Brano: [...]o ai servizi finanziari dello Stato. Ciò permise al capitale finanziario privato di superare la crisi economica mondiale del 192933, gravando per 16 miliardi (pari all’intera entrata annua statale del tempo) sul bilancio del
lo Stato.
Le guerre fasciste accelerarono il processo di concentrazione mono
polistica, riducendo l’industria leggera ad appendice dei grandi monopoli elettrici, chimici, siderometallurgici e meccanici. La struttura monopolistica della grande industria soffocò le piccole e medie imprese, alle quali il capitale finanziario non lasciò neppure quei lievi margini di cui avevano potuto godere durante la prima guerra mondiale.
Il costo sostenuto dall’insieme del popolo italiano per la guerra d’Etiopia (v.), secondo modeste valutazioni di parte fascista come quelle rese note dal professor Gino Arias, fu di circa 30 miliardi di lire per i 3 esercizi dal 1934 al 1937. I magnati dell’industria pesante realizzarono in quegli anni profitti enormi. A partire dal 1935, tutto il commercio estero venne subordinato alle necessità[...]
[...]nsapevolezza che, a partire dal 1942, fece sorgere in seno a taluni gruppi i primi elementi di frattura: se i siderurgici (più legati al bilancio dello Stato) erano disposti ad accettare le direttive del piano proposto secondo le esigenze dell’economia tedesca, la Fiat e la Montecatini puntavano su soluzioni di compromesso e i gruppi più solidi, i grandi trust idroelettrici, si ribellavano apertamente alla prospettiva di mettersi agli ordini dei monopolisti tedeschi e di lasciarsi rinchiudere nello spazio angusto che l’imperialismo tedesco trionfante avrebbe assegnato a quello italiano.
Il contrasto si acuì col volgere delle sorti militari. Allorché cominciò
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LA SALA FIAT ALLA RASSEGNA “TORINO E L’AUTARCHIA,
La partecipazione della FIAT a una mostra industriale del regime (Torino, 18.11.1938)