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Il segmento testuale repubblicanesimo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 37Entità Multimediali , di cui in selezione 16 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 100

Brano: [...]nfronti del fascismo (dato lo sbocco dittatoriale e demagogico di quest’ultimo, in simbiosi con lo Stato monarchico) era stata relativamente più facile e in certo senso fisiologica, almeno per i repubblicani di sinistra. La stessa elaborazione teoricopratica implicita ma anche esplicita nell’opera di Zuccarini, quindi nell’impianto e messaggio della rivista La Critica politica (19201926), conduceva potenzialmente a un avvicinamento

del “nuovo repubblicanesimo” ad alcune punte teoricopolitico più radicali del nuovo antifascismo (Piero Gobetti e Guido Dorso).

Il nuovo repubblicanesimo prendeva atto della degenerazione estrema e in un certo senso “necessaria” dello Stato monarchico, e di qui motivava il superamento dei connotati e liberali e fascisti della sua compagine, per derivarne i motivi di una democrazia repubblicana aperta alle istanze autonomistiche, e da queste caratterizzata, come alle istanze popolari. In questo senso la linfa profonda (morale e intellettuale) dell'antico movimento repubblicano tornava a rianimare, pur in anni di crisi, la difficile vita del P.R.I., che in gran parte trasmigrava all’estero ed era affidata a pochi uomini: Guido e Mario Bergamo (v[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 393

Brano: [...] maggioranza dei villaggi attorno a Forlì, manifestazioni che culminarono quando vennero issati un po’ dovunque gli « alberi della libertà ». In particolare va ricordata la vallata del Bidente: da Santa Sofia furono ben 124 i garibaldini che parteciparono alle lotte risorgimentali. In questa stessa vallata, più tardi, si costituiranno le prime leghe di resistenza e avranno luogo i primi grandi scioperi agricoli di massa.

Massimo esponente del repubblicanesimo in Romagna fu Aurelio Saffi, che si discostò in vari punti dal pensiero del « maestro » Giuseppe Mazzini e seppe assumere un atteggiamento più aperto nei confronti delle masse popolari, superando gli angusti limiti della setta: egli tentò di dare uno sbocco rivoluzionario al movimento popolare, sia sul piano istituzionale che su quello sociale. L’opera svolta dal Saffi differen% zio il carattere del repubblicanesimo forlivese da quello ravennate, più chiuso al dialogo con forze politicosociali anche vicine.

L'esasperazione maturata nei secoli di malgoverno pontificio e alimentata dalle nuove ingiustizie dello Stato unitario aveva determinato in Romagna frequenti episodi di violenza individuale, incoraggiando un costume a « farsi giustizia da sé ». È quindi comprensibile come l'idea della insurrezione propagandata dagli internazionalisti (v.) esercitasse grande fascino tra i romagnoli: una forte spinta massimalista prevalse così nelle organizzazioni politiche, affiancando alPideale repubblicano gli ide[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 595

Brano: [...]chio, che si trovava nelle immediate retrovie del fronte, fu più volte bombardata, spezzonata e mitragliata; numerosi furono i feriti e i morti, gravi i danni subiti. Comacchio fu liberata dai partigiani il 21.4.1945, in concomitanza con l’offensiva generale deirvili Armata britannica in tutto il settore della Bassa Padana. A.Bo.

Comandini, Federico

N. a Cesena (Forlì) l’11.8.1893, m. a Roma il 15.3.1967; avvocato. Educato neH’ambiente del repubblicanesimo romagnolo, attivo antifascista nel primo dopoguerra, militante nei gruppi di democrazia liberalradicale, fu perseguitato, ferito dagli squadristi e più volte arrestato durante il regime fascista.

Fu tra gli animatori dei gruppi di « Giustizia e Libertà » e tra i fondatori del Partito d’Azione (v.). Arrestato nei primi mesi del 1943 e deferito al Tribunale speciale, fu liberato dopo il 25 luglio. Durante l’occupazione tedesca rappresentò il Partito d’Azione nel C.L.N. centrale di Roma.

Dopo la Liberazione fu Consultore nazionale e membro di diverse commissioni ministeriali per la riforma[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 410

Brano: [...]fascista.

L’unità sentimentale e patriottica del fronte non annullò le divergenze politicoideologi

che fra nazionalconservatori e democratici, divergenze riemerse già durante il conflitto e scontratesi nel primo dopoguerra, quando gran parte dei mazziniani e demosociali triestini confluirono nel P.R.I., mentre i liberalnazionali si allearono con il nascente fascismo.

Negli anni del regime Foschiatti rappresentò la parte più coerente del repubblicanesimo triestino, rimasta antifascista (mentre altri repubblicani ed ex mazziniani aderirono al fascismo) e che nel 194243 confluì, anche per merito di lui, nel P. d’A., partecipando infine alla Resistenza. Fra il 25 luglio e il novembre 1943, Foschiatti denunciò l’equivoco patriottico dei conservatori che manovravano per un nuovo « blocco sacro » sfruttando il ricatto dei vecchi ideali irredentisti, e attaccò aspramente i ceti altoborghesi e gli stessi ex commilitoni del 1915 che, in nome dell’antislavismo, si erano asserviti alla classe dirigente alleatasi ai nazisti. Nel C.L.N. triestino l’azione[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 584

Brano: [...]ancora sotto l’influenza di Benedetto Croce (v.), dal quale si staccheranno soltanto più tardi, con la revisione critica « liberalsocialista » promossa da Guido Calogero.

Questa complessa articolazione di orientamenti ideali trovò nel primo programma di G.L. un momento di coordinamento unitario, dettato dall’esigenza di agire contro il regime fascista senza gli indugi che frenavano gli esponenti e le correnti tradizionali del socialismo e del repubblicanesimo. Comune ai gielIisti del tempo fu la critica mossa all’opposizione « aventiniana » di non aver saputo tradurre in termini concreti la battaglia antifascista. La delusione per le incertezze, le contraddizioni, l’incapacità realizzatrice dei partiti dell’opposizione costituzionale di fronte all’avanzata della dittatura aveva tolto a quei democratici di vario orientamento ogni fiducia nell’utilità e nella possibilità stessa di far sopravvivere quelle compagini politiche; e per contro li spingeva a cercar di suscitare negli italiani stimoli di ribellione immediata, nella convinzione che il fascis[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 287

Brano: [...]i il suo motto) e la base residua, prevalentemente mazziniana, delI’U.L.I.

Sul piano ideologico sussistettero nella nuova formazione politica varie stratificazioni: distinzione dai partiti di provenienza liberale come da quelli di provenienza marxista; pregiudiziale (o quasi) repubblicana; rivoluzione ugualitaria, ma rifiuto della società comunista per una « società di uomini liberi »; e, più in generale, incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e democratizzante. Quelle erano del resto le posizioni già espresse dalla stampa dei due gruppi confluiti nel P.I.L.: gli opuscoli Movimento «Popolose Libertà» (ne uscirono 8 numeri in 6 fascicoli dal giugnoluglio 1943 al luglioagosto

1944); e i giornali La voce del Popolo (21 numeri, dall’1.5.1943 al

31.3.1945) e la Voce dei giovani (giugno e luglio 1944).

Attività politica

Movimento di élite e di transizione, il P.I.L. si impegnò soprattutto su un programma di formazione sociale e civile che però lo tenne lontano, specialmente in alcune fa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 683

Brano: [...]voratore, di cui fu presidente E. Paicaldo, legato alla massoneria e al mazzinianesimo cittadino. L'elezione di un democratico borghese a quella carica e, più ancora, nel 1893 l’elezione di Petrina e di Noè al Consiglio comunale, se da una parte attestavano la tendenza unitaria del primo socialismo messinese, dall’altra ne indicavano la scarsa chiarezza ideologica che contribuirà a trasmettere nelle file socialiste vecchie concezioni mutuate dal repubblicanesimo borghese.

Non si può tuttavia negare che certe scelte erano imposte dalla particolare situazione della realtà siciliana: la vita politica dell’Isola era infatti condizionata dalle consorterie locali, le quali avevano trasformato le amministrazioni pubbliche e gli organismi comunali in centri di spietato prepotere di classe. Mentre nelle campagne le imposizioni fiscali e l’arbitraria gestione dei beni demaniali si risolvevano in continui gravami per i contadini e gli artigiani, nelle città il clientelismo soffocava ogni tentativo di elaborare una politica generale di sviluppo.

Le agitazi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 69

Brano: [...] Nel declino e nella crisi dell’età gioìittiana, lo troviamo giornalista, agitatore, organizzatore nella sua terra, poi in Lunigiana e nelle Marche. Nel 1911, a Forlì, è partecipe dello sciopero generale contro la guerra di Libia e subisce la prima seria condanna; nel giugno del 1914 è tra gli organizzatori del grande moto popolare della « Settimana rossa ». In questi anni Nenni appartiene alle correnti più vivaci, « giovani » e rinnovatrici del repubblicanesimo e, in questa scia, sarà interventista tv.) f animato da ideali essenzialmente patriottici. La sua propensione è marcatamente democratica e laica e, per quanto possa accendersi di toni intransigenti o « rivoluzionari » e venire allo scontro con i socialisti in una « città rossa » come Bologna (dove dirige, fra un episodio di guerra e l’altro, Il Giornale del mattino), la sua etica e la sua stessa embrionale elaborazione politica lo porteranno abbastanza presto (ma non senza qualche zigzag e passando anche, come si è detto, per taluni inasprimenti) a superare i limiti di un partito prevalenteme[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 72

Brano: [...]si nei giornali diretti personalmente da Nenni sia nel periodo repubblicano che in quello socialista, ivi compresi il Nuovo Avanti! (v.) e l’« Avanti! ». Sono invece in corso di pubblicazione, a cura di Domenico Zucàro, i Taccuini, che N. ha compilato con particolare assiduità dopo l’ultima guerra.

Bibliografia: M. Tesoro, I repubblicani nell’età giolittiana, Firenze, 1978; L. Lotti, La settimana rossa, Firenze, 1965; E. Santarelli, Nenni dal repubblicanesimo al socialismo. 19081921. Contributo a una biografia, in « Studi storici », 1973; G. Arfé, Storia del socialismo italiano. 18921926, Torino, 1965; ld., Storia dell'Avanti!, Roma, 1977; ld., Pietro Nenni libertario e socialista, in P.N., Vento del nord, cit.; T. Detti, Serrati e la formazione del Partito comunista italiano, 19211924, Roma, 1972; AA.W., Trent’anni di politica socialista: 19461976, Roma, 1977; G. Amendola, La ricerca delle ragioni del declino socialista, in « Rinascita », 6.5.1977; Amato, Il P.S.I. tra frontismo e autonomia. 19481954, Cosenza, 1978; Storia del socialismo italiano[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 411

Brano: [...]l macinato) fecero scoppiare in tutta la provincia un ampio movimento popolare di rivolta guidato dai repubblicani. Tra la fine del 1868 e l’inizio del 1869 i contadini di molti comuni si scontrarono con. la forza pubblica, subendo morti e feriti. Questo movimento, che con l’appoggio del clero si estese anche alla zona appenninica tradizionalmente arretrata e politicamente statica, fu seguito da una dura repressione che mise in luce i limiti del repubblicanesimo. Tali limiti apparvero ancora più evidenti in seguito agli avvenimenti della Comune di Parigi e alla diffusione in Italia delle nuove idee socialiste. Dagli anni '70 e soprattutto intorno

al 1880 andarono sorgendo nel nome di Garibaldi società di carattere democratico, apertamente in polemica con il mazzinianesimo. A Parma, la penetrazione del socialismo avvenne soprattuto attraverso il garibaldinismo, mentre la Prima Internazionale (nonostante che il Comitato per l'emancipazione delle classii lavoratrici vi avesse aderito nel 1873) non ebbe grande seguito in città e meno ancora in provinc[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine repubblicanesimo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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