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Il segmento testuale razionalismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 116

Brano: [...]reazionarie del « Novecento » classicheggiante. È Persico che, pur dedicando tutto se stesso alla difesa ed alla promozione dell’architettura moderna, riesce a rivelare e a confutare alcuni schematismi teorici e pratici in cui essa si dibatte, e che in fondo costituiscono la sua debolezza intrinseca e il motivo del suo failimento.

Supera così un certo feticismo, insito negli architetti moderni italiani, per i risultati e i modelli formali del razionalismo, additando nelle premesse e nelle componenti ideologiche ed etiche la vera forza innovatrice di tale architettura; confuta l'interpretazione tecnicistica data dalle storiografie europee al movimento moderno, rivendicando il diritto di distinguere tra « storia dell’arte » e « storia della tecnica»; confronta continuamente il movimento italiano con quello europeo; rivendica al razionalismo il compito di non creare « un » nuovo stile, da aggiungere a quelli passati, ma di creare « lo » stil^ di un mondo industriale moderno.

Giuseppe Pagano (18961945) appare il personaggio più contraddittorio e più tormentato dei quattro. La sua volontà realizzatrice e divulgatrice

lo porta ad accettare i compromessi più frequenti e più palesi col regime, salvo poi a « pagare di persona » sia verso gli alleati che verso gli avversari. Egli sì rende conto che un discorso sull'architettura moderna non può non partire da un discorso sulle strutture politiche; di conseguenza entra direttamente [...]

[...]estino, e morendo nel campo di deportazione di Mauthausen.

L’architettura del regime

Nel corso dei tre lustri che vanno dal 1930 al 1945 il regime fascista non resta più indifferente al problema dell’architettura e, forse a seguito dell’alleanza col nazismo, emana in modo sempre più autorità rio direttive tese ad imporre il conformismo neoclassico, simbolo di romanità e di imperialismo, alle sue opere. Contemporaneamente in tutta Europa il razionalismo è in crisi, e il modo ufficiale di ogni nazione tende ad esprimersi attraverso i simboli del neoclassicismo, più o meno decorato o semplificato.

Gli accademici vincono il concorso del Palazzo della Società delle Nazioni di Ginevra, già nel 1927, come pure il concorso del Palazzo dei Soviet di Mosca, nel 1931. In Francia l’architettura ufficiale ritorna alle colonne, col Trocadéro di Parigi del 1937. In Germania i maestri del razionalismo sono costretti all’esi

lio dal regime nazista ed i nuovi architetti « ariani », fanatici o opportunisti, si esprimono con facciate neoclassiche o con casette a tetti spioventi. In Olanda J.J.P. Oud, maestro del razionalismo, ritorna aH'impianto volumetrico classicheggiante e al decorativismo monumentale, non a caso, per l'edificio della Shell a L'Aja (1938). Come scrive polemicamente Le Corbusier, l'architettura moderna è considerata « bolscevica a Ginevra, fascista da I’” Humanité ” di Parigi, piccoloborghese a Mosca ».

Il razionalismo entra in crisi per la sua intrinseca incompatibilità coi totalitarismi, sia quelli politicoeconomici sia quelli burocratici; sia quelli «avanzati» sia quelli «arretrati »; l’incompatibilità che deriva essenzialmente dalla sua natura di metodo problematico e non dogmatico. Ma entra in crisi anche per alcuni suoi difetti d’origine, sia d’opportunismo che di utopia. In un periodo in cui l’antagonismo di classe, in tutto il mondo, si trova in uno dei suoi momenti più chiari e paradigmatici degli ultimi cin*

quant’anni, il razionalismo nasce all’insegna di una ideologia interclassista (anche se[...]

[...]uelli politicoeconomici sia quelli burocratici; sia quelli «avanzati» sia quelli «arretrati »; l’incompatibilità che deriva essenzialmente dalla sua natura di metodo problematico e non dogmatico. Ma entra in crisi anche per alcuni suoi difetti d’origine, sia d’opportunismo che di utopia. In un periodo in cui l’antagonismo di classe, in tutto il mondo, si trova in uno dei suoi momenti più chiari e paradigmatici degli ultimi cin*

quant’anni, il razionalismo nasce all’insegna di una ideologia interclassista (anche se non aclassista) di stampo umanitario ed illuminista: gli Stati democratici borghesi, soprattutto dopo la prima guerra mondiale, praticano, anche in buona fede, una politica interclassista. Ma quando sopravviene un periodo di crisi (come nel 1929) l’interclassismo diventa obiettivamente solo una mascheratura del capitalismo, dietro cui si nasconde una politica spietata a favore della classe egemone, che pertanto ha bisogno di un’architettura in cui riconoscere e con cui simboleggiare il proprio potere. Il destino di una tendenza inter[...]

[...]ima guerra mondiale, praticano, anche in buona fede, una politica interclassista. Ma quando sopravviene un periodo di crisi (come nel 1929) l’interclassismo diventa obiettivamente solo una mascheratura del capitalismo, dietro cui si nasconde una politica spietata a favore della classe egemone, che pertanto ha bisogno di un’architettura in cui riconoscere e con cui simboleggiare il proprio potere. Il destino di una tendenza interclassista come il razionalismo è quello di trovare l’appoggio di una borghesia illuminata, senza avere poi lalleanza delle classi popolari quando la borghesia l’abbandona. In questo senso la colpa da addebitare all’Unionè Sovietica non è tanto quella di aver respinto l’architettura razionalistica, quanto quella di averla sostituita con un accademismo reazionario.

Un giudizio sulla vicenda dell’architettura moderna in Italia durante il fascismo e sul peso più o meno determinante che il fascismo stesso esercitò sul suo sviluppo, va espresso alla luce di queste valutazioni a scala europea del fenomeno. Da un bilancio sia p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 114

Brano: [...]moso studio in Rue de Sèvres; e qui, oltre ad alcune realizzazioni, ridotte di dimensioni ma di portata notevole per le implicite aperture di prospettiva, inizia la sua opera teorica, progettando, in quello stesso anno, una « ville contemporaine » per tre milioni di abitanti e scrivendo, l’anno dopo, Vers une architecture: sia nelle realizzazioni pratiche che nelle formulazioni teoriche, egli àncora la razionalità del movimento internazionale al razionalismo illuminista francese, diventando uno dei principali protagonisti del movimento moderno, e uno dei supi principali tramiti col pubblico e col mondo ufficiale dei committenti pubblici e privati.

L'architettura razionalista in Italia

In Italia l’architettura razionalista fa la sua prima comparsa solo nel 1926, colla costituzione del Gruppo 7, ad opera dei giovani architetti

Figini, Frette, Larco, Libera, Pollini, Flava e Terragni. Il clima impreparato in cui sorge il gruppo ne condiziona immediatamente il carattere e gli ulteriori sviluppi. Il fascismo è ormai solidamente al potere, ma [...]

[...]del culto per la « tipica impronta » italiana, della considerazione del confronto retrospettivo che la mentalità corrente esercita su ciò che viene proposto di nuovo: nel migliore dei casi, per superare i pesanti condizionamenti del conformismo, fanno appello allo spirito di una pretesa « sinistra fascista », nel cui nome dichiarano di voler portare avanti la « rivoluzione ». Non avendo una tradizione moderna nazionale alle spalle, \ seguaci del razionalismo tentano cioè di legare la loro « rivoluzione » al carattere antiborghese che il fascismo all’inizio rivendica a se stesso. Il razionalismo

— essi dicono — è l’unica vera architettura fascista. Per inciso, anche in Unione Sovietica gli architetti razionalisti propugnano la propria architettura come « architettura bolscevica ». Entrambi sbagliano, o per ingenuità o per rozzo tatticismo, anche se in opposte direzioni. Comunque tale posizione in Italia è ancora più insostenibile e mistificatoria, in quanto si trova a dover far passare sotto silenzio, anzi a confutare, il carattere internazionalista e i propositi umanistici del razionalismo. Dall’altra parte i gruppi accademici, dei professionisti affermati, non è che intendano co[...]

[...]a fascista. Per inciso, anche in Unione Sovietica gli architetti razionalisti propugnano la propria architettura come « architettura bolscevica ». Entrambi sbagliano, o per ingenuità o per rozzo tatticismo, anche se in opposte direzioni. Comunque tale posizione in Italia è ancora più insostenibile e mistificatoria, in quanto si trova a dover far passare sotto silenzio, anzi a confutare, il carattere internazionalista e i propositi umanistici del razionalismo. Dall’altra parte i gruppi accademici, dei professionisti affermati, non è che intendano condurre una controbattaglia ideologica, ma solamente eliminare una possibile forza concorrente nella caccia agli incarichi e alle commesse. La clientela degli

architetti « ufficiali », che gestisce in monopolio tutte le Facoltà universitarie, i sindacati professionali e le commissioni edilizie, non scatena controffensive fino a che i gruppi dei giovani architetti moderni sono deboli, non hanno realizzazioni importanti alle spalle, non hanno riconoscimenti e sostegni ufficiali. Allorché, formatosi il M[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 454

Brano: [...] l’attuarsi delle leggi razziali in Italia espatriò negli U.S.A., dove si laureò nel 1941 presso la Graduate School of Design dell’Università di Harvard, diretta da un altro esule, famoso, Walter Gropius, l'animatore del Bauhaus distrutto dai nazisti già nel primo anno del loro potere in Germania (Bruno Zevi si laureò poi anche in Italia, presso la Facoltà di Architettura di Roma, nel

1945).

Formatosi nel clima culturale architettonico del razionalismo, del quale uno fra i più significativi maestri era appunto Gropius, negli U.S.A. Zevi maturò una radicale opposizione al modello globale che il razionalismo proponeva, e abbracciò la metodologia e la poetica dell’“architettura organica”, in relazione alle proposte architettoniche di Frank Lloyd Wrigth.

Nello stesso tempo continuava e anzi intensificava il suo impegno politico antifascista, entrando attivamente a far parte, a New York, di un gruppo ispirato a “Giustizia e libertà” (v.) e collegato a Gaetano Salvemini, che tra le sue varie iniziative diede vita ai Quaderni Italiani.

Rientrato in Italia dopo la Liberazione, nel clima della cultura architettonica universalmente condizionato da una generalizzata adesione alla tradizione razional[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 115

Brano: [...]movimento clandestino di resistenza, che lo porta a morire nel campo di concentramento nazista di Gusen.

Giuseppe Terragni (19041943), architetto comasco, aderisce al fascismo senza opportunismi e, a differenza di altri suoi colleghi, rifiuta poi ogni manovra tatticistica tendente ad appellarsi al fascismo, sia pure dei « duri », di quelli della « seconda ondata », per averne una protezione nella lotta a favore della architettura moderna. Del razionalismo egli coglie lucidamente, senza cercare di nasconderlo, il carattere internazionale e l’aspirazione ad esprimere la coscienza di una società in evoluzione, e di esso sente confusamente, se non l’incompati

bilità, almeno l’estraneità rispetto alla corruzione politicosociale che sostiene il fascismo (e che il fascismo alimenta).

Nonostante questa rinuncia ad ogni tatticismo, Terragni è l’architetto che più di ogni altro, durante il ventennio, realizza opere che entrano di diritto nella storia del movimento moderno. Citiamo il « Novocomum » (1929) e la Casa del Fascio (1932) a Como, la Casa[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 233

Brano: [...]ro (ottobre 1964), a Winneba (maggio 1965) e infine all’Avana (gennaio 1966).

R.Le.

Banfi, Antonio

Filosofo, una delle maggiori personalità della cultura antifascista italiana. Nato a Vimercate (Milano) il 30.9.1886, m. a Milano il 21.7.

1957.

Allievo di Francesco Novati e di Pietro Martinetti, proseguì i suoi studi in Germania, a stretto contatto con Georg Simmel ed Edmund Husserl, orientando il suo pensiero nella direzione di un razionalismo critico che sarà la costante della sua ricerca. La prima guerra mondiale, che coincise con un’on‘data di decadenza irrazionalistica della cultura italiana, Io trovò ostile, già idealmente vicino al movimento operaio. Nel dopoguerra, insegnante ad Alessandria, partecipò alla vita democratica della città, iscrivendosi alla Camera del lavoro e dirigendo la Biblioteca comunale fino a che ne fu allontanato dalle squadracce fasciste, che giunsero a minacciare la sua vita. Nel 1922 precisò, in un saggio su « Gli intellettuali e la crisi contemporanea » a proposito delle direttive di « Clarté », la s[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 40

Brano: [...] fascismo). In particolare, la sua adesione al linguaggio classico in architettura (negli anni Venti, cioè nel periodo del « neoclassicismo », della crisi economica e politica) e l’attenzione ai problemi del comfort, proponevano alla borghesia milanese modelli residenziali tradizionali, in contrasto col classicismo « imperiale » dell’architettura del regime (v. Piacentini) e con i primi ingenui tentativi di far coincidere poetiche e problemi del razionalismo europeo con la « rivoluzione fascista » (v. Pagano e Terragni).

Significative, da questo punto di vista, alcune sue opere milanesi: la casa della Meridiana (1925), l’hotel Touring (1927) e la casa in via S. Calimero (1927).

Assai interessante anche la sua sistematica attenzione alle questioni urbanistiche cittadine, che si risolveva in continue polemiche nei confronti della irresponsabile attività degli architetti della cultura ufficiale e degli uffici tecnici. Basti qui ricordare ii progetto presentato al concorso per il piano regolatore di Milano del 1927 (è ancora la presenza della c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 569

Brano: [...] », fu tra i primi critici a sostenere e propagandare le attività del Gruppo 7 (v.).

Protagonista, con Edoardo Persico e Giuseppe Pagano, del rinnovamento culturale nelle arti figurative italiane degli anni Trenta, caratterizzò la sua ricerca con l'affiancare alla adesione ai temi posti dal Movimento Moderno una analisi della cultura italiana dell’Ottocento e del primo Novecento: con il risultato di continue attenzioni, sia al mondo del primo razionalismo architettonico che a quello del « novecento » [Muzio, Sironi).

Fu allontanato dalle scuole di Stato per aver rifiutato il giuramento fascista e il 4.7.1940 venne per la prima volta arrestato con il figlio diciannovenne Paolo a Istonio Marittimo (Abruzzo).

Nella Resistenza

Dopo il 25.7.1943 tornò a Milano e qui, durante l’occupazione tedesca, cercò di costituire un gruppo clandestino antifascista, formato prevalentemente da artisti. Assunto il nome di battaglia di Giusto, collaborò con il movimento partigiano della vai d'Ossola e mantenne contatti con il gruppo di Omegna guidato dall’[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 676

Brano: [...]ione di giovani architetti lombardi, costituitasi nel 1926 con

lo scopo di promuovere in Italia una attività informata ai principi funzionali del Movimento Moderno.

I protagonisti di questa associazione (gli architetti Ubaldo Castagnoli, Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava e Adalberto Libera che subentrò a Castagnoli dopo la formazione del gruppo), nella loro proposta di « traduzione italiana » del razionalismo europeo si ponevano in aperto contrasto con i residui della cultura futurista (v. Futurismo), con quella del «novecento» e degli ultimi neoclassici, con gli accademici della monumentalità e deil’eclettismo ufficiali (v. Architettura e fascismo). Senonché, a differenza delle altre avanguardie artistiche europee, la loro rottura con il passato e la tradizione non era aperta e completa e ciò nel tentativo peculiare di conciliare Movimento Moderno in architettura e regime fascista. Così, mentre la mistificante e demagogica politica culturale pseudorivoluzionaria del regime tentava l’inglobamento [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 610

Brano: [...]el 1945, in una fossa comune del cimitero di Primaporta. Purtroppo, mentre sono rimaste le sue numerose ed importanti note scientifiche, poco o nulla è stato pubblicato che possa illuminare il pensiero politicomorale di Gianfranco Mattei. Una lettera alla sorella Chicchi, uscita sulla rivista « Incontri oggi » nel gennaio 1953 sotto il titolo « La mia religione », fa intrawedere un suo tormentato sforzo di « religiosità laica », di fusione tra « razionalismo scientifico » e cristiano « amor del prossimo ».

L.L.R.

Mattei, Giulio

N. a Bologna il 7.10.1899; falegname. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel 1939 fu

condannato dal Tribunale speciale a 4 anni di reclusione.

Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza emiliana, partigiano combattente nella 4a Brigata Garibaldi « Venturoli ».

tA&Tf El

Matteotti, Brigate

Formazioni partigiane sorte durante la Guerra di liberazione sotto l’egida del Partito socialista italiano e agli ordini del Comitato di liberazione nazionale.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 550

Brano: [...]pparso sulla Illustrazione italiana nel 1926

Le sue opere successive (la trasformazione del Centro Storico di Brescia, 1933; o il Palazzo di giustizia di Milano, 193340) sembravano proseguire gli impegni culturali precedenti, in un intreccio ovvio e in parte organico con la realtà fascista. Ma contemporaneamente egli continuò a manifestare una attenzione qualificata alle nuove esperienze dell’architettura europea e delle prime espressioni del razionalismo (articoli su « Emporium »; direzione della rivista Architettura dal 1922 al 1943, che non propose mai un « linguaggio » architettonico come linguaggio di regime, ma registrò esperienze diverse italiane e straniere; e il volumetto Architettura oggi che propose al mondo professionale italiano del

1930, caratterizzato da un forte provincialismo, una conoscenza argomentata delle più significative esperienze delle « avanguardie » del mondo).

Una sistemazione critica della sua architettura non è stata ad oggi proposta e argomentata, ma le coordinate per elaborarla dovranno collocarsi nella or[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine razionalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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