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Il segmento testuale siste è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Orgosolo e lo stato in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]e poliziesco — questo anello che impe
disce apertura, scambio, trasformazione è il fattore decisivo che
consente quella sopravvivenza e fa si che il paese rimanga oggi una eccezione rispetto a quelli consimili e vicini che, finito un analogo assedio, si vanno trasformando.
Il lungo assedio militare e poliziesco contro Orgosolo, ancor oggi presente, non è un problema secondario, soltanto politico, ma di primo piano, di civiltà: coinvolge la persistenza di tutta la sua singolare economia e cultura.
Se cerchiamo le notizie che riguardano i rapporti di Orgosolo con lo Stato, dall'origine sino ad oggi, non troviamo altro che cenni di guerra, di polizia. E un insieme di sistemi e di meodi di guerra, di polizia è il solo quadro della storia «statale» del paese.
Per l'epoca antica si tratta di vere e proprie guerre contro tutta la regione che lo circonda, tentativi di conquista. Le più antiche notizie, per il periodo cartaginese (VIIV sec. a. C.) ce le forniscono Pausania e Diodoro. Scrive Pausania che di fronte ai cartaginesi molti sardi: « si salvarono tra i monti dell'isola rifugiandosi in montagne, difesi da spelonche e da crepacci » (1). i< Rifugiatisi tra le montagne e nascosti in dimore sotterranee — aggiunge Diodoro —, spesso attaccati, essi restarono liber[...]

[...]on sappiamo come), ed é allora certamente che per la prima volta si costituiscono veri e propri rapporti, codificati, tra il paese e lo Stato. E da questo periodo non abbiamo che notizie di polizia.
Confrontando l'Atto di pace del 1388 tra Eleonora Giudichessa di Arborea e don Giovanni di Aragona (in cui si nomina per la prima volta esplicitamente Orgosolo) (9) con il contemporaneo codice legislativo della « Carta de Logu » (10), sappiamo che esisteva nel paese, formalmente, un posto di polizia con un « Majore de villa » e cinque
(4) ib. Titi Livi ab Urbe condita a cura di Wilhelm Weissenhorn. Vol. V, 1899, Lipsia, Teubner, XL, 34, p. 82; XLI, 6, 8, 9, 17, pp. 108, 110, 117.
(5) ib. C. Suetoni Tranquilli quae superstunt omnia a cura di Karl Ludwig Roth. Vol. III, 1902, Lipsia, Teubner; Tiberius III; 36, pp. 101102.
(6) Scriptorum classicorum bibliotheca oxoniensis Cornelii Taciti Annalium ab excessu Divi Angusti libri a cura di C. D. Fischer, vol. II, 1939, Oxford, Milford; II, 28, s. p.
(7) Codex Justinianus a cura di Paul Krueger, [...]

[...]00 lire sarde o, non potendo pagare, con la prigione a discrezione del Giudice. Non conosciamo il numero dei ban
diti di Orgosolo ma, tenute presenti le notizie di altri paesi di Sardegna, si deve ritenere altissimo e, in certi momenti, quasi vicino alla totalità del paese.
Ma é nel periodo di dominio spagnolo (14101721) che i rapporti tra Orgosolo e lo Stato si configurano in linee che, fortemente, esistono. tutt'oggi.
Con l'introduzione del sistema feudale spagnolo e l'inclusione di Orgosolo nei feudi della Curadoria Dore dapprima e del Marchesato d'Ora
INCHIESTA SU ORGOSOLO 149
ni poi, una profonda trasformazione viene a colpire la vita del paese. I pastori, che sino a quel momento usavano liberamente del pascolo, devono ora, per « diritto », pagare un tanto per capo al signore, oltre ad altri diritti che abbiamo elencato in altro luogo (11). Questo rapporto provoca una crisi di sistema che porta con sé, per secoli, un aggravamento generale della situazione criminale. Per il periodo del feudalesimo spagnolo, come per quasi tutti i paesi di Sardegna, non abbiamo documenti particolari per Orgosolo, e, naturalmente, di polizia, poiché gli spagnoli per prudenza li avevano distrutti o trasportati nella loro terra. Ci possiamo fare però un'idea abbastanza precisa dei vaghi rapporti tra Orgosolo e lo Stato, studiando le leggi criminali spagnole e qualche superstite editto particolare, le « grida ».
Come é noto, il sistema di giustizia spagnolo si preoccupava soprattutto della ri[...]

[...] Per il periodo del feudalesimo spagnolo, come per quasi tutti i paesi di Sardegna, non abbiamo documenti particolari per Orgosolo, e, naturalmente, di polizia, poiché gli spagnoli per prudenza li avevano distrutti o trasportati nella loro terra. Ci possiamo fare però un'idea abbastanza precisa dei vaghi rapporti tra Orgosolo e lo Stato, studiando le leggi criminali spagnole e qualche superstite editto particolare, le « grida ».
Come é noto, il sistema di giustizia spagnolo si preoccupava soprattutto della riscossione di tributi. La giustizia era affidata privatamente ai signori, rappresentati da un delegato locale che la amministrava in Curie private e la faceva eseguire da milizie private. Non c'é bisogno di dire di che specie di giustizia si trattasse. Non dissimile deve essere stata la vita di Orgosolo da quella di tutti i paesi della Sardegna sotto quel tristo potere spagnolo. Il sistema abituale di procedura, si sa, era solo la tortura. Le pene, quelle della « Carta de Logu » che gli spagnoli avevano lasciato in Sardegna non sostituendola con codici reali.
Particolarmente interessante, naturalmente, é la legislazione speciale che riguarda i « banditi ». E per « banditi » si doveva intendere certamente in quel periodo quasi tutti gli uomini di Orgosolo, se si tiene presente lo stato generale di Sardegna.
Era ritenuto per bandito (catalano: bandejat; spagnolo: bandeado) chiunque, senza anche esser dichiarato per tale da uno scritto, si pensava si sottraesse a giudizio o, s[...]

[...] i più importanti del periodo spagnolo. I « banditi » ritenuti tali erano proposti a pubblica punizione: tutti potevano colpirli impunemente e, portandoli vivi o morti, percepivano una « taglia » di 25 ducati sui loro beni o, in mancanza, sulla cassa del re. Altro premio di cattura era il «guidatico », cioè la facoltà ad un bandito di esser perdonato (purché non fosse un capo squadriglia) se consegnava vivo o morto un altro bandito. « Con questo siste
ma scrive il Loddo Canepa si tentava di estirpare i banditi aiz
zandoli l'un contro l'altro; ma, di fatto, si abituavano le popolazioni al tradimento, alla perfidia, all'inganno; si spargeva la diffidenza e lo spionaggio; si dava incentivo alla delinquenza stessa che si nutriva della speranza dell'impunità » (12). Se i signori, i delegati, i bravi, veri e propri criminali, erano impuniti e, anzi, amministravano la giustizia, i popolani ribelli, considerati « banditi », erano, abitualmente, condannati a pena capitale. All'ingresso di Orgosolo, per i 4 secoli di dominio spagnolo, si era levat[...]

[...]stizia, i popolani ribelli, considerati « banditi », erano, abitualmente, condannati a pena capitale. All'ingresso di Orgosolo, per i 4 secoli di dominio spagnolo, si era levata permanentemente la forca.
I piemontesi successi agli spagnoli nel dominio della Sardegna (17211849) non avevano modificato in nulla il feudo, conservando persino 'i feudatari spagnoli e limitandosi ad introdurne altri piemontesi, né avevano modificato sostanzialmente il sistema locale di giustizia, conservando la « Carta de Zogu », le « Prammatiche », le Curie private e la polizia baronale. L'innovazione fondamentale del periodo piemontese consiste nel fatto che lentamente, al potere dei baroni, come non aveva fatto il re di Spagna, si va sostituendo il potere centrale, del re di Sardegna. E proprio nella lotta « al brigantaggio », divenuto in Sardegna sin dall'ingresso piemontese il problema più grave dell'isola, alle truppe dei baroni si vanno sostituendo, esautorandole, le truppe statali. Il ministro Bogino, uomo di punta della borghesia piemontese presso il re, è il promotore e l'organizzatore di grandi campagne contro « il brigantaggio n. 11 173537 il viceré marchese di Rivarolo conduce una vasta repressione, proseguita il 174851 d[...]

[...] leggi di abolizione del feudalesimo (18311840) che riconoscono come solo 'diritto quello della proprietà privata, abolendo i vecchi codici ed uniformandoli
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con i codici piemontesi — a differenza di tutti i paesi di Sardegna —sembrano inoperanti in. Orgosolo. Non si può dire neppure che qui si verifichi un particolare incremento della turbolenza criminale, come avviene invece in tutti i paesi vicini, sintomo di una crisi di sistema paragonabile a quella dell'introduzione del feudo. Nessuna « chiudenda » si costruisce in Orgosolo per il collettivo rifiuto dei pastori che si vedono spogliati dell'antichissimo pascolo comune; né può dire che i pastori quasi si accorgano di essere stati liberati dal signore, il marchese di Orani, poiché i diritti che a lui pagavano devono ora pagare ad un altro signore, lo Stato, che li richiede come rimborso delle riforme (legge prediale) e per sue leggi generali.
L'ingresso e l'affermarsi della « proprietà privata », che coincide con l'inclusione della Sardegna nel nuovo Regno d'Italia[...]

[...]li richiede come rimborso delle riforme (legge prediale) e per sue leggi generali.
L'ingresso e l'affermarsi della « proprietà privata », che coincide con l'inclusione della Sardegna nel nuovo Regno d'Italia (1849), e con l'inizio del nuovo periodo del dominio italiano é contrassegnato in tutta la Sardegna da una sempre crescente pressione fiscale, da una continua richiesta di soldati (per le guerre risorgimentali) e, contemporaneamente, da una sistematica spogliazione dei boschi e dallo scorporo di terreni comunali ad opera non piú di soli piemontesi ma di ogni sorta di italiani. Il paese di Orgosolo, come ce lo descrivono per es. l'abate Angius ed il padre Bresciani il 1841 edil 1847 (13) rimane invece chiuso in sé, circondato di lontano da un assedio militare. Negli anni successivi, sino al 1880 circa, di fronte alle crescenti esigenze del nuovo Stato, il «brigantaggio » di Orgosolo diventa intenso, endemico (come ci fanno intendere le notizie generali) ed un assedio permanente rinchiude il paese, che si può dire il solo, o almeno il p[...]

[...]uerra, di guerra coloniale — o, se si vuole, subcoloniale — che é quella, esattamente, che costituisce la storia « italiana » del paese dal 1880 circa sino ai nostri giorni. L'intensificarsi di questa guerra coincide sempre con i periodi di impoverimento nazionale, con i periodi di « ritorno in sé » dopo crisi economiche, guerre, ecc.: presenta cioè un carattere di periodicità che coincide, esattamente, con le crisi discontinue ma permanenti del sistema interno della borghesia imperialista. La intensità di questa guerra è costituita dal fatto che si può dire anche direttamente proporzionale, con il sentimento nazionale: infatti, piú che in ogni altro sito d'Italia, il divario, tra classi ricche e classi povere, tra paesi e regioni ricche e paesi poveri — prodotto della formazione infelice dell'Unità d'Italia a vantaggio di una classe, la borghesia, e di un insieme territoriale, l'Italia settentrionale e centrale, — si presenta qui non come un contrasto di sole classi, di territori, ma, addirittura come un contrasto di vere e proprie civilt[...]

[...]sanare. Una civiltà allo stato primitivo si contrappone ad una civiltà evoluta nell'ultima fase borghese.
Si può trovare una legge fissa delle crisi; ne elenco qui le principali: In coincidenza con la crisi economica dal 1880, dopo la guerra di Etiopia, sino al 1900, assistiamo ad una guerra dello Stato contro 200 bande di orgolesi e barbaricini che da tutta la regione si concentrano, come estrema roccaforte, nel territorio di Orgosolo. Tutti i sistemi della guerra coloniale vengono impiegati dallo Stato. Si usa l'esercito e la polizia con battaglie campali come quella svoltasi nella foresta orgosolese di Murgugliai il 1899 tra 200 soldati, poliziotti e carabinieri contro la banda dei briganti SerraSanna di Nuoro e Giuseppe Lovicu di Orgosolo. Negli scontri, durati per vent'anni tra lo Stato ed i pastori muoiono oltre 100 carabinieri ed un numero imprecisato, di certo maggiore, di pastori.
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Interi paesi nel 1899 vengono rastrellati e deportati, ed in una sola volta sono presi nella regione e nel paese di Orgosolo 8[...]

[...]per Giulio Einaudi.
In coincidenza con la crisi economica del 1905 e con quella successiva alla guerra 191518 si sviluppa in Orgosolo la vendetta di sangue tra i Cossu e i Corraine, vera e propria guerra durata vent'anni tra il paese di Orgosolo e lo Stato, che ho ricostruito nel mio cit. studio « La disamistade di Orgosolo ».
In coincidenza con l'ultima guerra e con la crisi successiva, da qualche anno una vera e propria situazione di guerra esiste nuovamente tra Orgosolo e lo Stato. Da qualche anno la stampa italiana e straniera, di tanto in tanto, torna ad occuparsi di Orgosolo e si agita su piano nazionale un dibattito solo in casi estremi, in occasione di fatti irrimediabili, ultimo, per es., il sequestro e la morte dell'ing. Davide Capra.
Quale é la situazione presente del paese?
Ho cercato, nelle pagine che seguono, di ricostruirne l'ambiente attraverso alcuni dati, considerazioni e, soprattutto, attraverso testimonianze dirette di orgolesi, di cui posseggo il testo scritto o che mi sono state dettate e trascritte parola per par[...]

[...]zza animale pacifica — la pernice — (Messaggero, 1° dic. 1953); il Questore di Nuoro, dott. Cassiano Scribano, dichiarava che nell'orgolese il crimine é « normale » tendenza (Stampa sera, 29 novembre 1953); il giornale sardo più vicino al Governo, ïl Quotidiano sardo, dichiarava che in Orgosolo «il delitto e l'odio si succhiano al latte materno » (27 novembre 1953). Queste opinioni razziste trovavano sviluppo nella richiesta dell'applicazione di sistemi coloniali : il Prefetto di Nuoro, dott. Goffredo Volpes, dichiarava che, riprendendo i metodi di Mussolini, si poteva ottenere la pace impiccando i banditi sulle piazze e deportando gli orgolesi in continente (Messaggero, 1 dicembre 1953); il Questore di Nuoro, dott. Cassiano Scribano, dichiarava che bisognava aggravare le misure di polizia ed usare, come qualcuno gli scriveva, i lanciafiamme (Messaggero, 29 dicembre 1953); il giornale governativo Il Messaggero, con articolo di fondo, richiedeva una spedizione punitiva contro Orgosolo del tipo di quelle condotte nel Gebel dal « maresciallo [...]

[...]quenti delitti di Orgosolo trovano troppo spesso giustificazione in teorie razziste e la loro pratica è coloniale.
Durante il corso della mia inchiesta ho raccolto molte testimonianze di orgolesi che qui pubblico in n. di 25 e che, più di ogni spiegazione, provano che non si tratta di metodi usati da gran parte della polizia per casi isolati e contro efferati delinquenti, ma per tutto, un paese e contro pacifici cittadini. Si tratta quasi di un sistema. Queste dichiarazioni raccolte da ogni parte — da uomini e donne di ogni eta e di ogni ceto sociale — erano più numerose ma non posso pubblicarle tutte poiché alcuni temono, con la pubblicita, rappresaglie. Rendo onore a questi orgolesi che, in una situazione di terrore, hanno voluto parlare e li indico come esempio di alto sentire civile e di grande coraggio.
Il triste dibattito che sono costretto a riaprire (e che nel passato e nel presente troppe volte si é dovuto riaprire in Italia) chiama in causa i fondamenti stessi della nostra civilta, del nostro Stato: il rispetto della personalit[...]

[...]osì rimasti anche perché il processo di formazione della nostra borghesia è avve
162 FRANCO CAGNETTA
nuto a loro danno, con ulteriore loro spogliazione. Ma questo processo nella fase imperialista odierna della borghesia che difende e consolida un potere già acquisito, comincia ora a farsi piú acuto, a imputridirsi: fa dimenticare e rinnegare ad essa le sue maggiori conquiste.
Una delle forme più gravi di questa « dimenticanza » progressiva consiste nel fatto che ora, e dall'inizio, or é 50 anni, di questo processo, si comincia ad abbandonare, nell'ambito del territorio nazionale, il principio borghese e moderno che « la responsabilità penale é individuale » per ricadere nel principio barbarico e incivile che la responsabilità é collettiva : di un intero paese.
E, secondo il metodo proprio della borghesia, si opera in generale, anche con una parvenza di legalità nell'ambito della nostra stessa legislazione, col richiamo ad articoli (per altre ragioni formulati) che si definiscono u di urgenza », « di eccezione ».
Ma vediamo le manifest[...]

[...] in altre regioni, ma che, certamente, è, al tempo stesso, l'aspetto derivato, secondario, « superficiale ». Trascurando il problema dell'origine della criminalità, del suo nascere dalla struttura economica e sociale, lo Stato italiano si propone soltanto il problema piú immediato — ed, in certo senso, il piú comodo —: catturare i latitanti. Trascurando, con profonda ignoranza, di conoscere la particolare situazione locale, esso impiega metodi e sistemi giudiziari — piú esattamente, direi, militari — che possono valere (se pure), in altre regioni d'Italia, per es. in Sicilia, contro un banditismo che è di delinquenti abituali, di bande.
Sorprenderà molti sapere, invece, che in Orgosolo di banditi veri e propri, di banditi «legali », attualmente ve ne è uno solo — Pasquale Tanteddu —, latitante già condannato a due ergastoli. Volendo, si pos
INCHIESTA Su ORGOSOLO 163
sono contare in piú, di volta in volta, altri occasionali (una diecina, forse, in tutta la provincia di Nuoro), imputati per lo più di reati di poco conto. Questi banditi, n[...]

[...]ono legati, abitualmente, tra di loro; non costituiscono banda (e non ne é mai esistita una vera e propria in Orgosolo); sono spesso rivali, divisi tra di loro, nemici.
Per lo Stato questi banditi costituiscono un solo problema veramente grave: essi non sono odiati dalla popolazione ma, direi, amati: ricevono protezione, aiuto, quasi da tutti. E questo, certamente, il solo problema veramente grave per lo Stato.
Il suo compito principale che consiste (o dovrebbe consistere) nell'isolare dalle popolazioni quei banditi, nel conquistare l'appoggio della popolazione contro i banditi, si cerca oggi di ottenere — come già ieri nell'Africa italiana — con i seguenti sistemi:
Stato d'assedio periodico e rastrellamenti generali
E misura che, di tanto in tanto, è presa in Orgosolo in occasione di delitti che colpiscono i « bianchi », cioè continentali, rappresentanti di forze di polizia, o, secondariamente, amici dei «bianchi »; confidenti di polizia. L'elencazione di questa misura dal 1880 ad oggi comprenderebbe troppe pagine. Mi limito qui ad indicare gli esempi ultimi e più gravi:
1) I1 20 dicembre 1949, in occasione di un omicidio di un proprietario di Orotelli, 150 carabinieri armati di mitra e di fucili in piena notte circondano il paese. 50 o 60 case ve[...]

[...]ani che, in paese
o in campagna, abbaiano solo alla vista di una divisa. Un cane poliziotto costa allo Stato, per mantenimento, L. 400 giornaliere : il salario di un bracciante in Orgosolo é di L. 400. Attualmente i cani sono 10
o 15: potrebbero con quella spesa vivere 10 o 15 disoccupati. E si eviterebbe uno spettacolo che ricorda inoltre, le SS. di macabra memoria. come ha avuto a denunciare al Senato l'on. Emilio Lussu il 16 dicembre 1953.
Sistemi di inquisizione della polizia. Fermi, arresti, maltrattamenti, tortura, perquisizioni domiciliari
La grave situazione, comune in tutt'Italia, determinata dal fatto che la polizia troppo frequentemente si sostituisce alla magistratura, assumendosi le attribuzioni che a questa spettano nelle limitazioni del fermo, arresto ecc., nella istruttoria delle testimonianze, confronti ecc. si riproduce, dilatata, in Orgosolo. Questo può spiegare, in piccola parte, come nel corso delle inquisizioni sommarie possa giungersi a casi di maltrattamento, di tortura, di sevizie come comprovano le testimonian[...]

[...]i macchina cinematografica. « È un mitra! Correte! È un mitra! ». E' un pezzo di macchina cinematografica ». Se ne vanno senza salutare. Perquisiscono ora le case vicine. Bussa a calcio di mitra, ribussa. « State zitti, per carità. Ci sono due bambine ammalate ». « E noi entriamo lo stesso. Per questo non muoiono... ». Continuano il giro. E, appena escono: nelle case grida isteriche, bestemmie, parole di fuoco. È un passaggio di truppe nemiche?
Sistemi di inquisizione giudiziaria
1) Tribunali speciali (Commissione provinciale per l'Ammonizione ed il Confino).
La polizia sostituisce in gran parte la magistratura in Orgosolo (ed in tutta la provincia di Nuoro) nella sua naturale e piú delicata funzione : il processo. Probabilmente pochi sanno in Italia che in Orgosolo (ed in tutta la provincia di Nuoro) è ancora in vita un tribunale speciale che commina pene speciali: la Commissione Provinciale per l'Ammonizione ed il Confino. In profonda contraddizione con la Costituzione, non previsto dal Codice Penale ma consentito ancora da due paragr[...]

[...]speciale dello Stato (Ustica ecc.) o in un comune diverso da quello di residenza.
Questi provvedimenti non colpiscono coloro che sono autori di un reato, ma coloro che sono sospettati di esser autori di reati, o che potrebbero diventarlo. La larghezza di reati contemplati da questo Tribunale speciale è, altrettanto, un indice del suo grande potere. Per l'ammonizione (secondo l'art. 165), si contemplano reati come omicidio, grassazione, furto, resistenza all'autorità ecc.; per il confino gli stessi (secondo l'art. 165), oltre la trasgressione all'Ammonizione (art. 181,1) e un reato chiaramente politico che consiste nel: « proposito di svolgere una attività rivolta a sovvertire violentemente gli ordinamenti politici, economici o sociali costituiti dallo Stato o a contrastare o a ostacolare l'azione dei poteri dello Stato », (art. 182,3). Oggi si interpreta questo ultimo passo come « favoreggiamento di banditismo », benché, tra i numerosissimi reati citati nel testo non ve ne sia mai la menzione; e, per la elasticità della formula, come scrive Mario Berlinguer, «qualunque irriverenza, qualunque molestia anche verso il più umile tra i pubblici ufficiali dovrebbe portare nientemeno che il confino di polizia[...]

[...]ieme accusatore, inquisitore e giudice — l'imputato viene chiamato in questura per l'Am
(14) Mario Berlinguer, Giustizia e Rinascita per la Sardegna. (Discorsi pronunciati alla Camera dei Deputati nelle sedute del 20 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 1213.
168 FRANCO CAGNETTA
monizione; e per il Confino tradotto in stato d'arresto davanti alla Commissione.
La maggior mostruosità giuridica di questo Tribunale consiste nel fatto che per una condanna non si richiede la prova di reato ma (incredibile a dirsi) il solo sospetto di reato. Dice infatti testualmente la legge che con l'Ammonizione ed il Confino possono essere colpite « le persone designate dalla voce pubblica come socialmente pericolose » o «diffamate » (art. 164). Per « voce pubblica », di cui si rispetta sempre l'anonimato, devono intendersi abitualmente e quasi solo, nemici personali, confidenti di polizia. Devono essere molti — si giustificano i fautori: ma ci vuole poco a concertare molte di simili denunzie. In base a queste si umilia, si arre[...]

[...]si in cui un confinando abbia potuto presentarne in quel singolare giudizio. E come si svolge tale giudizio? Ah, si, vi è un difensore talvolta che di solito non conosce gli atti; egli può parlare, ecco tutto; ma poi viene allontanato dalla sala e si chiama il maresciallo dei carabinieri che ha presentato la denuncia, lo si consulta a porte chiuse, in assenza del difensore; e la commissione irroga
INCHIESTA SU ORGOSOLO 169
il confino. È vero, esiste l'Appello. Il confinato fa appello alla Commissione centrale ed è proprio a questo punto che accade l'incredibile: il Prefetto, cioè colui che ha pronunziato la condanna trasmette gli atti alla commissione centrale con un suo parere motivato sulla opportunitá che la commissione centrale confermi o meno il provvedimento. Immaginatevi voi un presidente di tribunale il quale scriva, ufficialmente, al presidente della corte che deve giudicare in secondo grado su una causa da lui decisa, consigliando la corte come deve regolarsi? Siamo nel caos del diritto processuale, nell'anarchia delle competen[...]

[...]n latitante, perdendo la famiglia, non ha veramente piú niente
INCHIESTA SU ORGOSOLO 171
da perdere e nulla lo arresta nel delitto. Lo si irrita, lo si vuole un « cinghiale ».
La grave situazione ed il pericolo grave di questa pericolosa misura é stata denunciata largamente alla Camera dagli on. Lussu, Berlinguer, Laconi, Pirastu ecc.
Confidenti di polizia
Poiché i metodi di violenza diretta non servono, in Orgosolo si ricorre al più antico sistema usato quando lo Stato non é forte ma impotente, e quando si trova in territorio nemico, specialmente nelle colonie: i confidenti prezzolati dalla polizia. È un metodo che nei secoli scorsi in Orgosolo ha sempre dato pessimi risultati e gravi conseguenze: si pensi al « guidatico » spagnolo e piemontese.
I confidenti in Orgosolo é possibile trovarli solo tra pregiudicati che sono mossi dalla speranza di impunità o tra uomini moralmente miserabili che sono mossi da cupidigia di denaro. E questo genere di confidenti è oggi una delle più gravi cause, se non la più grave, dei delitti e del bandi[...]

[...]
rioso nel paese é appunto « s'ispia » — é qui espresso nella sua forma più abituale dalla acclusa testimonianza n. 9.
Oggi lo Stato per mantenere confidenti in Orgosolo spende forse la somma più alta che si impieghi per il paese: questo denaro, che potrebbe servire a migliorare la situazione di miseria, non si riduce ad altro che ad un involontario finanziamento di nuovi delitti.
Taglie sui banditi
Oltre ai confidenti non vi é probabilmente sistema più pericoloso, nella particolare situazione di Orgosolo, che le taglie sui banditi. Già usate dagli spagnoli, dai piemontesi, esse, se pur hanno per effetto la cattura di un bandito, quasi sempre danno luogo a 1,5,10 omicidi per la loro spartizione, per vendetta ecc.; e ne vengono fuori, ancora, 1,5,10 nuovi banditi. Se pur hanno il risultato della cattura di qualche bandito senza sanguinose conseguenze, esse si risolvono in una grave beffa allo Stato che le paga, poiché la cattura — o meglio consegna — del bandito avviene quasi sempre con il suo accordo, ed è lui, la famiglia, gli amici c[...]

[...]ta e colonialista. Due o tre giornali, dopo l'omicidio dell'ing. Capra, proponevano di « risolvere » il problema di Orgosolo con l'invio di un battaglione di stalloni, bersaglieri o alpini. Non c'é bisogno di sottolineare il ridicolo ed il cattivo gusto di queste proposte che, oltre tutto, servono a sollecitare il non mai abbastanza de
(18) op. cit., p. 58 e p. 96.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 173

precato « gallismo » italiano. Mi è capitato di assistere in paese ad alcuni colloqui tra carabinieri che, probabilmente, pensano allo stesso modo e ragazze orgolesi.. Da questi risulta la composta dignità delle donne ed il calore scomposto di qualche indegno bellimbusto:
Carabinieri: — Venite con noi, che vi portiamo a Nuoro in macchina. Ragazze: — Non siamo abituate a trattare con voi e non ci piace stare con i carabinieri.
Carabinieri: — Ma guardateci, guardateci — e si arricciano i baffetti. Ragazze: — Le ragazze di Orgosolo non se la fanno con i carabinieri. Carabinieri: — Voi ci offendete. Badate come parlate!
Ragazze: — Lasciateci stare [...]

[...]abinieri: — Voi ci offendete. Badate come parlate!
Ragazze: — Lasciateci stare e rispettateci.
Carabinieri: — Siete più delinquenti degli uomini. Vi domeremo con lo strumento.
Ragazze: — Ma chi credete di essere, o vanitosi! Pensate a domare voi stessi con la giustizia.
***
Quale é la conseguenza di questa politica razzista, coloniale?
La divisione completa tra il paese e lo Stato, lo stato di vera e propria paura reciproca e continua che esiste tra la popolazione e le forze di polizia, la sfiducia completa degli orgolesi per ciò che é statale e non è orgolese.
E questo l'ambiente che genera essenzialmente il « banditismo ».
Per la minima mancanza o reato commessi, per la minima minaccia o per il solo amichevole avviso che un nemico personale, un confidente, un poliziotto ecc. stanno per denunciarlo all'autorità statale, l'orgolese si dà alla macchia. Lo fa, come qui si dice (e questo denuncia chiaramente la situazione) non per sfuggire alla giústizia ma per « sfuggire all'ingiustizia ».
In Orgosolo esiste una intera categoria di [...]

[...]E questo l'ambiente che genera essenzialmente il « banditismo ».
Per la minima mancanza o reato commessi, per la minima minaccia o per il solo amichevole avviso che un nemico personale, un confidente, un poliziotto ecc. stanno per denunciarlo all'autorità statale, l'orgolese si dà alla macchia. Lo fa, come qui si dice (e questo denuncia chiaramente la situazione) non per sfuggire alla giústizia ma per « sfuggire all'ingiustizia ».
In Orgosolo esiste una intera categoria di incensurati, neppure a volte colpiti da misure di p.s., che vive in una singolare condizione di semilatitanza. Impauriti, si nascondono alla polizia e vivono tra il paese e la campagna le loro tristi giornate. La frequenza e l'estensione del fenomeno é cosí vasta che esiste a Orgosolo persino un termine speciale per indicare un semilatitante: su dogau. E si può dire che, almeno una volta nella vita, ogni orgolese, o quasi, sia passato per questo stato.
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FRANCO CAGNETTA
Dal dogau generalmente viene fuori il vero e proprio bandito. Uno sguardo alla storia dei banditi del paese (e, si potrebbe dire, di tutta la Barbagia) ci dimostra che all'origine di un bandito sta un'ingiustizia iniziale ed il dogau.
Così dogau fu per es. in passato Onorato Succu per vendetta, e dogau nel presente fu Pasquale Tanteddu per sfuggire alla commissione di confino. Per quanto la[...]

[...]corsi pronunciati alla Camera dei Deputati nelle sedute del 20, 25 maggio e del 3 giugno 1954). Tip. della Camera dei Deputati, pp. 5455.
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territorio; il Supramonte per es. Ma il latitante orgolese, per es., abitualmente non vive in campagna: ma in paese.
Per la enorme parentela che quasi sempre conta, per le amicizie, per il sentimento generale di opposizione alla polizia, tutto il paese lo nasconde, lo nutre, lo difende. Esiste una tradizione centenaria, profondissima, nel coprire il bandito. La casa in cui si trova è circondata da pastori che la sorvegliano con una serie di appostamenti, con una tattica militare. Al minimo indizio dell'avvicinarsi di un uomo sospetto, di un carabiniere, di un poliziotto, bastano cenni di intesa, parole sommesse, gesti impercettibili di mano, per fare si che il bandito, avvisato, esca di casa, si trovi in campagna. In campagna vi va solo, di solito, per ragioni di emergenza.
È singolare studiare per questo aspetto, per es., la architettura del paese: essa denota una tradizione seco[...]

[...]ti; botole ecc., costruiti di proposito. La protezione al bandito é tale, che egli pub, con qualcne precauzione, passeggiare persino per le vie del paese, sotto il naso di carabinieri e di poliziotti. E molto raro che il bandito sia denunziato, e, se questo avviene, avviene per beghe personali, non per timore od amore dello Stato.
Il silenzio di fronte alla polizia é legge generale, rispettata e fatta rispettare, come il « codice locale ». Non esiste probabilmente altro paese in Italia in cui il silenzio popolare — la omertà, per usare un termine statale — é tanto vasto. È il prodotto di una storia secolare, profondissima. « La verità — dichiarava per es. l'anno scorso il comandante dei carabinieri della provincia di Nuoro, magg. Onofrio Casano — é che interrogare gli orgolesi é perfettamente inutile. E tutto tempo perso. Anche messi davanti all'evidenza dei fatti gli orgolesi non parlano se non in un caso su dieci milioni. Essi si lasciano condannare a volte pur di non fare il nome di un bandito accusato. È un fatto: Orgosolo non parla. [...]

[...]porti e le prospettive, senza svisarne la realtà di fatto già precisata dall'istruttoria, ma collocando questa realtà nello scorcio particolare che con nuovi artifizi di prove può guidare alla salvezza del reo » (21).
Gli orgolesi in questo eccellono, probabilmente, su tutti i sardi.
Quasi sempre gli alibi sono preparati sempre prima del delitto. Esistono, generalmente due forme di alibi che consistono nella organizzazione di falsi testimoni (esiste una vera e propria scuola, con istruttori e apprendisti); e nella costruzione di prove false che possono valere a far cadere il sospetto su un terzo, generalmente un nemico. In Orgosolo esiste persino un termine particolare: « su terziere », per indicare il delinquente che commette un delitto intervenendo fra due nemici, in modo che la responsabilità sia attribuita ad uno di essi. Esistono in Orgosolo figure celebri, famose per furberia giudiziaria, per risorse
(21) Mario Berlinguer, In Assise (Ricordi di vita giudiziaria sarda), Mondadori, Roma, 1945, pp. 1223.
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di dialettica agilissima, di umorismo antistatale, corrosivo. La figura. tipica dell'orgolese processato per atroci delitti, é quella di un uomo lacero, irsuto, con una espressione di idiozia incredib[...]



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] le questioni principali della letteratura. Così stando le cose, é ovvio che la scelta e il raggruppamento di tali passi non risalgano agli autori stessi. I lettori tedeschi conoscono l'eccellente edizione curata dal Prof. M. Lifschitz (« Marx und Engels über Kunst und Literatur )), Verlag Bruno Henschel, Berlin).
La constatazione di questo fatto é però ben lungi dall'implicare che i frammenti qui raccolti non costituiscano un'unità orga nica e sistematica di pensiero. Solamente bisogna che prima ci intendiamo sull'indole di tale sistematicità, quale risulta dalle idee
(*) Ringraziamo l'editore Einaudi alla cui cortesia dobbiamo l'autorizzazione a pubblicare il presente scritto. Esso farà parte di un volume del Lukács di prossima pubblicazione.
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 31
filosofiche di Marx ed Engels. Qui non abbiamo naturalmente modo di soffermarci a spiegare la teoria della sistematizzazione marxista, e ci limitiamo ad attirare l'attenzione del lettore su due punti di vista che essa comporta. Ii primo consiste in ciò, che il sistema marxista — in netto contrasto con la moderna filosofia borghese — non si distacca mai dal processo unitario della storia. Per Marx ed Engels non vi é che una sola scienza unitaria, lal scienza della storia, che concepisce l'evoluzione della natura, della società, del pensiero ecc. come un processo storico unitario, di cui si propane di scoprire le leggi sia generali che particolari (cioè concernenti singoli periodi). Ciò non implica però a nessun patto — e sempre in netto contrasto col pensiero borghese moderno — un relativismo storico. L'essenza del metodo dialettico consiste appunto nel f[...]

[...]rx ed Engels non vi é che una sola scienza unitaria, lal scienza della storia, che concepisce l'evoluzione della natura, della società, del pensiero ecc. come un processo storico unitario, di cui si propane di scoprire le leggi sia generali che particolari (cioè concernenti singoli periodi). Ciò non implica però a nessun patto — e sempre in netto contrasto col pensiero borghese moderno — un relativismo storico. L'essenza del metodo dialettico consiste appunto nel fatto che in essa l'assoluto e il relativo formano una unità inscindibile: la verità assoluta presenta degli elementi rela~ tivi, legati al luogo, al tempo e alle circostanze; e inversamente la verità relativa, in quanto sia verità vera, cioè rispecchi la realtà con fedele approssimazione, ha una validità assoluta.
Necessaria conseguenza di tale punto di vista è il rifiuto, da parte della concezione marxista, di riconoscere la netta separazione e l'isolamento dei singoli rami della scienza che sono di moda nel mondo borghese. Né la scienza, né % singoli suoi rami, né l'arte hanno[...]

[...]he sia possibile spiegare l'evoluzione della scienza o dell'arte esclusivamente, o anche solo principalmente, a partire dai loro rapporti immanenti. I quali esistono certamente nella realtà oggettiva, ma solo come momenti del rapporta storico, dell'insieme dell'evoluzione storica, mentre all'interno di questa il ruolo principale, nel complesso viluppo delle azioni e reazioni, spetta al fattore economico, allo sviluppo delle forze produttive.
L'esistenza e l'essenza, la formazione e l'azione della letteratura possono dunque essere intese e spiegate soltanto nel quadro di tutte le connessioni storiche dell'intera sistema. La formazione e lo sviluppo della letteratura sono una parte del processo storico totale della società. L'essenza e il valore estetico delle opere letterarie, e quindi della loro azione, é una parte di quel processo generale e unitario per cui l'uomo si appropria del mondo mediante la sua coscienza. Dal primo punto di vista l'estetica marxista e la storia marxista della letteratura e dell'arte sono una parte del materialismo storico, mentre dal seconda punto di vista sono una applicazione del materialismo dialettico: in entrambi i casi però una parte speciale, peculiare, di questo tutto, c[...]

[...] marxismo volgare la superstruttura è un effetto causale, meccanico, dello sviluppo delle forze produttive. Invece il metodo dialettico ignora completamente siffatti rapporti. La dialettica con testa che esistano in qualche parte del mondo dei rapporti da causa ad effetto puramente univoci; anzi riconosce nei fatti più semplici la presenza di una complessa azione e reazione di cause ed effetti. E il materialismo storico afferma con particolare insistenza che, in un processo così multiforme e stratificato qual é l'evoluzione della società, il processo totale dello sviluppo storicosociale ha luogo dappertutto sotto forma di un complesso intrico di azioni e reazioni scambievoli. Solo con un metodo di questo genere è possibile anche soltanto affrontare il problema delle ideologie. Chi veda in esse i pro otto meccanico e passivo del processo economico che ne costituisce la base, colui non capirà nulla della loro essenza e del loro sviluppo e non rappresenterà il marxismo, bensì la caricatura del marxismo.
Così si esprime Engels riguardo a ques[...]

[...] soggetto, ma altresì per intendere come il marxismo veda i singoli periodi della storia, lo sviluppo della civiltà e i limiti, la problematica e le prospettive di tale sviluppo. Marx suggella l'argomentazione citata qui sopra con la conclusione seguente: «L'educazione dei cinque sensi é opera di tutta la storia universale fino ad oggi. Il senso imprigionato nel grezzo bisogno pratico ha anche soltanto un senso limitato. Per l'uomo affamato non esiste la forma umana del cibo, ma solo la sua astratta esistenza come cibo: questo potrebbe presentarsi altrettanto bene nella forma più grezza e non si può dire in che cosa tale attività nutritiva differisca da quella animale. L'uomo bisognoso o preoccupato non ha alcun senso per lo spettacolo più bello; il rivendugliolo di minerali vede soltanto il valore commerciale, ma non la bellezza e la natura peculiare del minerale, cioè non possiede il senso mineralogica; dunque l'oggettivazione dell'essenza umana, sia dal punto di vista teorico che da quello pratico, è necessaria tanto per ren
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dere u[...]

[...]ello economico ». E in quanto segue Engels espone chiaramente la sua concezione metodologica del primato economico: a La supremazia finale dello sviluppo economico anche su questi campi è per me certa, ma essa ha luogo entro le condizioni prescritte dallo stesso campo singolo: p. es. in filosofia mediante l'azione di influssi economici (che per lo piú operano a loro volta soltanto nel loro travestimento politico ecc.) sul materiale filosofico sussistente, che è stato fornito dai predecessori. L'economia qni. nnn crea nulla, aa novo (immediatamente di per sé), ma determina, il modo
cui_ viene modificato e portato innanzi 11 contenuto di pensiero preesistente, e anche questo per lo iu ¡I à indirettamente, poiché sona i riflessi: politici, giuridici e morali quelli che esercitano la massima azione diretta sulla filosofia ». — Quanto è qui affermato da Engels a proposito della filosofia é naturalmente riferibile in larga misura anche ai principi fonda
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mentali di sviluppo della letteratura. Ma va da sé che ogni evoluzione, presa in concreto, ha un suo carattere particolare; che la parallelità verificabile in due evoluzioni non deve mai essere generalizzata meccanicamente; che lo sviluppo di ogni sfera — nel [...]

[...]vamente il principio generale così ottenuto, approdiamo a uno dei più importanti principi della concezione marxista della storia. Nella storia delle ideologie il materialismo storico — anche qui in netta antitesi a ri arxismo volgare — riconosce che il loro sviluppo é ben lungi dall'andar di pari passo col progresso economico della società in forza di un meccanico e necessario parallelismo. Nella stana del comunismo primitivo e delle società classiste, su cui scrissero Marx ed Engels, non è affatto necessario che una società più progredita di un'altra dal punto di vista sociale abbia immancabilmente una letteratura, un'arte, una filosofia più avanzate di questa.
Marx ed Engels insistono energicamente a piú riprese sulla ineguaglianza di sviluppo nel campo della storia delle ideologie. Per esempio Engels illustra le considerazioni citate più sopra ricordando come la filosofia francese del Settecento e quella tedesca dell'Ottocento siano sorte in paesi completamente o relativamente arretrati, di modo che nel campo della filosofia la çiviltì[...]

[...]i, come rapporti tra uomo e uomo e, attraverso questi, come rapporto della società con la natura. Ma contemporaneamente Marx dimostra anche che tutte queste categorie nel capitalismo appaiono necessariamente in forme reificate e celano
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MART ED ENGELS 39
con questa forma reificata la loro vera essenza, cioè le relazioni tra gli uomini. Nel mettere sulla testa le categorie fondamentali dell'essere umano consiste ila necessaria feticizzazione della società capitalista. Nella coscienza dell'uomo il mondo appare tutto diversa da quel che é, deformato nella sua struttura, separata dalle sue vere relazioni. E necessario un particolare sforzo del pensiero perché l'uomo del capitalismo penetri questo feticismo e perché, dietro alle categorie reificate (merce, denaro, prezzo, ecc.) che determinano la sua vita quotidiana, egli comprenda la loro vera essenza: le relazioni sociali degli, uomini tra loro.
Ora l'humanitas, cioè l'appassionato studio della sostanza umana dell'uomo, rientra nell'essenza di ogni le[...]

[...] sta passando quasi insensibilmente a investire dei problemi estetici in senso stretto. Con ciò siamo giunti a toccare il secondo complesso _di problemi della concezione marxista nell'arte. Marx considera estremameite"importante l'indagine delle premesse storiche e sociali della formazione e dello sviluppo della letteratura; ma non sostiene mai che le questioni che la concernono siano così neanche lontanamente esaurite. « Ma la difficoltà non consiste nel capire che l'arte e l'epica greca sono legate a certe forme di sviluppo sociale. La difficoltà è quella che esse continuano a suscitare in noi un godimento artistico e a valere sotto certi aspetti come norma e modello ineguagliabile».
La risposta di Marx alla domanda che egli stesso si pone ha di nuovo un carattere storicocontenutistico. Egli addita il rapporto intercorrente tra il mondo greca, in quanto «infanzia normale dell'umanità », e la vita spirituale, di uomini nati tanto più tardi. Tuttavia la questione non la riconduce indietro al problema dell'origine della società, bensì lo s[...]

[...]n che modo l'artista rappresenta; nel quadro di questa evoluzione, uno dei suoi stadi?
La via che conduce alla questione della forma artistica deve passare di qui. Tale questione può naturalmente essere impostata e risolta solo in stretta connessione coi principi generali del materialismo dialettico. Una tesi fondamentale del materialismo dialettico afferma che ogni presa di coscienza del mondo esterno non è altro che il riflesso della realtà, esistente indipendentemente dalla coscienza, nei pensieri, nelle rappresentazioni, sensazioni ecc. degli uomini. Ciò non impedisce al materialismo dialettico, il quale nella formulazione piú generale di questo principio si accorda con ogni tipo di materialismo ed è in aspra antitesi ad ogni variante

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dell'idealismo, di differenziarsi: nettamente dal materialismo meccanicistico. Criticando questo materialismo invecchiato Lenin in siste proprio sul motivo fondamentale che esso non è in grado di concepire dialetticamente la teoria del riflesso.
La creaz[...]

[...]lla coscienza, nei pensieri, nelle rappresentazioni, sensazioni ecc. degli uomini. Ciò non impedisce al materialismo dialettico, il quale nella formulazione piú generale di questo principio si accorda con ogni tipo di materialismo ed è in aspra antitesi ad ogni variante

44 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
dell'idealismo, di differenziarsi: nettamente dal materialismo meccanicistico. Criticando questo materialismo invecchiato Lenin in siste proprio sul motivo fondamentale che esso non è in grado di concepire dialetticamente la teoria del riflesso.
La creazione artistica, in quanta è una forma di rispecchiamento del mondo esterno nella coscienza umana, rientra dunque nella teoria generale della conoscenza propria del materialismo dialettico. Certo essa ne costituisce, ' à causa delle sue peculiarità, una parte speciale e peculiare in cui valgono spesso delle leggi nettamente distinte da quelle degli altri campi. In quanto segue accenneremo ad alcune di tali peculiarità del rispecchiamento letterario e artistico, senza peraltro[...]

[...]eratura una completa rinuncia al passato. I classici e 1) fondatori del marxismo non hanno mai sostenuto questo punto di vista. Nella loro opinione la lotta emancipatrice del profeta riato, la sua concezione del mondo e la futura civiltà da esso creata, ereditano tutta la somma di valori reali elaborata dall'evoluzione plurimillenaria dell'umanità. Lenin constata in un suo passo chi„ una delle superiorità del marxismo sulle ideologie borghesi consiste giustappunto in tale sua capacità di accogliere .criticamente tutta l'eredità della cultura progressista, nell'attitudine ad assorbire organicamente ciò che vi é di grande nel passato. Il marxismo sorpassa questi suoi predecessori solo — ma questo «solo» significa moltissimo sia metodologicamente che riguarda al contenuto — in quanto rende consapevoli le loro aspirazioni, ne elimina le deviazioni idealistiche o meccanicistiche, le riconduce alle loro vere cause e le include nel sistema delle leggi, esattamente cona sciate, dell'evoluzione sociale. Nel campo dell'estetica e della teoria e stor[...]

[...] di accogliere .criticamente tutta l'eredità della cultura progressista, nell'attitudine ad assorbire organicamente ciò che vi é di grande nel passato. Il marxismo sorpassa questi suoi predecessori solo — ma questo «solo» significa moltissimo sia metodologicamente che riguarda al contenuto — in quanto rende consapevoli le loro aspirazioni, ne elimina le deviazioni idealistiche o meccanicistiche, le riconduce alle loro vere cause e le include nel sistema delle leggi, esattamente cona sciate, dell'evoluzione sociale. Nel campo dell'estetica e della teoria e storia letteraria possiamo compendiare la situazione affermando che it marxismo eleva nella sfera della chiarezza concettuale quei principi fondamentali dell'attività creativa che vivono da secoli nei sistemi dei migliori pensatori e nelle opere dei più grandi artisti e scrittori.
Se desideriamo ora chiarificare alcuni tra i momenti più importanti di tale situazione, si affaccia subito la questione: che :' f cosa é quella realtà di cui la creazione letteraria deve essere la fedele immagine speculare? Qui importa soprattutto l'aspetto ne¡ gativo della risposta: questa realtà non é soltanto la superficie del mondo esterno quale viene immediatamente percepita; non sono i fenomeni casuali, momentanei, puntuali. Mentre l'estetica marxista pone il realismo al centro della teoria dell'arte, essa comba[...]

[...]altra) quella tendenza realistica che meglio corrispondeva alla loro estetica. La scelta di questi grandi scrittori indica di per sé che la concezione marxista del realismo non ha nulla a divedere con la copia fotografica della vita quotidiana. L'estetica marxista auspica soltanto che l'essenza individuata dallo scrittore non venga rappresentata astrattamente, bensì come essenza insita in modo organico nella fervida vita dei fenomeni, dalla cui esistenza individuale essa scaturisce. Ma non é affatto necessario, a nostro parere, che il fe nomeno reso sensibile dall'arte sia attinto dalla vita quotidiana, e nemmeno dalla vita reale in generale. Cioè a dire: anche il più sfrenato gioco della fantasia poetica, la più fantasiosa raffigurazione dei fenomeni, sono pienamente conciliabili con la concezione marxista del realismo. Non é un caso che proprio alcune novelle fantastiche di Balzac e di E. Th. Hoffmann si annoverino tra quelle creazioni' artistiche che Marx apprezzava in modo particolare.
Naturalmente c'é fantasia e fantasia, fantastico[...]

[...]naturalistiche e gabellano per marxismo l'oggettivismo falso e meccanico di tali teorie. Ebbene: abbiamo visto che uno dei problemi centrali della concezione marxista del mondo é la dialettica di apparenza ed essenza, il ritrovare ed enucleare l'essenza nell'intreccio contradditorio delle apparenze. Ora, se non crediamo che il soggetto artistico « crei » ex nihilo qualche cosa di radicalmente nuovo, bensì sappiamo che egli scopre un'essenza che esiste indipen dentemente da lui, ma che non é accessibile a tutti e resta a lungo celata anche al piú grande artista; non per questo l'attività del soggetto viene a cessare, e neppure viene neanche menomamente
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS Si
inficiata. Se dunque l'estetica marxista identifica il valore più gran de dell'attività creatrice del soggetto artistico nel fatto che questi assume nelle sue opere il processo sociale universale e lo rende sensibilmente, sperimentalmente accessibile; e che in tali opere si cristallizza l'autocoscienza, il risveglio alla coscienza de[...]

[...]ssenza, l'idea, non é per il marxismo un atto lineare e insieme definitivo, sibbene un processo, un moto, un accostamento passo per passo alla realtà essenziale; proprio perché la realtà più profonda ed essenziale é sempre solo una parte di quella medesima totalità del reale cui appartiene anche il fenomeno superficiale.
Se dunque il marxismo sottolinea l'oggettività più radicale ed estrema della conoscenza e della rappresentazione artistica, insiste al tempo stesso anche sull'indispensabile ruolo del soggetto creatore. Poiché questo processo, questo graduale accostamento della riposta essenza, é un cammino aperto soltanto ai geni artistici più grandi e perseveranti. L'oggettivismo della scienza marxista giunge al punto di non riconoscere nemmeno all'astrazione quella veramente significativa — la qualità di mero prodotto della col scienza umana, dimostrando invece (specialmente per le forme primarie del processo sociale: le forme economiche) come l'astrazione venga operata dalla realtà sociale stessa sui suoi oggetti. Ma per poter seguir[...]

[...]n quanto artista, il carattere di tale processo; e una simile presa di coscienza implica già una presa di posizione. La concezione per cui l'artista sarebbe uno spettatore spassionato di questi processi, situato al di sopra di ogni movimento sociale (1:'u impassibilité» flaubertiana) é nel migliore dei casi un'illusione, un tentativo di ingannar se stessi, ma per lo più è semplicemente un'evasione dai grandi problemi della vita e dell'arte. Non esiste grande artista nella cui rappresentazione della realtà non si esprimano al contempo anche le sue opinioni, le aspirazioni e i desideri nostalgici. Forse che tale constatazione non contraddice la nostra precedente definizione, per cui l'essenza dell'estetica marxista é l'oggettività?
Crediamo di no. E per pater sciogliere questa contraddizione dobbiamo accennare in breve alla questione della cosiddetta arte,. a tesi e spiegare quale sia l'interpretazione che ne dà il marxis io equáTi i suoi rapporti con l'estetica marxista. Che cosa è la tesi? In un senso superficiale é qualsiasi tendenz[...]

[...] per?) per la prima volta scoperto e analizzato da lui e da Marx. Si tratta qui innanzitutto dell'onestà estetica, incorruttibile e spoglia di ogni vanità, degli scrittori e degli artisti vera mente grandi. Per costoro la realtà così come essa è, così come Si è loro rivelata nella sua essenza in seguito a faticose e profonde indagini, si antepone a tutti i loro desideri più cari, più intimi, più personali. L'onestà `propria del grande artista consisté appunt6 ciel tatto che, appena l'evoluzione di un personaggio viene a contraddire le concezioni illusorie per amor delle quali esso si era formato nella fantasia dello scrittore, questi lascia che il personaggio in questione si evolva liberamente fino alle conseguenze estreme, senza minimamente curarsi che i suoi più profondi convincimenti svaniscano così in fumo, perché sono in contraddizione con la vera e profonda dialettica della realtà. Tale è l'onesta che possiamo constatare e studiare in Cervantes, Balzac, Tolstoi.
Tuttavia questa onestà ha anche un suo contenuto concreto. Basta confro[...]

[...]i hanno lottato in nome dell'umanismo contro tendenze politiche, sociali e morali avversate anche da Marx e da Engels. Ma soltanto la concezione materialistica della storia é stata in grado di intendere che la vera e più profonda lesione del principio umano, lo smembramento e la mutilazione dell'integrità dell'uomo, é proprio una conseguenza necessaria della struttura economica, materiale, della società. La divisione del lavoro delle società classiste; la separazione tra città e campagna, tra lavoro fisico e spirituale; lo sfruttamento e l'oppressione dell'uomo per opera dell'uomo; la divisione del lavoro propria dell'ordinamento capitalistico della produzione, tale da sfigurare e frantumare l'uomo: tutti questi processi sono processi economici materiali.
Sugli effetti culturali e artistici di tutti questi momenti hanno già scritto anche dei pensatori idealisti, e non senza grande profonditi e intelligenza, in toni ironici ed elegiaci; ma solo la concezione materialistica della storia di Marx ed Engels poteva scavare fino alle radici del [...]

[...]li.
Sugli effetti culturali e artistici di tutti questi momenti hanno già scritto anche dei pensatori idealisti, e non senza grande profonditi e intelligenza, in toni ironici ed elegiaci; ma solo la concezione materialistica della storia di Marx ed Engels poteva scavare fino alle radici del fenomeno. E penetrando fino alle radici essi poterono cessare di limitarsi a criticare ironicamente le manifestazioni antiumanistiche dello sviluppo e dell'esistenza delle società divise in classi, o a lamentarle in tono elegiaco, rievocando nostalgicamente i sedicenti idilli da tempo trascorsi: essi seppero
Iii dimostrare scientificamente da dove proviene e dove é diretto questo processo generale, e come sia possibile difendere l'integrità dell'uomo realmente, nella realtà stessa, riferendosi all'uomo reale; *di modo che vengano modificate quelle basi materiali il cui necessario effetto é la mutilazione e deformazione dell'uomo; di modo che l'umanità, ridestata alla coscienza per opera di quel proletariato rivoluzionario che di tale coscienza é il p[...]

[...]o questo processo nella sua unità, nel suo organico legame tra fiori e radici.
D'altra parte se la concezione materialistica della storia afferma che la vera e definitiva `emancipazione dell'umanità dagli effetti deformanti della divisione della società in classi può aver luogo soltanto col socialismo, ciò non implica per nulla una' contrapposizione rigida, antidialettica, schematica, per cui si ripudi sommariamente la cultura delle società classiste e si resti indifferenti di fronte alle diverse realizzazioni di esse e alla loro azione cultúrale ed artistica (ciò che possiamo invece spesso constatare nei piatti volgarizzatori del marxismo). D'accordo: la vera storia dell'umanità comincerà col socialismo. Ma quella preistoria che conduce al socialismo é un elemento integrante della formazione del socialismo stesso. E le tappe di questo cammino non possono
T
60 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO

essere indifferenti per i seguaci dell'umanesimo marxista, né per l'estetica marxista.
L'umanesimo socialista rende possibile all'estetica [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] classica tedesca introdusse il concetto di “ creatività ” del pensiero, ma in senso idealistico e speculativo. Pare che solo la filosofia della prassi abbia fatto fare un passo avanti al pensiero, sulla base della filosofia classica tedesca... » \

Hegel dialettizza i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo : la sintesi è un uomo che cammina sulla testa. I continuatori di Hegel distruggono questa unità: si ritorna ai sistemi materialistici da una parte, a quelli spiritualistici dall’altra. La filosofia della prassi rivive complessivamente tutta questa esperienza e finisce per ricostruire la sintesi dell’unità dialettica : l’uomo che cammina sulle gambe. Ma ecco che il laceramento avvenuto per l’hegelismo si ripete per la filosofia della prassi: da un lato il materialismo filosofico, dall’altro la moderna cultura idealistica che incorpora in sé elementi importanti della filosofia della prassi. Quindi esigenza di una nuova sintesi dialettica.

Scissione dell’unità e ricomposizione di essa ad un livello superior[...]

[...]nsiero esaurisce l’oggetto. Se quest’ultima condizione si verificasse noi avremmo, in conseguenza, un pensiero definitivo, conclusivo: un’unità assoluta, attualistica, comunque di origine idealistica.

L’esigenza dell’unità fa perdere qui la necessità della distinzione. Ma ce l’errore opposto: una volta distinto, per usare dei termini tradizionali, il pensiero dall’essere, si tende ad assegnare soltanto all’essere unaMario Tronti

311

consistenza oggettiva, mentre il pensiero rimane un puro riflesso, uno specchio della realtà che non è realtà esso stesso. La distinzione ontologica impedisce qui una reale unità logica.

Sono due soluzioni estreme, all’interno del marxismo, che presuppongono una diversa interpretazione del marxismo. Gramsci credo avesse profonda consapevolezza di questo problema; e il tentativo di soluzione che egli abbozza è certamente coerente con l’impostazione del suo pensiero filosofico. Ciò non toglie che egli finisca per cadere nella prima di queste due soluzioni. Può considerarsi questo come la « conseguenz[...]

[...] non aveva concretamente raggiunto... ». C’è qui, in sintesi, la base ultima del pensiero teorico di Lukàcs, che credo rimarrà coerente in tutto il corso della sua opera. Marx è la prosecuzione conseguente di Hegel; il marxismo è la conclusione dello hegelismo, l’inveramento di esso, è il vero hegelismo.

Quasi negli stessi termini si esprimerà Gramsci : « Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell’altro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall’insieme dei sistemi, dall’insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dell’hegelismo... » \ Qui lo stesso pensiero di Lukàcs è espresso in un linguaggio che tiene conto di un momento « nazionale » della cultura. Il marxismo è la riforma della dialettica hegeliana; è la conclusione finalmente positiva dei vari tentativi che l’idea
i M. S.f p. 93.

21.312

I documenti del convegno

lismo italiano ha fatto per rivedere e aggiornare lo strumento logico del metodo hegeliano. Croce e Gentile hanno [...]

[...].Mario Tronti

313

ha bisogno di essere concluso; Hegel è già la conclusione. È proprio la conclusione che Marx rifiuta. E allora non si può dire che la filosofia della prassi ha incorporato in sé alcuni valori « strumentali » dello stesso metodo speculativo (ad es. la dialettica) \ Perché la dialettica hegeliana è già tutto il metodo speculativo; e proprio questo metodo, in Hegel, giustifica, rende possibile, anzi rende « necessario », il sistema della filosofia speculativa.

Questi concetti ci serviranno in seguito. Affrontiamo invece un problema preciso; uno di quei problemi che sotto una veste apparentemente filologica nascondono un serio contenuto di pensiero. Gramsci dice, per lo più, « filosofia della prassi », quando deve dire marxismo. E credo che siamo d’accordo nel ritenere non casuale la scelta di questa espressione. Certo che oggi chi dice « filosofia della prassi » o non intende precisamente il marxismo, oppure propone una certa interpretazione del marxismo. O è la crociana Filosofia della pratica, oppure quei non meg[...]

[...]oncezione filosofica più consentanea appare quella dell’idealismo volontaristico. Non per nulla Marx ed Engels movevano dal volontarismo feuerbachiano e dalla filosofia della prassi » 5.

Occorre vedere se in Gramsci non sia passata almeno una parte di questa concezione6.

1 M. Sp. 39.

2 M. S., p. 44.

3 M. S., p. 35.

4 M. S., p. 49.

5 Rodolfo Mondolfo, op. cit., II ed., p. 24.

6 « La coincidenza (con Gramsci) in questo caso consiste appunto in un eie316

I documenti del convegno

Molto note sono le formulazioni gramsciane riguardo al problema di un oggettività materiale, intorno alla « cosi detta realtà del mondo esterno ». Quasi ogni volta che usa il termine « materialismo », sente il bisogno di metterci dietro l’aggettivo « metafisico ». Accetta cosi la definizione tutta idealistica della metafisica, assegnata ad ogni presunta realtà che vada al di là della realtà della coscieìiza. In quell’espressione molto comune di « materialismo storico », egli dice che occorre posare « l’accento sul secondo termine 66 storico[...]

[...]assi, in Critica sociale, 1955, nn. 678.

1 M. S., p. 159.

2 Ai. S., p. 54.

3 Ai. S., p. 142.

4 Ai. S., p. 143.

5 M: S.t p. 92.Mario Tronti

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idealistica, immanentistica, storicistica del pensiero di Marx. Conseguenza inevitabile se non si è passati attraverso quella distruttiva critica marxiana al procedimento mistificato della dialettica hegeliana, e quindi al metodo del pensiero hegeliano che fa tutt’uno per Marx con il sistema definitivo della filosofia hegeliana; se non si è analizzata e smontata dall’interno l’unica metafisica che Marx temeva, e che era la metafisica dell’idealismo, culminata, coronata e conclusa nel pensiero di Hegel.

Grossi equivoci possono sorgere intorno a questo aspetto della problematica gramsciana. Prendiamo la teoria delle sovrastrutture. « Il materialismo sporico... — dice Gramsci — nella teoria delle superstrutture pone in linguaggio realistico e storicistico ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa » 1; « la concezione 66 soggettivistica ”... può trovare il[...]

[...]lità, l’autonomia, l'autosufficienza di cuna vera e propria Weltund

1 M. Sp. 38.

2 M. S., p. 76.

3 M. S., p. 39.Mario Tronti

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Lebenschauung, di una concezione generale del mondo e della vita. «La filosofia della prassi — egli dice — è nata sotto forma di aforismi e di criteri pratici per un puro caso, perché il suo fondatore ha dedicato le sue forze intellettuali ad altri problemi, specialmente economici... » \ Una trattazione sistematica della filosofia della prassi « deve trattare tutta la parte generale filosofica, deve svolgere quindi coerentemente tutti i concetti generali di una metodologia della storia e della politica, e inoltre dell’arte, dell’economia, dell’etica e deve nel nesso generale trovare il posto per una teoria delle scienze naturali » 2. E infatti « ogni sociologia presuppone una filosofia, una concezione del mondo, di cui è un frammento subordinato » 3. La stessa dialettica, cioè il metodo, può essere esattamente concepito, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e [...]

[...]gni sociologia presuppone una filosofia, una concezione del mondo, di cui è un frammento subordinato » 3. La stessa dialettica, cioè il metodo, può essere esattamente concepito, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che supera idealismo e materialismo tradizionali, esprimendo questo superamento proprio attraverso la nuova dialettica 4.

Vuol dire questo che dobbiamo accingerci ad una esposizione sistematica del marxismo? No: per Gramsci questo è possibile soltanto quando una determinata dottrina ha raggiunto la fase « classica » del suo sviluppo. Fino ad allora ogni tentativo di « manualizzarla » deve necessariamente fallire e la sua sistemazione logica risulta apparente e illusoria. Fino ad allora non è possibile una esposizione formalmente dogmatica, stilisticamente posata, scientificamente serena 5. Ecco il motivo profondo che riesce a spiegarci la « forma » specifica che assume la ricerca gramsciana. Egli concepisce il marxismo come una teoria che è « ancora allo stadio della discussione, della polemica, dell’elaborarazione » 6 : ecco perché egli non si accinge a sistemare, a manualizzare questa teoria, ma si accinge soltanto a discutere, a polemizzare e quindi ad elaborare. Il marxismo può diventare una concezione generale del mondo, ma non lo è ancora diventata; può produrre una cultura di massa che abbia quei noti caratteri, ma non l’ha ancora prodotta; può rivendi
1 M. 5., p. 125. Il corsivo è mio.

2 M. S., p. 128.

3 M. S., p. 125.

4 M. S., p. 132.

s M. Sp. 131.

6 M. S., p. 131.320

I documenti del convegno

care una direzione egemonica nell’ambito dell’alta cultura, ma non l’ha ancora conquistata.

Il pensiero marxista ha amarame[...]

[...]a amaramente pagato, con l’atrofia di tutto il suo sviluppo teorico, la cattiva idea di fare del marxismo stesso la nuova Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. Dobbiamo riconoscere a Gramsci il grande merito di avere negato, in concreto, questa concezione. E per cogliere i risultati più fecondi che scaturiscono dalia ricerca gramsciana, dobbiamo, su questo punto, andare oltre il pensiero di Gramsci. Occorre sostenere oggi che non esiste una « dottrina » marxista. Occorre provare che lo spirito di sistema è per principio estraneo al pensiero di Marx; che non « per puro caso il marxismo è nato sotto forma di aforismo e di criteri pratici », ma per una intrinseca, immanente, logica necessità, intimamente legata alla sua interna natura; che una considerazione sistematica della dottrina non può che produrre un sistema dottrinario di formule fisse e di proporzioni definitive.

Per Gramsci ogni filosofia è una concezione del mondo, che si pone come critica e superamento della religione, che è a sua volta una concezione del mondo diventata norma di vita, entrata cioè nel senso comune, accettata come fede. La filosofia dunque coincide con il « buon senso » che si contrappone al « senso comune ». E la filosofia della prassi è allora la assoluta sistemazione storicistica del buon senso, che in quanto tale si emancipa dal senso comune di tutte le filosofie passate, e si pone quindi nei loro confronti come nuova filosofia che tende a identificarsi con la storia, che si identifica a sua volta con la politica. Una filosofia integrale della storia, intesa come politica, che possa porsi finalmente come il « buon senso » della storia: ecco, in fondo, lo storicismo assoluto.

Ed ecco anche il limite del pensiero di Gramsci, di cui abbiamo visto sopra le origini speculative. Per noi il buon senso della filosofia di una data epoca, non è il senso [...]

[...]re la verità di quest’ultimo, anche attraverso l’espressione, storicamente determinata, che esso assume. Se la filosofia coincide con il buon senso, dobbiamo diffidare della filosofia. Se con la scienza riusciamo ad esprimere il senso comune delle cose, è sufficiente confidare nella scienza.

Certo che noi dobbiamo rivendicare la novità, l’originalità, l’autonomia del marxismo. Ma la novità del marxismo nei confronti di ogni altra filosofia consiste nel non porsi più come filosofia; la sua originalità conMario Tronti

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siste nell’opporr e alla filosofia la scienza, anzi nel concepire la propria filosofia soltanto come scienza, come « concezione specifica di un oggetto specifico » ; la sua autonomia consiste nel concepire il proprio metodo d’indagine autonomo, in generale da tutta la vecchia filosofia speculativa, <e in particolare dalla filosofia speculativa hegeliana che aveva concluso e inverato tutta la vecchia filosofia, in virtù di quel suo « logico » procedimento che ripeteva « l’oggettivo » procedimento, cioè il concreto metodo storico, economico, politico, giuridico della formazione economicosociale capitalistica, della società borghese moderna.

Queste sono soltanto alcune delle questioni che mi sembrava importante di trattare, e che occorreva trattare, mi rendo conto, con ben più ser[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]letteratura di una sua visione nuova del mondo.
Certo, giudizi puntuali non ne mancano, e sono spesso veramente felici, tali da far rimpiangere che siano cosí pochi e Cosí frettolosi. Vorrei citare, per un solo esempio, quanto Gramsci scrisse di Pirandello, e nelle cronache teatrali che tra il '16 e il '20 compilò per l'Avanti! 1, e nelle rapide note nelle quali, quindici o venti anni dopo,
1 L. V. N., p. 223 sgg
224 I documenti del convegno
sistemò, nel carcere, quelle prime impressioni 1. La sicurezza con la quale Gramsci, ancor giovane, ancora « tendenzialmente piuttosto crociano » 2, sceverò il grano dal loglio in un'opera cosí difficile come quella di Pirandello, piú difficile allora in quel suo continuo confuso concrescere, la sicurezza, dunque, del giudizio del Gramsci è veramente notevole, e potrebbe essergli invidiata da qualsiasi critico specialista. Eccolo, infatti, cogliere la superficialità virtuosistica di Pensaci Giacomino, a proposito del quale parlerà felicemente di « pittoresco caricaturale » 3; eccolo restar freddo d[...]

[...]pera narrativa di Pirandello (ma tutti, allora, erano abbarbagliati dal luccichio del teatro!), pose con sicurezza alcuni problemi di metodo e chiari dialetticamente il significato storicoculturale di quell'opera, in pagine nelle quali l'istanza viva del crocianesimo
— la ricerca della poetica o no del teatro pirandelliano — si arricchisce di altre istanze tipicamente gramsciane, ed il giudizio estetico
poesia o non poesia — si inquadra in un sistema piú largo di giudizi storicoculturali: « il Pirandello si è fatta una concezione della vita e dell'uomo, ma essa è " individuale ", incapace di diffusione nazionalepopolare, che però ha avuto una grande importanza " critica ", di corrosione di un vecchio costume teatrale » 5; e ancora: « il suo teatro vive esteticamente in maggior parte se " rappresentato " teatralmente,
e se rappresentato teatralmente, avendo il Pirandello come capocomico
e regista. (Tutto ciò sia inteso con molto sale)» 6.
Giudizi letterari cosí articolati e distesi non sono però frequenti, e sarebbe difficile, chi si [...]

[...]nteso con molto sale)» 6.
Giudizi letterari cosí articolati e distesi non sono però frequenti, e sarebbe difficile, chi si fermasse ad essi, collocare Gramsci tra i critici letterari o parlare di una sua importanza nella storia della nostra critica letteraria.
1 L. V. N., p. 46 sgg.
2 M. S., p. 199.
3 L. V. N., p. 281 sgg.
4 L. V. N., p. 283 sgg.
5 L. V. N., p. 46.
8 L. V. N., p. 53.
Giuseppe Petronio 225
Ma la critica letteraria non consiste soltanto in quel giudicare puntuale e concreto di cui si diceva; che è anzi, questo, come l'ultimo atto, conclusivo, di un lavoro lungo e complesso al quale attendono o collaborano piú specialisti, ognuno con un suo compito preciso. Il giudizio critico presuppone infatti una estetica, cioè una concezione generale dell'arte, senza la quale si cadrebbe nel piú trito impressionismo. Presuppone ancora l'esistenza di un gusto, e non, intendo, di una individuale attitudine del critico a cogliere nell'opera d'arte i motivi o i momenti vivi, isolandoli da ciò che arte non è, ma di un gusto ragionato e diffuso, al quale quel critico coscientemente aderisca e di cui si giovi a interpretare le singole opere d'arte, antiche o recenti. E, per non parlare dell'indagine filologica ed erudita, pur essa necessaria, presuppone uno schema storiografico, della storia letteraria e della storia civile, nel quale inquadrare volta per volta autori ed opere, riportandoli a determinati momenti o periodi. Alla educazione[...]

[...]amandosi proprio a Gramsci, che ciò che conta, nella definizione di un pensiero, non sono le affermazioni momentanee, i passi singoli che possono essere anche contraddittori tra loro, quanto lo spirito dell'opera, il suo senso ultimo, le direzioni costanti nelle quali essa è rivolta, pure tra scarti o deviazioni del momento. E — cito dal riassunto della relazione del Garin — « il crocianesimo di Gramsci — a parte una prima simpatia iniziale con siste nello avere combattuto sistematicamente Croce, considerandolo la voce piú importante (e piú " pericolosa ") della vita italiana » : un'affermazione che mi pare esattissima, ma che va dimostrata, almeno per quanto concerne la critica letteraria.
Merito precipuo di Gramsci fu lo sforzo, riuscito, di storicizzare il marxismo, non accettandolo e ripetendolo come un sistema pietrificato di dogmi, ma neppure dissolvendolo in un revisionismo eversore, sibbene svolgendolo alla luce dei progressi della cultura europea, arricchendolo e rinsanguandolo di quanto il pensiero moderno aveva prodotto, senza per. questo rinnegarne i principi e lo spirito. Cosí operando Gramsci veniva ad attuare quel ritorno al marxismo, di cui piú volte, nel secondo decennio del secolo, avevano parlato i socialisti italiani, consci dei pericoli del neoidealismo, convinti della impossibilità di combatterlo con le armi ormai spuntate del positivismo, proclamanti la necessità di rifarsi ai p[...]

[...]cultura socialista», in Critica sociale, XXII, 1912, p. 147 sgg.; T. CoLucci, « A proposito di filosofia della storia e di marxismo », ivi, XXIII, 1913, p. 268 sgg.
Giuseppe Petronio 227
Gramsci svolse lui questo compito, e sono noti i termini nei quali lo pose: elaborazione, o rielaborazione, di una filosofia della prassi, che tenesse si conto delle conquiste particolari del neoidealismo, ma che queste conquiste assumesse organicamente in un sistema tutto diverso di principi; fondazione di un AntiCroce e di un AntiGentile, che ripetesse per i due filosofi dell'idealismo italiano quanto già i fondatori della filosofia della prassi avevano compiuto per Dühring. $ logico, allora, che lo studioso di Gramsci debba oggi ricercare, nei volumi delle opere di lui, quanto della iniziale posizione « tendenzialmente crociana » è rimasto di non bruciato, ma debba soprattutto indagare quanto vi è invece di nuovo, di coscientemente diverso; è logico, soprattutto, che debba, indipendentemente dalle singole consonanze puntuali, sforzarsi di cogliere le[...]

[...] di non bruciato, ma debba soprattutto indagare quanto vi è invece di nuovo, di coscientemente diverso; è logico, soprattutto, che debba, indipendentemente dalle singole consonanze puntuali, sforzarsi di cogliere le linee direttive, originali, del pensiero di Gramsci.
Della lezione crociana era rimasta viva in Gramsci l'esigenza di non perdere mai di vista la natura particolare, specifica, dell'opera d'arte, quella natura formale nella quale consiste lo specifico artistico. Nelle note che già abbiamo citate su Pirandello egli insiste continuamente: « Ma in ogni modo rimane da studiare: 1) se esso è diventato arte in qualche momento, ecc. ecc. » 1; « Quello che importa è però questo: il senso criticostorico del Pirandello, se lo ha portato nel campo culturale a superare e dissolvere il vecchio teatro tradizionale, convenzionale, di mentalità cattolica o positivistica, imputridito nella muffa della vita regionale o di ambienti borghesi piatti e abiettamente banali, ha però dato luogo a creazioni artistiche compiute? » 2. E nelle note raccolte nelle prime pagine di Letteratura e vita nazionale, che sono lo sforzo piú organic[...]

[...] che mai dal Carducci) » 2; un passo riassuntivo e incisivo, in cui la coscienza del proprio distacco da Croce si esprime in termini netti, anche se, almeno nelle righe riportate qua su, ancora negativi piuttosto che positivi.
Ma anche i termini positivi, dell'affermazione dopo la negazione, ci sono, e sono chiari, sicché l'antitesi CroceGramsci risiede nello spirito piú profondo delle due opere, in quella concezione del mondo che è dietro ogni sistema di pensiero e gli dà la sua impronta precisa.
La prima netta distinzione è nel fatto che il Gramsci, ritornando, al di là del neoidealismo italiano, al pensiero marxista, ritornava, in ultima analisi, alla dialettica hegeliana degli opposti, sia pure rimessa sulla testa, negando la crociana dialettica dei distinti e riemergeva cosí l'arte, e quindi la critica, in quella storia da cui il Croce le aveva cautelosamente allontanate. L'arte, per Gramsci, è forma, ma una forma condizionata dal suo contenuto, i1 quale contenuto è sempre storicamente determinato. Perciò Gramsci, in antitesi netta [...]

[...]tti, si raccolga pazientemente i passi delle opere gramsciane
M. S., p, 91.
232 I documenti del convegno
di carattere letterario, noterà che, anche se si tratti (e spesso per le ragioni pratiche e contingenti che tutti conoscono) di notazioni o osservazioni su un singolo scrittore o su una singola opera, il carattere dell'osservazione è sempre storico, ed il giudizio non è mai di gusto, ma scaturisce dal collocare lo scrittore o l'opera in un sistema di rapporti, e tende sempre a delineare, sia pure per rapidi cenni, il «,panorama ideologico» 1 che è intorno ad esso. Sicché, in ultima analisi, potremmo dire che tutti i giudizi critici che abbiamo di Gramsci non sono che frammenti di una storia letteraria, di quella storia letteraria che egli non scrisse, ma di cui ci ha lasciato il disegno e lo scheletro.
Che è, poi, il punto in cui la critica letteraria di Gramsci meglio coincide con quella di De Sanctis, ma è pure il punto in cui ne diverge con maggiore energia 2.
Tutti e due, infatti, mirano a risolvere il giudizio critico in un gi[...]

[...]residui cul_urali del passato anche se si affaccino le prime anticipazioni del futuro: basti, a chiarire questo senso dialettico e drammatico che il Gramsci ha della poesia, la sua interpretazione di Dante: « il vecchio "uomo ", per il cambiamento, diventa anch'esso "nuovo ", poiché entra in nuovi rapporti, essendo stati quelli primitivi capovolti. Donde il fatto che, prima che il " nuovo uomo " creato positivamente abbia dato poesia, si possa assistere al " canto del cigno" del vecchio uomo rinnovato negativamente; e spesso questo canto del cigno è di mirabile splendore; i1 nuovo vi si unisce al vecchio, le passioni vi si arroventano in modo incomparabile ecc. (Non è forse la Divina Commedia un po' il canto del cigno medievale, che pure anticipa i nuovi tempi e la nuova storia?) » '.
Il Gramsci ritorna cosí allo schema romanticodesanctisiano; ma vi ritorna, s'intende, arricchendolo di quel senso, che abbiamo già fatto
1 L. V. N., p. 11.
236 I documenti del convegno
notare, della storia d'Italia quale contrasto e conflitto tra « intell[...]

[...] V. N., p. 11.
236 I documenti del convegno
notare, della storia d'Italia quale contrasto e conflitto tra « intellettuali » e « popolo ». I punti sui quali egli ha maggiormente fissato la sua attenzione sono stati perciò l'età comunale, il periodo dell'Umanesimo, del Rinascimento e della Riforma, il Risorgimento; e, al solito, le sue sono non tanto trattazioni argomentate e distese, quanto notazioni fuggevoli e pure organiche, spunti che vanno sistemati e sviluppati.
Le origini sono state cosí legate energicamente al formarsi di una borghesia comunale, mentre la sua concezione, cosí originale, del Comune quale il « governo di una classe economica che non seppe crearsi la propria categoria di intellettuali e quindi esercitare un'egemonia oltre che una dittatura » 1, permette una interpretazione tutta nuova della letteratura dei primi due secoli: mi si permetta citare, quale atto di modestia e pagamento di un debito, le suggestioni che io stesso ne ho tratte per lo studio della poesia didatticoallegorica del Duecento` e per una moderna co[...]

[...]per primo, il profondo rapporto con la situazione storica italiana ed europea 2.
Lo stesso sguardo educato alla comprensione dialettica della storia ed alla considerazione della parte che in essa hanno avuta le forze subalterne, il Gramsci appunta sul Risorgimento, ed anche qui la visione tradizionale, monarchica e moderata, dell'Ottocento svela la sua faziosa fallacia, ed anche qui Gramsci semina spunti e germi che attendono di essere svolti e sistemati. Se perciò qualcuno ha potuto giustamente parlare della necessità di uno studio del De Sanctis « secondo Gramsci » piuttosto che «secondo Croce », potremmo dire che anche lo schema della letteratura italiana va oggi approfondito, chi voglia rifarlo secondo interessi democratici e moderni, « secondo Gramsci », e non secondo la concezione moderata e liberale di cui il Croce ha dato gli esempi piú alti 3.
1 R., p. 27.
2 Per Umanesimo e Rinascimento cfr. ancora I., p. 36 sgg.; M. S., p. 85 sgg.; per il Machiavelli cfr. soprattutto Mach., p. 3 sgg.; 115 sgg.; 211 sgg.; R., p. 13; L. C., p. 4[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...] ed il carcere sono gli anni della passione politica, della organizzazione rivoluzionaria dei Consigli, del partito, della stampa. Egli ha la consapevolezza della incapacità del partito socialista ad affrontare la situazione obiettivamente rivoluzionaria; di fronte alla prospettiva della reazione si preoccupa di organizzare gli strumenti di assalto del proletariato; di fronte alla reazione in atto si preoccupa di rafforzare gli strumenti della resistenza. $ in uno scritto di poco anteriore al carcere che appaiono le prime intuizioni originali delle questioni nuove che si porrà in seguito, del rapporto tra proletariato, intellettuali e società nazionale: la pagina su Gobetti nella Quistione meridionale.
La critica del determinismo economico è il punto di partenza per lo studio dell'azione degli uomini nella concretezza della realtà storica. La filosofia della prassi essendo non tanto analisi delle strutture ma soprattutto delle sovrastrutture (storia eticopolitica) pone l'accento inevitabilmente sulla politica, cioè sulla volontà organizza[...]

[...]e borghesi, sia perché, di conseguenza, le masse non erano plasmate secondo un tipo di vita e di pensiero borghesi. Perciò la Rivoluzione russa dovette porsi il compito di creare coattivamente un apparato produttivo ed una società civile di uomini coscienti ed evoluti. Nelle diverse condizioni del mondo occidentale l'obiettivo del proletariato, dei suoi partiti e dei suoi intellettuali organici con
1 Mach., p. 68.
284 I documenti del convegno
siste non solo nella conquista della « trincea » statale ma nell'impossessamento delle « fortezze e delle casematte», nel penetrare cioè profondamente nella società civile sostituendo all'egemonia borghese l'egemonia socialista. La conquista della egemonia, che Gramsci definisce « democrazia moderna », non sorge dopo la conquista del potere politico: essa deve essere realizzata prima. In una nota del Risorgimento egli scrive: « un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali pet Ia stessa conquista del potere[...]

[...] governativo (è questa una delle condizioni principali pet Ia stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere e anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante, ma deve continuare ad essere dirigente » 1.
Se si collega la distinzione tra società civile e società politica, tra dominio ed egemonia, con l'altra distinzione tra società arretrate e società evolute, il cui criterio discretivo è sempre dato dal riferimento alla esistenza di una società civile sviluppata, si potrà comprendere pienamente l'importanza delle note gramsciane: « per alcuni gruppi sociali che prima dell'ascesa alla vita statale autonoma non hanno avuto un lungo periodo di sviluppo culturale e morale proprio ed indipendente... un periodo di statolatria è necessario e anzi opportuno; questa "statolatria" non è altro che la normale di " vita statale ", d'iniziazione, almeno, alla vita statale autonoma e alla creazione di una " società civile" che non fu possibile storicamente creare prima dell'ascesa alla vita statale indipendente. Tuttavia questa t[...]

[...]rio. Per Gramsci il partito è il moderno Principe, cioè lo strumento politico non piú individuale ma collettivo. La funzione del partito si collega alla realizzazione dell'egemonia. In alcune pagine 3 egli
1 R., p. 70.
2
P., p. 166.
3 M. S., p. 5 sgg.
Giuseppe Tamburrano 285
precisa che il partito moderno ha il compito di unificare la teoria e la pratica intesa come processo storico reale, cioè di creare quel blocco culturalesociale che consiste nel dare alla massa dei lavoratori la coscienza della loro funzione storica, una concezione del mondo conforme alla loro attività umana. È una concezione totalitaria nel senso piú alto della parola, non certo nel senso politico corrente. Infatti già nell'Ordine Nuovo del 29 novembre 1919 scriveva: « il problema concreto e immediato del partito socialista... è il problema della costruzione di un apparecchio statale, che nel suo ambito interno funzioni democraticamente, cioè garantisca a tutte le tendenze anticapitalistiche la libertà e la possibilità di diventare partiti di governo proletario [...]

[...]cacofonia; eppure queste prove sono la condizione perché l'orchestra viva come un solo " strumento " » 2.
Se vogliamo in breve riassumere queste sparse osservazioni che son necessariamente lacunose ed insufficienti poiché l'argomento esigerebbe una piú estesa analisi, possiamo dire che la concezione gramsciana è una concezione realmente democratica e segna un ritorno al marxismo classico. La strategia socialista nel mondo occidentale non può consistere nell'azione rivoluzionaria di una minoranza per rovesciare il potere del gruppo dominante ed avviare con l'esercizio dittatoriale del potere l'organizzazione della vita statale. Questa strategia riguarda i paesi arretrati. Le società occidentali sono altamente industrializzate e le masse dei cittadini non vivono allo stato primordiale ed amorfo. A causa dello sviluppo dei rapporti sociali di produzione e della diffusione della ideologia della classe
1 P., p. 175.
2 Mach., p. 156,
286 I documenti del convegno
dominante, in Occidente la grande maggioranza dei cittadini è matura per un'azi[...]

[...]iticamente, è l'atto conclusivo del processo, la realizzazione della democrazia per eccellenza, l'unificazione organica tra società civile e società politica. La società socialista sorge cosí come società realmente democratica in cui il consenso delle masse è assicurato oltre che dalle verifiche elettorali e dalla partecipazione effettiva dei lavoratori alla vita degli organismi sociali e politici, soprattutto dalla unità ideologica e culturale esistente tra diretti e governanti, dal rapporto organico tra società civile e società politica.
Questi brevi accenni forse permettono di comprendere quanto attuale possa essere lo studio e la discussione critica della concezione dell'egemonia di Antonio Gramsci.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine siste, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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