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Il segmento testuale soggettivismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 225Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]ccavo quanto più era possibile la « sociologia » dal fondamento economico concepito in modo assai astratto, e dall'altro lato nell'analisi « sociologica » scorgevo soltanto lo stadio iniziale della vera e propria ricerca scientifica in materia di estetica (Storia dell'evoluzione del dramma moderno, 1909; Metodologia della storia letteraria, 1910, ambedue in ungherese). I miei saggi apparsi fra il 1907 e il 1911 oscillavano fra questo metodo e un soggettivismo mistico.
Era naturale che in un tale sviluppo della mia concezione del mondo le impressioni giovanili dalla lettura di Marx impallidissero sempre più e finissero per avere una parte sempre minore nella mia attività scientifica. Consideravo Marx non meno di prima l'economista e il « sociologo » più competente; ma economia e _« sociologia » avevano per allora una parte minore nella mia attività. I singoli problemi e le fasi dello sviluppo, nel quale questo idealismo soggettivo mi condusse a una crisi filosofica, non interessano il lettore. Ma questa crisi — invero a mia insaputa — era
LA MIA [...]

[...]ia della storia ». Questo tentativo acquistò una particolare sfumatura dal fatto che nel mio paese, in Ungheria, l'ideologia del « socialismo di sinistra » più influente era il sindacalismo di Erwin Szabos. I suoi scritti sindacalisti dettero ai miei « tentativi di filosofia della storia », accanto a più di un elemento positivo (ad esempio la conoscenza, fatta attraverso lui, della Critica del programma di Gotha), una nota accentuata di astratto soggettivismo e pertanto eticizzante. Tagliato fuori, in quanto intellettuale universitario, dal movimento operaio illegale, non potei prendere visione, durante il conflitto, né degli scritti spartachisti né di quelli di Lenin sulla guerra. Lessi invece, con effetti profondi e duraturi, le opere di prima della guerra di Rosa Luxemburg. Stato e rivoluzione di Lenin l'ho letto solo nel periodo rivoluzionario 19181919.
4 GEORG LUKACS
In tale fermento ideologico mi colsero le rivoluzioni del '17 e del '18. Dopo breve esitazione mi iscrissi nel 1918 al Partito Comunista Ungherese e rimasi da allora nelle file[...]

[...] economici di Marx, a un più profondo studio della storia, della storia economica, di quella del movimento operaio ecc., impegnandomi così in una revisione continua dei fondamenti filosofici. Tuttavia questa latta per impadronirsi della dialettica marxista durò molto a lungo. Le esperienze della rivoluzione ungherese mi mostrarono bensì molto chiaramente la fragilità di ogni teoria sindacaleggiante (funzione del partito nella rivoluzione), ma un soggettivismo ultrasinistro é sopravvissuto in me ancora a lungo (posizione nel dibattito sul parlamentarismo, 1920; atteggiamento nell'azione del marzo 1921). Questo mi impediva soprattutto di intendere veramente ed esattamente il lato materialistico della dialettica nel suo significato filosofico più comprensivo. Il mio libro Storia e coscienza di classe (1923) mostra molto chiaramente questo passaggio. Nonostante il tentativo, già consapevole, di superare ed « eliminare » Hegel con Marx, ,Rrpb1emi_ decisivi_.di dialettica venivano risolti idealisticamente (dialettica della natura, teoria del rispecchia[...]

[...]iero di Stalin mi divenne sempre più evidente. Lenin, all'inizio del periodo imperialistico, ha messo in luce, partendo dalla dottrina dei classici, l'importanza del fattore soggettivo. Stalin ne ha fatto un sistema di dogmi soggettivistici. Il tragico dissidio
i
12 GEORG LUKÁCS
consiste nel fatto che le sue grandi qualità di ingegno, le sue ricche esperienze, la sua notevole acutezza, lo condussero non di rado a rompere il cerchio magico del soggettivismo, anzi ad accorgersi chiaramente dell'erroneità di esso. Pertanto mi appare tragico che la sua ultima opera cominci con una giusta critica del soggettivismo economico senza che in lui affiori mai il minima sospetto di esserne stato lui stesso il padre spirituale e l'assiduo promotore. D'altra parte in un tale sistema di pensiero possono coesistere pacificamente concezioni che si contraddicono risolutamente. Per esempio, la teoria dei contrasti di classe continui e necessariamente esasperantisi insieme alla presenza tangibile del comunismo, secondo e superiore stadio del socialismo. Dall'accoppiamento di queste affermazioni reciprocamente escludentisi é nata la sua visione da incubo di una società comunista in cui il principio liberatore « Ciascun[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]e in parte creare le sue condizioni, non ci potesse essere, sul piano filosofico, uno scambio utile. La posizione del problema gnoseologico, alcuni elementi di criticismo, l'accentuazione dello storicismo materialistico, sociologico, un certo senso di distinzione fra politica e filosofia, il senso storico che permea anche gli scritti più divulgativi di Engels, potevano ben servire a moderare il materialismo metafisico di alcuni sovietici e lultrasoggettivismo di alcuni tedeschi. Qualcosa dell’eredità filosofica della socialdemocrazia si ritroverà certo negli intellettuali comunisti che noi consideriamo. Ma saranno solo aspetti secondari in uno sviluppo ideologico a cui la rivoluzione, la rottura con la socialdemocrazia, il legame con una nuova fase della cultura europea, imprimono un corso particolare.

Questa, sommariamente, la situazione in campo socialista, l’ambiente in cui il libro di Bukharin parve probabilmente la trascurabile espressione di un mondo del tutto diverso. Comuni in alcuni punti con quelle socialiste, ma in genere più complic[...]

[...]tà è attività rivoluzionaria di una certa classe che occupa una certa posizione nella storia e nelle strutture economiche. Osserva Lukàcs, in una specie di intervista del ’33 \ che uno dei motivi dei suoi lavori del 19091911 era la separazione, fatta dietro suggestione di Simmel, della sociologia dai fondamenti economici concepiti ancora molto astrattamente. Ma questa separazione si trova anche dopo, ed è in sostanza essa la premessa teorica del soggettivismo, cioè la mancanza del senso delle radici essenziali che ha la classe operaia nel mondo economico, nella realtà in generale. Si rimane cosi come bloccati nell’opposizione astratta alla Seconda Internazionale (di cui è caratteristica appunto quest’ultima tesi), nell’incapacità di assimilarne i movimenti positivi.

1 Internationale Literatur, 1933, n. 2, pp. 1857. È stata ripubblicata recentemente col titolo « Mein Weg zu Marx » (Lukàcs zum siebzigsten Geburtstag, Berlin, 1955).350

I documenti del convegno

Che esistesse la possibilità di uscire sia pure lentamente da questo intellettual[...]



da Roberto Pertici, Giovanni Amendola: l'esperienza socialista e teosofica (1898-1905) in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]« sentiment naturel d'isolement », che avevano fortemente condizionato la sua adesione alla teosofia. Questa vicenda personale si intrecciava con una mutazione intellettuale, che si andava lentamente compiendo nel corso del 1904: Amendola prende lentamente atto delle profonde aporie che sono alla base della sua scelta teosofica; non solo, ma l'occultismo gli comincia a sembrare pericoloso anche moralmente, in quanto rischia di ripiombare in quel soggettivismo assoluto, per vincere il quale egli era approdato appunto alla teosofia. Le sue idee teosofiche vanno, dunque, perdendo i loro risvolti pseudometafisici e si riducono sempre piú a semplici norme morali ed umanitarie. Tale mutamento sostanziale è incoraggiato dall'incontro con lo scrittore Alfred Meebold, legato strettamente all'antroposofia di Rudolph Steiner, che poneva l'accento sugli aspetti morali, di perfezionamento e di sviluppo della personalità umana, inerenti alle dottrine
16 Il problema dell'anima cit., p. 333. Sul concetto di Sé subliminale, cfr. HENRI F. HELLENBERGER, La scoperta[...]



da Baratono (relatore per la mozione unitaria) con presentazione di Argentina Altobelli (presidente), e Giovanni Bacci, Discorso di Baratono in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]
Questa concezione oggettiva li porta di conseguenza a curare ciò che è la vita quotidiana, contingente, a cercare la piccola lotta, la piccola riforma, abbandonando al fato il fine ultimo da raggiungere.
Per me la loro concezione è profondamente errata. Altrettanto come questa concezione oggettivistica di Carlo Marx, che non fu mai materialistica in tale senso, dell'assoluto oggettivismo, altrettanto errata è, però, la concezione opposta di un soggettivismo, di un volontarismo marxista che fiorisce oggi, ma è vecchia, e di cui già nel sindacalismo
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soreliano abbiamo gli elementi; questo volontarismo per cui per il cosiddetto rovesciamento della prassi, è la volontà nostra, anzi di una élite, di una piccola minoranza quella che può decidere o no delle sorti della storia e della rivoluzione.
Anche tale concezione è lontanissima, a mio credere, dal pensiero di Carlo Marx, il quale non si adagia né in quella oggettività né in questa soggettività, assolutamente, ma, appunto, pone il divenire storico nella opposizione dell'una con l'altra. Sopra[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]sofia non può essere che metafisica, mentre la grande conquista della storia del pensiero moderno, rappresentata dalla filosofia della prassi, è appunto la storicizzazione concreta della filosofia e la sua identificazione con la storia » 1.
Infatti lo spirito critico del pensiero moderno ha combattuto l'antico oggettivismo e le relative posizioni ontologiche, fondate sulla costante aristotelicotomistica della storia del pensiero. Il trionfo del soggettivismo non ha impedito, però, che lo spirito venisse ugualmente entificandosi, e che i1 Soggetto universale venisse fondando una nuova metafisica e una nuova teologia. Prima dell'idealismo tedesco il problema verteva sui rapporti tra natura ed Ente trascendente: i sistemi panteistici, piatti e statici, riducenti la storia ad una pura illusione, avevano élimi
1 M. S., pp. 132133.
I documenti del convegno
nato il trascendente rispetto alla natura, ma avevano ricollocato la trascendenza dell'Essere totale nei riguardi dell'uomo. Insomma nell'idealismo l'Assolutooggetto è diventato Assolutosoggetto,[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Sabetti, Il rapporto uomo-natura nel pensiero del Gramsci e la fondazione della scienza in Studi gramsciani

Brano: [...]sterno, presentazione da lui definita appunto acritica, quale quella del peggiore positivismo'. Egli reagisce contro la posizione che le scienze naturali ed esatte possono venire ad assumere « nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Appellarsi al senso comune, per sostenere in nome di esso la cosí detta « realtà del mondo esterno », sostiene il Gramsci, contro il soggettivismo e l'idealismo che quella realtà tendono a negare, « ha unsignificato piuttosto " reazionario ", di ritorno implicito al sentimento. religioso » 3. « Poiché tutte le religioni hanno insegnato e insegnano che il mondo, la natura, l'universo è stato creato da Dio prima della creazione dell'uomo e quindi l'uomo ha trovato il mondo già bell'e pronto, catalogato e definito una volta per sempre, questa credenza — scrive il. Gramsci — è diventata un dato ferreo del " senso comune " e vive con. la stessa saldezza anche se il sentimento religioso è spento e sopito » 4.
Bisogna d'altra parte riconoscer[...]



da [Le relazioni] R. Cessi, Lo storicismo e i problemi della storia d'Italia nell'opera di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ad esempio furono formulate dalla scienza giuridica tedesca sul concetto di « Stato » e dalla scienza politica inglese sul concetto di « Nazione ». E può nascere il dubbio che anche là concezione storicistica del mondo, in definitiva, non scaturisca anch’essa da un apriorismo caratteristico, sul quale si configuri come proprio modello.

Confesso che accolsi non senza perplessità la negazione della oggettività della realtà e del presupposto del soggettivismo della coscienza, come pure talune prospettive sulla validità della scienza. La politicizzazione della scienza, la considerazione cioè della scienza come politica, legittima nella funzione finalistica, diventa restrittiva, se si limita alla funzione di scoperta del trascendente, dell’ignoto, e creazione razionale utile agli uomini(^per allargare il loro concetto di vita.

È legittimo il timore che lo" schematismo teorico deU’analisi dei concetti nella presunzione di attingere a rapporti concreti si traduca poi in una riduzione dei rapporti stessi, nei quali si presume che il dato storico tro[...]



da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]nto.
Lo studio del testo letterario come oggetto semiotico, ossia come sistema di segni polivalenti, è stato il tema dell'ultimo volume miscellaneo di Segre (1979) che prende a prestito, elaborandoli, alcuni concetti di linguistica testuale, i « modelli culturali secondari » della scuola di Tartu (uxss), sistematizzandoli nel discorso filologico che è l'unico punto di ancoraggio per qualsiasi analisi testuale: « la filologia aiuta a superare il soggettivismo e il solipsismo di certe posizioni moderne della critica e, ahimé, della semiotica » (p. 20). La partita quindi si gioca sul testo, il solo punto di incontro e terreno valido per verificare qualsiasi modello teorico. Nella tesi proposta da Segre il formalismo si innesta
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su una base storica piú robusta, per la quale i modelli semiologici, che sono anche storici e culturali, subiscono una verifica rigorosa su un supporto piú concreto: il testo filologicamente corretto. La presenza di tali modelli non deve spingere il semiologo a prestare fede cieca alla loro validità a[...]



da Maria Teresa Mandalari, Confini tempo esistenza in Ingeborg Bachmann in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]ualistica, permeato da studi filosofici e sostenuto da una capacità speculativa, oltre che emozionale, non comune.

Sicché oggi, con ottica corretta, equilibrata e distanziata, lontana tanto da ogni « fragwiirdige Lobrednerei » (Peter Conrady) quanto dalle altrettanto equivoche denigrazioni (di un Chotjewitz, ad esempio), credo possa dirsi che il centro focale, il punto vitale di forza di tutta la produzione della Bachmann si manifesti in un « soggettivismo lirico », il cui cardine programmatico centrale sta già nei due volumetti di poesie II tempo dilazionato (1953) e Invocazione alVOrsa Maggiore (1956) che ne segnarono l’esordio. Da questi prende le mosse un non vasto ma preciso ventaglio di temi, d’indirizzi e di atteggiamenti che costituiscono la struttura portante, lo scheletro essenziale di tutta la produzione e contrassegnano il ‘ gesto ’ che distingue Ingeborg Bachmann nel panorama letterario postbellico di lingua tedesca. È opportuno estrapolarne subito i due nuclei più importanti e vitali: tempo e linguaggio.

Poiché ormai si sa che [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine soggettivismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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