Brano: [...]di Washington ancor più indispensabile di quanto lo fosse all'epoca di Bandung, quando la tesi statunitense della « difesa collettiva anticomunista ed anticinese » incontrava l'appoggio della maggioranza dei gruppi conservatori asiatici. E' sintomatico inoltre che le tendenze ad un avvicinamento agli Stati Uniti mostrate da alcuni dirigenti di paesi neutralisti all'epoca di Bandung non si siano concretate o siano state travolte da una ripresa di neutralismo. A Ceylon é caduto Kotelawala, l'uomo politico più filostatunitense esistente nell'Asia neutralista, in Birmania non vi é stata un'intensificazione dell'anticomunismo ed un avvicinamento a Washington.
Lo stesso vale per il caso del Cambogia e del Laos: all'epoca
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di Bandung erano due Stati protetti dagli Stati Uniti, impegnati in un'azione repressiva anticomunista all'interno e schierati contro la Cina ed a favore del SEATO, dal quale erano indirettamente coperti. Due anni di azione diplomatica ed economica cinese e sovietica, la stabilizzazione della situazione indocinese[...]
[...]ll'interno e schierati contro la Cina ed a favore del SEATO, dal quale erano indirettamente coperti. Due anni di azione diplomatica ed economica cinese e sovietica, la stabilizzazione della situazione indocinese ed alcuni sbagliati interventi di pressione statunitensi, ne hanno fatto due paesi neutrali, e il Laos anzi é l'unico paese non socialista retto da una coalizione a cui partecipano i comunisti. Naturalmente si tratta in questi casi di un neutralismo assai più labile e tatticistico di quello indiano e sensibile alle fluttuazioni internazionali: tuttavia anche in questo settore si sono avuti mutamenti profondi dall'epoca di Bandung e si é radicata la concezione che la stabilità e la possibilità di attuare una politica di sviluppo non passano né attraverso la garanzia militare statunitense, né attraverso la dipendenza dai soli aiuti americani.
Con ciò non si vuol negare che il SEATO e gli altri patti militari continuino a costituire una minaccia per la Cina e an. cor più per i neutrali costringendo questi ultimi a gonfiare il bilancio dell[...]
[...]i ri
e
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belli indonesiani, ad onta dell'appoggio diplomatico e propagandistico degli Stati Uniti e di quello militare e strategico delle Filippine e di Formosa, ha dimostrato che il SEATO é in grado di mantenere una tensione negativa contro i neutrali e di minare la loro stabilità, non di insediare al potere, sia pure illegalmente e con la forza, un'efficiente e stabile alternativa al neutralismo.
Anche questi aspetti della politica delle alleanze contribuiscono a concentrare sugli sviluppi interni l'interesse. Proprio la situazione interna dei paesi neutrali è quella che maggiormente é mutata nel panorama asiatico dal 1955 in poi.
Va premesso in linea generale che la trasformazione ha toccato soltanto in modo marginale, o non ha affatto toccato, la po litica estera e che questi paesi sono oggi tanto neutralisti quanto lo erano tre anni fa, cosí come costanti sono le tesi e gli atteggiamenti che contraddistinguono la loro politica estera. Mutata é invece la situazione in cui questa [...]
[...]panorama asiatico dal 1955 in poi.
Va premesso in linea generale che la trasformazione ha toccato soltanto in modo marginale, o non ha affatto toccato, la po litica estera e che questi paesi sono oggi tanto neutralisti quanto lo erano tre anni fa, cosí come costanti sono le tesi e gli atteggiamenti che contraddistinguono la loro politica estera. Mutata é invece la situazione in cui questa politica estera si inserisce, che oggi é tale da dare al neutralismo asiatico un peso assai minore di quello che aveva ad esempio nel 1953 o nel 1954, quando l'area di maggior frizione internazionale era in Asia e quando la funzione dei neutrali era necessaria per mantenere tra le varie potenze quel minimo di dialogo che permettesse di evitare la trasformazione della guerra fredda in guerra generale. Oggi un contatto diretto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica é possibile anche senza intermediari e se può sussistere una notevole funzione per posizioni di tipo neutralista, il problema non é più quello di potenziare il neutralismo asiatico (che é un fatto ormai [...]
[...] frizione internazionale era in Asia e quando la funzione dei neutrali era necessaria per mantenere tra le varie potenze quel minimo di dialogo che permettesse di evitare la trasformazione della guerra fredda in guerra generale. Oggi un contatto diretto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica é possibile anche senza intermediari e se può sussistere una notevole funzione per posizioni di tipo neutralista, il problema non é più quello di potenziare il neutralismo asiatico (che é un fatto ormai acquisito, almeno nella zona più vitale dell'Asia sudorientale), bensì di gettare le basi per una fascia neutrale in Europa o comunque di creare soluzioni di tipo nuovo nelle aree dove i due blocchi sono a contatto o dove esistono particolari ragioni di tensione. Ciò non implica un giudizio negativo per il neutralismo asiatico, né come fenomeno storico (essenziale nell'aver determinato l'attuale atmosfera internazionale e nell'aver impedito
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il precipitare della guerra fredda), né come forza politica tuttora valida e consolidata nella propria area, anche se non più nuova e tale da attirare attenzione e polemiche.
In particolare é necessario precisare che il nuovo carattere economico dato al neutralismo dell'ingresso dell'URSS nella gara con gli Stati Uniti per lo sviluppo delle aere depresse non ha affatto modificato i principi base della politica dei neutrali asiatici (come é stato affermato da alcuni osservatori statunitensi), bensì li ha confermati. I paesi neutrali avevano infatti chiesto fin dall'inizio a tutte le grandi potenze industriali aiuti per il loro sviluppo, purché non condizionati a concessioni politiche e non cóhtr'ollàti dall'esterno in modo tale da minare l'indipendenza economica delle nazioni riceventi. Alcuni dei paesi che oggi accettano ed apprezzano la politica degli[...]
[...]o caso non la politica dei neutrali é mutata, bensì quella delle grandi potenze: in particolare dell'URSS che prima del 1955 non poté, per ragioni strutturali, economiche, ed anche politiche mettersi in gara con gli Stati Uniti per lo sviluppo moderno dei paesi arretrati ed operare quella trasformazione del problema degli aiuti all'estero nettamente aperta dal suo intervento. L'accusa di aver sostituito un filosovietismo più o meno accentuato al neutralismo può essere ed é mossa ai neutrali asiatici soltanto dai gruppi oltranzisti statunitensi che ritengono tuttora che gli aiuti debbano essere dati solo « in premio» agli alleati fedeli e che la sfida sovietica per la « pacifica competizione » nell'aiuto ai paesi arretrati debba senz'altro essere lasciata cadere e battuta sul terreno della forza e della rigidità.
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Che poi l'aiuto sovietico o cinese costituisca un obiettivo fattore a favore di uno sviluppo progressivo in Asia, favorendo il continuo espandersi della politica di industriali[...]
[...] (e non solo formalmente) separati dai rapporti tra il partita comunista dell'URSS ed il partito comunista dello Stato stesso. È proi babile che a determinare questo fatto contribuiscano fino ad un certo punto elementi tattici e come tali non duraturi, tuttavia sembra esservi da parte sovietica una certa considerazione della particolarità dei rapporti con l'India quale principale potenza del mondo afroasiatico. Così pure è certo che l'attacco al neutralismo di Tito non vuole essere da parte sovietica (anche se vi possono essere e vi sono stati riflessi politici negativi da parte di Nehru) un attacco al neutralismo indiano, perché è evidente che la denuncia del « revisionismo » riguarda il movimento jugoslavo in quanta si voglia presentare come membro del « mondo socialista » e membro « diverso ».
Ma ciò non vale nei confronti di un movimento borghese progressista come quello di Nehru, il cui neutralismo viene consi derato rientrante nel fenomeno dell'antimperialismo dei paesi che furono soggetti a dominazione coloniale. Mentre Tito viene accusato quale transfuga dal blocco dei paesi ad organizzazione socialista, Nehru viene giudicato come un fenomeno « obiettivamente positivo » di incrinazione del mondo borghese, attraverso la lotta anticolonialista. Almeno questa è la situazione finché Nehru non vuole veramente presentare l'India come uno Stato socialista, per quanto « diverso ». Né i comunisti indiani né quelli sovietici o cinesi sembrano, tuttavia, aver mai dato molto peso alle tesi socia[...]