Brano: Sraffa, Piero

ti Ricci e Tamburini organizzarono un concentramento di migliaia di squadristi a Firenze, dove votarono un ordine del giorno che condizionava l’obbedienza dello squadrismo a un’azione decisiva da parte del governo; e, con l’occasione, i fascisti imperversarono nella città devastando la sede del Nuovo Giornale, due logge massoniche, circoli socialisti e studi di professionisti. Disordini analoghi si ebbero a Siena, Pisa e Bologna.

Dopo il discorso pronunciato da Mussolini alla Camera il 3.1.1925 e la nomina dell’oltranzista Farinacci alla segreteria del P.N.F., lo squadrismo ebbe nuovi impulsi e potè esercitarsi sempre più affiancato dalla repressione poliziesca. Il 20.7.

1925 Amendola subì una nuova aggressione (morirà a Cannes il 7 aprile dell’anno successivo, in seguito alle lesioni riportate).

Ridotte al silenzio le voci contrarie al regime, gli strali fascisti si rivolsero contro la massoneria (v.) che, dopo aver appoggiato il fascismo agli esordi, se ne era distanziata. Le violenze giunsero al culmine a Firenze nella notte tra il 3 e il 4.10.1925, quando vennero uccisi l’avvocato Gustavo Console e il deputato socialista Gaetano Pilati (v.). Il giorno [...]

[...]iorno successivo a questa nuova esplosione criminosa, durante una riunione del Gran consiglio del fascismo Mussolini criticò il segretario del partito Farinacci per essere andato oltre il limite e gli impose di sciogliere tutte le squadre ancora esistenti o ricostituitesi al di fuori della Milizia.

Fu il primo colpo inferto a Farinacci che, continuando a concepire il fascismo come “organizzazione di combattimento” e a sostenere attivamente lo squadrismo, cominciava a diventare un personaggio scomodo per il regime. La sua estromissione definitiva avvenne il 30.3.1926 e, con l’istituzionalizzazione del fascismo, il partito fu confinato a svolgere un ruolo minore, subordinato allo Stato. Con la trasformazione della Milizia in forza armata “regolare” venne inferto un colpo decisivo all’autonomia della base fascista. Tale processo giunse a compimento con la promulgazione delle Leggi eccezionali (v.) fasciste del novembre 1926 che instauravano ufficialmente la dittatura, rendendo superflua l’attività illegale degli squadristi. Con le “epurazioni” [...]

[...]uate nel P.N.F. tra il 1927 e il 1928, parecchi personaggi dell’intransigentismo squadrista furono perciò tolti dalla scena.

Vecchi squadristi delegati al I Congresso del repubblicano (Verona, novembre 1943)

La volontà normalizzatrice emerse chiaramente dalla circolare di Mussolini ai prefetti del 5.1.1927: « Ora che lo Stato è armato di tutti i suol mezzi di prevenzione e repressione, vi sono dei “residui” che devono sparire. Parlo dello “squadrismo”, che nel 1927 è semplicemente anacronistico, sporadico, ma che tuttavia tumultuariamente ricompare nei momenti di pubblica eccitazione. Così l'illegalismo deve finire. Non solo quello che esplode nelle piccole meschine prepotenze locali, che danneggiano anch'esse il regime e seminano inutili, nonché pericolosi rancori, ma anche l'altro che si sferra dopo gravi avvenimenti ».

Relegato ormai a una dimensione provinciale, lo squadrismo non ebbe più spazio come fenomeno autonomo. Le violenze che nel maggio del 1931 colpirono le sedi e gli iscritti óeW'Azione cattolica (v.) e della

F.U.C.I. ebbero tutte le caratteristiche di una manovra orchestrata dall’alto per costringere a un accordo le recalcitranti organizzazioni cattoliche, nel quadro degli ancora fluttuanti rapporti di forza che si erano stabiliti tra regime e Santa Sede dopo la firma del Concordato del 1929.

Nella repubblica di Salò

Lo squadrismo riprese fiato quale componente del neofascismo di Salò, all’insegna dell’ideologia dell’“onore e del riscatto nazi[...]

[...] fenomeno autonomo. Le violenze che nel maggio del 1931 colpirono le sedi e gli iscritti óeW'Azione cattolica (v.) e della

F.U.C.I. ebbero tutte le caratteristiche di una manovra orchestrata dall’alto per costringere a un accordo le recalcitranti organizzazioni cattoliche, nel quadro degli ancora fluttuanti rapporti di forza che si erano stabiliti tra regime e Santa Sede dopo la firma del Concordato del 1929.

Nella repubblica di Salò

Lo squadrismo riprese fiato quale componente del neofascismo di Salò, all’insegna dell’ideologia dell’“onore e del riscatto nazionale”. Tale volontà di rivincita e l’acceso desiderio di vendetta contro i “traditori” del 25 luglio ebbero modo di esprimersi nel novembre 1943 durante il congresso di Verona del Partito fascista repubblicano (v. Repubblica sociale italiana). Da quella stessa sede partì una squadra per vendicare l’uccisione del federale fascista di Ferrara Igino Ghisellini: risultato della rappresaglia furono

Partito fascista

11 morti (v. Estense, Castello).

Tra il settembre e l’ottobre[...]

[...]nale. Le bande Koch (v.), Carità (v.), Collotti (v.), Colombo, Pollastrini e altre dello stesso tipo furono tristemente note per la loro efferatezza, operando in varie regioni come eredi del “fascismo delle origini”, armate e incoraggiate dalle autorità governative e dai tedeschi. Inoltre, con decreto del 21.6.

1944 vennero militarizzate tutte le squadre del P.F.R. e nacquero le Brigate nere (v.), ultimo sanguinoso capitolo della storia dello squadrismo fascista (si veda anche la voce Forze Armate repubblichine).

D.Ca.

Squarzanti, Renato

N. a Ferrara il 2.6.1915; chimico.

Per aver svolto propaganda comunista nell’Ospedale militare di Bologna, nel 1938 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, il 14.9. 1938, lo condannò a 5 anni di reclusione.

Sraffa, Piero

N. a Torino il 5.8.1898, m. a Cam

637

Brano: [...]ndazione del Partito comunista, pochi furono coloro che vi aderirono, sia per il terrore fascista già imperversante nella provincia sia per l’influenza mantenuta dal P.S.I. attraverso i suoi parlamentari locali. Tra questi è da ricordare Giacomo Matteotti (v.), eletto in provincia di Rovigo, quindi nello stesso collegio elettorale.

Il fascismo

Nella seconda metà del 1920 sorsero nel Ferrarese i germi fascisti e cominciò a prendere piede lo squadrismo agrario, che, precisamente a San Bartolomeo in Bosco, costituì nel 1921 il primo « sindacato agricolo » fascista. Fu appunto a Ferrara che il fascismo elaborò la propria « riforma agraria », volta a conquistare il favore dei contadini con la promessa dell’assegnazione di terre marginali. Si delineò così una alleanza organica tra l’Agraria e il fascismo che diede vita a imponenti raduni (come quello della primavera del 1922), nei quali l’aspetto

squadristico e quello sindacalistico, basato soprattutto sulla rivendicazione di lavori pubblici e di stanziamenti governativi per le bonifiche, si[...]

[...]2.1920 all’ottobre

1922 fu un susseguirsi di incendi, devastazioni e saccheggi che distrussero sedi delle leghe bracciantili, circoli, cooperative, Case del popolo. Le organizzazioni socialiste furono colpite nei loro dirigenti, molti dei quali vennero assassinati. Le amministrazioni comunali socialiste furono costrette a dimettersi: sindaci e assessori dovettero fuggire, alcuni scamparono per poco alla morte.

Tra le numerose vittime dello squadrismo a Ferrara, Mesola, Portomaggiore, Argenta (v.)f Medelana, Consandolo, Pilastri e Massafiscaglia si ricordano: Angelina Toni, assassinata T8.3.1921 a Pieve di Cento; il socialista Carlo Borghetti, ucciso il 19.1.1921; l’operaio Giuseppe Gal assi, gravemente ferito il 20.12.1920 e morto il 22.2.1921; il giovane socialista Tullio Zecchi, morto il 29.3.1921. E ancora: Balboni, Bernardini, Zappaterra, Gaiba, Cenacchi, Granata, Antonellini, Melloni, Feri, Bulgarelli, Ranuzzi. Ad Argenta, il 23.8.1923 fu ucciso a bastonate dai fascisti don Giovanni Minzoni (v.), organizzatore dei lavoratori cattolic[...]

[...]Cento; il socialista Carlo Borghetti, ucciso il 19.1.1921; l’operaio Giuseppe Gal assi, gravemente ferito il 20.12.1920 e morto il 22.2.1921; il giovane socialista Tullio Zecchi, morto il 29.3.1921. E ancora: Balboni, Bernardini, Zappaterra, Gaiba, Cenacchi, Granata, Antonellini, Melloni, Feri, Bulgarelli, Ranuzzi. Ad Argenta, il 23.8.1923 fu ucciso a bastonate dai fascisti don Giovanni Minzoni (v.), organizzatore dei lavoratori cattolici.

Lo squadrismo di Balbo

Proveniente dal Partito repubblicano e pur non essendo tra i primi fondatori del fascismo ferrarese, dalla primavera del 1921 Italo Balbo (v.) acquistò un peso crescente nell’ambito locale, come espressione di quel complesso indirizzo che univa i due aspetti dello squadrismo antisocialista e del sindacalismo « nazionale ». Tale sindacalismo, dopo aver usurpato con la violenza tutti gli strumenti associativi e di difesa economica creati dal proletariato agricolo, cercò di riorganizzarli in corporazioni (v. Corporativismo fascista) poste sotto l’egemonia della proprietà fondiaria e del capitale agrario.

Balbo fece inoltre adottare ai Fasci metodi di organizzazione militare che riuscirono decisivi, almeno sul terreno locale; e nello stesso tempo stabilì collegamenti col fascismo nazionale e con gli interessi nazionali dell'Agraria attraverso Milano

Brano: Squadrismo fascista

Arturo Breviglieri si era guadagnata fin dall'estate 1920 una fama sinistra. Il 21 dicembre la “Celibano”, insieme alla squadra bolognese di Leandro Arpinati (v.), attaccò un comizio socialista che era stato proclamato in seguito alla bastonatura del deputato socialista Adelmo Niccolai, avvenuta il giorno precedente. Nel corso di uno scontro a fuoco in piazza del Castello, tre fascisti e un socialista persero la vita. Come al solito, il risultato della provocazione fu addossato ai socialisti, con tutto il seguito di ulteriori aggressioni e violenze contro le sedi e gli organizzato[...]

[...]lia.

Italo Balbo (v.), entrato nel movimento solo dopo che l’Associazione agraria ebbe iniziato a sovvenzionarlo regolarmente, prese in ma’ no le redini dell’organizzazione fascista nel Ferrarese. Abile organizzatore e ben introdotto negli ambienti più autorevoli, divenne il nuovo astro nascente del movimento: quando Mussolini in aprile visitò Ferrara, gli fece trovare 30.000 fascisti schierati in piazza.

Sull’onda deH’esempio ferrarese lo squadrismo dilagò in tutta l’Emilia, nella bassa pianura del Veneto, in Lombardia, in Piemonte, nelle campagne della Toscana, in Umbria e nelle Puglie, spesso assumendo denominazioni truculente, come i Cavalieri della Morte (v.) di Parma.

In Lomellina un “Fascio di educazione e difesa sociale” era stato fondato da alcuni proprietari di Mortara (v. Pavia) in vista delle elezioni amministrative del 1920. L’Agraria locale aveva fornito i primi finanziamenti e, attraverso un sistema di autotassazione, gli squadristi furono ingaggiati con una paga di 40 lire giornaliere. Li organizzò Cesare Forni (v. Diss[...]

[...]o richieste, ma gli agrari non intendevano cedere e Forni scatenò un attacco contro le organizzazioni socialiste della zona. La notte del 27 aprile, nel corso di una di queste azioni, una squadra invase la casa del capolega Giovanni Salvadeo. Quando questi, percosso con una mazza, cadde a terra sotto gli

occhi della moglie e del figlio, un fascista gli sparò a bruciapelo una rivoltellata nella schiena.

Autunno 1920 estate 1921

Ormai lo squadrismo aveva assunto una sua fisionomia precisa: il baricentro delle aggressioni si era spostato dalla città alla campagna, attingendo quadri e mezzi dagli strati agrari della borghesia. Dopo le oscillazioni iniziali il movimento si caratterizzò sempre più come forma di violenza terroristica antipopolare. Dall’autunno del 1920 in poi sorsero molti nuovi fasci che organizzarono le rispettive squadre d'azione, composte per lo più da giovani (ex ufficiali di complemento da poco congedati, ex arditi, ex legionari dannunziani, studenti) schierati contro il socialismo “antinazionale”, nonché da agrari e p[...]

[...]animati da odio antioperaio, e infine da mercenari reclutati tra disoccupati e sottoproletari.

La tecnica delle aggressioni seguiva un copione abbastanza preciso: gli squadristi, armati di tutto punto, concentravano i loro attacchi in forze contro singoli obiettivi, giocando sulla sorpresa (le azioni venivano spesso compiute di notte), sull'effetto deterrente del terrore e sulla rapidità di esecuzione (il camion diventò quasi un simbolo dello squadrismo). Le vittime erano i dirigenti locali del movimento operaio e socialista, bastonati, costretti all'esilio, assassinati; nel corso delle azioni venivano devastate e incendiate le leghe operaie e contadine, le Camere del lavoro, le cooperative, le sezioni socialiste e comuniste. Le giunte “rosse” venivano costrette a dimettersi. L’attacco mirava insomma a distruggere il tessuto connettivo, la rete di solidarietà e di organizzazione, orgoglio e forza del movimento operaio, per disperdere e terrorizzare organizzatori e organizzati.

Nel solo primo semestre del 1921, secondo statistiche compilat[...]

[...] organizzazioni guidate dai socialisti, proprio nelle provincie dove questi erano più forti, soprattutto nelle campagne ».

Le più colpite furono le provincie padane, la Toscana, la Venezia Giulia, il Piemonte, le Puglie. L’accelerazione della violenza fascista in questa fase era senz'altro da attribuire al mutato atteggiamento delle autorità che, con il nuovo governo Giolitti, passarono da una benevola tolleranza a un appoggio esplicito dello squadrismo: le squadre ricevettero appoggio e protezione dalle autorità prefettizie, mentre quelle militari fornivano armi e ufficiali. Spesso i carabinieri, informati in anticipo delle spedizioni squadristiche, le precedevano di qualche ora e perquisivano le sedi operaie per sequestrare eventuali armi, dopodiché arrivavano le squadre che operavano indisturbate. La parzialità degli organi dello Stato emerge anche da una statistica della Direzione generale di Pubblica sicurezza, dell’8.5.1921. Risultavano, a quella data, 1.073 casi di violenza, ma i fascisti arrestati erano solo 396 (più 878 denunciati a[...]

[...]alisti si erano avuti 1.421 arresti (più 617 denunciati a piede libero).

Nell’estate del 1921 il fascismo non era più un fenomeno isolato: la mobilitazione e l’unificazione di classe della borghesia andavano ormai saldandosi con l’affermazione clamorosa della violenza squadrista, nel quadro di un progetto complessivo che mirava alla sconfitta “militare” del movimento rivoluzionario, peraltro minato al suo interno da incertezze e divisioni.

Squadrismo toscano

A partire dal 1921 l’epicentro delle spedizioni punitive si spostò in To

Squadristi della Lomellina davanti alla Casa del Popolo di Trecate (Novara) da loro distrutta .il 18.7.1922

633

Brano: [...]ti (v.) di servirsi dei fascisti per stroncare le rivendicazioni dei lavoratori e demolirne le istituzioni, contando di riassorbire poi il movimento mussoliniano nell’ambito del sistema parlamentare come componente della destra tradizionale, diede via libera a un’ondata di violenze, saccheggi, distruzioni e assassini'! che, con l’omertà appunto dei pubblici poteri e l’aperta simpatia delle autorità locali e delle gerarchie militari, permise allo squadrismo di svilupparsi in tutto il Paese. La crescita dei Fasci e, con le elezioni politiche del 1921, l’ingresso in Parlamento di un gruppo di 35 deputati capeggiati dall’ex socialista massimalista romagnolo Mussolini, avviarono la confusa e composita formazione fascista a omogeneizzarsi intorno a quello che rappresentava in definitiva il solo comune obbiettivo dei promotori: la presa del potere. Mussolini, trasformista per eccellenza, iniziò così una lenta conversione verso l’alleanza organica coi settori della destra reazionaria, abbandonando allo squadrismo provinciale di Roberto Farinacci e Dino[...]

[...]gresso in Parlamento di un gruppo di 35 deputati capeggiati dall’ex socialista massimalista romagnolo Mussolini, avviarono la confusa e composita formazione fascista a omogeneizzarsi intorno a quello che rappresentava in definitiva il solo comune obbiettivo dei promotori: la presa del potere. Mussolini, trasformista per eccellenza, iniziò così una lenta conversione verso l’alleanza organica coi settori della destra reazionaria, abbandonando allo squadrismo provinciale di Roberto Farinacci e Dino Grandi le coperture «socialiste» e «rivoluzionarie». L’8.11.1921 la creazione del Partito nazionale fascista corrispose, nelle dichiarazioni di Mussolini, a un impegno di « restaurazione »: dal periodo « dannunziano », populista e vagamente intimidatorio anche nei confronti della classe dirigente economica, il fascismo passava ad assumere il ruolo di gendarme e vindice del potere capitalistico contro le masse lavoratrici, al posto di una democrazia parlamentare dimostratasi incapace di liquidare la pressione e la forza di queste.

Secondo i dati forni[...]

[...]one economica, le vaste agitazioni operaie e contadine, lo spettro della rivoluzione russa del 1917 trovavano naturalmente i ceti imprenditoriali ben disposti ad assicurarsi una milizia armata che ponesse fine ai loro timori.

Il governo Bonomi, succeduto nell’estate 1921 al gabinetto Giolitti, si rivelava d’altra parte impotente a

sanare le falle della situazione economica, mentre favoriva con sempre più palese complicità la crescita dello squadrismo fascista. Quando, vittima della propria debolezza, il gabinetto Bonomi cadde il 17.2. 1922, il Partito Popolare pose il veto a una nuova candidatura Giolitti e il mandato passò così all’irresoluto e scolorito discepolo dello statista di Dronero, Luigi Facta (v.).

La scalata di Mussolini al potere

A questo punto, certamente Mussolini sentì che il potere gli veniva a portata di mano. La sua alleanza con i ceti imprenditoriali e l’alta finanza, ora rassicurati sulle vere intenzioni del fascismo, si fece stretta e proficua. Largamente finanziati dalla Confindustria e dalla Confagricoltura, [...]

Brano: [...]po delle organizzazioni politiche ha fatto della propria zona una specie di regime feudale a suo uso e consumo ».

Per risolvere la scottante situazione, un decreto del governo fascista proibì 1*1.2.1923 le organizzazioni squadristiche; molti membri delle squadre d’azione furono inquadrati nella cosiddetta Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (v.), che venne appositamente istituita il 12.

1.1923, a spese dello Stato.

« C’era uno squadrismo speciale che mi poneva avanti un problema con riflessi di ordine morale e storico — disse Mussolini alla Camera nel suo discorso delI*8.6.1923

— il problema dello squadrismo fascista. Bisognava disperderlo, dire a questa gente: ” Andate a casa, tutto è finito " ?

Non si poteva! Prima di tutto perché sarebbe stato pericoloso: e d’altra parte dovevo trasformare questo squadrismo, che aveva agito sul terreno deH'illegalismo, in un organo che fosse alle dirette dipendenze dello Stato ».

Ma la misura non fu in realtà sufficiente a interrompere l’illegalismo squadrista. Questo continuò a manifestarsi nelle quotidiane violenze, fino a giungere all’assassinio di Giacomo Matteotti nel giugno 1924.

Misuri e Forni

Tra i primi e più tenaci dissidenti fascisti vi fu Alfredo Misuri. Già legato ai grossi agrari deH’Umbria, nel marzo 1922 egli si era dimesso dal Fascio per passare con i nazionalisti, ma dovette rientrare nel Partito fascista quando questo assorbì quello n[...]

Brano: Squadrismo fascista

diamo calando su Roma », mentre 40.000 squadristi sfilavano in parata.

Gli squadristi si apprestarono a marciare subito sulla Capitale, ma Mussolini si spostò a Milano, da dove continuò a trattare fino all'ultimo momento con il governo. Il 26

27 ottobre scattò la mobilitazione generale: in Piemonte, Emilia e Toscana le squadre occuparono stazioni ferroviarie e prefetture senza incontrare resistenza. Il 27 il Comando generale del quadrumvirato si insediò a Perugia.

Nonostante la pomposità dei preparativi, lo svolgimento tattico dell'azione assunse aspetti grotteschi: le tr[...]

[...]Andrea Chiomo. Inoltre i fascisti diedero alle fiamme la Camera del lavoro e uccisero barbaramente l’anarchico Pietro Ferrerò, segretario della FlOM, il cui corpo fu legato a un camion e trascinato per le vie di Torino. Angelo Quintagliè, un collega di Berruti che aveva protestato per l’assassinio del suo compagno di lavoro, subì la stessa sorte. Nessuno degli assassini venne arrestato. Anzi Piero Brandimarte e Cesare Maria De Vecchi, capo dello squadrismo torinese, ottennero pubblici riconoscimenti per le loro gesta.

La crisi del 1924

Gli anni tra l’ottobre 1922 e il gennaio 1925, che precedettero la trasformazione del fascismo in regime, furono di « interregno istituzionale », caratterizzati da contrasti all'interno dello stesso partito fascista. Tra il 1923 e il 1924 si ebbe il fenomeno dei capi fascisti locali che, cumulando cariche politiche e militari, si diedero a spadroneggiare nelle provincie con il sostegno delle loro personali squadre d’azione, tenute in vita anche dopo l’istituzione della M.V.S.N. che, nelle intenzioni di Muss[...]

[...]egime, furono di « interregno istituzionale », caratterizzati da contrasti all'interno dello stesso partito fascista. Tra il 1923 e il 1924 si ebbe il fenomeno dei capi fascisti locali che, cumulando cariche politiche e militari, si diedero a spadroneggiare nelle provincie con il sostegno delle loro personali squadre d’azione, tenute in vita anche dopo l’istituzione della M.V.S.N. che, nelle intenzioni di Mussolini, avrebbe dovuto legalizzare lo squadrismo. Fu il periodo detto dei “ras”: Balbo a Ferrara, Giuseppe Baroncini a Bologna, Farinacci a Cremona, Bernardo Barbiellini Amidei a Piacenza, Tonino Arriva bene a Mantova, Sala ad Alessandria, Forni nella Lomellina, Ricci a Carrara, Carlo Scorza a Lucca e Aurelio Padovani a Napoli furono tra i maggiori esponenti di questa fase.

Nella sua forma più violenta e illegale il rassismo venne però presto emarginato dall’azione congiunta dei capi minori e del “duce”, il quale non poteva accettare l’esistenza di poteri locali che condizionassero l’azione al centro e mettessero in discussione l’immagin[...]

[...] Ma a quel punto gli intransigenti, capeggiati da Farinacci e da altri ras emiliani e toscani, rialzarono la testa e invocarono una « seconda ondata », cioè una nuova azione di forza che venne poi condotta dalla Milizia e dalle squadre dazione per schiacciare definitivamente ogni opposizione residua. Il 5 settembre Piero Gobetti (v.) fu percosso duramente a Torino. Il 31 dicembre gli intransigen

20/\ÀZ6AÀRZDXYII

Manifesto celebrativo dello squadrismo, diffuso dal regime In occasione di un raduno nazionale fascista (Roma, 26.3. 1939)

636

Brano: [...] un decennio, nella quale, attraverso reminiscenze personali e corrispondenza scambiata in quegli anni con amici e compagni, fa rivivere la temperie intellettuale e politica dì un periodo che ha profondamente segnato la coscienza dell'autore e in generale la vita della sinistra in Italia. Autore assai fecondo, i suoi saggi, recensioni e puntuali commenti appaiono frequentemente sui periodici e sui quotidiani più autorevoli del paese.

M.Gi.

Squadrismo fascista

Organizzazione e lotta armata delle squadre d’azione fasciste contro il movimento democratico e le organizzazioni dei lavoratori.

Origini

L’assalto del 15.4.1919 alla sede milanese dell’Avanti! (v.), viene considerato la prima prova dello squadrismo fascista, un esordio apparentemente contraddittorio con la successiva caratterizzazione, per lo più rurale, del fenomeno.

Le città costituivano nel primo dopoguerra il luogo naturale d’incontro tra le speranze frustrate del “reducismo”, l’esasperazione dei ceti medi a causa della disoccupazione e del carovita, il livore antioperaio della borghesia. Fu quindi significa

tivo che il fascismo (v.), proponendosi interprete di questi risentimenti, nascesse in una città come Milano, cuore industriale del Paese. Qui Benito Mussolini fondò il 23.3.

1919, presso il “Circolo degli interessi ind[...]

[...]egli arditi, aumentati di numero dopo la rotta di Caporetto (v.), avevano dato un importante contributo alle battaglie del Piave e di Vittorio Veneto. All’indomani della smobilitazione (gennaio 1919) molti exarditi si erano riversati nelle città, dove la disoccupazione, la loro assuefazione alla violenza e la mancanza di occasioni per esercitarla ne facevano una massa di manovra disposta a ogni avventura.

Rispetto agli sviluppi successivi, lo squadrismo esordì quasi in tono minore, a metà strada tra la spacconata e la provocazione. I tafferugli milanesi del 15.4.1919, conclusisi con il già citato assalto alla sede dell'“Avanti!” di via San Damiano e le squadre antisciopero del 2021 luglio mancavano della coerenza di un piano preciso ed erano accompagnati da un diffuso scettiscismo circa la loro validità ed efficacia (De Luna). Più in generale, il movimento fascista era ancora alla ricerca di un profilo preciso, di una collocazione, come dimostrerà il ruolo marginale, di semplice fiancheggiatore, rivestito da Mussolini durante l’avventura fiu[...]

[...] del Consiglio Francesco Saverio Nitti (v.).

L’eccidio di Bologna (21.11.1920)

Il punto di svolta e la grande occasione del movimento si ebbero tra la primavera e l’autunno del 1920, quando gli agrari emiliani, dopo la “grande paura” delle lotte bracciantili del marzo 1920 (v. Cascine, Occupazione delle), decisero di passare all’offensiva. Essi stipularono un’alleanza con i piccoli proprietari in chiave antisocialista e individuarono nello squadrismo la forza armata che poteva ridimensionare le pretese dei “bolscevichi”.

Il 21.11.1920, a Bologna, i socialisti festeggiavano la vittoria alle elezioni amministrative e una grande folla si era raccolta davanti a Palazzo d’Accursio (v.). Improvvisamente i fascisti irruppero nella piazza e penetrarono nel palazzo, dove era in corso una riunione del Consiglio comunale. Dal balcone del palazzo piovvero alcune bombe sulla folla (morirono 9 persone e almeno altre

50 rimasero ferite), mentre nell'aula del Consiglio veniva ucciso, in una sparatoria, l’avvocato Giulio Giordani, nazionalista e mem[...]

[...] alcune bombe sulla folla (morirono 9 persone e almeno altre

50 rimasero ferite), mentre nell'aula del Consiglio veniva ucciso, in una sparatoria, l’avvocato Giulio Giordani, nazionalista e membro della minoranza. I giornali accusarono i socialisti di strage e, nei giorni successivi, i fascisti scatenarono la caccia al sovversivo. Da quel momento si scatenarono, in Emilia e nelle altre regioni, “spedizioni punitive” delle squadre d’azione.

Squadrismo padano

A Ferrara (v.), la squadra uCelibano” capeggiata da Olao Gaggioli e

Una delle prime squadre fasciste pavesi (1921)

Brano: [...]In realtà, questo preludio del regime totalitario e l’intero episodio sono stati ridimensionati dalla esatta ricostruzione storica ad assai modeste e perfino grottesche proporzioni. Sono state così rivelate le condizioni reali che hanno reso possibile la parata fascista, come pure il carattere disordinato e incruento di una iniziativa, il cui successo fu assicurato fondamentalmente dalla inerzia e dalla complicità degli organi dello Stato.

Lo squadrismo fascista

I prodromi della « marcia » risalgono al momento in cui il fascismo (v.), dopo il 1919, cominciò a proporsi come forza disponibile per una soluzione di potere al servizio della deatra economica più retriva e delle vecchie caste dominanti. Il passaggio dello squadrismo dalla fase puramente « agraria », che aveva contraddistinto le origini del movimento nella valle Padana, a quella di forza repressiva delle organizzazioni operaie e della sinistra in generale, avvenne sul finire del 1920, con la complicità dell’Esercito, dell’Amministrazione statale (i prefetti furono larghi di tolleranza e di appoggi di fronte alle violenze fasciste), e dello stesso ministro della Guerra, il socialdemocratico /vanoe Bonomi (v.).

Brano: [...]920 alcuni squadristi si presentarono in casa del dirigente socialista e, non avendolo trovato, profferirono dure minacce alla moglie. Durante l'inverno 192021 e nella primavera successiva le azioni squadristiche s'intensificarono: il 16 aprile, in seguito a una spedizione punitiva organizzata a Brolo, dove era in corso la lotta per il rinnovo dei patti agrari, si ebbero 2 vittime della violenza fascista; il 23 dello stesso mese, bersaglio dello squadrismo fu la popolazione di San Pietro Patti, rea di aver eletto una amministrazione socialista; il 13 maggio fu attaccato il Comune socialista di Nizza Sicilia e vennero devastate sedi operaie. Nell'esecuzione di queste violenze un ruolo non indifferente ebbero gli organi di polizia che, con il loro atteggiamento, favorirono obiettivamente le azioni squadristiche. L’autorità prefettizia, per svuotare di contenuto le conquiste dei lavoratori, si premurò poi di ritardare i decreti di concessione di terra alle cooperative contadine e di accogliere le modifiche peggiorative degli agrari.

Lo squadris[...]

[...]izza Sicilia e vennero devastate sedi operaie. Nell'esecuzione di queste violenze un ruolo non indifferente ebbero gli organi di polizia che, con il loro atteggiamento, favorirono obiettivamente le azioni squadristiche. L’autorità prefettizia, per svuotare di contenuto le conquiste dei lavoratori, si premurò poi di ritardare i decreti di concessione di terra alle cooperative contadine e di accogliere le modifiche peggiorative degli agrari.

Lo squadrismo non riuscì tuttavia ad assolvere completamente il suo compito a Messina, città tradizionalmente contraria a metodi di violenza. Le forze socialiste seppero qui mantenere sempre vivo il loro prestigio e, nel 1921, la nascita del Partito comunista a opera dei giovani socialisti intransigenti Umberto Fiore, Pietro Pizzuto e del già noto Concetto Marchesi (v.), fortificò l’arco della sinistra invece di spezzarlo.

I rapporti fra comunisti e socialisti, tra i quali era ancora Lo Sardo, furono sempre condizionati dalla preoccupazione di rafforzare il fronte operaio. Non tutta la borghesia del res[...]

Brano: « Muti Ettore », Legione

NeH’immediato dopoguerra riprese gli studi, conseguendo la licenza tecnica, ma la sua innata vocazione alla violenza lo spinse tra le file dello squadrismo. Messosi in luce nelle prime spedizioni punitive delle camicie nere al soldo degli agrari del Ravennate, fu poi inserito nella Milizia portuale, raggiungendovi a 22 anni il grado di console, equiparato a quello di colonnello.

Gerarca fascista

Nel 1936, già largamente noto negli ambienti fascisti, partecipò come pilota aviatore all’aggressione etiopica, conseguendo facili allori. Successivamente partecipò alla guerra di Spagna, come ufficiale degli stormi inviati dal governo fascista in appoggio a Franco e aventi base nel Marocco spagnolo.

Nel 1939 Galeazzo Ciano consigliò a Mussolini[...]

[...]repubblichina ne fu preoccupata. Tale era il discredito gettato sul fascismo milanese, già in serie difficoltà a ricomporre i propri quadri, che il commissario federale Aldo Resega ordinò al Colombo di « ripulire le file della ” Muti " ».

Ma il Colombo, che aveva già alle dipendenze 200 uomini, si rifiutò. Di fatto egli si sottraeva a qualsiasi controllo delle superiori gerarchie e le accusava di mollezza. Né d’altra parte poteva reprimere lo squadrismo chi riponeva in esso l’estrema salvaguardia delle proprie sorti. Gli uomini di Colombo poterono quindi operare senza freni di sorta. Un reparto della « Muti » si installò a Milano e un altro fu dislocato in Piemonte per svolgervi attività antipartigiana. Il nucleo milanese si distinse per i suoi eccessi, che andavano dalle ruberie alla tortura e al massacro. Nella Caserma Solinas, sede dell’ufficio politico della « Muti » cui sovrintendeva certo Celestino Carrella (soprannominato Conte di Toledo e individuo degenere),

La caserma della « Muti » occupata dai partigiani nei giorni della liber[...]