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Il segmento testuale realista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 306Analitici , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (9 Domande sul romanzo) Elsa Morante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]ura. La sua esplorazione deve tramutarsi in un valore per il mondo: la realtà corruttibile dev'essere tramutata, da lui, in una verità poetica incorruttibile. Questa è l'unica ragione dell'arte: e questo è il suo necessario realismo.
Supremi esempi di nonrealismo, di nonimpegno, e di evasione, a me sembrano certi prodotti del realismo socialista (così nominato), o del (così nominato) neorealismo contemporaneo.
Un vero romanzo, dunque, è sempre realista: anche il più favoloso! e tanto peggio per i mediocri che non sanno riconoscere la sua realtà. Soltanto degli sciocchi, a esempio, potrebbero disconoscere il realismo di Alighieri: per quanto il suo romanzo pretenda narrare le peripezie di un vivente nell'oltretomba e metta gli angeli e i diavoli sulla scena. Così pure, a esempio, è realista la narrativa di Poe: giacché le figure, che egli proietta nel mondo, rappresentano con verità la sua psicologia reale di uomo vivente. Se egli, falsando la propria realtà psicologica, avesse descritto con zelo documentario, a edificazione dei borghesi suoi concittadini, gli onesti passatempi domenicali di una famigliola puritana, allora si che non sarebbe stato realista. Né più né meno che non sarebbe stato realista Verga se, in luogo di proiettare nel mondo (secondo la propria realtà psicologica) le figure dei Malavoglia, avesse fabbricato, a edificazione della sua parrocchia o dei Circoli della Caccia locali, dei pescatorelli e delle pescatorelle sul genere di quelli dei calendari, o dei manifesti turistici di propaganda.
9 DOMANDE SUL ROMANZO 23
Si potrà dire che il mondo di Poe è soggettivo, mentre che quello di Verga, o, poniamo, di Flaubert, è oggettivo; ma la distinzione varrà solo a qualificare la diversa forma psicologica di questi diversi poeti, e non a negare la realtà dell'uno o quella dell[...]

[...]rsa forma psicologica di questi diversi poeti, e non a negare la realtà dell'uno o quella dell'altro. Il dramma dell'uomo Poe, che si proietta nei simboli narrativi del poeta Poe, non é meno reale del dramma dei poveri pescatori siciliani, o di quello della piccola borghesia di provincia, che si riflettono nei simboli narrativi dei poeti Verga, o Flaubert. Ogni dramma umano é reale; e ogni romanzo, che rappresenti questo dramma secondo verità, é realista.
Ogni dramma umano, inoltre, proprio in quanto umano, è un dramma psicologico. Si recherebbe la più stolta offesa alla persona umana se si riconoscesse all'uomo soltanto la sua funzione sociale (di poeta, o di medico condotto, o di re, o di pescatore) e si ignorasse la sua prima verità, e la più umana realtà del suo dramma: che è una realtà psicologica. Tolstoi, scrivendo (se ben ricordo) al giovane Gorki, lo avverte che è lecito inventare qualsiasi cosa in un romanzo, fuorché la psicologia. Per me, questa è l'unica, assoluta legge del realismo nel romanzo.
Ogni vero romanzo é un dramma psi[...]



da [err. k 1955/12], Lettere al direttore, Pio Baldelli, Una lettera con la quale non siamo d'accordo [su Alicata, Spontaneità e disciplina nella critica dei comunisti, in «Rinascita», 1955/10, in cui, all'interno di un ampio ragionamento che prende in esame Il Contemporaneo, Società («anche prima di essere divenuta bimestrale sotto la direzione dei compagni Muscetta e Manacorda»), il caso Metello (Muscetta vs Salinari), Mostra fiorentina di alcuni pittori realisti (Bilenchi dal Nuovo Corriere vs Seroni da... in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1955 - numero 11 - novembre

Brano: [...]o lavoro su Visconti, che pure è costato fatica e impegno? Non solo l'hai condannato con violenta unilateralità, ma, in un inciso, l'hai ridicolizzato agli occhi dei lettori di Rinascita (che non sono tenuti ad andarselo a scorrere su Società, prima e anche seconda parte) con la citazione di una frase che, tagliata dal contesto, mi fa dire addirittura questo: ogni volta che un artista rappresenta una strada ci deve mettere — se è d'estate e se è realista — un gatto e qualcuno che russa. Quindi povero Omero che se ne è dimenticato quando fa attraversare ad Ettore le strade della propria città. Alicata non ha trovato altro nel saggio: ma non è questo che egli giustamente depfeca nella critica, cioè lo « scoraggiare noi quelli che, bene o male, ci continuano a lavorare intorno »? In somma, credo di avere il diritto di chiedere che, messici d'accordo su certi principi necessari, basilari per la critica, si scenda una buona volta al concreto, all'esame non sbrigativo delle opere, dei film di Visconti per esempio.
Ho cercato di fare questo lavoro.[...]

[...]male, ci continuano a lavorare intorno »? In somma, credo di avere il diritto di chiedere che, messici d'accordo su certi principi necessari, basilari per la critica, si scenda una buona volta al concreto, all'esame non sbrigativo delle opere, dei film di Visconti per esempio.
Ho cercato di fare questo lavoro. Alicata scrive che è sciocco sbarazzarsi dei nuovi contenuti come di una inutile zavorra solo perchè non ci imbattiamo nel « grande film realista ». Già: ma io non ho preteso da Visconti il grande film realista. senza difetti, con nuovi contenuti perfettamente realizzati, ecc. Se la mia analisi è stata minuta e perfino puntigliosa ciò è dipeso dall'esigenza di portare il discorso sui film di Visconti final mente sopra un terreno preciso e non generico ò mirabolante; se ho spaccato il capello in quattro è stato per dimostrare che nel cinema di Visconti non ci sono « nuovi contenuti » (molto o poco realizzati non importerebbe) ma, semmai, nuovi argomenti: il contenuto è vecchio, anche se sontuosamente e cerebralmente rivestito. Oui sta il punto, e quando si insiste nell'equivoco si rischia sul serio d[...]



da Alberto Moravia, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Il comunismo al potere e i problemi dell'arte in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]ris Godunof, gli equivalenti poetici, sulla scala della grandezza, di quelle opere pubbliche. Perché? Al contrario degli operai e degli ingegneri, gli artisti hanno forse sabotato la produzione? Oppure si tratterebbe di due fronti diversi, nel primo dei quali valgono i piani e le direttive e nel secondo proprio la mancanza di piani e di direttive?
Il vizio segreto del cosidetto realismo socialista é, per dirla con una formula spiccia, di essere realista su tutto fuorché sul socialismo. E poiché il socialismo in certi paesi ò tutto, di non essere sovente realista affatto. Ora non si dà realismo se non totale, senza riguardi, né rispetti, né compromessi, né convenzioni, né limiti di sorta. Le società del passato, fossero esse feudali o borghesi o schiaviste o patriarcali, nei loro buoni momenti furono sempre capaci di esprimere un tale realismo. Una società che invece non ne sia capace é una società che per qualche motivo non sa, non vuole, o non può vedersi qual é realmente.
***
L'arte di classe, o arte ufficiale risponde con sufficiente precisione al concetto deteriore dell'arte intesa come sovrastruttura proposto dal marxismo. I comunisti dichiara[...]

[...]ura? Perché mai leggiamo ancora l'Iliade, sopratruttura, a quanto si dice, del feudalesimo arcaico greco? E che cos'è che garantisce vita eterna alla sovrastruttura? E perché la struttura transeunte é considerata più importante della soprastruttura che non lo è?
* * *
Le idee dei comunisti sull'arte sono giuste, chi potrebbe negarlo? Nello stesso termine di realismo socialista é contenuta una riflessione critica inoppugnabile: l'arte fu sempre realista o non fu affatto e inoltre essa fu sempre legata direttamente o indirettamente alla ideologia
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 9
del momento. Il realismo è dunque inseparabile dall'arte, almeno da quella europea; l'ideologia anche. Che c'è dunque di strano che lo stato socialista chieda agli artisti il realismo socialista? Rispondiamo che la stranezza consiste nel fatto che, al contrario della Chiesa e d'ogni altro organismo totalitario del passato, lo stato socialista sappia tutte queste cose, cioè che abbia una coscienza critica e storica così sviluppata. In quest[...]



da Giovanni Testo, Ritratti critici di contemporanei. Lalla Romano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ora finiremmo per cadere in una specie di gioco nominale (ad esempio, per Pavese, si è dovuta inventare la formula, che sta come un ossimoro, di « realismo simbolico ») e dovremmo riprendere da capo ogni concetto: cosa, è ovvio, che quand'anche ne fossimo capaci, sarebbe fuori luogo. Qui piuttosto ci interessa dire che la poetica di Lalla Romano non va ascritta, se non in modi estremamente indiretti e condizionali, al grande (ottocentesco) alveo realista e meno ancora può patire l'etichetta, ancor piú angusta, di neorealista. Ne fa fede non tanto l'esordio poetico, che avvenne nel 1941 con la raccolta Fiore pubblicata dall'editore Frassinelli di Torino e che si collocava in un ambito di risonanze elette e preziose — condotte con modulazioni di personale ermetismo —, ma il vero e proprio esordio narrativo che avvenne di contromano con Le metamorfosi (1951), un'antologia di sogni secchi e concreti, che passò, pour cause, sotto silenzio. Né bastano a smentita, tacendo d'altri pochi minimi, l'appetito curioso e non sorprendente di Sereni o l'« interessata » attenzione di Bo, che proprio allora veniva investigando, co[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]sione che della storia italiana ha il marxista Gramsci da quella che aveva avuta, alla fine del Risorgimento italiano, il democratico De Sanctis.
La visione storica del De Sanctis era — sono cose ormai note — democratica e progressiva, ma era, tuttavia, quella di un borghese democratico educatosi al Romanticismo e tempratosi nelle lotte risorgimentali; di un uomo per cui la letteratura italiana aveva avuto il gran vizio di non essere popolare e realista, ma per cui pure popolare aveva ancora, su per giú, l'accezione che gli aveva data il Berchet nella sua Lettera semiseria. Mentre per Gramsci il male che aveva minato nei secoli la
1 M. S., p. 17.
2 Per quanto segue mi permetto rinviare ad un mio saggio « Di che fanno la criticai critici? », in Mondo operaio, IX, 1956, fasc. 89.
Giuseppe Petronio 233
storia italiana era stato il suo carattere classista, il non essere popolare
e nazionale, dove però popolare aveva il significato preciso, di classe, che poteva dargli on socialista o comunista educatosi su Marx ed Engels
e tempratosi nelle[...]



da (9 Domande sul romanzo) Italo Calvino in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]può più pensare di fare come lui. Amo Poe dello Scarabeo d'Oro. Amo Twain di Huckleberry Finn. Amo Kipling dei Libri della Giungla. Amo Nievo perché l'ho riletto tante volte divertendomi come la prima. Amo Jane Austen perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia. Amo Gogol perché deforma con nettezza, cattiveria e misura. Amo Dostojevski perché deforma con coerenza, furore e senza misura. Amo Balzac perché è visionario. Amo Kafka perché è realista. Amo Maupassant per
ché è superficiale. Amo la Mansfield perché è intelligente. Amo Fitzgerald perché é insoddisfatto. Amo Radiguet perché la giovinezza non torna piú. Amo Svevo perché bisognerà pur invecchiare. Amo...
ITALO CALVdNO



da Alessandro Lami, recensione su Margherita Isnardi Parente, Città e regimi politici nel pensiero greco, Torino, Loescher, 1979, pp.266 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: 238 RECENSIONI
una opposizione binaria moderatoterrorista, in cui moderato assume il valore negativo e viene assimilato a aristocratico, realista ecc.); l'esistenza di situazioni politiche nelle quali l'unanimità di giudizio è data per obbligatoria e l'unico tipo di discorso accettato è quello epidittico, che prevede l'identità di conoscenze fra emittente e ricevente (però se l'unanimità è solamente postulata e non reale, il procedimento ermeneutico permette di riconoscere i reali atti linguistici che vengono attuati: una chiave di interpretazione, ad esempio, per numerosi messaggi e ordini del giorno di solidarietà nell'Italia d'oggi).
Il valore e l'importanza del libro di Gumbrecht, lo si vede dal taglio dato alla recensione, sono s[...]



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]tro campo, e dall'altra esso rimanda al contempo a quel processo storicosociale di cui la miglior arte realistica costituisce il fedele riflesso. Questa definizione marxista del realismo continua quella linea che grandi maestri del realismo, come Fielding, rivendicavano alla loro prassi artistica: essi si davano l'appellativo di storiografi della vita borghese, della vita privata. Ma Marx approfondisce ulteriormente il rapporto della grande arte realista con la realtà storica e apprezza i risultati, ottenuti dai grandi realisti maggiormente di quanta essi stessi non facessero. In un colloquio con suo genero, l'eminente scrittore socialista fran cese Paul Lafargue, Marx così si esprime riguardo a tale funzione di Balzac: «Balzac non fu soltanto lo storiografo della società del suo tempo, ma anche il profetico creatore di figure che sotto Luigi Filippo si trovavano ancora allo stato embrionale ed ebbero a svilupparsi completamente solo dopo la sua morte, sotto Napoleone III».
Tutte queste istanze rivelano la risoluta e radicale oggettività del[...]



da Michele A. Cortellazzo, recensione su Hans Ulrich Gumbrecht, Funktionen parlamentarischer Rhetorik in der französichen Revolution. Vorstudien Entwicklung einer historischen Textpragmatik, Munchen, Wilheilm Verlag, 1978, pp.165 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: [...]positivo o a quello negativo (un processo descritto ad esempio da E. Leso, « Lingua Nostra », 37, 1976, pp. 17, a proposito di moderato nel triennio rivoluzionario italiano 17961799, quando la parola da termine medio di una opposizione fra terrorista, cioè « rivoluzionario » e aristocratico, diventò membro di
238 RECENSIONI
una opposizione binaria moderatoterrorista, in cui moderato assume il valore negativo e viene assimilato a aristocratico, realista ecc.); l'esistenza di situazioni politiche nelle quali l'unanimità di giudizio è data per obbligatoria e l'unico tipo di discorso accettato è quello epidittico, che prevede l'identità di conoscenze fra emittente e ricevente (però se l'unanimità è solamente postulata e non reale, il procedimento ermeneutico permette di riconoscere i reali atti linguistici che vengono attuati: una chiave di interpretazione, ad esempio, per numerosi messaggi e ordini del giorno di solidarietà nell'Italia d'oggi).
Il valore e l'importanza del libro di Gumbrecht, lo si vede dal taglio dato alla recensione, sono s[...]



da (Mito e civiltà moderna) Annabella Rossi, Appunti su arte contemporana e arte preistorica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...] contemporanei nel quale si trovano numerosi elementi del mondo preistorico è Pablo Picasso. Il suo preistoricismo appartiene quasi esclusivamente al mondo del paleolitico superiore, popolato prevalentemente di grossi animali raffigurati in maniera estremamente realistica; solo sporadicamente si trova qualche affinità con l'arte neolitica e con quella mesolitica, che si orientano verso un sempre maggiore schematismo e stilizzazione. Picasso é un realista; il suo interesse in ogni fase della sua attività di pittore é stato sempre rivolto al reale ed é quindi naturale che tra le varie forme artistiche preistoriche egli abbia preferito quella organica dei popoli cacciatori e raccoglitori del paleolitico superiore e quelle astratte mesolitiche e neolitiche.
Nella vasta opera di Picasso si riscontrano le seguenti immagini preistoriche:
Figura di profilo (1928) — Quest'immagine è molto simile a quella della venere di Lespugne, pubblicata per la prima volta da SaintPérier nel 1922 ed esposta al Musée de l'Homme di Parigi. La forma della testa, la [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine realista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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