimo » che caratterizza nella sua intima essenza l'ideologia borghese dominante.
A questo punto si possono fare due osservazioni. La prima per sottolineare che nella interpretazione del giovane Marx compiuta da Althusser si riflettono la svolta della congiuntura politica e la svolta della stessa ricerca dello studioso francese. In altre parole che si hanno due interpretazioni della storia di Marx e della « rottura epistemologica », le quali contribuiscono, a loro volta ed in modo profondo, a caratterizzare i due per[...]

[...]untura politica e teorica apertasi col xx Congresso. Qui vorrei tentare, molto brevemente, di avanzare una risposta al problema posto nel secondo paragrafo del presente scritto circa il nesso che può intercorrere tra la « deviazione teoricista » della filosofia della prima fase della ricerca di Althusser e la congiuntura, in cui è venuto a trovarsi il movimento comunista dopo le « pseudospiegazioni » del xx Congresso, dominata dal problema dello stalinismo e delle sue « sopravvivenze » teoriche
e politiche. A questo fine mi sembra indispensabile rifarsi alla forma filosofica in cui il dogmatismo staliniano si è costituito ed è stato assimilato nell'esperienza storica del movimento comunista internazionale, cioè al « materialismo dialettico »: il programma filosofico e politico in cui la visione unitaria e totalizzante del marxismo del periodo stalinista trova la sua espressione ed i propri titoli teorici piú elevati ed efficaci. Ebbene mi pare che i limiti di speculativismo che Althusser individua nella propria ricerca debbano anche essere fat[...]

[...] filosofico e politico in cui la visione unitaria e totalizzante del marxismo del periodo stalinista trova la sua espressione ed i propri titoli teorici piú elevati ed efficaci. Ebbene mi pare che i limiti di speculativismo che Althusser individua nella propria ricerca debbano anche essere fatti risalire proprio ad un suo iniziale insufficiente distacco da questo « materialismo dialettico », una delle « sopravvivenze » piú tenaci e diffuse dello stalinismo. Piú precisamente, proprio al tentativo
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che Althusser compie, al fine di rinnovarlo, di iscrivere la propria ricerca della filosofia di Marx all'interno del programma del « materialismo dialettico ». Di questo programma egli non mantiene soltanto la distinzione tra filosofia marxista e scienza della storia marxista, ciò che gli facilita, tra l'altro, la ricerca della filosofia di Marx. Ne mantiene inizialmente, pur rinnovandoli profondamente, alcuni obiettivi di fondo che influenzano in senso speculativo la sua ricerca, ed i quali rispondono tutti alla medesima esigenza, p[...]

[...]of Marx's Scientific Discovery. On the New Definition of Philosophy (1970),
« Theoretical Practice », 1973, n. 7/8, pp. 411 (tr. it. in n. 60). 53. Réponse à
John Lewis, Paris, Maspero, 1973, pp. 99, che oltre al n. 51 comprende un Avertissement, p. 7; una Note sur « la critique du culte de la personnalité » (1972), pp. 6990; una Remarque sur une catégorie: « procès sans Sujet ni Fin(s) » (1973), pp. 9198 (tr. it. di F. Papa, L.A., Umanesimo e stalinismo, Bari, De Donato, 1973).
54. Intervento nella discussione su « I comunisti, gli intellettuali e la cultura », Festa dell'Humanité (Settembre 1973), ripreso in « France Nouvelle », 1973, n. 1453,
p. 11. 55. Prefazione a DOMINIQUE LECOURT, Une crise et son enjeu, Paris,
Maspero, 1973 (tr. it. D.L., Lenin e la crisi delle scienze, Roma, Editori Riuniti,
1974). 56. Testo ciclostilato del 1' maggio 1970, pubblicato in S. Karsz, op. cit.,
pp. 321323 (tr. it. cit., pp. 340343). 57. Lettera a Régis Debray a proposito
di Révolution dans la Révolution, del 1° marzo 1967, in R.D., La critique des [...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Valdo Magnani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...] intanto, con la richiesta di una discussione aperta nel partito e nella società in generale, discussione che deve sostituire la meccanica ripetizione dei u sacri» giudizi della personalità dominante. Una discussione seria può svolgersi solo se coloro che esprimono un'opinione diversa da quella dei dirigenti sono certi di non essere in alcun modo perseguitati per tale fatto. L'istanza. di discussione democratica sarebbe stata
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illusoria e demagogica se non fosse stata accompagnata dalla riabilitazione di coloro che erano stati condannati nel passato per aver avuto opinioni politiche diverse da quelle . del gruppo dirigente capeggiato da Stalin. L'abolizione dei procedimenti giudiziari di carattere eccezionale — senza le guarentigie fondamentali di un processo regolare — ne consegue logicamente. Ma ciò non tocca ancora il fondo delle questioni connesse col metodo staliniano che si intende colpire. Il Partito comunista, lo Stato sovietico sono fondati su dichiarazioni di democrazia sostanziale che intendono rendere [...]

[...]ibile, nel mondo sovietico, condannare dei cittadini per divergenze politiche poiché si sarebbero negati quei principi sui quali tutta la rivoluzione era fondata. Di qui la riduzione all'impotenza di chi contrastava le tesi del governo o in linea di fatto, mediante interventi polizieschi e amministrativi, o mediante processi, fondati su falsificazioni che dovevano documentare un tradimento, cioè la connivenza col nemico. Uno dei caratteri dello «stalinismo» consiste proprio nel ritenere necessario il potere poliziesco di fatto e la falsificazione per giungere alla fine, superati tutti gli ostacoli contingenti, ad una società aderente ai principi socialisti. L'eliminazione del (( culto della personalità », ripristinando il valore creativo delle opinioni liberamente espresse ed insistendo sulla loro necessità in opposizione alla verità indiscussa burocraticamente discendente dall'alto, si estrinseca in una necessaria eliminazione del potere arbitrario della polizia (lotta contro Beria) e in un rifiuto del metodo della falsificazione (revisione de[...]

[...]one di Nenni che ora sta per chiudersi il periodo del « comunismo di guerra » corrisponde a questa tesi. Essa é certo valida per l'impostazione del problema, ma, mi sembra che l'analisi debba essere ampliata almeno in due direzioni.
Quali sono intanto le caratteristiche della società che si é formata in quelle condizioni ? Non basta dire che si tratta di una società socialista in quanto la proprietà dei mezzi di produzione e
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di scambio é statale o collettiva. La dottrina marxista ci invita ad individuare le tensioni o le contraddizioni tra le forze materiali di produzione in continuo sviluppo e le forme di organizzazione (istituzioni) in cui la società sovietica via via si è fissata, e tensioni e contraddizioni diverse da quelle di una società capitalistica ma tuttavia esistenti. Un esame serio che esca dalla comoda identificazione del contingente con la necessità storica potrà mettere in luce come gli indirizzi politici che hanno ostacolato l'espansione della democrazia abbiano avuto il loro presupposto negli i[...]

[...] ogni sacrificio. La personalità di Stalin proprio per avere quelle caratteristiche che gli hanno permesso di esprimere le necessità della rivoluzione in Russia conteneva la possibilità, che si è purtroppo ampiamente realizzata, di applicarsi ad un dominio tirannico e, nella gloria raggiunta, delirante fino ad un sogno di potere mondiale. Ma ciò in fondo è l'accidentale in un corso di cose che ha altrove le sue ragioni profonde.
La caduta dello stalinismo rompe con la pretesa dell'assenza di una problematica sostanziale del mondo sovietico (il paese degli uomini felici), mette a nudo, sia pure con cautela, i nodi reali di questo mondo in immenso sviluppo, lo ricongiunge, cancellando l'immobilismo dogmatico, con la dottrina marxista vivente che é fame di realtà in sarcastica polemica con tutte le apologie, ristabilisce i contatti dialettici e fecondi con tutto il movimento socialista e democratico mondiale. Il carattere particolare dello sviluppo sovietico viene così affermato e valutato come esperienza drammatica e irripetibile, ma di inestima[...]

[...]o, con la dottrina marxista vivente che é fame di realtà in sarcastica polemica con tutte le apologie, ristabilisce i contatti dialettici e fecondi con tutto il movimento socialista e democratico mondiale. Il carattere particolare dello sviluppo sovietico viene così affermato e valutato come esperienza drammatica e irripetibile, ma di inestimabile valore nel cammino dell'umanità verso il socialismo.
III. Non è la morte di Stalin la caduta dello stalinismo. Nessuno ha tentato di sostituirsi a Stalin cercando di eliminare i concorrenti per riprendere le tradizioni metodologiche e politiche del dittatore. La scomparsa dell'autocrate é stata il catalizzatore di un movimento di fondo che lentamente montava. I successori se ne sono fatti portatori proclamando appunto non la fine del «culto di Stalin » ma la fine del « culto della personalità » e determinando quella svolta del cui significato stiamo discutendo. L'analisi delle condizioni nelle quali lo « stalinismo » si è affermato contiene implicitamente anche l'indicazione delle condizioni nuove ch[...]

[...] di eliminare i concorrenti per riprendere le tradizioni metodologiche e politiche del dittatore. La scomparsa dell'autocrate é stata il catalizzatore di un movimento di fondo che lentamente montava. I successori se ne sono fatti portatori proclamando appunto non la fine del «culto di Stalin » ma la fine del « culto della personalità » e determinando quella svolta del cui significato stiamo discutendo. L'analisi delle condizioni nelle quali lo « stalinismo » si è affermato contiene implicitamente anche l'indicazione delle condizioni nuove che han reso possibile la svolta. Le mutate condizioni, proprio perché sono un fatto nuovo non consistono però soltanto nella rimozione delle difficoltà iniziali della rivoluzione socialista. Ci si può forse rendere conto del carattere del periodo che ora si apre accennando al significato e alle difficoltà dell' « antistalinismo» come tendenza operante nell'ambito del movimento operario. Una
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prima opposizione di carattere morale si è manifestata continua mente nel periodo stalinista tra gli stessi comunisti. Sono note le opposizioni alle purghe e ai processi non solo in quanto sopprimevano o riducevano all'impotenza sostenitori di tendenze diverse ma in quanto pretendevano di imporre la falsa accusa di tradimento, di spionaggio ecc. Tuttavia — ecco la tragedia dell'antistalinismo nel mondo sovietico e in quello comunista sinceramente convinto della necessità preliminare di difendere lo. Statoguida — era possibile tradurre in una politica, cioè in una azione efficiente a favore del socialismo la rivolta moralmente giusta ? Per avere chiari i termini dell'angosciosa alternativa si può pensare all'opposizione morale, nella sfera capitalistica, alla disumana ferocia delle forme di sfruttamento delle donne dei bambini degli operai nei decenni dell'industrialismo nascente. La maggior parte di coloro che erano sensibili al richiamo morale si limitavano a cercare di essere pi[...]

[...]sovietico e tendono a ripetere il modello staliniano ecc.) ma diventando essa stessa un elemento — assai importante ma un elemento — dello schieramento solidale dei popoli e via via degli Stati, sempre più modellati dal movimento delle masse, per la pace, la smobilitazione dei blocchi militari e la coesistenza competitiva, nel rispetto dell'indipendenza di ognuno. La svolta politica è in questi tratti che si stanno delineando. L'opposizione allo stalinismo nel quadro del movimento operaio si trasforma in una politica che non divide il movimento comunista nel suo interno ma segna il passaggio ad una fase di più facile permanente collaborazione tra i vari settori del movimento operaio, socialista e democratico di tutto il mondo. Il problema morale a cui si accennava sopra é diventato problema politico, un problema la cui soluzione dialettica é già definita nei suoi contorni. 11 dilemma stalinismoantistalinismo segna l'origine storica della problematica nuova ma perde ogni rilievo proprio con la caduta dello stalinismo. I termini della soluzione stanno invece nella necessaria diversità delle vie percorribili da ogni paese per giungere al socialismo mentre viene mantenuta la solidarietà generale tra i movimenti popolari e democratici di tutto il mondo (problema della pace).
A questa nuova fase si é passati non senza lotte, momenti di estrema tensione e di rischio. Il momento o stalinista » dell'URSS, superato dalla guerra vittoriosa e dai nuovi rapporti di forza stabilitisi nel mondo, aveva aumentato perciò stesso il suo carattere coercitivo. Il divario con la nuova realtà andava crescendo e lo stalini
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[...]ietà generale tra i movimenti popolari e democratici di tutto il mondo (problema della pace).
A questa nuova fase si é passati non senza lotte, momenti di estrema tensione e di rischio. Il momento o stalinista » dell'URSS, superato dalla guerra vittoriosa e dai nuovi rapporti di forza stabilitisi nel mondo, aveva aumentato perciò stesso il suo carattere coercitivo. Il divario con la nuova realtà andava crescendo e lo stalini
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smo si imponeva verso l'esterno come elemento deformatore del corso rivoluzionario in atto nelle democrazie popolari. I processi, oggi sconfessati, indicavano che la politica stalinista sfiorava il limite di un atteggiamento imperialistico nei rapporti tra Stati socialisti o avviati al socialismo. Il conflitto russojugoslavo segnava la maturità politica del problema, indicandone i termini e la possibile soluzione. I partiti comunisti italiano e francese, rinvigoriti e inseriti nella storia del loro paese attraverso la guerra popolare di liberazione si vengono a trovare in una posizione ambig[...]

[...]» é dunque la conseguenza di profondi mutamenti, cui han concorso tutte le forze popolari entrate in movimento su un larghissimo fronte con la guerra antifascista. L'elemento essenziale del panorama nuovo che abbiamo davanti é l'inizio di nuovi rapporti tra i partiti comunisti, quelli socialisti, socialdemocratici e progressivi in generale. La necessità di tali rapporti anche per la sicurezza e lo sviluppo dell'URSS é la causa della caduta dello stalinismo. L' « antistalinismo » dalle sue tragiche punte estreme iniziali di impotente rivolta morale nell'interno dell'URSS — «gli allori del semplice volere sono foglie secche che mai verdeggiarono» ricorda Hegel — é pervenuto in questo dopoguerra attraverso una lotta politica creativa che si é svolta dentro e fuori dei partiti comunisti e che ha abbracciato tutto il movimento socialista e popolare, a dar vita ad una dialettica di rinnovamento che lascia dietro le sue spalle i vecchi schemi. Sul piano ideologico esso é valso ad impedire che la concezione marxista fosse ridotta ad uno schema fatalistico della storia, dav[...]

[...]interni di un paese e taglia alla radice le pretese imperialistiche. Esso è anche a mio parere il presupposto necessario per prendere in esame la diversità delle istituzioni nel quadro delle quali si può concretare la marcia verso il socialismo e lo stesso sviluppo di una società socialista (una società dove i capitalisti in linea generale sono stati espropriati).
Per definizione un regime socialista deve essere democratico:
94 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
la fonte del potere deve essere la volontà popolare e l'esercizio del potere deve avvenire con la partecipazione più larga possibile dei cittadini.
Le caratteristiche di sviluppo del regime sovietico dall'affermarsi dello stalinismo alla condanna del culto della personalità hanno messo in luce che ciò non avviene automaticamente con l'espropriazione dei capitalisti, ma costituisce un problema, tanto più difficile in quanto è un problema nuovo che si presenta, nei suoi termini di libertà, democrazia e collettivismo per la prima volta nella storia. Credere che la soluzione debba stare soltanto nella pluralità dei partiti e nel tipo di regime parlamentare che ne consegue mi sembra semplicistico tanto più che si applicano istituti definitisi nella società divisa in classi ad una società senza classi, almeno nel senso di clas[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: GIUSEPPE CHIARANTE
Fino ad oggi tre diverse tesi sul periodo staliniano hanno diviso la storiografia occidentale.
La prima — di cui un esempio significativo e quasi divertente ci é fornito dal libro di Wolfe .<c I tre artefici della rivoluzione d'ottobre » — viene comunemente sostenuta dai pubblicisti più ostili all'esperienza politica sovietica. Essa consiste nel giudicare lo stalinismo come una degenerazione dittatoriale della rivoluzione socialista, una forma asiatica di governo bonapartista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse inevitabile, fase di arresto e di deviazione rispetto alla linea e alla ideologia leninista: arresto e deviazione imposti dalle [...]

[...] conduce ad un atteggiamento di attesa: l'attesa che la fine dei pressanti condizionamenti storici permetta all'Unione Sovietica e al proletariato mondiale di riprendere costruttivamente il proprio discorso là dove esso si era interrotto, e cioè all'irrisolta opposizione fra la Seconda Internazionale e il leninismo.
La terza tesi, infine, che é stata sino agli ultimi tempi soste
nuta dai partiti e dagli uomini di cultura comunisti — giudica lo stalinismo nulla di più che un fedele sviluppo e una laboriosa continuazione della rivoluzione d'Ottobre, minacciata in tutto il trentennio staliniano dalla pressione internazionale della borghesia e dalle deviazioni di destra e di sinistra.
16 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
Il XX congresso del PCUS ha, a dire il vero, del tutto sconvolto questo schieramento. Se da un lato infatti, denunciando gli aspetti più autoritari del sistema di governo staliniano, esso ha posto in luce la debolezza di ogni posizione rigidamente conformista e dogmatica; d'altro lato, per il fatto di porsi come continuatore ed erede dell'opera staliniana, ha pure indicato l'insufficienza delle posizioni acriticamente e indiscriminatamente polemiche. In tal modo oggi, liberatasi la ricerca dalle pressioni dei 'più immediati interessi di parte, sembra aprirsi la via per un reale approfondimen[...]

[...]raggiosamente coerenti giudizi del passato.
Permetta quindi — caro Carocci che, temendo le secche del « buon .senso » e dei « distinguo », eviti di rispondere singolarmente alle numerose e interessanti questioni che lei pone; e cerchi invece, per comodità di metodo, di ridurle (riferendomi soprattutto a quelle indicate al terzo, al quarto, al quinto e al sesto punto), a questi tre essenziali quesiti, così da tentare un giudizio d'assieme sullo stalinismo:
1) Lo stalinismo, nel suo complesso, rappresenta un momento essenziale e necessario della rivoluzione socialista in Unione Sovietica ?
2) La rivoluzione sovietica e lo stalinismo in particolare rappresentano una esperienza politica collegata in modo esclusivo alle condizioni di arretratezza della società russa ovvero costituiscono un decisivo passo avanti teorico e pratico per lo sviluppo 'del sistema mondiale?
3) Quale significato ha e quali problemi investe l'attuale tentativo di superamento degli schemi staliniani ?
I
L ormai generale, fra gli uomini di cultura di ogni parte politica, l'accordo nell'individuare le caratteristiche distintive dell'opera di Stalin: da un lato la tesi della possibilità di una compiuta edificazione del socialismo in un solo paese; da[...]

[...]l sistema mondiale?
3) Quale significato ha e quali problemi investe l'attuale tentativo di superamento degli schemi staliniani ?
I
L ormai generale, fra gli uomini di cultura di ogni parte politica, l'accordo nell'individuare le caratteristiche distintive dell'opera di Stalin: da un lato la tesi della possibilità di una compiuta edificazione del socialismo in un solo paese; dall'altro la forma particolarmente rigida di direzione politica. Lo stalinismo, quindi, può essere considerato nel suo complesso un momento necessario della rivolu
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zione sovietica solo nella misura in cui si riesca a dimostrare: 1) che la tesi sull'edificazione socialista in un solo paese era una verità scientificamente accertabile; 2) che da essa derivava, in via di stretta necessità, un grave irrigidimento nel sistema di gestione del potere.
Il primo punto di questa dimostrazione non parrebbe, in sé, molto arduo e complesso. Gran parte degli stessi avversari di Stalin, infatti, pressati dall'eloquenza dei successi sovietici, non possono ormai evitare un riconoscimento dell'esattezza della posizione staliniana sull'edificazione del socialismo in un[...]

[...]e.
Tutti coloro infatti — fra i critici del grande rivoluzionario, socialdemocratici o radicali di sinistra che fossero — che pur hanno ammesso l'esattezza del principio dell'edificazione del socialismo in un solo Stato, hanno però sempre considerato tale linea una semplice scelta politica suggerita dalle circost ‘ize, che, come tale, non mutava i termini sostanziali dei proble _1 rivoluzionari. Diveniva.
allora logico che, nella misura in cui stalinismo si allontanava
dagli schemi di direzione politica consueti al marxismoleninismo, se ne denunciasse la degenerazione, la involuzione illiberale.
Ma, a mio avviso, così non é. La tesi staliniana sull'edificazione del socialismo rappresenta — almeno a me pare — l'accertamento scientifico di una situazione storica per molti aspetti non prevista da Marx o da Lenin, e che era tale, per le sue concrete condizioni,. da comportare una forma molto rigida di gestione del potere.
Certo questa « novità » della posizione staliniana viene faticosamente in luce, oscurata come é dagli sforzi di Stalin stes[...]

[...]ottrina leninista sul passaggio del capitalismo alla sua « fase suprema », mentre costituiva la teoria sulla quale si fondava la rivoluzione socialista in un paese arretrato (in quanto punto più debole del fronte imperialistico mondiale), era altresì sufficiente a superare il preconcetto della « simultaneità mondiale » della rivoluzione.
(1) MarxEngels, Carteggio, vol. III, pag. 241.
(2) Stalin, Opere, rol. IX, pag. 107108.
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Pur tuttavia, ed è qui l'elemento decisivo, che significato veniva ad assure la tesi sulla rivoluzione socialista in un solo paese, oltretutto arretrato, all'interno del sistema concettuale leninista?
Essa rappresentava, è facile convenirne, il superamento di una concezione ancora per molti versi astratta e mitica del processo rivoluzionario; ne precisava cioè scientificamente il punto d'avvio e le forme iniziali. Lenin per) non andò oltre questi termini; e del resto la situazione stessa cui si trovava di fronte non gli proponeva certo altri problemi né gli forniva i mezzi per risolverli. P[...]

[...]conomicamente progrediti veniva definitivamente superata. E, su questa base, è facile comprendere come l'innovazione staliniana, al di là del suo contenuto specifico, rappresentasse anche un importante e difficile passo in avanti del movimento operaio nel senso di liberare la sua dottrina così dalle eredità metafisicheggianti della sua origine hegeliana come dalle interpolazioni meccanicistiche che, in quando ideologia di una
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classe subalterna, essa non aveva potuto in un primo periodo non subire.
Cosa distingue infatti la posizione di Stalin da quella, ad esempio, di un Trotzki se non proprio la primaria importanza che il primo attribuisce agli elementi forniti dall'indagine obiettiva e scientifica, in contraposto al procedimento ideologistico e astratto, letterale e scolastico del secondo ? Non é questa, metodologicamente, una nuova e ancor più decisiva battaglia (anche se simile a quella condotta da Lenin sul problema della pace di BrestLitowsk contro l'astrattismo dottrinario di un Bukarin) per ridurre realm[...]

[...]vimento proletario. Diveniva in tale situazione necessario alle forze rivoluzionarie inserirsi attivamente nella crisi mondiale, per correggerne la logica; e questo difficilmente sarebbe stato possibile, se non disponendo dello strumento di urì ormai compiuto e consolidato sistema statuale.
In secondo luogo il fascismo fece chiaramente intendere che una semplice alleanza operaicontadini contrapposta in modo rigido

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ad ogni altro gruppo sociale non è sufficiente ad esprimere e organizzare la « grande maggioranza della popolazione » nei paesi occidentali; e ciò per l'esistenza in tali paesi di grandi masse di medio ceto facilmente egemonizzabili dalla borghesia di fronte alla prospettiva di una rivoluzione meramente proletariacontadina. E d'altra parte tutti i tentativi per risolvere questo problema avrebbero condotto, prima delle condizioni nuove create dall'ultimo conflitto, a cedimenti e deviazioni opportunistiche: la borghesia ancora forte, unita ed egemone, poteva facilmente corrompere e [...]

[...]monia liberalborghese e insieme a correggere la logica catastrofica del processo capitalistico.
Da quanto sono venuto fin qui esponendo penso si possa, ragionevolmente, dedurre una spiegazione e una giustificazione storica delle stesse forme di direzione politica staliniana.
Quali erano, infatti, sul piano dei concreti problemi di politica
(6) Stalin, I problemi economici del socialismo in URSS, pag. 9.
GIUSEPPE CHIARANTE
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interna le dirette, gravissime conseguenze che derivano dalla necessità di edificare, con le sole forze sovietiche, una integrale società socialista ? Analizziamole cercando di seguire a grandi linee lo sviluppo cronologico della politica di Stalin.
In primo luogo la rinuncia alla rivoluzione mondiale comportava necessariamente una fiera lotta all'interno del partito bolscevico. Non dobbiamo infatti dimenticare, da un lato, quanto quella tesi suonasse nuova alla sensibilità ideologica dei quadri leninisti e, dall'altro, come il partito bolscevico si fosse sviluppato, avesse formato i propri[...]

[...]cciata al suo interno dalle forze dell'opposizione politica obiettivamente sovversiva ? Chi ha l'animo di sostenere che lo Stato sovietico avrebbe retto alle prime disfatte belliche, se non fosse stata con le tristi vicende dell'epurazione del '36 e del '38 del tutto eliminata l'opposizione interna ?
Troppi. dimenticano — a me pare — che senza il realismo e il coraggio con cui Stalin seppe affrontare scelte tanto drammatiche
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e dolorose (scelte, anzi, contro le quali un primo moto d'orrore è quasi istintivo), con ogni probabilità i liberali e i socialdemocratici non avrebbero oggi che da rimpiangere il loro « stato di diritto » in una Europa fascista.
IT
Il secondo problema che mi pare vada esaminato, per giungere ad un compiuto giudizio sull'opera di Stalin, si collega in linea immediata a una obiezione che potrebbe venire avanzata contro il ragionamento sin qui svolto e che in effetti nell'ultimo ventennio è stata a più riprese formulata da diverse correnti politiche e culturali,
e in particolare dalla socia[...]

[...]teoricamente non più valida di altre possibili scelte, ma sia il logico punto d'arrivo della costruzione di una teoria politica scientificamente determinata (e quindi non più genericamente ideologica) sulla rivoluzione socialista e sulle sue condizioni obiettive in una particolare fase storica. E si è pure visto come, fra le concrete condizioni che hanno portato in URSS nell'era staliniana all'adozione di metodi di governo di
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accentuata repressione, quella rappresentata dall'arretratezza del sistema economicosociale russo non abbia avuto, in sede logica, che un valore secondario (così che da essa si può far dipendere solamente un'accentuazione quantitativa e non una variazione qualitativa del processo); mentre tutte le condizioni decisive — resistenza delle vecchie classi dominanti, accerchiamento capitalistico e pressione della borghesia internazionale sino alla minaccia di guerra, isolamento dal mercato mondiale, realizzazione ex novo della prima
esperienza di economia socialista sono logicamente collegate al [...]

[...]stinati a costituire altrettante garanzie di libertà per i cittadini. Nello Stato borghese, però, tali istituti, (e le corrispondenti formulazioni scientifiche) sono viziati — e nel mettere in luce questa situazione sta l'aspetto di validità della dottrina leninista sul carattere dittatoriale di ogni stato a base classista — dal fatto che nell'assetto sociale che tale Stato garantisce le libertà si dipongono in funzioni della
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classe dominante, in quanto risultano limitate, in profondità ed estensione, del meccanismo esclusivo della proprietà privata.
Come é posibile spezzare tale meccanismo e determinare un allargamento della sfera della libertà? In ordine a tale problema la questione della dittatura del proletariato (e vedremo poi meglio come questo concetto debba essere inteso, al di là delle immagini di terrore e di violenza che esso quasi naturalmente ma troppo semplicisticamente richiama) si pone, a ben vedere, in questi termini: é essa essenzialmente una forma di sollecitazione violenta del processo, che n[...]

[...]n, Discorso agli operai ungheresi: «Lo scopo [della dittatura del proletariato] é di creare il socialismo, di eliminare la divisione sociale della società in classi, di fare di tutti i membri della società dei lavoratori, di togliere la base ad ogni sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. Questo scopo non può essere raggiunto di colpo: esso esige un periodo abbastanza lungo di transi
(8) Lenin, Opere, vol. XXIII pag. 354.
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zione dal capitalismo al socialismo, perché la riorganizzazione della produzione è cosa difficile, perché occorre del tempo per operare delle trasformazioni radicali in tutti i campi della vita, perché la forza enorme dei costumi economici piccoloborghesi può essere superata soltanto attraverso una lotta lunga e accanita » (9).
e) Infine, non va dimenticato che lo Stato socialista si viene edificando sotto la pressione della borghesia internazionale che fa gravare su di esso una continua minaccia di guerra; e ciò comporta inevitabilmente restrizioni e sacrifici.
Questo lungo richiamo alle [...]

[...]lla proletaria, che ha conquistato una completa autonomia rispetto alla classe borghese e non è disposta ad alcun compromesso con l'assetto privatistico della proprietà, é possibile il superamento delle contraddizioni capitalistiche e dei progressivi sacrifici di libertà che queste fatalmente comportano. É vero che lo sviluppo dello assetto mondiale rende oggi non' più utopistico, nei
(10) Stalin, Opere, vol. VI pag. 147.
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paesi d'occidente, cercare di far si che l'egemonia proletaria possa attuarsi in modo pieno senza comportare l'istituzionalizzazione di metodi autoritari e violenti di governo. E ciò può realizzarsi ricercando una vasta alleanza di forze politiche (distinte dal partito proletario essenzialmente per i loro fondamenti ideali, come può essere il caso dei cattolici o dei quadri tecnici e intellettuali eredi della migliore tradizione liberale), che siano disposte a collaborare col proletariato nella lotta a fondo contro la borghesia per l'abbattimento della struttura capitalistica, ma che al temp[...]

[...]importanza di entrambi questi motivi ai fini di uno sviluppo non più rigorosamente dialettico, ma sempre più ampio e comprensivo della rivoluzione proletaria.
III
Mi rendo conto che quanto ho scritto sinora può suonare, sostanzialmente, come un panegirico quasi incondizionato dell'opera politica staliniana: e in effetti io sono convinto che l'analisi storica, una volta acquetato il tumulto delle passioni, non potrà non rico
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noscere il contributo decisivo, portato alla soluzione di tanti fondamentali problemi politici del nostro tempo, dallo statista georgiano che per così lungo periodo di anni ha diretto dal Cremlino le sorti del movimento proletario internazionale.
Ma sostenere questa tesi significa forse, come affrettatamente si potrebbe ritenere, negare la necessità di _ una qualsiasi revisione critica della posizione staliniana ? A mio avviso, certamente no. E ciò non tanto nel senso che determinati errori, concretamente evitabili, possono essere ravvisati (come più sopra ho accennato) anche all'interno di[...]

[...]a col costituire il massimo ostacolo così ad uno sviluppo più disteso e dinamico della situazione mondiale come alla scoperta di nuove prospettive teoriche che in questa potessero inserirsi e fecondamente operare.
Il XX Congresso ha tentato di operare la rottura di questo circolo vizioso. Ma le novità in esso venute in luce — ci si può domandare — rappresentano una sufficiente soluzione di tutti i problemi impliciti in una seria revisione dello stalinismo ? A mio avviso dare una risposta recisa, in senso affermativo o negativo, a questa domanda, sarebbe probabilmente molto azzardato.
Ci si può ad esempio chiedere se la critica del mito della personalità e il ripristino della direzione collegiale, possano essere,
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senza una maggiore circolazione di libertà, una sufficiente via di superamento delle forme staliniane di gestione del potere; e in tal caso si può agevolmente rispondere che ulteriori passi avanti sono evidentemente necessari. Così pure si può senza troppo azzardo ipotizzare che anche dei cambiamenti istituzionali si renderanno, in un futuro più o meno lontano, necessari in URSS.
Ma quando da queste indicazioni tendenziali si cerca di passare a fomulazioni più precise e concrete, non si possono dimenticare due avvertimenti che sono — io credo — fondamentali. Innanzitutto un processo di svil[...]

[...]redo — fondamentali. Innanzitutto un processo di sviluppo quale quello che si vorrebbe delineare non può realizzarsi positivamente attraverso clamorosi e azzardati rovesciamenti di scena, ma richiede approfonditi ripensamenti e responsabile cautela: il che significa che sarebbe errato richiedere miracolistiche ed improvvise soluzioni agli attualidirigenti moscoviti. In secondo luogo — ed é questa l'avvertenza decisiva — una seria revisione dello stalinismo deve essere concepita, per quanto sin qui si é detto, come sviluppo (sia pure con profonde innovazioni) dell'opera staliniana, e non come una messa in soffitta di questa. Mentre alla messa in soffitta, e quindi a un sostanziale passo indie tro, condurebbe inevitabilmente ogni frettoloso tentativo di risolvere tutti i problemi impasticciando la nuova realtà sovietica con vecchie formule di sapore socialdemocraticheggiante, che sono, rispetto ad essa, infinitamente inferiori.
Nelle prime due parti di questa mia ormai troppo lunga risposta, ho cercato di vedere, innanzitutto come la linea segui[...]

[...]etto al cosidetto « ordinamento democratico tradizionale D. Se, come io spero, queste tesi non sono azzardate ed erronee, ne discende logicamente che solo salvando nella sua interezza il grande patrimonio così conquistato
lit V S trrY; t:ri¡AKANTY. 41
è possibile superare in positivo e senza secche perdite gli aspetti ormai storicamente insostenibili della politica staliniana.
Ma come si pone, di conseguenza, il problema del superamento dello stalinismo? A mio avviso esso si configura in questi termini: mantenere salda, senza alcun compromesso con la borghesia, la conquista sostanziale della rivoluzione proletaria, e cioè la fondazione di un nuovo assetto sociale che è ormai al di là di quello borghese e tende per sua natura alla società senza classi; e insieme condurre avanti, come è consentito dalle nuove condizioni, lo sforzo già iniziato da Lenin e da Stalin per liberare la dottrina su cui il proletariato ha fondato le sue fortune da ogni implicazione metafisicheggiante e così portarla al suo esatto significato di scienza della politica [...]

[...]rtà dell'individuo, ecc.); e con ciò porre le basi per un incontro fra il proletariato e altre forze che non sono organicamente collegate con l'assetto borghese ma sono tuttavia rimaste sinora diffidenti nei confronti del comunismo, in quanta comprensibilmente temono che da questo possa venir compromesso il patrimonio culturale filosofico o religioso cui si richiamano.
E evidente che queste innovazioni di sostanza comportano
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anche profonde innovazioni di metodo: in particolare diviene necessario un progressivo passaggio a una forma non più rigida di gestione del potere, che consenta quella libera circolazione delle idee che é condizione di una nuova elaborazione teorica e pratica. Ma ciò che più importa rilevare è che questo sviluppo richiede dei considerevoli passi avanti teorici non solo rispetto a Stalin ma anche rispetto al leninismo nel suo complesso.
Dei passi avanti, tuttavia, che, appunto in quanto tali, non possono verificarsi — torno a ripeterlo — se non sulla base di una piena comprensione del valore[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: CARLO CASSOLA
Risposta alla prima domanda — L'espressione (( condanna del culto della personalità », contenuta nella domanda, mi sembra inadeguata. Io parlerei piuttosto di « condanna dello stalinismo »: il culto della personalità é infatti solo uno degli aspetti dello stalinismo, che sono stati tutti più o meno esplicitamente condannati (teoria dello stato guida, teoria del partito guida, direzione personale, soffocamento della democrazia interna di partito, regime poliziesco, violazioni della legalità, asservimento della cultura ecc.).
Quali dunque le cause della clamorosa condanna dello stalinismo avvenuta nel ventesimo congresso del PCUS, ma già preparata da tutta una serie di atti, quali la riabilitazione dei medici, l'incriminazione di Beria, il disgelo culturale, letterario e artistico, la volontà distensiva in campo internazionale, la riabilitazione di Tito ? Sarà bene distinguere le cause di ordine interno da quelle di ordine internazionale.
Cominciamo dalle cause di ordine interno. Una tirannide, quanto maggiore è, tanto più é probabile che sia spenta da una congiura di palazzo. Difatti essa finisce col minacciare gli stessi collaboratori del tiranno, e quindi li spinge a sbara[...]

[...]ture internazionali (Trotskij) o senza procedere alla collettivizzazione dell'agricoltura (Bukarin). Divenuto padrone del Partito a partire dal 1928, Stalin poteva considerare il proprio potere come ormai saldo; e forse fu più che altro la sua natura diffidente a spingerlo alle purghe del '3438 (che lo stesso Krusciov avrebbe definito in gran parte inutili, e quindi dannose, nel 'suo famoso rapporto segreto).
Tuttavia, gli stessi successi dello stalinismo nell'edificazione del socialismo dovevano finire per mettere in crisi il regime. Accanto al Partito veniva infatti a prender forma lo Stato, con suoi organi, la sua burocrazia, i suoi corpi sociali (pianificatori, tecnici, ufficiali ecc.) permeati, com'è naturale, da uno spirito di corpo analogo a quello.che legava tra loro i funzionari di partita. Tra organi del Partito e organi dello Stàto non potevano non verificarsi attriti: è evidente, per esempio, che ai pianificatori e ai tecnici non poteva far piacere che i politici si attribuissero tutto il merito dell'industralizzazione, così come a[...]

[...]ne a un certo punto a coincidere con quella di una parte dei dirigenti del Partito, e tosi poté realizzarsi quello che é stato chiamato « il 25 luglio sovietico »: espressione ingiuriosa, ma in certa misura illu minante. Non vi é dubbio comunque che il concorso dell'esercito sia stato decisivo per neutralizzare le velleità staliniste della potentissima polizia.
Anche nel campo internazionale, sono stati gli stessi successi a mettere in crisi lo stalinismo (come la vittoria di Fleurus mise in crisi il robespierrismo). L'instaurazione dei regimi di democrazia popolare e la vittoria dei comunisti cinsi (cioè l'allargamento del sistema a buona parte dell'Europa e dell'Asia) rendevano sempre più problematica la funzione di Statoguida e di Partitoguida che l'Urss e il Pcus si erano fino ad allora arrogata. Nel '48, la ribellione jugoslava fu un chiarissimo campanello di allarme. La corda troppo tesa si spezzava. L'alleato di ieri minacciava di diventare il nemico irriducibile di domani. Krusciov e i compagni hanno valutato il pericolo in tutta la su[...]

[...]cus si erano fino ad allora arrogata. Nel '48, la ribellione jugoslava fu un chiarissimo campanello di allarme. La corda troppo tesa si spezzava. L'alleato di ieri minacciava di diventare il nemico irriducibile di domani. Krusciov e i compagni hanno valutato il pericolo in tutta la sua gravità: e si sono decisi con coraggio e prontezza a liquidare il sistema dello Statoguida e del Partitoguida, cioè a liquidare l'aspetto più caratteristico dello stalinismo nel campo dei rapporti tra l'Urss e i paesi e i partiti comunisti.
Anche la politica estera staliniana nei confronti dei paesi capitalistici, pur essendo improntata a un sincero desiderio di pace, si era dimostrata troppo rigida. Atti come il blocco di Berlino o come le rappresaglie economiche contro la Jugoslavia non potevano non contribuire all'aggravamento della tensione internazionale. Anche qui, si rendeva necessario un buon colpo di timone. Anche qui, bisognava farla finita con lo stalinismo.
Risposta alla Seconda e all'Ottava domanda — Lego insieme le risposte alla Seconda e all'Otta[...]

[...] e i partiti comunisti.
Anche la politica estera staliniana nei confronti dei paesi capitalistici, pur essendo improntata a un sincero desiderio di pace, si era dimostrata troppo rigida. Atti come il blocco di Berlino o come le rappresaglie economiche contro la Jugoslavia non potevano non contribuire all'aggravamento della tensione internazionale. Anche qui, si rendeva necessario un buon colpo di timone. Anche qui, bisognava farla finita con lo stalinismo.
Risposta alla Seconda e all'Ottava domanda — Lego insieme le risposte alla Seconda e all'Ottava domanda, anzi comincerò proprio a rispondere a quest'ultima. Non vi è dubbio che la condanna e la liquidazione dello stalinismo siano avvenute in gran parte con metodi staliniani. Basta pensare all'incriminazione di Beria, accusato di essere un agente del capitalismo fin dal 1919 ecc. Basta porre mente al fatto che le critiche sono state formulate dall'alto
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e imposte d'autorità. Ma poteva avvenire diversamente ? Per cominciare, le strutture dello Stato sovietico e del Partito comunista sovietico non avrebbero permesso l'adozione di un metodo diverso. Inoltre è evidente che una mentalità consolidata attraverso un trentennio non si muta in un giorno. Ma a Krusciov e compagni va attribuito l'enorme mer[...]

[...]vietico non avrebbero permesso l'adozione di un metodo diverso. Inoltre è evidente che una mentalità consolidata attraverso un trentennio non si muta in un giorno. Ma a Krusciov e compagni va attribuito l'enorme merito di aver inferto un colpo mortale al totalitarismo, anche se metodi usati sono stati totalitari, anche se alla morte del totalitarismo non ha fatto seguito la nascita della democrazia.
Almeno sul piano psicologico, un ritorno allo stalinismo è impossibile. Certo, strutture e metodi sono rimasti in gran parte quelli di prima. Rimarranno probabilmente a lungo quelli di prima. Ma nell'Urss e in tutto il mondo comunista si è iniziato un processo di democratizzazione che porterà alla fine tutti i suoi frutti (checché ne pensino gli avversari del socialismo).
Risposta alla Terza domanda — Mi pare che gli avvenimenti sovietici confermino in modo luminoso che la democrazia é legata alla pluralità delle formazioni politiche e alla pluralità delle liste elettorali. In teoria si potrà anche sostenere che la democrazia possa esprimersi in f[...]

[...]stenere che la democrazia possa esprimersi in forme diverse; ma queste forme nuove per il momento non sono state trovate.
Risposta alla Settima domanda — Distinguo tra intellettuali comunisti e base operaia.
Gl'intellettuali comunisti hanno creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni a causa della loro forma mentis storicistica, cioè totalitaria (quanto meno è totalitario lo storicismo assoluto). La condanna dello stalinismo ha avuto anche questo ineguagliabile merito, di mettere in crisi lo storicismo assoluto. Si é toccato con mano, finalmente, che razza di balordaggine fosse quella di considerare un processo storico tutto inevitabile e necessario, e quindi di giustificarlo da cima a fondo, e di imporne l'accettazione o il rifiuto in blocco. Grazie a Dib, é ora dimostrato che la storia si fa coi « se »; cioè si ricomincia a esercitare lo spirito critico.
Quanto alla base operaia, essa ha creduto alla versione ufficiale per una ragione d'ordine essenzialmente psicologico. La psicologia
14 9 DOMANDE SULLO STALI[...]

[...]ggine fosse quella di considerare un processo storico tutto inevitabile e necessario, e quindi di giustificarlo da cima a fondo, e di imporne l'accettazione o il rifiuto in blocco. Grazie a Dib, é ora dimostrato che la storia si fa coi « se »; cioè si ricomincia a esercitare lo spirito critico.
Quanto alla base operaia, essa ha creduto alla versione ufficiale per una ragione d'ordine essenzialmente psicologico. La psicologia
14 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
operaia (che naturalmente è il frutto dell'esperienza storica del proletariato) è difatti diffidente nei confronti dei capi, che possono essere comprati dal nemico di classe e passare dall'altra parte (la storia del movimento operaio italiano, per fare un solo esempio, è piena di tradimenti: il caso di Mussolini è soltanto il più clamoroso). La versione staliniana sui processi e le cospirazioni ha trovato quindi facilmente credito tra gli operai, perché veniva a confermare quella che era una loro convinzione psicologica, nata da una precisa esperienza storica. Se Mussolini e Bombacci, Bonomi[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Alberto Moravia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]tempo in cui il crisma dell'infallibilità si è trasferito dalla religione alla scienza. Penso dunque che in simili condizioni é molto difficile se non impossibile che si crei nell' URSS una dialettica di opposizione e governo simile a quella dei paesi occidentali. Tutt'al più tale dialettica sarà sostituita, in maniera però tutta empirica, da quella delle varie correnti interne del partito comunista e della società sovietica.
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4. — È vero, non c'é comunità di linguaggio tra occidente e oriente. E questo si è potuto vedere anche recentemente in occasione del crollo del mito di Stalin. La formula « critiche al culta della personalità » è un eufemismo bello e buono o, se si preferisce, un esempio di più della riluttanza estrema dei capi sovietici ad adottare il linguaggio tradizionale, anche quando, come è il caso, la sostanza della formula non sia in contraddizione con il pensiero politico occidentale. Ma che cosa sta ad indicare questo divario di linguaggio? Secondo me, esso denota che la rivoluzione in URSS è anco[...]

[...]urale: il cambiamento del linguaggio è la controprova di un cambiamento della realtà; un linguaggio immutato pa trebbe far pensare che anche la realtà sia rimasta immutata.
5. Indubbiamente, come è stato già detto, Stalin é stato. il più «russo» dei capi della rivoluzione comunista. Per molti aspetti, la sua figura e la sua opera rassomigliano alla figura e all'opera del primo innovatore della Russia, Pietro il Grande. Diremo per questo che lo stalinismo non rappresenta alcuna novità nella storia della Russia che esso non è che il logico sviluppo di certe tradizioni storiche e politiche ? No, diremo piuttosto che le tradizioni storiche e politiche della Russia spiegano gli aspetti nazionali dello stalinismo e ne costituiscono al tempo stesso il limite insuperabile. La formula staliniana fu quella della rivoluzione socialista in un paese solo; che lo stalinismo sia stato quello che è stato, dimostra soprattutto che le tradizioni storiche e politiche della Russia non potevano fornire alla rivoluzione socialista che determinate componenti e non altre.
6. — Le misure coercitive adottate da Stalin per affermare e mantenere la sua dittatura non erano probabilmente necessarie che in piccola parte. In altri termini la dittatura poteva benissimo poggiare sul consenso popolare e su un minimo di misure di sicurezza. Nelle misure coercitive adottate da Stalin c'è un «eccesso» e un' «originalità» che non si possono spiegare.né con l'opposizione dei vecchi comu[...]

[...]o. Tutto questo, naturalmente, potrebbe essere detto e spiegato in termini psicologici e politici tradizionali (come, infatti, si é fatto da parte dei commentatori occidentali): Stalin non si fidava di alcuni gruppi di cornu nisti in Russia e fuori, e volle dare un giro di vite; il comunismo, nonostante la sua apparente unità, non é esente da lotte interne di correnti; etc. etc. Ma, come ho già osservato, tradurre il linguag
100 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
gio comunista in quello tradizionale non serve a gran ché, dal momento che la rivoluzione è tuttora in corso e la diversità di linguaggio sta a indicare la volontà persistente di creare una realtà diversa. A riprova; la condanna di Stalin è stata contenuta nei limiti del linguaggio comunista: Stalin ha commesso degli « errori » non ha dedicato sufficiente « attenzione » ai problemi dell'agricoltura o della guerra; ha mancato di «modestia ». E evidente che questa terminologia eufemistica, tra le altre cose, serve ad alleviare il disagio di tutti coloro che avevano creduto o voluto credere all[...]

[...]ufemistica, tra le altre cose, serve ad alleviare il disagio di tutti coloro che avevano creduto o voluto credere alle versioni staliniane dei processi e delle cospirazioni. Es sa permette infatti di scartare ogni sospetto di credulità o di malafede; di gettare un ponte tra le condanne di ieri e le riabilitazioni di oggi; di dare a tutta la storia degli anni recenti il carattere di uno sviluppo necessario, naturale e coerente.
8. — Credo che lo stalinismo sia morto, benché la critica al culto della personalità sia stata formulata dall'alto, senza previa consultazione popolare. Lo stalinismo è morto perché era una dittatura personale, un'interpretazione personale del potere. Ma la dittatura del proletariato continua. In altri termini il fatto che la critica al culto della personalità sia stata pronunziata dall'alto dimostra ancora una volta che la legittimità del potere in URSS deriva dall'ideologia. Il culto della personalità, infatti, è stato condannato in base all'ideologia di cui esso sarebbe stato una deviazione e un'infrazione.
9. — E troppo presto per dire quali cambiamenti la critica del culto della personalità porterà nei rapporti dell' URSS con le de
mocrazie popolari[...]

[...] legittimità del potere in URSS deriva dall'ideologia. Il culto della personalità, infatti, è stato condannato in base all'ideologia di cui esso sarebbe stato una deviazione e un'infrazione.
9. — E troppo presto per dire quali cambiamenti la critica del culto della personalità porterà nei rapporti dell' URSS con le de
mocrazie popolari, i partiti comunisti di tutto il mondo e il movimento operaio internazionale. Si può per) affermare che se lo stalinismo stava ad indicare una ferrea concentrazione, subordinazione e unità, la critica al culto della personalità potrà dar luogo ad una maggiore fluidità, autonomia, e indipendenza.
ALBERTO Molt vrA



da (Nove domande sullo stalinismo) Lelio Basso in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]nario, nella forma sia di aggressione armata diretta che di guerra civile alimentata da aiuti stranieri, l'Urss senti pesare sempre su di sé la stessa minaccia, e l'aggressione nazista del 1941 mostrò che non era pericolo immaginario.
Per non soccombere a questo pericolo, non v'era che una soluzione: bruciare le tappe dello sviluppo economico, raggiungere in pochi anni un livello industriale che la portasse alla pari delle po
4 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
tenne capitalistiche, imprimere un ritmo eccezionale alla propria marcia in avanti. Compito quasi sovrumano quando si pensi che la Russia, al momento della rivoluzione, era popolata ancora in grandissima parte di contadini analfabeti, schiacciati da una secolare oppressione, usciti da pochi decenni dalla medievale servitù della gleba, quasi senza contatto con la civiltà moderna. Imprimere un ritmo eccezionale allo sviluppo economico significava trasformare in pochi anni decine di milioni di contadini analfabeti in operai specializzati dell'industria moderna, abituare degli uomini vissuti fin[...]

[...]fici imposti con la forza alle masse.
Anche l'asprezza delle lotte interne in seno al partito bolscevico ha la sua radice storica nella gravità della posta in gioco: una risoluzione sbagliata, l'adozione tardiva di un determinato indirizzo potevano rappresentare una catastrofe nel processo di sviluppo e quindi in definitiva la sconfitta della rivoluzione.
Questa spiegazione della genesi della dittatura non vuol essere tuttavia una difesa dello stalinismo contro la recente condanna pronunciata al XX Congresso. Riconoscere che a un determinato momento dello sviluppo storico la dittatura é stata un fenomeno necessario non esclude che essa sia successivamente divenuta un ostacolo per l'ulteriore sviluppo. Sarebbe poco marxista non riconoscere questa intima dialettica del processo storico e attribuire alla dittatura staliniana tutto il bene o tutto il male. Senza la dittatura in appoggio alla tesi staliniana della costruzione del socialismo nel solo paese sovietico, la rivoluzione sarebbe stata probabilmente travolta (l'altra soluzione — quella ci[...]

[...]marxista non riconoscere questa intima dialettica del processo storico e attribuire alla dittatura staliniana tutto il bene o tutto il male. Senza la dittatura in appoggio alla tesi staliniana della costruzione del socialismo nel solo paese sovietico, la rivoluzione sarebbe stata probabilmente travolta (l'altra soluzione — quella cioè di esportare la rivoluzione nel mondo capitalistico — era già stata condannata dalla storia);
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tuttavia proprio la marcia al socialismo esigeva che, a un certo momento, fosse travolta la dittatura.
Se infatti la spiegazione che io ho dato è fondata, la concentrazione di volontà e di potenza diventava superflua, o perlomeno non doveva essere più così stretta, dal momento in cui non solo eran debellati gli avversari di classe, ma in luogo delle decine e decine di milioni di contadini analfabeti da spingere quasi a forza sulla via del rapido progresso, vi era ormai un popolo progredito, non più assillato dall'ansia di bruciare le tappe di uno sviluppo eco nomico di cui aveva raggiunto l[...]

[...]si tenuti dai dirigenti al XX Congresso, per rendersi conto che la lotta da essi impegnata é soprattutto una lotta contro quei formidabili nemici del progresso che sono il conformismo e il burocratismo, il caporalismo e la paura della responsabilità, il dogmatismo e l'assenza di spirito critico. Non una polemica storica contro le colpe passate di Stalin hanno condotto i dirigenti sovietici, ma una battaglia politica contro le sopravvivenze dello stalinismo; non contro Stalin morto ma contro lo stalinismo vivo, o perlomeno contro i suoi aspetti deteriori che gli sono sopravvissuti, hanno impegnato tuttte le loro energie. Certo, per condurre con estrema decisione questa battaglia, essi hanno dovuto infrangere il mito che sta dietro alla mentalità che si sono proposti di distruggere: solo riducendo Stalin alle sue reali proporzioni umane é possibile sbarazzarsi del dogmatismo, solo dimostrandone gli errori é possibile ridare una spinta allo spirito critico. E d'altra parte senza questa battaglia, senza questa decisa volontà di rianimare tutte le sopite energie del pensiero e dell'intelligenza cr[...]

[...]eatrici, senza riaccendere il libero confronto delle idee, senza fare appello al senso di responsabilità individuale, non é seriamente pensabile di condurre a termine vittoriosamente la grande sfida che il XX Congresso ha lanciato al mondo capitalistico. Io credo fermamente che il mondo socialista vincerà questa sfida se si libererà tempestivamente della zavorra che gli appesantisce le ali.
Un aspetto di questa zavorra lasciata in eredità dallo stalinismo era costituito dallo spirito e dai modi con cui erano regolati
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9 DOMANDE SULLO STALINISMO
LELIO BASSO 9
i rapporti tra l'Urss e gli altri « paesi del socialismo n o gli altri partiti comunisti. Anche qui la dittatura aveva sostituito ad una molteplicità elastica e aderente alle situazioni nazionali, e perciò viva e creatrice, una macchina rigida e pesante che doveva essere spezzata. Questo, a mio parere, è il senso della destalinizzazione, che io ho salutato come un fatto eminentemente positivo per le sorti future del socialismo, e ricco di immense possibilità. Di fronte a ciò tutti gli altri problemi che sono stati sollevati, di modo e di tempo, mi sembrano di secondaria import[...]

[...]elementi sufficienti per valutare la tempestività, ma penso che da un lato fosse difficile affrontare questa battaglia senza un certo periodo di preparazione (e tre anni di fronte ai decenni della dittatura non sono certo troppi), e che dall'altro fosse necessario a un certo momento sferrare un colpo decisivo. Quanto al fatto che il processo sia venuto dall'alto, mi sembra facile rispondere che non poteva accadere diversamente: proprio perché lo stalinismo aveva avuto queste conseguenze negative — in primo luogo il conformismo così diffuso che tutti abbiamo deplorato — era difficile pensare che l'attacco venisse dal basso, o perlomeno sarebbe stato necessario un periodo lunghissimo. Ma che esso rispondesse anche a stati d'animo, e prese di coscienze e in definitiva all'attesa almeno di alcuni strati della popolazione non sembra dubitabile, anche se questi stati d'animo non avevano possibilità di esprimersi in modo palese. Non è del resto compito dei dirigenti di aprire la strada .?
Un elogio meritano sicuramente i dirigenti sovietici: quello d[...]



da Francesco de Martino, Noterelle e schermaglie. Storia di Lelio Basso reprobo. in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]t europeo e della scomunica di Tito. A stare all'assicurazione che mi fu spontaneamente data, l'accusa di deviazionismo, che si sentiva ricorrere, piú sussurrata che espressa apertamente, non aveva origine dalle fredde terre moscovite o dai lontani arcani del Cremlino, apparteneva all'armamentario polemico di una lotta che si svolse all'interno del PSI, non molto diversa da quelle che hanno avuto luogo in altri momenti e circostanze. L'accusa di stalinismo — uno stalinismo in diciottesimo — che si muove ai metodi morandiani appare alquanto eccessiva. Certo i dissensi non venivano manifestati apertamente ed il clima era quello dell'unità sopra tutto, ma lo stesso Basso ritenuto reprobo ed escluso dagli organi dirigenti non fu bandito dalla politica. Nel 1953 fu rieletto deputato e su « Mondo Operaio » potette scrivere critiche alla politica di distensione del partito'. Certo il giudizio di Basso in tempi recenti è stato severo 15 e se ne può ben comprendere la ragione. Molto equilibrato appare il giudizio di un uomo, che era stato vicino a lui e che si era battu[...]

[...] e quali conseguenze potrà avere? Anche se personalmente non condivido gran parte della linea di Morandi, si deve riconoscere che è una testa forte. Una disunione sarebbe assai piú dannosa al Partito del rigidismo morandiano (op. cit., p. 29).
Al di fuori delle passioni di allora, ma non certo per abbandonarsi ad altre mode, come quelle attuali, si può tentare un giudizio obbiettivo. Con tutti i suoi limiti di rigidismo, come dice Bosío, non di stalinismo, l'opera di Morandi permise al partito socialista di superare la grave crisi nella quale era caduto dopo le scissioni e la sconfitta del Fronte. Esso fu posto in grado di affrontare le lotte politiche e sociali cui era chiamato. Erano lotte dure, nelle quali occorreva coraggio e vigore unitario. Per un partito come quello, che anche Basso voleva e noi con lui, un partito rivoluzionario e classista, una struttura centralizzata era forse necessaria. Noi invece pensavamo che una maggiore democrazia interna lo avrebbe reso piú valido. Basso aspirava ad un partito nuovo, democratico, senza corrent[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]rx, infatti, ma tutto Marx è estraneo al « marxismo »8. Non va comunque passato sotto silenzio che l'opera di Louis Althusser ha avuto una notevole diffusione in Italia (contrastata con una punta di irritazione dallo storicismo italomarxista e crociogramsciano) e che l'editoria del nostro paese ne ha pubblicato pressoché tutte le opere, anche quelle d'inconfutabile e disperante mediocrità (come quando, con un tardivo soprassalto, si scopre l'antistalinismo in nome di un'antiumànismo scientista!), mentre l'opera di Maximilien Rubel resta praticamente sconosciuta: sino ad oggi, in attesa dell'edizione Cappelli (Bologna) di Marx critique du marxisme prevista entro il 1980, l'unico testo a disposizione del lettore italiano è un piccolo intervento di 8 pagine all'interno
7 Per Marx è uscito, in .Italia, presso gli Editori Riuniti nel 1967 e Leggere il Capitale presso Feltrinelli nel. 1968.
8 Cfr. Introduction a K.M., Oeuvres. Economie II, cit., pp. LXIILXIII.
MAXIMILIEN RUBEL 285
di un volume collettivo. In questo breve scritto, Rubel riassume l[...]

[...], venne pubblicato in un minuscolo opuscoletto della collana « Les Egaux », supplemento della rivista « Masses », affiliata ai « Cahiers de Spartacus ». Ebbe dunque notevole diffusione.
12 Per la denuncia in Francia del plagio cfr. la lettera di PIERRE NAVILLE alla redazione de « Le Contrat Social », ora in BRUNO Rizzi, Il collettivismo burocratico, Galeati, Imola 1967, pp. 119121: sui termini teorici della vicenda cfr. BRUNO BoNGIOVANNI, L'antistalinismo di sinistra e la natura sociale dell'URSS, Feltrinelli, Milano 1975, pp. 259269.
13 Cfr. LEV TROTSKIJ, In difesa del marxismo, Samonà e Savelli, Roma 1969. Su questo tema cfr. BRUNO BoNGIOvANNI, Il destino della burocrazia e la dissoluzione del trockismo, in « An. Archos », n. 3, 1979, pp. 221239.
14 Cfr. P. L. ToMORI (pseudonimo del sinologo Etienne Balazs), Qui succedera au capitalisme?, Cahiers de Spartacus, Paris 1947.
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quali, oltre a Blum ed a Rubel, ricordiamo Dommanget, Bourget, Silone, Schwartz, Lucien Goldmann, Léopold Senghor, Rimbert, Dolléans ecc.
In un al[...]

[...]ociologia critica, come la critica dell'economia politica, è il metodo d'analisi delle leggi della società, di quelle leggi che soffocano il Gemeinwesen, che ne impediscono la libera affermazione. Il Gemeinwesen è la sostanza del comunismo, ciò che ne rende possibile la realizzazione: il comunismo, a sua volta, è il movimento reale che fa emergere il Gemeinwesen, è l'azione sociale che affossa la troppo lunga preistoria umana.
4. Bonapartismo e stalinismo. — Nel 1917 David Rjazanov aveva pubblicato a Stoccarda gli scritti di Marx, prevalentemente a carattere giornalistico, del periodo che va dal 1852 al 1856 41: secondo il progetto iniziale, la pubblicazione doveva proseguire sino a comprendere gli scritti tra il 1856 ed il 1862. La rivoluzione russa ed il ritorno dello studioso in patria tra le file del bolscevismo, interruppero questo lavoro: in seguito Rjazanov si mise a progettare la MEGA, che avrebbe evidentemente compreso anche gli scritti marxiani non pubblicati in quella precedente occasione. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente[...]



da Renato Rovetta, Noterelle e schermaglie. Dalla scuola kafkiana alla rupe tarpea in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...] e quali conseguenze potrà avere? Anche se personalmente non condivido gran parte della linea di Morandi, si deve riconoscere che è una testa forte. Una disunione sarebbe assai piú dannosa al Partito del rigidismo morandiano (op. cit., p. 29).
Al di fuori delle passioni di allora, ma non certo per abbandonarsi ad altre mode, come quelle attuali, si può tentare un giudizio obbiettivo. Con tutti i suoi limiti di rigidismo, come dice Bosío, non di stalinismo, l'opera di Morandi permise al partito socialista di superare la grave crisi nella quale era caduto dopo le scissioni e la sconfitta del Fronte. Esso fu posto in grado di affrontare le lotte politiche e sociali cui era chiamato. Erano lotte dure, nelle quali occorreva coraggio e vigore unitario. Per un partito come quello, che anche Basso voleva e noi con lui, un partito rivoluzionario e classista, una struttura centralizzata era forse necessaria. Noi invece pensavamo che una maggiore democrazia interna lo avrebbe reso piú valido. Basso aspirava ad un partito nuovo, democratico, senza corrent[...]

[...]interessate ritardano ancora ad elaborare limitandosi spesso all'acquisizione di impostazioni e linguaggi pensati in altre sedi ideologiche.
Non c'è ora lo spazio per analizzare in modo approfondito le ragioni di questi ritardi e limiti della sinistra culturale ed editoriale italiana sull'argomento scuola e, nello specifico, in scienze dell'educazione. Molto sommariamente si può dire che hanno pesato trenta anni di subordinazione culturale allo stalinismo, dopo che la vecchia guardia della pedagogia bolscevica era stata sconfitta dalla pedagogia autoritaria di Mackarenko, ripresa senza ripensamenti dalla sinistra italiana inerte nel vuoto teorico. Qui hanno trovato buon nutrimento i secolari vizi positivisti, deterministici della tradizione marxista nazionale: la scuola come problema sovrastrutturale da risolversi nel dopo rivoluzione. Intanto la
478 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
sinistra laica non trovava niente di meglio sul mercato culturale che la « progressiva » modernità delle tecniche attivizzanti americane (Dewey per primo) per bilanciare [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine stalinismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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<---economisti <---gramsciana <---hegeliana <---ideologici <---ideologie <---imperialismo <---italiani <---liberalismo <---marxiana <---marxiano <---marxiste <---marxisti <---psicologia <---psicologica <---psicologici <---socialiste <---staliniane <---umanesimo <---Appendice <---Aspetti <---Avertissement <---Bevan <---CNRS <---Cahiers <---Capitale <---Come <---Cosa <---Cremlino <---Cronologia <---De Donato <---Dei <---Dico <---Didattica <---Diplomatica <---Diritto pubblico <---Dogmatica <---Engels <---Etica <---Fenomenologia <---Feuerbach <---Filologia <---Filosofia della storia <---Firenze N <---Già <---Ideologia tedesca <---Il Capitale <---Il XX <---Inghilterra <---Jaca Book <---Kamenev <---Karl Marx <---La Pensée <---La lotta <---Louis Althusser <---Maria Luisa <---Meccanica <---Metafisica <---Morandi <---Nistri-Lischi <---Nuova Italia <---Paese <---Per Marx <---Perché <---Politica <---Pour Marx <---Principi del leninismo <---Problemi <---Présentation <---Psicanalisi 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