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Il segmento testuale ministerialismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 14Entità Multimediali , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 466

Brano: Secolo, Il

ti dei ceti popolari, già in crisi nel progressivo emergere della natura e dei programmi del movimento operaio, non saranno in grado di sostenere neM’ultimo scorcio del secolo il confronto con le iniziative di orientamento e di organizzazione politica de\\’“Avanti!” (v.).

Dal “ministerialismo" al fascismo

Nel periodo giolittiano “Il Secolo” rispecchiò ancora una volta l’orientamento del Partito radicale (v.), assai contraddittorio in questa fase storica, nell’incapacità di confrontarsi con le nuove ideologie e rinnovarsi a contatto di esse, e in un « larvato ministerialismo » sempre più chiuso, finché l’avventura libica e il conflitto mondiale inflissero

il colpo di grazia non tanto alla sua struttura organizzativa e ai suoi programmi, quanto ai superstiti miti dell’azione direttiva di Cavallotti: l’anticolonialismo e l’antimilitarismo.

Nella crisi seguita alla Prima guerra mondiale, che vide vanificarsi

il fondamento stesso delle formazioni politiche dell’Italia moderna, il quotidiano seppe mantenere quel carattere e quella dignità che costituivano i capisaldi del rigore della sua tradizione, anche se non fu esente da alcune manchevolezze che la critic[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 451

Brano: [...]ito: difendere gli spazi conquistati dalle scuole confessionali durante il fascismo, per servirsene come trampolino di lancio per ulteriori conquiste.

In una situazione che tendeva a riproporre solo la stantia polemica fra clericali e anticlericali, non sarebbe mancato lo spazio a una terza forza, non legata agli opposti dogmatismi, ma anche questa possibilità venne frustrata dalle contraddizioni interne al Partito d’A

zione, diviso fra il ministerialismo conservatore di alcuni suoi pur prestigiosi esponenti (Omodeo, De Ruggiero) e la volontà di trasferire nella scuola italiana esperienze e intuizioni educative democratiche più avanzate.

In un numero della rivista La nuova realtà, organo del movimento femminile del P.d’A., il 27.2.1945 si auspicava come fondamento e scopo finale della scuola rinnovata non un ritorno puro e semplice al l’educazione “apolitica” del giolittismo, che aveva agevolato la vittoria del fascismo proprio perché non aveva dato alle masse gli stumenti critici per comprenderne la natura e la forza morale per combatterlo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 367

Brano: [...]
mitato ma sicuro margine di consenso (1.850.000 voti, circa il 7% dell'elettorato), su cui anche in seguito il partito di Saragat potè grosso modo contare.

Nella vicenda successiva sono da notare, oltre la collaborazione ai governi centristi guidati dalla D.C. (iniziata a fianco dei repubblicani alla fine del 1947), l'oculatezza con cui Saragat, più che governare, pilotò il partito, stando attento a non accedere a un costante e irriversibile ministerialismo. Vicepresidente del Consiglio dei ministri nel quarto e quinto governo De Gasperi (cioè dal dicembre 1947 al novembre 1949), si dimise da tale carica per riassumere la segreteria del P.S.L.I. che mantenne fino al 1954, quando tornò al governo come vicepresidente nel gabinetto Sceiba e poi in quello Segni (1957). Tuttavia il governo ScelbaSaragat, nel 195455, subito dopo il mancato successo della legge elettorale maggioritaria del 1953, andò certamente oltre una linea “moderata” e fu coinvolto in notevoli spunti di reazione autoritaria.

Dal 1956 in poi (incontro di Pralognan), Saragat si mo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 226

Brano: [...]erato ma inevitabile, venne interpretato dai socialisti come conseguenza delle scelte locali della Camera del lavoro. L’ingresso dei socialisti nel municipio, in posizione minoritaria ma di una certa efficacia amministrativa (basti ricordare l’azione dell’assessore all’igiene Tullio RossiDori a e quella di Giovanni Montemartini) prefigurò il successivo orientamento dei riformisti collaboratori. Il « comunalismo romano » fu un’anticipazione del « ministerialismo » o « ministeriabilismo » (termini con cui verrà negativamente definita l’andata al governo, a qualunque costo, dei socialisti) .

Comunque il partito si interrogava, discuteva sul proprio ruolo alla luce delle fratture e delle mancate ricomposizioni. Non piaceva più la politica del doppio binario attuata in passato (via libera al popolo in piazza e contrattazione ai vertici) e le varie correnti spingevano alle estreme conseguenze la rispettiva prassi. Il riformismo partoriva i “ministeriali”, mentre al sindacalismo rivoluzionario, rapidamente esauritosi, si sostituiva un composito insieme [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 117

Brano: [...] Edizioni della Federazione provinciale minatori di Grosseto.

Niccolai, Adelmo

N. a Sambuca Pistoiese il 4.9.1885, m. a Velletri il 19.3.1948; avvocato.

Militante socialista fin dagli anni degli studi universitari, compiuti a Bologna, nel 19045 diresse il sindacalismo rivoluzionario ferrarese. Nel 1906, dopo il X Congresso del P.S.I., fu espulso dall'unione socialista bolognese, insieme ad altri sindacalisti, per la sua opposizione al « ministerialismo » del partito. In contrasto con gli anarcosindacalisti ferraresi, tentò allora di fondare un nuovo « Partito socialista rivoluzionario ». Più tardi, eletto presidente deH’Amministrazione provinciale di Ferrara, assunse una decisa posizione contro l’intervento italiano nella Prima guerra mondiale.

Rientrato nel P.S.I. neH'immediato dopoguerra, si allineò sulle posizioni di Giacinto Menotti Serrati e si fece promotore della rifcostruzione del Partito nel Ferrarese. Eletto deputato del P.S.I. nel 1919, si prodigò come avvocato difensore in numerosi processi contro lavoratori. Preso di mira da[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 319

Brano: [...]la intransigente a quella riformista, fin dal 1896 il Ferri assunse una posizione mediana. Nella tattica elettorale sostenne la transigenza nei ballottaggi politici e amministrativi.

Nel congresso socialista di Imola, pur votando l’ordine del giorno di Arturo Labriola, (ispirato a un'assoluta intransigenza) si dichiarò convinto che « programma massimo e programma minimo, fine rivoluzionario e movimento riformista, intransigenza e transigenza, ministerialismo e opposizione, sono gli inseparabili aspetti di una sola reale unità sottostante, come materia e forza » [Il Socialismo, 1, 1415,209).

La lotta politica in corso e le opposizioni di linea venivano da lui ricondotte, in modo acritico, a differenze di temperamento individuale o di ambiente, ma non a un insanabile dissidio sui mezzi per arrivare al socialismo, se riformisti o rivoluzionari; la «rivoluzione» era per il Ferri non tanto il mezzo propulsore dell'avanzata al socialismo, ma il socialismo stesso, sicché II mezzo era confuso con il fine. Nel dilagare delle lotte di tendenza all'inter[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine ministerialismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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