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Il segmento testuale nisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 144Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Baratono (relatore per la mozione unitaria) con presentazione di Argentina Altobelli (presidente), e Giovanni Bacci, Discorso di Baratono in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: SEDUTA POMERIDIANA DEL GIORNO 16
Presidenza: Altobelli Argentina.
Discorso Baratono
ALTOBELLI ARGENTINA, presidente: La parola al compagno Adelchi Baratono, relatore per la frazione unitaria.
BARATONO, (applausi) : Compagni, avrei rinunziato ad aggiungere parola...
Una voce dal palco dei comunisti puri: Avresti fatto bene. (Rumori vivissimi).
BAccI: Teniamo addirittura due Congressi, se si deve continuare cosí. Fate la proposta, ma se si deve stare tutti qui, state zitti e non interrompete !
Voci verso il palco dei comunisti puri: Non è serio quello che state facendo ! (Approvazioni).
BARATONO: Compagni, avrei fatto bene a rinunziare alla parola, come suggerisce un compagno...
Voci: E un ragazzo. Dategli il biberon ! (Rumori vivissimi). Parli Baratono ! (Applausi vivissimi. Rumori dai palchi dei comunisti puri). BARATONO: Compagni, io vi prego di non raccogliere le interruzioni e di non fare dialoghi. Alle interruzioni posso rispondere io stesso di volta in volta che me le faranno, e mi procureranno un grandissimo piacere.
Dicevo dunque, semplicemente, che se io prendo la parola dopo la relazione che ho scritto e che è stata pubblicata, gli é perché sono convinto di una cosa: non credo che le sorti del Congresso siano già decise e che quindi, come molti altri affermano, sia perfettamente inutile discutere. Non credo che una discussione aperta, esauriente, chiara, non possa modificare i risult[...]

[...]ioni comuniste, a quelle infinite moltitudini di lavoratori le quali, in questo momento, non si interessano delle nostre divisioni interne, ma si interessano di qualche cosa di piú importante per loro, che é la loro storia; a quelle masse, in nome delle quali ieri un pallido giovinetto parlava di « fantoccio unitario », ma che invece, proprio, sono profondamente unitarie. (Benissimo! Vivi applausi prolungati e ripetuti. Rumori dai palchi dei comunisti).
Compagni, io vi prego di rendere possibile la esplicazione completa del pensiero della frazione, di rendere possibile a chi viene qui senza secondi fini, senza scopi personali, senza alcun motivo egoistico o utilitario, di esprimere tutto e completamente il suo pensiero. E vedrete che ci avremo tutti da guadagnare
Lasciatemi dunque parlare, o compagni, e mi rivolgo specialmente ai compagni della tendenza comunista... (Interruzioni ripetute da varie parti, rumori prolungati. In questo momento sale sul banco della Presidenza Giacinto Menotti Serrati, accolto da uno scroscio di applausi entu[...]

[...]ssimi e prolungati).
Voci: Ma che fa la Presidenza? Fateli stare zitti !
BACCI: La Presidenza che cosa volete che faccia? Se volete che faccia qualche cosa per tenere a freno il Congresso datele i poteri necessari, se no come si fa? Non raccogliete le interruzioni e lasciate che l'oratore risponda lui, se vuole, agli interruttori.
BARATONO: Sono io che, come dicevo, intendo rivolgere alcune domande molto chiare, molto precise, ai compagni comunisti; intendo rivolgerle loro con animo sereno, nella speranza che queste domande abbiano le loro risposte ugualmente chiare e precise, e nella speranza
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che da tale alternativa di domande e di risposte venga fuori in questo Congresso, anche per le folle che stanno al di là del Congresso, una limpidezza di vedute che oggi non c'è, che la discussione cosí come è stata condotta fino ad oggi non ha prodotto.
Questa mattina le parole dei compagni della Internazionale, attraverso la lettura del compagno Kabaktceff, ci facevano l'impressione che di qui una mano di ferro calcasse sopra il Congresso[...]

[...]sodio di questa grandiosa, meravigliosa lotta che la Terza Internazionale sostiene per preparare il domani a tutti i paesi; mi domandavo se non fosse altro che il medesimo di ciò che è avvenuto, per giustissima imposizione russa, nelle altre nazioni vicine a noi.
Ma quando — compagni, è tutta qui la questione — quando, per bocca del compagno Kabaktceff, la Russia . ci dice che noi, tendenza unitaria, maggioranza del Partito, siamo degli opportunisti, che soltanto per accarezzare le masse fingiamo di essere favorevoli alla Terza Internazionale; quando la Russia ci dice che noi ci accontenteremo di espellere dal nostro Partito due, tre, cinque riformisti per mantenere il
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riformismo dentro il nostro Partito, allora io mi rivolgo ai compagni comunisti e dico loro: compagni, credete veramente voi questo?
Molte voci dai palchi e dai banchi dei comunisti: Sí, sí ! (Rumori violentissimi. Interruzioni vivacissime, scambio di apostrofi. Tumulto prolungato).
ALTOBELLI, presidente: Io debbo altamente protestare contro questa intolleranza. Se si continua cosí non si potrà andare avanti. Voi non fate che provocare dei tumulti, facendo perdere un tempo che dovrebbe essere prezioso per tutti. Ricordatevi che qui ci sono anche dei rappresentanti della stampa borghese...
Una voce: Costoro fanno gli interessi della borghesia agendo a questo modo ! (Applausi. Rumori).
ALTOBELLI, presidente: ...e a nome della Presidenza dichiaro che d'ora in poi faremo [...]

[...]li meriti del passato, su quali fondamenti oggettivi e di fatto basate questa pretesa di essere voi sob, oggi, i rivoluzionari, coloro che preparano la rivoluzione di domani? (Interruzioni. Rumori. Commenti).
La divisione è sorta solamente negli ultimi tempi della vita del nostro Partito, senza che prima nessuno si fosse accorto che c'era questa divisione nelle nostre file !
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Non parlo della distinzione fra gli elementi di destra ed i cornunisti, parlo della divisione tra i comunisti.
È sorta quando ci è venuto in Direzione il primo messaggio del C.E. della Terza Internazionale; è sorta solo allora, quando noi ci siamo divisi nella Direzione in maggioranza e minoranza; e poi si è propagata nel Partito socialista e nelle Sezioni.
La diversità del nostro criterio nell'apprezzamento di quel messaggio era una diversità di particolari, ed ancora oggi è diversità di particolari; non era una diversità tale da fondarsi sopra una divisione in due Partiti.
La Terza Internazionale, avendo tenuto un Congresso, il Secondo Congresso di Mosca, avendo in questo Congresso deliberato su[...]

[...]e del modo dell'applicazione dei 21 punti di Mosca sei perfettamente d'accordo con ciò che noi abbiamo detto, ed abbiamo detto in un articolo, non in una conferenza, ma in una relazione ufficiale della nostra tendenza, perché ti pensi tu in disaccordo da noi? Perché tu ci consideri come tuoi avversari? Giacché tu soprattutto intendesti dimostrare a questa assemblea che ci fosse un divario tra coloro che sono con te, e che soli riconosci come comunisti, e noi in questo momenta trattati quasi da socialdemocratici e da traditori.
Noi abbiamo molto chiaramente espresso il nostro pensiero: i 21 punti di Mosca hanno certamente valore internazionale. La Terza Internazionale si è trovata di fronte alla stessa situazione in tutto il mondo: la Seconda Internazionale aveva tradito perché nei Partiti socialisti dei vari paesi c'erano degli elementi socialpatrioti, c'erano degli elementi socialdemocratici che avevano fatto deviare le Sezioni del Partito. Era un postulato essenziale, una necessità assoluta per la rivolu
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zione russa di prete[...]

[...] ha ripetuto ai francesi; ma avendo detto loro di piú che cosa? Mettete il coltello alla gola a questa gente: le couteau à la gorge. E col coltello alla gola, se è necessario, anche noi porremo questa domanda ai nostri destri d'Italia, quantunque dobbiamo riconoscere, come è giusto e leale, che i nostri destri d'Italia corrispondono poi ai sinistri di altre nazioni. Ma ciò non importa niente (applausi vivissimi della maggioranza, ululati dei comunisti), anzi è gloria nostra di essere all'avanguardia degli altri paesi (esclusa la Russia) nella posizione che ha il socialismo di fronte ai problemi rivoluzionari. Non importa niente, anzi non siamo tenuti dalla stessa storia del nostro passato ad un maggior rigore; ed oggi qui noi, ripeto, anche col coltello alla gola, metteremo ai compagni dell'ala destra la doman
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da se accettano o non accettano da ora in poi i 21 punti di Mosca, ossia i principi sanciti dalla Terza Internazionale. (Commenti animati).
E con questo noi siamo perfettamente in regola di fronte alla Terza Internazionale, di[...]

[...] alludeva agli stessi fatti; ancora questa mattina si diceva: Voi, socialisti italiani, siete stati sul punto e nella condizione di poter fare la vostra rivoluzione, di appropriarvi del potere politico del vostro paese, e non l'avete fatto perché siete stati troppo teneri verso gli elementi riformisti che sono nel vostro Partito. (Commenti).
Se non è proprio letteralmente esatto, è però questo il pensiero generale...
Una voce dal palco dei comunisti: Non è questo il senso !
BARATONO: Correggerete ancora.
A queste critiche, e quindi ai rimproveri, e quindi alla diversa tattica che dovremmo seguire se queste critiche e questi rimproveri fossero giusti, noi della tendenza unitaria che cosa rispondiamo?
Rispondiamo che noi guardiamo ai fatti, che noi guardiamo gli avvenimenti con occhio piú sereno di voi. Rispondiamo, cari compagni: non si può aver sempre ciò che si desidera, e non basta desiderare e volere per realizzare, ché, se cosí fosse, saremmo tutti felici; ma noi sappiamo per le dure esperienze che il nostro Partita ha passato, ch[...]

[...]to, una intimità piú amichevole, una collaborazione piú chiara e piú libera; e questo è stato chiamato essere avversari, essere nemici della Rivoluzione russa.
Ci hanno imputati per questo di voler contrastare a Mosca, noi che proprio desideriamo di andare all'unisono con Mosca !
Vedete che si continua a rivangare sul fatto della presa di possesso delle fabbriche; che da quel giorno in poi è diventato il punto sul quale piú ci combattono i comunisti d'Italia e quindi anche i compagni dell'Internazionale di Mosca. Sarebbe stato allora, specialmente, che la presenza di qualche destro nel nostro Partito avrebbe proprio impedito alla rivoluzione di aver luogo. (Interruzioni).
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Io non ne parlerei (come non citerò, se non per esemplificare, questioni particolari e tacerò del tutto di questioni personali) non ne parlerei se non ci fosse la circostanza che io era nella Direzione del Partita e che nessun altro fra gli oratori potrà riferirne come testimone oltre Gennari, perché Serrati era ancora in Russia, quantunque una vignetta lo rappres[...]

[...]Noi difendiamo solamente, per debito di lealtà, questi che sono ancora oggi nostri compagni, perché Bologna ha consentito che fossero ancora nostri compagni, dall'accusa di essere dei traditori, dall'accusa di essere dei complottisti, dei conniventi con la borghesia.
Questa è una posizione di lealtà che noi dovevamo assolutamente lrendere di fronte a quei compagni di Mosca che asserivano: « voi avete nel vostro seno dei traditori e degli opportunisti ». Non avevamo di fronte a noi, quel giorno, dei traditori e degli opportunisti; di fronte a noi quel giorno avevamo uomini che in buona fede, onestamente, secondo la loro convinzione... (Interruzioni. Rumori vivissimi), secondo la loro convinzione che derivava dal fatto che sono abituati a condurre le lotte sindacali ed economiche, le quali sono per loro natura contingenti, che per loro natura abituano gli organizzatori ad essere molto cauti ed a prevedere tutti i pericoli, seconda questa loro convinzione in quel momento si ribellavano a questo azzardo non sufficientemente preparato, a questo impeto generoso, pensando al giorno dopo, pensando alla psicologia delle masse[...]

[...]se ! (Rumori vivissimi).
BARATONO: Insomma, noi diciamo: nella valutazione delle condizioni e delle circostanze per la riuscita di una rivoluzione vittoriosa, ci volete o non ci volete mettere anche l'elemento che si chiama psicologia dell'operaio; che si chiama preparazione delle masse; che si chiama psi
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cologia di coloro che dirigono e sempre dirigeranno queste organizzazioni. perché anche quando ci andrete voi, i piú puri tra i comunisti, i piú ardenti tra i comunisti, dovrete fare un'opera nello stesso senso che la fanno loro? (Interruzioni. Rumori).
Non dimentichiamo dunque, fra l'altro, che contro l'ordine del giorno BuccoSchiavello e per l'ordine del giorno D'Aragona votarono in maggioranza i rappresentanti delle organizzazioni operaie.
Voci: Senza mandato.
BARATONO: La presenza e l'autorità che si dice avere nel Partito so cialista questa nostra destra non è una causa della mancata rivoluzione, ma è, se mai, un effetto; dimostra appunto che le condizioni d'Italia, sono tali che questi destri sono ancora oggi compatibili, o erano ancora ieri compati[...]

[...]
Noi discordiamo dai compagni di Mosca in questa critica che riguarda il passato recente del Partito socialista. Siamo d'accordo in ciò che riguarda l'avvenire; siamo perfettamente d'accordo coi compagni di Mosca nel desiderare un accentramento maggiore nel Partita socialista italiano, e un disciplinamento piú efficace, nonché una piú stretta
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dipendenza degli organismi sindacali. Siamo pronti ad accogliere tutte quelle riforme che voi, comunisti puri, vogliate portare nella riorganizzazione del Partito. Su tutto questo non abbiamo nessuna eccezione a fare. Siamo pronti a formare nuovi organi piú adatti e piú celeri, come siamo stati i primi a dire che la Direzione del Partito deve essere accentrata e deve imporsi con maggiore autorità di oggi. Siamo stati i primi, noi stessi, a muovere le critiche all'organizzazione passata del nostro Partito.
A tutto ciò siamo disposti, ma non siamo disposti a farci dare dei codardi, dei traditori della rivoluzione, perché noi non lo siamo mai stati ! (Applausi vivissimi. Interruzioni di Bordiga. R[...]

[...] tempo, avrei potuto trarre questa conclusione: che nel Partito socialista italiano non ci sono frazioni, c'è una sola grande tendenza comunista o massimalista che coincide con il Partito e che fino ad oggi ha fatto strada insieme ed in perfetta unità e di pensiero e di azione. E volevo dimostrarvi che soltanto artificiose o almeno esagerate interpretazioni dei fatti storici sono quelle che hanno creato le ragioni della odierna scissione fra comunisti.
Non posso per?) piú fermarmi tanto sopra questa parte, e debbo passare oltre per necessità del tempo.
Noi, comunisti della tendenza unitaria, non neghiamo certamente che vi è una parte di socialisti, che Bologna ha lasciato nel Partito socialista, i quali sono alla destra del Partito. Siamo, però, discordi nel valutare il colorito speciale di questa tendenza, in modo da poterle dare una precisa qualifica, come si fa invece dai compagni di Mosca. Siamo stati in disaccordo non sull'ammettere o non ammettere che Turati, che Treves, che D'Aragona siano alla destra del Partito, ma solamente nel criterio storico su questa tendenza, nella valutazione di socialpatriottismo, alla quale avete poi rinunziato, o di soc[...]

[...]uesta bottiglia se questa bottiglia fosse <c tabú », se ci fosse una legge borghese che m'impedisse di prenderla; rivoluzionario è anche un atto sindacale, anche la conquista di un piccolo beneficio operaio, non appena gli diamo l'indirizzo che trascenda verso il fine rivoluzionario, viceversa riformista pub essere anche prendere di mira un ufficiale e colpire le guardie, cari compagni !
Cari compagni, molti di quelli che hanno votato per i comunisti, per quelli della frazione comunista, sono dei compagni che credono proprio a questo: che la rivoluzione consista nella rivolta domani mattina.
Voci: Non è vero ! (Rumori prolungati).
BARATONO: E tutti noi li conosciamo. Noi viviamo nel Partito, non ci bendiamo gli occhi, sappiamo vedere le cose.
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Ci sono infinite sfumature, convenitene, anche nella frazione comunista; anche là c'è una destra e una sinistra; anche lá c'è la parte bornbacciana e la parte bordighiana; non mi pare che ci sia una grande omogeneità, una perfetta unità tra queste parti...
BORDIGA: C'è, c'è
BARATONO: Tanto [...]

[...]ioranza attuale del Partita socialista italiano; che queste differenze si sono volute creare su critiche fatte di certi momenti storici artificialmente interpretati.
E del resto anche se fossero vere queste critiche, anche se fosse vero tutto quello che voi avete detto del passato del nostro Partito, non è dimostrato ancora che il Partito nostro debba scindersi, non in due, di videndoci dai riformisti, ma anche in tre, dividendoci anche dai comunisti. Non è dimostrata in nessun modo questa necessità, perché non avete potuto e non potete dimostrare, che noi della tendenza unitaria siamo dei socialdemocratici, dei riformisti o degli indipendenti alla tedesca.
Noi abbiamo voluto tutto quello che avete voluto voi, noi abbiamo fatto tutto quello che avete fatto voi, perché siamo sempre stati insieme, abbiamo lavorato concordi fino ad oggi nel Partito. Ci differen ziamo solo in questo: che noi non vogliamo perdere quell'organamento qual'è oggi costituito dal Partito socialista.
Comprendo che ci siano forse altre ragioni che ci dividono, o meg[...]

[...]i ciò che è avvenuto in Russia.
I russi dicono — badate, ce lo ha dichiarato Graziadei — che essi non impongono nulla di tutto ciò, che non intendono dettare le leggi precise circa la tattica, le circostanze, l'adattamento di quelli che sono i principi generali della rivoluzione per tutti i paesi del mondo. Non intendono di forzarci la mano, di darci il figurino del nostro Governo, della nostra azione specifica di un certo momento.
Per noi comunisti, per noi che discendiamo dal « Manifesto » di Carlo Marx e di Federico Engels, la dittatura del proletariato è semplicemente una concezione rivoluzionaria che si oppone alla concezione democratica. A una democrazia puramente teorica, e perciò vuota, che praticamente quindi non si è mai effettuata, si contrappone la nostra dittatura. Non c'è opposizione di diritto tra dittatura del proletariato e democrazia. C'è una contrapposizione di fatto, cioè storica, in quanto la democrazia ha mentito completamente ai suoi scopi, ha tradito sè stessa. I Governi chiamati democratici, che debbono quindi ri[...]

[...]fatto ci mette in un'inferiorità schiacciante. Guardate il fenomeno del fascismo, che non dipende dal fatto che gli altri abbiano piú valore, piú coraggio dei nostri compagni, ma dal fatto che si sa che sparando sono poi assolti, mentre la nostra condizione è ben diversa, perché se si porta una rivoltella siamo messi in prigione. (Applausi vivissimi).
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rift—
Ed allora, compagni, l'uso della violenza ha questo senso, nel « Manifesto dei comunisti »: la violenza si contrappone alla collaborazione dei riformisti, come la dittatura alla democrazia. Solo la violenza ci può portare alla presa di possesso del potere politico, perché non ci si possano fare illusioni che venga mai un istante, caro Modigliani, in cui la borghesia ci dica: « vi lasciamo il posto, venite voi, ché non siamo piú degni di starvi »; ma deve venire il momento del conflitto.
Questa è la necessità della violenza. Ma questa violenza ha valore solo in quanto è a servizio di un'idea, in modo tale, che la forza della idea compensi la debolezza della nostra forza materiale[...]

[...]a l'adesione di tutto lo spirito, di tutta la volontà a quello che si pattuiva !
Vuol dire che fino ad oggi il patto era piú largo, era piú lento, era possibile fino ad oggi ed era ammessa la convivenza delle diverse dottrine; oggi non sarà piú ammessa. E quando si domanda ad uomini onesti, ad uomini che fino a ieri furono i campioni del nostro Partito...
Voci: I crumiri. (Rumori vivissimi).
BARATONO: ...che fino a ieri anche voi compagni comunisti avete delegato a rappresentare il Partito da per tutto, perché ieri il discorso di Turati in Parlamento, l'altro ieri quello di Modigliani rappresentavano sí o no tutto il Gruppo parlamentare?... (Interruzioni. Commenti
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animatissimi e prolungati). Tutto il Partito milanese chiama ogni volta Treves a rappresentarlo nei comizi; le bastonate le hanno prese tutti i deputati, senza diversità di tendenze, fino ad oggi ! (Rumori prolungati).
Presentando dunque una mozione che come la nostra accetta i ventuno punti di Mosca nella loro integrità, e domandando a tutte le frazioni se accettano o [...]

[...]nistra, ci vorrà disciplina, inflessibile rigore.
Questa la posizione, come vedete, non tanto di una frazione quan to proprio del Partito, che io vi ho esposto con la massima sincerità e con la massima obbiettività.
Che cosa domandiamo noi, unitari? Non abbiamo mai detto che unità voglia dire, se oggi ci sono 250 mila persone nel Partita, mantenerle tutte e 250 mila. Il nostro Partito si è sempre andato epurando.
Se vorrete, cari compagni comunisti, istituire la revisione periodica delle Sezioni, oh, noi abbiamo tutto l'interesse a seguirvi, e la desideriamo anche noi. (Applausi). Lo desideriamo anche noi questo esame dell'anima comunista, di tutti gli inscritti, i frettolosamente inscritti del nostro Partito. Facciamola pure questa revisione. Noi non escludiamo né impediamo una continua epurazione. Unità non vuol dire questo. Unità vuol dire tenere ferma quella compagine, quel complesso meraviglioso organismo che è oggi il Partito socialista italiano Vuol dire distruggere in questo Partito soltanto le immagini vaghe della fantasia, non[...]



da Vittorio Lanternari, Religione, società, politica nell'Africa Nera avanti e dopo l'indipendenza in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...] Eppure in qualche modo sono culti nuovi, cioè nuove combinazioni di arcaici elementi magici. Sono nuovi gli spiriti tutelaci, gli oggetti di culto, le norme eticosacrali indicate per chi cercasse salvezza efficace contro malanni e stregonerie. Inoltre chi fosse sospettato come autore di malefici, spinto a confessare dinanzi al san tuario, non avrebbe potuto trattenersi — se colpevole — dall'ammettere la sua colpa.
Questi culti magici antistregonisti recenti rispondono al senso d'insicurezza, di malessere e rischio portato dall'occupazione dei bianchi. I culti nuovi sono una «risposta pagana ai nuovi bisogni umani» di protezione, di fronte ai quali i culti tradizionali si sono mostrati ormai inefficaci (7).
DEBRUNNER 1961. , 106, 11228,
148 VITTORIO LANTERNARI
Movimenti antistregonisti del genere sono documentati, negli ultimi decenni, fra gli Akim (8), gli Ascianti della Costa d'Oro (9), gli Yoruba (10), i Bete, i Senufo e altre popolazioni della Costa d'Avorio (11), presso i Kuba del Kasai (12), i Bemba della Rhodesia settentrionale (13), nonché nell'Africa centroorientale tra i Mawali, gli Ngoni etc. (14); tra i Fang (15).
Il processo che determina la nascita dei recenti movimenti magici e antistregonisti, è legato all'esperienza di un'aggravata paura e d'indefinibile insicurezza incombente sul gruppo a seguito dello scardinamento della cultura nativa operato dai bianchi e dei mali fisici e sociali da loro introdotti. In queste condizioni la fi ducia nella «potenza » della magia cresce, e la 'lotta antistregonista comincia. Questa processo è espresso in termini esemplari nelle parole di un capo ghanese. Come informa il Debrunner, costui cerca di giustificarsi per avere ordinato ai Cristiani del suo villaggio di sottoporsi all'ordalia del veleno. (( Che altro potevo fare? — egli dichiara —. Non[...]

[...] MORTONWILLIAMS 1956.
(11) PAULME 1962, 180193; HOLAS 1954, 6164; HOLAS 1957, 155158.
(12) VANSINA 1959.
(13) RICHARDS 1935.
(14) MARWICK 1950.
(15) FERNANDEZ 1961, 251252. Per altri culti magici, cfr. BOUCHAUD 1956, 9399.
(16) DEBRUNNER 1961, 6667.
RELIGIONE, SOCIETÀ, POLITICA ECC. 149
gena, per spiegare qualsiasi male o incidente, pertinente o meno — al lume della logica — alla presenza dei bianchi.
Dunque sia i culti nuovi antistregonisti, sia i movimenti sincretisti e messianici, sia infine la lotta attiva antibianchi, vanno posti tutt'insieme in una situazione coloniale caratterizzata, per l'Africa nera, da uno stato di oppressione politicasociale e da uno stato di inferiorità culturale, con il senso di frustrazione che ne consegue.
Talora anche il cristianesimo introdotto dai missionari, per quanto paradossale ciò possa sembrare, ha prodotto un incremento di fiducia nella magia e nei poteri magici. Tra i Fang del Gabon il caso studiato dal Fernandez è eloquente. I bisogni e le aspettative del processo di colonizzazione son[...]

[...]ANTERNARI
Dunque i movimenti magici — almeno quelli citati — nascono in una situazione tipicamente coloniale. Essi rappresentano una riposta sui generis allo stato d'asservimento, di frustrazione, di «privazione» (« deprivation », come dicono gli anglosassoni) e d'oppressione. E' la medesima situazione che fornisce il terreno d'origine allo sviluppo parallelo dei movimenti sincretisti, messianici e millenaristi. In questi culti magici antistregonisti noi dunque vediamo un genere, o una fase particolare dei movimenti neotradizionalisti: é il neotradizionalismo d'epoca coloniale. Nel corso del colloquio di Bouaké, dedicato ai sincretismi e messianismi dell'Africa Nera, noi lo definimmo « asincretismo ». Certo, conviene distinguere questa fase del neotradizionalismo, dal neotradizionalismo postcoloniale di cui riparleremo. Infatti differenti situazioni storiche danno, alle due fasi del fenomeno, significati ben distinti.
Se si guardano i sincretismi e i neotradizionalismi d'età coloniale in funzione della loro origine, sviluppo e destino, e[...]

[...]ici dei Fang hanno un effimero destino a confronto con il movimento sincretista Bwiti. Quelli non sono sopravvissuti a lungo, mentre questo é avviato a un crescente sviluppo, e si volge verso un complesso sincretismo autonomista, nucleo d'un vero rinnovamento religioso e sociale.Osservazioni analoghe sono state fatte dal Debrunner sui recenti culti magici del Ghana, anch'essi effimeri (18).
In genere i movimenti magici, neofesticisti, antistregonisti, insomma neotradizionalisti di età colonale non hanno mai preparato alcun rinnovamento effettivo della religione o della cultura tra
(18) DEBRUNNER 1961, 132133.
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dizionale. Essi sono prima o poi falliti, mentre i movimenti sincretisti hanno avviato, in . più casi, un rinnovamento non solo della religione, ma della cultura intera. Inoltre v'è un altro motivo che rende più efficaci i movimenti sincretisti rispetto a quelli neotradizionalisti. Le sette sincretiste soddisfano il bisogno nativo di ricostituire i piccoli aggruppamenti sociali in sostituzione [...]

[...]ggiata sul culto del passato? » (27). Ciò significa ignorare la continua dinamicità, la trasformabilità e l'ambivalenza stessa del sincretismo, situato tra passato e futuro, fra tradizione e innovazione. Il caso surriferito del Kimbangismo è un esempio fra molti altri movimenti africani. Questi nascono come nativisti ed emancipazio
(26) BALANDIER 1961, 8990.
(27) GUARIGLIA, in: «Devant les sectes nonchrétiennes », p. 20.
VITTORIO LANTERNARI
nisti nella fase di più accesa tensione fra le due culture — quella indigena e quella occidentale —, ma poi man mano che questi rapporti progrediscono verso un regime di mutua simbiosi ed integrazione, i movimenti stessi si volgono verso un autonomismo non piú accesamente polemico, ma integrista e aggiustativo. E' il caso dei movimenti del Nyassa, delle chiese nativiste sudafricane che negli ultimi anni stanno trovando la strada di un'autonomia e d'una integrazione via via più moderna (28); in parte delle chiese dell'Africa occidentale. Lo sviluppo e l'intensificazione dei rapporti fra i due tipi d[...]

[...]onsiderate sinonime (32)) e la persistenza di culti magici e feticisti (33).
(31) MIDDLETON 1960, 158164; ID., 1963.
(32) WELBOURN 1961, 178179.
(33) WARD 1956, 59.
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In Sudafrica il gruppo cultuale degli Amakhehlane presieduto da J. Nthusi e i gruppi messianici sono sommersi da persistenze animiste, magiche, insomma reintroducono i tratti più elementari della tradizione precristiana, mentre i gruppi « sionisti » ed «etiopisti» sono «un ponte verso una nuova cultura » (34). Quali sono le differenze d'ambiente?
Come si scorge dalle differenti fasi dei movimenti sincretisti, ciascuna società nei singoli momenti della sua storia sociale e culturale mostra verso il cristianesimo un margine variabile d'accettazione spontanea; ed é un problema sociologico non poco comOlcsso individuare quali elementi determinino volta per volta il differente grado di accettazione. Diremo soltanto, in proposito, che un fattorechiave é certamente dato dal grado a cui sia giunto il processo di modernizzazione delle struttur[...]

[...]imenti. Infine c'è i1 complesso giudaicacristiano, che viene ogni volta selezionato e reinterpretato in modo nativista o auto nomista. Fra le stesse componenti del cristianesimo missionario viene operata una selezione ed una reinterpretazione secondo una tendenza « giudaizzante»: il popolo negro s'identifica col popolo ebraico, sulla base d'una comune origine mitizzata e di analoghe persecuzioni subite. Ecco perché numerosi sono i movimenti « sionisti», «israeliti » presso le società dell'Africa nera (62).
Ora, se si guardano nel loro insieme le risposte dei negri africani ai richiami cristiani trasmessi dall'occidente, si deve tener conto anche di altri fatti: in particolare dell'entusiastica adesione di gruppi di negri a certi movimenti religiosi e parareligiosi per così dire eterodossi o nonconformisti, venuti tra loro dall'occidente, come i Testimoni di Geova (Watch Tower, Kitawala, Russellismo) (63), e l'Esercito della Salvezza (64). Si tratta di movimenti che predicano il ritorno alla morale cristiana fuori dalle sovrastrutture eccl[...]

[...]e (incluse quelle dei secc. XIX e XX, fra cui la Watch Tower) sono perfettamenti paragonabili a quelli dei movimenti religiosi africani, e cioè: superare le contraddizioni fra comportamento e principi, sgomberare la religione dagli interessi istituzionali, riguadagnare il senso di religiosità autonoma dell'individuo: tutto ciò mediante un «ritorno alle origini» variamente interpretato caso per caso.
C'è dunque, nella nascita dei movimenti indigenisti e delle sette moderne occidentali, un parallelismo di condizioni storiche. Sarebbe interessante estendere l'esame di questi paralleli
(68) SEIEPPERSON 1963, 150.
(69) CTIENu 1962, 534.
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smi anche ai movimenti profetici del mondo antico. Come vari autori hanno osservato, il cristianesimo stesso, ai suoi inizi si pre
senta come un movimento profetico e millenarista profondamente
legato alle speranze d'un miglioramento immediato delle condizioni della popolazione. «Dopo tutto — scrive il Koebben — il
cristianesimo cominciò come movimento profetico» [...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Alberto Moravia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ta che determinate componenti e non altre.
6. — Le misure coercitive adottate da Stalin per affermare e mantenere la sua dittatura non erano probabilmente necessarie che in piccola parte. In altri termini la dittatura poteva benissimo poggiare sul consenso popolare e su un minimo di misure di sicurezza. Nelle misure coercitive adottate da Stalin c'è un «eccesso» e un' «originalità» che non si possono spiegare.né con l'opposizione dei vecchi comunisti, né con la situazione interna della Russia, né
con la volontà di portare a termine i piani quinquennali. Esse derivano dal carattere individuale di Stalin, dalla sua personalità fortemente determinata da fattori ancestrali e locali. Tutte le dittature adottano misure coercitive; ma, tanto per non citare che gli episodi oggi deplorati dalla nuova direzione collegiale, l'affare dei medici, la confessione di Raik, la scomunica a Tito, sono affatto caratteristici della mentalità staliniana. Per questo penso che questo particolare terrore sia cessato con la morte di Stalin, pur non essendo del tu[...]

[...]Tutte le dittature adottano misure coercitive; ma, tanto per non citare che gli episodi oggi deplorati dalla nuova direzione collegiale, l'affare dei medici, la confessione di Raik, la scomunica a Tito, sono affatto caratteristici della mentalità staliniana. Per questo penso che questo particolare terrore sia cessato con la morte di Stalin, pur non essendo del tutto scomparsi i mezzi di cui egli si servi per alimentarlo e mantenerlo.
7. — I comunisti di tutto il mondo hanno creduto o hanno finto di credere alle versioni staliniane dei processi e delle cospirazioni. In ambedue i casi ci troviamo di fronte alla posizione psicologica fideistica che è propria alla mentalità di massa e che é un prodotto storico dell'avvento appunto delle masse sulla scena politica del mondo, da cinquant'anni in qua. Indubbiamente la critica e l'autocritica che nelle intenzioni dei partiti comunisti dovrebbero evitare simili «errori », in questi casi non hanno funzionato affatto; ma questo non é il punto più importante. Secondo me, il punto più importante é il fatto che l'atteggiamento fideistico dei comunisti di tutto il mondo di fronte alle versioni staliniane dei processi e delle cospirazioni, rivela un divario tra i valori del senso comune e quelli del comunismo. Per coloro che credettero alle versioni staliniane, e sono il maggior numero, il processo di trasmutazione dei valori é già avvenuto: non c'é verità né bene all'infuori del comunismo; per gli altri che finsero di credere, interviene l'operazione mentale ben nota della colpa oggettiva. Ossia Raik e i medici erano oggettivamente colpevoli di tradimento in quanto deviazionisti e in quanto la loro condanna giovava oggettivamente alla causa[...]

[...]zioni, rivela un divario tra i valori del senso comune e quelli del comunismo. Per coloro che credettero alle versioni staliniane, e sono il maggior numero, il processo di trasmutazione dei valori é già avvenuto: non c'é verità né bene all'infuori del comunismo; per gli altri che finsero di credere, interviene l'operazione mentale ben nota della colpa oggettiva. Ossia Raik e i medici erano oggettivamente colpevoli di tradimento in quanto deviazionisti e in quanto la loro condanna giovava oggettivamente alla causa in quel determinato momento. Tutto questo, naturalmente, potrebbe essere detto e spiegato in termini psicologici e politici tradizionali (come, infatti, si é fatto da parte dei commentatori occidentali): Stalin non si fidava di alcuni gruppi di cornu nisti in Russia e fuori, e volle dare un giro di vite; il comunismo, nonostante la sua apparente unità, non é esente da lotte interne di correnti; etc. etc. Ma, come ho già osservato, tradurre il linguag
100 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
gio comunista in quello tradizionale non serve a gran ché, dal momento che la rivoluzione è tuttora in corso e la diversità di linguaggio sta a indicare la volontà persistente di creare una realtà diversa. A riprova; la condanna di Stalin è stata contenuta nei limiti del linguaggio comunista: Stalin ha commesso degli « errori » non ha dedicato sufficiente « attenzio[...]

[...]ica al culto della personalità sia stata pronunziata dall'alto dimostra ancora una volta che la legittimità del potere in URSS deriva dall'ideologia. Il culto della personalità, infatti, è stato condannato in base all'ideologia di cui esso sarebbe stato una deviazione e un'infrazione.
9. — E troppo presto per dire quali cambiamenti la critica del culto della personalità porterà nei rapporti dell' URSS con le de
mocrazie popolari, i partiti comunisti di tutto il mondo e il movimento operaio internazionale. Si può per) affermare che se lo stalinismo stava ad indicare una ferrea concentrazione, subordinazione e unità, la critica al culto della personalità potrà dar luogo ad una maggiore fluidità, autonomia, e indipendenza.
ALBERTO Molt vrA



da Vincenzo La Rocca, Il marxismo e la nostra lotta per la democrazia in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]
per la democrazia
Nell'ora attuale, cioè nella presente fase della vita politica italiana, uno dei cardini della nostra politica è la conquista della democrazia, intimamente legata alla guerra liberatrice contro l'invasore hitleriano e alla liquidazione delle sopravviveoze del fascismo.
Per intensificare lo sforzo bellico contro Hitler
e la sua banda, per distruggere i residui del fascismo e creare un' Italia democratica e progressiva, i comunisti partecipano ad un governo, poggiante su basi popolari, che deve appunto realizzare questo programma : che deve raggiungere, sul terreno militare e politico, l'indipendenza e l'unità nazionale, che deve essere l'organo di lotta contro ogni tentativo reazionario e lo strumento della convocazione di una Assemblea Costituente, che deve difendere gli interessi delle classi lavoratrici e migliorarne le condizioni di vita.
Il fascismo, nel suo contenuto sociale e politico, è stato l'organizzazione di combattimento dei gruppi più reazionari della grande borghe:,ia italiana per schiacciare il proleta[...]

[...]in generale e in principio, in senso negativo.
Engels, che esprimeva sempre anche le idee del suo amico, illustrò a fondo il problema, nell'analisi della situazione spagnuola del 1873, mettendosi alla scuola dei fatti e arricchendo la teoria della lezione degli avvenimenti.
In quel tempo non si trattava, nè poteva trattarsi, in Spagna, di una emancipazione totale della classe operaia. Bisognava assolvere compiti di carattere democratico. I bakunisti, decisi a non inter., enite in un movimento che non avesse per scopo l'emancipazione. totale, immediata della classe lavoratrice, si opponevano ad ogni partecipazione a un governo democratico. Ma essi dovettero agire contrariamente ai loro stessi principii, secondo i quali ogni azione rivoluzionaria dall' alto in basso era cattiva e tutto doveva farsi dal basso in alto, e la formazione di un governo provvisorio costituiva un inganno e un tradimento della classe operaia.
Ed Engels non rimproverò ai bakunisti la partecipazione al governo, ma la loro organizzazione insufficiente, la loro mancan[...]

[...] per scopo l'emancipazione. totale, immediata della classe lavoratrice, si opponevano ad ogni partecipazione a un governo democratico. Ma essi dovettero agire contrariamente ai loro stessi principii, secondo i quali ogni azione rivoluzionaria dall' alto in basso era cattiva e tutto doveva farsi dal basso in alto, e la formazione di un governo provvisorio costituiva un inganno e un tradimento della classe operaia.
Ed Engels non rimproverò ai bakunisti la partecipazione al governo, ma la loro organizzazione insufficiente, la loro mancanza di energia in questa partecipazione al potere, la loro subordinazione alle direttive dei repubblicani borghesi. Vero gia
cobino della socialdemocrazia, Engels valutò giustamente l'importanza dell'azione dall'alto ; non solo
ammise la partecipazione a un governo provvisorio
con la borghesia repubblicana, ma la pretese; e pretese un'iziativa energica del potere rivoluzionario. Lenin, alla stregua della dottrina di Marx ed Engels, giungeva alle seguenti conclusioni : 1°) che li
mitare, per principio, l'az[...]

[...]erno gli interessi di un'altra classe, che non erano quelli dei lavoratori.
I bolscevichi, per dare modo ai lavoratori di organizzarsi apertaniente, largamente, indipendentemente, combattevano per la repubblica democratica, che consideravano come la forma di Stato più alta nel periodo storico determinato.
A una svolta quanto mai complessa e originale della nostra storia, in un periodo di ripidi mutamenti
e di ascesa, la partecipazione dei comunisti a un governo di guerra, democratico e antifascista, r. onde alla situazione concreta ed è conforme alle diettive generali del marxismo, ai principi fissati da Engels
e da Lenin.
Nell'ora attuale, uno dei compiti più importanti è quello di distruggere i resti del fascismo, di seppellire le forze della reazione, che non s. rassegnano a morire.
E bisogna, in primo luogo, liberare il nostro territorio da; banditi hitleriani che lo devastano e lo insozzano : bisogna assicurare l'indipendenza e l'unità delle nazione : in.teresse vitale del proletariato
e di tutto .1 popolo, che, diveisamente, s[...]

[...]iù importanti è quello di distruggere i resti del fascismo, di seppellire le forze della reazione, che non s. rassegnano a morire.
E bisogna, in primo luogo, liberare il nostro territorio da; banditi hitleriani che lo devastano e lo insozzano : bisogna assicurare l'indipendenza e l'unità delle nazione : in.teresse vitale del proletariato
e di tutto .1 popolo, che, diveisamente, sarebbero sottoposti s tìn duplice giogo.
Il. governo, ^he i comt,nisti pei primi hanno voluto, dev'essere l'organiz..az.one di una lotta vittoriosa contro l'invasore h. errano, contro le sopravvivenze del fascismo e per ta libertà.
Alla pressione e alla sor.eglianza dal basso occorre aggiungere la pressione e il controllo dall'alto, perchè la guerra contro Hitler e la conquista della democrazia non si riducano a frasi vuote.
Per annientare i vestigi di un passato maledetto, è necessario che una Assemblea costituente abbia realmente il potere e ra potenza di stabilire un nuovo ordine di cose. La storia delle rivoluzioni conosce assemblee che ebbero il nome di "[...]



da Alberto Caracciolo, A proposito di controllo e democrazia operaia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] massima espansione di democrazia diretta, egli economisti spiegava, in un famoso scritto, non doversi ricercare la caratteristica del socialismo nella pianificazione, che non ha di per sé alcun significato rivoluzionario. Come ci ammoniva Antonio Gramsci, potere socialista significa anzitutto valorizzazione di tutti gli istituti e le istanze di democrazia dal luogo della produzione al vertice dello Stato. E al limite, troppo dimenticata dai comunisti « ortodossi », sta precisamente la estinzione dello Stato, e una società nella quale, per dirla con Lenin, « tutti avranno imparato ad amministrare ed amministreranno essi stessi la produzione sociale ».
3. Si potrebbe a lungo continuare nella citazione dei luoghi e degli autori in cui l'idea socialista si afferma come massima liberazione delle energie produttive e umane, come sistema nel quale lo Stato, l'esecutivo, la pubblica amministrazione, perdono la loro qualità accentratrice e oppressiva, e si crea il più vero governo di popolo. Ma non faremmo che ripetere cose ovvie, rischieremmo di[...]

[...]ttura e di spettacolo, di cui l'America ha oggi il primato: sforzo non soltanto odioso, ma probabilmente inetto a controllare la situazione a lunga scadenza, di fronte alla esigenza del cittadino di trovare logica spiegazione ad ogni sviluppo dei fatti nei quali si trovi implicato.
In questo senso hanno ancora posto, dinanzi a un mostro tentacolare quai ê lo Stato moderno, istanze di autonomia e di autogoverni, cheparrebbero a tutta prima anacronistiche. Esse diventano anzi, a nostro avviso, una importanteleva rivoluzionaria nei paesi ad alto accentramento politico su base burocraticoparlamentare, tra cui`"l'ffátia stessa. "Nei q taiirc"tanto più facilmente strati so áTf diiftusi partecipano alla rivolta contro il sistema, quanto piú questa si presenta non come portatrice di possibili nuove deleghe di potere, bensì come apertura di una età di massima espasione civile: di una eta, per dirla con una espressione che ha ormai molto corso, la quale dia luogo alla « socializzazione », oltre che dei mezzi di produzione, delle leve stesse del pot[...]

[...] capacità creativa di popolo. In essa la rofonditá della crisi dello Stato pone all'or
dine del giorno edificazione di un sistema originale, d iverso da
un semplice ritorno al prefascismo. L'apporto unitario di masse ingenti, al di là delle divisioni di colore politico, si fa suscitatore di forme di democrazia diretta. Persino le forti inclinazioni alla partitocrazia in senso stalinista, presenti specialmente tra i comu
88 ALBERTO CARACCIOLO
nisti, di fronte alla magnifica espansione popolare si sperdono in gran parte, se non a Salerno e a Roma, certo nel vivo della battaglia partigiana.
Non ci interessa qui tanto il problema della solidarietà fra i partiti antifascisti, minata dal resto anche da tendenze poco unitarie. Ma ci interessa il genuino spirito di eguaglianza fra tutti i combattenti, invalso in numerose formazioni garibaldine, pur nella scelta di una piattaforma assai avanzata di rinnovamento. Ci colpisce la spinta al fronte unico che dal basso fa superare lacerazioni e riserve. E richiama la nostra attenzione il fiorire di [...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]na rigidezza dogmatica. E quando, nel periodo successivo al XXII Congresso, alcuni marxisti cercano di correggere la manipolazione dogmaticamente grossolana accettando qualcosa dalle filosofie occidentali — la semantica etc. nel campo del materialismo dialettico, la microsociologia etc. in quello del materialismo storico — si trovano in errore. La (( esigenza del giorno» per la teoria e la prasSi dei comu
PROBLEMI DELLA COESISTENZA CULTURALE 9
nisti è la conoscenza marxista di ciò che di nuovo si é avuto, dopo la morte di Lenin, nei mutamentti strutturali, nelle tendenze di sviluppo etc. della vita sociale. Vi sono nuovi fenomeni di massa che non possono essere risolti appellandosi a Marx e a Lenin. Già nel 1922, introducendo la NEP nel capitalismo di Stato, Lenin diceva: «Neppure a Marx venne in mente di scrivere anche soltanto una parola in proposito, ed egli è morto senza aver lasciato neppure una citazione esatta o indicazioni inconfutabili. Perciò ora dobbiamo cercare di aiutarci da soli 0. Krusciov nél suo discorso a Bucarest ha ap[...]

[...]ismo e antirealismo. In Occidente, tali pregiudizi riguardo al realismo socialista sono del resto dominanti. Si dimentica che il periodo prestaliniano della Rivoluzione, i cui effetti perdurarono nella letteratura fino alla metà degli anni trenta, hanno prodotto non soltanto films ma anche scrittori come Séolokov e Makarenko, opere come gli ultimi drammi di Gorki, ad esempio Klim Samgin. E non si dimentichi che l'opposizione contro i metodi stalinisti, anche se fino a ora é soltanto agli inizi, ha rivelato scrittori come Solzenitsyn o Nekrassov, le cui opere non significano affatto una rottura con il realismo socialista bensì il suo interno rinnovamento adeguato alle esigenze attuali. Questa é la via per la quale la letteratura socialista potrà riconquistare la sua importanza.
Non trattiamo tutti i problemi che scaturiscono da questa situazione, e dal suo futuro superamento da un osservatorio meramente estetico, ma soltanto come partì di quel complesso che abbiamo cercato in precedenza di intendere come lotta tra concezioni del mondo. Non[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine nisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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