Brano: SAGGI E STUDI
IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
Ho visitato spesso il cimitero dei generali prussiani. Sta a pochi isolati dalla casa dove vivo. Vicino all’ex campo di esercitazioni della guarnigione di Berlino che poi, con Hitler, diventò l’aeroporto di Tempelhof e che da circa quarantanni vede sventolare la bandiera degli Stati Uniti. Ogni mattina, dalla mia finestra, entra l’inno nordamericano trasmesso dagli altoparlanti. Ma il cimitero militare, il Garnisonfriedhof, è più lontano; è finito in un angolo isolato. Un cimitero dimenticato e scomodo. Anacronistico. Una testimonianza di ciò che fu. I tedeschi cercano di nasconderlo con vergogna. Non figura in nessuna guida turistica. È un vill[...]
[...]r Demetrius von Arnim ed il colonnello Victor barone von Eberstein, entrambi con le rispettive mogli, anonime., « E la sua consorte » o « E la sua fedele sposa », basta. Mogli di militari che non compaiono mai, se non vestite di nero nel rituale dei tamburi e dei discorsi.
(La moglie del deputato Gutiérrez Ruiz e la figlia di Zelmar Michelini, quando questi due patrioti uruguayani furono sequestrati in piena Buenos AiIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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res, mandarono un telegramma a Raquel Hartrige de Videla, moglie del generale Torge Rafael Videla, il 18 maggio 1976, chiedendo il suo aiuto in qualità di moglie del presidente. Raquel Hartrige de Videla respinse il telegramma. Questa fu la sua risposta. Respingere il messaggio disperato di due donne. Un tema degno di una tragedia greca sulPempietà).
La cappella è scura, con l’odore umido di ciò che si corrompe. La caducità viene fuori chiara quando si osserva il cortile delle cerimonie. Se n’è andato per sempre l’ultimo picchetto, quello che veniva a portare la morte con gli ott[...]
[...]a nazione. Tutto è sicurezza, e la sicurezza deve stare dappertutto a vigilare su tutta la vita dei popoli. Il maresciallo di campo prussiano Colmar von der Goltz, autore del libro La nazione in armi, divenne, dalla sera alla mattina, il filosofo dei nuovi ufficiali argentini. Gli uomini d’arme hanno il dovere ineluttabile di vigilare sulla Patria, essi rappresentano la Nazione, sono la Nazione, in costante allerta. Gli insegnamenti dei militari prussiani che arrivano nel Cono Sud latinoamericano: il generale Korner in Cile, il colonnello Arendt in Argentina, e il generale Kundt in Bolivia, furono i primi passi verso il ridicolo ed irrazionale militarismo in paesi che avrebbero potuto essere esempi di pace e di convivenza nel mondo intero. I Krupp ed i loro cannoni furono i veri padri dell’adozione del servizio militare obbligatorio in paesi che avrebbero potuto eliminare le frontiere fra di loro poiché non c’erano e non ci sono problemi di razza, di lingua, di cultura o di origine. I « cooperanti per lo sviluppo » mandati dall’esercito prussi[...]
[...]iccheri. Von der Goltz scrive:
Tutti i festeggiamenti argentini hanno avuto un carattere serio e solenne (...). In questo senso il potere armato ha avuto un ruolo di protagonista con i suoi picchetti e con le sue guardie d’onore, le scorte, le bande di musica, ecc. Battaglioni di scolari hanno sfilato per le strade dando espressione — e vorrei proprio descriverla così al militarismo, che in Argentina è molto latente,IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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poiché nello straordinario progresso della repubblica nel campo materiale, non ha perso di vista la necessità di fomentare e rafforzare lo stile militare, quello guerresco (...). Voglio qui spendere due parole sull’educazione militare dei soldati argentini. Tutto ciò che costituisce marce e sfilate è assai apprezzato a Buenos Aires. Fra noi tedeschi si parla troppo della severità delPistruzione militare; ebbene, prima di parlare dovrebbero andare in Argentina a vedere come vengono istruiti i soldati e come vengono esercitati!
Il maresciallo europeo, che qui si è compiaciuto per l[...]
[...]di Bismarck dovettero emigrare ed ai quali noi siamo grati per la fondazione di una delle linee delle origini del movimento operaio argentino. Fin dal 1892, questi tedeschi immigrati spiegarono ai loro compagni argentini, spagnoli ed italiani i pericoli del militarismo prussiano. Nel loro giornale « Vorwàrts » (« Organo degli interessi del popolo lavoratore di Buenos Aires ») scrivono:
Il Cile offre la prospettiva poco entusiasmante di venire prussianizzato. L’ufficiale prussiano Kòrner, che da un po’ di tempo si trova in quel paese, ha una grande influenza sull’esercito ed ora vuole imporre il servizio militare. Complimenti ai cileni! Se dipendesse dagli stivali prussiani, tutto il mondo diventerebbe una grande caserma. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco; prima che sia possibile prussianizzare il Cile, quel modello militare cadrà a pezzi. In Germania si comincia a muovere qualcosa (24.3.1892).
Questi infaticabili lavoratori tedeschi realizzarono i primi studi sociologici sulla vita dei lavoratori argentini. Mentre il maresciallo von der Goltz si occupava di cavalli da corsa (« Se non fosse stato per le belle donne argentine, avrei perso il mio vecchio cuore dietro i cavalli »), i socialisti esiliati scrivevano sul lavoro delle donne e dei bambini a Buenos Aires:
La Fabbrica Argentina di Scarpe di corda dà lavoro a 510 operai, dei quali 460 sono donne e bambine. Il lavoro[...]
[...] colonnello argentino José Felix Uriburu ne fu l’accompagnatore. Venti anni dopo, nel 1930, quel colonnello, ormai con i galloni di generale, realizzerà il primo « golpe » militare contro la democrazia argentina. Così il generale Uriburu ha vinto anche lui la sua guerra. Era un militare convinto che le guerre fossero utili all’umanità. Nel 1915, in un’analisi fatta a tavolino della guerra europea, scriveva: « Ci fa piaceIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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re dichiarare che all’interesse militare che risveglia in noi questa guerra, va aggiunta una profonda attrazione che deriva dalla grandezza della lotta e dall’eroismo di coloro che l’affrontano ». Ovviamente, il generale Uriburu morì nel suo letto.
Lascio la parte più solenne del cimitero ed entro in un limbo: le tombe dei soldati. Centinaia e centinaia di morti allineati, come in fila per una parata. Solo che stanno in orizzontale e non c’è musica. E non ci sono nemmeno uccellini gorgheggianti e pianti. Soli con una luce grigia che si riflette fra nubi senza forma. Le lapidi son[...]
[...] l’utopia va avanti. Non può essere distrutta né dai calcolatori delle polizie politiche, né dalla Realpolitik, né dalla morte.
Il silenzio che sale dalle tombe dei soldati mi distoglie da ricordi e da cavilli. I caduti del 1914 hanno lapidi migliori di quelli morti nel 1918. La pietra era di migliore qualità al principio della guerra; poi tutto divenne scadente, perfino la morte. Prima si moriva uno alla volta, poi aIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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dozzine. I soldati. Si chiamava Jorge Aguila, visse a Neuquén, Argentina. Era pastore di pecore a cavallo, o come diciamo noi, pecoraio. Aveva i tratti dell’indio araucano. Manteneva, col suo lavoro, la mamma e il nonno materno. Appena compì 18 anni gli misero l’uniforme e in aprile del 1983 lo mandarono alle Georgine del Sud. Appena arrivato si beccò una pallottola. Lo seppellirono lì. Ecco la storia di un soldato argentino classe 63.
A cento metri da casa mia c’è un enorme edificio di mattoni rossi. È l’ex caserma della guardia dei corazzieri del Kaiser. Oggi c’è la polizia ed [...]
[...]dati. Nelle Malvine sono caduti i soldati e sono tornati gli ufficiali. Ad ogni modo, due aspetti della stessa irrazionalità. Una, l’aggressività montata su falsi valori superficialmente eroici; l’altra, una scorza fatta solo di parole e di atteggiamenti, che viene allo scoperto alla prima cannonata.
La tomba del soldato Aguila viene anch’essa ricoperta dalla neve, come quella di questi giovani morti in uniforme; non morti, uccisi. I generali prussiani se ne restano protetti dalla tettoia dei loro monumenti signorili in cui ogni notte si apre una nuova fenditura e dove — quando non passano gli aerei nordamericani che atterrano e decollano a Tempelhof
si sentono i pezzi di intonaco che cadono sulle tombe. In questo momento i generali argentini delle Malvine stanno facendo la prima colazione. Nella nostra guerra e nella nostra resa non ci sono stati suicidi. Alcuni generali prussiani sepolti qui si fecero saltare le cervella portando alle estreme conseguenze il loro macabro ruolo, in cui erano entrati a quattordici anni, quando fecero il loro ingresso in accademia. Sono stati coerenti. Non tutti, la maggior parte è morta nel suo letto sognando di vincere a tavolino la battaglia perduta. Il maresciallo conte von der Goltz descrivendo la battaglia di Gorze, scrive così: « Abbiamo perso molte vite. Ma per quanto ciò ci rattristi, dobbiamo sopportarlo perché la Patria lo esige. Un popolo che vuole essere grande e difendere il proprio onore, non deve avvilirsi per quelle perdi[...]
[...]ioni, la loro morbosa relazione con il potere. E invece di affrontare i generali, invece di affrontare i Krupp, si mettono a distruggere dei poveri diavoli uguali a loro. Nello stesso momento in cui Jorge Aguila veniva colpito, a Kassel, Germania federale alleata dell’Inghilterra una delegazione di militari argentini si esercitava sul Leopard il. Un affare di milioni di dollari.
« Tutte le strade finiscono in negra putredine... ». I generali prussiani hanno perso la guerra del 14 ma hanno vinto la guerra contro il loro stesso popolo. Quando i marinai delle navi da guerra si ribellarono a Kiel al grido di « vogliamo pace e pane per il popolo! », scoppiò la rivoluzione, il Kaiser dovette andarsene e fu proclamata la Repubblica. Ma i rivoluzionari non volevano solo questo, volevano anche il socialismo. Fu quello il momento in cui i militari, che non avevano saputo vincere la guerra, si riunirono nei « Freikorps », organizzazioni paramilitari finalizzate ad eliIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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minare tutto quanto esisteva dal cent[...]
[...]i marinai delle navi da guerra si ribellarono a Kiel al grido di « vogliamo pace e pane per il popolo! », scoppiò la rivoluzione, il Kaiser dovette andarsene e fu proclamata la Repubblica. Ma i rivoluzionari non volevano solo questo, volevano anche il socialismo. Fu quello il momento in cui i militari, che non avevano saputo vincere la guerra, si riunirono nei « Freikorps », organizzazioni paramilitari finalizzate ad eliIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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minare tutto quanto esisteva dal centro verso la sinistra. I gruppi paramiliri, i commandi della morte o parapolizieschi, sono, nella maggior parte dei casi, creature degli alti comandi, degli stati maggiori in freddi studi di « teorie della sicurezza ». I « Freikorps » operavano con assoluta impunità, alla luce del giorno. Fu famosa la brigata Ehrhardt, comandata dal capitano di corvetta Ehrhardt. (Ehrhardt: « fin da piccolissimo ho amato molto tutto quello che serviva per sparare. E la mia prima pistola che non serviva a gran che — me l’ero comprata con i soldi che mi davano per[...]
[...].1977.
Il 31.3.1977 il denunciante ha ricevuto una citazione della Marina Militare con cui viene invitato a presentarsi il giorno seguente per ordine del Comandante della Base. Il giorno seguente alle 9, il denunciante fu ricevuto dal suddetto comandante accompagnato da un capitano. Costui gli disse più o meno che: Rosa Ana è (o era) agli arresti nella Base ma è stata uccisa dai suoi compagni in uno scontro l’8 marzo.IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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Insoddisfatto da questa risposta, il denunciante insistette nella sua azione legale e un mese più tardi ottenne un certificato di defunzione nel Registro Civile in cui si dice che Rosa Ana è deceduta per « arresto cardiaco, trauma cardiotoracico ». Cioè una causa contraddittoria e completamente diversa da quella addotta dal Comandante e che induce ad altre supposizioni. Il 31 marzo i suddetti ufficiali consegnarono un foglio senza firma che dice: « Cimitero del Parco, tomba 1133 Sezione Tombe Temporanee Settore B », comunicando che la vittima è sepolta in quel luogo. Il denunciante[...]
[...]gg., sulle misure prese per mettere in pratica le raccomandazioni espresse nella presente risoluzione.
3. La Commissione darà comunicazione di questa Risoluzione nella
1 Qui il generale Videla commette un falso marchiano nella comunicazione alla oea: il cadavere di Rosa Ana è stato esumato appena PII dicembre 1982 e si trovava in una tomba sotto la denominazione N.N. (Ved. « Clarìn » e « La Prensa », 12.12. 1982).IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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Relazione Annuale del?Assemblea Generale della Organizzazione degli Stati Americani in conformità con Part. 9 (bis), comma c, iii dello Statuto della Commissione; la Commissione stessa, in considerazione delle misure adottate dal Governo, potrà modificare la decisione adottata ».
Il comandante della Base Navale di Mar del Piata era l’ufficiale di vascello J. J. Lombardo, che poi divenuto contrammiraglio fu il comandante delle operazioni navali sul fronte delle Malvine. Il nostro ufficiale di marina vinse la battaglia contro una ragazza paralitica, Ana Rosa, ma ha perso la batta[...]
[...]e. Alcuni vennero assassinati dai loro stessi compagni d’arme, come « traditori ». La democrazia di Weimar fu assai debole con loro, parlamentò, accettò, protesse. Il risultato fu che la maggior parte di loro tornò allo scoperto con Hitler facendo anche carriera. Il comandante Hoss, per esempio, entrò nel 1933 nelle ss; diventerà il comandante del campo di concentramento di Auschwitz. È finito sulla forca il 16.4.47.
Nel cimitero dei generali prussiani sono seppelliti alcuni di quegli ufficiali dei « Freikorps », nelle tombe di famiglia. I loro nomi non compaiono nelle lapidi. Perfino i loro figli ne hanno vergogna. Tutte quelle uniformi, quelle fiaccolate, quei cordoni dorati ed argentati, quelle coccarde, i galloni e le spalline, la tattica e la strategia e le mappe, tutti quei chepi e quei baschi inclinati, quel parlare d’onore e di senso dell’onore, di episodi di valore, quell’arroganza e quell’orgoglio, tutta quella puntigliosità, tutta quella vanità ed eleganza per poi massacrare col calcio di un fucile una meravigliosa testa femminil[...]
[...]essoressa Hilde Kaufmann, direttrice del Dipartimento di Criminologia dell’Università di Colonia, nella Germania federale. Chiedo come ha fatto ad arrivare fin lì questa lettera. L’archivista mi dice che è stata mandata dalla professoressa Kaufmann poco prima di morire, nel 1982. L’Università tedesca di Colonia si era interessata nel 1976 di un prigioniero politico argentino: il professor Roberto Bergalli, specialista inIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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criminologia, arrestato per ordine di Harguindeguy. Il crimine del professor Bergalli consisteva nell’aver difeso con coerenza i diritti umani. Dopo il suo arresto fu sottoposto a brutali castighi nel carcere de La Piata. L’ultima volta che fu picchiato ne usci in grave stato. Sia in Germania federale che in Spagna che in Italia, il professor Bergalli è conosciuto negli ambienti universitari dove ha tenuto delle lezioni della sua disciplina. L’Università di Colonia incaricò la professoressa Kaufmann di andare in Argentina e di chiedere li, a Videla e ad Harguindeguy, di concedere il[...]
[...]ia verso l’autorità e i valori sottintesi e imposti, che non sono altro che i decaloghi delle classi dominanti. Sfiducia e ribellione contro i cosiddetti «codici d’onore». Questi codici con i rispettivi « tribunali d’onore » che servono sempre da coprivergogne alla corruzione degli « arrivati ». L’ipocrisia ed il fariseismo di tali codici d’onore vengono a nudo nella falsità di certi dettagli delle nórme di comportamentoIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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sociale. Per esempio, il colonnello Spohn, consigliere di « questioni d’onore », scriveva nel trattato Doveri professionali e sociali dell’ufficiale, nel 1915: « Le relazioni carnali con donne pubbliche sono permesse e non sono affatto riprovevoli in un ufficiale a condizione che avvengano nell’intimità. Ma il militare mette in pericolo il suo onore d’ufficiale se, per esempio, si mostra pubblicamente al braccio di una di queste donne. Con questo comportamento schiaffeggia la società e l’ingiuria tanto più se commette la sfacciataggine di salutare, in questa condizione, le signore c[...]
[...]fie di anziani sorridenti che mimano con i gesti immaginarie battaglie aeree. Titoli nostalgici come « I veterani dimenticano i rancori », « In fondo, eravamo tutti dei soldati », o « Le aquile uniscono le loro ali ». I bambini sepolti dalle macerie, i corpi orribilmente bruciati dal fosforo, il terrore delle donne incinte, la vulnerabilità dei vecchi di fronte al vile attacco dall’alto, tutto ciò non conta. Il disperatoIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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che lancia una bomba in mezzo alla strada è un terrorista, colui che lancia mille volte quella bomba dal cielo può perfino essere un eroe, o per lo meno uno che « obbedisce agli ordini ». La formula è facile. Ora perfino il termine di « guerra sporca » è onorevole. Il generale Videla — cercando di dare un tono serio e responsabile alla sua voce — ha parlato di guerra sporca per spiegare sequestri e torture ed assassini, liquidazione di intere famiglie, furti di beni altrui. « Guerra sporca » è ora un salvacondotto per la morale, un permesso universale. L’ex pilota di bombardiere tie[...]
[...]ecialmente degli alleati italiani. Non gliene importava niente di perdere vite umane pur di raggiungere un obiettivo o di portare a termine un’azione spettacolare. La sua famosa resistenza contro Hitler, nel 1944, è stata solo la fase finale del suo opportunismo: quando si rese conto che era impossibile vincere la guerra cercò di capovolgere la sua situazione. Ma il suo padrone, prima tanto adulato, fu più rapido di lui.IL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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(Jorge Luis Borges, l’intellettuale che nel 1976 aveva detto che « i militari argentini erano dei gentiluomini » che però quattro anni dopo, quando il progetto militare cominciò a mostrarsi perdente, passò clamorosamente alla « resistenza » quando andò in Germania, nel 1982, espresse il personale desiderio di incontrare Ernst Jùnger, il geniale e raffinato scrittore, il grande ammiratore della guerra come atteggiamento di virilità e di purificazione, lo stesso che, come tenente dello Stato Maggiore aveva partecipato alla prima guerra mondiale, poi nei corpi paramilitari dando la c[...]
[...]nta d’acciaio. L’europeo lo ricevette con educata condiscendenza. Più tardi dichiarerà di non essere molto aggiornato sulla letteratura latinoamericana, ma che tuttavia « per me è stato un piacere conversare con il signor Borges » pronunciato con la g francese).
Mi sembra che sia già suonato l’Angelus. Ora chiuderanno il cimitero. È Torà in cui nei monumenti funebri pieni di fenditure si danno appunta148
OSVALDO BAYER
mento i generali prussiani per spiegare le loro battaglie perdute. Sono vecchi, consumati e curvi ma nelle loro vuote orbite brilla sempre la speranza: un’altra occasione, l’ultima occasione. Questa sì, definitiva. Ora sì che gli « apostoli » del pacifismo saranno definitivamente sconfitti.
Quelli che giacciono senza più nessuna speranza, senza nessuna ulteriore occasione, sono i soldati morti. Se ne stanno nel loro limbo dove non sono altro che una massa nebulosa con qualche breve lamento da affogato di tanto in tanto. Questi non torneranno.
(La guerra delle Malvine non è finita, dicono i generali argentini ment[...]
[...]marinaretti di 18 anni della « Generale Belgrano » hanno chiuso definitivamente, per i secoli dei secoli. Non ci sarà nemmeno un Giudizio Universale).
Ma nell’attesa della loro battaglia finale e del loro definitivo trionfo, la storia è crudele, cinica e sarcastica con gli scheletri dei generali che giacciono a Gamisonfriedhof. La storia deve essere un dio grasso, volgare e sudicio a cui piace fare scherzi grossolani. Al cimitero dei generali prussiani è stato tolto un pezzo di terra ed il comune di Berlino lo ha affidato alla comunità ottomana. Ora c’è il cimitero turco di Berlino, dove vengono sepolti i poveri dell’Anatolia, emigrati durante l’epoca delle vacche grasse del capitalismo per raccogliere la spazzatura e lavorare alle interminabili catene di montaggio delle fabbriche di automobili e di televisori. Hanno avuto un posto proprio nel cimitero dei generali per seppellire i loro umili morti. I morti turchi avanzano sulla terra degli aristocratici marescialli. Ormai la tomba che guarda verso la Mecca del turco Tufanin Ruhima, morto i[...]
[...]ffensiva che i generali non si aspettavano. La vita non si arrende. Per ogni pallottola che cerca la morte, un filo d’erba spunta per sentire la brezza.
trad. di Alessandra Riccio
Osvaldo Bayer
* El cementerio de los generales prusianos: dal prossimo volume Exilio, Buenos Aires, Legasa, redatto a Berlino, ove Bayer nel 1976 prese dimora dovendo lasciare PArgentina. Nato nel 1927 a Santa Fe da famiglia di origineIL CIMITERO DEI GENERALI PRUSSIANI
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tedesca, studiò a Buenos Aires ed Amburgo, segretario di redazione di « Garin » e responsabile del Sindacato dei giornalisti, è autore di scritti come la biografia di Severino Di Giovanni, el idealista de la violencia, Los Anarquistas e Los vengadores de la Patagonia tràgica in quattro volumi; il film di Bayer La Patagonia rebelle, sul massacro dei braccianti nel 1921, fu presentato e premiato a Berlino nel 1974.
Le citazioni che figurano nel testo sono state tratte da:
Paul von Schmidt, Das deut sche Offizierskorps, Berlin 1904; Colmar Graf von der Goltz, Reiseeindrucke aus A[...]