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Il segmento testuale sionista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 543

Brano: [...]condizionava la rinascita nazionale alla purificazione della società attraverso il lavoro.

In seno al movimento si cristallizzò rapidamente un'ala a tendenza socialista, mirante a integrare l’utopia nazionalista in una prospettiva operaia. Questa corrente, rappresentata dal partito PoaléSion [Operai di Sion], fondato nel 1903 e di cui Ber Borochov (18811917) era il principale teorico, avrà una influenza notevole sul corso della colonizzazione sionista della Palestina. Contrariamente agli ebrei che militavano nei partiti socialisti dei vari paesi, i sionisti di sinistra non ere' devano affatto nella solidarietà operaia e non intendevano condurre alcuna lotta di classe finché, in una Palestina ebraica, non fosse stato riconosciuto un proletariato autoctono.

Nei congressi sionisti di Basilea del 1898 e del 1899 venne decisa la fondazione di una Banca Mondiale, nella quale dovevano confluire i capitali di tutti gli ebrei interessati alla colonizzazione della Palestina. Nel frattempo furono intavolate discussioni col sultano turco, ma queste[...]

[...]e trattative con i turchi, venne presa in considerazione la proposta inglese di una colonizzazione ebraica deH’Uganda, che Herzi aveva accettato, ma che fu respinta dagli altri dirigenti sionisti a grande maggioranza. Venne inoltre deciso di procedere ad acquisto di terreni in Palestina e fu creato un ente che avrebbe successivamente svolto un’intensa attività in tal senso.

Dopo la morte di Herzi sorsero forti dissidi aH’interno del movimento sionista che, nel frattempo, era riu

scito a inviare in Palestina migliaia di immigrati. Si formarono allora due correnti: una di minoranza, detta dei “territorialisti”, per lo più composta da ebrei dell’Europa occidentale disposti ad accettare una soluzione del problema ebraico anche al di fuori della Palestina; e quella maggioritaria degli “ortodossi”, fermamente intenzionati invece a edificare il nuovo stato in Palestina. Nel 1905 la minoranza dissidente diede vita a un altro movimento sionista, diretto dallo scrittore inglese Israel Zangwill (18641926).

Mentre, dal 1904 al 1914, si tenevano [...]

[...] inviare in Palestina migliaia di immigrati. Si formarono allora due correnti: una di minoranza, detta dei “territorialisti”, per lo più composta da ebrei dell’Europa occidentale disposti ad accettare una soluzione del problema ebraico anche al di fuori della Palestina; e quella maggioritaria degli “ortodossi”, fermamente intenzionati invece a edificare il nuovo stato in Palestina. Nel 1905 la minoranza dissidente diede vita a un altro movimento sionista, diretto dallo scrittore inglese Israel Zangwill (18641926).

Mentre, dal 1904 al 1914, si tenevano altri cinque congressi sionisti, veniva intensificata l’immigrazione in Palestina: se nel 1857 la regione contava appena 12.000 ebrei, nel 1913 questi erano diventati più di 100.000, organizzati in oltre

50 comunità agricole, e la città araba di Jaffa si era arricchita di un sobborgo ebraico che venne chia* mato Tel Aviv (Collina della primavera). Nondimeno il processo di formazione dello Stato ebraico concepito da Herzi si stava invertendo: infatti egli aveva previsto che in primo luogo, [...]

[...]. Il mandato inglese copriva inizialmente il territorio palestinese sulle due rive del Giordano, ma nel 1922 (mentre era ministro delle colonie Winston Churchill) il mandato fu ridotto alla sola riva occidentale per creare, sul vasto territorio oltre il Giordano, uno Stato arabo (Giordania) onde compensare la dinastia hashemita della perdita del regno arabo di Siria per mano francese. Questa ripartizione non venne però riconosciuta dal movimento sionista e diventò anzi fonte di discordia tra ebrei e arabi, tanto più che gli inglesi, su richiesta degli arabi, cominciarono anche a limitare l'immigrazione ebraica e l’acquisto di terreni da parte degli ebrei.

Nel 1935 Tel Aviv aveva raggiunto i 100.000 abitanti e a Gerusalemme era sorta una università ebraica. Nello stesso anno nuovi contrasti esplosero tra i sionisti “generali” che volevano creare una comunità mista araboisraeliana e un gruppo di sionisti detti “revisionisti”. Questi ultimi, nazionalisti e antisocialisti, reclamavano uno Stato completamente ebraico e diedero vita a una separa[...]

[...]isto di terreni da parte degli ebrei.

Nel 1935 Tel Aviv aveva raggiunto i 100.000 abitanti e a Gerusalemme era sorta una università ebraica. Nello stesso anno nuovi contrasti esplosero tra i sionisti “generali” che volevano creare una comunità mista araboisraeliana e un gruppo di sionisti detti “revisionisti”. Questi ultimi, nazionalisti e antisocialisti, reclamavano uno Stato completamente ebraico e diedero vita a una separata organizzazione sionista denominata HaZohar, che però rimase sempre in netta minoranza (rientrerà nell’organizzazione sionista mondiale soltanto nel 1946). Intanto, scomparso Herzi (1904), il più autorevole esponente del sionismo internazionale era diventato il professore Chaim Weizmann (18741952), di tendenze moderate e favorevole alla collaborazione con gli arabi. Fin dall’inizio dell'emigrazione ebraica in Palestina erano infatti sorti problemi con la popolazione locale e i contrasti erano diventati sempre più aspri via via che aumentava il numero degli immigrati. Dopo l'avvento del nazismo in Germania, si ebbe un afflusso ancora più rapido, tanto che nel 1940 gli ebrei in Palestina erano già più di

456.000, ci[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 114

Brano: [...]ia », carico di profughi non accettati, era nel porto palestinese di Haifa e, per impedirne la partenza, alcuni sionisti pensarono di sabotarlo: la nave affondò e 252 ebrei perdettero la vita nel naufragio. Anche lo « Struma », partito da un porto del Mar Nero, venne fermato dagli inglesi ai Dardanelli nel febbraio 1942 e rimandato indietro: come l’altra nave, anche questa affondò ed ebbe 700 morti.

Nel 1942 venne promossa una grande campagna sionista negli Stati Uniti, dove David Ben Gurion (un ebreo polacco sionista che si trovava in Palestina dal 1900) si era recato per sollecitare appoggi al « programma Biltmore », per il riconoscimento di uno Stato ebraico e di un esercito ebraico. Mozioni a favore dei sionisti furono approvate nel Congresso e nel Senato degli U.S.A.

Nel 1943 i sionisti militanti della Palestina sottrassero all’esercito inglese molte armi. Altre armi vennero fornite alle organizzazioni terro

ristiche clandestine ebraiche da circa 3.500 ebrei disertori dell'esercito polacco che si trovava allora in addestramento in Egitto. A partire da quell'anno, i sionisti si prepararono così s[...]

[...]o in Egitto. A partire da quell'anno, i sionisti si prepararono così sistematicamente alla lotta futura (anche in funzione antiinglese), armando un vero e proprio esercito clandestino, la Haganàh (in ebraico: «difesa»), le cui origini risalivano alle prime squadre antiarabi costituite nel 1917.

Immediato dopoguerra Al termine della seconda guerra mondiale il governo laburista salito al potere in Inghilterra cambiò la tradizionale politica filosionista del partito per non inimicarsi troppo gli arabi e, negli anni della guerra fredda, sollecitò l'aiuto americano per imporre una soluzione che fosse accettabile anche al mondo arabo. Ma negli Stati Uniti (dove intanto si mirava a escludere del tutto la Gran Bretagna dal Medio Oriente) predominavano le tesi sioniste. Dopo due anni di azioni terroristiche in Palestina, alimentate tanto dai sionisti che dagli arabi, nel febbraio 1947 la Gran Bretagna decise di sottoporre la questione alle Nazioni Unite.

Intanto, nel terrore scatenato dagli ebrei ebbe inizio l’esodo degli arabi profughi. Il 9.4.[...]

[...]na «città libera» sotto il mandato delle Nazioni Unite. Ma il conflitto era insanabile. Nel mese che precedette la cessazione del protettorato britannico, forze ebraiche presero le città di Haifa, Jaffa, Tiberiade, Safad e cominciò l’esodo in massa della popolazione araba da tutti i territori sotto controllo ebraico. Mentre le forze della Lega araba si preparavano a intervenire, il 14.5.1948 il Consiglio nazionale ebraico e il Consiglio generale sionista, a Tel Aviv, proclamarono lo Stato di Israele. Ben Gurion fu designato primo ministro e Chaim Weizmann fu eletto presidente dal Consiglio provvisorio.

Gli Stati Uniti riconobbero subito de facto il nuovo governo, mentre l’U.R.S.S. fu la prima ad accordargli un riconoscimento di diritto (17 maggio).



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 542

Brano: [...]ato nella seconda metà del secolo XIX con l’obiettivo di arrivare a costituire uno Stato ebraico in Palestina (v. Ebrei).

Il termine sionismo (derivante da Sion, la collina di Gerusalemme) fu coniato dallo scrittore N. Birmbaun (18641937) che l’usò per la prima volta nel 1895 nel sostenere la tesi che il primo compito degli ebrei sparsi nel mondo era quello di un ritorno a Sion. Per raggiungere tale obiettivo essi dovevano creare un movimento sionista al di sopra di tutti i partiti politici esistenti e distaccato anche dall’influenza delle varie correnti religiose.

La necessità del ritorno in massa degli ebrei nella terra dei loro an

tenati (v. Palestina) era stata sostenuta fino ad allora soltanto come aspirazione ideale e teorica, per esempio dal padre Jehudà HaLevi e dal talmudista italiano Ovadià da Bertinoro. Il nazionalismo ebraico, la cui concretizzazione più completa si ebbe appunto nel sionismo, era quindi una concezione nuova per l’epoca in cui nacque e si può dire che fu l’espressione ebraica del nazionalismo borghese che,[...]

[...]one colonialista europea. Nonostante tale ritorno fosse stato auspicato dal pensatore ebreo laico Moses Hess (18121875) nei suo libro “Roma e Gerusalemme” (1862)

o da rabbini ortodossi come J. Alkalai (17981878) e Z. Kalischer (17951874), fu solo dopo la pubblicazione da parte del commediografo e giornalista Theodor Herzl (18601904) del libro “Lo Stato ebraico. Tentativo di una soluzione moderna della questione ebraica” (1896) che la tendenza sionista acquistò carattere di vero e proprio movimento. Herzl concepiva il ritorno a Sion secondo il modello delle Compagnie coloniali inglesi, mediante la costituzione di una Jewish Company e aveva in mente un tipo di Stato retto da una monarchia costituzionale o da una democrazia aristocratica.

Nonostante gli sforzi compiuti dal movimento Mizrahi (Federazione dei sionisti religiosi, fondata nel 1902) e della sua ala operaia, che diede vita al Partito nazionale religioso Mafdal, la proposta di Herzl suscitò molte obiezioni: avversavano la nuova ideologia gli ebrei conservatori che restavano fermi[...]

[...]archia costituzionale o da una democrazia aristocratica.

Nonostante gli sforzi compiuti dal movimento Mizrahi (Federazione dei sionisti religiosi, fondata nel 1902) e della sua ala operaia, che diede vita al Partito nazionale religioso Mafdal, la proposta di Herzl suscitò molte obiezioni: avversavano la nuova ideologia gli ebrei conservatori che restavano fermi nella loro attesa messianica e criticavano il carattere troppo laico del movimento sionista, ma opposizioni decise vennero anche dagli ebrei dell'Europa occidentale, degli Stati Uniti e, in misura meno decisa, da quelli dell’Europa orientale. Non erano sionisti, nella grande maggioranza, gli ebrei residenti nei paesi arabi e neppure lo erano quelli che, essendosi ben assimilati nei vari paesi, vedevano nel movimento promosso da Herzl una minaccia contro la loro legittima appartenenza alle varie nazioni. Inoltre avversavano la nuova ideologia numerosi ebrei socialisti (altri divennero invece sionisti), ritenendo che l’avvento del

Theodor Herzl

socialismo su scala internazionale[...]

[...]izioni che nella storia avevano reso “diversi” gli ebrei.

A sostenere di fatto gli argomenti dei sionisti concorse invece l’ondata di razzismo (v.) che percorse l’Europa intorno alla fine del secolo. L'affare Dreyfus in Francia (v.) e i numerosi pogrom (v.) scatenati in Russia e nei paesi slavi indussero molti a considerare la soluzione nazionale come l'unica in grado di risolvere il problema ebraico.

Le tappe del movimento

II movimento sionista iniziò il cammino con il suo primo Congresso mondiale, tenutosi a Basilea nel

1897. Da quel momento il sionismo cessò di essere un’aspirazione di carattere ideale e religioso, per assumere vesti di vero e proprio movimento politico nazionalista. I tre punti fondamentali fissati nel programma di quel Congresso comprendevano: la propaganda per l'immigrazione ebraica in Palestina al



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 113

Brano: [...]ndo il paese si trovava ancora sotto il dominio turco), proveniente soprattutto dalla Russia e con l'appoggio di organizzazioni ebraiche americane ed europee (particolarmente importante fu il contributo finanziario di Edmondo Rothschild, del ramo francese della grande famiglia di banchieri, che in quegli anni investì oltre 70 milioni di franchioro per la formazione di comunità ebraiche agricole palestinesi). Nel 1897 sorse in Europa il movimento sionista, dapprima guidato da Theodor Herzl e più tardi da Chaim Weizmann, mirante alla fondazione di un nuovo Stato ebraico in Palestina (si veda la voce Ebrei). Nel 1917 la Palestina fu occupata da truppe britanniche. Nello stesso anno, il ministro degli Esteri inglese Arthur Balfour rilasciò una dichiarazione che prometteva l'appoggio del suo governo per « la fondazione in Palestina di una casa (home) nazionale del popolo ebraico », premettendo però che ciò non doveva ripercuotersi a danno dei

diritti religiosi e civili delle comunità non ebraiche ivi già residenti. Nonostante tali assicurazioni[...]

[...]e nel 1925). Nel 1929 si ebbero rivolte arabe a Gerusalemme, Hebron e Safad, immediatamente stroncate dagli inglesi che accompagnarono le repressioni con una dichiarazione del 1930, la quale prometteva un maggior controllo della immigrazione ebraica in Palestina e protezione per gli interessi dei contadini e dei fittavoli arabi. Per protestare contro questa dichiarazione, Chaim Weizmann rassegnò le dimissioni dalla presidenza dell’organizzazione sionista mondiale. Davanti alla pressione sionista, il primo ministro laburista Ramsay MacDonald fece macchina indietro e, alla rinnovata richiesta araba di avere in Palestina un governo democratico e l’indipendenza nazionale, i « protettori » inglesi opposero un netto rifiuto. Secondo un censimento del 1931, la Palestina aveva in quel momento 1.035.154 abitanti, di cui gli ebrei erano appena 175.000, ossia il 17% della popolazione totale. Dopo il 1933, davanti al terrore antisemitico scatenatosi in Germania e Polonia, l’immigrazione ebraica aumentò di colpo e, nel 1940, il numero di ebrei in Palestina era già salito a 456.473, corrispondente[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 376

Brano: [...]trò a far parte dell’impero Ottomano. Durante l’ultimo periodo di dominazione ottomana la Palestina, considerata parte della grande Siria, conservò una propria specificità amministrativa e tra i suoi abitanti andarono gradualmente rafforzandosi le aspirazioni di autonomia nei confronti dell'impero. Verso la fine del secolo XIX tali fermenti si collegarono a quelli siriani, egiziani e iracheni per la rinascita della nazione araba.

L’intrusione sionista

Intorno al 1880 la popolazione palestinese era di circa 500.000 abitanti, per la maggior parte arabi sunniti, con un 16 per cento di arabi cristiani (cattolici, ortodossi), nonché piccoli gruppi di sciiti e drusi. Con i palestinesi aveva sapunto pacificamente convivere il modesto nucleo israelita, di circa

24.000 persone, per lo più religiosi con le rispettive famiglie, sovvenzionati dalle comunità ebraiche sparse nel mondo.

Fin dai primi passi del movimento sionista (v. Ebrei), i palestinesi videro in esso una minaccia al relativamente tranquillo assetto del loro paese, capace di de[...]

[...]popolazione palestinese era di circa 500.000 abitanti, per la maggior parte arabi sunniti, con un 16 per cento di arabi cristiani (cattolici, ortodossi), nonché piccoli gruppi di sciiti e drusi. Con i palestinesi aveva sapunto pacificamente convivere il modesto nucleo israelita, di circa

24.000 persone, per lo più religiosi con le rispettive famiglie, sovvenzionati dalle comunità ebraiche sparse nel mondo.

Fin dai primi passi del movimento sionista (v. Ebrei), i palestinesi videro in esso una minaccia al relativamente tranquillo assetto del loro paese, capace di determinare pericolosi squilibri con iniziative del tutto estranee alla realtà locale. Nondimeno il programma sionista continuò a svilupparsi in un senso chiaramente colonialistico, in connessione con le iniziative e gli interessi degli Stati europei nel vicino Oriente e valendosi dell'appoggio di volta in volta fornito dall’uno o dall’altra potenza coloniale. Fin dagli inizi emerse così la direttiva che prevedeva una definitiva supremazia dei coloni ebrei, l’ampliamento continuo (in un quadro nettamente separatista) della loro influenza economica e territoriale, il sostanziale rifiuto di prendere atto delle legittime aspirazioni nazionali degli arabi palestinesi. Successivamente, dopo la creazione dello Stat[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 544

Brano: [...] fattorie collettive (kibbutzim) a carattere agricolomilitare e di cooperative industriali e commerciali, contribuì a costituire una comunità ebraica perfettamente armata, fondata su criteri di autonomia e sul volontarismo. Nello stesso tempo veniva continuata la costruzione di uno Stato di fatto, sotto la guida della Agenzia ebraica per la Palestina. In effetti, questa Agenzia si trasformò in un governo ufficioso, appoggiato dall’organizzazione sionista mondiale, la cui direzione rimase equamente divisa fra i rappresentanti della comunità ebraica insediatasi in Palestina e gli ebrei sionisti della diaspora sparsi in tutto il mondo.

Secondo dopoguerra

Durante la Seconda guerra mondiale la comunità ebraica di Palestina partecipò alle operazioni belliche in Africa e in Italia a fianco degli Alleati, con un contingente di circa 30 mila uomini. Ciò rafforzò molto la posizione dei sionisti e, finita la guerra, essi tennero a Londra (1945) una conferenza che rivolse al governo britannico la richiesta di consentire una libera immigrazione in P[...]

[...] rafforzò molto la posizione dei sionisti e, finita la guerra, essi tennero a Londra (1945) una conferenza che rivolse al governo britannico la richiesta di consentire una libera immigrazione in Palestina per costituirvi uno Stato ebraico. Senonché gli inglesi, vincolati dai loro impegni verso gli arabi e dai loro interessi coloniali, non potevano consentire. Il governo britannico propose allora un piano di autonomie locali che il XXII Congresso sionista, svoltosi a Basilea nel 1946, respinse sdegnosamente.

La questione venne quindi deferita airO.N.U., mentre in Palestina infuriava ormai una guerra fra arabi ed ebrei. Nel 1947 fu posto fine al mandato britannico e l’O.N.U. approvò una risoluzione che divideva la Palestina in due Stati: uno ebraico e uno palestinese, con Gerusalemme come città internazionale legata a entrambi gli Stati attraverso

un’unione economica. In realtà si trattava di un inganno, perché l’O. N.U. si dimostrò ben presto incapace di mettere in pratica il piano, mentre gli inglesi, rifiutando di assumersi l’onere di [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 168

Brano: [...] che raccoglieva i socialisti sionisti (l’Arbeiterbund, il partito socialista ebreo fondato in Russia nel 1897, si opponeva invece al sionismo). Intanto, a partire dal 1882 e soprattutto dopo i pogrom del 1905, era cominciata un’emigrazione di ebrei russi in Palestina (nel 1914, tra i

90.000 ebrei della Palestina, si contavano 13.000 « colonizzatori », riuniti in 43 comunità agricole o Kibbutzim).

Dopo la prima guerra mondiale il movimento sionista godette del sostegno finanziario delle potenti comunità israelite americane e potè ulteriormente svilupparsi. Una particolare adesione ebbe in Polonia e in Ungheria, dove fin dal 1920 era ripreso l’antisemitismo di Stato.

Le tragiche esperienze della seconda guerra mondiale diedero grande impulso al sionismo, finché il 14.5.

1948 fu fondato lo Stato di Israele (v.). Da quel momento, mentre con

il raggiungimento del suo principale obiettivo il sionismo tradizionale aveva in un certo senso assolto al suo compito storico, a opera di taluni gruppi sionisti si affermarono tendenze di nazi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 169

Brano: [...]unirsi ai partigiani polacchi di sinistra. Gli ultimi 6, armati solo di due pistole e di una granata, combatterono fino alla morte.

A Bialystok (Polonia orientale), centro industriale e di rifornimento per l’esercito tedesco, i 50.000 ebrei del ghetto godettero per qualche tempo di una situazione relativamente privilegiata perché fornivano ai tedeschi una importante mano d’opera specializzata. Nel mese di dicembre 1942 Mordechai Tenenboim, un sionista di sinistra di Vilna (Lituania), giunse a Bialystok, inviato dal comitato di coordinamento di Varsavia, per crearvi un’organizzazione di resistenza unendo i gruppi antifascisti già costituiti. Nel marzo 1943 si potè infatti formare il primo distaccamento partigiano ebreo nella vasta foresta intorno alla città, a quell’epoca già in parte controllata dai partigiani sovietici. Le richieste inoltrate per ottenere rifornimenti dall’Armja Krajowa, operante a ovest di Bialystok, vennero respinte, per cui i partigiani nel ghetto poterono disporre soltanto di 25 fucili, un centinaio di rivoltelle, una[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 170

Brano: [...]no in lingua polacca e preparava documenti falsi. Nel luglio 1943 i tedeschi, informati dell’opera svolta da Vittenberg, imposero alla polizia ebraica del ghetto di consegnare il capo partigiano, minacciando in caso contrario l’immediata distruzione del ghetto. Nella tragica situazione creatasi, il 16 luglio Vittenberg si consegnò ai tedeschi, suicidandosi con il cianuro immediatamente dopo. ’

Morto Vittenberg, lo sostituì al comando il poeta sionista Abba Kovner. Il 25 luglio un primo contingente di partigiani lasciò il ghetto per stabilire una base nella foresta di Narocz, dove 14 di essi arrivarono salvi. Qui formarono il nucleo della banda che sarebbe diventata famosa come i Vendicatori di Vilna. Per rappresaglia i tedeschi fecero fucilare 80 ebrei, compresi tutti i famigliari dei partigiani fuggiti. Quando, I'1.9.1943, i tedeschi fecero apporre i sigilli al ghetto, la F.P.O. rispose erigendo barricate e aprendo il fuoco contro le truppe naziste. Vista l’imminenza della fine, venne deciso di evacuare i combattenti e tra l’8 e l’11 sett[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 223

Brano: [...]se parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza triestina e istriana, di cui è stato uno dei dirigenti.

Koestler, Arthur

N. a Budapest il 5.9.1905; giornalista e scrittore.

Di padre ungherese e madre viennese, entrambi ebrei, per sfuggire al regime fascista instaurato in Ungheria daH’ammiraglio Horthy, negli anni del primo dopoguerra si rifugiò a Vienna, dove frequentò il Politecnico.

Nel 1926, attratto dal movimento sionista, accorse in Palestina per contribuire alla creazione delle prime colonie collettiviste (scriverà su questo tema il libro Thieves in thè night, pubblicato nel 1946 e tradotto in Italia nel 1947 col tito

lo «Ladri nella notte»).

Dopo due anni di vagabondaggi, nel

1928 fu assunto come corrispondente dal Vicino Oriente per la catena di giornali dell’editore di sinistra berlinese Ullstein. Come inviato speciale di queste pubblicazioni, in quello stesso anno fu l’unico giornalista a bordo del dirigibile Graf Zeppelin durante la prima traversata artica.

il 31.12.1931 si iscrisse al Parti[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine sionista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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