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Il segmento testuale opportunismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 586Entità Multimediali , di cui in selezione 47 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 251

Brano: [...]sti i legami più forti del mondo, anche più forti di quelli che uniscono noi scienziati ». (Da la Repubblica del 16.7.1980).

Sta di fatto che queste giuste riflessioni non impedirono a Oppenheimer di continuare a dare un personale contributo allo sviluppo di tecnologie aventi quale obiettivo primario la produzione di ordigni bellici, quando altri come Albert Einstein (v.) prendevano pubblicamente posizione contro questa attività criminale.

Opportunismo

Linea di condotta politica consistente nell'agire secondo le condizioni

o le occasioni offerte dal momento, in contrasto con i principi formalmente professati. Nella lotta di classe, si intende per opportunismo la prassi mirante aH’accomodamento e all’adattamento dei partiti rivoluzionari e operai nei confronti del sistema capitalistico.

L'analisi luxemburghiana

La politica dev'opportunismo fu denunziata per la prima volta nei suoi termini generali da Rosa Luxemburg (v.) nel noto scritto Riforma sociale o rivoluzione? del 1898, nel quale essa sviluppò la polemica contro le posizioni riformiste del socialdemocratico tedesco Eduard Bernstein. Il problema dell’opportunismo era, secondo la Luxemburg, il problema stesso di quale carattere doveva avere il movimento operaio, se piccoloborghese oppure proletario: la corrente opportunistica esprimeva la componente piccoloborghese, caratterizzata dal suo fastidio per la teoria e per i « principi » a cui contrapponeva il « realismo politico », la « concretezza » e l’empirismo quotidiano. Se queste erano le caratteristiche ideologiche e politiche deH’opportunismo, la sua radice sociale (l’influenza della piccola borghesia) era in qualche modo permanente, tendente quindi a ricom

parire nelle fasi in cui il sistema capitalistico sembrava aver superato la sua crisi.

L’analisi leniniana

Un’altra fondamentale riflessione critica e polemica sullopportunismo fu sviluppata da Lenin (v.) in seguito al crollo e tradimento della socialdemocrazia tedesca e dei partiti operai della Seconda Internazionale (v.), quando nel 1914 essi diedero la loro adesione alla guerra imperialista. Nel proclamare la necessità della « scissione » dall’opportunismo della socialdemocrazia, Lenin definì la base sociale dell’opportunismo socialdemocratico non più come influenza dell’ideologia e della prassi piccoloborghese in seno ai partiti operai, ma in modo più complesso e articolato. Le radici sociali dell’opportunismo secondo Lenin andavano individuate nella piccola borghesia, nel la burocrazia sindacale, parlamentare e di partito, nonché nella stessa « aristocrazia operaia ». Rimaneva tuttavia incerta la definizione di quest’ultima, definita a volte come un esiguo e parassitario strato superiore del proletariato « comprato » con alti salari, e a volte estesa aH’insieme delle condizioni di vita e di salario della classe operaia nei paesi a capitalismo avanzato.

Altre interpretazioni

Nel linguaggio poilitico corrente del movimento operaio l’opportunismo sembra designare più che altro il « tradimento »[...]

[...] parlamentare e di partito, nonché nella stessa « aristocrazia operaia ». Rimaneva tuttavia incerta la definizione di quest’ultima, definita a volte come un esiguo e parassitario strato superiore del proletariato « comprato » con alti salari, e a volte estesa aH’insieme delle condizioni di vita e di salario della classe operaia nei paesi a capitalismo avanzato.

Altre interpretazioni

Nel linguaggio poilitico corrente del movimento operaio l’opportunismo sembra designare più che altro il « tradimento » dei capi e l’affermarsi di una politica di destra nel movimento stesso. Ma ciò ha dato luogo a un uso liturgico e Intimidatorio del termine stesso, reso canonico nell’epoca dello stalinismo.

Altro significato tradizionale del termine è quello di una politica di destra intesa come « deviazione » rispetto alla giusta politica: già nella stessa Luxemburg è presente una distinzione fra anarchismo (deviazione di sinistra) e opportunismo (deviazione di destra). L’uso improprio e l’abuso manipolatorio e sconfessante del termine stesso ha finito cos[...]

[...]altro il « tradimento » dei capi e l’affermarsi di una politica di destra nel movimento stesso. Ma ciò ha dato luogo a un uso liturgico e Intimidatorio del termine stesso, reso canonico nell’epoca dello stalinismo.

Altro significato tradizionale del termine è quello di una politica di destra intesa come « deviazione » rispetto alla giusta politica: già nella stessa Luxemburg è presente una distinzione fra anarchismo (deviazione di sinistra) e opportunismo (deviazione di destra). L’uso improprio e l’abuso manipolatorio e sconfessante del termine stesso ha finito così col caratterizzare prassi deteriori nella lotta politica, mentre le due stesse principali interpretazioni del fenomeno del'l’opportunismo, quella luxemburghiana di una sua ciclicità ricorrente e quella leniniana di una base sociale legata ai sovraprofitti imperialistici, tendono oggi ad essere sot

toposte a giudizio critico: esiste una base strutturale fissa che riproduce meccanicamente una ideologia? Se le radici sociali dell’opportunismo sono analoghe a quelle del riformismo e quest’ultimo non è definibile solo come prevalere di interessi piccoloborghesi, perché non ricorrere solo al termine di riformismo? La nozione di « aristocrazia operaia » non è al tempo stesso riduttiva e generica?

Questi e altri interrogativi sono tuttora al centro di un dibattito critico sulle origini sociali dell’opportunismo, sulle sue forme ideologiche, sulla sua invarianza, ciclicità e mobilità, rendendo di significato molteplice l’uso stesso del termine e riducendolo a una teoria del « tradimento », in cui il momento della condanna prevale rispetto all’istanza teoricocritica del suo superamento positivo.

A. Man.

Opposizione nei partiti

In un partito politico, si definisce come opposizione l’insieme degli iscritti che, nelle assemblee o in altre forme e sedi, dissente dalle decisioni e dall’azione dei gruppi dirigenti, ne contesta la legittimità, l’aderenza al mandato ricevuto in occasione dei congress[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 316

Brano: [...]ternazionale Comunista

Durante la guerra civile Lenin aveva fondato una nuova Internazionale, organizzando un Congresso dei partiti socialisti e comunisti dei vari paesi. Riunitosi a Mosca ai primi di marzo del 1919, su sua proposta il Congresso aveva deciso la creazione immediata della Terza Internazionale (v.).

Nel 191920 Lenin diede poi un grande contributo anche alla nascita dei partiti comunisti nei diversi paesi e alla lotta contro l’opportunismo che si manifestava nei vecchi dirigenti dei partiti socialisti i quali, pur aderendo alla Terza Internazionale, intendevano rimanere sulle posizioni riformiste della socialdemocrazia.

Pur ritenendo che si dovesse lottare contro l'estremismo (che giudicava una « malattia infantile » del comuniSmo), Lenin considerava più importante la lotta contro l’opportunismo. Egli non si stancava di ripetere che il pericolo più grave per il movimento operaio consisteva nell’opportunismo di destra, nel riformismo e nel revisionismo: « L’opportunismo è il nostro nemico principale. L’opportunismo negli strati superiori della classe operaia non è socialismo proletario, ma borghese ».

Nell’aprilemaggio 1920 scrisse L’estremismo, malattia infantile del comuniSmo, criticando vivacemente i diversi aspetti del dottrinarismo di sinistra e gli errori di settarismo compiuti da alcuni partiti comunisti appena sorti.

Al II Congresso deH’Internazionale Comunista (19.7.1920) presentò un

Lenin nel 1919

rapporto sulla situazione mondiale e sui compiti del movimento operaio, formulando importanti tesi sulla crisi generale del capitalismo, sulla divisione del mondo in due sistemi, sulle cr[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 157

Brano: [...]é incomprensibile alle larghe masse dei lavoratori; suscettibile di creare illusioni sulla possibilità di una trasformazione « democratica » del fascismo e di un passaggio graduale, pacifico, dal fascismo stesso a uno stato « liberale », a un nuovo regime di libertà. Tali critiche, seppure sotto certi aspetti semplicistiche, schematiche, non prive di punte settarie, avevano una base fondamentalmente giusta: infatti, coglievano alcuni elementi di opportunismo, capaci di portare (nel loro sviluppo) alla rinuncia del ruolo dirigente spettante al proletariato nella lotta per l’abbattimento del fascismo. Non a caso il più convinto e conseguente assertore della parola d’ordine fu, in quegli anni, Angelo Tasca (v.), che sarebbe poi finito nelle file della socialdemocrazia e, più tardi, tra i collaboratori di Pétain.

In seguito alle suddette discussioni, dalla seconda metà del 1928 la parola d’ordine venne lasciata praticamente cadere e non fu più impiegata nell'azione propagandistica; verso la fine del 1929, venne del tutto abbandonata e apertamente [...]

[...]un sistema di Comitati operai e contadini coesistente con essa? »

L’analisi circostanziata e la critica si concludevano con l’affermazione: « Gli errori commessi a proposito della parola dell’Assemblea repubblicana ecc., dovevano però essere riconosciuti e debbono essere apertamente indicati, perché questo ci permetterà di porre in modo del tutto esatto una serie di questioni assai importanti; ci permetterà di conoscere meglio ii pericolo deH'opportunismo e di evitare le deviazioni di destra, ci permetterà di combattere senza esitazione ogni manifestazione di opportunismo, e contribuirà ad accrescere la nostra maturità ideologica e la nostra capacità politica ».

P.Se.

Assennato, Mario

N. a Blindisi il 15.1.1902, avvocato. Militante nella Gioventù socialista dal 1919, ancora studente era tra gli attivi antifascisti della sua regione, redattore viaggiante dell’« Avanti! » e inviato speciale in Grecia negli anni 192122 Nel 1924, allievo ufficiale, in servizio di pubblica sicurezza in una sezione elettorale di Loreto, reagì energicamente contro un superiore che aveva sorpreso nell’atto di violare il regolare funzionamento delle operazioni di voto. L’incid[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 455

Brano: [...]rò, oltre ai quadri di partito, gruppi di operai di varie fabbriche. In luglio si recò a Mosca come rappresentante della F.G.C.I. (con Togliatti, Grieco e Di Vittorio delegati del partito) al X Plenum del C.E. dell'l.C., dal quale

i risultati del VI Congresso uscirono ulteriormente radicalizzati, fino ad assumere valore di “svolta” strategica, con attacchi anche al P.C. d’I. e in particolare a Togliatti, accusato di concordanza con Tasca e di opportunismo. Secchia partecipò subito dopo alla riunione del C.E. dell’Internazionale giovanile. Sollecitato a criticare il P.C. d’I. e Togliatti in seduta plenaria, rifiutò.

Il 2829 agosto l’Ufficio politico del P.C. d’I. e in settembre il C.C. tradussero in termini italiani la “svolta” già anticipata dalle polemiche interne dei giovani; Tasca fu espulso all’unanimità dal partito e Longo fu richiamato in Segreteria, dalla quale era stato escluso dopo Basilea. Durante la riunione dell'U.P. Secchia si affiancò a Longo nel richiedere a Togliatti un’autocritica completa, ma si preoccupò di prendere le di[...]

[...]iedere a Togliatti un’autocritica completa, ma si preoccupò di prendere le distanze da Alfonso Leonetti e Pietro Tresso, che inasprivano il loro atteggiamento avverso a Togliatti proprio mentre questi pareva acquisito alla nuova linea. In novembre tornò a Mosca, dove si tenne un Plenum giovanile; egli respinse la tendenza a inchiodare gli italiani sul tema del “taschismo”, illustrò il lavoro fatto in Italia dalla F.G.C.I. e la sua lotta contro l’opportunismo.

Nel gennaio 1930 Secchia convocò il C.C. dei giovani, davanti al quale Togliatti riconobbe come « principale pericolo » l'opportunismo di destra, escluse « la prospettiva di una cosiddetta fase transitoria » e spinse i giovani quadri a realizzare la « svolta » (Secchia, L’azione, ecc., cit., pp. 275283). In quello stesso periodo Secchia partecipò alla redazione del volume La lotta della gioventù proletaria contro il fascismo, edito dalla

F.G.C.I. nel 1930.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 501

Brano: [...]te protestanti borghesi, mutuarono in gran parte da queste l’ideologia calvinista e i metodi organizzativi: il lavoro visto come “vocazione”, l’organizzazione esclusiva e corporativa di mestiere, l’estremo frazionamento, una concezione ristretta del solidarismo sociale e il conservatorismo ideale. Questi limiti erano presenti anche nell’attività dei partiti di opposizione ai quali i gruppi di operai aderivano, lasciando ampi spazi di manovra all’opportunismo dei loro dirigenti radicalborghesi.

Appunto per combattere questo stato di cose, nel 1847 Marx ed Engels aderirono alla Alleanza dei comunisti, operando affinché il proletariato avesse « un proprio partito, distinto da tutti gli altri e a loro contrapposto, un partito di classe cosciente di essere tale » (Da una lettera di F. Engels a G. Trier, 18.12.1889). Dopo lo scioglimento della Alleanza dei comunisti (1852), dovuto all’arresto di quasi tutti i dirigenti locali, Marx ed Engels furono i più attivi promotori della Associazione internazionale degli operai (v. Internazionale, Prima), sort[...]

[...] i dirigenti locali, Marx ed Engels furono i più attivi promotori della Associazione internazionale degli operai (v. Internazionale, Prima), sorta nel 1864 e durata fino al 1876, allorché a sua volta essa si sciolse per i dissidi interni fra le varie organizzazioni che ne facevano parte. Al centro della discussione del suo 5° Congresso (Parigi, 1871) vi era stata appunto la lotta contro il settarismo, oltre che contro l’anarchismo di Bakunin e l’opportunismo delle Trade Union inglesi, tra loro alleati contro le posizioni di Marx ed Engels.

Dopo lo scioglimento della Prima Internazionale le sue parole d’ordine continuarono a propagarsi facendo sorgere in diversi paesi partiti operai e socialisti che, nel 1889, ricostituirono un’organizzazione mondiale (v. Internazionale, Seconda), nella quale però confluirono sia i rivoluzionari che si riconoscevano

pienamente nelle tesi marxiane, sia i “revisionisti” e “riformisti” che opportunisticamente sostenevano invece la possibilità di una transizione graduale e pacifica dal capitalismo al socialismo [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 76

Brano: [...] dell'attuale guerra imperialista in guerra civile è la sola parola d'ordine giusta, additata dall'esperienza della Comune, tracciata dalla risoluzione di Basilea (1912) e che scaturisce da tutte le condizioni della guerra imperialista tra paesi borghesi altamente sviluppati [...]. L'Internazionale proletaria non è morta e non morirà. Le masse lavoratrici, sormontando tutti gli ostacoli, creeranno una nuova Internazionale. L'odierno trionfo dell'opportunismo non durerà a lungo [...]. Evviva l'Internazionale proletaria liberata dall'opportunismo! ».

Anche il Partito socialista italiano si era pronunciato contro l’intervento dell’Italia nella guerra, e ciò malgrado le sollecitazioni esterne, sia dei socialisti tedeschi (che avevano inviato, a tale scopo, una delegazione guidata da Sudekum e Fischer) che dei francesi (venne in Italia Cachin). Benito Mussolini, allora direttore dell’« Avanti! », era stato costretto a dimettersi appunto per la sua propaganda interventista. Una coerente posizione antimilitarista venne inoltre sostenuta dal gruppo dei deputati socialisti durante il dibattito del 20.5. 1915 alla Camera.

Furono però i [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 589

Brano: [...]delle masse, fattore decisivo per lo sviluppo della situazione e del movimento rivoluzionario. Un posto di rilievo fu dato alla necessità della lotta contro la socialdemocrazia e contro la tesi socialdemocratica secondo la quale il fascismo non sarebbe stato la dittatura aperta della grande borghesia capitalista, bensì un regime che danneggiava tutte le classi indistintamente. Nell’ambito del partito fu condotta una decisa battaglia sia contro l’opportunismo che contro i residui del bordighismo: partendo da punti di vista diversi, opportunismo e bordighismo confluivano nella negazione dei compiti del partito come avanguardia rivoluzionaria, nella mancanza di fiducia nella capacità della classe operaia e delle masse lavoratrici di battere e rovesciare il fascismo.

Il Congresso lanciò la direttiva di intensificare l’azione all’interno delle organizzazioni di massa del fascismo, specialmente di quelle sindacali e giovanili; generale era infatti la convinzione che i gruppi sindacali clandestini non avrebbero potuto da soli condurre un’efficace azione di massa contro il fascismo e che, per stabilire ampi legami con le nuove generazio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 588

Brano: [...] Dei dirigenti erano presenti Pai miro Togliatti, Luigi Longo, Giorgio Amendola, Luigi Amadesi, Domenico Ciufoli, Giuseppe Di Vittorio, Giuseppe Dozza, Luigi Frausin, Egidio Gennari, Giovanni Germanetto, Vittorio Gigante, Ruggero Grieco, Emilio Gnudi, Mario Montagnana, Teresa Noce, Gian Carlo Paletta, Battista Santhià, G. Berretta, Menotti Clarenzo, E. Zanelli e altri. L’Internazionale comunista era rappresentata dal tedesco Heckert.

Contro l’opportunismo

il congresso, preparato politicamente e organizzativamente con un lavoro di mesi, svolto soprattutto dal Centro interno diretto da Pietro Secchia (che venne arrestato proprio mentre ne portava a termine la preparazione), si svolse sotto il segno della lotta contro l’opportunismo, considerato l’ostacolo principale al rafforzamento dell’azione diretta ad abbattere la dittatura fascista. L’assise comunista aveva luogo in un momento particolarmente grave, sia sul piano internazionale che su quello interno, e sottolineò la fondamentale funzione del partito e della sua lotta nella situazione esistente: « La crisi dell’economia italiana — era detto nei documenti — aggravata dalla crisi mondiale, può trasformarsi in una crisi politica rivoluzionaria, alla condizione che il partito riesca ad organizzare una larga mobilitazione



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 310

Brano: [...]ivano ai marxisti russi due modelli di organizzazione politica: quello dei partiti socialdemocratici dell’Europa occidentale e quello dei populisti rivoluzionari russi degli anni Settanta. Ma mentre questi ultimi si erano rivelati più inclini alla congiura politica che all’azione di massa, i partiti socialdemocratici occidentali si erano adattati all’attività legale e alle condizioni della lotta parlamentare, scivolando sempre più sul piano dell’opportunismo e del riformismo. Né l’uno né l’altro modello potevano quindi valere per la costituzione di un partito veramente rivoluzionario della classe operaia, e l’aver affermato con grande chiarezza questa tesi nel II Congresso del P.O.S.D.R. segnò quindi una svolta

di grande importanza nella storia del movimento operaio internazionale. Nacque così nel 1903 per iniziativa di Lenin, come ideologia e come modello di organizzazione politica, il bolscevismo.

Ma la lotta non era terminata: subito dopo il Congresso i menscevichi passarono alla controffensiva iniziando un’attività scissionistica. Lenin[...]

[...]onda Internazionale (v.), ottennero l’appoggio di Kautsky e di altri riformisti e la lotta si inasprì fino alla rottura. Partendo dalla considerazione che ogni compromesso sarebbe stato impossibile, un'assemblea dei bolscevichi decise il 29.12.1904 a Ginevra la pubblicazione del giornale Vperiod (Avanti), il cui primo numero vide la luce il 4.1.1905. Compito del nuovo foglio sarebbe stato quello di condurre a fondo la battaglia politica contro l’opportunismo e il riformismo dei revisionisti.

La rivoluzione del 1905

Frattanto, nella Russia impegnata nel disastroso conflitto imperialista contro il Giappone, la rivoluzione batteva alle porte. II 13.1.1905, nelle grandi officine Putilov di Pietroburgo ebbe inizio uno sciopero che, coinvolgendo subito 12.000 operai, si allargò rapidamente a tutti i settori della città. Per il 7 gennaio fu proclamato lo sciopero generale. A frenare lo sviluppo di questo movimento non valsero i 40.000 soldati concentrati nella capitale né le provocazioni miranti a deviare la lotta rivoluzionaria in un’azione puram[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 115

Brano: [...]ibertà individuale dell’artista, naturalmente il più delle volte contro il potere precostituito degli accademici e contro le direttive autoritarie del regime; ma spesso anche contro chi, come Persico, in nome dell'architettura moderna e del suo substrato ideologico, condanna il « Novecento », prescindendo dalle sue realizzazioni concrete, ma rilevandone le premesse reazionarie. Ovviamente la battaglia di Giolli in quest’ultimo senso non nasce da opportunismo, ma da questioni di principio, e comunque il suo contributo non ha il carattere di affermazione di principio au dessus de la mèlée, bensì di opposizione al carattere illiberale del regime. Ne fa fede la sua partecipazione al movimento clandestino di resistenza, che lo porta a morire nel campo di concentramento nazista di Gusen.

Giuseppe Terragni (19041943), architetto comasco, aderisce al fascismo senza opportunismi e, a differenza di altri suoi colleghi, rifiuta poi ogni manovra tatticistica tendente ad appellarsi al fascismo, sia pure dei « duri », di quelli della « seconda ondata », per[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine opportunismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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