Brano: Pacifismo
scandalosa assoluzione del suo uccisore nel 1919, assunsero valore emblematico nel dimostrare l'inconsistenza e l’effettiva impotenza di un pacifismo non fondato sulla lotta di classe. Né potrà essere considerato pacifista il gruppo dirigente sovietico che, dopo aver proclamato nel 1917 l’immediata fine delle ostilità al fronte, in nome degli ideali pacifici dell’internazionalismo operaio, dimostrerà di essere ben lungi da questi stessi ideali una volta consolidatosi al potere.
Pacifismo tra le due guerre
Dopo il bagno di sangue subito dall’umanità con la guerra 191418, naturalmente si dichiararono « pacifiste » le potenze vincitrici di fronte alla rivolta delle masse popolari sacrificate all’olocausto. A cominciare dai grandi gruppi economici nordamericani, rappresentati al tavolo della pace dal presidente degli U.S. A. Thomas Woodrow Wilson con i suoi « 14 punti » (miranti in realtà a gettare oltre oceano le basi dell’attuale impero statunitense), gli ideali di pace mondiale duratura furono ostentati nella fondazione della Società delle Nazioni ginevrina, struttura cui v[...]
[...]o era accaduto con la Società delle Nazioni ginevrina, l'organizzazione delle Nazioni Unite ha dimostrato e dimostra di non essere affatto un baluardo di pace, bensì uno strumento a disposizione di questa o quella potenza per meglio attuare la propria politica di aggressione esterna e di repressione interna, di essere quindi uno schermo per ingannare i popoli.
Anche su questa deludente esperienza ebbe origine, nel secondo dopoguerra, un nuovo pacifismo, questa volta più collegato alla difesa dei diritti dell’uomo (v.) e basato su precise determinazioni individuali o di gruppi, peraltro duramente perseguitati dalle autorità, quando non soppressi anche fisicamente.
Conviene quindi distinguere tra il cosiddetto pacifismo guidato dalle classi dominanti, sempre mistificatorio, e le iniziative pacifiste rifacentisi a principi e ad obiettivi concreti come quello della obiezione di coscienza (v.), alla difesa dei diritti civili, al rifiuto delle politiche di armamenti e a forme di lotta quali la disubbidienza civile, l’azione non violenta ecc.. Naturalmente anche questo pacifismo rischia a ogni istante di essere integrato e strumentalizzato da forze politiche e dalle istituzioni, quando non si sostanzi in lotta coerente contro il modo capitalistico di produzione.
L’esperienza di Gandhi
Già all’inizio del secolo si era svi
luppato in Sud Africa un forte movimento di lotta contro la discriminazione razziale nei confronti degli immigrati indiani, guidato da Mohandas Gandhi (v.), secondo una tecnica di lotta da questi definita satyagraha (forza della verità). Essa consisteva in forme di resistenza « nonviolenta », come disobbedienze civili, scioperi, autodenuncie[...]
[...] dal 1915 Gandhi guidò la lotta dell’indipendenza nazionale indiana contro la dominazione dell'impero inglese, organizzando campagne di disobbedienza civile che, nel corso di un trentennio, portarono l’india a ottenere l’indipendenza nazionale. Come è noto, Gandhi fu ucciso da un sicario a Delhi nel 1948, ma il suo insegnamento indicò proposte operative e nuove prassi di lotta, « pacifiche » ma non passive. Di tale esperienza saprà far tesoro il pacifismo del secondo dopoguerra.
/ « diritti civili » in U.S.A.
Esempio della fusione tra il pacifismo cristiano e nonviolenza gandhiana fu, a partire dagli anni Cinquanta, l’opera svolta da Martin Luther King (v.) negli Stati Uniti, a difesa dei diritti della minoranza negra. Pastore battista impegnato nella lotta per l’integrazione razziale, King aveva fortemente subito l’influenza del pensiero di Gandhi.
Egli stesso dichiarò che « la dottrina cristiana del l’amore, operante attraverso il metodo gandhiano della nonviolenza, è una delle armi più potenti a disposizione di un popolo oppresso ».
Particolarmente famose sono rimaste le lotte guidate da King contro la segregazione sui mezzi p[...]