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Il segmento testuale protezionismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 267Entità Multimediali , di cui in selezione 35 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 54

Brano: Amendola, Giovanni

1 ittif dei cui sistema politico avversavano insieme l'istanza democratica, il basso livello morale ed il protezionismo; entrambi erano di convinzioni liberalistiche, che Amendola derivava dal suo meridionalismo e Albertini da quello degli industriali tessili; entrambi (Amendola più ancora di Albertini), scoppiata la guerra mondiale, furono favorevoli a che l’Italia entrasse nel conflitto a fianco delle potenze occidentali, unendosi con ciò di fatto a quei gruppi protezionistici che avversavano, e approvando di fatto le manifestazioni antiparlamentari delle " radiose giornate Il loro interventismo va distinto sia da quello rivoluzionario dei sindacalisti sia da quello reazionario dei nazionalisti, sia da quell[...]

[...]primere con maggiore energia le agitazioni popolari.

Sebbene contrario all’introduzione della proporzionale, G.A., avvicinatosi a Nitti, fu eletto deputato nelle elezioni del novembre 1919 per il collegio di Salerno, creandosi una base elettorale tra i contadini e nella piccola e media borghesia. Col suo discorso alla Camera del 26.3.1920, rivolto contemporaneamente contro l’agitazione operaia e bracciantile, e contro i ceti plutocratici e il protezionismo della grande industria, egli riscosse un grande successo e iniziò la sua carriera di leader politico. La novità di quel discorso era nell'invito ai popolari e ai socialisti di collaborare col governo. Nel maggio 1920 G.A. assunse il sottosegretariato alle Finanze; ma per pochi mesi, ché il gabinetto Nitti cadde poco dopo.

Contro il fascismo

Di fronte alle agitazioni sociali, G. A. si schierò contro Giolitti, per la tattica troppo elastica da lui ap*

plicata verso gli operai che, nell'estate 1920, procedevano all'occupazione delle fabbriche. Di qui il fatto che, alle prime prove in gr[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 41

Brano: [...]uti, non pochi uomini di cultura dimentichi o distratti, gruppi di sottoproletariato che il regime impiega nelle sue organizzazioni di partito e paramilitari), mentre polizia e Tribunale speciale continuano a vigilare e colpire ogni tentativo di opposizione organizzata, il fascismo è maturo per entrare nella fase imperialistica e aggressiva.

Lo incoraggiano in ciò i gruppi finanziari e industriali che si sono rafforzati durante il decennio di protezionismo economico, di aperto favoreggimento

del capitale e di aggravato sfruttamento del lavoro e che guardano ora più lontano: non tanto a conquiste territoriali, quanto ai profitti gli appalti, le commesse belliche.

La situazione internazionale (Vavvento del nazismo in Germania e Venato calcoloanglofrancese di riuscire a tenere separati i due regimi reazionari e imperialisti di Roma e di Berlino) favorisce il disegno delVaggressione all'Etiopiay vittima da tempo designata e preda relativamente facile.

Previa un'accurata preparazione propagandistica, lfoffensiva ha inizio nell'ottobre 1935,[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 381

Brano: Vichy

socialista e anticollettivista e che non perdeva mai di vista, come base del consenso, i valori reali o presunti dei ceti medi, anche se poi di fatto il protezionismo statale si intensificò e rappresentò la condizione preliminare per l'esistenza degli organismi corporativi. Un processo complesso, come in altre vicende promosse da Vichy, destinato a proiettare la sua influenza sui tempi lunghi, se è vero che almeno una parte della storiografia francese attribuisce tuttora l’origine del dirigismo tipico del dopoguerra alle radici che furono poste negli anni dell’intermezzo di Vichy: governo di tecnici, spoliticizzazione (apparente) dell’economia e delle pratiche di gestione, appello alle competenze contro la tradizione dell’affarismo dei politici, erano paro[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 243

Brano: [...]toriale. L’accusa ai partiti era di disperdersi in astratte vociferazioni ideologiche e messianiche, trascurando di calarsi con la necessaria competenza e determinazione nella miriade di questioni insolute di carattere nazionale e locale: dalla scuola ai nodi delle politiche tributarie, dagli assetti amministrativi periferici alla macropolitica internazionale, con le relative implicazioni economicoproduttive anzitutto in materia di scelte tra il protezionismo e libero mercato. Ma dove Salvemini scorgeva il massimo di trascuratezza, individuando in ciò anche vizi d'origine dell’intera classe politica italiana (socialisti in primo fila), era sul problema meridionale, da lui definito « la più profonda e la più terribile incognita della nostra vita di nazione ».

Alla validità di queste denunce e alle intuizioni tutt'altro che marginali si accompagnava, d’altra parte, un “realismo” percorso da innumerevoli astrattezze moralistiche e insidiato (a dispetto delle premesse) da pericoli di caduta in quanto di meno politicamente concreto si poteva proporr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 465

Brano: [...] 1895 e 115.000 agli inizi del '900) rimase del tutto straordinaria soprattutto nel contesto di un paese a basso consumo medio di carta stampata come l'Italia, e anche il fervore politico, neH'ultimo quindicennio dell’Ottocento, non si affievolì ma, al contrario, trasse nuovo vigore dalle firme di Vilfredo Pareto, De Viti de Marco, Edoardo Giretti e Maffeo Pantaleoni che siglarono campagne per la moralizzazione della vita pubblica, inchieste sul protezionismo e sulla pubblica amministrazione, studi sul sistema tributario e sulla politica economica; mentre dal gennaio del 1897 il giornale milanese potè contare sulla collaborazione di Vincenzo Ferrerò, autore di numerose denunce contro

il sistema triplicista e la “febbre” coloniale, e venne riscuotendo crescenti consensi tra gli « onesti di tutti i partiti », nell’intento di collegare all’ala più avanzata dello schieramento liberale il più vasto blocco di forze possibili.

Ma dopo il 1895 gli interessi di Sonzogno sembrarono spostarsi verso la casa editrice, né la direzione di Carlo Romussi, a [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 370

Brano: [...]o alla piattaforma ideologica e ri vendicativa che fu poi approvata a Napoli, ma anche rispetto al movimento in generale. Come programma “nazionale” i sardi chiedevano la forma repubblicana dello Stato con Federazione amministrativa, l’abolizione del Senato e la riforma del Parlamento, la nazione

Emilio Lussu con la camicia grigia dei sardisti (1923)

armata a puri scopi difensivi, leggi su divorzio e ricerca della paternità, abolizione del protezionismo doganale, destatalizzazione dell’industria, tutela deM’agricoltura, vasto movimento cooperativistico, istruzione obbligatoria per 7 anni, imposta fortemente progressiva con magistratura tributaria indipendente. Nel programma “regionale” si chiedeva inoltre: l’autonomia « nell’Unità politica », lo sviluppo delle autonomie comunali, la demanializzazione delle risorse isolane (saline, tonnare, miniere), la banca regionale unica, un programma generale di rimboschimento, bonifiche, porti e linee di comunicazione, lo sviluppo della cooperazione in agricoltura come avvio ad una « ideale forma di soc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 755

Brano: [...]si veniva familiarizzandosi con la pratica del « metodo sperimentale » e con il gusto per le indagini « positive ».

Come lamico e compagno di studi Luigi Einaudi, entrò nella redazione della « Riforma sociale » (fondata nel 1894 da Luigi Roux e da F.S. Nitti), che del movimento d’idee riformatrici in campo economicopolitico era l’organo scientifico, così come « La Stampa » ne era lo strumento di divulgazione quotidiana.

Contro Giolitti e H protezionismo

Con la svolta di inizio secolo e con l’aprirsi dell’« età giolittìana », le tentazioni « tradeunionistiche » degli economisti torinesi cedettero il passo, proprio quando avrebbero potuto trovare accoglienza e riscontro presso la dirigenza politica nazionale, a un rigido e puntiglioso liberismo, afflitto dal sempre più massiccio intervento dello Stato in materia economica. Prato, insieme con Einaudi, fu in prima fila nell’ opposizione a Giovanni Giolitti.

755



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 527

Brano: [...]ntrattuali erano assai gravosi per i lavoratori della terra, privi (fino all’inizio del ventesimo secolo) di ogni organizzazione rivendicativa e perciò esposti senza possibilità di difesa alla prepotenza padronale. Lo sviluppo industriale era limitato alla parte meridionale della regione (Narni e soprattutto Terni), ma si trattava di insediamenti venuti daH’estemo (si pensi alla nascita delle Acciaierie Temi nel 1884, legata all’affermazione del protezionismo industriale e all’alleanza tra siderurgici e gruppi di potere) che non incisero a fondo nella realtà produttiva della regione.

Movimento operaio e socialista

Fu nelle fabbriche di Terni (v.), oltre che fra gli artigiani e il ceto medio degli altri centri urbani, che verso la fine dell’800 si svilupparono le prime organizzazioni socialiste. Prive ancora di una precisa fisionomia, ideologicamente esse si muovevano all’interno di un generico socialismo anarchico di matrice internazionalista. Questo periodo di formazione accennò a concludersi con l’ultimo decennio del secolo XIX, quando anc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 526

Brano: [...] la parola d’ordine di « raggiungere l’indipendenza economica dei popoli indoamericani ».

Dopo il 1931 Haya modificò i contenuti del programma « aprista », eliminandone gli aspetti antimperialistici e proclamando la

necessità di modernizzare il paese col contributo del capitale nordamericano. Tuttavia

il suo « programma minimo » conteneva ancora certe rivendicazioni democratiche, cioè una legislazione sociale moderna, alcuni principi di protezionismo economico, una politica di difesa degli indios e una linea di protezione del potere economico delio Stato.

Secondo dopoguerra

Nel 1944 si costituì il Fronte democratico nazionale, formato dall’ A.P.R.A. e da tutte le forze politiche che auspicavano la formazione di un governo costituzionale. Le elezioni del 1945 furono vinte da Bustamante, candidato del Fronte, che governò fino al 1948 con l'appoggio e il condizionamento degli apristi, le cui richieste programmatiche si erano nel frattempo ulteriormente limitate rispetto al 1931. Nel 1948 il Fronte venne rovesciato e l’A.P.R.A. persegui[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 23

Brano: [...]1955; uomo politico americano.

Compiuti gli studi di giurisprudenza, nel 1893 fu eletto alla Camera del Tennessee. Volontario, con il grado di capitano, nella guerra ispanoamericana (1898), successivamente esercitò la professione di avvocato e nel 1903 fu nominato giudice. Eletto alla Camera dei rappresentanti nelle file del Partito democratico nel 1907, fu rieletto deputato nel 1923 e senatore nel 1931. In quegli anni si schierò contro il

protezionismo mercantile e la politica di isolazionismo (v.). Dopo l’elezione di F. D. Roosevelt (1930) a presidente degli Stati Uniti, Cordell Hull fu nominato segretario di Stato per gli affari esteri.

Nel 1934 fu promotore di una legge per l’abbassamento delle tariffe doganali, politica per !a quale si era battuto vanamente l’anno prima alla Conferenza economica di Londra, ma in campo diplomatico non riuscì a superare l’opposizione nel paese verso l’assunzione di impegni in Europa. Nei riguardi dei paesi deH’America Latina proseguì la politica di « buon vicinato » inaugurata da Roosevelt, evitando di[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine protezionismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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