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Il segmento testuale riformiste è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 189Entità Multimediali , di cui in selezione 33 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 371

Brano: [...]rario, rivolgendosi principalmente alla piccola e media borghesia delle campagne.

Qui si registrava per contro un ritardo dei socialisti palermitani che, proprio sulle questioni agrarie, dimostravano scarsa capacità di elaborazione teorica, limiti nell 'individuare il rapporto cittàcampagna, riscontrabili perfino nel maggior ideologo del movimento ruralista Sebastiano Cammareri Scurti e nella sparuta frangia che si riconosceva nelle posizioni riformiste di Filippo Lo Vetere ed Enrico Loncao, spinti dal trasformismo giolittiano verso gli interessi del blocco agrarioindustriale siciliano.

Il Tasca, negando l’esistenza di una classe operaia nel sistema capitalistico locale (« A Palermo non c’è un proletariato industriale soggetto al capitalismo, sfruttato al punto da costituire l'antitesi perfetta, precisa allo sviluppo capitalistico »}, toglieva ogni fondamento alla stessa lotta di classe.

Non stupisce quindi che i migliori risultati di lotta siano stati i gran

di scioperi agrari del 190203, promossi sotto ben altro segno da Verro e S[...]

[...] (questi ultimi raccoglievano anche esponenti dell’agraria come Pecoraro e Tasca Bordonaro), a Palermo si potevano contare i gruppi clientelari di Vittorio Emanuele Orlando (v.) raccolti attorno alla lista Unione nazionale (un miscuglio di mafia e poteri locali), e i filogovernativi di Andrea Finocchiaro Aprile. Questi ultimi avevano modo di operare in una situazione favorevole, tenuto conto della debolezza socialista dovuta alle posizioni socialriformiste di Alessandro Tasca e Aurelio Drago, nonché all'estremo isolamento nel quale vennero ricondotti Giovanni Orcel e i dirigenti della FIOM, emarginati dalle pretestuose, campagne antibolsceviche e dall’aggressione aperta del Fascio di combattimento capeggiato da Vincenzo Purpura.

A monte era avvenuta la ricucitura tra gli interessi degli agrari e quelli della grossa borghesia palermi

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 361

Brano: [...]diale, alle dimostrazioni contro l’interventismo e la guerra.

AH'“Ordine Nuovo"

Fu chiamato a prestare servizio militare durante la Prima guerra mondiale e, congedato al termine del conflitto, entrò a lavorare allo stabilimento FiatSPA di Torino. Attivo militante socialista, collaborò con Antonio Gramsci nella redazione deH’“Ordine Nuovo” (v.), fu nel

1920 tra gli organizzatori dell'occupazione delle fabbriche e, su accese posizioni antiriformiste, polemizzò con Angelo Tasca. Tentò di costituire un gruppo di educazione comunista per diffondere fra i lavoratori i postulati del movimento consiliare e nel 1921, alla fondazione del Partito comunista, fu tra i primi ad aderirvi.

Nel 1922, assunto come operaio avventizio nelle Ferrovie dello Stato, ebbe un ruolo preminente nell’organizzazione dello sciopero della categoria. Arrestato per questa attività il 19.8.1922 e licenziato dalle Ferrovie, divenne membro del Comitato direttivo della Camera del lavoro di Torino.

Nel 1923 emigrò in Francia, nel Lionese, per trovare un lavoro, ma nel[...]

[...] (proveniente da una famiglia di braccianti) conseguì la licenza tecnica grazie ai sacrifici del padre e dei fratelli. A 15 anni entrò nella Gioventù socialista (F.I.G.S.), a 18 aderì al P.S.I. e nel 1921, dopo la scissione comunista (contro la quale fu uno dei pochi giovani socialisti a prendere posizione), fu nominato segretario generale della

F.I.G.S., fortemente ridimensionata dopo l'uscita dei giovani comunisti.

Schierato su posizioni riformiste, nel 1922, alla nuova scissione del P.S.I., Santi seguì Filippo Turati, Treves e Modigliani nel Partito socialista unitario (P.S.U.). Al tempo stesso fu un attivo oppositore del fascismo e nel 1922 si batté a fianco degli operai nella battaglia dell’Oltretorrente a Parma. Redattore del quotidiano socialdemocratico parmense “Il Piccolo”, all’indomani della crisi Matteotti si rifugiò a Torino; qui tenne per qualche tempo la segreteria del sindacato tranvieri della città e fu arrestato con Giuseppe Saragat. Alla fine dello stesso anno si trasferì a Milano,

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 148

Brano: [...]niversale, con tutte le conseguenze tattiche che ne derivano ».

Nonostante la condanna ufficiale del revisionismo emessa dai congressi socialdemocratici di Hannover (1899), Lubecca (1901) e Dresda (1903), nonché dal Congresso di Amsterdam (1904) della Seconda Internazionale (v.), la revisione operata da Bernstein aumentò la sua

influenza negli anni seguenti, trovando sviluppi ulteriori, fino a identificarsi con la formazione delle correnti riformiste del movimento operaio (v. Riformismo).

In effetti, il dibattito sul revisionismo finiva con l’investire un doppio ordine di questioni: il problema della scientificità del marxismo da un lato; il problema delle riforme e del gradualismo dall’altro. Il primo problema aveva trovato nello stesso Engels (v.) una soluzione che consentiva di salvaguardare la dottrina generale e di revisionarla al tempo stesso: nel 1895 Engels aveva infatti dichiarato che il marxismo era quella concezione dello sviluppo della storia, compendiabile nell’espressione “materialismo storico” (v.), che essendo in grado [...]

[...]zione pratica adeguata di una dottrina che andava “interpretata”. Ma il dibattito sulla “interpretazione" del marxismo era strettamente connesso al dibattito sulla strategia politica, se doveva essere “rivoluzionaria” o “riformista”, e in ciò appunto consisteva il secondo problema.

Ortodossia e revisione

Il continuo scontro interpretativo e politico si tradusse, nei primi anni del Ventesimo secolo, nella formazione di contrapposte correnti riformiste o rivoluzionarie in seno al movimento operaio.

In Italia, il dibattito sul revisionismo registrò posizioni molteplici: accanto all’insistenza di Antonio Labriola (v.) sulla scientificità del “metodo” di Marx, a conferma della insufficienza di una distinzione pura e semplice fra seguaci dell'ortodossia (v.) e innovatori, emersero posizioni di revisionismo “rivoluzionario”, come la Rivista critica del socialismo di Francesco Saverio Merlino (v.), e di revisionismo “riformista”, con la nuova serie di “Critica sociale?” diretta da Filippo Turati (v.). Esempi ulteriori di questa impossibilità d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 181

Brano: [...]tica di impronta francese, che in Italia era la più radicata nazionalmente e aveva lunghe tradizioni.

Gli studi più recenti, in cui convergono i risultati del periodo postfascista e l’esigenza di ulteriori e più problematici approfondimenti, hanno offerto oltre a varie sistemazioni dei suoi scritti (fra cui il carteggio con la Ku li sci off) e più d’una biografia, un ritratto o profilo che, nel contesto di una revisione critica delle correnti riformiste in Italia, appare attendibile pur nella sua sintesi. « Il suo apporto teorico e pratico — ha scritto Carlo Cartiglia —, dato per circa quarant’anni, ha molto pesato; ed è anche attraverso la sua influenza che il socialismo italiano ha assunto quella impronta così caratteristica e unica: nominalmente marxista, viciino all'ultimo Engels, sovente eclettico e possibilista, intriso di positivismo, determinismo sociale e antivolontarismo, legato ad alcuni valori della democrazia borghese visti come irrinunciabili, quasi sempre incapace di dotare la classe di una concezione alternativa di potere e d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 93

Brano: Torino

sta, Filippo Turati o Giacomo Matteotti e che, abbandonate le tradizioni parlamentari e riformiste, avrebbe preso la strada delle tendenze dittatoriali e rivoluzionarie. Ciò avrebbe gettato la propria lunga ombra sin sugli anni della Resistenza, e oltre.

La nascita del Partito comunista d'Italia (v. Comunista italiano, Partito) è cosa che solo in parte riguarda Torino: il primo “capo” ne fu infatti Amadeo Bordiga (v.), napoletano e distante dalle idee del gruppo ordinovista quant’altri mai (sebbene il “numero due” del P.C. d'I. fosse Umberto Terracini); il fatto è che, passate le illusioni rivoluzionarie, si avanzava quella che acutamente Angelo Tasca avrebbe definito « la controrivoluz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 682

Brano: [...]ri della stessa industria) contro il sindacalismo di mestiere. Pur essendo presente in quasi tutte le realtà del Paese, questo partito non riuscì tuttavia a produrre una teoria che saldasse i successi elettorali a un progetto di trasformazione socialista della società.

Nel 1905 nacque a Chicago, dalla convergenza di diverse organizzazioni, il sindacato rivoluzionario Industriai Workers of thè World (I.W.W.) in netto contrasto con le posizioni riformiste dell'A.F.L.. Quest'ultima aveva inoltre stretto forti relazioni con gli esponenti del grande capitale e uomini politici, aderendo alla Federazione Civica Nazionale (N.C.F.) che era stata fondata nel 1900 con lo scopo di ridurre lo scontro di classe attraverso un’azione di “responsabile” avvicinamento delle parti. L’I.W.W., al contrario, era convinto che la principale risposta alla concentrazione dell’industria fosse la creazione di un sindacato unitario industriale.

Gli sforzi deiri.W.W. si concentrarono soprattutto sull'organizzazione degli operai dequalificati e disorganizzati, sulla bas[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 527

Brano: [...]azionismo sindacale, come tendenza risultante dall’incontro fra le tradizioni di lotta delle leghe operaie e l'ideologia socialista. Si trattava di un sindacalismo la cui base non era più il mestiere ma la classe, aperto quindi a tutti i lavoratori e per sostenere rivendicazioni economiche in una prospettiva non più soltanto meramente difensiva. Il movimento inoltre tendeva a intrattenere stretti rapporti con le formazioni politiche socialiste e riformiste, a organizzarsi federativamente e a porsi il problema del ruolo dello Stato nelle vertenze sindacali, accettando e pretendendo una legislazione di carattere sociale. In Italia la spinta organizzativa si era già espressa nella creazione (dal 1890) di numerose Camere del lavoro (v.) oltre che nelle Federazioni nazionali di mestiere. Fu appunto per iniziativa del

la Federazione italiana degli operai metallurgici (F.I.O.M.) che, nel 1906, venne costituita a Milano la Confederazione generale del lavoro (v. Confederazione generale italiana del lavoro) con scopi statutari in tutto aderenti all’in[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 425

Brano: r

Schiffrer, Carlo

Schiavi, Alessandro

N. a Cesenatico (Forlì) il 30.11.1872, m. a Forlì il 17.5.1945; laureato in Legge.

Iscritto al P.S.I. dal 1893, nel dicembre 1896 fu chiamato a far parte della prima redazione dell.'Avanti! (v.) diretta da Leonida Bissolati, di cui Schiavi condivideva pienamente le posizioni riformiste. Nel 1903, con il passaggio del quotidiano socialista alla corrente di sinistra, lasciò il giornale e passò a dirigere l'Ufficio del lavoro della Società Umanitaria di Milano, della quale divenne segretario nell’agosto 1905. Contribuì in quegli anni, con numerosi articoli e saggi, a sostenere posizioni di “liberalismo socialista” che ben si inquadravano nella politica del governo del liberale Giovanni Giolitti.

Salito a importanti cariche pubbliche (consigliere comunale e assessore socialista dal 1914 al 1921, direttore dell 'Istituto Case Popolari di Milano dal 1910 al 1926), nel 1914

[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 369

Brano: [...]strattiva aveva dato corpo, nel distretto sudoccidentale dell’isola, il Sulcislglesiente, a un primo movimento operaio organizzato; ma l’eccidio di Buggerru, dove i soldati avevano sparato sugli operai in agitazione (4.9.1904) uccidendone tre e ferendone venti, era stato soltanto l’episodio più tragico di una conflittualità alimentata dal “sovversivismo” anarcoide d’un sottoproletariato quasi rurale che stentava ancora a ritrovarsi nelle griglie riformiste dei suoi dirigenti sindacali. E nel 1906 un’ondata di moti contro il carovita, partita dal proletariato cagliaritano, aveva scosso tutta l’isola con incendi, devastazioni e scontri in molti centri rurali (11 morti e più di 60 feriti). Il generale rincaro dei prezzi era collegato non soltanto alla rapida espansione dei pascoli a danno della cerealicultura, provocata dallo sviluppo dell’industria casearia a capitale quasi esclusivamente “continentale” (nasce in questo periodo uno dei prodottichiave dell’economia isolana, il formaggio pecorino “tipo romano”), ma anche al modo diseguale in cui il[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 306

Brano: [...]ionario. Nel 1913 subì una condanna per incitamento allodio di classe e propaganda antimilitarista. Dopo un breve soggiorno in Svizzera, nel 1914 rientrò a Catania, dove venne eletto consigliere comunale e provinciale da una coalizione dei partiti progressisti.

Negli anni del primo dopoguerra fu promotore di cooperative di ex combattenti e per due legislature (dal 1921 al 1924) venne eletto alla Camera nelle liste di concentrazione democraticoriformiste. Durante la crisi seguita al delitto Matteotti aderì alla secessione aventiniana. Nel 1925 si avvicinò ai fascisti, cercando di inserirsi nuovamente nella vita parlamentare, ma non venne accettato e si ritirò a vita privata, esercitando la professione.

Secondo dopoguerra

Nel 1943, dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, fu designato sindaco di Bronte e riprese l’attività politica nelle file del Partito democratico del lavoro. Nell'aprile del 1944 fu nominato consultore regionale e nel 1945 membro della Consulta nazionale.

Candidato al Parlamento nel 1946 per la lista deM'Unione demo[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine riformiste, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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