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Il segmento testuale siciliano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 594Analitici , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Renato Mieli, La constrata evoluzione della sicilia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...] durante il 1958 si è consumato — relativamente — nell'isola in una proporzione maggiore di quanto si è prodotto.
LA CONTRASTATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 117
rebbe dopo la presentazione del « Piano Vanoni » che ha precisamente tra i suoi obbiettivi principali quello dello sviluppo del Mezzogiorno e del pieno impiego: due obbiettivi essenziali per la Sicilia. Per questi motivi ci sembra che il miglior modo per valutare adeguatamente il problema siciliano sia quello di vedere quali progressi si siano eventualmente verificati in relazione allo sviluppo dell'economia italiana, in questi quattro anni di applicazione dello « Schema Vanoni ».
Il primo punto da esaminare è quello riguardante l'occupazione. Secondo le rilevazioni dell'Istituto Centrale di Statistica le forze di lavoro in Sicilia, al 20 aprile 1959, ammontavano a 1589.000 su una popolazione complessiva di 4.767.000 persone. Il livello di occupazione, ossia il rapporto tra popolazione attiva e popolazione residente, era pari al 33,3%. Alla stessa data, le forze di lavoro in Italia amm[...]

[...]sostituita da quella femminile, e di un avviamento verso le attività industriali e terziarie, in prevalenza, da parte non solo di braccianti o contadini poveri, bensì di disoccupati, sottoccupati e inoccupati che oltre alle nuove leve di lavoro si dirigono verso i centri industriali e amministrativi per trovarvi occupazione (8).
Prima di ricavare da questa analisi sommaria alcune deduzioni, sarà bene accennare all'altra faccia del sottosviluppo siciliano: quella del reddito. Si è già detto come la media del reddito per abitante sia molto bassa in Sicilia, al livello cioè dei paesi sottosviluppati. L'isola la cui popolazione rappresenta il 9,5% del totale nazionale, ha un reddito globale che è appena il 5,6% di quello nazionale. Si capisce quindi che, ogni siciliano contribuisce in media meno di quanto dovrebbe alla formazione del reddito nazionale. Ma ciò potrebbe imputarsi al minor grado di occupazione rilevato nell'isola in confronto alla media nazionale. In realtà non è soltanto questo che determina il divario nei
(8) Occorre avvertire che, data la ristrettezza dei campioni, le cifre totali su cui 'si basano queste osservazioni, non possono considerarsi precise, né completamente attendibili. Tuttavia la contrazione nel ramo dell'agricoltura e l'espansione in quello dell'industria e delle altre attività, insieme con l'assorbimento sia pur limitato de[...]

[...] (lire)
Sicilia Italia Percent. Sicilia Italia
1955 533.486 3.954.000 5,36% 113.957 202.386
1956 583.741 19.790.000 5,41% 123.635 217.725
1957 657.137 11.469.000 5,73% 138.164 229.862
1958 688.627 12.288.000 5,60% 143.633 244.437
Da questi dati, raccolti ed elaborati dal Tagliacarne, sembra doversi desumere che il divario dei redditi procapite tra la Sicilia e l'Italia sia andato aumentando in valore assoluto, sebbene l'incremento medio siciliano sia stato ogni anno proporzionalmente piú elevato di quello italiano (26,3% contro 17,2%). Ossia dovremmo ritenere che, mentre il contributo medio della Sicilia alla formazione del reddito nazionale si mantiene basso, come risulta dalla percentuale variante dal 5,36% al 5,6%, si sono in qualche modo allungate le distanze tra il reddito medio dei siciliani e quello italiano, nonostante il più intenso ritmo di progresso registrato nell'isola. Ad ogni buon conto, non si può negare che vi sia stato in Sicilia, in questi ultimi quattro anni, un aumento del reddito molto maggiore che nel passato, a[...]

[...]e precise, che cosa si proporrebbe di fare. Da tutti è riconosciuto che tosi non si può continuare: ed é comprensibile. La cerealicoltura occupa attualmente più di un terzo della superficie agraria dell'isola; proporzione eccessivamente elevata se si tien conto delle necessarie rotazioni che sono infatti ovunque troppo brevi. Il rendimento quantitativo è molto basso: 11,5 q/ha in media contro circa 35 nella Valle Padana. È vero che il grano duro siciliano é qualitivamente superiore a quello tenero del Nord. Ma a conti fatti il bilancio granario dell'isola è largamente deficitario, giacché le sue esportazioni di « duro » non bastano a compensare le importazioni di « tenero ». Occorre migliorare le tecniche di coltura, riducendo l'area investita a cereali sia per effettuare rotazioni più lunghe sia per far posto a colture più redditizie. Per passare dall'agricoltura estensiva, che si sviluppa sulla maggior parte della superficie dell'isola, soprattutto all'interno, a quella intensiva, che viene praticata lungo la fascia costiera (con un maggiore[...]

[...]obabile — bisognerebbe piuttosto che invocare una legge per giustificarsi, individuare un rimedio per correggere uno stato di cose svantaggioso per l'isola. E sarebbe il modo più persuasivo per dimostrare che l'autonomia non è soltanto necessaria ma anche operante in Sicilia.
***
Tutte queste considerazioni non sono che un preambolo al discorso .che più ci interessa: il discorso sulla industrializzazione. Questa è la spina dorsale del problema siciliano. Argomento, dunque, che va affrontato con la massima chiarezza se si vuol vedere sul serio quali sono gli impedimenti e quali potrebbero essere i rimedi per il progresso economico dell'isola. Ma non è facile. A volerne parlare con assoluta sincerità ci si scontra non solo contro una serie di preconcetti e di opinioni belle e fatte, che rispecchiano interessi di parte, bensì contro una quasi inestricabile rete di informazioni contrastanti e di lacune incomprensibili. Con tutta la buona volontà riesce pressocché impossibile, in queste condizioni, formulare un giudizio conclusivo. Il problema è [...]

[...]la centrale Tifeo di Augusta, la disponibilità di energia elettrica nel 1959 ha raggiunto quasi i due miliardi di kWh. Un progresso c'è, dunque, stato in questi anni; un progresso che appare più rilevante se si prende come termine di riferimento la produzione del quinquennio precedente (9). Ma se si prende come termine di confronto la produzione nazionale per abitante, e più ancora il consumo procapite, si ha una nuova conferma del sottosviluppo siciliano (10). Ancora una volta si è costretti a riconoscere che tra la media nazionale e quella regionale c'è un divario che si stenta a colmare al ritmo di sviluppo attuale.
(9) L'aumento dell'energia generata dagli impianti termoelettrici ed idroelettrici in Sicilia dal 1952 al 1959 è veramente considerevole, come risulta dalla seguente tabella compilata in base ai dati pubblicati dal e Notiziario Economico Finanziario Siciliano 1958 » del Banco di Sicilia, integrati, per gli ultimi anni, da quelli resi noti dall'ANIDEL:
Anno Produzione energia elettrica in Sicilia
(milioni di kwh)
1952 1955 1956 1957 1958
Produzione complessiva 537 809 851 988 1.145
% sul totale Italia. 1,8% 2,2% 2,1% 2,3% 2,5%
In valore assoluto, la produzione di energia elettrica nell'isola è, dunque, più che raddoppiata dal 1952, mentre in rapporto al totale della produzione italiana è passata dall'1,8% al 2,5%. Questo progresso trova conferma nell'aumento, altrettanto considerevole, dei consumi, registrato nel 1958, come può vede[...]

[...]e riserve circa altri aspetti del progetto. Tra le critiche che ad esso vengono mosse due sembrano meritevoli di confutazione nell'interesse della Sicilia. Si osserva che il progetto prevede la costruzione di un porto a Gela, a carico della Regione. Quanto verrà a costare quest'opera? Dieci miliardi, secondo alcuni, 20 secondo altri. E una cifra piuttosto grossa, se si pensa alle altre opere non meno necessarie e urgenti che gravano sul bilancio siciliano. Si osserva inoltre che l'entrata in funzione del complesso di Gela potrebbe aggravare la crisi nel settore dello zolfo. La desolfurazione del petrolio grezzo di Gela darebbe luogo a una produzione di zolfo di recupero a costi molto bassi e in concorrenza con quello prodotto dalle miniere siciliane. Rispondono i tecnici dell'E.N.I. che questo danno sarà evitato, poiché lo zolfo di Gela sarà in gran parte utilizzato direttamente 'e per la parte rimanente conferito all'E.Z.I. a un prezzo calcolato facendo la media tra quello dell'E.N.I. e quello delle miniere siciliane. In tal modo l'E.Z.I. pot[...]

[...]rà trovare solo in parte un'attenuazione se si verticalizzerá la produzione dello zolfo, bruciando direttamente il minerale sul posto per produrre acido solforico. Anche cosí, secondo il parere dei tecnici, l'Italia non potrà affrontare le conseguenze dei M.E.C. per quanto si riferisce alla unificazione delle tariffe doganali nei confronti delle importazioni provenienti da paesi non aderenti alla Comunità: resterà sempre uno scarto tra il prezzo siciliano e quello mondiale. Ora, appunto in considerazione di tale difficoltà, l'Italia si riprometterebbe di chiedere alla stessa Comunità un impegno a contribuire al programma di riconversione dell'industria zolfifera e di assistenza ai disoccupati. Il prodotto di Gela — si chiedono alcuni esperti che criticano il progetto dell'E.N.I. — non priverà il nostro paese di un argomento valido per chiedere, come ne avrebbe diritto, che venga suddivisa fra i sei paesi del M.E.C. la spesa per la riconversione e sovvenzione della produzione zolfifera? E una domanda che invita alla riflessione.
***
Facciamo [...]

[...]la produzione petrolifera dovessero polarizzarsi attorno ad Augusta piuttosto che a Ragusa. Ma neanche questa previsione ha trovato l'attesa conferma. Vicino ad Augusta sono sorti, infatti, i grandi complessi della Sincat a Priolo. Pere) Siracusa, che come capoluogo aspirava a diventare un centro industriale é rimasta quella che era: una stupenda città museo. Tranne il cementificio del Barone Pupillo — uno dei rarissimi esemplari di imprenditore siciliano — e lo stabilimento dell'« Eternit Siciliana », più qualche fabbrica minore, non si è visto sorgere null'altro di nuovo in questi anni. Nemmeno il progetto di creazione di una « zona industriale », dopo tante discussioni e opposizioni, si è riusciti a varare. Non si pile, dunque dire che, almeno fino a questo momento, Siracusa abbia saputo ricavare tutti i vantaggi che il sorgere dei grandi complessi industriali sembrava dischiudere.
Per ragioni che si spiegano in parte, tenendo conto della favorevole ubicazione, la città che ha più risentito o utilizzato la benefica vicinanza di Augusta, è [...]

[...] deficienza di capitale e sovrabbondanza di manodopera.
Tornando al quesito che ci si poneva, bisogna riconoscere che nonostante eccezioni come quella di Catania, non si é avuto quello sviluppo dell'industria manifatturiera che per induzione si sperava sarebbe stato determinato o stimolato dal sorgere di alcuni grandi impianti nel settore di base. Le ragioni possono essere varie e cumulative. Scarsità di capitale: si sa che il capitale privato siciliano non é molto ed ha comunque una propensione per gli investimenti più sicuri o più fruttuosi a breve scadenza. A Catania, però, il capitale affluito é in gran parte di provenienza straniera o settentrionale. Non vi è motivo per escludere che ciò possa ripetersi altrove e su più vasta scala. Vi è invece da osservare che sussistono ancora alcune difficoltà nel sistema creditizio, le quali possono rappresentare un serio ostacolo. I crediti che vengono in generale concessi con una oculata valutazione della solvibilità del richiedente sono spesso insufficienti a dar vita ad una attività industriale [...]

[...] svantaggio. Tutto costa di più in Sicilia rispetto alle regioni più avanzate: a cominciare dalle fonti di energia (scarse le risorse idriche, data la irregolarità delle precipitazioni stagionali e la natura del terreno, e notevole la dispersione degli utenti) per finire con le materie prime e i semilavorati che dovrebbero essere importati (14). La insufficienza delle infrastrutture crea, in partenza, condizioni di inferiorità per un industriale siciliano nei confronti di
(14) È opinione molto diffusa che lo sviluppo industriale sarebbe stato ritardato nel nostro paese dall'alto costo dell'energia elettrica. In realtà, l'incidenza della spesa per l'energia elettrica sul valore del prodotto è in media del 2%. Se si considera, ad esempio, che l'incidenza del costo del lavoro è invece dell'ordine del 50% si deve riconoscere che le spese per l'energia elettrica non influiscono in misura determinante sui costi industriali. Ciononostante è innegabile che una riduzione del costo dell'energia elettrica avrebbe un effetto benefico sullo sviluppo indus[...]

[...] si aggirerebbe attorno ai 280 milioni. Sulla base di quanto risulta dall'esperienza della zona industriale di Catania, stimando che occorrano circa due milioni per la creazione di un posto di lavoro, si potrebbe prevedere un assorbimento globale di 140.000 persone. Questa cifra va però corretta, tenendo presente che l'incremento di occupazione sarebbe superiore per gli effetti moltiplicatori che lo sviluppo industriale esplicherebbe nel mercato siciliano, e va al tempo stesso riferita ad un periodo minimo di tre anni, occorrenti per realizzare un programma di tale portata. Anche così, nella ipotesi di un pieno impiego delle disponibilità teoriche, si arriverebbe, con una stima molto approssimativa, ad una previsione incoraggiante. La Sofis potrebbe contribuire efficacemente a ridurre la disoccupazione nell'isola. Non vi è dubbio, comunque, che essa rappresenti potenzialmente la chiave per la soluzione del problema della massima occupazione in Sicilia. E questo è sentito da tutti.
Ma, per tornare a ciò che non può misurarsi con dati statistic[...]

[...]ATA EVOLUZIONE DELLA SICILIA 161
ingiustizie di una struttura sociale che ha fatto il suo tempo. E necessario, si, liberare la società dalle strozzature che ne impediscono il progresso; ma non è sufficiente, se, compiuto questo passo, non si va avanti verso un aumento costante della produzione fino ad elevare il reddito regionale ad un livello degno di un paese civile.
Non é certo la volontà di lavorare, né l'intelligenza che mancano al popolo siciliano. È mancata purtroppo e continua a mancare per molti la possibilità di impiegarle. Spetta alla classe dirigente dimostrare oggi di essere capace di porre termine a questa dolorosa situazione. L'autonomia investe oggi la Sicilia di una responsabilità diretta. Ma la classe dirigente deve stare attenta a non cedere alla tentazione di una faciloneria che potrebbe costar cara. È inevitabile che in una società in transizione vi siano gruppi e ceti, preoccupati di perdere posizioni di privilegio. È umano che chi sente avvicinarsi il tramonto, cerchi di ritardare o impedire il volgere degli eventi da [...]

[...]tere reale e la Sicilia come mediatori. Con questa mentalità si viene a creare un diaframma artificiale tra l'isola e il resto del paese, senza che si formi una nuova classe dirigente, moderna e responsabile. No, questo non é autonomismo, anche se viene contrabbandato come tale. Questo é un vecchio vizio di uno strato parassitario della società siciliana, contro il quale bisogna stare in guardia.
Conclusione: dietro la facciata dell'autonomismo siciliano si nasconde un equivoco. Nella coalizione di forze e di interessi che ha consentito a Milazzo di dar vita ad un esperimento, ricco di tante promesse, vi era una contraddizione che i comunisti cinesi definirebbero di tipo antagonistico. Tra l'ala destra e l'ala sinistra dello schieramento autonomistico non vi è mai stata una vera intesa sulla via da seguire per il rimodernamento economico e sociale dell'isola; vi é stata una serie di compromessi, avvolti spesso da un trasparente velo di ambiguità. Ci hanno insegnato a scuola che non si sommano addendi che non siano fra di loro dello stesso tip[...]



da Velio Spano, La lotta per la libertà del popolo siciliano in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: LA RINASCITA 25
La lotta per la libertà
del popolo siciliano
Da alcuni mesi si fa molto chiasso, in Sicilia, intorno al c separatismo ,. Quel che voglia, almeno apparentemente, il movimento separatista ce lo dicono chiaramente i suoi capi, come l'on. Finocchiaro Aprile, il quale, senza masticar le parole, afferma (discorso del 13 febbraio 1944) che non si tratta, nè di un ingannevole autonomismo, nè di un temperato federalismo, ma di una vera e propria rivendicazione di indipendenza politica integrale.
E' perciò interessante, per comprendere la giusta posizione fortemente cantiseparatista, dei comunisti siciliani, ritracciare brevemente l'origine e l[...]

[...]vertito a (questo ultimo e grande scopo della sua esistenza,, si raggruppino oggi a casaccio pretesi demosociali, pretesi liberali, pretesi c laburisti ,, pretesi socialisti e persino qual
che rarissimo bislacco esemplare di (comunista separatiste,.
Questo arcobaleno di gruppi e di gruppetti che si richiamano tutti, da orizzonti politici apparentemente diversi alla rivendicazione dell'indipendenza, vorrebbe dare l'illusione che tutto il popolo siciliano concordi oramai nell' idea di subordinare ogni interesse particolare alla creazione della' Repubblica siciliana. (E non è escluso che qualche separatista, alcuni mesi or sono, si fosse illuso davvero che il movimento potesse raccogliere. nell'isola la maggioranza dei suffragi). Ma è quasi subito apparso chiaro alle grandi masse lavoratrici dell'isola che il movimento odierno c per l' indipendenza » tende essenzialmente a mettere le masse lavoratrici siciliane al servizio di quegli interessi particolari che vengono aspramente difesi, da molti mesi ormai, dai sindaci e dai funzionari separatist[...]

[...] del separatismo attuale sono i latifondisti, e quelli che vengono presentati come c interessi siciliani , sono in realtà gli interessi dei latifondisti, come dimostra ampia. mente l'orientamento politico e sociale dei separatisti odierni i quali, essendo al governo da moltissimi mesi, non hanno fatto che favorire il mercato nero e la delinquenza e organizzare la reazione contro il movimento operaio, politico e sindacale.
Al Congresso comunista siciliano (Messina, 151617 aprile 1944) noi fummo facili profeti annunziando che le agitazioni separatiste si sarebbero demagogicamente esasperate intorno all' epoca del raccolto, con lo scopo di sottrarre la produzione cerealicola dell'isola al consumo interno della Sicilia e dell' Italia alfinchè il grano possa essere venduto attraverso i canali' della speculazione o persino all'estero con maggior profitto degli agrari e dei grossi commercianti, ai quali i contadir.; produttori sarebbero costretti a venderlo a prezzi molto bassi. E infatti, mentre i separatisti cominciano già a manifestare il loro ma[...]

[...]gli organizzatori e i sostenitori, fino al momento in cui, con altri
gruppi feudali e capitalistici del continente, si sono staccati dal defunto regime a.causa della sua catastrofica politica autarchica di guerra. Agli attuali separatisti siciliani si può tutt'al più concedere che, essendo stati i primi colpiti dalla politica autarchica, sono stati tra i primi ad abbandonare il fascismo, in nome dei loro interessi e non già di quelli del popolo siciliano, come essi pretendono oggi. Ma resta il fatto che gli attuali dirigenti del movimento per l' indipendenza, fortemente unitari quando il , separatismo siciliano si rivolgeva contro l' imperialismo fascista, diventano truculentemente separatisti quando questo movimento si dirige contro la sorgente democrazia italiana ed è quindi, almeno oggettivamente, favorevole al fascismo.
Questa indicazione, già estremamente chiara di per sè stessa, è d'altra parte convalidata dall'atteggiamento particolare che i separatisti hanno assunto nei confronti del movimento operaio. Il 16 gennaio l'on. FinocchiaroAprile dichiara con aria da gran signore che i separatisti saranno c anche lieti se taluno di essi (dei comunisti) riuscisse ad ottenere dalle popolazioni il ma[...]



da Giovanni Frediani, Poesia dialettale ieri, oggi [relazione conferenza 1951 ca a Domodossola] in Relazione dattiloscritta probabile 1951

Brano: [...]LA CAMPANA DE LA CHIESA"
...................................
Nun dipenne da te che nun sei bona,
ma dipenne dall'anima cristiana
che nun se fida più de la campana
perché conosce quello che la sona!

Da" CARITÀ CRISTIANA"
............................................
Ce vo' un coraccio nero come er tuo
pe' menaje in quer modo... Poverello!...
Che? fece er chierichetto er gatto è suo?
Er prete disse: No... ma è mio l' ombrello!


Ignazio Buttitta siciliano Ed infine il siciliano IGNAZIO BUTTITTA, vivente il quale ha avuto le sue poesie tradotte in lingua italiana dal Quasimodo. /1a)
Un altro dei temi comuni è l'eterna prepotenza dei ricchi; protetti dai governanti. Sentite alcuni esempi: è ancora il Belli che scrive
LA CARROZZA D' UN CARDINALE
Già, a Cacciabove, propio indove strozza
la strada sur macello, ecco de botto
ce s' infrocia abbrivata una carrozza
co un gentiluomo in abbit' e pancotto.

Lì er cucchieraccio fijo de na zozza
senza dì "a voi davanti", e de gran trotto,
sapenno già ch'er poverello abbozza,
t'acchiappa un vecchio e te lo mette sotto.

Le rote je[...]

[...]icalismo e la critica alla nobiltà (tipici contenuti dei poeti dialettali dell'800) sono stati sostituiti da contenuti più aggiornati: lotta contro la guerra e per la pace, lotta per una maggiore giustizia sociale, rivolta contro certi pregiudizi, episodi della guerra e della resistenza, che spesso, attraverso una esposizione elementare, creano una loro particolare drammaticità; immagini di vera, di elevata poesia.
Giudicate voi
IGNAZIO BUTTITTA siciliano 2A3A4A

"PICININ DE COREA"
Picinin de Corea
che te ciama la mama morta,
te ziga cussì forte
e tanti no te sinte,
te ciama tute le mame
e tante no te scolta.
Te ziga e te ciama,
ma la mama no risponde
mentre brusa el mondo.
Ciama, ciama tute le mame
che el to pianto ne la note
no sia pianto de altri fioi,
no sia note in tuto el mondo.

"BELOYANNIS"
Beloyannis
che te ga piantà la bandiera su l' Acropoli
e la bandiera de la to vita
in t' el cuor del mondo
che ga vene che no se conta
come la radise ne la tera,
'na picola vena del to sangue,
la più sconta,
te liga anca a 'sto picolo paese
che no g[...]

[...] 'na vaccarella
ca ô maciello
'na curtellata
mmiezzo capa e cuollo
l'accire
e chella se scunocchia,
scunecchiaie 'o palazzo!
A panz' all' aria,
tutto n'sanguinato,
nu cavallo 'e carrozza
nun se move...
Scioscia dint' 'e pprete
ll' urdemi suspire...
Se guarda 'e cchiaie
e penz' à 'o scurriato...
E s' arricorda è ll'uommene
ca l' hanno vattuto 'a sango
e mò se songo accise...
GABRIELE SELLITTI napoletano

GIOVANNI MOI sardo (37 manca)
VANN' ANTO' siciliano 3B
LIVIO RIZZI venetoCalendario
GIOVANNI BARRELLA milanese Calendario

"I MADEUN"
E' mi non e féva i madéun
e' mi ba e féva madéun
mé e faz i madéun: oscia i madéun!
Méla, disméla, al muntagni ad madéun
e mé la chésa gnént.

O fat la cisa nova de' Sufraz
ò fat tòt quant al chési del pas>égg,
ò fat al tòri, i péunt e dal terazz,
ò fat la véla granda di padrêun ch' la ciapa tòt e' soul
e mé la chésa gnént.
GUERRA emiliano

"I DIS ROBAS"
Nos ch' i sin puòrs i vin puòc timp
de zoventùt e de belessa;
mond, te pòus stà sensa de nos.
Sclafs da la nassita i sin nos.
Pavèis ch' a no àn mai vut belessa[...]



da Giorgio Valgimigli, Concetto Marchesi, amico di casa Valgimigli in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]ordi minimi a fatti grandi, senza aver la pretesa di far storia ma di parlare semplicemente dell'affetto che ci ha legato per tanti anni e che non è mai venuto meno.
Entro, ogni giorno e piú volte al giorno, nel mio studio, e all'altezza dell'occhio trovo il suo sorriso. Non c'è dedica nella fotografia, ma pare che Marchesi non abbia mai fatto dediche. Guardandolo penso alle parole di Renato Guttuso: « Era cosí malinconico e fiero. Un patriarca siciliano nelle cui vene pulsava il sangue del presente ». Belle e vere parole. Ma Marchesi era anche un allegro compagno di stramberie e di giocosità.
La sua conoscenza con mio padre risale, se non sbaglio, al 1914, ma solo qualche anno dopo avvenne l'incontro, il tu fraterno, l'amicizia, quella che gli faceva dire: « ... la nostra amicizia è una cosa bella » (L. 22823), « ... ma è pure per me tanto grande la gioia di sentire che ci vogliamo bene noi due, cosí, nel fondo dell'anima nostra » (L. novembre '27); quella che lo faceva soffrire con lui la perdita della Erse (L. 2442); quella che non fini c[...]

[...]uite da quelle che gli preparava la farmacia al Duomo di Padova, che non gliele faceva mai mancare neppure a
VARIETA E DOCUMENTI 203
Montecitorio.) Verso la fine del pranzo, con movimenti che egli avrebbe voluto passassero inosservati, prendeva le pillole e, regolarmente, si spargeva sull'abito un po' di polvere bianca. Dopo qualche momento, distratto dalla conversazione, non ricordando o fingendo di non ricordare, si rivolgeva alla Erse e, in siciliano, le chiedeva « Erse, 'e pigghiai 'e pinnule? ». Ed Erse ridendo gli indicava l'abito sporco della bianca polvere.
Il suo rapporto con la Erse fu sempre particolarmente affettuoso. Erse era venuta piccolissima a Messina e qui, tra le baracche, aveva mosso i primi passi e dette le prime parole. Non ricordava, parlando, il dialetto messinese ma lo capiva ed era dunque un gioco frequente che Marchesi si rivolgesse a lei con qualche espressione dialettale. Una in particolare ricordo: sembra che la Erse piccola avesse visto davanti alla baracca un asino fare i suoi liquidi bisogni e l'avesse annun[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Trevisani, Gramsci e il teatro italiano in Studi gramsciani

Brano: [...] da mettere insieme un volumetto da 200 pagine ». In quella lettera famosa di opere da compiere, egli includeva tra queste, come è noto, « uno studio sul teatro di Pirandello e sulla trasformazione del gusto teatrale italiano che il Pirandello ha rappresentato ed ha contribuito a determinare».
Il capolavoro del periodo precedente ai Sei personaggi, è, indubbiamente, Liolà, che egli giudica « una delle piú belle commedie moderne » : il contadino siciliano in cui Gramsci vede « l'uomo della vita pagana, pieno di robustezza morale e fisica, perché uomo, perché se stesso, semplice umanità vigorosa », « efflorescenza di paganesimo naturalistico, per il quale la vita, tutta la vita è bella, il lavoro è un'opera lieta, e la fecondità irresistibile prorompe da tutta la materia organica », l'opera che non po
Giulio Trevisani 293
teva non ferire profondamente la mentalità cattolica; e Gramsci ricorderà piú tardi le chiassate degli studenti clericali torinesi alla prima di Liolà, quando — nei tempi dell'accanimento della Civiltà cattolica e dei critic[...]

[...] lavoro è un'opera lieta, e la fecondità irresistibile prorompe da tutta la materia organica », l'opera che non po
Giulio Trevisani 293
teva non ferire profondamente la mentalità cattolica; e Gramsci ricorderà piú tardi le chiassate degli studenti clericali torinesi alla prima di Liolà, quando — nei tempi dell'accanimento della Civiltà cattolica e dei critici teatrali cattolici contro Pirandello — osserverà che, in effetti, il grande scrittore siciliano si stacca dal verismo borghese e piccoloborghese del teatro tradizionale perché la concezione umanitaria e positivistica del verismo non era anticattolica; e, invece, la tendenza filosofica pirandelliana, qualunque ne siano il contenuto, i limiti, la coerenza, è sempre
indubbiamente anticattolica ».
Nel chiudere la prima parte di questa comunicazione riguardante le recensioni teatrali, mi si permetta di osservare che ai critici d'oggi Gramsci offre lezioni di costume e di stile.
Caratteristica della sua critica teatrale è il suo antiintellettualismo. Il linguaggio di Gramsci è semplice: fa[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Una lettera spedita da Pasquale Tanteddu bandito n. 1 in Orgosolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]gni altra strage vennero accusati i fratelli Tanteddu. Ed anche se tutti gli altri capi di accusa attribuitimi dai Loddo in N°. di una diecina mi furono liberati dai giudizii, per quest'ultima, in base ad un accusatore il più infame che la storia della Sardegna ricordi, il famigerato Mereu Sebastiano, degno servo dei mariscialli assetati di ingiustizia e disordini, fui colpito all'ergastolo per ricevere il premio della « benemerita » dal sicario siciliano Mario Scelba (come lo ha dato ai Luca, dopo che hanno ucciso a tradimento il loro caro amico e massacratore dei lavoratori, Salvatore Giuliano). Questo infame confidente, che riuscì di incriminare tanti onesti cittadini, disse di avermi riconosciuto di una foto che avevo fatto in gruppo quando ero ragazzo, e in una occasione che ero malato di febbre perniciosa deperito al punto che nessun orgolese riusciva a conoscermi. Mi meraviglio come i Giudici abbiano voluto dare credito a un elemento così sfondato, e spero che si possa fare giustizia nell'Appello.
Sia per « sa verula » che per « Villag[...]



da Danilo Dolci, Pagine di un inchiesta a palermo, introduzione di Ernesto De Martino in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]llazzo, io vendevo le sigarette di contrabband che mi venivano fornite direttamente da una guardia di finanza. Io la cosa la facevo senza scrupoli perché si può dire che la facevano tutti i saloni. Mangiavo bene così, mentre intorno c'era fame. Un giorno volevo organizzare una dimostrazione contra l'affamamento: l'ho organizzata. Mi appartai nel retrobottega, scrissi MI manifesto nel quale finivo: — Viva Stalin, viva Roosvelt, viva il Comunismo siciliano.
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Raccolsi soldi per stamparlo, comprai la colla, e fécimo per conto nostro il partito Antifascista d'Azione: e nella nostra intenzione era quello di dare bastonate ai fascisti. Con l'aiuto di alcuni altri miei conoscenti, li andammo ad incollare nelle vie e distribuirli ai passanti, nei centri della città.
Un giorno, mentre ero intento a far la barba, si fermò davanti al salone una lussuosa macchina americana. Io credevo si trattasse di un cliente di riguardo e dissi a mía moglie di prendermi un asciugamano pulito. E invece erano ufficiali americani, v[...]

[...]one aveva inscenato una dimostrazione contro la guerra. Io mi trovavo in piazza Massimo, perché volevo partecipare anch'io. Ad un dato momento non so cosa é avvenuto, una confusione, ho visto spingere una donna su una camionetta e l'Onorevole Colajanni che,
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qualificandosi come deputato regionale, cercava di dissuadere la polizia ad arrestare quella donna. Si è gridato: — Viva la Sicilia. Viva il Parlamento Siciliano — credendo che stessero arrestando Colajanni. E successo un parapiglia. Cominciò la solita girandola della celere e mi sono sentito afferrare per il collo da un scelbino. Pur mostrando il mio distintivo (lo porto «abusivamente », la galera c'è, perché è un mio diritto: lo Stato mi passa la pensione di guerra ma l'Associazione mutilati non mi vuole iscrivere perché ero pregiudicato: e adesso, a dir questo, voglio vedere se sono anche capaci di levarmi la pensione), mi hanno bastonato
buttato sulla camionetta e ci condussero alla Faletta dove trovai uomini e donne arrestate, provenienti da Pia[...]



da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]ti nei migliori ristoranti. Ho vissuto tutta la vita (tanto necessaria) dal pane duro e salacche, al burrothe, e marmellata, dalla taverna dormire sulla paglia, al vagone letto, a Genova).
Salimmo a bordo, ma i viveri erano per esaurirsi. Mio padre era timido per chiedere qualche cosa, mia madre era audace, ma era sempre donna. Avevamo passato quella notte il golfo di Genova con un mare tranquillo. Avevo fatto amicizia con un marinaio di bordo, siciliano come tutto l'equipaggio, e quella mattina domandai al marinaio chi era il comandante. Ero ragazzo, e non sapevo distinguere il grado: me lo indicò da lontano. Mi avvicinai, e nel chiedergli scusa, lo pregai di ascoltarmi. Mi porto nella sua gabina, ed io gli raccontai tutta l'odissea della mia famiglia: dato il bel tempo di mare avevamo esaurito la scorta di viveri ed il denaro. Pregandolo che ci avesse aiutato, dandoci un piatto di minestra e siccome aveva visto per caso fare il trasbordo (da un ambiente all'altro), offrii in cambio qualunque lavoro, e segnatamente quello del trasporto delle[...]



da (9 Domande sul romanzo) Elsa Morante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]ri all'opportunismo dell'autore.
Assai spesso, poi, nei romanzi odierni, e in particolare nei
i
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passaggi dialogati, l'uso del dialetto non ubbidisce a una qualsiasi intenzione — legittima o spuria — di arricchimento del linguaggio o di allargamento del territorio reale; ma soltanto alla moda contemporanea del documentarismo, che, per la sua falsa presunzione, dà sempre dei prodotti falsi. I Malavoglia non parlano in dialetto siciliano, come i loro modelli reali; ma in italiano, e per questo riescono tanto più veri. La funzione del romanziere non si riduce alla registrazione della greggia realtà parlata (per questo, basterebbe un magnetofono); ma si motiva nell'espressione della verità umana, resa attraverso i suoi dialoghi reali. Non c'è cosa più irreale (e anzi spettrale) di una voce «ripresa dal vero », scaduta e morta, recitata da un automa. E non c'è cosa più reale, e viva per sempre, di un qualsiasi dialogo fra amanti italiani alla Corte di Parma, riferito, in linguaggio francese stendhaliano, dal suo inventore Stendh[...]



da Andrea Binazzi, Raffaele Pettazzoni in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]accogliere questa proposta perché la materia, come sai, presenta oggi un interesse larghissimo tra le persone colte non meno che tra gli studiosi; e poi il Pettazzoni dà tutte le garanzie di serietà e di coscienza » n. Vallecchi non pubblicò la collana, che uscì poi, alcuni anni dopo, presso Zanichelli di Bologna.

Ma questo interessamento e questa buona disposizione del Gentile non devono trarre in inganno. Non risulta infatti che il filosofo siciliano abbia mai modificato il giudizio che della storia delle religioni e del Pettazzoni aveva formulato in due recensioni pubblicate sulla « Critica » del 1922, una dedicata a Dio: formazione e sviluppo del monoteismo nella storia delle religioni, voi. I: L’essere celeste nelle credenze dei popoli primitivi del Pettazzoni e l’altra alla traduzione italiana della Storia delle religioni del Foot Moore. Opera « insigne » quest’ultima « che con poderoso sforzo abbraccia tutte le religioni storiche dei popoli civili, e ne traccia con discreta larghezza e copia di particolari la storia... », ma storia «[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine siciliano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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