Brano: [...] consorterie liberali e fascisti mai completato. Non a caso fu costituita ['Associazione democratica pistoiese (dietro la quale probabilmente erano i vecchi capi liberali come Fèrdinando Martini, i Philipson e i Morelli Gualtierotti), con un costante, andhe se astratto, richiamo alle libertà e ai valori istituzionali.
Nel marzo 1922 Filippo Divinimi annunciò la convocazione dei segretari dei fasci per costituire la Federazione circondariale fascista e precisò l’atteggiamento da tenere nei confronti deH’Associazione democratica, diffidando i fascisti a farne parte, pena l’espulsione dal P.N.F., Idalberto Targioni non potè imporre la propria egemonia e, mentre si preannunciava anche a Pistoia un compromesso tra le varie frazioni della classe dirigente, prese provvisoriamente il sopravvento la frazione più intransigente e violenta capeggiata da Enrico Spinelli.
AN’inizio del 1922 l’attacco fascista fu ancora diretto prevalentemente contro le organizzazioni comuniste e socialiste, ma cominciarono a verificarsi violenze sempre più frequent[...]
[...] precisò l’atteggiamento da tenere nei confronti deH’Associazione democratica, diffidando i fascisti a farne parte, pena l’espulsione dal P.N.F., Idalberto Targioni non potè imporre la propria egemonia e, mentre si preannunciava anche a Pistoia un compromesso tra le varie frazioni della classe dirigente, prese provvisoriamente il sopravvento la frazione più intransigente e violenta capeggiata da Enrico Spinelli.
AN’inizio del 1922 l’attacco fascista fu ancora diretto prevalentemente contro le organizzazioni comuniste e socialiste, ma cominciarono a verificarsi violenze sempre più frequenti anche contro singoli esponenti del clero (Bottegone, Piteglio, Ferruccia, San Michele Agliana), nonché contro sedi e organizzazioni cattoliche (Spazzavento e Seano).
Dopo il fallimento dello sciopero legalitario dell'agosto, le organizzazioni socialiste e comuniste nelle campagne erano praticamente distrutte.
L’attacco massiccio contro i cattolici cominciò all'indomani della marcia su Roma (Badia a Pacciana, Montemagno, Montemurlo, Montecatini, M[...]
[...] Ferruccia, San Michele Agliana), nonché contro sedi e organizzazioni cattoliche (Spazzavento e Seano).
Dopo il fallimento dello sciopero legalitario dell'agosto, le organizzazioni socialiste e comuniste nelle campagne erano praticamente distrutte.
L’attacco massiccio contro i cattolici cominciò all'indomani della marcia su Roma (Badia a Pacciana, Montemagno, Montemurlo, Montecatini, Massa, Cozzile etc.), All’inizio del 1923 il controllo fascista nel Pistoiese era quasi completo. Si procedette al rinnovo di diversi consigli comunali, fra cui quello di Pistoia, e il « listone » formato da fascisti e liberalmassoni vinse facilmente contro le liste cattoliche
o socialiste (dove fu possibile presentarle). Il connubio liberalfascista fu tuttavia di breve durata e, ben presto, gli stessi liberali che un tempo erano ai vertici del potere locale (cioè i Philipson, i Morelli Gualtierotti e i fìosadi) sominciarono a essere perseguitati. La lotta di Spinelli e dei suoi ca
merati si estese poi ai massoni, seguendo le direttive provenienti da Roma, e cominciarono a essere epurati dalle file del partito persino i fascisti della prima ora, cioè Lenzi, Giovanni Martini, Filippo Civinini e lo stesso Nereo Nesi (più tardi reintegrato nel P.N.F.). La storia contorta del fascismo pistoiese si concluse nel 1926 con l’estromissione del[...]
[...]zzazioni che costituiranno importanti punti di riferimento e di collegamento sociale fino alla Resistenza. A parte le Casse rurali che continuarono a svolgere la loro attività, rimasero nelle loro mani numerose filodrammatiche, gruppi corali e bande musicali, tutti centri di aggregazione popolare, per non parlare dei circoli di Azione cattolica, degli oratori parrocchiali e così via. Tra i gruppi di cattolici che tennero vivo il sentimento antifascista nel Pistoiese si ricordano quelli facenti capo a Vittorio Amadori, a Gerardo Bianchi, e a sacerdoti come il canonico Marini e don PelJegrineschi.
I socialisti massimalisti (molti dei quali furono costretti all’esilio), i riformisti, i repubblicani e i liberali scomparvero di fatto come forze politiche organizzate. Rimasero sulla breccia i comunisti, anche se un dirigente come Ermindo Gargini fu costretto a emigrare in Francia, dove resterà fino alla morte. La direzione locale del P.C.d’l. sarà successivamente assicurata da Ita
lo Carobhi, poi da Dino NiccoJai e, nel 1927, da Dino Fabbri[...]
[...]ono costretti all’esilio), i riformisti, i repubblicani e i liberali scomparvero di fatto come forze politiche organizzate. Rimasero sulla breccia i comunisti, anche se un dirigente come Ermindo Gargini fu costretto a emigrare in Francia, dove resterà fino alla morte. La direzione locale del P.C.d’l. sarà successivamente assicurata da Ita
lo Carobhi, poi da Dino NiccoJai e, nel 1927, da Dino Fabbri» tutti ex ferrovieri licenziati dal regime fascista e costretti, per sopravvivere, a fare i commessi viaggiatori. Nell’estate del 1924, durante la crisi Matteotti, i comunisti stabilirono i primi contatti con gli ambienti repubblicani, in particolare con il segretario della sezione Giuseppe Corsini.
Nell’ottobre 1924 si svolse a Sant’Agostino una riunione, alla quale parteciparono Ugo Trinci e altri dirigenti comunisti locali, per organizzare il lavoro di partito clandestino. Nell’estate del 1925, in una riunione svoltasi a Firenze sotto la presidenza di Paimiro Togliatti e alla quale parteciparono anche i pistoiesi Carobbi, Niccolai e Bucc[...]