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Il segmento testuale sciano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 45Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Caracciolo, A proposito di Gramsci, la Russia e il movimento bolscevico in Studi gramsciani

Brano: [...]nza completo, ci limiteremo dunque ad esporre nella presente comunicazione alcune avvertenze metodologiche o tecniche, e a suggerire una prima posizione di problemi, rimandando ad altra occasione un'analisi piú diffusa. E limiteremo il discorso strettamente agli anni della rivoluzione e della direzione leniniana in Russia.
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2. La ricerca è resa difficile anzitutto da alcune circostanze che valgono per ogni studio gramsciano, ma che pensiamo doveroso segnalare nuovamente in questa sede. In primo luogo sta quella di possedere ancora una edizione assai parziale degli scritti anteriori al carcere. Gli scritti del 191718, ripubblicati su Rinascita quest'anno, lasciano ancora desiderare altri articoli dello stesso periodo che solo adesso, a dodici anni dalla Liberazione, sono in corso di ristampa. Quelli dell'Ordine Nuovo, benché raccolti in volume, contengono omissioni che ognuno di noi ha potuto rilevare. Un vuoto completo vi è poi per la parte che inizia col 1921, benché naturalmente sia sempre possibile supplirvi con una minuta ricerca sui giornali del tempo. Tutte deficienze, queste, che ci inducono ad unirci alla diffusa richiesta di una edizione completa e criticamente valida dell'opera gramsciana, e a sollecitare anzi la facoltà ai singoli studiosi [...]

[...]to a partire, piuttosto che dai testi originali, già subito dalla « interpretazione autentica » che ne dànno i contemporanei. Nel nostro caso specifico questo senso comune fa pensare a prima vista a un Gramsci semplicemente «leninista », che riporta in termini italiani l'esperienza dei bolscevichi. Molte questioni vengono perciò ridotte a una differenza di linguaggio, quando invece significano differenze reali. Molti svolgimenti del pensiero gramsciano attraverso il tempo vengono trascurati, dandosi l'immagine di un unico personaggio che è sempre se stesso 0 almeno che, superate le giovanili incertezze, è subito padrone di un monolitico corpo di concezioni. Sono un po' questi gli errori in cui sembra essere caduta la oleografia gramsciana di questi tempi, e in cui incorre in piú punti lo stesso libro recente di Ottino, per tanti versi peraltro notevole e spregiudicato. È insomma una situazione nella quale occorre molta vigilanza critica per non cadere in un appiattimento dei
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problemi, specie a proposito di questioni [...]

[...]zione o all'influenza di teorie sindacaliste e volontaristiche non marxiste. Altri potrà esaminare se non vi sia invece qui precisamente una sensibilità verso la piú genuina concezione marxiana dello Stato comunista come Stato dei produttori, come palestra di autogoverno, come luogo che rivaluta e torna a far emergere progressivamente dalla società politica la società civile. Si tratta comunque di una inclinazione inconfondibile del pensiero gramsciano, che lo distingue dal pensiero di Lenin e che a sua volta distingue il movimento dell'« Ordine Nuovo » — tutto generato dal basso, articolato, autogovernato — dal movimento dei Soviet russi tendente alla centralizzazione.
Non si può confondere il ruolo dei Soviet nella rivoluzione e dopo, col ruolo dei Consigli di fabbrica torinesi. Innanzitutto i Soviet, come organi di potere, erano diversi dai veri e propri Consigli di azienda che in Russia (seppure con compiti modesti, per la povertà dell'iniziativa proletaria in molti luoghi e anche per l'accentramento in atto, fin dalla primavera 1918, [...]

[...]918, nella direzione economica dello Stato) erano stati creati. E cosí non si può parlare in Russia di gestione operaia nel senso proprio di questa parola, neppure dopo il « decreto sul controllo » del 14 novem bre 1917, benché Gramsci scriva piú volte che « l'esistenza del Consiglio dà agli operai la diretta responsabilità della produzione », e che « nell'organizzazione per fabbrica si incarna dunque la dittatura proletaria » 1_ Il paragone gramsciano cosí consueto, fra i Soviet ed i Consigli torinesi, imperniati appunto sull'idea del « controllo operaio », della autonomia dei produttori, di un potere statale nascente dalla fabbrica, appare pertanto arbitrario nei fatti. Esso vale piuttosto, agli occhi di una nostra critica, come indicazione di una tendenza di cui Gramsci riconosce in Russia alcuni elementi, e che si sforza di immaginare vittoriosa e di portare nel proprio paese fino alle estreme conseguenze. Per questo, laddove egli piú liberamente prefigura il significato di un movimento consiliare che giunga al potere dello Stato, abbia[...]

[...]massa stessa, del Consiglio e del sistema dei Consigli, responsabile dinanzi alla massa, costituito di delegati che, se appartengono al Partito socialista oltre che alle organizzazioni sindacali, sono controllati anche dal partito, che segue una disciplina stabilita dai congressi ai quali ha partecipato l'avanguardia rivoluzionaria di tutta. la nazione » 3.
4. Da questo nodo di problemi emergono altri due aspetti caratteristici del pensiero gramsciano. L'uno, sul quale non possiamo qui soffermarci, riguarda la funzione del partito operaio rispetto alla classe, fun
1 «Per l'Internazionale comunista », del 26 luglio 1919, 0. N., pp. 1920.
2 « Lo strumento di lavoro», del 14 feb. 1920, 0. N., p. 79.
3 « L'unità proletaria », del 28 feb. 1920, 0. N., pp. 1001.
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zione chte indubbiamente, come è già stato rilevato 1, è assunta da Gramsci sí come avanguardia, ma in un senso assai piú educativostimolatore che non direttivorappresentativo. L'altro riguarda la concezione di egemonia e di consenso nella rivoluzione. I[...]

[...]ione rivoluzionaria che l'istituzione deve assolvere » 4. Mentre è vivissima la polemica contro ogni possibilità di giacobinismo dei bolscevichi, per la quale un pugno dii uomini si sostituirebbe alla « libera voce della coscienza universale », e verrebbe instaurata una illimitata dittatura.
1 Vedi tra gli altri gli scritti pubblicati nello scorso anno da R. Guiducci, G. Scalia, M. Spinella. Deformate dalla volontà di ricondurre il pensiero gramsciano alla prassi attuale, invece, le conclusioni che trae F. Ferri su Rinascita, settembre 1957.
2 « Controllo operaio», L'Ordine Nuovo, 10 feb. 1921.
3 « Per conoscere la rivoluzione russa », Il Grido del popolo, 22 giugno 1918, non firmato.
4 « La conquista dello Stato », L'Ordine Nuovo, 12 luglio 1919, O. N., p. 18.
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Tutto il pensiero gramsciano era teso, come si può vedere anche nelle analisi sulla situazione italiana, verso questa concezione dell'egemania e del consenso diffuso come necessità anteriori alla rivoluzione. Per questo egli, vedendo la Rivoluzione russa di lontano, non poteva immaginarla che come un blocco di consapevolezza e di egemonia bene acquisita. Egli riteneva che tanto il proletariato industriale quanto quello agricolo fossero preparati, anche culturalmente, alla direzione della nuova società 1. Insisteva sul « carattere essenzialmente democratica dell'azione bolscevica, rivolta a dare capacità e coscienza polit[...]

[...]ulla questione del consenso rimanga sostanzialmente fermo. La stessa lettera dell'ottobre 1926 al Comitato centrale sovietico, purtroppo esclusa fino a ieri alla conoscenza dello studioso', dimostra un uso specifico e molto interessante del termine egemonia, laddove questo nella terminologia russa e internazionale era interamente assorbito dal termine dittatura del proletariato. Dando la sensazione di una persistente originalità del pensiero gramsciano rispetto agli sviluppi che dopo Lenin i dirigenti bolscevichi diedero alla questione.
1 Pubblicata nel 1938 in Francia dalla rivista Problemi della rivoluzione italiana, ed ora, in copia fotografica, da Corrispondenza socialista, dicembre 1957.



da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]no « Ugo Foscolo fiorentino ed europeo » i cui Atti sono in corso di stampa presso Le Monnier.
Per un'ampia panoramica sul romanzo italiano di primo Ottocento, dr. il fondamentale SERGIO ROMAGNOLI, Narratori e prosatori del Romanticismo, in AA.VV., Dall'Ottocento al Novecento, vol. VIII della Storia della Letteratura Italiana, diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti, 1968, spec. il cap. I.
CATERINA SFORZA NEL « MITO » GRAMSCIANO
Gli studiosi di Gramsci hanno avvertito da tempo che l'opera di Machiavelli costituisce un punto di riferimento concreto di tutta l'evoluzione teorica e politica dell'autore dei Quaderni del carcere. In una lettera lo stesso Gramsci ricorda infatti che il professor Umberto Cosmo fin dal 1917 insisteva perché il suo
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giovane allievo si dedicasse a uno studio sul Machiavelli: « quando vidi il Cosmo, l'ultima volta, nel maggio 1922 (egli era allora segretario o consigliere all'Ambasciata italiana di Berlino), egli ancora insistette perché io scrivessi uno studio sul Mac[...]

[...]Torino 1958, p. 355.
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lo stesso procedimento per cui il Principe di Machiavelli è innalzato nei Quaderni del carcere a simbolo della volontà collettiva nazionalepopolare. Dal punto di vista formale non esiste quindi una differenza fra l'utilizzazione giovanile di Machiavelli e l'utilizzazione che Gramsci farà di Machiavelli in carcere. Ma il rapporto fra il « mito » giovanile di Caterina Sforza e il piú noto « mito » gramsciano del moderno Principe non si riduce a un'analogia esteriore. Caterina Sforza non rimane infatti il cappello piccante di un articolo scritto alla giornata che deve morire dopo la giornata: dalle iniziali nebbie culturiste questo « mito » resta, attraverso il ritmo del pensiero in sviluppo, come elemento stabile e permanente del pensiero di Gramsci negli anni 19161919. Il simbolo della matrice è applicato direttamente alla storia intesa come catena degli sforzi che l'uomo ha fatto per liberarsi da privilegi e da pregiudizi. La storia, che è la « religione » in senso crociano, cioè la concezione [...]

[...]eligione » in senso crociano, cioè la concezione del mondo del giovane Gramsci, è cosi intesa come matrice feconda delle esperienze umane 8. È questo il tema, che rimarrà sempre caro a Gramsci, della storia come matrice di tutto ciò che gli uomini possono conoscere.
In questo modo vediamo che Caterina Sforza è il simbolo della lotta teorica e politica condotta da Gramsci contro la concezione riformista dei socialisti positivisti. Il simbolo gramsciano della matrice si contrappone al simbolo loriano della « scala d'oro ». Ancora nei Quaderni del carcere, Gramsci ricorderà la concezione di Loria degli intellettuali che tengono diritta la « scala d'oro » sulla quale sale il popolo, e gli avvertimenti di Loria a tenersi buoni questi intellettuali. Giudicando la confusa concezione positivistica dei riformisti italiani (Treves, Turati, Loria) come caricatura del marxismo e come causa del ristagno della produzione intellettuale del socialismo italiano, Gramsci inizia a considerare gli scritti teorici di Antonio Labriola come un principio fulgido [...]

[...]ratore di nuovi strenui lottatori... la Storia è una fecondissima e astutissima donna che non arretra 10.
8 Socialismo e cultura e Preoccupazioni, in Cronache torinesi (19131917) cit., pp. 103 e 678.
9 Fino a Dogali, Gherardi, Bologna 1912, p. 181.
10 Le astuzie della storia, in Scritti 19151921, a cura di S. Caprioglio, Moizzi, Milano 1976, pp. 17880.
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Possiamo quindi meglio comprendere il progetto gramsciano di scrivere in carcere, sul modello del Principe, un libro drammatico nel senso di un dramma storico in atto, in cui le massime politiche si presentano come necessità individualizzata, tenendo presente che per Gramsci la storia è già, nella figura di Caterina Sforza, una necessità individualizzata.
Nel primo editoriale che Gramsci scrive per l'« Ordine Nuovo », La taglia della Storia, Caterina Sforza è definita la sovrana assoluta del destino degli uomini: una dea Storia che Gramsci ormai contrappone alle alcinesche seduzioni idealistiche della dea Libertà di Croce.
Cosa domanda ancora la S[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]lo momento », ma « come una serie di rapporti attivi (un processo) in cui se l'individualità ha la massima importanza, non è pero il solo elemento da considerare. L'umanità che si riflette in ogni individualità è composta di diversi elementi: 1) l'individuo; 2) gli altri uomini; 3) la natura r 1.
L'uomo perciò non è personalità se non attinge la coscienza di tali rapporti.
È facile notare qui che l'attingimento della personalità (nel senso gramsciano dell'espressione) denuncia l'errore d'impostazione delle dottrine metafisicizzanti nel senso tradizionale della parola. L'alterità, la trascendenza, la metafisicità, sono condizionate proprio da ogni proposta
1 M. S., p. 28.
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di una teorica dell'uomo come individuo; è la nozione di individuo che pone immediatamente la realtà del metafisico; superata la nozione di individuo e attinta quella di personalità, viene sic et rimpliciter travolta la posizione dualistica individuoalterità che è alla base delle vecchie metafisiche. In altri termini il rapporto individuonatura sor[...]

[...] reca la data del 1934, piú tardi divenuto capitolo del libro Rivoluzione personalistica e comunitaria. È chiaro all'intuito del Mounier che il personalismo non si fonda con un ritorno al tramontato individualismo, e tanto meno con l'esaltazione del superuomo nietzscheano. All'individuo, che è coscienza aggressiva, capricciosa, caparbia, il Mounier oppone la persona che è « dominio, scelta, formazione, conquista di sé » e tutto ciò ha sapore gramsciano e pare tendere come « direzione di esperienza » alla fondazione nel senso auspicato; ma quando, escludendo la coincidenza di persona e coscienza, il Mounier definisce la persona « un centro invisibile a cui tutto si riporta » ... « ospite segreto dei minimi gesti della mia vita... », che « non può cadere direttamente sotto lo sguardo della mia coscienza », allora un germe metafisico rode il tessuto iniziale, e l'incontro con la tra scendenza comincia, e diviene palese nella distinzione delle due vie che si aprono — secondo il Mounier — all'uomo, per condurre l'una all'apoteosi della persona e[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]un sistema enunciato una volta per tutte, il « marxismo » appunto. Rubel, in una noticina, si limita ironicamente ad osservare che Althusser ha pronunciato una mezza verità: non solo il giovane Marx, infatti, ma tutto Marx è estraneo al « marxismo »8. Non va comunque passato sotto silenzio che l'opera di Louis Althusser ha avuto una notevole diffusione in Italia (contrastata con una punta di irritazione dallo storicismo italomarxista e crociogramsciano) e che l'editoria del nostro paese ne ha pubblicato pressoché tutte le opere, anche quelle d'inconfutabile e disperante mediocrità (come quando, con un tardivo soprassalto, si scopre l'antistalinismo in nome di un'antiumànismo scientista!), mentre l'opera di Maximilien Rubel resta praticamente sconosciuta: sino ad oggi, in attesa dell'edizione Cappelli (Bologna) di Marx critique du marxisme prevista entro il 1980, l'unico testo a disposizione del lettore italiano è un piccolo intervento di 8 pagine all'interno
7 Per Marx è uscito, in .Italia, presso gli Editori Riuniti nel 1967 e Leggere il [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine sciano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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