Il segmento testuale marxismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 2070Analitici , di cui in selezione 92 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici) |
da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre
Brano: [...]953). Cremona.
Gli animali parlanti. Roma, Edizioni di cultura sociale, 1953. Le favole della volpe. Roma, Edizioni di cultura sociale, 1953.
LuDovIco GEYMONAT, Saggi di filosofia neorazionalistica. Torino, Einaudi, 1953.
RAPrAETE CIAMPINI, Gian Pietro Vieusseux. Torino, Einaudi 1953.
JEAN JAuRis, Storia socialista della Rivoluzione francese. II: L'opera della Costituente. Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953.
(Continua a pag. 632)
Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàes
Einaudi ci ha dato un nuovo volume di Giorgio Lukacs. Si tratta di una raccolta di saggi scritti fra il '35 e il '45, teorici e di critica applicata, spesso legati a un'immediata necessita polemica. Così i saggi Narrare o descriverei e La fisionomia intellettuale dei personaggi artistici ebbero origine dal dibattito sul formalismo e il naturalismo sviluppatosi in U.R.S.S. nel 1936, il carteggio con la Seghers risale alle discussioni avvenute in Germania nel 1938 sull'espressionismo e lo stesso saggio teorico di apertura sull'estetica marxista riflet[...] [...]un po' professorale), la ricchezza di motivi, di spunti, di analisi critiche particolari, di esempi tratti da questo o quello scrittore : Balzac e Flaubert, Tolstoi e Gorki, Shakespeare e Ibsen e Dickens e Schiller e Zola fino a Dos Passos. E' forse da quell'occasione polemica che i saggi ritraggono — d'altra parte — tutto ciò che di provvisorio, d'impreciso, di schematico un lettore attento può ritrovarvi.
Il titolo del libro è allettante : Il marxismo e la critica letteraria. Da noi, in Italia, si è discusso spesso di questo problema e non sempre in modo chiaro e con risultati soddisfacenti. Possiamo anzi dire che una critica letteraria marxista in Italia ancora non esista, che abbiamo avuto alcuni tentativi un po' goffi e schematici e, da parte dei migliori, un cauto muoversi verso un più coerente storicismo. Le stesse intuizioni e gli stessi spunti geniali di Gramsci non hanno trovato i critici capaci di elaborarli in modo sistematico. Eppure, mai come oggi la critica letteraria italiana ha avuto bisogno di un nuovo orientamento. Oggi ch[...] [...]he), tuttavia è tale il respiro della sua ricerca, la novità e la giustezza di molte sue impostazioni, la vastità degli interessi, l'acutezza dei giudizi che non a torto può essere considerato il libro di critica letteraria più vivo che sia uscito in Italia in questo dopoguerra.
Alla base delle impostazioni e dei giudizi di Lukàcs vi sono due elementi fondamentali. In primo luogo la concezione dell'arte come conoscenza della realtà, propria del marxismo, e in secondo luogo l'esperienza di gusto, del grande realismo europeo dell'800, soprattutto di Goethe, di Balzac e di Tolstoi. Abbiamo detto la concezione dell'arte come conoscenza della realtà, propria del marxismo : e volevamo con questo appunto distinguerla da altre concezioni dell'arte come conoscenza. Anche per l'idealismo .l'arte è una delle forme del conoscere: ma è un conoscere che crea esso stesso l'oggetto della sua conoscenza. L'oggetto della conoscenza è il riflesso della attività conoscitiva del soggetto: Per dirla con Lenin, si va dal pensiero all'esistenza, dalla, sensazione alla materia mentre il marxismo, il materialismo dialettico, .va dall'esistenza al pensiero, dalla materia alla sensazione. L'arte è, quindi, per il marxismo, conoscenza di una realtà che esiste indipendentemente dall'attività del soggetto, che ha le sue leggi oggettive di sviluppo, le sue tendenze fondamentali. Acutamente osserva il Lukàcs che questa teoria non costituisce affatto una novità: che essa era adombrata nel pensiero di alcuni grandi filosofi del passato (per esempio Aristotele) ,e soprattutto era presente nella coscienza di tutti i grandi artisti :
a La meta di pressochè tutti i grandi scrittori fu la riproduzione artistica della realtà; la fedeltà alla realtà, l'appassionato sforzo di restituirla nella sua totalità e integrità, furo[...] [...]arte conosce? Essa ha vari gradi : la superficie del mondo, « i fenomeni casuali, momentanei, puntuali », e « gli elementi e le tendenze più profondi, che si ripetono secondo leggi determinate, pur mutando a seconda del mutare delle circostanze ». L'arte è appunto conoscenza di questi tratti essenziali della realtà e non dei fenomeni mutevoli : anche se non si può prescindere dal rapporto dialettico che lega i fenomeni all'essenza. Per questo il marxismo è contrario a ogni naturalismo, alla riproduzione fotografica e quindi superficiale della realtà, co. me è contrario a ogni formalismo, a una rappresentazione artistica, indipendente dalla realtà, ic che si arroghi il diritto di trasformarla e di stilizzarla a piacere ». Per questo la categoria fondamentale dell'arte è quella della tipicità. E tipico non è il simbolo astratto nè la media delle caratteristiche di singole individualità : tipico è la tendenza fondamentale che si può ritrovare in ogni singolo frammento di realtà, e che bisogna riuscire a cogliere senza astrarla dall'individuo con[...] [...]torico n.
Non è chi non veda come questa teoria risolva l'annoso problema della differenziazione fra il modo di conoscere dell'arte e quello della filosofia e della scienza. Problema che ha angustiato per decenni il pensiero idealistico il quale, di volta in volta, ha dato la preminenza all'uno o altro modo del conoscere : o, con il Croce, ha cercato di risolvere il problema abolendolo ed elaborando il concetto di distinzione. Problema che il marxismo pone in modo completamente diverso poichè non distingue e dialettizza due tipi di attività spirituale, ma distingue due modi di conoscere due aspetti diversi della realtà oggettiva. E non è chi non veda come, nel concetto del tipico, siano accolte le giuste esigenze di autonomia dell'arte rispetto alle altre forme di attività umana e insieme la giusta esigenza di un legame profondo dell'arte con la situazione storica da cui sorge. Perchè a questo ha portato la dottrina idealistica dell'autonomia dell'arte : non soltanto alla conclusione (del resto abbastanza ovvia) che un'opera d'arte è una c[...] [...]ialistica. Ma soprattutto convince poco l'incapacità del Lukàcs (almeno in questi saggi) a porre a confronto le formulazioni generali della estetica marxista con quella delle estetiche più avanzate delle filosofie borghesi, ad affrontare con le nuove armi i problemi che queste estetiche avevano posto e che bisogna risolvere o confutare o portare su un altro piano, ma non ignorare.
Non basta ad ogni momento polemizzare contro le deformazioni del marxismo, contro il marxismo volgare, contro il fantoccio che hanno costruito i pensatori borghesi per divertirsi ad abbatterlo. Non basta ricordare ad ogni pagina che il rapporto fra la struttura economica — determinante in ultima istanza dello sviluppo. storico — e la sovrastruttura ideologica, filosofica o artistica che sia, non è meccanico e immediato, ma dialettico e mediato. Non basta ricordare che, se anche il processo della storia, per il marxismo, è unitario e di conseguenza nessuno dei rami della scienza e dell'arte può avere una sua storia autonoma, tuttavia non bisogna interpretare quell'affermazione in modo schematico e bisogna riconoscere che ogni campo dell'attività umana si riallaccia, criticandole o sviluppandole, alle esperienze culturali precedenti. Non basta far notare che Marx ed Engels riservavano la loro ironia più feroce per la cosiddetta arte a tesi, cioè l'arte propagandistica, e che ben più profonda era la loro concezione della tendenziosità o partiticità dell'opera d'arte (che, per essere conoscenza della realtà, no[...] [...]er essere conoscenza della realtà, non può non rispecchiare la tendenza di sviluppo della realtà stessa). E non basta nemmeno formulare in modo sufficientemente esatto i principi generali di una estetica. marxista. Perchè tutto questo rimarrà schematico ed astratto — e in fondo sintomo di una posizione difensiva — finchè non entrerà in contatto, per dissolverla, con la problematica del. pensiero borghese. Polemizzare contro le def ormazioni del marxismo è cosa sacrosanta : ma non bisogna eludere i problemi fondamentali posti dall'estetica borghese, come quello della autonomia dell'arte (cui abbiamo accennato, ma che il Lukàcs non tratta), della dialettica di contenuto e forma, del carattere eterno e metastorieo di alcuni sentimenti che l'arte ha espresso in alcuni personaggi, del rapporto nell'esame di un'opera d'arte fra giudizio storicosociale e giudizio « estetico ».
Pena di vedersi tornar fuori quei problemi ad ogni momento della nostra indagine : pena soprattutto il pericolo di cadere in una esposizione astratta e dottrinaria. E' quest[...] [...]onfronti di questi autori meno precisa e insistente è la polemica che non scende quasi mai — come avviene invece per i naturalisti e in specie per Zola — a una analisi minuta di opere, di personaggi, di posizioni concrete. Si ha l'impressione, cioè, che si ripeta — anche in questo settore
la posizione in fondo difensiva già notata nelle questioni più propriamente teoriche. Lì si appun. tavano gli strali della polemica contro le deformazioni del marxismo, qui contro le deformazioni del realismo : lì si eludevano i problemi più scottanti posti dalle estetiche più avanzate del pensiero borghese, qui si eludono le posizioni e i testi più suggestivi e sfuggenti della letteratura decadente borghese.
Tuttavia non è questa l'obiezione più importante che ci sembra si debba rivolgere allo schema critico di Lukàcs. Il quale ci sembra difettoso soprattutto ' perché scaturisce quasi a priori da una premessa teorica e ideologica. Stabilito il tipico come categoria fondamentale dell'arte e individuato questo tipico in una determinata stagione della letter[...] [...]ma di Lukàcs di intermedi che pure costituiscono il tessuto dialettico nello sviluppo storico. E forse non è sbagliato pensare che — sia pure per un periodo di storia letteraria completamente . diverso — lo schema desanctisiano di interpretazione del nostro ottocento (scuola democratica e scuola cattolicoliberale) finisca per essere uno strumento molto più efficace di comprensione storica e un modulo critico in fondo più vicino alle esigenze del marxismo di quanto non sia lo scheda di Lukàcs di interpretazione della letteratura europea dell'ultimo secolo. Un simile errore si risente anche quando Lukàcs coglie con grandissima acutezza alcuni aspetti della cultura contemporanea, quando, ad esempio riesce ad individuare il processo di buco=
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cratizzazione a cui è sottoposto l'intellettuale moderno da parte dell'attuale classe dirigente. Il richiamo alle posizioni leninista del Che fare? sulla differenza fra tribuno del popolo e burocrate — anche se giusto in ultima istanza — è troppo mec canico, poco dia.lettizzato con una ricerca[...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani
Brano: Norberto Bobbio
NOTA SULLA DIALETTICA IN GRAMSCI
1. Il tema centrale per lo studio del marxismo teorico è pur sempre il tema della dialettica. Che significa « dialettica »? Che significa, in particolare, « dialettica » nel linguaggio marxistico? Ha il termine « dialettica » un significato univoco? Se ha piú significati, qual rapporto vi è tra gli uni e gli altri? Se alcuni significati sono tra loro eterogenei, è legittimo, o almeno opportuno, l'uso di un termine unico? Nonostante il numero incalcolabile di pagine scritte sull'argomento, rimangono pur sempre zone d'ombra, che meriterebbero di essere illuminate con metodo analitico rigoroso. Si ha l'impressione che nel linguaggio quotidia[...] [...]termine « dialettica » un significato univoco? Se ha piú significati, qual rapporto vi è tra gli uni e gli altri? Se alcuni significati sono tra loro eterogenei, è legittimo, o almeno opportuno, l'uso di un termine unico? Nonostante il numero incalcolabile di pagine scritte sull'argomento, rimangono pur sempre zone d'ombra, che meriterebbero di essere illuminate con metodo analitico rigoroso. Si ha l'impressione che nel linguaggio quotidiano del marxismo il termine « dialettica » abbia eccessiva fluidità, e nasconda tra le sue pieghe significati vari mal connettibili tra loro, che sono poi la maggior fonte di confusione e d'inutili dispute.
Gramsci è uno scrittore marxista. Usa egli il termine « dialettica » e come lo usa? Ha il termine « dialettica » nel suo linguaggio un significato univoco? Quali sono i diversi significati del termine nel linguaggio gramsciano? Tra i diversi significati, quali sono i prevalenti? Ha il concetto di dialettica rilievo nel pensiero di Gramsci? È un concetto centrale o marginale nel suo sistema dottrinale? Qua[...] [...]nuova tecnica » 1. Non ci interessa qui la questione della tecnica; ci interessa l'affermazione che per Gramsci la dialettica è un nuovo modo di pensare, anzi una nuova filosofia. In questo senso egli si riallaccia alla nota tesi marxiana ed engelsiana, secondo cui il metodo dialettico era stato il lato rivoluzionario di Hegel, e aveva segnato una svolta nella storia della filosofia. Il legame tra dialettica e rivoluzione filosofica compiuta dal marxismo, è ribadito ancor piú esplicitamente in un passo, anch'esso di origine engelsiana, nella polemica con Bukharin: « La funzione e il significato della dialettica possono essere concepiti in tutta la loro f ondamentalitd, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni delle vecchie società » 2. Questa « fondamentalità » della funzione e del significato[...] [...]ntegrazione dell'unità del materialismo storico; unità che egli ritiene fondata esclusivamente sull'uso del metodo dialettico.
Si osservi che questa insofferenza per la separazione della dialettica « come specie di logica formale », dal corpo delle dottrine marxistiche, è ribadita anche a proposito della Storia del materialismo del Lange. Gramsci ritiene che quest'opera sia stata la causa di alcune grossolane interpretazioni materialistiche del marxismo, le quali hanno fatto del marxismo una dottrina materialistica corretta dalla dialettica, ma, ciò
M. S., p. 132.
2 M. S., p. 129.
3 M. S., pp. 128129.
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facendo, — qui ritorna il suo concetto principale — si è assunta la dialettica come « un capitolo della logica formale e non come essa stessa una logica, cioè una teoria della conoscenza » 1.
Proprio perché la dialettica è un nuovo modo di pensare, una nuova filosofia, è un modo di pensare difficile, non da tutti: essa va contro il senso comune, che è dogmatico e si fonda sulla logica formale, mentre essa è critica, è la critica per eccellenza e[...] [...]igioniera degli schemi astratti della logica formale » 3.
L'interesse che Gramsci aveva per il problema della dialettica può anche essere testimoniato dal progetto che egli andava accarezzando di approfondirne lo studio: in un passo bibliografico sono citate, come opere da cercare, la Dialettica dei Padri Liberatori e Corsi, e i due volumi Dialettica di Baldassarre Labanca, oltre al capitolo « Dialettica e logica » nei Problemi fondamentali del marxismo di Plekhanov 4.
3. Quanto all'uso del termine « dialettica » (e derivati), si trovano nella pagine di Gramsci i diversi significati che il termine ha assunto nel linguaggio marxistico. Si possono distinguere almeno due significati fondamentali: il significato di « azione reciproca » e quello di « processo per tesi, antitesi e sintesi ». Il primo significato appare quando l'aggettivo « dialettico » è unito a « rapporto », « nesso », e forse anche « unità »; il secondo, quando è unito a « movimento », « processo », « sviluppo ». È inutile dire che i due significati sono nettamente diversi. Qua[...] [...]ma sono termini a relazione biunivoca, nel senso che, come gli intellettuali influiscono sulla massa dando ad essa la consapevolezza teorica delle sue aspirazioni, cosí la massa in fluisce sugli intellettuali, dando ad essi, con l'espressione dei propri bisogni, una funzione storica reale. Gl'intellettuali decadono quando il nesso si rompe. Del resto, questo rapporto tra intellettuali e massa non è che un aspetto del rapporto fondamentale per il marxismo e per Gramsci, a cui si applica il principio dell'azione reciproca, voglio dire del rapporto fra teoria e pratica. Parlando di identità di teoria e pratica, Gramsci intende identità dialettica nel senso di teoria che si giustifica praticamente e di pratica che si giustifica teoricamente. Leggo il passo che mi sembra piú significativo: « Se il problema di identificare teoria e pratica si pone, si pone in questo senso: di costruire su una determinata pratica una teoria che, coincidendo e identificandosi con gli elementi decisivi della pratica stessa, acceleri il processo storico in atto, renden[...] [...]40. Il corsivo è mio. Si veda anche p. 230.
3 M. S., p. 33. Il corsivo è mio.
4 M. S., p. 40. Il corsivo è mio.
Norberto Bobbio 79
lettica » in confronto al precedente risulterà da quel che diremo nel paragrafo successivo. Basti dire, ancora, in questa sede di analisi puramente terminologica, che la dialettica come concezione della storia (e della natura) è legata strettamente all'idea che la realtà storica (e, secondo le interpretazioni del marxismo, anche quella naturale) sia contraddittoria,
e che la dialettica sia lo strumento adeguato per comprenderla, e, cornprendendola, superarne le contraddizioni. Ora, il rapporto fra filosofia
e consapevolezza delle contraddizioni è sempre presente nel pensiero di Gramsci, nel quale il marxismo è, in quanto filosofia, superiore alle filosofie precedenti, e quindi anche allo hegelismo, solo nella misura in cui ha acquistato piú piena consapevolezza delle contraddizioni, e si pone, anzi, da se stesso came un elemento della contraddittorietà della storia. « In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma
e uno sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, è la coscienza piena delle contraddizioni, in cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gruppo sociale,[...] [...]olo comprende le contraddizioni ma pone se stesso come elemento della contraddizione, eleva questo elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare di Bukharin. In un passo, lamenta che il Saggio popolare non sciolga uno dei nodi teorici del marxismo, vale a dire, appunto « come la filosofia della prassi abbia " concretato " la legge hegeliana della quantità che diventa qualità » 2. Altrove si vale del principio in funzione polemica contro l'evoluzionismo volgare « che non può conoscere il principio dialettico col passaggio della quantità alla qualità » 3; altrove, ancora, contro la teoria della previsione nella storia, che parte dal presupposto che le forze contrastanti siano riducibili a quantità fisse, mentre cid non accade perché « la quantità diventa continuamente qualità » 4.
1 M. S., pp. 9394. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 163.
[...] [...]quantità diventa continuamente qualità » 4.
1 M. S., pp. 9394. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 163.
3M.S.,p.125.
4 M. S., p. 135.
80 I documenti del convegno
4. La funzione del concetto di dialettica nel pensiero gramsciano è centralissima, ed è legata quasi esclusivamente al secondo significato sopra illustrato che è, come si è detto, il significato genuino hegelianomarxistico. Il concetto di dialettica serve a Gramsci per caratterizzare il marxismo come filosofia nuova, e a dare battaglia, secondo l'interpretazione di Marx piú volte ripetuta da Engels, su due fronti: contro l'idealismo hegeliano, che è dialettico, sí, ma fa un uso speculativo della dialettica, e contro il materialismo volgare che è, sí, antidealistico, ma non è dialettico. Hegel, per Gramsci, ha avuto il merito di presentare tutte in una volta, seppure in un romanzo filosofico, le contraddizioni che prima risultavano soltanto dall'insieme dei sistemi. Ha dialettizzato i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo, ma in modo speculativo, onde è ris[...] [...]a piuttosto nelle vesti di un nuovo signor Dühring 3. Chi abbia presenti le pagine che il giovane Marx dedica alla critica della filosofia speculativa di Hegel (pagine che peraltro Gramsci non poteva conoscere), troverà frequenti analogie in alcune pagine che Gramsci dedica a Croce. Il vizio fondamentale della filosofia di Croce è per Gramsci di essere ancora una filosofia speculativa, e in tal modo egli ritorce l'accusa che Croce aveva mosso al marxismo di essere una filosofia teologizzante per
1 M. S., p. 132. Il corsivo è mio.
2 P., p. 190.
3 Si veda, ad esempio, M. S., pp. 44, 200.
82 I documenti del convegno
aver ripresentato nella struttura il principio di un dio ascoso 4. Basterà ricordare un passo fra i molti che si potrebbero scegliere: « La filosofia del Croce rimane una filosofia " speculativa " e in ciò non è solo una traccia di trascendenza e di teologia, ma è tutta la trascendenza e la teologia, appena liberate dalla piú grossolana scorza mitologica » 2. Solo la filosofia della prassi si è liberata da ogni residuo di trasce[...] [...]eva frainteso la dialettica; per Gramsci, il concetto che Croce ha della dialettica non corrisponde alla conoezione genuina hegelianomarxistica, anzi rappresenta « una... mutilazione dell'hegelismo e della dialettica » J. È lo stesso errore che Marx rimprovera a Proudhon in un celebre passo della Miseria della filosofia, cosí spesso citato da Gramsci nei momenti cruciali da farcelo annoverare fra le fonti piú importanti della sua riflessione sul marxismo 2. Marx accusava Proudhon di aver frainteso il significato della dialettica, che è movimento di opposti o passaggio dall'affermazione alla negazione e alla negazione della negazione, dal momento che aveva preteso di distinguere in ogni evento storico il lato buono e il lato cattivo, e conservare il primo eliminando il secondo. E spiegava: « Ciò che costituisce il movimento dialettico è la coesistenza dei due lati contraddittori, la loro lotta e la loro confusione in una nuova categoria. Basta in realtà porsi il problema di eliminare il lato cattivo, per liquidare di colpo il
1 M. S., p. 185.[...]
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da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20
Brano: [...] ». E ciò anche a costo di prestare il fianco ad una provvisoria soddisfazione dei sociologhi descrittivi alla Monnerot, i quali potrebbero pensare di aver finalmente trovata una verifica a qualcuna delle loro astoricistiche e vuote equazioni di uguaglianza fra tutte le dittature. Del resto il termine « dittatura », come ognuno sa, non ha mai spaventato il forse duro, ma reali stico, linguaggio marxista. La « dittatura del proletariato » fu, dal marxismo, pronosticata e realizzata come inevitabile punto di passaggio, strettoia obbligata della conquista del potere della classe operaia per giungere, nello slargo, all'eliminazione delle classi ed alla realizzazione della società socialista prima, e comunista poi.
Ma il termine « dittatura del proletariato » non è, nei classici del marxismo, mai considerato come un termine da accettarsi integralmente ma, piuttosto, da usarsi in senso paradossale: sotto
` lineatura sprezzante di una fase necessaria, ma da superarsi appena possibile, punto in cui la liberazione dalla stratificazione della società in dominio di classe ha un estremo bisogno di un ultimo dominio di classe capovolto: gli oppressi governano gli oppressori. Un male alla rovescia e, perciò, in definitiva, un bene, purché sappia, a sua volta, raddrizzarsi, per essere finalmente un bene autentico e senza residui.
(*) Nota; La numerazione dei capitoli non ê progressiva, m[...] [...]scientifico di rilevamento delle strutture, del loro funzionamento, dei loro rapporti, che può essere effettuato solo sulla materia viva, e con la più ampia compartecipazione degli specialisti e di tutti i cittadini interessati.
Tuttavia ha senso almeno il « porre » queste domande, per una ragione di principio culturale. La cultura (e per cultura in
ROBERTO GUIDUCCI 51
tendiamo un atteggiamento creativo e critico a tutti i livelli) anche x1el marxismo (soprattutto nel marxismo) ha diritto di esaminare e studiare le forme della politica anche nel momento in cui si manifestano e si muovono. Il « controllo democratico » non è limitato a verificare soltanto se i funzionari o i dirigenti fanno il loro dovere così come è stabilito, ma si estende a verificare se le forme in cui operano gli organi legislativi ed esecutivi sono le più adatte e rispondenti ai bisogni, alla situazione, alla natura democratica che pretendono avere. Lo Stato socialista non può quindi essere concepito come il deposito dei risultati sociali definitivamente conseguiti, ma come un organismo vivente[...] [...]» è ottenibile soltanto attraverso nuove forme che quel « più » appunto consentano e producano.
3) Pluralità borghese e pluralità socialista.
Superato il livello della lotta di classe e dei suoi strascichi, non per questo si possono dire superate possibili forme di contrasto nella società socialista (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro), superabili solo nella società comunista teorizzata da tutti i classici del marxismo (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni). E probabile che, appunto per evitare le possibilità del formarsi di correnti interessate nel proprio « particulare » (ad esempio, questione dei contadini rispetto agli operai), nell'URSS si tenga così fermo il
52 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
principio del Partito unico, come depositario di una solidarietà generale senza concessioni. In questo senso l'unicità del Partito supera appunto la pluralità esistente nella società borghese, che esprime una gamma di precisi interessi e li rappresenta. Caso nel quale non si può cert[...] [...]pluralità non esprime che la rottura delle volontà, degli interessi antagonistici e di classe. Sgomberato perciò il campo dalla trappola parlamentaristica con tutti i corollari della libertà apparente, rimane, in campo marxista, il problema di come rappresentare non già rinnovati particolarismi, pur in una società senza classi, ma autentiche e diverse alternative costruttive.
Qualche marxista ortodosso potrebbe, a questo punto, obiettare che il marxismo è scienza e quindi la sua determinazione, nascendo da un piano di scientificità, esclude le alternative, risolte ogni volta in una determinazione oggettivamente fondata. Occorre rispondere subito che qui affiora uno degli aspetti più sottili e pericolosi dello stalinismo ideologico: la scienza è una ed é quella che si fa, così che le altre alternative vanno eliminate perché non possono essere scientifiche. Da cui il ben fondato sospetto che l'eliminazione delle altre possibilità non derivi tanto dalla loro inutilità (in ogni caso lo spreco vaviloviano sarebbe stato ben piccolo rispetto alle p[...] [...]punto di vista di classe » e del « principio regolativo della produzione di decisioni universalmente valide ». Infatti lo stalinismo è meno un regime, un costume, una 'tirannia' che una accelerazione (parzialmente erronea: origine pratica dell'errore) della teoria della necessità
o meglio della 'tendenziale unanimità' che è di Marx e di Lenin. Anzi è probabilmente da spiegarsi, tale accelerazione, col non risolto meccanicismo sempre latente nel marxismo. Dalla pretesa marxista di rendere razionale
e verificabile, cioè scientifica, la dottrina della società (o economia politica) discende la nozione di Partito secondo Lenin, cioè di un organismo qualificato a farsi interprete scientifico della realtà e quindi quella di una sua 'infallibilità' relativa ad una situazione data. L'illusione (di carattere metafisico) che il margine di incontrollabilità (unio mystica) di tutti gli elementi del reale convogliati dall'esperienza del Partito fosse — paradossalmente — capace di assicurare in ogni momento un rendimentolimite; e il rifiuto di riconoscer[...] [...]Cinese ha soavemente ricordato ai sovietici). Ma é un fallimento 'in avanti'; e come agli errori della democrazia — diceva Masaryk — si rimedia solo con un di più di democrazia, così agli errori della obiettività e razionalità (o scientificità) dello sviluppo socialumano si rimedia solo con un di più di obiettività e razionalità. Nella sua lotta per l'attuazione di una totalità umana (e quindi 'tendenziale unanimità' o unità del genere umano) il marxismo può scambiare la parte per il tutto, e quindi errare; ma questo non accadrà, mai alla concezione liberale, per la quale la parte ha da rimaner sempre tale e l'uomo e la società in se stessi spartiti e divisi, si che il rapporto maggioranzaminoranza sia appena un remedium concupiscientiae, un retaggio della colpa originale. E dunque le strumentazioni liberali che, giorno dopo giorno, paiono introdursi nel mondo socialista non si interpretino come riconoscimento che il libero gioco dei gruppi di interessi, fondati in ultima istanza sulla parte di appropriazione del prodotto sociale, sia utile e[...] [...]MO
forma, ai giudizi (non della migliore), ma della, ancor fresca di fascismo, nostra democrazia borghese apparente ? È che l'ideologia e la prassi socialiste erano, in alcune loro parti, scadute al livello dell'avversario, che contavano, con falsa astuzia, di eliminare usando le sue stesse armi. Ma per l'ideologia e per la prassi marxista ogni uomo è infinitamente recuperabile, non esiste limite al rifarsi una vita, alla riabilitazione. Per il marxismo è esclusa la pena di morte e la punizione detentiva, il processo persecutorio, l'estorsione della verità e la confessione della menzogna, procurata ad arte. Per il marxismo non esistono i « mostri del genere umano », appunto perché la sua eticità consiste nel pretendere di fare di ogni uomo un uomo.
La pena che proviamo è di doverci trovare oggi a ripetere, davanti agli avversari ghignanti, ciò che già Metello sapeva a memoria e non dubitava sarebbe mai stato dimenticato. Non accettia mo peraltro di metterci « alla scuola occidentale » solo perché questi nostri avversari hanno potuto verificare in noi solo un passaggio attraverso una parte dei loro errori permanenti, farci dire e farci fare qualcuna delle loro abituali crudeltà, che sono ancora oggi, mentre il [...] [...]artito non solo governa, ma controlla. Nello stalinismo le due funzioni essenziali erano assorbite in una sola persona: governo autoritario, controllo autoritario. Esiste una ragione in questa « reductio ad unum » ? Esisteva. Fra le possibili vie di una « dittatura di classe » necessaria nel periodo di trapasso, si era scelta la più breve e tradizionale: quella del potere concentrato. L'idea della scientificità, data per implicita e scontata nel marxismo, oscurò la possibile visione di una organizzazione scientifica da costruirsi. Oggi, di fronte al quesito di come possa accadere che in una fabbrica sovietica, diretta da tecnici eccellenti, sollecitata politicamente, e dove l'operaio dá piena adesione al lavoro fino alle forze più « eroiche » di stakanovismo, la produttività sia più bassa che negli Stati Uniti (vedi ad es. rapporto di Krusciov pag. 117, per l'agricoltura) non si potrebbe che rispondere: mancanza di organizzazione scientifica.
L'ideologia si muoveva su due piani distinti: l'uno, altissimo depositario di valori fissi, l'altro [...] [...]uto coercitivo. Lo Stato autoritario della dittatura del proletariato si scioglie (non si liberalizza) in uno « Stato funzionale », in una nuova forma organizzativa, operativa e quindi democratica senza residui. « Invece del governo sugli uomini, si avrà l'amministrazione delle cose e la direzione dei processi di produzione » commenta Engels nell'« An.tidühring ».
L'antica concezione roussoiana della <« volontà generale », passata attraverso il marxismo, trova finalmente la sua incarnazione reale nella pianificazione organica, dove l'esercizio della sovranità e l'educazione alla libertà convergono e coincidono.
6) Passato e futuro del Partito
Il « Partito » concepito, secondo Lenin, come « forma suprema dell'unione di classe del proletariato » e, secondo Stalin, come « corpo politico della classe operaia », « stato maggiore di lotta del proletariato », « parte inseparabile della classe » e, insieme, « reparto organizzato di essa », « necessario al proletariato per conquistare e mantenere la dittatura », « strumento della dittatura » (Q.d.L[...] [...]rtito di sinistrá (e forse per questo ci interessa tanto la posizione delle centinaia di milioni di cittadini sovietici o delle democrazie popolari, che sono senza partito pur essendo all'interno del socialismo).
Ai primi ci permettiamo ricordare che é ormai verificabile scientificamente nella storia che se la cultura non è necessariamente partitaria, essa é sempre politica e quindi impegnata; ai secondi che, se la cultura é sempre politica, il marxismo non é e non deve essere necessariamente partitario.
Per i secondi aggiungiamo, per quanto riguarda il contenuto di questo e di altri scritti critici marxisti sullo stalinismo, che non pensiamo assolutamente che siano privi di errori, di valutazioni parziali, ecc. Anzi, pensiamo che errori ci siano e che solo un lungo discorso, qui appena iniziato, possa gradualmente scioglierli se condotto collettivamente.
E per i primi ed i secondi notiamo infine che, se per noi la fine del periodo staliniano è la chiusura di un'epoca oggettivamente costruttiva, non intaccata dai suoi errori che in misura [...]
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da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69
Brano: [...] come facciamo noi marxisti; il riconoscimento teorico dell'inevitabilità del fondamento di classe nella pretesa di universalità sociale da parte dell'avversario, non deve portare ad un relativismo autocritico, giacché tale pretesa, pur essendo riconosciuta inevitabile sul piano sociale ed economico, può essere criticata su quello teorico come contraddittoria e insostenibile, così come avviene per l'ideologia capitalistica del punto di vista del marxismo. Di conseguenza, non si tratta di compiere ritirate né concessioni, ma soltanto di comprendere storicamente la posizione reale dell'avversario, di polemizzare contro ciò che egli realmente intende e deve necessariamente intendere, partendo dal suo punto di vista.
Il principio realmente attivo che determina la tendenza all'universalità di una 'formazione sociale, risiede naturalmente
PROBLEMI DELLA COESISTENZA CULTURALE 3
nella struttura e nella dinamica della sua economia. Pertanto, una analisi veramente ampia ed esauriente della coesistenza dovrebbe prendere le mosse di qui. Ma poiché il [...] [...]produttive avrebbe potuto essere raggiunto soltanto nel socialismo. Dato i1 suo metodo schiettamente scientifico di analizzare soltanto le forze motrici che introducono il futuro e fare anche intorno a queste soltanto accenni generali che possano chiarirle come prospettive, egli non ha affrontato i problemi concreti del « regno della libertà », secondo la sua definizione posteriore. Le tendenze generali deformanti, sia teoriche sia pratiche, del marxismoleninismo nel periodo staliniano hanno come conseguenza che agli uomini che soffrono per il vuoto capitalisticamente deformato del loro ozio, alla base divenuta astratta del loro sviluppo umano, non si profila alcun modello socialista, non viene prospettata una via d'uscita socialista. Inoltre — e ancora una volta si tratta di un fatto di somma importanza — non esiste alcun sostituto immanente al capitalismo per la mancanza di una prospettiva socialista come modello e via d'uscita.
Ai nostri fini, é sufficiente aver indicato ,i contorni più generali di questo nodo di problemi. Abbiamo inteso [...] [...]logica in senso più
6 GEORG LUKACS
stretto tale lotta si verifichi da secoli, cioè fin da quando l'analfabetismo delle classi oppresse tende sempre più rapidamente a scomparire.
Naturalmente, in Occidente molti consideranno queste affermazioni una volgarizzazione della cultura. E tale sarebbe se si assumesse che ogni filosofia, ogni opera poetica etc. sia sorta soltanto allo scopo di adempiere a tale funzione nella lotta di classe. Ma il vero marxismo è ben lontano da tale concezione. Esso sa benissimo che, da un lato, ciascun ideologo è nato e cresciuto in un determinato Paese, in un.a determinata epoca, in una determinata classe. Le impressioni ed influenze che formano la sua personalità si rivelano, di necessità, in tutto il suo modo di pensare e di sentire e quindi anche nella sua produzione. Questo effetto dell'ambiente sociale può naturalmente essere anche di tipo repulsivo; così, ad esempio, Federico Engels, figlio di un industriale, divenne comunista.
Ciò modifica in modo sostanziale il contenuto di classe nel singolo, ma non può [...] [...]nno distrutto una ontologia religiosa che durava da più di un millennio, dando così una nuova fisionomia a tutte le lotte sociali sul terreno della concezione del mondo.
Se si vuole addivenire ad una valutazione realistica di tali lotte nel presente, bisogna intendere il concetto di concezione del mondo in senso assai vasto, ben oltre l'ambito della filosofia in senso stretto. Questa tendenza è sempre stata presente in modo assai accentuato nel marxismo, ma non certo esclusivamente in esso. Ad es., William James iniziò le sue lezioni sul pragmatismo con una citazione di Chasterton, il cui contenuto approvava senza
PROBLEMI DELLA COESISTENZA CULTURALE 7
riserve. Chasterton inizia i suai saggi con le parole: « Vi sono individui — ed io tra questi — che ritengono che per un uomo la cosa praticamente più importante sia la sua concezione del mondo. Per un affittacamere che esamina .il suo inquilino é certo molto importante conoscere le entrate di costui, ma ancor più importante é conoscere la sua filosofia ». Se si sviluppa fino in fondo quest[...] [...]iose o irreligiose, ad esso legate — abbia occupato questo spazio in nome di un irrazionalismo conforme al nostro tempo. E la polare complementarità di queste posizioni immediatamente antitetiche definisce sostanzialmente l'ambito delle concezioni del mondo dominanti in Occidente. Va a onore di Sartre di non potersi accontentare filosoficamente di questa polarità e di sforzarsi di continuo di superarla.
E' possibile contrapporre con successo il marxismo a questa problematicità di principio di tutte le concezioni del mondo, é poSsibile, cioè, tra di essi un dialogo fecondo? Certamente, non con gli eredi del periodo staliniano. Costoro alla raffinata manipolazione della conoscenza contrappongono soltanto una grossolana rigidezza, alla irrazionalità della prassi umana, delle questioni importanti dell'esistenza umana, soltanto una rigidezza dogmatica. E quando, nel periodo successivo al XXII Congresso, alcuni marxisti cercano di correggere la manipolazione dogmaticamente grossolana accettando qualcosa dalle filosofie occidentali — la semantica e[...] [...]ciò ora dobbiamo cercare di aiutarci da soli 0. Krusciov nél suo discorso a Bucarest ha applicato questo metodo di Lenin in modo coraggioso ed esatto alla nuova situazione, alle . affermazioni, esatte a suo tempo, di Lenin sul rapporta tra l'imperialismo e l'inevitabilità della guerra. Ciò significa, da un lato, che esiste tutta una serie di fatti nuovi, soprattutto econo mici, sia nel campo capitalista sia in quello marxista, che i classici del marxismo non poterono esaminare perché ai loro tempi non esistevano, e dall'altro, che Stalin ed i suoi seguaci hanno deformato su questioni importanti il metodo marxista, trasformandone la vitalità e l'apertura in irrigimento. I nuovi fatti della vita possono essere decifrati unicamente mediante una rinascita del metodo marxista, un riesame spregiudicato su questa base, non incorporando acriticamente riflessi borghesi altrettanto acritici del nuovo sviluppo nel metodo staliniano rimasto — nell'essenza — immutato.
III
Potrebbe sembrare che con tale analisi della situazione ideologica del capitalismo[...] [...]ntrario: soltanto attraverso questo bilancio critico del presente è possibile spianare la via del futuro, la via verso la coesistenza culturale, che si avrà inevitabilmente. A tal fine, la premessa evidente é la resa dei conti con l'eredità
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staliniana quanto alla concezione socialista del mondo. Ciò, naturalmente, vale soltanto per coloro che sono in grado di comprendere il carattere di concezione generale del mondo proprio del marxismo. Da Max Weber a Wrigth Mills, non sono pochi coloro che — in misura maggiore o minore — l'hanno compreso. E' difficile, invece, stabilire un dialogo su questo argomento con coloro che, come Madariaga, ritengono che la concezione del mondo di Lenin fosse: «O mi dài ragione o ti sparo». Per questo, Madariaga é rimasto sorpresa e urtato perché in un mio precedente l'ho nominato insieme a Enver Hodsha; per questo non ha compreso come il tertium corn parationis sia stato semplicemente l'adesione (presa di posizione affermativa) di entrambi alla guerra fredda e addirittura alla guerra calda. L'Occi[...] [...]orpresa e urtato perché in un mio precedente l'ho nominato insieme a Enver Hodsha; per questo non ha compreso come il tertium corn parationis sia stato semplicemente l'adesione (presa di posizione affermativa) di entrambi alla guerra fredda e addirittura alla guerra calda. L'Occidente — nel suo stesso interesse — dovrà comprendere che l'alternativa attuale della visione del mondo e del metodo socialisti é la scelta tra il ristabilimento del vero marxismo e la sua applicazione ai nuovi fenomeni del presente e l'irrigidirsi sui metodi deformati di Stalin, non già — come spesso si ritiene — tra Molotov e Köstler.
Se qui la lotta per trovare una via è evidente almeno ai pensatori più avanzati, la grande maggioranza concepisce 'la situazione ideologica dell'Occidente in modo indubbiamente troppo statico; né, sostanzialmente, ciò muta per il fatto che la valutazione pratica dello stato attuale assuma talvolta la forma di una ((critica della cultura ». Dietro questa staticità o questo sviluppo immutabilmente uniforme alla superficie, la realtà oper[...] [...]SISTENZA CULTURALE 15
questo terreno é possibile una manipolazione quanto mai raffinata, che spesso è più efficace di una manipolazione brutale. Infatti, mentre nel mondo socialista, dopo la crisi della teoria staliniana, concezioni del mondo fino allora tenute lontane stanno vivendo un periodo di prestigio acritico, la raffinata manipolazione che predomina a Occidente é ampiamente riuscita a diffondere nell'opinione pubblica la credenza che il marxismo sia una dottrina e un metodo totalmente superati, di cui non è affatto il caso di occuparsi seriamente; abbiamo già accennato, peraltro, alle eccezioni costituite dai migliori.
Io credo dunque che le due grandi trasformazioni, provocate dallo sviluppo economico, di cui abbiamo parlato sopra, porteranno a conoscere la concezione del mondo — le concezioni del mondo — dell'avversario, per poter realmente confutare il reale avversario di classe. La gran maggioranza delle lotte fra concezioni del mondo nel nostro tempo avviene ancora in modo tale che — nel migliore dei casi — viene «persuaso» sol[...] [...]mpossibile sfuggire ad esso. Ogni fatto importante scoperto, ogni apertura di un nuovo terreno metodologico, perfino ogni «scoperta» sensazionale, anche se inesatta, pone ciascuna concezione del mondo di fronte a una tale alternativa, e spesso le decisioni apparentemente ovvie, comode o radicali sono proprio le più pericolose. Casi, molti socialisti, nei quali l'irrigidimento contro l'Occidente ha indebolito la capacità critica di autodifesa del marxismo, negli ultimi tempi assai spesso hanno accettato acriticamente tutto ciò che viene dall'Occidente, come se il marxismo avesse perduto tutti i suoi poteri di immunizzazione.
QueSto saggio non intende pronunciare dei giudizi sui problemi ideologici, anche se l'autore non ha mai nascosto di essere un deciso seguace del marxismo. Ciò che qui si é voluto tentare é piuttosto di indicare la funzione sociale e la sorte sociale delle concezioni del mondo nel campo delle" formazioni sociali. Tale funzione consiste nella valutazione orientativa all'interno di un mondo sociale dato; la conoscenza della realtà concreta attuale e della prospettiva del suo sviluppo in questo caso non è per l'individuo fine a se stesso ma uno strumento per una vita vissuta pienamente. La verità dell'immagine del mondo, la giustezza della prospettiva, la forza liberatrice di contenuto dell'orientamento etico decidono della capacità di reSistenza [...] [...]ercato, al di là delle difficoltà attuali, specifiche e prevedibilmente condannate ad essere superate dallo sviluppo futuro, di accennare alle sue prospettive, che — eliminate le meschine polemiche attuali — annunciano, a quel che è dato di vedere, una sostanziale e aspra lotta ideologica tra i due sistemi. L'autore di questo saggio non vuole nascondere la sua persuasione che in questa gara tra concezioni dei mondo nella coesistenza culturale il marxismo, che avrà ritrovato se stesso e sarà ridiventato autentico, risulterà vittorioso.
GEORG LUKACS
(Traduzione di G. Panzieri Saija)
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. Cambareri, Il concetto di egemonia nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani
Brano: [...]e a dodici dalla apparizione in Italia del suo primo volume Lettere dal carcere che ha aperto la serie delle successive pubblicazioni, si presenta, nella attuale congiuntura storica, particolarmente efficace, sempre che i giudizi o le risoluzioni che necessariamente emergeranno da un tale ripensamento siano giudizi o risoluzioni operative e non già meramente contemplative, volte cioè a porre fine, almeno in Italia, alle deformazioni inaudite del marxismo, legittimate da una falsa interpretazione dei problemi che il XX Congresso del PCUS ha posto di fronte alla classe lavoratrice ed alla sua politica.
Quanto piú gravi e critiche si presentano le contingenze storiche tanto piú necessaria si presenta l'esigenza di un libero ricorso alle opere di quei pensatori che in modo autonomo e originale hanno saputo approfondire le diverse questioni del movimento proletario. E nessuno può negare che con Gramsci ci troviamo di fronte ad un pensiero di rara, originale potenza; pensiero dinamico, pensiero senza retorica, pensiero distruttivo e costruttivo, p[...] [...]i analizza i diversi problemi sino a pervenire ad una ipotesi risolutiva che non rimane astrazione concettuale, ma si invera nel « fatto » come prova
7.
88 I documenti del convegno
sperimentale, salto qualitativo, rispetto agli elementi analizzati. Questa impostazione metodologica riflette una forte esigenza di storicità reale e colloca il pensiero di Gramsci nell'ambito della corrente marxistaleninista, mentre dimostra, nel contempo, come il marxismo, da concezione universale del mondo, abbia in sé la capacità di articolarsi, particolarizzarsi per divenire espressione conseguente di nuclei nazionali storicamente e diversamente configurati pur rimanendo identico a se stesso. E questa la novità, la originalità del pensiero di Gramsci ed è questo quanto, a nostro avviso, in questi ultimi dodici anni di battaglie culturali, non è stato posto sufficientemente in risalto talché si è discusso con passione,. si è confutato seriamente il problema, per es., del dogmatismo, dell'ortodossismo nella concezione marxiana, laddove si trattava di pure cel[...] [...]r rimanendo identico a se stesso. E questa la novità, la originalità del pensiero di Gramsci ed è questo quanto, a nostro avviso, in questi ultimi dodici anni di battaglie culturali, non è stato posto sufficientemente in risalto talché si è discusso con passione,. si è confutato seriamente il problema, per es., del dogmatismo, dell'ortodossismo nella concezione marxiana, laddove si trattava di pure celie, di « trastulli piccoloborghesi ». Che il marxismo rettamente inteso possegga una interna difesa contro l'astratto dogmatismo, in quanto non può significare nulla come teoria, né può in alcun modo funzionare come metodo, se non nella piú stretta aderenza alla storia dalla quale nasce ed alla quale deve in ogni momenta ripetere la validità di una verifica scientifica, in funzione della trasformazione della società e della azione rivoluzionaria, ecco quanto il pensiero di Gramsci mirabilmente conferma ed ecco quanta non han saputo intendere coloro che si son lasciati avviluppare, di fronte allo incalzare degli avvenimenti, quanto meno da remore[...] [...]sforzo problematico di questi di « tradurre »
1 La questione della « traduzione », nel contesto della filosofia della prassi, del pensiero speculativo di B. Croce, ha condotto N. MArrEucci (cfr. A. Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951) ad una originale tesi, quella secondo cui la forte esigenza della ricerca di una «via italiana » al socialismo ante litteram avrebbe portato Gramsci a sostituire alle tre fonti classiche del marxismo B. Croce e N. Machiavelli; l'uno considerato come l'espressione « italiana » della filosofia classica tedesca, l'altro come momento simbolico del politicismo francese, onde pervenire ad « una nuova sintesi organica i cui elementi anche se universali siano profondamente nazionali... tale sintesi era necessaria per un superiore sviluppo della filosofia della prassi, in quanto rendeva possibile,
Serafino Cambareri 89
nella filosofia della prassi quanto di piú progredito ed avanzato era stato raggiunto dal pensiero europeo, ed in particolar modo dal pensiero italiano, rende nel Nostro il medesi[...] [...]lla classe che « rappresenta costantemente l'interesse del movimento complessivo che spinge sempre avanti la rivoluzione » 1 per modo che questa classe da una posizione subalterna possa divenire « egemone » e dalle semplici rivendicazioni economicocorporative possa affermarsi come portatrice di un proprio ordine
e di una propria civiltà avente valore universale. È il concetto di direzione culturale e politica, cioè il concetto che è entrato nel marxismo sotto la denominazione di « egemonia » appunto: alla egemonia che tentano di mantenere le vecchie classi, si contrappone con la sua lotta politica ed ideologica la classe operaia fino alla fondazione di un nuovo Stato
e di una nuova egemonia. Perché la classe operaia possa affermare, sviluppare, potenziare la sua egemonia come forza nuova nella storia moderna, deve possedere le armi ideologiche piú raffinate e decisive, deve assumere una posizione di lotta politica ed ideologica di contro alla classe borghese tutta tesa al mantenimento, alla conservazione del suo dominio politico e quindi al[...] [...]e del suo dominio politico e quindi al mantenimento della sua egemonia. Di qui la funzione degli intellettuali « organici » ai quali è commesso il compito di lottare per la assimilazione e la conquista ideologica degli intellettuali tradizionali e per la « egemonia » della loro classe, organizzando la classe stessa nella lotta politica e nella fondazione del nuovo Stato 2. Di qui si
con la eliminazione di ogni forma di materialismo volgare o di marxismo deteriore, un reale superamento delle forme piú alte della cultura italiana » (op. cit., p. 19). Tesi assai suggestiva che contesta essere stato il linguaggio di Gramsci un mero espediente per sfuggire alla censura ecc., tesi che richiede, a nostro avviso, ulteriori approfondimenti, anche se l'autore ha creduto di collocare il pensiero gramsciano nell'alveo del pensiero di B. Croce.
1 K. Mnxx e F. ENGELS, Manifesto del Partito comunista, trad. Togliatti, Roma, Ediz. Rinascita, 1947.
2 I., pp. 3, 7 passim.
90 I documenti del convegno
evince come i problemi del partito politico della classe[...] [...]ticamente consapevole 2; l'egemonia è presentata come una riforma intellettuale e morale connessa ad una trasformazione dei rapporti economici della società. È questo l'aspetto eticopolitico della politica, aspetto non sufficientemente analizzato da Lenin, ma che Gramsci colloca al centro della sua problematica, talché le sue tesi sull'egemonia rappresentano, a nostro avviso, una esperienza teorica ulteriore e quindi storicamente piú avanzata di marxismo rivoluzionario. Di Lenin cosí parla Gramsci: « piú grande teorico moderno della filosofia della prassi, nel terreno della lotta e della organizzazione politica, con terminologia politica, ha in opposizione alle diverse tendenze "economistiche ", rivalutato il fronte della lotta culturale e costruito la teoria della egemonia come complemento [cors. nostro) della teoria dello Statoforza » 3. Il problema è questo: il concetto della direzione politica del proléta
1 ,LENIN, Che fare?, in Opere scelte, 1948, Mosca, vol. I, p. 142, ed anche STALIN, Les Questions du Léninisme, Moscou, Editions en la[...] [...]a ed ideologia. È chiaro che quando la classe subalterna conquista il potere la rivoluzione culturale diventa rapida e completa, ma il concetto gramsciano è che la classe operaia, prima ancora della materiale conquista del potere, debba esercitare la sua funzione dirigente attraverso l'« egemonia politicoculturale ». Essa classe dovrà essere la guida, quali che siano i raggruppamenti politici nei quali si incarnano le sue aspirazioni; essendo il marxismo l'ideologia tipica, conseguente, di questa classe, solo i partiti che si richiamano al marxismo inteso nella sua piú genuina essenza rivoluzionaria possono essere considerati gli strumenti efficaci che conducono al rovesciamento delle fondamenta classiste dello Stato borghese. È chiaro che la classe esiste solo dove e quando ha la coscienza di agire come tale e questa coscienza deve e può esprimersi in un partito o in piú partiti, a seconda delle condizioni storiche oggettive e soggettive nelle quali la classe è costretta ad operare. Ma di questo, cioè del rapporto classepartitopartistiStato, tratteremo in seguito. Rileviamo ora come Gramsci, partendo dalla premessa che la classe operai[...] [...]ito o in piú partiti, a seconda delle condizioni storiche oggettive e soggettive nelle quali la classe è costretta ad operare. Ma di questo, cioè del rapporto classepartitopartistiStato, tratteremo in seguito. Rileviamo ora come Gramsci, partendo dalla premessa che la classe operaia crea le condizioni per la conquista del potere, ponendosi come guida delle piú grandi masse della propria nazione, come forza sociale e politica la cui ideologia, il marxismo, riesce ad influenzare e ad attrarre la stessa intellettualità borghese, marxisticamente, vede la possibilità dello sviluppo della cultura, quindi la possibilità del supera
Soprattutto nel Manifesto, là dove il partito è presentato come « coscienza » della classe capace di intendere non solo gli interessi immediati di questa, ma anche l'avvenire del movimento.
2 Cfr. Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democraticaborghese, in LENIN, Opere scelte, ed. cit., vol. I.
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mento della alienazione umana solo nel « superamento della estraneazione economi[...] [...]d è questo suo insistere che ci convince circa la ricchezza. l'importanza, la originalità del suo concetto di « egemonia », rispetto al concetto leninista — che un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente ancor prima della conquista del potere; è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere: « non appena conquista il potere diventa dominante ma deve continuare ad essere dirigente » 1. Qui è Rodi e qui salta! Il marxismoleninismo è tale che lo si supera solo se se ne assimila la sostanza profondamente, e noi crediamo che il pensiero di Gramsci rappresenti una esperienza ulteriore, piú avanzata rispetto al marxismoleninismo. Il fatto che Gramsci abbia posto l'accento sul momento della direzione intellettuale e morale come condizione della conquista e dell'esercizio del potere, risulta piú evidente ove si pensi alla sua instancabile lotta teorica e pratica condotta per la « creazione di un nuovo ceto intellettuale educato nel mondo della produzione » Gli è che la classe borghese esita a portare avanti la sua stessa rivoluzione e quindi è incapace di democraticismo conseguente; ma per il movimento proletario porsi alla testa degli altri gruppi significa essere capace di legare a sé altre classi, con la « [...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. G. Graziano, Alcune considerazioni intorno all'umanesimo di Gramsci in Studi gramsciani
Brano: Salvatore Giacomo Graziano
ALCUNE CONSIDERAZIONI
INTORNO ALL'UMANESIMO DI GRAMSCI
Nel quadro generale del pensiero gramsciano, nel suo contributo a sviluppare il marxismo come autonoma e integrale applicazione del. marxismoleninismo alla realtà italiana, particolare importanza, nell'attualità di certi problemi, assume la concezione della filosofia della prassi come umanesimo assoluto. Qui si vuol dire: importanza non di una definizione, ma di una concezione coerentemente sviluppata sul piano teorico, come sintesi e come elementi di sintesi, e concretamente inserita e connessa in una realtà storica nazionale: importanza della maniera. attraverso la quale si afferma l'umanesimo di Gramsci: sia come umanesimo assoluto che si risolve nello storicismo assoluto della filosofia della prassi, risultato di tutta la stori[...] [...], in generali condizionamenti, è una astrazione. Non si può quindi parlare cli un umanesimo che non sia assoluto storicismo. Come pure non si può parlare di umanesimo senza affrontare alcuni problemi che specie entro il campo del pensiero marxista assumono particolare importanza.
In che senso la filosofia della prassi di Gramsci assume la dimensione di autonoma concezione del mondo: di fronte al pensiero precedente, alle componenti storiche del marxismo stesso e alle formulazioni che esso ha avuto? e con quali nessi con le altre sovrastrutture e con la struttura? con quale connessione con l'azione?
ovvio che marginali annotazioni non possono non rivelarsi inadeguate di fronte a questi interrogativi — e alla molteplicità di questioni che vengono a porre — e non considerarsi tali esse stesse: utili, semmai, per un avvio all'esame e alla ricerca.
1 Mach., p. 8.
2 Mach., p. 200.
Salvatore Giacomo Graziano 151
Per Gramsci, che il marxismo si sviluppi come « struttura di pensiero completamente autonoma e indipendente », è condizione necessar[...] [...]a avuto? e con quali nessi con le altre sovrastrutture e con la struttura? con quale connessione con l'azione?
ovvio che marginali annotazioni non possono non rivelarsi inadeguate di fronte a questi interrogativi — e alla molteplicità di questioni che vengono a porre — e non considerarsi tali esse stesse: utili, semmai, per un avvio all'esame e alla ricerca.
1 Mach., p. 8.
2 Mach., p. 200.
Salvatore Giacomo Graziano 151
Per Gramsci, che il marxismo si sviluppi come « struttura di pensiero completamente autonoma e indipendente », è condizione necessaria alla sua natura di teoria « rivoluzionaria » che si può affermare come tale nella misura in cui è « elemento di separazione e distinzione consapevole dal vecchio mondo » e capacità di esercitare la propria egemonia sulla cultura tradizionale. Operante autonomia che è criterio della stessa ortodossia la quale « non deve essere ricercata in questo o quello dei seguaci della filosofia della prassi, in questa o quella tendenza legata a correnti estranee alla dottrina originale, ma nel concett[...] [...]a filosofia della prassi " basta a se stessa ", contiene in sé tutti gli elementi fondamentali per costruire una totale ed integrale concezione del mondo, una totale filosofia e teoria delle scienze naturali, non solo, ma anche per vivificare una integrale organizzazione pratica della società, cioè per diventare una totale, integrale civiltà » 1.
L'originalità di contenuto e di metodo della filosofia della prassi non può essere affermata se nel marxismo vengono distinte la filosofia generale dall'economia e dalla politica, considerate parti aggiunte. Né tanto meno se, con un procedimento implicitamente contraddittorio, si ricerchi una filosofia che possa essere assunta a base del marxismo: « la nuova filosofia non può coincidere con nessun sistema del passato comunque esso si chiami » 2 Nelle « Note critiche sul Saggio popolare » di Bukharin, Gramsci confuta con molta energia l'opinione del marxismo distinto in sociologia e filosofia. Da una parte, la sociologia che, in questa distinzione, viene a risolversi in una classificazione schematica di fatti storici e politici, ispirata dall'evoluzionismo, e che, svalutando il principio dialettico (passaggio dalla quantità alla qualità), non è che ïl « tentativo di ricavare sperimentalmente le leggi di evoluzione della società in modo da "prevedere" l'avvenire con la stessa certezza con cui si prevede che da una ghianda si svilupperà una quercia » 3. Dall'altra, la filosofia propriamente detta che poi sarebbe il materialismo filosofico o metafis[...] [...]rica, di una determinata prassi » 2, came consapevolezza delle contraddizioni ed elemento stesso della contraddizione elevata « a principio di conoscenza e quindi di azione » 3, come momento storico che si identifica con la storia, senza « cadere nello scetticismo e nel relativismo morale e ideologico » 4. Questione, quest'ultima, sulla quale sovente Gramsci ritorna, nei diversi aspetti nei quali si presenta, perché respingere l'obiezione che il marxismo possa esprimersi soltanto came storiografia è necessario sia per dare validità al metodo generale stesso, sia perché questo possa costituirsi come filosofia concreta dal punto di vista della dialettica reale: se « la filosofia della prassi si realizza nello studio concreto della storia passata e nell'attività attuale di creazione di nuova storia », la possibilità di teorizzare i concetti permette di non cadere « in una nuova forma di nominalismo » 5. Il mar
1 M. S., p. 132.
2 M. S., p. 133.
3 M. S., p. 93.
4 M. S., p. 133.
3 M. S., p. 126.
Salvatore Giacomo Graziano 153
xismo è autonom[...] [...]me coscienza concreta della storia, del divenire dialettico, come « scienza della dialettica o gnoseologia, in cui i concetti generali di storia, di politica, di economia si annodano in unità organica » '. « La filosofia della prassi è lo " storicismo " assoluto, la mondanizzazione e terrestrità assoluta del pensiero, un umanesimo assoluto della storia » 2.
Quale rapporto implica l'umanesimo totale di Gramsci con la componente naturalistica del marxismo? Non si tratterà tanto di rilevare, con una considerazione piú facilmente immediata, il rivolgersi preminente del pensiero di Gramsci aile scienze umanistiche e storiche — a quelle cioè che, come scrive Gramsci in una nota 3, « si riferiscono all'attività storica dell'uomo, al suo intervento attivo nel processo vitale dell'universo » — quanto di definire il significato che, in esso, queste assumono rispetto alle scienze naturali, o piú esattamente, quanto le prime si estendono dialetticamente nelle altre nella considerazione del rapporto uomonatura. Si tratterà di esaminare con quale nesso vi[...] [...]per
1 M. S., p. 160.
2 M. S., p. 142.
3 M. S., pp. 545.
4 M. S., p. 142.
Salvatore Giacomo Graziano 155
cui lottare per sostituire l'oggettività alle concezioni parziali, ideologicamente riflettenti le contraddizioni delle società, significa lottare per l'unificazione del genere umano, cioè per l'eliminazione delle particolari contraddizioni interne.
Gramsci rivolge una costante critica verso la concezione fatalistica e meccanicistica del marxismo, concezione in cui « le forze umane sono considerate come passive e non consapevoli, come un elemento non dissimile dalle case materiali » 1. Critica dalla quale non è assente una coerente valutazione storicistica. Il marxismo nella sua lotta contro i residui del mondo capitalistico, nella sua azione di penetrazione nelle masse popolari ha dovuto allearsi con tendenze estranee. Come anche, in altre condizioni, il determinismo rispecchia una condizione subalterna: « aroma ideologico », il suo valore consiste nell'essere una ripiegata e contraddittoria forma di fiducia, di resistenza morale, di « perseveranza paziente e ostinata » di certi strati sociali, manifestando, in tal modo, che in questo « fatalismo appassionato » pur sempre esiste realmente « una forte attività volitiva, un intervento diretto sulla forza del[...]
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da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani
Brano: [...]sere fatta alla tradizione politica e culturale italiane. Gramsci è un politico italiano. Si collega alle più vitali correnti del pensiero politico e deH’azione politica del nostro paese. Però questo non basta! La sola tradizione italiana non avrebbe fatto di Gramsci ciò che egli è stato come politico, e come politico nel quale non vi è più traccia del provincialismo nostrano. Alla tradizione del pensiero italiano si accompagnarono lo studio del marxismo, il contatto con la classe operaia e con la realtà della vita internazionale e nazionale quale gli apparve dai primi anni della esistenza e poi, via via, gli episodi di una lotta che si faceva sempre più aspra. In questo quadro spetta un posto a parte come fattore, io credo, decisivo, di sviluppo ideale e pratico, a Lenin e al leninismo.
Riconoscono oggi anche coloro che non aderiscono al giudizio nostro, che l’opera di Lenin ha mutato il corso della storia, ha aperto un’èra nuova nello sviluppo degli avvenimenti mondiali. Tale è la realtà. L’opera di Lenin deve essere collocata, analogica[...] [...]strettamente uniti, fusi quasi 'l’uno nell’altro, e ciascuno di essi contiene una teoria e una pratica, è il momento di una realtà effettuale in isviluppo, una dottrina, cioè, che non solo viene formulata, ma messa alla prova dei fatti, dell’esperienza storica e che nella prova dell’esperienza storica si sviluppa, abbandona posizioni che dovevano essere abbandonate, conquista posizioni muove, e crea, quindi, qualche cosa.
Lenin restituisce al marxismo questo suo carattere creativo, lo libera dalla pedanteria delle interpretazioni materialistiche, economicistiche, positivistiche delle dottrine di Carlo Marx, fa del marxismo, in questo modo, ciò che deve essere: la guida di un’azione rivoluzionaria.
Ritengo che l’apparizione e lo sviluppo del leninismo sulla scena mondiale sia stato il fattore decisivo di tutta la evoluzione di Gramsci come pensatore e come uomo politico di azione. È il fattore che determina il ritmo del movimento, dà un carattere lineare agli sviluppi ideali e pratici, consente di giustamente valutare anche gli errori, il loro valore e la critica di essi, e di inserirli in un complesso unitario.
Negli scritti giovanili di Gramsci — che è da dolere non abbiamo potuto essere pubblicati, come[...] [...]cialista, come invece fecero i riformisti di altri paesi. Vi rimasero, attaccati come rémore alla chiglia della nave, ma incapaci essi pure di dare a se stessi obiettivi e prospettive che fossero evidenti e chiari, e ciò dette al riformismo italiano un aspetto anche più meschino, contradditorio in se stesso e stentato che in altri luoghi.
Tutte queste erano, in sostanza, le conseguenza negative di una concezione pedantesca, meccanicistica del marxismo e del processo stesso del movimento operaio. Mancava la concezione dello sviluppo storico, che non può essere inteso soltanto come evoluzione oggettiva dei rapporti economici attraverso alle trasformazioni della tecnica e aH’accrescimento delle forze produttive, sviluppo delle lotte parziali economiche e politiche dei lavoratori e a coronamento di quella evoluzione e di questo sviluppo una miracolosa catastrofe. Quella che mancava era la nozione stessa delle modificazioni e deH’arrovesciamento dei rapporti di potere nella società, della rottura del blocco storico dominante e della creazione r[...] [...]he questa guerra, in tre anni di sofferenze indicibili, di miserie indicibili, avrebbe suscitato in Russia la volontà collettiva popolare che ha suscitata ».
Ho indicato quali sono, in questo notevole scritto, alcune affermazioni errate. Ma conta la sostanza, che è, ripeto, un grido quasi di liberazione, per aver trovato alfine la necessaria guida, a liberarsi dalle interpretazioni pedantesche, grettamente materialistiche ed economistiche del marxismo. In tutti i commenti, dei successivi due o tre anni, agli avvenimenti di Russia dopo la conquista del potere, sempre meglio viene elaborato e precisato questo momento da un lato, mentre dall’altro lo studio è vólto430
Le relazioni
a cogliere il nesso tra il momento internazionale e il momento nazionale della rivoluzione. Ciò che i bolscevichi russi sono stati in grado di fare è conseguenza di una trasformazione qualitativa della situazione internazionale. La catena deirimperialismo si è rotta. Si è aperto un nuovo periodo della storia mondiale. Ma la vittoria della classe operaia e dei[...] [...]rofonda. È il momento — si ricordi — in cui viene diffusa ed esaltata l’opera storica, che noi oggi sappiamo come debba essere giudicata, di Alfredo Oriani. È il momento del crollo dei sistemi positivistici e del tramonto, insieme con essi, di tutta una cultura.
Come si muove Gramsci in quel momento di cosi profonda crisi? L’influenza delle nuove correnti idealistiche lo porta a respingere le volgarità delle interpretazioni positivistiche del marxismo. Egli è però, in pari tempo, agli antipodi della visione idealistica della storia e della situazione del nostro paese. Respinge con repugnanza tanto l’esasperato e ridicolo individualismo dannunziano quanto l’esaltazione nazionalistica alla quale stavano attingendo nuovo alimento ideologico i gruppi dirigenti reazionari. Nella indagine sulla storia, sulla struttura, sulla realtà attuale della società italiana il suo pensiero si ricollega invece piuttosto ad elementi che sgorgano dalle correnti razionalistiche del pensiero politico italiano dell’Ottocento.
Dei principali esponenti di queste[...] [...]entale e dall’altro per derivarne la eguale necessità delie variazioni, oggi diremmo delle diverse « vie al socialismo » aderenti alle condizioni di ogni paese.
A questa parte del pensiero di Gramsci sono state volte parecchie critiche. Particolarmente ha concentrato la sua critica in questa direzione il prof. Rodolfo Mondolfo, il quale pure, in un notevole studio, ha riconosciuto il valore positivo e creativo della visione che Gramsci ha del marxismo e di tutto il suo pensiero. Da un lato egli afferma che questo « intellettuale collettivo », il partito, sarebbe cosa deteriore perché verrebbe dall’esterno del movimento della classe operaia; dall’altro lato trova, nel modo come Gramsci sviluppa il concetto di partito, una specie di giustificazione di una forma di tirannide.
Circa la prima critica, credo che l’errore consista nel ritenere che la dottrina del partito, cosi come Gramsci la espone e sviluppa sulla traccia di Lenin, sia qualche cosa che prescinda dalle analisi storiche, economiche e sociali di tutta la realtà. Il partito di u[...] [...]i fronte alla grande massa della popolazione, il problema da porsi non è se il fatto che una minoranza conquisti il potere contraddica le norme della democrazia formale, ma è di vedere come e perché quella minoranza doveva giungere a conquistare il potere, e conquistando il potere abbia realizzato quel progresso che quella società in quel momento poteva e doveva compiere.
Anc^he la dottrina del partito fa parte di quello sviluppo creativo del marxismo che da Lenin ha ricevuto un impulso fondamentale. Anche questa dottrina respinge le pedantesche e fatalistiche concezioni dello sviluppo storico attraverso le quali il genuino pensiero marxista era stato contraffatto, reso inerte, impotente alla creazione storica.
Al prof. Mondolfo si potrebbe ricordare ciò che già gli faceva osservare Gramsci nel 1919, recensendo un opuscolo dello stesso Mondolfo dedicato alla Rivoluzione russa. « Si racconta — scrive Gramsci — che un professore tedesco di scuole medie, riuscito stranamente a innamorarsi, cosi combinasse insieme la pedagogia e la tenerezz[...] [...]tedesco di scuole medie, riuscito stranamente a innamorarsi, cosi combinasse insieme la pedagogia e la tenerezza: —Mi ami tu, tesoretto mio? — Si. — No, nella risposta deve essere sempre ripetuta la domanda, in questo modo: Si, ti amo, topolino mio! ».
Nella risposta che Lenin ha dato ai problemi della Rivoluzione russa non era contenuta la domanda che Rodolfo Mondolfo crede si debba fare al politico a seconda del modo come egli interpreta il marxismo. Era però
29.440
Le relazioni
contenuta la risposta adeguata alla realtà dello sviluppo storico della Russia, della vita sociale, economica, collettiva del popolo russo.
Ma la dottrina del partito conterrebbe dunque la giustificazione di una tirannide? Si possono trovare in Gramsci, soprattutto nelle primepagine delle Note sul Machiavelli, affermazioni che, staccate dal loro contesto, possono spaventare un ignaro. Sono invece affermazioni dei tutto comprensibili, logiche, giuste, quando la dottrina del partito è intesa come Lenin e Gramsci la intesero.
Gramsci affronta questo [...] [...]eguire una diversa via per risolvere i problemi dell’organizzazione della produzione, dei rapporti con la piccola e media borghesia produttrice e con le sue formazioni politiche. Basta ricordare come Lenin giungeva a parlare di variazioni nelle forme del potere, quando fossero entrate in azione le grandi masse umane deirOriente, come oggi sta avvenendo.
Il pensiero di Gramsci si è mosso per questa via, che è la via dello sviluppo creativo del marxismo. Su di essa è stato guidato da Lenin. Noi cerchiamo e troviamo nel suo pensiero non delle formule, ma una guida per comprendere i problemi del mondo d’oggi, per lavorare a risolvere le contraddizioni che oggi si presentano sulla scena economica e politica, e che sorgono anche là dove il potere è già nelle mani della classe operaia, dovendo allora essere trattate e portate a soluzione con metodi particolari, diversi da quelli con cui si risolvono le contraddizioni antagonistiche del mondo capitalistico.
Ma giunti a questo punto è necessario fermarsi. L’esame delle questioni nuove, che oggi [...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Gruppi, I rapporti tra pensiero ed essere nella concezione di A. Gramsci in Studi gramsciani
Brano: Luciano Gruppi
I RAPPORTI TRA PENSIERO ED ESSERE
NELLA CONCEZIONE DI A. GRAMSCI
Bene è affermato nel riassunto della relazione del prof. Luporini che, se « i punti di riferimento essenziali, le costanti, del pensiero di Gramsci rispetto ai classici del marxismo, sono da trovarsi nelle Tesi su Feuerbach
e nella Prefazione a Per la critica dell'economia politica,... il concetto leniniano di " egemonia "... segna la via di svolgimento attuale di questi punti di partenza ».
Gramsci, infatti, trova, il primo termine di distinzione tra quella che egli chiama filosofia della prassi (il marxismo) e le altre filosofie, prima ancora che nell'esame teoretico delle loro proposizioni, della loro coerenza logica e delle loro conseguenze speculative, nel modo in cui esse operano politicamente e sviluppano la loro funzione nella lotta per l'egemonia. Sicché, nelle analisi di Gramsci, si accompagna sempre ai rapporti tra i concetti un rapporto tra uomini, tra classi sociali, tra forze politiche in lotta, non per l'intrusione di elementi extrafilosofici, nel dibattito filosofico, ma per lo svolgimento coerente di un metodo di ricerca.
« Una delle maggiori debolezze delle filosofie immanentist[...] [...]enti del convegno
egemonia si ricollega a quello dell'unità tra essere e pensiero, questa stessa unità non può che essere concepita in polemica, da un lato, con l'idealismo, e, dall'altro, con il materialismo volgare.
Su questo aspetto della polemica gramsciana contro il materialismo volgare vorremmo soprattutto fermarci, prima di tutto perché la critica all'idealismo ci appare piú scontata e assimilata; in secondo luogo perché la polemica tra marxismo e materialismo volgare è, per molti aspetti, una polemica interna al movimento operaio e i conti, a un certo punto,. bisogna farli in casa; e in terzo luogo perché in genere molte delle critiche che si rivolgono al marxismo andrebbero in realtà indirizzate al materialismo meccanico.
Gramsci non manca di sottolineare la funzione positiva che il determinismo meccanico può svolgere in certe situazioni. Se egli critica l'idealismo e il determinismo meccanico, non si può tuttavia dire che egli ponga. l'uno e l'altro sullo stesso piano, in modo generale ed assoluto.
« Quando non si ha l'iniziativa nella lotta e la lotta stessa finisce quindi con l'identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coesione, di perseveranza paziente e controllata[...] [...]ul piano strettamente filosofico, della sua concezione dell'egemonia, non attenui e non rinunzi al carattere creativo della conoscenza cosí chiaramente affermato da Marx (cfr. Glosse a Feuerbach). A nostro parere, concependo la conoscenza come riflesso dell'oggetto nella coscienza, Lenin pone, da un lato, l'oggetto al di fuori del conoscere — vale a dire ai di fuori della storia — e dimentica, dall'altro, la natura creatrice del conoscere che il marxismo ha assunto consapevolmente e criticamente dall'idealismo. Si riproduce cosí il dualismo tra oggetto e soggetto che ca ratterizza il realismo ingenuo ed ogni metafisica.
Estremamente rivelativo è quest'altro passo: « Il " realismo ingenuo" di ogni persona sana di mente, che non è mai stata in manicomio o a scuola dai filosofi idealisti, consiste nel riconoscere l'esistenza delle cose, dell'ambiente, dell'universo, indipendentemente dalla nostra sensazione, dalla nostra coscienza, dal nostro Io e dall'uomo in generale. Questa stessa esperienza... che ha creato in noi la ferma convinzione che e[...] [...]processo storico e non come il presupposto di questo processo.
Va dunque affermata, al tempo stesso, la storicità dell'oggetto, che resta invece al di fuori della storia nelle concezioni del materialismo meccanico e del realismo in genere: « noi conosciamo la realtà solo in rapporto all'uomo e siccome l'uomo è divenire storico anche la conoscenza e la realtà sono un divenire, anche l'oggettività è un divenire, ecc. » 2.
La contrapposizione del marxismo all'idealismo, tuttavia, compiuta affermando la storicità del conoscere, resterebbe ancora illusoria poiché anche l'idealismo afferma tale storicità. Bisogna andare ancora piú a fondo per cogliere la distinzione essenziale tra la posizione gramsciana — noi diciamo marxista — e quella idealistica: essa consiste nell'affermare che il processo storico è un processo di azione, in cui teoria e pratica si uniscono, per superare quelle contraddizioni della società che determinano il carattere sovrastrutturale della conoscenza, limitandone quindi la validità obiettiva; per giungere ad una società in [...] [...]l carattere di rifiesso, di copia, che gli era assegnato dal realismo ingenuo è che corrispondeva ad un'epoca in cui il minor sviluppo delle scienze, la minore consapevolezza della capacità trasformatrice dell'azione politica e i limiti reali di questa, avevano certamente messo meno in rilievo il carattere creativo del conoscere, in un'epoca anzi in cui il conoscere (e cosí l'agire umano) era effettivamente meno creativo. Ciò che caratterizza il marxismo è che in esso giunge a piena maturità la coscienza del carattere creativo del conoscere e dell'agire, e viene superato quanto vi era ancora di astratto, di teologico, nell'affermazione idealistica della creatività del conoscere medesimo. $ in questo senso che « il movimento operaio è l'erede della filosofia classica tedesca D.
Ci pare che il merito di Gramsci stia proprio nell'aver colto questi aspetti decisivi del marxismo e di aver collocato ál punto giusto la storicità della coscienza, collegandola alla lotta per l'egemonia.
« La coscienza di esser parte di una determinata forza egemonica (cioè la coscienza politica) è la prima fase per una ulteriore e progres siva autocoscienza in cui teoria e pratica finalmente si unificano. Anche l'unità di teoria e pratica non è quindi un dato di fatto meccanico, ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nel senso di ".distinzione ", di " distacco", di indipendenza appena istintivo, e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione[...] [...]o è alla base del materialismo filosofico, è la possibilità di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza ». Abbiamo già detto della critica gnoseologica a cui, a nostro parere, questa proposizione deve essere sottoposta. Il quesito che si pone è perciò il seguente: se la materia non è una realtà obiettiva, esistente fuori dalla
i Se fosse altrimenti si ritornerebbe ancora una volta a quel dualismo di
pensiero che il marxismo vuole appunto superare.
2 M. S., p. 31.
180 1 documenti del convegno
nostra coscienza, a che si riduce il concetto di materia? Diremo che deve essere abbandonato il concetto di materia in senso generale e percid assoluto che ci riporta al materialismo metafisico. Diremo che ad ogni scienza spetta di definire la propria materia, vale a dire l'oggetto della propria ricerca. L'indagine non è infatti concepibile al di fuori di quell'indagine.
« E evidente che per la filosofia della prassi la " materia " non deve essere intesa né nel significato quale risulta dalle scienze naturali (fisica, ch[...] [...]mata in quanto l'uomo entra in rapporto con essa e la cui obiettività è dimostrata, nella pratica, dalla lotta per mutarla.
Qui direi si compie lo sforzo di Gramsci per uscire dal materialismo meccanico proprio mentre conduce la sua polemica contro l'idealismo, per sviluppare nel modo piú conseguente la concezione marxista della creatività del conoscere.
Pare a noi che Gramsci si ricolleghi all'elevata temperie filosofica del momento in cui il marxismo ruppe il cordone ombelicale con l'idealismo e con ogni forma di metafisica comunque mascherata. Gramsci si ricollega direttamente al momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
Luciano Gruppi 181
getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene [...]
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani
Brano: [...]i fatti a memoria, oppure sono di seconda mano, tratti da citazioni di scritti leninisti in riviste e libri vari. L'acquisto di libri di Lenin non gli venne mai consentito dalla direzione carceraria.
3. — Da Gramsci venne immediatamente colto il primo, fondamentale elemento costitutivo del leninismo, che è la dottrina della rivoluzione, formulata da Lenin in modo tale da fare piazza pulita di tutte le pedanterie che i riformisti spacciavano per marxismo. La rivoluzione proletaria e socialista non avrebbe potuto compiersi, secondo costoro, se non in quei paesi e in quel momento in cui la economia
1 Mach., p. 114.
Palmiro Togliatti 23
capitalistica avesse toccato il piú elevato punto del suo sviluppo. Lenin respinge questa proposizione e apre a tutto il marxismo la strada di un nuovo sviluppo creativo affermando che condizione della rottura rivoluzionaria è lo sviluppo e lo scoppio delle contraddizioni del capitalismo giunto alla fase imperialistica. Questa tesi, che trovò la sua dimostrazione nell'Ottobre 1917, era, per i bolscevichi russi, il punto di arrivo di tutta la lotta politica e ideale da essi condotta, dall'inizio del secolo, contro l'autocrazia zarista e contro le diverse varianti dell'opportunismo nel movimento operaio. Per il rimanente movimento operaio e socialista fu una rivelazione, una scoperta di eccezionale portata, le cui consegu[...] [...]movimento operaio. Per il rimanente movimento operaio e socialista fu una rivelazione, una scoperta di eccezionale portata, le cui conseguenze forse solo oggi possiamo valutare appieno. Si comprende ii grido quasi di liberazione che è nell'articolo scritto da Gramsci il 5 gennaio 1918 e che ha un titolo, senza dubbio errato, ma assai significativo: La rivoluzione contro il « Capitale », e intendeva dire non contro i fondamentali insegnamenti del marxismo che sono la lotta di classe e la necessità morfologica della rivoluzione proletaria, ma contro la degenerazione delle interpretazioni positivistiche del Capitale di Carlo Marx e del marxismo, contro il piatto economismo, contro la pedanteria dei riformisti, e contro le gherminelle ideologiche degli avversari.
Ciò che Lenin fece con la sua dottrina della rivoluzione, fu la restaurazione della dialettica rivoluzionaria, contro l'astratto argomentare formalistico dei pedanti, degli sciocchi e degli sviati. Non soltanto egli ne derivò la possibilità della vittoria della rivoluzione e della costruzione socialista in un paese non ancora giunto al piú alto livello dello sviluppo capitalistico; ma dette un solido fondamento alla ricerca e lotta che può e deve essere condotta per inserir[...] [...]na nuova materia prima, di un nuovo combustibile, ecc., che portano con sé l'applicazione di nuovi metodi nella costruzione e nell'azionamento delle macchine » j. In questi casi dal materialismo storico si passa all'economismo storico, che non è piú la nostra dottrina.
Fanno parte, quindi, della grande corrente del pensiero politico leninista, da un lato la insistente polemica di Gramsci contro l'economismo e Ì interpretazioni economistiche del marxismo, (essa è permanente in tutti i Quaderni), dall'altro lato la complessa indagine che fa scaturire le prospettive politiche e rivoluzionarie dalla analisi della struttura economica e dei reciproci suoi rapporti con la sovrastruttura ideale, sociale, politica. La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dell'imperialismo fa superare a Gramsci il panto morto cui era giunta, all'inizio del secolo, l'indagine politica di Antonio Labriola e alla quale aveva corrisposto, in sostanza, la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall'estremismo verbale. La [...] [...]riori al passaggio alla Nuova politica economica, e relativi ai compiti della costruzione socialista, ai problemi, ai contrasti, alle difficoltà che sorgono nel corso di questa costruzione e alle funzioni dello Stato (e della politica) in questo nuovo periodo della storia.
Ci troviamo qui di fronte alla affermazione, che è a1 centro di tutto il pensiero di Gràmsci, della storicità assoluta della realtà sociale e politica, e alla definizione del marxismo, quindi, come storicismo assoluto, in quanto sola dottrina capace di guidare alla comprensione di tutto il movimento della storia e al dominio di questo movimento da parte degli uomini associati. In questo ambito vengono risolti i temi della libertà
e della necessità, viene elaborato un criterio per giudicare quali sono i problemi storicamente concreti, cioè tali che possono essere risolti con un rivolgimento delle strutture sociali e quelli che nell'ambito delle strutture esistenti ancora sono da risolversi, ma la cui soluzione prepara
e rende inevitabile il rivolgimento radicale. La ricer[...] [...]eologia, inoltre, sorge sempre una tendenza alla scienza, alla conquista di una verità assoluta, allo stesso modo che nel mondo delle sovrastrutture ideali è sempre presente, in ogni campo, la tendenza allo sviluppo autonomo e alla creazione. Se cosí non fosse, l'umanità non darebbe scienziati, pensatori, artisti, ma solo marionette; non si avrebbe progresso scientifico, non creazione di opere d'arte di valore universale, ecc. La superiorità del marxismo sta nel fatto che, essendo capace di fare questa analisi e queste distinzioni, pub diventare una vera scienza dello sviluppo storico delle società umane in tutti gli aspetti della loro vita.
L'analisi di Gramsci non riduce dunque la funzione degli intellettuali a una strumentalità o a un servizio, la studia nella sua realtà effettiva, facendo dell'impegno degli intellettuali un fatto della storia che l'azione umana tende a trasformare. Il terreno della cultura, sul quale sono attivi i gruppi intelleetuali, è teatro di una lotta continua, tra il vecchio e il nuovo, tra la conservazione e la r[...] [...]ti. Ma di questo
non ci occuperemo. storia assai vecchia che alla concezione marxista della storia si può anche aprire uno spiraglio, accettarla come un metodo, una indagine sociologica sulla lotta delle classi, o simili, ma la si respinge quando si presenta o vuole essere riconosciuta come dottrina politica completa, cioè guida della azione rivoluzionaria. Dottrina del partito e della dittatura della classe operaia sono del resto elaborate dal marxismo nel modo logicamente piú aderente alla realtà.
Lenin elabora la dottrina del partito partendo principalmente dalle grandi esperienze della Rivoluzione francese e della storia rivoluzionaria dell'Ottocento, mentre la sua dottrina della dittatura è fondata sull'analisi del contenuto di classe dello Stato e quindi di tutta la ideologia borghese, che attribuisce un valore assoluto alle forme di organizzazione politica date allo Stato della borghesia.
ll nesso è evidente. La classe rivoluzionaria si organizza in partito per poter fare dello Stato uno strumento della propria azione rivoluzionaria[...] [...]I documenti del convegno
zione », che è poi un risveglio, un progresso delle menti che rende piú rapida la formazione di un movimento storico e di una volontà collettiva 1. Il regime dei partiti diventa una necessità della storia e l'affermarsi della classe operaia è affermarsi e avanzata del partita politico che la esprime.
Già per Hegel, il partito era una trama « privata » dello Stara, e questa concezione prevede lo Stato parlamentare 2. Il marxismoleninismo non solo estende questa concezione, ma la rinnova. Dalla esperienza sia delle rivoluzioni borghesi, sia dello stesso parlamentarismo, deriva la nozione del partito come strumento del potere e per la conquista di esso. La classe borghese non si serve solo di questo strumento, che per essa è sussidiario, per attuare e mantenere il suo dominio. Questo parte dal mondo della produzione. Neanche la classe operaia, quando il capitalismo è giunto a un certo grado del suo sviluppo, si serve soltanto del partita politico per contrastare il dominio borghese e prepararne la caduta, anche perché [...] [...]nche al di fuori di quelle che sono legate al carattere parziale delle prime vittorie, altre ne sorgono e devono essere risolte. Uno dei cavalli di battaglia contro la concezione marxista del mondo e della storia era di chiedere come si concilia la nostra visione dialettica della realtà con la nostra lotta per una società regolata. Quale sviluppo dialettico ci potrà dunque essere in siffatta società? Al che Gramsci ci insegna a rispondere che il marxismo non è dottrina di profezie, ma dottrina della realtà. Noi conosciamo le contraddizioni del nostro mondo, che è il mondo diviso in classi e lottiamo per superare queste contraddizioni. Profezie sugli sviluppi delle società future, prive di classi, non spetta a noi farne. Ci spetta invece conoscere e lavorare per risolvere, con metodi nuovi, le contraddizioni che anche in questa prima fase delle società socialiste continuano a esistere. Non poteva essere compito di Gramsci addentrarsi in questo terreno.
i Mach., p. 161.
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da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani
Brano: [...]le, nel quale inquadrare volta per volta autori ed opere, riportandoli a determinati momenti o periodi. Alla educazione del critico letterario contribuiscono, dunque, forse piú ancora che i precedenti critici tecnici, i filosofi di estetica, i teorici del gusto, gli storici; sicché, io direi, alla educazione del critico italiano che si sforzi oggi di ricondurre la propria attività di studioso dei fenomeni letterari ai principi e allo spirito del marxismo, piú che i critici in senso stretto della nostra generazione e di quella precedente, sono di aiuto Marx, Engels, Mehring, Labriola, Gramsci, Lukàcs, e, come esempio altissimo di una critica tutta storicamente e politicamente impegnata, Francesco De Sanctis. Il che non esclude — è ovviò, ma sarà prudente ribadirlo — la piú severa preparazione tecnica, e la conoscenza ragionata dei propri colleghi di oggi a qualsiasi scuola appartengano.
In questo senso, dunque, l'opera di Gramsci rientra di pieno diritto nella storia della nostra critica letteraria, come quella di un uomo che all'arte, e ad u[...] [...]nto. E — cito dal riassunto della relazione del Garin — « il crocianesimo di Gramsci — a parte una prima simpatia iniziale con siste nello avere combattuto sistematicamente Croce, considerandolo la voce piú importante (e piú " pericolosa ") della vita italiana » : un'affermazione che mi pare esattissima, ma che va dimostrata, almeno per quanto concerne la critica letteraria.
Merito precipuo di Gramsci fu lo sforzo, riuscito, di storicizzare il marxismo, non accettandolo e ripetendolo come un sistema pietrificato di dogmi, ma neppure dissolvendolo in un revisionismo eversore, sibbene svolgendolo alla luce dei progressi della cultura europea, arricchendolo e rinsanguandolo di quanto il pensiero moderno aveva prodotto, senza per. questo rinnegarne i principi e lo spirito. Cosí operando Gramsci veniva ad attuare quel ritorno al marxismo, di cui piú volte, nel secondo decennio del secolo, avevano parlato i socialisti italiani, consci dei pericoli del neoidealismo, convinti della impossibilità di combatterlo con le armi ormai spuntate del positivismo, proclamanti la necessità di rifarsi ai principi di Marx ed Engels, per adattárli alle nuove esigenze della vita sociale e culturale italiana, ma incapaci, poi, di svolgere essi quel compito di cui pure avvertivano l'urgenza 1.
1 Per qualche esempio dr. A. SCHIAVI, «Per la cultura socialista», in Critica sociale, XXII, 1912, p. 147 sgg.; T. CoLucci, « A proposito di filosofia d[...] [...]tterlo con le armi ormai spuntate del positivismo, proclamanti la necessità di rifarsi ai principi di Marx ed Engels, per adattárli alle nuove esigenze della vita sociale e culturale italiana, ma incapaci, poi, di svolgere essi quel compito di cui pure avvertivano l'urgenza 1.
1 Per qualche esempio dr. A. SCHIAVI, «Per la cultura socialista», in Critica sociale, XXII, 1912, p. 147 sgg.; T. CoLucci, « A proposito di filosofia della storia e di marxismo », ivi, XXIII, 1913, p. 268 sgg.
Giuseppe Petronio 227
Gramsci svolse lui questo compito, e sono noti i termini nei quali lo pose: elaborazione, o rielaborazione, di una filosofia della prassi, che tenesse si conto delle conquiste particolari del neoidealismo, ma che queste conquiste assumesse organicamente in un sistema tutto diverso di principi; fondazione di un AntiCroce e di un AntiGentile, che ripetesse per i due filosofi dell'idealismo italiano quanto già i fondatori della filosofia della prassi avevano compiuto per Dühring. $ logico, allora, che lo studioso di Gramsci debba oggi rice[...] [...]morale e politico, e non già per la sua forma in cui il contenuto astratto si è fuso e immedesimato » 4. Dove vi è certo la lezione crociana, e vi è il rifiuto e come il timore di certo schematico
i L. V. N., p. 50.
2 L. V. N., p. 49.
3 L. V. N., p. 6.
4 L. V. N., p. 11.
228 i documenti del convegno
gretto positivismo che l'Estetica del Croce aveva dissolto; ma vi è anche la lezione fruttuosa del De Sanctis, e vi è lo spirito del piú serio marxismo che, con Marx ed Engels, aveva anch'esso continuamente messo in guardia dal sociologismo, dalla confusione tra contenuto e forma, dal passaggio meccanico dal giudizio storico al giudizio estetico'.
Però le stesse frasi che ho citate, e altre consimili che si potrebbero spigolare, lette nel loro contesto, che è il solo modo di leggerle, non sono affatto crociane, e sono, anzi, della concezione crociana dell'arte e della critica un superamento radicale. Tanto che, proprio in quelle note è il passo tante volte citato in questi anni, e certo di fondamentale importanza ad intendere Gramsci: « Ins[...] [...]amenti artistici originali, poiché nella vita c'è anche l'arte » 4. E subito dopo, con mossa schiettamente alla Lukàcs 5, polemizza: « La ".rivoluzione silenziosa" di cui parla l'Angioletti è stata solo una serie di confabulazioni da caffè e di mediocri articoli di giornale standardizzato
1 L. V. N., p. 6 sgg.
2 Alludo specialmente ai saggi raccolti in G. LUKAcs, Saggi sul realismo, Torino, 1950.
3 Mach., p. 11.
4L.V.N.,p.9.
5 G. LUKACs, Il marxismo e la critica letteraria, Torino, 1953, p. 12 sgg..
230 I documenti del convegno
e di rivistucole provinciali. La macchietta del " sacerdote dell'arte " non è una grande novità anche se muta il rituale » '. E qualche pagina piú avanti, con formula energica e icastica: « La letteratura non genera letteratura ecc., cioè le ideologie non creano ideologie, le superstrutture non generano superstrutture altro che come eredità di inerzia e di passività: esse sono generate non per " partenogenesi ", ma per l'intervento dell'elemento " maschile ", la storia, l'attività rivoluzionaria che crea iI " nu[...] [...]ogressive; ma, intanto, per servire ognuna la propria ideologia, l'una diviene critica della pura forma, della distinzione netta tra poesia e nonpoesia, tra struttura e poesia, e via dicendo, le altre si atteggiano come critiche dei contenuti e delle forme tutt'insieme, e tendono a fondere struttura e poesia in un tutto organico. Ecco, dunque, perché dicevamo assurdo affermare che per Gramsci si possano conciliare crocianesimo (o neoidealismo) e marxismo; il problema di Gramsci è
invece quello di giungere ad una fase ulteriore e nuova storicamente
aggiornata — del marxismo, che riassotira in sé, in una sintesi superiore, il neoidealismo. In una pagina di Estremo interesse egli si chiese una volta quale dovesse essere l'atteggiamento della filosofia della prassi di fronte a Croce e a Gentile, e concluse: « in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale e criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 1. E la critica letteraria alla quale Gramsci aspira, quella di cui tratteggia le[...] [...]duce ancora la posizione reciprocamente unilaterale e criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 1. E la critica letteraria alla quale Gramsci aspira, quella di cui tratteggia le linee ideali e che qualche volta consegue, è una critica in cui, nello spirito e nella metodologia di un marxismo evolutosi coi tempi, siano sussunte e riassorbite le parti vitali della critica crociana; vitali, perd, veramente, solo se cosí riassorbite e sussunte.
Deriva da tutto quanto si è detto almeno un'altra differenza di fondo. L'estetica crociana conduceva logicamente a negare la possibilità e la legittimità di una storia letteraria; per Gramsci non vi è altra critica che non sia un frammento o un capitolo di una organica storia letteraria.
Chi, infatti, si raccolga pazientemente i passi delle opere gramsciane
M. S., p, 91.
232 I documenti del convegno
di carattere letterario, noterà che, an[...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine marxismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
<---Storia <---marxista <---Pratica <---italiana <---Filosofia <---siano <---italiano <---socialista <---ideologia <---Gramsci <---Ciò <---Dialettica <---socialismo <---materialismo <---comunista <---ideologico <---italiani <---storicismo <---Marx <---Logica <---ideologica <---ideologie <---marxisti <---fascismo <---socialisti <---Lenin <---leninismo <---capitalismo <---comunisti <---Diritto <---Stato <---idealismo <---Scienze <---abbiano <---gramsciana <---Storiografia <---leninista <---Engels <---comunismo <---metodologia <---Metafisica <---Sociologia <---gramsciano <---ideologici <---sociologia <---Così <---Francia <---imperialismo <---Meccanica <---Né <---Sistematica <---ideologiche <---umanesimo <---fascista <---italiane <---hegeliana <---realismo <---Del resto <---Ecco <---Perché <---Dogmatica <---Pensiero filosofico <---Estetica <---Russia <---Scienze naturali <---Stalin <---crociana <---filologico <---psicologico <---riformismo <---Hegel <---Psicologia <---metodologica <---metodologico <---Dinamica <---Filologia <---Ordine Nuovo <---capitalista <---crociano <---determinismo <---dogmatismo <---gnoseologico <---idealisti <---psicologia <---Feuerbach <---Partito <---Quale <---Sulla <---cristianesimo <---crocianesimo <---gramsciane <---liberalismo <---positivismo <---socialiste <---Cosa <---Discipline <---Fisica <---Il lavoro <---La lotta <---Poetica <---Retorica <---Scienza politica <---cristiana <---d'Italia <---filologia <---filologica <---marxiste <---meccanicismo <---metodologiche <---metodologici <---mitologica <---nell'Unione <---opportunismo <---riformista <---Dei <---Dio <---Editori Riuniti <---Etica <---Inghilterra <---Linguistica <---Mi pare <---Togliatti <---capitalisti <---classista <---esistenzialismo <---hegelismo <---riformisti <---staliniana <---zarista <---Antonio Gramsci <---Antonio Labriola <---Benedetto Croce <---Bibliografia <---Fenomenologia <---Già <---La guerra <---Labriola <---Teologia <---d'Europa <---dell'Europa <---dell'Italia <---gramsciani <---hegeliano <---illuminismo <---marxiana <---materialista <---positivisti <---psicologica <---revisionismo <---teologia <---teologico <---Agraria <---Basta <---Filosofia della storia <---Mosca <---PCUS <---Più <---Psicanalisi <---Trotzki <---Viene <---antropologia <---comuniste <---cristiano <---dell'Internazionale <---empirismo <---fanatismo <---lasciano <---leninisti <---misticismo <---naturalismo <---ottimismo <---parallelismo <---progressista <---relativismo <---soggettivismo <---staliniano <---stalinista <---umanismo <---Bernstein <---Capitale <---Carlo Marx <---Chiesa <---De Sanctis <---Folklore <---Gnoseologia <---La Critica <---La Nuova Italia <---Lukàcs <---Nuova Italia <---Risorgimento <---Stilistica <---Teoretica <---anarchismo <---antagonismo <---artigiani <---biologica <---biologico <---bolscevismo <---cattolicesimo <---crociani <---dell'America <---dell'Istituto <---fascisti <---fatalismo <---fenomenologia <---feticismo <---gnoseologia <---idealista <---imperialista <---internazionalismo <---progressisti <---razionalismo <---scetticismo <---scientismo <---sindacalismo <---sociologica <---spiritualismo <---stalinismo <---stiano <---Biologia <---Bukharin <---Come <---Dico <---Economia politica <---Freud <---Giappone <---Gli <---Il Capitale <---Infine <---Logica formale <---Machiavelli <---Matematica <---Noi <---Ottobre <---PCI <---Pedagogia <---Scienze umane <---Spagna <---Storia contemporanea <---Studi <---Tecnologia <---antagonista <---astrattismo <---biologia <---centralismo <---colonialismo <---cristiani <---d'Ottobre <---dell'Ordine <---dell'Unione <---dell'Università <---dinamismo <---dualismo <---economismo <---economisti <---engelsiana <---fenomenologica <---formalismo <---gentiliano <---gnoseologica <---immanentismo <---individualismo <---lista <---machiavellismo <---marxiano <---mitologia <---nell'Europa <---nismo <---parlamentarismo <---pessimismo <---provincialismo <---psicologici <---romanticismo <---sciana <---sindacalisti <---sociologiche <---sociologico <---staliniani <---storicista <---tecnologia <---umanisti <---volontarismo <---Agli <---Balzac <---Basterà <---Belfagor <---Beria <---Chimica <---Cosmo <---Crispi <---Francesco De Sanctis <---Gegenwart <---Ibsen <---Kienthal <---NEP <---Norberto Bobbio <---Note sul Machiavelli <---Nuovi Argomenti <---P.C.I. <---Però <---Presso <---Problemi <---Psicoanalisi <---Rinascita <---Rivista <---Salvemini <---Sartre <---Scienze sociali <---Stati <---Teoria della conoscenza <---Torino <---URSS <---Umberto Cosmo <---Ungheria <---Weltanschauung <---Zimmerwald <---Zinoviev <---antifascista <---antropologica <---apriorismo <---attivismo <---biologiche <---conformismo <---dell'Accademia <---dell'Occidente <---dell'Ottobre <---dell'Ottocento <---dilaniano <---dilettantismo <---eclettismo <---economicismo <---economista <---egoismo <---empiriocriticismo <---evoluzionismo <---gentiliana <---hegeliani <---imperialisti <---irrazionalismo 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Emilia <---Repubblica <---Rinascimento <---Rivista trimestrale <---Rosa Luxemburg <---Scienza della politica <---Semiotica <---Seuil <---Shakespeare <---Statica <---Statistica <---Storia mondiale <---Storia sociale <---Storiografia italiana <---Tolstoi <---Tommaso Fiore <---U.R.S.S. <---USA <---Voglio <---accademismo <---antifascismo <---antimarxisti <---antropologici <---antropologico <---artigiano <---assolutismo <---astrattisti <---burocratismo <---calvinismo <---cattolicismo <---cinismo <---classiste <---cominciano <---communiste <---corporativismo <---criticismo <---deirimperialismo <---dell'Asia <---dell'Avanti <---dell'Umanesimo <---diano <---epistemologica <---eroismo <---escatologico <---esperantismo <---estremismo <---etnologia <---filologici <---filologismo <---fisiologico <---freudiana <---futurismo <---giacobinismo <---gradualismo <---infantilismo <---intellettualismo <---kantiana <---massimalismo <---massimalisti <---metodologie <---monismo <---moralismo <---nazionalismo 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