Il segmento testuale opportunista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 152Entità Multimediali , di cui in selezione 14 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 54
Brano: [...]i vigilanza (v. Confino di polizia). Se a questa condizione si aggiungevano il comportamento ostile degli altri confinati di partito, si può immaginare quanto risultasse insostenibile la situazione per chi non avesse forza d’animo e fede tali da opporre fermezza ed equilibrio all'una e all’altra forma di intolleranza. In questa condizione si trovò Terracini dopo
II anni di carcere duro, prima a Ponza e poi a Ventotene (v.). Considerandolo un “opportunista”, fin dal suo arrivo il Direttivo di partito gli pose,‘come condizione di permanenza nel partito, l’obbligo di una completa autocritica su tutto il suo passato. In una parola, si esigeva da lui una completa rinuncia alle sue idee e la richiesta di scuse e di comprensione da parte del partito.
Invano Terracini domandò se quello che gli si imputava « contraddice alle tendenze fondamentali o non solo al dommatismo che siede dignitoso ai grandi crocicchi della storia e sdegna gli uomini che faticosamente, a sbalzi, a svolte, spesso rinculando, ne percorrono le aspre e combattute strade ».
E[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 675
Brano: [...], sul quale insistono tanto Senise e tutta la « letteratura intimistica » degli ex alti funzionari di polizia che hanno narrato le loro personali vicende, non sembra meritare una disamina approfondita, dal momento che un capo della polizia non è un filosofo e, assai più di ciò che pensa, va giudicato per quello che fa. In questo « fare », Bocchini assecondò sempre i voleri del suo padrone Mussolini.
Come ha scritto Acquarone, Bocchini fu « un opportunista della più bell'acqua, privo di convinzioni politiche », il quale « serviva a Mussolini più che al fascismo; destreggiandosi abilmente fra i gerarchi e i loro accoliti e guadagnandosi le simpatie e la fiducia di questa o quella fazione, seppe far sì che la polizia rimanesse sempre suo feudo privato, nel quale il partito non aveva che poca o punto voce in capitolo ».
Quanto alla sua efficienza, non mancarono critiche, sia sul terreno della criminalità politica che su quello dei reati comuni. Così, per il tragico attentato alla Fiera di Milano (v.) del 12.4.1928, nel quale perirono 18 persone[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 115
Brano: [...]« europeo » del gruppo. Gli inizi della sua biografia nota (collaboratore di Gobetti a « La Rivoluzione Liberale » ed a « Il Baretti », manovale della Fiat, afflitto dalla miseria in una soffitta di Torino, dove distrugge il manoscritto di un romanzo che lo stesso Gobetti doveva pubblicargli, incarcerato per alcuni mesi per ragioni politiche) possono anche richiamare una « bohème » di maniera, ma nel contesto di una classe intellettuale borghese opportunista e compromissoria rivelano invece una sofferta intransigenza, più che un compiaciuto allineamento a una moda anticonformista. È lui che nel 1929 organizza l’esposizione « Sei pittori
Casa « Novocomum » a Como, opera dell'architetto G. Terragni (192728)
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 160
Brano: [...]periodico del compagno Serrati ” ComuniSmo " (n. 14 dall'1.10 al 30.
11.1919) e da singoli numeri di giornali borghesi italiani che ho potuto vedere. Cioè Bordiga e la sua frazione hanno ragione nei loro attacchi a Turati e a coloro che la pensano come lui, i quali rimangono in un partito che ha riconosciuto il potere dei soviet e la dittatura del proletariato, restano membri del parlamento e proseguono la loro vecchia e dannosissima politica opportunista... Bordiga e i suoi amici del giornale "di Soviet ” hanno ragione di esigere che il Partito socialista italiano, se vuol essere veramente per la 3a Internazionale, scacci dalle sue file, con ignominia, i signori Turati e compagni e diventi un partito comunista, sia di nome che di fatto. Ma il ^compagno Bordiga e i suoi amici di "sinistra ” dalla loro giusta critica dei signori Turati e compagni, traggono la falsa conclusione che, in genere, ogni partecipazione al parlamento è dannosa. I " sinistri " italiani non possono addurre neppure l'ombra di un argomento serio in favore di questa opinion[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 332
Brano: [...]a politica. Nel 1912 era alla testa dei socialisti rivoluzionari napoletani che decisero di uscire dalla locale sezione socialista per fondare un « Circolo socialista rivoluzionario Carlo Marx », il quale lotterà per alcuni anni in opposizione alla sezione ufficiale del partito.
Già al congresso nazionale di Bologna della Federazione giovanile socialista (1912) Bordiga si distinse per la sua critica radicale al riformismo e alla degenerazione opportunista del Partito socialista, precisando in polemica con Antonio Tasca (il quale vedeva il rinnovamento nello studio e nella « formazione culturale marxista » della gioventù) che la funzione della gioventù socialista era quella di essere all’avanguardia della lotta politicorivoluzionaria. « La necessità dello studio — esclamò rivolgendosi a Tasca — la proclama un congresso di maestri, non di socialisti ».
Nel 191415 prese netta posizione contro la guerra, scrivendo sull’« Avanti! » alcuni articoli che rivelano come la sua posizione fosse la più vicina a quella di Lenin (v.) e^ dei bolscevichi.
[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 625
Brano: [...] 58.753 voti di Livorno (42.956 il numero di coloro che effettivamente militarono nel nuovo partito alla fine del 1921) rappresentavano l’estrema sinistra, la parte più combattiva del Partito socialista. In grande maggioranza appartenevano alla classe operaia e alle nuove generazioni maturate nel corso della prima guerra mondiale: giovani decisi a rompere con le vecchie tradizioni, con gli esponenti del rivoluzionarismo parolaio e del riformismo opportunista, con schemi e orientamenti superati, la cui origine risaliva al secolo scorso; e che, non sentendosi più di militare nel Partito socialista, non trovava: no collegamento alcuno negli alt*i movimenti di « sinistra » allora esistenti.
La Rivoluzione di ottobre del 1917 aveva esercitato in tutti i paesi un’enorme influenza, segnando una delle più grandi svolte nel lastoria del mondo e dando spinte decisive alle correnti di sinistra del movimento socialista sul terreno della lotta rivoluzionaria, per la rottura con la socialdemocrazia e il riformismo. Alla fine della grande guerra 191418, gran[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 112
Brano: [...]cosindacalista pubblicato a Parma e diretto da Alceste De Ambris; a\\'Unità di Gaetano Salvemini e, più tardi, al settimanale socialista Puglia rossa.
Nel 1914, a Bari, fu alla testa dei moti della « settimana rossa », promossi dai vari movimenti di sinistra e culminati nello sciopero generale in difesa delle libertà democratiche. Fu un’esplosione di lotta che vide duri e ripetuti scontri con la forza pubblica e che rifluì per l’atteggiamento opportunista della C.G.L.. Nel clima di reazione e di persecuzioni poliziesche che seguì, per sfuggire all’arresto Di Vittorio fu costretto a riparare a Lugano. Il periodo passato in Svizzera fu da lui definito « della sua Università », per l’attività intensa di studio a cui si sottopose.
In seguito a un’amnistia potè ritornare in patria nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra. Come molti sindacalisti rivoluzionari, fu favorevole all’intervento, ma spiegò egli stesso in seguito come tale posizione, non disgiunta da un forte travaglio interiore, fosse dovuta soprattutto alla « debolezza ideologica[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 25
Brano: [...]1926 un valido contributo al P.C.d’I. per il superamento delle posizioni estremiste bordighiane, ma legandosi al tempo stesso con Angelo Tasca (v.).
Amico politico di Bucharin (v.) pre
se posizione contro la frazione Trotzki'jZinoviev, ma nel 1928 si pronunciò decisamente (insieme a Tasca) contro la politica seguita dalla direzione del Partito comunista tedesco e contro la linea politica di Stalin. Aspramente attaccato da quest’ultimo come opportunista di destra, venne via via sollevato da ogni incarico nella direzione del Comintern (v.).
Rientrato in Svizzera nel 1931, dopo il VII Congresso deH’I.C. tornò alla direzione del P.C. svizzero, ma ne venne infine espulso nel 1942. Aderì allora al Partito socialista svizzero che lo nominò segretario generale, carica che mantenne fino al 1959. Fu in seguito presidente del Consiglio svizzero delle associazioni per la pace e del Movimento romancio contro le armi atomiche.
Bibliografia: È autore di varie opere, oltre che di molti scritti su riviste internazionali apparsi nel periodo in cui fu u[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 70
Brano: [...]e divenne rapidamente un fattore di divisione e di scontro. La battaglia ideologica, impegnata nel Partito bolscevico con rovesciamenti di tendenze (Zinoviev e Kamenev, inizialmente fautori di Stalin, raggiunsero la piattaforma dell’opposizione di sinistra), si estese sul piano internazionale. Nel 1925 Trotskij, in un volume dal titolo « Dove va l’Inghilterra? » (questo paese stava attraversando una grave crisi economica), condannava la corrente opportunista di destra in seno all’Internazionale dei sindacati rossi (I.S.R.). Nel maggio 1926, in occasione dello sciopero generale dei lavoratori britannici, essa strinse un compromesso con il Consiglio generale (riformista) delle Trade Unions, creando un « Comitato anglorusso » che doveva consentire l’unificazione tra la I.S.R. e la Federazione sindacale internazionale (F.S.I.), socialdemocratica. In realtà, appena superata la crisi, il Consiglio generale tradeunionista denunciò l’accordo, dando di fatto ragione a Trotskij.
In quegli anni, Trotskij criticava pure severamente le posizioni della Terz[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 84
Brano: [...]fere dirigenti della nuova organizzazione.
R.Bo.
Internazionale socialista operaia
1.0.5. Organizzazione sorta dalla fusione della II Internazionale (v.), dopo che da essa erano usciti i gruppi rivoluzionari aderenti alla
III, con Vlnternazionale di Vienna (v.). Tale fusione, avvenuta durante il Congresso di Amburgo del maggio 1923, praticamente ricostituì la vecchia Internazionale socialdemocratica (messa in crisi dall’atteggiamento opportunista tenuto in occasione della prima guerra mondiale), aggravandone progressivamente la politica collaborazionista verso la grande borghesia.
Ne fu eletto segretario l’austriaco Friedrich Adler (v.) e cosegretario l’inglese laburista Tom Shaw che, qualche mese dopo, lasciò l’incarico per divenire ministro nel governo di Ramsay MacDonald. La
1.0.5. rimase di fatto per qualche tempo alle dipendenze delle centrali laburiste britanniche. Tutti i membri del Comitato amministrativo erano inglesi e Londra divenne sede dell’organizzazione.
Dinanzi all’ondata reazionaria che andava salendo in Euro[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine opportunista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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