Brano: [...]istrettezza dei campioni, le cifre totali su cui 'si basano queste osservazioni, non possono considerarsi precise, né completamente attendibili. Tuttavia la contrazione nel ramo dell'agricoltura e l'espansione in quello dell'industria e delle altre attività, insieme con l'assorbimento sia pur limitato della disoccupa zione in tutti e tre i rami possono, senz'altro, considerarsi come indici di una variazione nella struttura delle forze di lavoro siciliane, più ampia di quella registrata nell'intero paese, durante questo periodo.
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redditi procapite. Vi è anche da tener presente un altro fattore che spiega perché l'isola contribuisca alla formazione del reddito italiano in misura inferiore alla media delle altre regioni. Se si calcola infatti il rapporto tra il prodotto netto della Sicilia nel 1957 e il numero degli occupati si ha una media di 460.000 lire per ciascuno, contro la media di circa 620.000 lire, calcolata in base ai corrispondenti dati nazionali. Ciò significa che la produttività media del lavoro in Sicilia arriva [...]
[...]le altre regioni meridionali, accogliere il principio che alla Sicilia spetti un contributo proporzionalmente superiore, in virtù di obblighi assunti in precedenza dal governo? Comunque, si voglia giudicarla, questa rivendicazione siciliana, sarebbe certamente meno assillante se il contributo dello Stato, indipendentemente dal titolo di legittimazione, fosse più elevato e adeguato alle necessità dell'isola. Il rimodernamento delle infrastrutture siciliane richiede effettivamente di piú. Però, possono i siciliani dire di aver fatto finora il miglior uso possibile dei mezzi, sia pure insufficienti, di cui disponeva la Regione? Onestamente, quando si sente affermare, senza convincenti smentite, che alcune decine di miliardi giacciono inutilizzati da mesi nelle casse della Regione, un certo senso di disagio è difficile non provarlo. L'on. Lanza, che fu Assessore ai Lavori Pubblici nel governo La Loggia, dichiara, a chi gli chiede una spiegazione in proposito, di non essere mai riuscito ad ottenere dai funzionari di quell'Assessorato una cifra prec[...]
[...]strializzazione della Sicilia fa confluire verso il Nord, allora è doveroso correggere un'impressione, in parte sbagliata e in parte ingiustificabile. Si capisce: gli utili delle imprese settentrionali in Sicilia tornano alle stesse, cosi come tornano alle loro famiglie le rimesse dei tecnici e degli operai trasferitisi dal Nord per lavorare nell'isola. E non. potrebbe essere altrimenti, fino a quando non ci saranno imprese, tecnici e maestranze siciliane che provvederanno a prendere il posto dei settentrionali. Ma non è giusto ignorare che, anche allo stato at tuale, una parte non irrilevante di quegli utili e soprattutto di quelle rimunerazioni rimane nell'isola, dove alimenta se non altro uno svi luppo del commercio e dei servizi. Molto più ragionevole sarebbe studiare come si potrebbe accrescere questa aliquota che va a beneficio della Sicilia invece di perder tempo in recriminazioni.
Una terza osservazione viene fatta meno di frequente, sebbene offiirebbe maggiori spunti per una critica convincente. È un fatto: che
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att[...]
[...], secondo alcuni, 20 secondo altri. E una cifra piuttosto grossa, se si pensa alle altre opere non meno necessarie e urgenti che gravano sul bilancio siciliano. Si osserva inoltre che l'entrata in funzione del complesso di Gela potrebbe aggravare la crisi nel settore dello zolfo. La desolfurazione del petrolio grezzo di Gela darebbe luogo a una produzione di zolfo di recupero a costi molto bassi e in concorrenza con quello prodotto dalle miniere siciliane. Rispondono i tecnici dell'E.N.I. che questo danno sarà evitato, poiché lo zolfo di Gela sarà in gran parte utilizzato direttamente 'e per la parte rimanente conferito all'E.Z.I. a un prezzo calcolato facendo la media tra quello dell'E.N.I. e quello delle miniere siciliane. In tal modo l'E.Z.I. potrà disporre di un certo quantitativo di zolfo a costo inferiore che gli permetterà di ridurre il prezzo sul mercato. Con ciò non si risolve la crisi dello zolfo; né l'E.N.I. pretende di
(13) A questo proposito viene fatto osservare che l'alternativa a una produzione non economica sarebbe la rinuncia ad estrarre il petrolio di Gela, con la conseguenza di ridurre a zero le royalties spettanti alla Regione. Certo; meglio poco che niente. Ma viene il dubbio che, una volta costruito l'impianto di raffinazione, si finisca per constatare che e : più conveniente utilizza[...]
[...], con una partecipazione maggioritaria (in virtù di una recente deroga ad una norma precedente che fissava nel 25% il massimo di partecipazione in imprese miste) stabilendo un limite di tempo per il disinvestimento della quota di avviamento. Si creerebbe in tal modo un meccanismo di riscatto, che darebbe luogo ad un processo di privatizzazione, più o meno automatico. Questo potrebbe essere uno schema per favorire la formazione di imprese private siciliane nel settore della produzione di beni di consumo: schema ingegnoso, senza dubbio, ma — come dire? — un po' troppo teorico. Se gli imprenditori siciliani non hanno dato finora segni di vita, nonostante gli aiuti e gli incentivi messi in opera dalla Regione, é piuttosto ardito pensare che lo faranno nel prossimo avvenire, perché sorretti dalla Sofis. La Cavera che di questo problema si sente investito con il fervore passionale di chi crede di avere una missione da compiere, non si nasconde affatto quanto sia arduo creare una mentalità imprenditoriale tra i siciliani. È come — egli pensa — vo ler[...]
[...]enti come il loro elettorato. Un'idea del genere poteva incontrare all'inizio il favore di alcuni settori della gerarchia ecclesiastica, preoccupati del vuoto a destra che esiste nello schieramento politico italiano e ansiose di collaudare in Sicilia una nuova formula.
A questo si sommava una sollecitazione di altra natura. Il momento dell'industrializzazione, giunto al punto critico, diventava il momento dell'autonomia. Per le forze economiche siciliane che avevano avuto nel passato una posizione dominante e si vedevano inesorabilmente scalzate e soppiantate da rivali esterni, ben più potenti, era venuta l'ora di muoversi per impedire l'insidioso processo di infiltrazione o di rassegnarsi ad essere, prima o poi, eliminate. Allarmate e umiliate dalla espansione della grande industria settentrionale e convinte di non poter contrapporre ad essa una resistenza basata sull'iniziativa privata locale, intravvidero una sola possibilità di arginarla: quella di trincerarsi dietro l'autonomia per proteggere in qualche modo la formazione di un'industria[...]
[...]irettore, La Cavera. Può anche darsi che, neutralizzandosi a vicenda, le due tendenze finiscano per paralizzare la Società Finanziaria siciliana, condannandola a un'azione spicciola, disordinata e inconcludente. E ancora troppo presto per fare previsioni, anche se sono già trascorsi tanti mesi dalla nomina dei due dirigenti; é sempre troppo presto per pronunciare un giudizio definitivo su una questione in cui si scontrano interessi e personalità siciliane.
Per il Partito Comunista la via da seguire era evidente. Avendo individuato un gruppo politico regionale che, nella carenza di una classe imprenditoriale, aveva scelto l'alleanza con le sinistre per sopravvivere e riformarsi, i comunisti non potevano che incoraggiarlo e sostenerlo. Di pericoli vi era uno solo da temere: che queste formazioni fossero incapaci di fare sul serio. Non è facile sradicare dalla mente di uomini, abituati ad amministrare con criteri di altri tempi, certe deformazioni in cui si rispecchia la loro refrattarietà al progresso sia economico che sociale. E più facile, a [...]