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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 402
Brano: Paracadutisti
esitarono a uccidere a raffiche di mitra il tenente colonnello Bechi Luserna (v.) che aveva tentato di condurre alla ragione i militari dissenzienti. Soltanto una parte dei paracadutisti della « Nembo » si rifugiarono al Sud e vennero acquartierati presso Santa Maria di Leuca.
Paracadutisti della « Nembo » in libera uscita in una città della Sardegna nel 1943
battaglioni libici che, completato l’addestramento, vennero inviati in Cirenaica, fra Barce ed Apollonia. Nella prima decade del gennaio
1941 il 1° Battaglione Libico fu spostato nella zona di Derna, dove si oppose strenuamente all’avanzata delle truppe della IX Divisione australiana.
Durante la Seconda guerra mondiale, l’unico impiego bellico con aviolancio di paracadutisti italiani fu l’attacco condotto il 30.4.1941 contro l’isola greca di Cefalonia. Il lancio tattico fu compiuto dal 2° Battaglione al comando del maggiore Zanninovich e l’operazione, effettuata di sorpresa, si concluse con successo senza alcun spargimento di sangue. Il lancio avvenne in località Krancia, a pochi chilometri da Argostoli. Poi, date le precarie condizioni alimentari esistenti nell’isola, i paracadutisti italiani dovettero chiedere rifornimenti aerei di viveri, anche per le necessità della popolazione civile.
Nel settembre 1941, in Africa Settentrionale, il 1° Battaglione Carabinieri paracadutisti partecipò con valore ai combattimenti sostenuti a Elmet el Asei, al bivio di Lamluda sulla via Balbia.
Sfumato il progetto di occupare con aviolancio l’isola di Malta (v.), i paracadutisti italiani della Divisione « Folgore » vennero mobilitati nel Nordafrica con la denominazione di Cacciatori d’Africa. Sul fronte egiziano ne vennero inviati 6.500, inquadrati nei seguenti reparti: Reparto Comando; 185a Sezione Mista Carabinieri Reali; 186° Reggimento Paracadutisti; Compagnia Reggimentale Cannoni da 47/32;
187° Reggimento Paracadutisti; 185a Compagnia Mortai da 81; gruppi di artiglieria più altre unità di servizi. Al comando della Divisione fu posto il generale Enrico Frattini.
I paracadutisti presero parte a vari combattimenti, soprattutto nella difesa a oltranza di EI Alamein (v.), riuscendo a evitare di essere accerchiati dagli inglesi. Quindi vennero riorganizzati in Tripolitania nel 285° Battaglione Paracadutisti « Folgore » e nuovamente inviati al fronte, in località Takruna.
Con la caduta dell’Africa Settentrionale, si chiuse di fatto ogni azione condotta dai paracadutisti a livello divisionale. Alla « Folgore » seguì la Divisione « Nembo » che, formatasi sempre a Tarquinia, dopo il normale ciclo di addestramento aviolancistico venne inviata in Sardegna. Successivamente lo Stato Maggiore italiano pensò di costituire una nuova divisione (la « Ciclone »), ma questa rimase allo stato embrionale.
I particolari criteri di selezione caratteriale e addestramento di queste truppe, come pure la scelta politica dei loro ufficiali, che privilegiavano gli aspetti più sciovinisti e bellicosi portando i reparti a ritenersi forze di élite con accentuato spirito di corpo, f[...] [...]tica dei loro ufficiali, che privilegiavano gli aspetti più sciovinisti e bellicosi portando i reparti a ritenersi forze di élite con accentuato spirito di corpo, fecero sentire i loro effetti al momento deHarmistizio. L’8.9.1943, in Sardegna, molti di questi reparti decisero di continuare la guerra a fianco dei tedeschi, trasferendosi in Corsica. Il fenomeno coinvolse la « Nembo » e, nonostante la mediazione diretta del generale Ronco, numerosi paracadutisti preferirono seguire i vecchi alleati. Alcuni di essi non
Nella Repubblica di Salò
Il nucleo di paracadutisti che aderì alla R.S.I., forte di un migliaio di uomini, inizialmente venne schierato dai tedeschi in funzione antisbarco lungo il litorale del Lazio, ma alla fine del 1943, sotto il nome di Raggruppamento Volontari Paracadutisti, fu trasferito a Spoleto, in attesa che venisse approntata la Scuola di Tradate (Varese).
La formazione di unità paracadutiste stava molto a cuore al ricostituendo esercito repubblicano, per le simpatie che questi reparti si erano guadagnate presso il Comando tedesco. Si delinearono così le prime formazioni di paracadutisti che presero il nome di 3° Battaglione Azzurro e 1° Battaglione « Folgore ». Ultimato l’addestramento tattico lancistico, il « Folgore » venne urgentemente inviato sul fronte di Anzio (v.) a contrastare l’offensiva alleata e subì, a fianco dei tedeschi, pesanti perdite: 133 morti, 150 feriti e 300 dispersi su un organico di circa 1.000 unità.
Altri reparti paracadutisti dei ricostituiti Battaglioni « Nembo » e
Cartolina di propaganda degli Arditi paracadutisti della repubblica di Salò (1944)
402
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 385
Brano: Folgore, Gruppo di combattimento
tra i due Comandi per un attacco contemporaneo, che fu effettuato il
19 aprile.
Mentre i reparti dell’880 Reggimento fanteria del « Friuli » attaccavano Casalecchio de’ Conti, i paracadutisti del « Folgore » si lanciarono all'assalto di Grizzano e, con un accanito combattimento corpo a corpo, occuparono la maggior parte dell’abitato. I tedeschi, al riparo degli edifici, opposero un intenso fuoco di mortai e di artiglieria, effettuando 4 contrattacchi. Il II Battaglione riuscì a mantenere le posizioni conquistate e, verso sera, fu sostituito da reparti freschi del I Battaglione che espugnarono l’ultimo edificio in mano nemica. Le perdite del Gruppo furono pesanti: 33 morti (di cui 3 ufficiali) e 52 feriti (6 gli ufficiali). I tedeschi, secondo accertamenti, lasciarono sul terremo u[...] [...]intenso fuoco di mortai e di artiglieria, effettuando 4 contrattacchi. Il II Battaglione riuscì a mantenere le posizioni conquistate e, verso sera, fu sostituito da reparti freschi del I Battaglione che espugnarono l’ultimo edificio in mano nemica. Le perdite del Gruppo furono pesanti: 33 morti (di cui 3 ufficiali) e 52 feriti (6 gli ufficiali). I tedeschi, secondo accertamenti, lasciarono sul terremo una cinquantina di morti.
La condotta dei paracadutisti del « Folgore » in questa operazione fu elogiata dal maresciallo Alexander, comandante in capo delle forze alleate nel Mediterraneo, in un suo discorso del 24 aprile: « [...] È la prima volta che un reparto italiano affronta paracadutisti tedeschi in combattimento notturno. [...] Molto, molto bene; hanno dimostrato capacità, addestramento, coraggio. [...] L’azione di artiglieria, così strettamente aderente ai paracadutisti che attaccavano, ha dimostrato l’efficienza delle batterie e il coraggio dei paracadutisti ». .
Nelle prime ore del 20 aprile i tedeschi abbandonarono le loro posizioni e il « Folgore » riprese l’avanzata, occupando Matteuzza, Parrocchia la Cappella, Palazzo Bentivoglio e Poggio Ribano. Lo sganciamento tedesco dai vari settori consentì l’accelerazione dei movimenti alleati in direzione di Bologna.
Nella serata del 20 il Battaglione « Caorle » del « San Marco » e il I Battaglione del « Nembo », dopo un difficile movimento su terreno minato, occuparono Settefonti e Monte Pieve, dove avvenne il ricongiungimento tra i reparti del « Folgore » e quelli del «Legnano» (v.). Le operaz[...] [...]l « San Marco » e il I Battaglione del « Nembo », dopo un difficile movimento su terreno minato, occuparono Settefonti e Monte Pieve, dove avvenne il ricongiungimento tra i reparti del « Folgore » e quelli del «Legnano» (v.). Le operazioni del Gruppo si conclusero una volta raggiunta la linea delI’ldice. Il suo tributo di sangue alla Guerra di liberazione fu di 164 morti (di cui 16 ufficiali), 244 feriti (10 ufficiali) e 14 dispersi.
Centuria paracadutisti « Nembo »
il 26.3.1945 il generale MacCreery, comandante delI’VI11 Armata britannica, chiese al Gruppo di combattimento « Folgore » di mettergli a disposizione 100 paracadutisti per un’importante operazione di lancio.
Nel relativo ordine (1018 COS) MacCreery specificava: « [...] Desidero che tutti gli ufficiali e i soldati siano volontari; suggerisco che vengano tratti dal Reggimento ” Nembo ” essendo importante che abbiano già esperienza in operazioni di lancio ».
Fu dunque costituita una centuria di paracadutisti al comando del tenente Guerrino Ceinar, suddivisa in
4 plotoni, ciascuno dei quali di 3 squadre. Il loro impiego doveva avvenire contemporaneamente a quel
lo di un’altra centuria, tratta dallo squadrone di ricognizione « F » (v.), in una operazione comune chiamata Harring (successivamente gli uomini impegnati nell’operazione salirono a 266, di cui 111 appartenenti al « Nembo » e 155 allo squadrone «F»).
Gli uomini del « Nembo », prima di entrare in azione, furono addestrati a lanciarsi col paracadute inglese e a usare armi di diverso tipo. L’operazione, prevista per il 20 aprile, dov[...] [...]Modena Mirandola Poggio) e su quella di Poggio Rusco Ferrara. Alla centuria veniva affidato il compito di attaccare colonne nemiche in ritirata, creare ostacoli sul loro cammino, impedire ai tedeschi la distruzione di ponti o di altre opere utili all’avanzata degli Alleati. La sera del 20, tra le ore 21,50 e le 23, fu effettuato il lancio: l’atterraggio, in alcuni casi, avvenne anche a 40 chilometri di distanza dagli obiettivi prescelti.
I paracadutisti del « Nembo », che si unirono alle forze partigiane locali, malgrado la dura reazione opposta dal nemico compirono numerosi atti di sabotaggio, bloccarono autocolonne tedesche, resero pericolose le vie di ritirata, catturarono molti prigionieri e materiale bellico.
Pattùglia di paracadutisti del G.d.c. « Folgore » sul fronte del Santerno (inverno 1945)
Tra gli episodi più cruenti è da ricordare quello di Casellone, un cascinale a circa 2 chilometri da Dragoncello di Poggio Rusco (Mantova). Un gruppo di 16 paracadutisti si era appena attestato nel cascinale, quando venne avvistato da una pattuglia nemica. I tedeschi furono prontamente catturati, ma la loro scomparsa mise in allarme i loro camerati che attaccarono in forze il Casellone. Tra i numerosi caduti nella sparatoria vi fu anche Cleto. Martinelli, figlio dei contadini .del Casellone. Successivamente i. tedeschi riuscirono a centrare con una bomba incendiaria il tetto della casa; per sfuggire alle fiamme, i militari e i civili che vi erano asserragliati furono costretti ad arrendersi. Un solo paracadutista riuscì a sfuggire, mentre gli altri furono cat[...] [...]le (chiamato la « Marchesa nuova ») e messi al muro insieme ai componenti della famiglia Gavazza. Poterono salvarsi solo grazie^al tempestivo sopraggiungere' delle avanguardie alleate.
Le perdite tedesche 'accertate dalla centuria « Nembo » furono di 63 morti, 60 feriti e 1.131 prigionieri. La centuria ebbe da parte sua 15 morti, 6 feriti e 4 dispersi (altri caduti ebbe l’altra centuria1, che inflisse perdite ancora più gravi al nemico).
I paracadutisti delle due centurie caduti o dispersi nel corso dell’operazione Harring dal 20 al 22 aprile furono complessivamente 31: Franco Bagna (medaglia d’oro), Amelio De Julis (medaglia d’argento), Pietro Bertaco, Lorenzo Biagi, Gianni Biasi, Aristide Arnaboldi, Giovanni Carretto, Enea Cucchi, Domenico Edoardo, Angelo Fadda, Francesco Fulco, Gelsomino Gelli, Narciso Guglielmotti, Silvio Infanti, Enrico Landi, Ernesto Mondadori, Nicola Marini, Salvatore Morella, Gino Mangia, Lino Mottadelli, Luigi Otti ni, Pasquino Prandi, Tarcisio Peci le, Angelo Rosas, Giuseppe Stefanelli, Salvatore Taglierini, Giusep[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 654
Brano: [...]fiancava in combattimento, insorgendo contro il presidio e liberando il paese. Sottoposta a dura rappresaglia da parte delle truppe tedesche, la popolazione di Foggio Bustone dimostrava fierezza, tenacia e fede indomabile nella libertà e nella patria ».
Poggio Busco, Fatti di
Comune di 6.300 abitanti nella provincia di Mantova, a 42 km dal capoluogo, pochi giorni prima della Liberazione Poggio Rusco fu teatro di un cruento fatto d’armi fra paracadutisti italiani e truppe tedesche, conclusosi con un eccidio. Nella notte fra il 19 e il 20.4.1945, nel quadro della cosiddetta operazione Harryng, alcuni contingenti paracadutisti appartenenti alla centuria « Nembo » del Gruppo di combattimento « Folgore » (v.) vennero lanciati al di qua delle linee tedesche col compito di proteggere strade e ponti per favorire l’avanzata degli Alleati. Le formazioni partigiane operanti nella zona in cui doveva avvenire il lancio non furono informate.
Di ciò, i partigiani si dolsero quando, all’arrivo degli Alleati, si seppe dell'eccidio che era stato perpetrato. Se essi fossero stati messi opportunamente al corrente del piano, avrebbero cercato in ogni modo di proteggere e dare rifugio ai paracadutisti
Gli uomini della « Nembo »[...] [...]ua delle linee tedesche col compito di proteggere strade e ponti per favorire l’avanzata degli Alleati. Le formazioni partigiane operanti nella zona in cui doveva avvenire il lancio non furono informate.
Di ciò, i partigiani si dolsero quando, all’arrivo degli Alleati, si seppe dell'eccidio che era stato perpetrato. Se essi fossero stati messi opportunamente al corrente del piano, avrebbero cercato in ogni modo di proteggere e dare rifugio ai paracadutisti
Gli uomini della « Nembo » caddero in un raggio piuttosto ampio, in una zona comprendente parte della provincia di Modena e parte di quella di Mantova. 19 di essi, al comando del tenente Bagna, dopo aver toccato terra nei pressi di Dragoncello di Poggio Rusco, penetrarono nella corte Casel'lone, sulla strada per San Martino Spino. Nella casa si trovavano due famiglie: i Martinelli, proprietari del fondo, e gli Artioli, sfollati dal paese. I paracadutisti svegliarono le due famiglie, ingiunsero loro di non uscire per nessun motivo dalla corte e di non far parola con alcuno di quanto stava accadendo, dopo di che si rinchiusero nel granaio.
Da questo punto in poi, ìe testimonianze dei civili si fanno discordanti: la signora Tosca Zavatti, moglie di Cleto Martinelli, afferma che i paracadutisti uscivano di not
te per disinnescare le bombe piazzate dai tedeschi sotto i ponti della zona; il medico Artioli sostiene invece che essi non uscirono mai dalla casa e che erano nervosi, avendo perduto ogni collegamento con gli altri gruppi.
II pomeriggio del 22 aprile, tre tedeschi entrarano nella casa. Mentre uno di questi se ne allontanava subito, dirigendosi verso una cascina poco distante, gli altri due venneYo catturati dai paracadutisti, legati e trasportati nel granaio. Il mattino successivo, un po’ prima dell’alba, altri quattro tedeschi giunsero al Casellone e chiesero da mangiare. In quel momento c’era in cucina Cleto Martinelli e, mentre i tedeschi stavano mangiando, irruppero nella stanza alcuni paracadutisti che tentarono di disarmarli. 1 tedeschi reagirono sparando e il Martinelli, preso tra due fuochi, cadde ucciso. Ugual sorte subirono due paracadutisti e tre tedeschi. II quarto venne fatto prigioniero.
All’alba \a casa si trovò circondata dalle truppe germaniche. Una granata ne scoperchiò il tetto, poi il fuoco venne sospeso per permettere ai civili di abbandonare l'abitazione. Durante questa fase Tullio Artioli, impedito nei movimenti in quanto grande invalido di guerra, venne colpito mortalmente da una raffica di mitra. Quando riprese la sparatoria, tre paracadutisti tentarono la fuga, ma uno solo riuscì nell’intento: gli altri due vennero raggiunti e trucidati.
Il combattimento proseguì furiosamente (la casa verrà poi denominata dagli abitanti della zona Ca’ brusada e come tale è conosciuta tuttora). Alla fine i paracadutisti, costretti alla resa, vennero fatti uscire e un tedesco salì nel granaio per cercare i compagni. Quando tornò con la notizia che i tre prigionieri erano stati uccisi, i tedeschi passarono per le armi tutti i soldati italiani. La stessa sorte sarebbe toccata anche ai civili, se il dottor Artioli, in cambio della loro vita, non avesse offerto la sua opera di medico per curare i tedeschi feriti. Alle 3 del pomeriggio dello stesso giorno, gli americani arrivavano a Poggio Rusco.
Bibliografia: C. Benfatti, Operazione Harryng, in Gazzetta di Mantova, 17.4.1976; Poggio, numero unico a cura della [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 403
Brano: Paraguay
« Uragano », vennero inviati sulle Alpi, lungo il confine italofrancese, in funzione antiguerriglìa.
Durante i diciotto mesi della Repubblica di Salò, si ebbero tra i paracadutisti inquadrati nell’esercito fascista ben ottocento caduti in combattimento.
Nella Guerra di liberazione
Pochi giorni dopo I’8.9.1943, alcuni reparti di paracadutisti che operavano nel Sud con compiti antisbarco vennero a contatto con gli Alleati e si misero subito a loro disposizione per impegni speciali oltre le linee tedesche. Già il 9.10.
1943 i primi paracadutisti iniziava^ no le loro operazioni nella zona di Colle Sannita, a Santa Croce ed in tutto l’alto Sangro.
A mano a mano che si radunavano, i paracadutisti venivano tuttavia acquartierati nei centri di raccolta di Santa Maria di Leuca. Il battesimo del fuoco di questi reparti si ebbe l'8.12.1943, quando furono impegnati insieme ad altri nella battaglia di Montelungo (v.).
Nel febbraio del 1944 truppe paracadutiste italiane vennero impiegate in Campania, sulle Mainarde, quasi a ridosso della Linea Gustav, dove effettuarono audaci ricognizioni in profondità oltre le linee tedesche.
Con la riorganizzazione dei paracadutisti inquadrati nel Corpo Italiano di Liberazione (v.) furono formati gruppi tattici di intervento che ripresero i vecchi nom[...] [...]ia acquartierati nei centri di raccolta di Santa Maria di Leuca. Il battesimo del fuoco di questi reparti si ebbe l'8.12.1943, quando furono impegnati insieme ad altri nella battaglia di Montelungo (v.).
Nel febbraio del 1944 truppe paracadutiste italiane vennero impiegate in Campania, sulle Mainarde, quasi a ridosso della Linea Gustav, dove effettuarono audaci ricognizioni in profondità oltre le linee tedesche.
Con la riorganizzazione dei paracadutisti inquadrati nel Corpo Italiano di Liberazione (v.) furono formati gruppi tattici di intervento che ripresero i vecchi nomi di 185° Battaglione Paracadutisti « Nembo » e 183a Divisione Paracadutisti « Ciclone ». Già all’inizio del 1944 si era costituito lo Squadrone da ricognizione « F » (v.).
Particolarmente importante fu la partecipazione dei paracadutisti della « Nembo » alla liberazione di Filottrano (v.). Successivamente i reparti della « Nembo » confluirono nel Gruppo di combattimento « Folgore » (v.).
P.Ma.
Paragina, Vladimiro
N. a Spalato il 10.6.1915; impiegato. Membro di un’organizzazione antifascista jugoslava, nell’aprile 1941 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, il 27.10.1941, Io condannò a 26 anni di reclusione per azioni di sabotaggio nel porto di Spalato (affondamento del piroscafo italiano «Senio» e danni alla nave tedesca « Maritza »).
Paraguay
Repubblica sudamericana situata nella parte centrale del[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 251
Brano: F
F, Squadrone da ricognizione
Reparto costituito da paracadutisti originari del 185° Reggimento « Nembo » della Divisione fascista «Folgore». Dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, operando alle dipendenze di unità britanniche.
Dopo l'armistizio gli uomini del futuro squadrone, dislocati nella zona di Lucerà (Foggia), si rifiutarono di continuare a servire i tedeschi, a differenza di altri loro commilitoni, e attesero l'arrivo degli Alleati. Agli ordini del capitano Carlo Francesco Gay il gruppo di paracadutisti si mise dapprima a disposizione della I Divisione canadese e, dal 15 novembre, passò' alle dipendenze de! XIII Corpo britannico.[...] [...]ri del 185° Reggimento « Nembo » della Divisione fascista «Folgore». Dopo T8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, operando alle dipendenze di unità britanniche.
Dopo l'armistizio gli uomini del futuro squadrone, dislocati nella zona di Lucerà (Foggia), si rifiutarono di continuare a servire i tedeschi, a differenza di altri loro commilitoni, e attesero l'arrivo degli Alleati. Agli ordini del capitano Carlo Francesco Gay il gruppo di paracadutisti si mise dapprima a disposizione della I Divisione canadese e, dal 15 novembre, passò' alle dipendenze de! XIII Corpo britannico.
All’inizio del 1944 lo Squadrone (denominato F » da « Folgore ») si spostò nella zona di Casoii (Chieti) e poi a nord di Sesto Campano, espletando importanti funzioni esplorative e informative. Sostenne i suoi primi combattimenti a nord di Cassino (maggio), ad Anagni (giugno), quindi nelle zone di Bagnaia e Panicale, sulla riva nord del Lago Trasimeno e sul Monte Corneto. Successivamente i paracadutisti procedettero con gli Alleati verso Figline, Lastra a Signa, [...] [...]re, passò' alle dipendenze de! XIII Corpo britannico.
All’inizio del 1944 lo Squadrone (denominato F » da « Folgore ») si spostò nella zona di Casoii (Chieti) e poi a nord di Sesto Campano, espletando importanti funzioni esplorative e informative. Sostenne i suoi primi combattimenti a nord di Cassino (maggio), ad Anagni (giugno), quindi nelle zone di Bagnaia e Panicale, sulla riva nord del Lago Trasimeno e sul Monte Corneto. Successivamente i paracadutisti procedettero con gli Alleati verso Figline, Lastra a Signa, Ponte a Ema, Firenze, Fiesole, Montemignaio, Monte Pomponi, Passo della Consuma e Premilcuore.
Si trovavano in Romagna allorché, ai primi di gennaio del 1945, fu loro affidata la difesa di una posizione nella zona di Casola Valsenio; da metà marzo operarono quindi sulla linea a sudest di Bologna, a fianco di unità indiane.
Alla fine di marzo lo Squadrone
« F » passò agli ordini del XV Gruppo, in previsione dell’impiego in un’operazione di lancio aereo.
Operazione « Harring »
Per l'operazione denominata « Harring » (att[...] [...]na allorché, ai primi di gennaio del 1945, fu loro affidata la difesa di una posizione nella zona di Casola Valsenio; da metà marzo operarono quindi sulla linea a sudest di Bologna, a fianco di unità indiane.
Alla fine di marzo lo Squadrone
« F » passò agli ordini del XV Gruppo, in previsione dell’impiego in un’operazione di lancio aereo.
Operazione « Harring »
Per l'operazione denominata « Harring » (attuata insieme alla centuria di paracadutisti « Nembo » del G. di c. « Folgore » (v.), il generale MacCreery, comandante dell 'VIII Armata britannica, richiese allo Squadrone 100 paracadutisti e 5 ufficiali, tutti volontari.
Venne formata una centuria che, divisa in 2 squadroni, raggiunse Gioia del Colle, dove si addestrò intensamente. Al termine dell’addestramento completato a Rosignano (Livorno) dal 27 marzo al 20.4.1945, la centuria fu suddivisa in 14 pattuglie.
I lanci dovevano avvenire in 8 zone (a sud del Po, tra Ferrara e Mirandola) e il loro scopo era di « creare confusione e panico tra i reparti nemici », rendendone difficoltosa la ritirata per favorire l’azione di sfondamento delle unità alleate.
La sera del 20 aprile le 14 pattuglie furono paracadutate sugli obi[...] [...]
I lanci dovevano avvenire in 8 zone (a sud del Po, tra Ferrara e Mirandola) e il loro scopo era di « creare confusione e panico tra i reparti nemici », rendendone difficoltosa la ritirata per favorire l’azione di sfondamento delle unità alleate.
La sera del 20 aprile le 14 pattuglie furono paracadutate sugli obiettivi previsti. I lanci avvennero in condizioni difficili per l'intenso tiro della contraerea nemica, ma una volta toccata terra, i paracadutisti italiani si scatenarono in ardite azioni contro i reparti tedeschi, i centri logistici, i Comandi e le postazioni dei nemico.
L’operazione si articolò in una serie di attacchi simultaneamente condotti da gruppi di 2, 3, 4 uomini. Due pattuglie italiane riuscirono ad operare unite nella zona a nord di Nonantola, infliggendo pesanti perdite ai tedeschi. I paesi di Ravarino
e Stuffione vennero occupati e la posizione fu mantenuta fino all’arrivo delle prime unità alleate. L’azione, che secondo le previsioni doveva durare una sola notte, si protrasse in alcune zone per tutto il giorno segue[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 26
Brano: [...]emica dai banchi del Senato, L.A. votò contro la riforma elettorale e contro i Patti Lateranensi. Durante la raccolta dell’oro, del 1935, consegnò nondimeno, come tutti gli altri senatori, la propria medaglietta alla « Patria », considerando questo gesto (al pari di Benedetto Croce) un omaggio ai soldati d’Italia. Nella vita privata L.A. si occupò della bonifica di terreni agricoli presso Roma.
Albinea, Azione di
Nella notte del 27.3.1945, paracadutisti del Battaglione Alleato (v.)r insieme a partigiani del « Gufo nero » e di unità garibaldine, effettuarono un’audace azione contro la V sezione del Comando tedesco del 51° Raggruppamento Korp, dislocata nel comune di Albinea, a 9 km da Reggio Emilia. In questa località, nelle due ville Calvi e Rossi alla periferia del paese, sotto la protezione di 500 uomini, avevano sede l’istituto Cartografico, nonché centralini telefonici e telegrafici direttamente collegati con il Comando Supremo della Wehrmacht a Berlino. Gli obiettivi erano stati in precedenza rilevati da aerei da ricognizione inglesi.
[...] [...]si alla periferia del paese, sotto la protezione di 500 uomini, avevano sede l’istituto Cartografico, nonché centralini telefonici e telegrafici direttamente collegati con il Comando Supremo della Wehrmacht a Berlino. Gli obiettivi erano stati in precedenza rilevati da aerei da ricognizione inglesi.
II comando generale dell’operazione partigiana fu assunto dal capitano Lees, capo della missione militare britannica. Un nucleo composto da
10 paracadutisti britannici e 25 garibaldini, comandati da Giovanni Farri (Gianni), doveva attaccare Villa Calvi; un secondo gruppo, composto da paracadutisti e da uria squadra di partigiani del « Gufo nero », comandati dal tenente Glauco Monducci (Gordon), doveva invece investire, nello stesso momento, Villa Rossi. Un reparto di
40 partigiani sovietici, al comando di Modena, avrebbe infine dovuto proteggere gli attaccanti da eventuali sorprese.
L’azione ebbe inizio, come previsto, alle ore 2 del 27 marzo. I tedeschi, dopo l’iniziale sbandamento dovuto alla sorpresa, reagirono con violento fuoco, ma i partigiani riuscirono ugualmente a penetrare nelle due ville e a incendiare gli uffici e
11 materiale. L’impresa riuscì più facilmente a Vil[...] [...]a, reagirono con violento fuoco, ma i partigiani riuscirono ugualmente a penetrare nelle due ville e a incendiare gli uffici e
11 materiale. L’impresa riuscì più facilmente a Villa Calvi, mentre a Villa Rossi gli attaccanti dovettero attraversare un lungo tratto allo scoperto, sotto il fuoco delle armi tedesche.
Tra i tedeschi si ebbero una trentina di uomini fuori combattimento, tra morti e feriti. Tra gli attaccanti,
persero la vita 3 paracadutisti inglesi e furono gravemente feriti il capitano Lees e Glauco Monducci.
Il 27.3:1946, a cura del Comune di Reggio Emilia, all’entrata di Villa Rossi è stata posta una lapide con la seguente epigrafe: « Aprendo il varco alla vittoria finale il XXVII marzo MCMXLV nel segno della gloria per la libertà dei popoli contro l’oppressore qui caddero: Lieutenant I.A. fìiccomini, Sergeant Guscot, Corporal Samuel Bolden del 2° ND S.A.S. e ancora una volta sangue inglese e sangue italiano si fuse ».
Albona
Cittadina di 6.000 abitanti a 47,5 km da Pola, sulla costa orientale dell’lstria, a 3 km dal[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 162
Brano: [...]ali le cui capacità militari superavano di gran lunga quelle degli americani, riuscirono a respingere i tedeschi dalle loro posizioni sui colli Belvedere, Castellone e Sant’ Angelo, fino a giungere non lontano dall’obiettivo. Ma il loro successo fu reso vano dal fallimento della 34a Divisione americana la quale, pur lottando disperatamente per un’ intera settimana, non riuscì ad andare al di là del Rapido. Tutti i suoi sforzi furono infranti dai paracadutisti tedeschi appena giunti al fronte. L’11 febbraio questa prima fase dell’offensiva ebbe così termine con la sconfitta della V Armata, mentre anche ad Anzio gli angloamericani erano fermi e quasi assediati dai tedeschi.
Per respingere l’offensiva alleata il Kesselring aveva inviato sul fronte campano, come si è visto, le Divisioni « Panzergrenadier » 29a e 90a (quest’ultima trasferita dal Garigliano a Cassino per dar fiato alla 44a Divisione di fanteria decimata da grosse perdite). A sud era stata dislocata la 71a Divisione di fanteria e al centro, a difesa della città e del monte, si era col[...] [...]r respingere l’offensiva alleata il Kesselring aveva inviato sul fronte campano, come si è visto, le Divisioni « Panzergrenadier » 29a e 90a (quest’ultima trasferita dal Garigliano a Cassino per dar fiato alla 44a Divisione di fanteria decimata da grosse perdite). A sud era stata dislocata la 71a Divisione di fanteria e al centro, a difesa della città e del monte, si era collocato un Gruppo costituito da contingenti della 1a e della 3a Divisione paracadutisti. Contando anche la 15a « Panzergrenadier », il Comando della X Armata tedesca schierava a difesa dell’ancora non completamente intaccata linea Gustav gli effettivi di 7 divisioni largamente incomplete. Alle spalle della X Armata tedesca stava la XIV Armata, comandata dal generale von Mackensen e impegnata nelle operazioni contro la testa di ponte di Anzio. Intanto si stavano febbrilmente costruendo gli elementi della Linea Hitler che, all’altezza di Terracina, si inoltrava nell’entro
terra fiancheggiando i Monti Ausoni attraverso Pico e Pontecorvo, per arrivare fino a Piedimonte San German[...] [...]sò quasi un mese prima di poter riprendere le operazioni offensive.
Il 15.3.1944, provenendo dagli aeroporti dell’Italia meridionale, 775 bombardieri e cacciabombardieri rovesciarono sulle rovine di Cassino 1.250 tonnellate di bombe. Allontanatisi gli aeroplani, ebbe inizio il tiro di distruzione e di controbatteria di circa 800 bocche da fuoco. Questa massiccia preparazione, simile a quelle della Prima guerra mondiale, non riuscì a stanare i paracadutisti tedeschi dalle loro postazioni: quando neozelandesi e indiani andarono all’assalto, furono falciati dal fuoco preciso e micidiale dei fucili mitragliatori, dei mortai da trincea e persino dei lanciarazzi usciti allo scoperto dopo la fine del bombardamento. Né la fanteria
potè essere sostenuta dai carri armati della 4a Brigata corazzata neozelandese che partecipava all’azione, perché i cumuli di macerie e i crateri delle bombe formavano ostacoli anticarro naturali insormontabili.
Combattendo con estrema energia per 8 giorni, indiani e neozelandesi riuscirono a penetrare in qualche posizi[...] [...]coperto dopo la fine del bombardamento. Né la fanteria
potè essere sostenuta dai carri armati della 4a Brigata corazzata neozelandese che partecipava all’azione, perché i cumuli di macerie e i crateri delle bombe formavano ostacoli anticarro naturali insormontabili.
Combattendo con estrema energia per 8 giorni, indiani e neozelandesi riuscirono a penetrare in qualche posizione tedesca, ma ne furono ricacciati dai vigorosi contrattacchi dei paracadutisti. Il 23 marzo il Comando alleato decise così di porre termine alle vane operazioni d’attacco. Il Corpo d’armata neozelandese, che aveva avuto più di 2.000 caduti, fu sciolto e le sue unità vennero inquadrate in altri corpi. Il settore di Cassino fu affidato alla 78a Divisione di fanteria e a una Brigata della sopraggiunta 6a Divisione corazzata inglese.
L’operazione Diadem
Il generale Alexander già da tempo si era convinto che, da sola, la
V Armata americana non sarebbe mai stata in grado di battere i tedeschi, superare la Gustav e marciare su Roma. Egli preparò allora un nuovo piano [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 591
Brano: [...]ei pressi di Limmari. Nella stessa zona, saranno trovate le spoglie di Macereti Giuseppe fu Cataldo (83).
AITindomani di questo preludio, i rifugiati a Limmari videro un rogo: Pietransieri bruciava. Circa metà dell’abitato veniva distrutto dalle fiamme e c’è da supporre che, in quello stesso giorno, nell’incendio della propria casa sia morta, bruciata viva, la paralitica Barbara Oddis, di 70 anni.
La mattina del 21.11.1943 una pattuglia di paracadutisti del Comando FeldPoste n° 35713 distaccato nell' abitato di Pietransieri e sulle posizioni dominanti di monte Tosso, scese nuovamente verso il fiume Sangro. Dopo aver effettuato il controllo delle persone trovate nelle masserie e averne massacrate vari gruppi nelle singole case, i paracadutisti ordinarono ai superstiti di radunarsi intorno al tronco di una quercia secolare, dove erano state preventivamente collocate alcune mine anticarro disposte a cerchio. Appena i vecchi, le donne e i bambini si furono ammassati intorno all’albero, i paracadutisti fecero saltare a distanza le mine. Non tutte le vittime perirono subito nell’esplosione, perciò i paracadutisti completarono l’opera dando agli agonizzanti il colpo di grazia, con mitra e rivoltelle. Proseguendo poi nel loro mostruoso compito, i tedeschi rastrellarono tutti i casolari e tra le rovine del paese, dove si aggiravano sgomente altre persone inermi, e via via le passarono per le armi.
Durante la giornata, 112 persone furono così trucidate, in aggiunta a quelle uccise il giorno precedente. L’unica sopravvissuta alla strage fu la piccola Virginia Macerelli (di 7 anni). Benché ferita, essa si salvò dal carnefice perché coperta dalla madre con uno scialle.
Per colmo di orrore, i tedeschi i[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 139
Brano: [...]lia nel momento della più difficile svolta della sua storia. La situazione venne, alfine, a trovarsi concentrata tutta nelle mani di un messo italiano al campo alleato: il generale di brigata Giuseppe Castellano, elemento di fiducia del generale Ambrosio. Trovatosi di fronte a duri ostacoli, in un suo tentativo di dare corpo ad un progetto di cobelligeranza tra Italia ed Alleati, il Castellano concertò di lanciare su Roma una divisione americana paracadutisti aviotrasportata che contribuisse alla difesa della Capitale contro le reazioni tedesche all'armistizio tra l’Italia e gli Alleati.
Per la difesa di Roma era previsto l'impiego di un raggruppamento di grandi unità schierate ad anello attorno alla città; e precisamente: un corpo d'armata, al comando del generale Alberto Barbieri, per la difesa interna, detta anche « cintura di sicurezza », comprendeva, grosso modo, il centro storico della Capitale; un secondo corpo d’armata, al comando del generale Giovanni Zanghieri, per la difesa esterna fissa, si trovava in posizione lungo il perimetro es[...] [...] congegnata con l’azione delle unità italiane intorno a Roma, era di per sè un’operazione difficile che richiedeva una preparazione molto precisa e accurata. Di tale preparazione non esisteva traccia ed il comandante titolare della divisione americana, generale Matthew B. Ridgway, negli ambienti alleati si era mostrato ostilissimo all’operazione, giudicandola votata a sicuro insuccesso. Per chiarire ogni dubbio, il vicecomandante della divisione paracadutisti, generale Maxwell Taylor, venne inviato a Roma, dove egli giunse nascostamente la sera del 7 settembre per abboccarsi con il generale Ambrosio, capo del Comando supremo. Ma Ambrosio, benché preavvisato dell’arrivo di Taylor, si era recato a Torino con un pretesto. Poiché anche il generale Roatta era assente da Roma, toccò al generale Carboni ricevere il generale americano. Nel drammatico colloquio tra i due generali risultarono evidenti grossolane e irreparabili manchevolezze dell’operazione progettata a tavolino, manchevolezze aggravate dalla notizia, recata da Taylor, che per il successivo [...] [...]l'intero esercito italiano, avrebbe creato una catastrofe. Il generale Taylor domandò allora di parlare con il maresciallo Badoglio, il quale nel cuore della notte ricevette Taylor ed espose a sua volta la situazione italiana nella sua dura realtà. Venne deciso di inviare un telegramma al generale Eisenhower, comandante in capo alleato, rappresentando la necessità di un breve rinvio nella proclamazione deM'armistizio e nel lancio della divisione paracadutisti. Eisenhower rispose dopo alcune ore respingendo duramente le legittime richieste italiane. Il re convocò allora un Consiglio della Corona, nel quale venne decisa la supina accettazione della imposizione di Eisenhower. Il solo generale Carboni si oppose. Erano le ore 18 del giorno 8 settembre.
Non rimaneva che combattere e, non appena chiuso il Consiglio della Corona, Carboni impartì personalmente alle proprie truppe l'ordine di allarme contro i tedeschi. In conseguenza di questo ordine le truppe di Carboni furono le sole che seppero reagire all'attacco di sorpresa delle forze tedesche, le [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 590
Brano: [...]ell'8.9. 1943 erano accasermati reparti de!!’8° Reggimento del Genio. Quando il forte fu abbandonato dai militari, vi rimasero consistenti depositi di materiale bellico e di approvvigionamenti che tedeschi e fascisti cominciarono a spogliare sistematicamente. Finché, il 22.10.1943, la popolazione stessa della borgata, spinta dalla fame, diede l'assalto ai magazzini, sottraendo quanto le fu possibile.
Per rappresaglia, all’indomani, reparti di paracadutisti della Divisione « H. Goering » rastrellarono la zona, catturando 17 giovani di Pietralata e alcuni altri in località vicine. Dopo un processo sommario,
10 degli arrestati vennero condannati a morte, 5 alla prigionia e 4 alla deportazione in Germania.
Uno dei condannati a morte, Guglielmo Mattiozzi, aveva soltanto 14 anni e, data la sua minore età, fu graziato.
Egli farà, della vicenda, il seguente racconto: « A mezzanotte del 23 ci vennero a prendere. Ci fecero fare un lungo viaggio in camion con le mani legate, poi ci ammassarono sotto un muro. Non sapevo dov’ero. Era notte. Venne u[...] [...]rutto il paese, deportata e cacciata dalle sue case l'intera popolazione, tra il 18 e il 19.11.1943 vi furono barbaramente uccisi 128 abitanti, per la maggior parte vecchi, donne e bambini.
La strage
Considerata dai tedeschi zona di interesse militare, in quanto permetteva di controllare la valle del Sangro, nel settembre del 1943 Pietransieri (a 1.288 m s.l.m.) fu occupata da un reparto di guastatori e, ne! mese successivo, da un altro di paracadutisti, dipendenti dal Comando FeldPoste n° 35713 di stanza in Roccaraso, con sede nell’Albergo Reale e comandato dal tenente colonnello Schulemburg.
In Roccaraso, inoltre, avevano sede il Comando della Gestapo nell'Albergo « Milano » e il Comando di un ospedale da campo (retto dal maggiore medico Walentin Ungaro) con sede presso gli alberghi « Regina » e « Principe » (indirizzo FeldPoste n° 41604).
Il 17.10:1943 ebbe luogo a Piétransieri il primo rastrellamento che si concluse con la cattura di 20 uomini, i quali furono condotti al lavoro obbligatorio nei pressi del comune di Rivisondoli e de[...] [...]ra e confidando neH’imminente arrivo delle truppe alleate, giunte nel frattempo sulla riva destra del Sangro, si attardarono nelle masserie site in contrada Limmari, prospiciente il fiume. Si trattava per lo più di anziani, inabili al lavoro, donne e bambini che non potevano affrontare la marcia invernale in montagna e pensavano di non dover temere rastrellamenti o rappresaglie.
Il 18.11.1943, nelle prime ore del pomeriggio, alcune squadre di paracadutisti giunsero invece nella contrada Limmari, fecero saltare parzialmente con le mine le poche masserie esistenti e distrussero le scorte di viveri che la popolazione si era messa da parte.
Al termine della loro impresa i tedeschi catturarono Guido Antonio di Salomone (anni 35), Guido Vincenzo di Salomone (38), Macerelli Alfonso di Carmine (20), Macerelli
S ini baldo di Carmine (18), Macere/// Lorenzo fu Nicola (31), D'Aloisio Pasquale fu Michele (35). Mentre venivano condotti nell'abitato di Pietransieri, il D'Aloisio riuscì a farsi rilasciare, ma fatto un centinaio di metri sentì alle sue s[...]
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| Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine paracadutisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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