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Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 720Analitici , di cui in selezione 21 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]i di uguaglianza fra tutte le dittature. Del resto il termine « dittatura », come ognuno sa, non ha mai spaventato il forse duro, ma reali stico, linguaggio marxista. La « dittatura del proletariato » fu, dal marxismo, pronosticata e realizzata come inevitabile punto di passaggio, strettoia obbligata della conquista del potere della classe operaia per giungere, nello slargo, all'eliminazione delle classi ed alla realizzazione della società socialista prima, e comunista poi.
Ma il termine « dittatura del proletariato » non è, nei classici del marxismo, mai considerato come un termine da accettarsi integralmente ma, piuttosto, da usarsi in senso paradossale: sotto
` lineatura sprezzante di una fase necessaria, ma da superarsi appena possibile, punto in cui la liberazione dalla stratificazione della società in dominio di classe ha un estremo bisogno di un ultimo dominio di classe capovolto: gli oppressi governano gli oppressori. Un male alla rovescia e, perciò, in definitiva, un bene, purché sappia, a sua volta, raddrizzarsi, per essere fi[...]

[...] ma corrisponde a quella delle domande cui ciascun capitolo si riferisce.
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Tuttavia non si potrebbe, credo, sostenere che il termine « dittatura del proletariato » chiarisca limpidamente la coincidenza dei mezzi e dei fini e che lo Stato di dittatura, come si é realizzato in URSS, sia possibile intenderlo alla maniera gramsciana di Stato futuro « in nuce », anticipazione sostanziale dello Stato autenti camente socialista. Rimane, inutile negarlo, e la sincerità del termine ci aiuta, nella « dittatura del proletariato » sovietica una « contradictio in adjecto » in una certa misura irreparabile. Contraddizione, che nel leninismo e nel primo stalinismo prese forma nella teoria: mano a mano che il potere dittatoriale della classe operaia si sarebbe andato affermando, tanto più violenta sarebbe diventata la resistenza della classe exdominante, ora oppressa.
Dice Lenin: « La dittatura del proletariato é la guerra più eroica e più implacabile della classe nuova contro un nemico più potente, contro la borghesia, la [...]

[...]comunista. La tattica del « culto », nel quadro di una morale marxista, doveva essere indice che qualcosa di grosso non andava nella politica. Invece no: ci si diceva che eravamo così piccoloborghesi da non capire che, nel paese "del socialismo, quello che per noi poteva apparire un « culto religioso » era autentico amore per un uomo cui tanto ogni sovietico corrispondeva.
Capzioso gioco, se il corrispondere non può avere ovviamente per un socialista che il senso della pariteticità, una volta rotti i rapporti di soggezione e di alienazione. Per cui se certamente molto c'era da ammirare nell'uomo sovietico, il molto era appunto
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nell'uomo minuscolo (Stalin = un cittadino qualunque), nel cittadino ignoto, vivo per, e soprattutto, nella collettività. Dunque, morale sì, per il socialismo, anzi affermazione decisiva che la morale marxista esiste e deve corrispondere esattamente ai principi cui nessuna tattica può far concessioni di sorta, ma morale che non si ferma alla moralistica e pretende la scienza (morale politica, n[...]

[...]nciata.
2) Stato e Partito.
La concezione della «dittatura del proletariato» è l'unica formula che sembra consentire una teorizzazione della diarchia PartitoStato nell'URSS, che si dà normalmente per scontata e che di fatto è invece assai curiosa. Si sa che su una popolazione di 200 milioni di abitanti gli iscritti al Partito comunista in URSS sono oggi circa 7 milioni. Ora, si possono fare due osservazioni:
1) che nelle elezioni politiche la lista di candidati è praticamente controllata dal Partito o da organizzazioni a loro volta da esso controllate, per cui è certo, in ogni caso, che le massime cariche dello Stato andranno a membri del Partito.
2) che la posizione del Partito in quanto tale è preminente su quella dello Stato.
Ne discende che lo Stato è uno strumento del Partito e che la rappresentanza è relativamente diretta nel Partito, ed estremamente indiretta nello Stato. Ciò quadra, come abbiamo detto sopra, con il concetto generale di « dittatura del proletariato » e con quello di « centralismo democratico ». Il Partito è l'o[...]

[...]per coordinare e guidare l'azione creativa (non nel solo senso manuale o tecnico) di codesti milioni di uomini ? Il partito deve stare, come sta, sopra lo Stato ? » « A quarant'anni dalla Rivoluzione d'ottobre la ' vita nuova ', che nell'Unione Sovietica non è più una aspirazione ma una realtà, può essere contenuta nei vecchi ordinamenti ? » « Da quali nuove forme, in quali nuove articolazioni concrete troverà piena espansione la democrazia socialista, peraltro espressa nella originaria concezione leninista dello Stato dei Soviet e nella Costituzione del 1936? » « In quali forme nuove la democrazia sovietica si esprimerà nell'avvenire, non solo all'interno del partito, ma nello Stato ? ».
È chiaro che non ha senso rispondere immediatamente a queste domande. Il lavoro da compiere non é certo astrattamente ideologico, sistematizzante, ma é un lavoro scientifico di rilevamento delle strutture, del loro funzionamento, dei loro rapporti, che può essere effettuato solo sulla materia viva, e con la più ampia compartecipazione degli specialisti e[...]

[...]saminare e studiare le forme della politica anche nel momento in cui si manifestano e si muovono. Il « controllo democratico » non è limitato a verificare soltanto se i funzionari o i dirigenti fanno il loro dovere così come è stabilito, ma si estende a verificare se le forme in cui operano gli organi legislativi ed esecutivi sono le più adatte e rispondenti ai bisogni, alla situazione, alla natura democratica che pretendono avere. Lo Stato socialista non può quindi essere concepito come il deposito dei risultati sociali definitivamente conseguiti, ma come un organismo vivente in continuo aggiornamento ad opera dell'intero corpo dei cittadini.
I quali cittadini, mentre sul piano politico legiferano, eseguono ed amministrano giustizia attraverso i loro rappresentanti, in sede scientifica hanno il diritto di esame delle stesse forme in cui si manifesta la loro volontà, per proporre la conferma o modifica o superamento degli istituti ogni qualvolta lo trovino necessario.
Sembra che il Congresso del PCUS veda ancora la risoluzione di molti p[...]

[...]esta la loro volontà, per proporre la conferma o modifica o superamento degli istituti ogni qualvolta lo trovino necessario.
Sembra che il Congresso del PCUS veda ancora la risoluzione di molti problemi in forma quantitativa: più democrazia, più collegialità, più legalità, senza ancora veder chiaro che il « più » è ottenibile soltanto attraverso nuove forme che quel « più » appunto consentano e producano.
3) Pluralità borghese e pluralità socialista.
Superato il livello della lotta di classe e dei suoi strascichi, non per questo si possono dire superate possibili forme di contrasto nella società socialista (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro), superabili solo nella società comunista teorizzata da tutti i classici del marxismo (da ciascuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni). E probabile che, appunto per evitare le possibilità del formarsi di correnti interessate nel proprio « particulare » (ad esempio, questione dei contadini rispetto agli operai), nell'URSS si tenga così fermo il
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principio del Partito unico, come depositario di una solidarietà generale senza concessioni. In questo senso l'unicità del Parti[...]

[...]ità delle decisioni (e, detto per inciso, in questo quadro giustificativo rientrano le concezioni della teoria del riflesso, l'ontologizzazione metafisica della dialettica, l'indistinzio
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ne fra evoluzione naturale e progresso controllato, di cui si trovano ancora ampie tracce alla base degli ultimi scritti di Stalin, in particolare nei a Problemi economici del socialismo nell'URSS del 1952).
Viceversa proprio il mondo socialista che, operando il passaggio dal piano della necessità a quello della libertà, attraverso la risoluzione radicale dei conflitti di classe, si può concedere una concezione possibilistica della scienza. Se in gran parte le regole della libertà sono in una società borghese ben delimitate dalla pressione degli interessi, é nel mondo socialista che può nascere un autentico gioco di interessi diversi per la libertà.
Vediamo, quindi, per la società socialista prospettarsi una possibilità pluralistica, ma non tanto nella tradizionale incarnazione partitica (che resta, tuttavia, necessaria nella società borghese anche per il socialismo, finché perdurino i termini della lotta di classe), quanto, piuttosto, in una alternativa di correnti, rappresentative non già di interessi, ma di possibilità realizzative diverse di un fine che resta comune. Il che comporta il presupposto di una solidarietà non intaccabile, oggettivata nello Stato prima, nel costume poi, e una diversa concezione della scienza (e della cultura) intesa come strumentalità pluralistica. [...]

[...] iniziative e nell'esperimentazione consentita (purché fondata su ricerche di fatto e scientificamente documentate) fra cui trascegliere via via il meglio e generalizzarlo (mediazione fra autonomia e pianificazione).
Dunque, forse, non pluralità partitica, né gioco fra governo e opposizione, quanto pluralità di iniziative, nel quadro di una
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pianificazione funzionale, nella costruzionedissoluzione dello Stato socialista (1).
(1) Leggendo questo saggio inI bozze l'amico Fortini mi ha dato la seguente nota che ottimamente contribuisce ad approfondire il punto in questione:
Invece di ripetere le tesi puerili di chi afferma la inevitabilità e la necessità di tutto quel che è accaduto nell'età stalinista come di chi, negan dole, non pub più arrestarsi sulla via delle ipotesi retroattive, è meglio domandarsi (come ha fatto recentemente un giovane filosofo marxista, A. Mazzone) quale sia oggi ii senso, alla luce delle esperienze sovietiche e nostre, del « fondamento obiettivo dell'accordo tendenzialmente unanime [...]

[...]to qualitativo, afferma la trasformabilità qualitativa dei conflitti dopo averli identificati, nelle società classiste, come conflitti di classe. Si che la 'volontà generale' liberale è sintesi astratta (le souverain) mentre quella marxista è, almeno tendenzialmente, concreta, cioè tendenzialmente unanime. Questa pretesa marxista sembra uscire sconfitta dall'età stalinista; l'unani
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4) Per un linguaggio (e un'ideologia) socialista.
Purtroppo gli Atti del XX Congresso del PCUS non offrono un discorso chiaro sui pur tanto cruciali punti toccati, e diremmo, anzi, che se tutto il Congresso rappresenta un termine di passaggio che codifica, come vedremo meglio più avanti, tutta una serie di provvedimenti empirici, esso sottintende sempre una nuova impostazione ideologica, ma non la esplicita o non vuole esplicitarla.
Il vizio rilevato, in quasi tutti gli interventi, di giustificare posizioni nuove con citazioni vecchie é, viceversa, ancora prati
mità stalinista era infatti una caricatura e le elezioni al 99,99% una cerimo[...]

[...]itto fra città e campagna; ma è confrontabile tale conflitto attuale con quello che opponeva contadini e cittadini russi durante la guerra civile o la liquidazione dei kulaki? Anche per questo è improprio impiegare termini eguali come 'partito', 'opposizione', 'parlamento' per indicare cose diverse (e, fra parentesi, che v'è di comune fra la nozione di partito in Francia o in Italia e quella in USA o in India?).
Si vuol dire che la società socialista non ha trovato o ha trovato imperfettamente le forme istituzionali per l'espressione dei suoi particolari conflitti? Ne conveniamo. Ma, dopo aver rimproverato lo scarso storicismo del XX Congresso, non pecchiamone noi stessi. L'offerta che un Bevan (e altri da noi) fa all'URSS di sperimentati apparecchi liberali di antica fabbricazione inglese per evitare, ad esempio, gli abusi di potere, potrà magari aver anche successo (Kruscov ha già acquistato in Gran Bretagna alcuni milioni di maniglie per porte), quando siano forniti di voltaggio universale e perciò adatti a tutte le tensioni; ma ci vuo[...]

[...] del genere umano) il marxismo può scambiare la parte per il tutto, e quindi errare; ma questo non accadrà, mai alla concezione liberale, per la quale la parte ha da rimaner sempre tale e l'uomo e la società in se stessi spartiti e divisi, si che il rapporto maggioranzaminoranza sia appena un remedium concupiscientiae, un retaggio della colpa originale. E dunque le strumentazioni liberali che, giorno dopo giorno, paiono introdursi nel mondo socialista non si interpretino come riconoscimento che il libero gioco dei gruppi di interessi, fondati in ultima istanza sulla parte di appropriazione del prodotto sociale, sia utile e perciò necessario e infine universalmente e perennemente valido; ché prima s'ha da mutare il fondamento di quegli interessi; ma vi si legga solo il passaggio, per noi pieno di insegnamento, da una 'cattiva unanimità', ad una unanimità più autentica o autentica.
FRANCO FORTINI
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Nella giusta direzione intrapresa di abbandonare la sterilità dogmatica, ci sono invece ancora due passi avanti da compiere:[...]

[...]ede opportuna agli Istituti di storia e di filosofia, nuovamente aperti alla critica, all'attività creativa. Determinandosi scientificamente, il linguaggio potrà tornare ad avere un senso univoco e preciso e l'ideologia riprenderà fiato e potrà modellarsi senza equivoci ed ambivalenze.
Diciamo costruirsi e non semplicemente ricostruirsi sia del linguaggio, sia dell'ideologia. Lo stalinismo presenta uno iato nell'elaborazione dell'ideologia socialista; la sua identificazione dell'avversario con tutti gli avversari (con il peggiore degli avversari), visti come statici, sagome fisse e nere tutte uguali nell'uguaglianza dell'essere per « essere colpite », non gli consenti lo sviluppo di una dialettica « sublimata » all'interno, che desse una nuova dimensione alle contrapposizioni, una nuova « teoria dell'errore », una diversa verifica della verità. Per questo il suo linguaggio è rimasto un linguaggio bellico, alle volte da trincea (ed anche alcuni suoi atti). Per noi marxisti occidentali una delle peggiori pene è oggi constatare che alcune su[...]

[...]tta una eredità civile da conservare trasponendola al di là del salto qualitativo.
Un lavoro per noi e per altri (anche per i sovietici) dacché crediamo che, oggi, solo una ripresa panoramica, una risistemazione dei valori, una reinterpretazione del « nuovo mondo » per mutarlo di « nuovo », potrà consentire quel radicale passo avanti che speriamo, che ci occorre.
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56) Stato dei Soviet come Stato funzionale e democrazia socialista come pianificazione organica.
Il potere personale di Stalin non è semplicisticamente riducibile né ad un fatto . geografico, né ad uno etnografico. Il caso « Cina », cosi diverso dal russo, potrebbe essere prova sufficiente per sfrondare le ipotesi sociologiche « orientalistiche » sul « fenomeno » sovietico adottate spesso dal Deutscher. La verità è naturalmente ancora una volta strutturale e sovrastrutturale insieme: ' economia e ideologia. Ed è secondo questi parametri che occorre esaminare le vicende sovietiche in tutte le loro particolarità (tradizione, ambiente, ecc., inclusi). Leggendo[...]

[...]raggiunto un maggior benessere materiale ed una elevazione culturale, si fosse fatta cosciente della sua nuova misura.
Finito lo stalinismo, gli eredi hanno preso non poche contromisure che già stanno dando (le statistiche confermano) i loro frutti:
1) Dalle forme di « controllo » meramente sollecitativoautoritario si sta passando a forme di « controllo operativo». Dice, ad esempio, Krusciov a proposito dell'agricoltura: «Nel nostro Stato socialista tutto é determinato dai piani, che i colcos e i sovcos attuano in tempo, senza aspettare che gli addetti agli ammassi li sollecitino ». « Il controllo operativo degli ammassi deve essere invece affidato alle SMT e le centinaia di migliaia di addetti agli ammassi devono essere impiegati nella produzione » (« XX Congresso del PCUS », Atti, pag. 116). Il controllo sarà dunque affidato ad organi già impegnati nel processo tecnico. D'ora innanzi sarà
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chiaro che se il « controllo operativo » darà indici di produzione più bassi del previsto o dell'auspicato, non vorrà[...]

[...] organizzazioni delle repubbliche, la loro responsabilità nell'attività industriale sono notevolmente aumentate. Occorre coordinare il lavoro in questa direzione, poiché ciò favorirà uno sviluppo ancora maggiore dell'iniziativa locale » (Krusciov, pag. 146).
3) Si sta studiando un primo coordinamento, un allacciamento più funzionale di rapporti fra pianificazione ed autonomia. « La pianificazione é un enorme vantaggio del sistema economico socialista ». Tuttavia « non si deve assolutamente esercitare, nei confronti delle repubbliche federate, una tutela meschina. Esse devono, nel quadro definito dei piani economici in tutta l'Unione, decidere autonomamente le questioni concrete concernenti lo sviluppo di questo o quel settore della loro economia » (Krusciov, pag. 148149). E ne seguono provvedimenti tecnici importanti, come quello degli autofinanziamenti settore per settore, fabbrica per fabbrica.
4) Ne discende un primo passo verso la sburocratizzazione dello Stato con la rimozione di centinaia di migliaia di funzionari da cariche parass[...]

[...]ti a diverse alternative).
2) L'autocontrollo ha la sua essenza e la sua intrinseca possibilità di funzionamento a patto che il cittadino si senta e sia oggettivamente corresponsabile del piano. Tale corresponsabilità nasce quando egli partecipa alla determinazione ed alla verifica del piano. Determinazione e verifica del piano possono essere infatti i due punti di partenza e di arrivo del grande cerchio della nuova ed originale democrazia socialista che dovrà garantire l'efficienza ed insieme la libertà dell'intero sistema.
Il piano potrà nascere come raccolta quantitativa di dati, li sistemerà, confronterà le richieste, le medierà, e tecnicamente tradurrà l'iniziale raccolta in un quadro organico qualitativo, che terrà conto delle esigenze generali. Ma non è a questo punto che il piano passerà all'attuazione. A questo livello elaborativo dovrà tornare all'origine per la prima verifica: quella dell'impostazione. Ognuno potrà e dovrà osservare se la sua prima richiesta (e per quali motivi) avrà o non avrà trovato posto nell'inquadramento[...]

[...]sta ' zona della pace ' che comprende, oltre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni del globo terrestre, sulle quali oggi vive un miliardo e mezzo di persone, vale a dire la maggior parte della popolazione del nostro pianeta » (Krusciov, pag. 30). Se non si può parlare ancora della fine dell'« accerchiamento capitalistico » sostituito da un « accerchiamento socialista », si può tuttavia osservare che l'URSS é circondata da paesi socialisti, che la sua influenza anche in molti paesi capitalistici é assai forte, che «la pace é in maggioranza ». Non si vede d'altra parte perché anche l'organizzazione dell'esercito, o un sistema di difesa in genere, non possa essere compatibile con la nuova articolazione dello Stato. L'esercito in un paese socialista non può essere, del resto, che un servizio generale fra gli altri. Ma la condizione essenziale per il rinnovamento democratico dello Stato sovietico sta essenzialmente nella capacità organizzativa generale che esso saprà studiare e concretare; il che significa operare uno sforzo ideologico e tecnico che ancora è in gran parte da effettuare e di cui vediamo oggi solo i primi segni.
Qui ci importava osservare soltanto che le condizioni oggettive liberano il niarxismo dai due vincoli fondamentali di origine leninianastaliniana, sciolti i quali ci si avvia alla condizione favorevole per l'autono[...]

[...]nizzazione generale.
Ed il Partito ha ancora, come elemento dirigente, da assolvere per intero a questo compito. Ma non più sotto la forma sollecitativa, attivizzante, più o meno generica, (oggi decisamente condannata), ma in senso tecnico specifico. Il peso e l'insufficienza del Partito staliniano si rivelano qui: nell'essere strumento autoritario, di tutela e di controllo, anziché essere strumento tecnicoscientifico di una organizzazione socialista, modernamente concepita.
Staccato dai diretti compiti produttivi, il Partito aveva corso il rischio di girare a vuoto, di assumere una figura astratta, sovrastrutturale. Ma il Partito, inserendosi, come oggi viene stabilito, nell'organizzazione diretta, non può neppure essere il doppio dello Stato, la sua controfigura.
Il suo portarsi a livello operativo deve comportare anche una sua diversa concezione dei rapporti con lo Stato: ridurre la sua tutela in esso per aver modo di parteciparvi concretamente. Non sovrapporsi ai Soviet, ma entrarvi « costituzionalmente ».
Se lo Stato sta smobilita[...]

[...]la macchina sovietica era in stato di revisione. Lo annunciavano a gola spiegata i congressi degli scrittori, degli economisti, degli architetti, dei giuristi, ecc. Lo indicavano tutta una serie di provvedimenti che via via venivano presi per sottoporre a critica istituzioni e modi di lavoro del passato.
Tutto questo processo critico (che arrivava, ad es., nella richiesta di revisione del codice penale, a proporre nuove forme di « legalità socialista ») non poteva non comportare un « processo storico » verso chi aveva creato, sostenuto, edificato precisamente quelle forme e quegli istituti che si andavano demolendo e ricostruendo in altro modo.
Il « processo a Stalin » era implicito nella revisione dei suoi modi di condurre la politica interna ed estera. E si potrebbe aggiungere che il « processo critico » era a sua volta basato su un «processo reale », di modifiche sostanziali, di fatto, il quale, dalla morte di Stalin, ormai si estendeva all'intera Unione Sovietica. Prima che dal Congresso, il processo al « culto della personalità » er[...]

[...]mpostazione sociale e di civiltà, Krusciov non ne è ancora il Platone, sebbene per qualche aspetto tenda ad esserlo, perché il nuovo assestamento della società sovietica deve passare oltre Krusciov ed il Comitato Centrale, ed essere una « costituzione collettiva » che si formuli dalla collaborazione generale degli operai, dei contadini, dei tecnici e dei filosofi dell'Unione Sovietica.
Allora anche i modi e il linguaggio della nuova verità socialista saranno diversi e sarà stato un diverso costume a nutrirli, a coltivarli.
L'ipotesi della posizione del XX Congresso codificatrice di una nuova realtà in movimento positivo scarta sia l'ipotesi del perdurare sotto altra veste dello stalinismo, sia quella secondo la quale il XX Congresso rivelerebbe bruscamente ed esprimerebbe la presenza di una situazione conflittuale di fondo fra varie forze che nell'URSS si contenderebbero il potere. Siamo persuasi che nell'URSS sia veramente cessata la latta di classe e che quindi non esista materia economica per conflitti strutturali (le cause «oggettive[...]

[...]tamente che i comunisti abbiano creduto alla versione ufficiale dei processi epurativi. E ciò per la ragione, apparentemente semplicissima, in realtà la più seria e la più sostanziale, che non potevano crederci pena il vanificare, dentro di sé e fuori di sé, il loro stesso lavoro, i loro stessi sacrifici, il loro stesso operare e lottare per un mondo diverso. Se i « mostri del genere umano » fossero realmente esistiti in URSS, se il sistema socialista li avesse veramente prodotti o sopportati ai più alti posti di responsabilità negli anni della Rivoluzione e in quelli della costruzione successiva, se « spie del nemico e agenti del capitalismo » avessero potuto per semplice gioco professionale elaborare teorie marxiste anche originali o comunque tecnicamente elaborate, ci sarebbe stato da disperare nell'uomo in quanto tale e nel socialismo anche.
Magari fosse stata possibile una spiegazione razionale dei fatti in questo senso! Viceversa non lo era e l'altra ipotesi si affacciò subito: divergenze politiche, errori politici. È terribile che [...]

[...]atici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente conseguita. Malgrado la prudenza staliniana, un'imprudenza rivoluzionaria di fatto accompagnò la politica estera dell'URSS. Tale imprudenza oggi si ribalta in sicurezza e se il più diretto « accerchiamento socialista », la zona « neutrale », l'alleanza pacifica della « maggioranza » mondiale
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sono un fatto compiuto dalle rivoluzioni negli altri paesi, ciò giova all'URSS più che un maggior livello economico ed una maggiore facilità diplomatica. E la politica delle « vie nazionali » al socialismo e lo scioglimento « tattico » del « Cominform », che, per un certo aspetto, la liberano di fronte all'Occidente da dirette responsabilità nelle rivoluzioni altrui, ancora una volta la vincolano ad una « internazionale socialista », oggettivamente reale e paritetica, dalla quale non av[...]

[...]DE SULLO STALINISMO
sono un fatto compiuto dalle rivoluzioni negli altri paesi, ciò giova all'URSS più che un maggior livello economico ed una maggiore facilità diplomatica. E la politica delle « vie nazionali » al socialismo e lo scioglimento « tattico » del « Cominform », che, per un certo aspetto, la liberano di fronte all'Occidente da dirette responsabilità nelle rivoluzioni altrui, ancora una volta la vincolano ad una « internazionale socialista », oggettivamente reale e paritetica, dalla quale non avrebbe senso che si esentasse, perché tale esenzione sarebbe anche la negazione della sua forza interna e della sua stessa natura.
10) Critica e autocritica.
Per questo dobbiamo rispondere ad una decima domanda non prevista, una domanda supplementare. « A che titolo parliamo noi oggi, critichiamo, verifichiamo la posizione dell'URSS ? Con quali doveri ? Con quali diritti ? ».
La risposta è breve. Non potremmo criticare e verificare l'URSS senza cadere, qualunque sia il grado della nostra buona féde, in una posizione ad essa antitetica,[...]

[...]to dobbiamo rispondere ad una decima domanda non prevista, una domanda supplementare. « A che titolo parliamo noi oggi, critichiamo, verifichiamo la posizione dell'URSS ? Con quali doveri ? Con quali diritti ? ».
La risposta è breve. Non potremmo criticare e verificare l'URSS senza cadere, qualunque sia il grado della nostra buona féde, in una posizione ad essa antitetica, cioè nelle vesti dei suoi avversari, se non ne parlassimo nel campo socialista, se non pensassimo che tutto questo sia un lavoro comune, un collaborare allo sviluppo del socialismo.
I « consigli » all'URSS non hanno senso, se non sono sempre anche « consigli » per noi, e così pure le critiche, se non sono sempre anche critiche alle responsabilità che ci assumiamo solidarmente all'oggetto del nostro discorso. Parlare dell'URSS senza cadere in una posizione ad essa ostile od anche indirettamente opposta e nociva, é parlare non di un'URSS in sé, ma di un'URSS in noi, a cui siamo nettamente e senza residui legati nel quadro di un internazionalismo socialista. Di qui anche,[...]

[...]on hanno senso, se non sono sempre anche « consigli » per noi, e così pure le critiche, se non sono sempre anche critiche alle responsabilità che ci assumiamo solidarmente all'oggetto del nostro discorso. Parlare dell'URSS senza cadere in una posizione ad essa ostile od anche indirettamente opposta e nociva, é parlare non di un'URSS in sé, ma di un'URSS in noi, a cui siamo nettamente e senza residui legati nel quadro di un internazionalismo socialista. Di qui anche, e solo di qui, íl nostro diritto: ci è lecita la critica, perché é anche un'autocritica, ci sono lecite le richieste costruttive, perché sono anche la nostra partecipazione alla costruzione, il nostro pretendere uno sviluppo positivo. Così siamo pronti a rigettare insieme, sia l'accusa che alcuni ci possono muovere di essere antidemocratici perché non
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ammettiamo che una « libera cultura » possa criticare con « neutralità » l'operato dell'Unione Sovietica, sia l'altra di non essere « autorizzati » al discorso, perché, pur appartenendo di fatto al « blocco s[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]'insieme su Marchesi: un saggio denso ed essenziale, che per la prima volta ci dà un'immagine complessiva e convincente di una personalità cosí tormentata, cosí ricca di fascino e di aspetti sconcertanti.
Precedenti autori di libri e articoli su Marchesi hanno creduto di metterne in piú viva luce il valore negando le contraddizioni dell'uomo e dello studioso. La Penna ci presenta un Marchesi fortemente contraddittorio, quale fu in effetti: socialista (e poi comunista) con una sincera esigenza di giustizia e di elevazione culturale per i diseredati e gli oppressi, eppure legato a una concezione aristocratica della vita e a un senso dell'arte come creazione assolutamente individuale; angosciato dal dubbio esistenziale, dal « mistero », da un bisogno di fede religiosa sempre insoddisfatto e sempre perdurante, eppure non toccato da alcun dubbio di fronte alle atrocità staliniane, nemmeno quando esse, troppo tardi e troppo poco, furono sconfessate dal comunismo « ufficiale »; ostile all'aridità del « filologismo », eppure, quando si dedicava a[...]

[...]za e in un Io assoluto vera realtà. Ma era intimamente convinto che il buon gusto fosse, per ripetere un'espressione che abbiamo visto usata metaforicamente dal La Penna, un « dono delle Muse » largito a spiriti eletti: poeta et criticus nascuntur, non
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 637
fiunt. E di questa aristocratica certezza di possedere il buon gusto si appagava, senza sentire il bisogno di motivarla. Nei momenti in cui si sentiva socialista o comunista (di momenti bisogna parlare, proprio perché il suo comunismo non era né teoricamente fondato, né basato su una militanza costante) vagheggiava un'umanità alla quale, tutta, i doni delle Muse potessero essere elargiti; ma questa era, in fondo, una speranza lontana e tutt'altro che certa; e se qualcuno gli avesse parlato di distinzione tra
« convincere » e « persuadere », il suo antiscientismo e la sua stessa vocazione retorica lo avrebbero indotto a rispondere che il « persuadere » è via alla verità (alla verità umanamente calda, non alla gelida e presuntuosa
« esattezza ») piú s[...]

[...]ppo) il « bisogno di Dio » era in Marchesi contrastato da una persuasione, a tratti riaffiorante, che proprio il dubbio e l'angoscia fossero il prezzo necessario della nobiltà umana, della poesia, di quella senechiana meditazione (ben diversa dall'orgogliosa sicurezza filosofica e scientifica) senza le quali la vita si sarebbe immeschinita, si sarebbe abbassata al vegetare di quel « volgo » verso cui, come abbiamo visto e ancora vedremo, il socialista e comunista Marchesi non riuscí mai a superare un aristocratico disprezzo. Nella conferenza su Lucrezio, dopo aver detto le parole già da noi riportate, che la scienza non potrà mai svelare l'arcano della vita, aggiungeva: « Perché se lo potesse un giorno, sarebbe morta la poesia »: una cosa, dunque, da non auspicare. E nella seconda edizione del Seneca (MessinaMilano 1934', p. 404) dichiarava: « Solo lo smarrimento e il dubbio aprono le porte dell'infinito allo spirito umano che la certezza costringerebbe nell'angustia e nell'inerzia di una immobile contemplazione ». Nell'atto stesso in cui [...]

[...]Seneca (in SM, ir, p. 719 ss.): qui, in modo ancor piú esplicito, dichiarava « immenso » il fascino della dottrina epicurea sulla morte, « la virtú consolatrice dell'annullamento mortale »; e mostrava, citando l'epistola 54 a Lucilio, come neanche negli ultimi anni Seneca fosse diventato un fermo credente nell'immortalità. E non a caso l'autore cristiano da lui piú amato (cfr. Voci di antichi, p. 159 ss.) è Arnobio, un retore pessimista e materialista, piú lucreziano che cristiano, negatore dell'immortalità dell'anima.
4. L'« antiromanità » della letteratura latina. — Ci siamo, senza volerlo, discostati alquanto dal tema dell'« homo » et « civis »: dobbiamo adesso ritornarvi. Fin dai profili anteriori alle opere di maggior mole (i profili formigginiani di Marziale, Petronio, Giovenale, ai quali La Penna, con piena ragione, attribuisce importanza decisiva per la formazione del critico), Marchesi fa consistere il vero valore della letteratura latina non nell'esaltazione dei valori civici, nell'attaccamento al mos maiorum politico ed eticore[...]

[...]utore, che la parte sulle opere viene ad essere costituita in misura preponderante da lunghissimi brani tradotti, quasiché non vi fosse pressoché nulla da aggiungere a ciò che Seneca disse (questa caratteristica si attenua nella seconda edizione, che reca il segno di un faticoso rifacimento, anche se il giudizio complessivo su Seneca non muta).
Quanto a Tacito, il La Penna ha, come si è visto, indicato le ragioni per cui questo patriota, imperialista, conservatore in politica interna ha tuttavia profondamente interessato Marchesi. Oserei dire che, per alcuni aspetti (soprattutto per l'acutezza di certi giudizi politici, cfr. La Penna, p. 65 s.), il Tacito è superiore al Seneca proprio perché l'identificazione fra il critico e il suo autore è meno immediata. Forse, però, Marchesi ha visto troppo poco in Tacito la coscienza (ad un livello piú profondo del livello « patriottico ») dell'iniquità dell'imperialismo romano e del suo avviarsi alla decadenza,, nonostante l'età « aurea » di Nerva e di Traiano. Egli accenna — ed è vero — che Tacito [...]

[...]a consapevolezza che la « corruzione » porterà l'impero romano alla decadenza e alla rovina, e che la salvezza può ormai venire piú dalle discordie intestine dei barbari che dalla forza militare romana (Germ. 33). In questa « cruda compiacenza » (Tac.2, p. 132) c'è molta angoscia pessimistica: meglio che nel Tacito, Marchesi la vide o intravide nelle ultime edizioni della Storia. Urgentibus imperii fatis (Germ., ivi) non sono parole di un imperialista fiducioso; e d'altra parte le considerazioni ben note sulla sanità morale dei Germani in contrapposto all'immoralità romana divenuta ormai consuetudine rivelano ben altro che puri intenti artistici o retorici.
5. L'individuo e la cosmopoli. — Ancora qualche riflessione ci suggerisce il contrasto homocivis. Che l'arte diventi angusta quando si prefigge scopi « civili » anziché « umani » non è certamente, secondo Marchesi, un principio valevole per la sola letteratura latina. Marchesi stesso si richiama a Heine come modello di poeta « umano » accostabile a Marziale, dichiara
646 SEBASTIANO TI[...]

[...]ual è, in questo ambiente, la sua collocazione? Il problema (sul quale La Penna ed io abbiamo avuto scambi d'idee quando il suo saggio era già tutto scritto, ma prima che fosse pubblicato, come egli stesso accenna, con amichevoli parole, nell'Avvertenza iniziale, p. 2) è affrontato brevemente a p. 56 s., prescindendo da altri piú fugaci accenni nel corso del saggio. Sembra dapprima che Marchesi sia visto da La Penna, prevalentemente, come un idealista, non privo di influssi crociani e gentiliani. « Con alcuni residui positivistici conviveva una larga, sostanziale, importante influenza del neoidealismo contemporaneo. » Il materialismo a cui Marchesi diceva di aderire non era insincero né frutto di un semplice equivoco, ma, specialmente negli anni della maturità,
piuttosto velleitario e superficiale [ ...1. Era idealistica la sua sfiducia nella scienza, idealistica la sua rivalutazione quasi misticheggiante dell'individuo come fantasia, creazione artistica, e come coscienza religiosa. Amava citare da Agostino i tre concetti di tempo: presen[...]

[...]mancò di una certa dignità di fronte ai destalinizzatori italiani dell'ultima ora (e destalinizzatori solo in superficie), i quali, a cominciare da Togliatti, avevano pronunciato all'indirizzo di Stalin vivo e potente, o appena morto, le piú vergognose piaggerie. Ciò forse andava ricordato a p. 87 del libro del La Penna, pur tenendo fermo che non è attraverso le nostalgie staliniste (o stalinisteumaniste) che si può ricreare una prospettiva socialista. Ma certo il suo prestigio di grande umanista dovette, con ragione, apparire prezioso a Togliatti: di qui quelle parole troppo ditirambiche (in un uomo intelligente e, al tempo stesso, freddo e privo di senso dell'amicizia) per essere sincere.
7. Marchesi socialista nel primo Novecento. — Avendo accennato al Marchesi politico, siamo ancora una volta (l'ultima) ricondotti al clima tardoottocentesco della sua formazione. In quegli intellettuali a cui lo abbiamo accostato (Rapisardi, Graf, Pascoli) il « positivismo bisognoso di religione » si collega con una morale della fraternità, che sfocia in un socialismo umanitario, oscillante tra la rivolta anarchica e il solidarismo cristianomassonico, privo di ogni rigorosa base marxista. Che di questo tipo sia stato il socialismo iniziale di Marchesi, si comprende bene dalla lucida sintesi che nel cap. i del suo l[...]

[...]NTONIO LA PENNA 659
(compatibilmente con certi aspetti duraturi della « condizione umana ») piú felice: poteva essere semplicemente qualcosa da accettare in quanto ineluttabile, come un fenomeno della natura, come l'evoluzione biologica a cui molti socialisti di quell'epoca accostavano lo sviluppo storicosociale. Negli anni Novanta, Arturo Graf, aderendo al socialismo, scriveva a Turati: « Io accetto tutta, ne' suoi fondamenti, la dottrina socialista; non per la promessa che arreca di una maggiore felicità avvenire (io credo a una infelicità crescente col crescere della coscienza); ma perché riconosco in essa l'anticipazione teoretica di un fatto assolutamente ineluttabile, voluto dalla legge di evoluzione, e che certo sarà il fatto piú grande e piú mirabile della storia umana » (F. Turati attraverso le lettere di corrispondenti, per cura di A. Schiavi, Bari, Laterza, 1947, p. 116).
Simili adesioni al socialismo, per lo piú, durarono poco. Ai primi del Novecento, Pascoli non era piú socialista da tempo, e Graf cessò di esserlo. Non fu qu[...]

[...]nte col crescere della coscienza); ma perché riconosco in essa l'anticipazione teoretica di un fatto assolutamente ineluttabile, voluto dalla legge di evoluzione, e che certo sarà il fatto piú grande e piú mirabile della storia umana » (F. Turati attraverso le lettere di corrispondenti, per cura di A. Schiavi, Bari, Laterza, 1947, p. 116).
Simili adesioni al socialismo, per lo piú, durarono poco. Ai primi del Novecento, Pascoli non era piú socialista da tempo, e Graf cessò di esserlo. Non fu questa la parabola di Marchesi. Eppure anche in lui, accanto alla componente umanitaria, ebbe un notevole peso quel fatalismo che abbiamo notato or ora nella lettera di Graf a Turati. Ancora nel 1956, un anno prima della morte, rievocando in un discorso la sua adesione al socialismo, la attribuiva da un lato a un profondo senso di giustizia offeso per la miseria dei contadini siciliani, dall'altro (dopo brevi fasi di proudhonismo e di mazzinianesimo) alla lettura del Manifesto: una lettura in cui il momento « fatalistico » e avalutativo acquistava uno[...]

[...]al Marchesi vecchio che rievocava quel lontano se stesso) la prospettiva del socialismo « non piacesse ». Ma in un articolo del 1908 su Orazio (SM, ii, pp. 545561) la concezione fatalistica conduce Marchesi a enunciazioni che vanno assai al di là della lettera di Graf a Turati. Questo articolo non è sfuggito a La Penna, che giustamente parla di « riflessioni sorprendenti sul socialismo » (p. 43); ma se le incoerenze tra aristocraticismo individualista (col correlativo disprezzo del volgo) e aspirazione al socialismo accompagnarono Marchesi per tutta la vita — con qualche attenuazione, ma attenuazione soltanto, negli ultimi anni —, qui mi sembra che si assista a un vero momento di acuta crisi. Marchesi proprio in quell'anno era consigliere comunale socialista (eletto in una lista democratica) a Pisa; e i suoi pochi interventi, per lo piú
660 SEBASTIANO TIMPANARO
dedicati a problemi amministrativi, ma comunque non deroganti da una linea politica socialista (e uno, anche, pacatamente ma nettamente contrario alla degenerazione del patriottismo in sciovinismo guerrafondaio), sono
stati pubblicati recentemente, purtroppo senza adeguato corredo di notizie sull'attività politica piú generale da lui svolta in quel periodo (C. Marchesi, Interventi al Consiglio comunale di Pisa, Pisa, Amministrazione provinciale, 1978).
_ Eppure, in quell'articolo Marchesi separa nel modo piú crudo l'idea dell'ineluttabilità del socialismo (una ineluttabilità che tuttavia non esclude un periodo ancora non breve, e altrettanto necessario, di dominio dei borghesi, « por[...]

[...]dell'intelligencija italiana, che si era accostata al socialismo durante la reazione di Crispi e di Pelloux e ancora nei primissimi anni del nostro secolo, ridiventa « borghese »: c'è chi si spinge al nazionalismo e prepara già un clima prefascista; ma il distacco dal socialismo fu compiuto anche da studiosi seri e onesti come Salvemini, Ciccotti e molti altri. Non è azzardato, credo, supporre che Marchesi, pur rimanendo iscritto al Partito socialista, abbia fortemente risentito dell'atmosfera antisocialista di quegli 'anni.
Quell'articolo del 1908 dette luogo (lo ricorda, anche se fugacemente, Piero Treves, art. cit., pp. 141,146) a una replica di Alessandro D'Ancona, Malinconica visione dell'avvenire (« Giornale d'Italia », 26 luglio 1908 = Ricordi storici del Risorgimento italiano, Firenze [1914], p. 541 s.). Il conservatore, ma non reazionario D'Ancona ebbe buon gioco nell'osservare che, invece di prevedere il cataclisma sociale rimanendo fatalisticamente inerti, sarebbe stato meglio « adoprarsi a regolare, ravviare, correggere, temperare quell'impeto cieco che si prevede ». E quanto alla cu[...]

[...]isione dell'avvenire (« Giornale d'Italia », 26 luglio 1908 = Ricordi storici del Risorgimento italiano, Firenze [1914], p. 541 s.). Il conservatore, ma non reazionario D'Ancona ebbe buon gioco nell'osservare che, invece di prevedere il cataclisma sociale rimanendo fatalisticamente inerti, sarebbe stato meglio « adoprarsi a regolare, ravviare, correggere, temperare quell'impeto cieco che si prevede ». E quanto alla cultura del mondo futuro (socialista o no), si dimostrava piú progressista di Marchesi: « Quanto a noi, adoriamo con razionale ossequio e il buon Virgilio e lo scettico Orazio [ ... ] ; ma non possiamo credere che essi rappresentino, oltreché il passato, anche l'avvenire della civiltà; crediamo, anzi, che anch'esso il mondo avvenire troverà il suo appropriato verbo poetico ». Marchesi si era messo in un bell'impiccio; e nella sua risposta (Senza amore, senza Dio, senza arte?, « Giornale d'Italia », 30 luglio 1908) cercò, bisogna dirlo, di cambiare le carte in tavola. Da un lato affermò di aver voluto, quanto ad Orazio, « fare so[...]

[...]zi, che anch'esso il mondo avvenire troverà il suo appropriato verbo poetico ». Marchesi si era messo in un bell'impiccio; e nella sua risposta (Senza amore, senza Dio, senza arte?, « Giornale d'Italia », 30 luglio 1908) cercò, bisogna dirlo, di cambiare le carte in tavola. Da un lato affermò di aver voluto, quanto ad Orazio, « fare soltanto opera di divulgazione », sfatando la diceria di Orazio poeta cortigiano; dall'altro dichiarò: « Sono socialista, tutto d'un pezzo, e sul serio », e finse di essersi battuto soltanto contro certi fraintendimenti della dottrina socialista. Dei propri insulti alla « moltitudine » non fece parola (mentre essi occupavano gran parte dell'articolo oraziano); e dopo aver deplorato in quel primo articolo, come si è visto, la prossima fine della fede in Dio, adesso dichiarò che Dio « sta troppo in alto », e introdusse perfino nel suo discorso, lui nemico della scienza, una nota scientistica e laicistica: « Oggi molti uomini di studio volgono l'occhio lassú, in alto, in cielo, solo per indagare e conoscere le leggi della enorme vita planetaria, non già per offrire all'uomo affaticato il premio dell'oltretomba... ». Nella controreplica [...]

[...]volta, facile vittoria, senza nemmeno incalzare troppo il Marchesi. E quanto alla questione di Dio, ribatté: « E sia: ma il mistero della vita, della vita umana ed universale, rimarrà sempre impenetrabile, per quanto si centuplichi il patrimonio del sapere ». Era un'asserzione tipicamente marchesiana, che il Marchesi si vedeva ritorcere contro! Ma certo sarebbe interessante (benché non
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facile) studiare il Marchesi socialista dagli inizi del nostro secolo fino alla fondazione del Partito comunista; è questo il periodo del Marchesi politico su cui meno sappiamo.
8. Il critico testuale. — Un ultimo punto sul quale, sempre seguendo e postillando il libro di La Penna, vorremmo dire qualcosa è l'attività di Marchesi come filologo classico, e più precisamente come critico testuale. Il La Penna (cap. III) valuta, in complesso, severamente le edizioni critiche o semicritiche (chiamo cosi i commenti scolastici muniti di piú o meno sporadici contributi criticotestuali: un genere ibrido, ma nel quale dettero alcune buone pr[...]

[...]ire la lezione a un errore di scriba o all'estro del retore ». Ma l'edizione di Marchesi rimarrà sempre una tappa molto importante negli studi arnobiani.
Io suppongo che quella che ho chiamato la sprovincializzazione filologica (e linguistica) di Marchesi si debba anche all'influsso degli allievi dell'università di Padova, di uno soprattutto, il solo vero allievo che Marchesi abbia avuto, Ezio Franceschini, che è poi diventato un insigne medievalista. Franceschini ha sempre parlato di Marchesi come di un maestro « irraggiungibile », che, nonostante la grande umanità e la sostanziale modestia, poco o nulla poteva imparare dai suoi scolari. Tuttavia nel suo Marchesi il Franceschini ci ha narrato un episodio significativo (p. xit s.). Nel 1926, sul finire di una lezione sulla tradizione medievale dell'Etica Nicomachea (di cui si era occupato a lungo da giovane), Marchesi accenna a un testo, il
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Liber philosophorum moralium antiquorum, che era sempre rimasto per lui un enigma quanto all'autore, alle fonti, alla lezio[...]

[...]ue, ed esistono molti altri codici della versione latina, ignoti a Marchesi. « Mi ascoltò silenzioso, con segni evidenti di stupore e d'interesse. Poi mí chiese: "Ma come ha fatto, scusi, a giungere a questi risultati?". Risposi: "Chiedendomi semplicemente se della questione non si fossero mai interessati gli studiosi tedeschi". Ero partito infatti da quella domanda, avevo fatto ricerche in quella direzione ed ora gli potevo presentare una lunga lista di autori a lui ignoti e le loro conclusioni. ».
Un fatto di questo genere (e non è detto che sia stato l'unico) dovette far riflettere Marchesi, probabilmente piú di quanto appaia dal séguito del racconto di Franceschini, che si preoccupa di ridare subito al maestro, nel colloquio, la funzione di guida, la preminenza. Certo Marchesi aveva già, in altri campi, letto e consultato e recensito molte opere di studiosi tedeschi; ma, come dimostrano proprio le tante recensioni ora ristampate in SM, quasi sempre con frettolosità e (si ricordino le espressioni già da noi riportate) con la convinzion[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: III
ORGOSOLO MODERNA
La politica militarecoloniale che dal 1880 colpisce Orgosolo è soltanto la manifestazione più visibile, la forma della politica economicacoloniale che dal 1880 la borghesia imperialista italiana conduce contro Orgosolo e, largamente, contro tutta la Sardegna pastorale.
L'economia pastorizia sarda, e particolarmente, quella della Barbagia pu) essere considerata da quel tempo sino ad oggi — e con pro
prietà di termine una economia di tipo coloniale.
Abbiamo visti i caratteri « primitivi » dell'azienda pastorale sarda. Dobbiamo qui precisare che non si tratta più di un'azienda primitiva vera e propria, una azienda, cioè, che vive in un mercato naturale o di baratto, ed il cui territorio è chiuso, limitato al paese. Si tratta, invece, di una azienda già in pieno immessa nell'[...]

[...]a a coincidere con la necessità di procacciarsi il denaro. L'affitto, richiesto in denaro dai proprietari dei pascoli, viene pagato per) dal 1830 al 1880, abitualmente, in natura: il denaro scarseggia enormemente in Barbagia; lo hanno nelle mani solo piccoli prestatori e piccoli commercianti che lo danno, in modo usurario, in cambio di prodotti: latte, lana, formaggio, pelli, carni ecc.
È da quando la borghesia italiana (trasformatasi in imperialista) mette piede in Barbagia, il 1880 circa, con i primi industriali caseari, che il denaro, affluendo in maggior misura di prima e sempre più richiesto dai proprietari di terre diviene il motore dell'economia di Barbagia.
Da quel momento la locale economia prende l'aspetto tipico di una economia coloniale.
L'industriale caseario, dal 1880, giunge in Barbagia in cerca di materie prime — latte soprattutto — che può acquistare a prezzo più
INCHIESTA SU ORGOSOLO 213
basso che altrove perché il denaro qui scarseggia. Egli, dal 1880, si preoccupa di impiegare il minimo di capitali: non costruisce [...]

[...]l'abitante di Roma); poi piano piano cominciano a vendere il gregge; infine, a poco a poco, si riducono alla disoccupazione. Per la prima volta dopo millenni la disoccupazione tra i pastori (almeno per larghezza) é il fenomeno nuovo. La formazione di una classe di disperati disposti a qualsiasi lavoro : pastorizio, agricolo, artigiano, industria
le ecc. — cioè la formazione di un proletariato pastorale — é il risultato nuovo della storia imperialista.
Ed in Barbagia il pastore disoccupato non può sperare di sfuggire a questa proletarizzazione con il mutare lavoro, mestiere:
1) L'agricoltura é pochissimo sviluppata (la terra, per la comodità della rendita agraria, si fitta a pascolo); il contado presenta fenomeni di disfacimento : di proletarizzazione agricola.
2) L'artigianato ed il piccolo commercio, con la schiacciante concorrenza dei nuovi prodotti di fabbricazione industriale, sono rovinati: scendono sempre più verso una situazione di proletariato « di paese ».
3) Industrie in Barbagia non ne esistono. Quelle che esistono in Sarde[...]

[...]finale è, ancora, la disoccupazione. E così i pastori — categoria tipicamente «conservatrice », perché da millenni abituata alla sola pastorizia — non hanno convenienza di emigrare, di muoversi: rimangono in paese.
Potrebbe sembrare, a prima vista, che a questo nuovo processo, comune a tutti i pastori di Barbagia, il paese di Orgosolo si sottragga, poiché è l'unico, l'ultimo che non risulti ancora conquistato dallo Stato e dalla economia imperialista. La proprietà privata delle terre per pascolo non è molta; il territorio comunale estesissimo; gli industriali caseari che incettano il latte non sono visibilmente presenti nel paese : pochi centri di raccolta esistono ai margini del territorio di Orgosolo.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 215
Ma la sottrazione del paese alla economia imperialista è soltanto illusoria. I pastori di Orgosolo, seminomadi — per ragioni climatiche — per la meta dell'anno e cioè per l'inverno, sono costretti ad andare nei territori circostanti, cioè in terre private di pascolo che pagano in denaro. L'accerchiamento del territorio di Orgosolo da parte della economia imperialista fa sottostare per metà il paese a questa economia. La introduzione stessa della proprietà privata di terre di pascolo — sia pur in forma meno pronunciata che altrove — introduce, ancora, nel paese, il cavallo di Troia della economia imperialista. Sempre piú, dalla guerra 191518, ma specialmente, dalla guerra 193943, i pastori di Orgosolo sono costretti sempre più a ricorrere, per il denaro dei fitti del pascolo, agli industriali.
Dalla fine di questa ultima guerra il processo di proletarizzazione dei pastori, comune a tutta la Barbagia, ha cominciato a manifestarsi con crescente progresso in Orgosolo. Si può dire che dal 1943 — e per la prima volta nella storia di Orgosolo — si sia andata verificando la creazione di una nuova classe, diversa da quelle tradizionali de « sos meres » e « sos terraccos »: un proletariato pastorale. E qu[...]

[...] dimostra possibilità di spezzare una storia millenaria, di introdurre nel paese il più profondo rinnovamento.
**(
La situazione coloniale del paese di Orgosolo in seno allo Stato italiano è una situazione coloniale due volte aggravata : e per il colonialismo economico, comune a tante altre zone d'Italia; e per il colonialismo militare proprio (almeno per intensità) solo al paese di Orgosolo. Una così grave, estrema forma di oppressione imperialista comporta — con urgenza — la necessità di « liberazione » del paese, l'interesse comune e generale ad una totale « liberazione ». Si può dire che il problema del paese di fronte allo Stato, dal 1880 ad oggi, sia stato
216 FRANCO CAGNETTA
sempre, essenzialmente, il problema di una liberazione « nazionale » o, più esattamente « paesana », e di una liberazione « sociale » dall'oppressione che si approfondisce sempre piú. Le forme di « ribellione » dal 1880 al 1943 (e si potrebbero dire anche di « rivolta coloniale ») si configurano, dapprima, intrecciate al banditismo. Il banditismo del 1880190[...]

[...]dal paese. Ma se devo dire la verità non mi trovo contento della vita militare. Poche le razioni. Troppi i comandi:
gustos pusillanimos crettinos
pacciardianos, viles iscelbinos (3)
(3) Questi pusillanimi cretini / pacciardiani e vili scelbini.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 221
ci proibiscono di leggere libri e giornali. Qui siamo 500 reclute. In ogni camerata si fa politica. A me non manca questo conforto. Andiamo alle Federazioni Comunista e Socialista. Abbiamo strappati tanti giovani all'Azione beghina. Mi sento comunista e sono riuscito a far sentire così 5 ragazze. Mi prego il giorno che verrà il trionfo ».
« Caro compare, la tua lettera mi rese felice. Sai bene che siccome ero alle dipendenze dei propri genitori non sentivo personalmente il bisogno di abbattere la D. C. perché non sentivo il proprio usurpamento. Ma oggi si che mi sento questo dovere e l'obbligo di distruggere queste leggi al colmo di disordini e tirannie. Io pensare che dopo nove mesi di sacrifici e di tirannia sporca ho chiesto visita per la prima volta. Quando andai [...]

[...]ca ho chiesto visita per la prima volta. Quando andai al « Signor ,> tenente medico dopo avergli detto che avevo febbre mi rispose: sai che si chiede visita 24 ore prima di morire, perché io non riconosco malati che non sputano almeno un litro di sangue in mia presenza. Non mi adirai : sarebbe stato peggio. Ma intanto da ora, come mi hanno detto certi bolognesi : viva sa bandera comunista e tottu cantu sa Russia intera. Pro aver votadu su clericalista nos tratana cun pessima manera. Viva viva il comunismo ».
Altra scuola di « comunismo » il carcere, il confino. Anche qui la concentrazione, lo scambio con altri uomini, l'incontro con «politici », le condizioni particolari di « proletariato » carcerario e confinario creano le condizioni per la formazione di una coscienza « I`omunista ». E singolare osservare, per es., che il carcere di Nuoro persino per molte donne di Orgosolo costituisce la sola « scuola » moderna, la scuola « comunista » che offre loro lo Stato : molte donne escono dal paese solo per venire a colloquio con famigliari dete[...]

[...]lettuale sardo « tradizionale ». E questa fisionomia, rivelatrice di una crisi profonda, per la stessa debole costituzione di questo intellettuale, non si rivolta (come dovrebbe) contro lo Stato — se non con proteste platoniche — ma, generalmente, contro il proprio stesso popolo. Trovando base nella propria origine di classe, questo intellettuale riversa la propria inferiorità non sullo Stato ma sul pastore e il contadino : lo studente, il giornalista si fa l'ideologo dei nemici del pastore e contadino, l'avvocato pensa solo a fare affari sul pastore, sul contadino. Se uno di questi intellettuali riesce, come avviene qualche volta, ad entrare nello Stato, da militare, maestro, magistrato, funzionario ecc.
224 FRANCO CAGNETTA

diviene il più fedele esecutore di questo e il nemico piú crudele del pastore e del contadino. Non é in questo, certamente, che il pastore e il contadino può trovare la sua guida. Il sospetto, il disprezzo verso l'intellettuale (abitualmente non espresso apertamente, se non nei momenti critici) é l'aspetto piú pro[...]

[...]iù vaste conoscenze del comunismo. Per questo aspetto su tenore é uno strumento o una organizzazione culturale che trova paragone in analoghe forme locali popolari usate ampiamente, per es., nella Cina comunista, e che per ragioni di analfabetismo generale, di dialetto, e cosí via, sono le sole vie accessibili ad i più larghi strati popolari.
Esisteva già una produzione culturale poetica, cantata attraverso su tenore, di netta impostazione socialista e largamente conosciuta. Il fascismo la aveva combattuta ed impedita persino attraverso « circolari ». Poeti operai (minatori di Iglesias) o artigiani, popolarissimi, idolatrati avevano sviluppato le prime rudimentali, chiare, cognizioni « socialiste ». I piú noti (e su questi mi propongo di pubblicare un saggio intero) erano, per es., il minatore Salvatore Poddighe di Dualchi (18711938), autore del poemetto «Sa mundana cummedia »; e lo scrivano Peppino Mereu di Tonara (18721895) autore di « Poesie sarde ». Questi poeti sono i principali che, con grande originalità, abbiano sviluppato una cri[...]

[...]r es., il minatore Salvatore Poddighe di Dualchi (18711938), autore del poemetto «Sa mundana cummedia »; e lo scrivano Peppino Mereu di Tonara (18721895) autore di « Poesie sarde ». Questi poeti sono i principali che, con grande originalità, abbiano sviluppato una critica politica dei nemici dei pastori e dei contadini (il proprietario terriero, il prete, l'industriale ecc.) e che abbiano sviluppato una intensa propaganda di un « avvenire » socialista. Mi limito
(4) Cfr. pp. 7779.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 225
qui ad indicare, dapprima, per es., come sia stata messa in evidenza da Poddighe la funzione base, e di guida, dell'operaio nella società modérna :
Su veru Cristu est su lavorante
ch'in d'ogni tempus su mundu at redentu
dende pane alloggiu e vestimentu
de sa terra a d'ogn'essere abitante.
Cuddu ch'est mortu in rughe agonizzante
affirmu pro produ esperimentu
chi sende mortu in sa rughe meravadu
non podet haer su mundu salvadu
Sende mortu in sa rughe crocifissi) cuddu Cristu giamadu redentore non podet de su mundu salvadore ess[...]

[...]o disse a Scelba: sei cretino combattere con me speranza vana. E all'America: cedi il tuo bottino se no rimetti la pelle e la lana. La Russia è scesa tutta Partigiana la stessa cosa fece la Cina ora sta la sorte Italiana con la Francia nostra sorellina. S'aspetta solo un suono di campana ed il popolo accenderà la mina: Scelba e America sotto la frana: si è distrutta la razza caina! Scomparsi sono infine dalla vista il gran borghese e l'alto feudalista. Se qualche altro scenderà a duello lo mangeremo a carne di macello. Tremano tutti di falce e martello
o Truman tu sei un vero somarello. E Scelba se non eri pappagallo
234 FRANCO CAGNETTA
non lo mettevi il mondo a bordello.
Il tuo scopo è andato a male
non sarà più tu capo drappello.
Nel mondo sarà Stalin il gallo
capo comandante di battello
e se qualcuno non vuol stare al ballo
da Stalin si fa rompere il cervello.
Il Comunismo l'è il partito bello
il mondo tutto lo deve salvare
sta combattendo proprio per quello
e l'operaio da schiavo levare
perché il mondo cosí l'è un macello[...]

[...]
non lo mettevi il mondo a bordello.
Il tuo scopo è andato a male
non sarà più tu capo drappello.
Nel mondo sarà Stalin il gallo
capo comandante di battello
e se qualcuno non vuol stare al ballo
da Stalin si fa rompere il cervello.
Il Comunismo l'è il partito bello
il mondo tutto lo deve salvare
sta combattendo proprio per quello
e l'operaio da schiavo levare
perché il mondo cosí l'è un macello
nemmeno Cristo lo poté salvare.
Capitalista, tu uccidi il fratello
e l'operaio si deve rispettare.
Abbasso l'ingiustizia sociale
che regna qui nel mondo universale.
Verrà nel mondo uguaglianza feroce
se no guerra e rivolta sociale.
L'operaio non si tratta male
perché il Comunismo non vuole.
La Legge deve essere uguale
come sono le bimbe nelle scuole.
Essere analfabeta, o quanta male:
è non avere la luce del sole.
Inquisitori, Signori brutali,
sarete uccisi a colpi di pugnale.
Ma altrettanto l'azione pratica, l'organizzazione della lotta e del lavoro ha avuto in Orgosolo già una storia, ed una storia epic,a.
Il 1950, in l[...]

[...]torno alla bandiera del Socialismo ed unite gridare a squarciagola: Lavoro e libertà ».
12) Raccolta di poesie partigiane.
13) « Bolscevico il partito chiamato comunista che instaurò nel 1917 in Russia lo Stato Bello dopo la Rivoluzione. Il Bolscevico sinonimo di ribelle ».
Questo quaderno é intramezzato da disegni, ricalcati a matita, di MaoTzeTung, sotto i quali si legge: «Il Compagno Mao liberatore della nostra schiavitù ».
Trovo anche la lista dei libri letti. Comprendono una serie di manuali e libri tecnici per i lavori agricoli, artigiani ecc. Tra i libri di lettura: 1) Storia del P. C. dell'U.R.S.S.; 2) I Miserabili di V. Hugo; 3) Il rubino d'oro di Alessandro Manzoni (?); 4) La Madre di Gorki; 5) Le Lettere di Gramsci; 6) Il Ponte dei Sospiri di Michele Zevaco; 7) L'Imperialismo di Lenin; 8) Mao Tze Tung. Biografia.
Malte sono le poesie in sardo scritte da Marotto. Mi dolgo qui di non poterne pubblicare alcune, bellissime, e per la lunghezza, e per la difficoltà che comporterebbe il testo per il lettore.



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]ura » e di « congiuntura politica », usa anche quella di « congiuntura teorica e ideologica ». La « congiuntura » sembra quindi designare l'unità (strutturata) delle contraddizioni di diversi livelli della formazione sociale nel « momento attuale » (cfr. To my english readers, prefazione a For Marx, London, New Left Books, 1971).
408 GIOVANNI MARI
ser, con la denuncia del « culto della personalità » e delle « violazioni » della « legalità socialista » compiute dal xx Congresso del Pcus (1956), nonché con la scissione del movimento comunista internazionale degli anni immediatamente seguenti.
Per Althusser ciò che caratterizza questa congiuntura è, per un verso, la lotta tuttora in corso tra una « critica di destra » (prevalente) ed una « critica di sinistra » dello stalinismo, e, per l'altro, l'effettiva sopravvivenza nel movimento operaio dello stalinismo a causa dell'assenza di una vera spiegazione, di una spiegazione marxista, di esso. Il problema teorico e politico dello stalinismo, e quindi della crisi che la sua denuncia ha determi[...]

[...]a nella propria ricerca di una precisa « deviazione » (a cui aveva già accennato nell'Avvertenza all'edizione italiana di Lire le Capital, scritta nel dicembre 1967). Di questa « deviazione » egli compie una « rettifica » che segna una « svolta » nel suo itinerario teorico. Althusser dà anche un nome alla propria « deviazione » (il vantaggio di riconoscere i propri errori risiede anche nel poterli nominare), definendola « teoricista » e « razionalista », e indica i testi dove soprattutto ricercarla; il Per Marx e Leggere il Capitale (che comprendono entrambi scritti degli anni 196065). La ricerca di Althusser si presenta quindi nettamente periodizzata in almeno due fasi principali, il cui anno di separazione può essere agevolmente identificato nel 1970.
La « rettifica » consiste essenzialmente nell'assunzione da parte della problematica di Althusser di un nuovo tipo di rapporto tra politica e teoria, precisamente nella proposta della tesi del « primato della pratica sulla teoria », cioè del « primato della lotta di classe nell'economia e [...]

[...]aver rivendicato il primato della pratica sulla teoria (in Elementi di autocritica questo primato è rivendicato anche quando si definisce « principale » la giusta tendenza politica dei primi saggi, rivolti contro le « pseudospiegazioni » del xx Congresso e contro gli assalti dell'ideologia borghese, e « secondaria » la loro « deviazione » filosofica), e dopo aver riconosciuto che nei saggi degli anni '60'65 egli ha sostenuto una filosofia razionalista e speculativa, conclude difendendo gli effetti politici ed ideologici determinati dall'inter
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vento di questa filosofia nella congiuntura, quindi ristabilendo un nuovo tipo di separazione tra filosofia e politica.
Si tratta di un tipo di separazione particolare, la quale si esprime in un'assenza, e che riguarda il « secondario », cioè la « deviazione ». Nel senso che tale separazione non impedisce di veder il nesso che intercorre tra la congiuntura e la tendenza « principale » e giusta della riflessione degli anni '60'65, impedisce di vedere solo quello che intercorre tra [...]

[...]i si è di molto affievolita, della prima fase di essa. Ebbene, la posizione di Althusser in questa fase, e piú in generale nella congiuntura, può essere compresa proprio a partire dal tipo di connessione che egli stabilisce tra il xx Congresso e lo sviluppo dell'interesse attorno agli scritti giovanili di Marx. La connessione è la seguente: la critica del « culto della personalità » e delle « violazioni della legalità socia
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lista » da un lato, e, dall'altro, le varie interpretazioni umanistiche del pensiero di Marx elaborate a partire dai suoi scritti giovanili, sono espressione di una medesima ideologia. Dell'« ideologia giuridica e filosofia borghese », la cui struttura è caratterizzata dall'« opposizione della Persona (Libertà = Volontà = Diritto) e della Cosa » (EA, p. 16). Il xx Congresso, in altre parole, avrebbe favorito, con le proprie « pseudospiegazioni » interamente sovrastrutturali della deviazione staliniana, la diffusione nel movimento operaio delle interpretazioni ideologiche e filosofiche umanistiche d[...]

[...]», la cui struttura è caratterizzata dall'« opposizione della Persona (Libertà = Volontà = Diritto) e della Cosa » (EA, p. 16). Il xx Congresso, in altre parole, avrebbe favorito, con le proprie « pseudospiegazioni » interamente sovrastrutturali della deviazione staliniana, la diffusione nel movimento operaio delle interpretazioni ideologiche e filosofiche umanistiche del marxismo (umanesimo marxista, filosofia marxista dell'uomo, umanesimo socialista, umanesimo reale, ecc.). « Dopo il xx Congresso, un'ondata apertamente di destra si diffuse... Si strappò nuovamente ai socialdemocratici e ai preti... lo sfruttamento delle opere giovanili di Marx, per ricavarne una ideologia dell'Uomo, della Libertà, dell'Alienazione, della Trascendenza, ecc.... L'ortodossia, come dice J. Lewis, ne fu quasi sommersa: non il `pensiero' di Stalin, che continuò, e continua da parecchio tempo, ad andare avanti indisturbato, nelle sue basi, nella sua `linea' e in alcune delle sue pratiche — ma proprio la teoria di Marx e di Lenin » (RJL, p. 103).
Che Althusser [...]

[...]o che la « scienza crea una filosofia » (La formation de l'esprit scientifique), e da Bachelard Althusser non trae soltanto l'idea di « rottura epistemologica ».
Il limite speculativo del primo periodo si manifesta quindi, sia nella interpretazione teoricista della « rottura epistemologica » (« Ecco ciò che mancava d'essenziale ai miei primi saggi: la lotta di classe e i suoi effetti nella teoria », EA, p. 41), sia nella contrapposizione razionalista, « in generale », tra la scienza (« la verità ») e la ideologia (« l'errore »), sia, infine nell'appiattimento della filosofia marxista sulla scienza (la filosofia come « Teoria della pratica teorica ») e della scienza marxista (che è invece « rivoluzionaria ») sulla scienza in generale. Nel secondo periodo (cioè a partire dallo scritto Sull'evoluzione del giovane Marx, del 1970, e soprattutto nella Réponse à J. Lewis ed in Elementi d'autocritica, entrambi del 1972), Althusser si pone il problema delle « condizioni » della « rottura epistemologica », individuandole essenzialmente nel « cambia[...]

[...] che riassume per molti versi, mi sembra, le novità essenziali della svolta teorica rappresentata dall'« autocritica ». Innanzitutto occorrerebbe rilevare con precisione il significato teorico dell'introduzione di questa coppia di concetti: essa rompe definitivamente con l'epistemologia (speculativa, di stampo bachelardiano) come teoria delle differenze tra scienza e ideologia (in generale) ed al suo posto delinea lo spazio per una teoria materialista delle condizioni materiali, sociali, ideologiche e filosofiche della produzione delle conoscenze in grado di spiegare in modo non meccanicistico e sociologico (Althusser direbbe anche non « storicistico ») il « comando » del materiale sul teorico. In altre parole si potrebbe dire che si tratta del programma di un'epistemologia materialista. Si pone allora il problema del rapporto tra questa epistemologia ed il materialismo storico, da una parte, e la filosofia marxista, dall'altra. Ci sono, evidentemente, delle sovrapposizioni problematiche e delle distinzioni da porre con chiarezza.
Seconda osservazione. La coppia rupture/coupure, che intende spiegare l'influenza, il « comando », del « materiale » (ideologico e politico) sull'evoluzione del teorico (scientifico) mediante la funzione « centrale » della « ri
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voluzione » filosofica, opera in particolari condizioni e in un modo particolare. Molto schematica[...]

[...]ervenuta a due concetti di causalità: quella « transitiva » di Descartes (legata alla scienza di Galilei) e quella « espressiva » di Leibniz e poi di Hegel (legata al calcolo infinitesimale). In Elementi di autocritica Althusser rileva nella propria nozione di « causalità strutturale » un eccesso di « civetteria » nei confronti della terminologia strutturalistica, ed un'effettiva influenza della filosofia di Spinoza e non dell'ideologia strutturalista, e propone di esprimere lo stesso concetto, d'accordo con la « tradizione marxista », mediante quello di « causalità dialettica materialistica ». A me comunque sembra che su questo tema della determinazione in ultima istanza, a parte le differenze terminologiche e le precisazioni concettuali, la sostanza del ragionamento di Althusser non muti rispetto a ciò che ho cercato di sottolineare circa il tipo di critica antieconomicista che egli porta avanti negli scritti del Per Marx. A questo proposito si può infatti leggere in Elementi di autocritica: « Ma non si può neppure `mettere le mani' su q[...]



da Fatma Dost e Antonio Solaro, Turchia: perché si spera in Ecevit [sopratitolo: Novità e interrogativi dopo le elezioni del 5 giugno] [sottotitolo: Con la vittoria elettorale del Partito repubblicano del popolo, per il quale ha votato tutta la sinistra, si è aperta la strada ad una svolta democratica. Ma la destra rimane forte] in KBD-Periodici: Rinascita 1977 - 7 - 1 - numero 26

Brano: [...]to una profonda modificazione dei rapporti di forza a livello politico e parlamentare. Ricordiamo rapidamente che l'assemblea nazionale turca ha .ora i suoi 450 seggi così distribuiti: 213 al Prp, 188 al Partito della giustizia diretto dal capo del governo uscente Suleyman Demirel, 22 al Partito della salvezza nazionale di Necmettin Erbakan (una formazione di estrema destra di ispirazione islamica), 13 ai neofascisti del Partita di azione nazionalista guidato dal colonnello Alparslan Turkes,
3 al Partito della fiducia (formazione moderata di centrodestra), 1 al Partito democratico (di orientamento ana logo al Partito della fiducia) e, infine,
4 indipendenti.
Bulent Ecevit è stato incaricato, secondo .1a tradizione, di formare un nuovo governo. Una operazione non facile poiché il leader del Prp, che ha sfiorato la maggioranza assoluta, deve ora ottenere la fiducia di un certo numero di deputati al di fuori del suo partita. Ecevit ha rifiutato un accordo con il Partito della giustizia. Ha presentato in questi giorni al presidente della re[...]

[...]
4 indipendenti.
Bulent Ecevit è stato incaricato, secondo .1a tradizione, di formare un nuovo governo. Una operazione non facile poiché il leader del Prp, che ha sfiorato la maggioranza assoluta, deve ora ottenere la fiducia di un certo numero di deputati al di fuori del suo partita. Ecevit ha rifiutato un accordo con il Partito della giustizia. Ha presentato in questi giorni al presidente della repubblica, Koruturk, il quale ha accettato, la lista dei ministri del nuovo gabinetto. Adesso si è in attesa del voto di fiducia in Parlamento. Un voto che non è scontato e, che dipende dalle altre formazioni minori, dagli indipendenti e dalla posizione degli stessi partiti di destra. La situazione si presenta quindi ancora incerta e confusa, caratterizzata oltre tutto dalla collocazione del Partito della salvezza nazionale che ora appare come l'ago della bilancia dell'instabile equilibrio parlamentare.
Dal canto suo Ecevit ha riconfermato gli obiettivi di fondo che lo hanno portato alla vittoria elettorale. Tra questi il principale resta quel[...]

[...]dividono i due paesi, in particolare la crisi cipriota. Attuare questi obiettivi non sarà certamente facile. In primo luogo, perché Ecevit dovrà fare i conti con la forte opposizione di destra: infatti, come si rileva dai dati finora forniti, il Partito della giustizia di Suleyman Demirel, si è rafforzato mentre il ridimensionamento 'di tutte le formazioni minori di destra è stato controbilanciato dal consolidamento del Partito di azione :nazionalista del neofascista Turkes.
Came si spiega il successo elettorale di Ecevit? La « strategia della tensione » che da sette anni insanguina la
Turchia e che ha avuto il suo momento culminante nella strage del primo maggio a Istambul e negli attentati contro Ecevit durante la campagna elettorale — non è riuscita a contenere la crescita del Partito repubblicano. Per Ecevit hanno votato larghi strati di contadini, operai, artigiani, giovani, donne, intellettuali e una parte importante dei ceti medi urbani. La sua campagna elettorale è stata appoggiata dal Disk, la centrale sindacale progressista dir[...]

[...]ccasioni, al di fuori 'di agni collegamento con le masse popolari, rimaste estranee alle stesse riforme attuate dalla parte più avanzata della
burocrazia:
Fu proprio dal troncone più illuminato ed europeista di questa burocrazia che prese le mosse il movimento dei « giovani turchi » e successivamente, dopo la prima guerra mondia le, il movimento indipendentista di Ka mal Ataturk, promotore di quella che fu chiamata « una rivoluzione antimperialista e anticapitalistica »..Dopo la caduta del sultano, negli anni '20, la parte più retriva della burocrazia e con essa i feudatari e i commercianti divennero i quadri dirigenti della giovane repubblica e riuscirono ad avere un notevole peso nel governo. Queste forze ottennero il consenso di larghi strati popolari 'dell'Anatolia sfruttando i sentimenti religiosi della parte più arretrata del paese e presentandosi come i paladini della cultura islamica. L'assenza di una borghesia industriale favorì notevolmente questo processo che, sul terreno economico, trasformò la Turchia in un paese subalterno[...]

[...]seno al Partito repubblicano si assiste ad uno scontro tra un'ala moderata legata alle vecchie classi dominanti e un'ala che si ispira alle socialdemocrazie europee. Anche il Partito democratico, dopo il colpo di Stato del '60 si scinde, dando vita al Partito della giustizia, capeggiato 'da Suleyman Demirel e'ad altre formazioni minori di destra. Sempre negli anni '60 sono sorti o si sono sviluppati circoli e gruppi culturali di ispirazione socialista, da cui sono poi nate varie associazioni, organizzazioni sindacali e partiti di sinistra.
Molto più lente sono state invece in questi anni le trasformazioni sociali: ancora giovane e poco consistente la classe operaia, ancora forte il potere reale degli agrari e delle forze più reazionarie. Su un totale di 42 milioni di abitanti, la popolazione attiva arva ai 16 milioni, di cui circa 2 milioni e mezzo sono disoccupati. Nelle campagne, dove vive il 58% della popolazione, la disoccupazione raggiunge il 30; ed un contadino su tre non dispone 'di terra, ma lavora come bracciante, quasi sempre st[...]

[...] ha avuto 149 deputati, oggi ne ha 188 (36,9 per cento dei voti).
Presidente: Suleyman Demirel, primo ministro uscente.
Il 'Partito democratico, nato nel 1970 da una scissione del Partito della giustizia. Disponeva di 45 deputati nel 1973, ma ne ha persi 26 a vantaggio delle altre formazioni. Oggi 'ha un solo deputato al Parlamento.
Il Partito della salvezza nazionale, di Necmettin Erbakan, vicepresidente del Consiglio uscente. Partito nazionalista, fautore dell'integralismo islamico, è stato ridimensionato e ha funzione del tutto secondaria.
Il Partito repubblicano della fiducia, di Turham Feyzoglu, vicepresidente del Consiglio. Nato da due scissioni del partito repubblicano. Di tendenza di centrodestra. 13 deputati al Parlamento nel 1973; nel 1977, 3 deputati.
I.1 Partito 'di azione nazionale, del colonnello Alparslan Turkes, di estrema destra: 13 deputati.
Il Partito dell'unione della Turchia, di Mustafa Timisi.
Il 'Partito operalo, della signora Behice Boran, formato nel 1961, è nell'illegalità dal 1971.
t'anni è aumentato il p[...]

[...]ormista, capace di guidare l'economia, di inserirla nel contesto mondiale e in particolare nella Cee, e di soddisfare alcuni primordiali bisogni delle masse attraverso una politica sociale di stampo paternalistico. I gruppi più conservatori, invece, legati ancora alla grande proprietà fondiaria e agli ideali nazionalistici dell'oltranzismo mussulmano restano :favorevoli ad un governo autoritario. Su questa base, è sorto nel 1975 il fronte nazionalista, quella coalizione dei quattro partiti di destra che fanno capo al Partito della giustizia di Demirel e che ha governato la Turchia, dopo la breve ma movimentata parentesi di Ecevit che andò dal gennaio al novembre del 1974.
Questa coalizione quadripartita non poteva comunque durare a lungo, anche per ragioni internazionali. Sia i fascisti di Turkes che i . fanatici mussulmani di Erbakan hanno sinora impedito la soluzione dei principali problemi di politica estera da cui dipendono molti fattori della vita interna turca: la crisi cipriota, la ripresa di buoni rapporti con la Grecia, un accord[...]

[...] turca: la crisi cipriota, la ripresa di buoni rapporti con la Grecia, un accordo con gli Usa che ponga fine all'embargo imposto dal Senato americano sulle forniture di armi e aiuti economici, l'adesione alla Cee.
E' stato questo insieme di fattori — oltre la violenza delle bande fasciste — ad accentuare il malessere di sempre più vasti settori sociali e a radicalizzare la protesta dei ceti popolari nei riguardi della politica del fronte nazionalista. Il Prp, al di là delle sue interne contraddizioni, ha saputo così presentarsi al paese e all'insieme delle forze progressiste come l'unica alternativa in grado di affrontare su basi nuove e di maggiore giustizia la sempre più acuta situazione sociale ed economica e i sempre più stringenti problemi internazionali. Di qui il successo elettorale di Ecevit e l'arretramento complessivo della destra.
Si spiega dunque l'attesa con cui il paese aspetta ora una soluzione di governo solida e coerente con le indicazioni e il programma del Prp.
Turchia:
perché si.
in Ecevit
Con la vittoria elettora[...]



da Benno Sarel, Intellettuali e classe operaia nella Germania orientale durante la crisi del '56 in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]reposti alla pianificazione, per ricavarne una nuova interpretazione teorica della società in genere e del ruolo della classe operaia in specie. I filosofi invece partono dallo studio della teoria marxista e giungono alla creazione di organizzazioni clandestine destinate ad accogliere intellettuali e operai.
Fin dal gennaio 1956 il prof. Fritz Behrens — che nel 1955, non dimentichiamolo, appariva come il teorico del cosiddetto corso « direttorialista », cioè di una tendenza che sottolineava, nell'impresa, l'importanza dei quadri dirigenti — prende posizione contro i metodi dei direttori d'impresa e nello stesso tempo contro il centralismo burocratico della pianificazione. I partigiani del regime, in seno all'Istituto delle Scienze Economiche diretto dal Behrens, sono visibilmente sulla difensiva. In aprile Behrens constata, in un articolo pubblicato nella rivista di teoria economica « Wirtschaftssenschaft », che le speranze poste in un modernizzamento della tecnica non sono fondate. « Man
INTELLETTUALI E CLASSE OPERAIA NELLA GERMANIA ORI[...]

[...]a del marxismo, filosofia del proletariato, é diventato possibile, in filosofia, di rivolgersi verso il futuro.
L'insegnamento del prof. Bloch acquista una attualità politica nel 1956, quando è posto nuovamente il problema della coscienza del proletariato e, più concretamente, del rifiuto degli operai di riconoscersi nelle istituzioni che si dicono promanare da loro. Dapprima le autorità chiedono a Bloch di riconoscere di essere un filosofo idealista e di non dichiararsi più marxista. Naturalmente Bloch rifiuta e, nell'autunno del 1956, gli viene tolta la cattedra.
INTELLETTUALI E CLASSE OPERAIA NELLA GERMANIA ORIENTALE 139
Da anni nei seminari del prof. Bloch si studiava l'opera filosòfica del Marx giovane, e gli studenti avevano avuto modo di prendere familiarità con alcuni concetti fondamentali come quello della alienazione dell'operaio nell'oggetto prodotto, dell'operaio che diventa egli stesso oggetto pur restando soggetto poiché conserva la possibilità di vedersi come oggetto. Bloch professava anche la teoria della natura di class[...]

[...]i incaricati nel campo delle scienze sociali siano degli ex alunni del prof. Bloch. Un allievo di Bloch, incaricato di filosofia all'Università di Jena, Richard Lorenz, propane l'idea di una ricerca sui rapporti fra la soggettività individuale e la situazione oggettiva, quale è data dalle istituzioni della Repubblica Democratica Tedesca. E il Lorenz, sulla linea del pensiero di Bloch, suggerisce che non possono esistere istituzioni né Stato socialista se gli uomini non li considerano come tali e non si comportano in conseguenza. Lo stesso prof. Bloch dea finisce il dogmatismo che caratterizza l'ideologia ufficiale a controrivoluzione all'interno del marxismo ».
***
In tal modo nel 1956 la teoria marxista, che era stata ampiamente insegnata anche se tenuta sotto il moggio, riprende il suo valore rivoluzionario. Come il movimento operaio di opposizione si sviluppa all'interno delle istituzioni ufficiali di cui é la negazione, così
140 BENNO SAREL
l'ideologia rivoluzionaria cresce in seno all'ideologia ufficiale, usa i suoi stessi concett[...]

[...]e imprese. Questo gruppo ristretto aveva lo scopo di elaborare il progetto di programma che do. veva essere poi sottoposto all'esame del Comitato Centrale, dei Comitati Regionali e della redazione della rivista teorica del Partito. Nello stesso tempo era preso in esame il problema di organizzare una conferenza per discutervi i problemi ideologici. Come dimostrano i contatti presi con alcuni ambienti intellettuali polacchi e con un giornale neutralista di sinistra della Germania Occidentale (« Die Andere Zeitung »), Harich intendeva diffondere il suo programma
INTELLETTUALI E CLASSE OPERAIA NELLA GERMANIA ORIENTALE
141
nella Repubblica Democratica Tedesca muovendo dalle sue frontiere orientali e occidentali.
Harich non ha avuto il tempo di elaborare dei programmi politici. Gli appunti che ha lasciato permettono tuttavia di precisare alcuni dei suai punti di vista. Appare chiaro in primo luogo che Harich, partigiano di una larghissima iniziativa affidata agli organi locali, affermava la necessità del decentramento amministrativo e econom[...]

[...]rità ad un aumento delle norme. Certo, il dirigente sindacale
(7) e Die Arbeit », ottobre 1956.
(8) « Die Arbeit », ottobre 1956.

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Lehman li rimprovera vivacemente e chiede loro di indennizzare gli operai per le perdite di salario subite. Ma non è nemmeno possibile di scontentare troppo i direttori: nello stesso momento in cui si richiede l'allargamento della cogestione operaia viene proclamato che « anche nell'impresa socialista é necessario che il personale osservi una perfetta disciplina e il diritto di decisione spetti al direttore. Infatti la cogestione sindacale non può estendersi a tutti i problemi del processo tecnologico, dei metodi di fabbricazione e, più generalmente, della produzione » (8b'8)
Il problema delle norme di lavoro continua nel 1956, come negli anni precedenti, a caratterizzare la vita quotidiana delle imprese. Una conferenza riunita in giugno a Lipsia per tentare di risolverlo non raggiunge nessun risultato tangibile. In effetti tra sindacalisti e pianificatori si va facendo strada un contrast[...]

[...]ntaneità operaia, abbandonata a se stessa, porta a un predominio dell'ideologia borghese fra gli operai. Senza mettere in dubbio le tesi di Lenin, Benary afferma che non possono però applicarsi alla situazione della Repubblica Democratica Tedesca, dove l'ideologia borghese non é ormai più predominante. La conclusione che ne trae Benary è che un partito fortemente centralizzato non é più necessario (19).
Nelle principali biblioteche pubbliche la lista dei libri messi all'indice é ancora rispettata. Ma nelle biblioteche degli istituti univer sitari rifanno la loro comparsa Trotzki, Zinoviev, « Dieci giorni che sconvolsero il mondo », ecc. La leggenda della infallibilità di Stalin, col suo crollo, trascina seco quelle di Pieck, Ulbricht, Thaelmann, L'intera storia ufficiale del Partito é rimessa in discussione. La critica del presente rimanda a quella del passato, mentre regime e Partito sono respinti in blocco nelle persone dei capi.
La critica al Partito si diffonde in ambienti che vanno dall'università alla fabbrica. La reazione dell'ope[...]



da Guido Dorso (lettera di) e redazione (risposta di), Per il risanamento politico del Mezzogiorno in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...] mantenere ferma la base delle elezioni del 1924, che ci consente di escludere dal mandato il 900/° di questi spregevoli competitori.
Ciò fatto, però, non siamo ancora in porto, poiché la maggior parte degli attuali democraticiliberali proviene dal gruppo Amendola e per_ essi la pregiudiziale antifascista diventa inefficace. Inoltre vi sono ancora degli isolate. ohe costituiscono la vera quintessenza del trasformismo, e che riuscirono eletti in listarelle secondarie senza definizione politica. Questi sono i più pericolosi, ma per essi, forse, potrebbe bastare l' esclusione degli eletti in lista non a carattere nazioiiale.
Io non ho i risultati delle elezioni del 1924, e, perciò, non posso concretare le idee, ma credo opportuno accennare al metodo da seguire perche ogni passo sia calcolato allo scovo di eliminare le infiltrazioni trasformistiche.
Chi dovrà provvedere alla formazione definitiva della legge non potrà fare a meno di nno strumento così prezioso.
Per il partito ameaddlino e per quello nittiano, per esempio, si potrebbe sostenere che. essendo gli uomini più rappresen
tativi di essi passati al Partito d'Azione, in tanto rie può essere consentita la nomina, in quanto si[...]

[...]ioni trasformistiche.
Chi dovrà provvedere alla formazione definitiva della legge non potrà fare a meno di nno strumento così prezioso.
Per il partito ameaddlino e per quello nittiano, per esempio, si potrebbe sostenere che. essendo gli uomini più rappresen
tativi di essi passati al Partito d'Azione, in tanto rie può essere consentita la nomina, in quanto si trovino già inquadrati nella nuova formazione.
Così per il Partito comunista, :ioeialista massimalista, socialista riformista e repubblicano, che tuttora esistono o hanno dato luogo alla formazione di nuovi partiti.
Ma a me sembra che le garanzie fondamentali debbano essere due : a) affidare la scelta ad un Comitato di Ministri ove sia sicura la maggioranza antitrasformista; b) prelevare gli eletti in massima parte dai Comitati del Fronte Nazionale, che è la formazione politica più recente ed aderente alla reeltà.
Qui, però, ricominciano le dolenti note, poichè anche i Comitati sono inquinati di trasformismo e pieni di cavalli di Troia.
Prima di approvare la legge, bisognerebbe ricostruire la Giunta Es[...]

[...]ormismo e pieni di cavalli di Troia.
Prima di approvare la legge, bisognerebbe ricostruire la Giunta Esecutiva (perche è stata sciolta ?) e darle il potere di rivedere tutte le situazioni locali. Sciogliere senza pietà tutte le sezioni aderenti inquinate e ricostituirle su basi più sicure.
Avellino, per esempio, costituisce lo scandalo del Mezzogiorno, perche i due vecchi deputati trasformisti sono riusciti ad inquinare perfino il partito socialista, ed hanno avuto la baldanza di far procedere alla costituzione di un secondo Comitato del Fronte, attraverso il quale muovono la più aspra guerra al partito comunista ed al partito d'azione, che sono gli unici immuni dalla lue.
Memorandum, appelli alle Direzioni de. partiti interessati ed alla Giunta Esecutiva sono rimasti senza esito ed inoltre le autorità alleate, ignare del pericolo e raggirate dagli interpreti locali e dal prefetto, aumentano la confusione,
Naturalmente i due deputati locali non sono iscritti a nessun partito, nemmeno a quello democraticoliberale!...
Ma che cosa dire q[...]



da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...] li faceva un com
missariocapo.
« Tu lo sai che stanotte hanno ammazzato uno? » disse.
M'ero immaginato una cosa del genere; se no, non ci avrebbero
sprecato un commissariocapo.
« Tutte le notti ammazzano qualcuno » dissi.
« Stai attento a come rispondi » disse. « Dunque, di quello di sta
notte tu ne dovresti sapere qualche cosa, lo dovresti almeno conoscere,
perché era un pederasta conosciuto ».
«Perché? » dissi. «Adesso sto pure sulla lista dei pederasti? ».
«Sulla lista delle persone per bene...» disse alzandosi dalla sedia
e allungadomi due schiaffi, « certo che non ci stai », disse rimettendosi
a sedere.
too FRANCO LUCENTINI
Doveva essere uno scherzo in voga, perché me l'avevano già fatto
altre due volte.
Dopo volle sapere che cosa avevo fatto io quella notte, e natural
mente ci ebbi delle altre difficoltà. Alla fine, sebbene m'era riuscito di
inventare una storia verosimile, ci avevo la faccia gonfia.
« Tu, o ne sai qualche cosa di questo » disse in conclusione, prima
di telefonare all'ufficio accettazione del carcere, « o ne sai qualche cosa
d[...]

[...] ragazza. « E come dicevo pure io. Questo dovrebbe convincere pure le teste di legno ».
« E dovrebbe convincere » disse sorridendo Don Aldo, « anche certe testoline bionde che mi so io... ».
« Certe testoline bionde ostinate...» continuò guardando mia sorella. « E ho detto tutto! ».
« No, continui, Padre » disse il borghese vestito bene. « L'argomento mi interessa profondamente ».
« Il dottor Micheli » disse Don Aldo rivolto a me, « é giornalista. E da buon giornalista vuole andare a fondo di ogni questione. E fa bene! Lo spirito del giornalismo é un po' come quello della religiosità, quando sia illuminato dalla 'fede ».
Il discorso non pareva molto chiaro, ma sembrò che il dottor Micheli lo apprezzasse e anche il sergente italiano annui con la testa. La ragazza col pettone s'era appoggiata coi gomiti sul tavolino per sentire meglio. Guardai Adriana, ma non pareva che ci trovasse niente di straordinario, anzi entrò pure lei nella conversazione.
« Anche mio... il mio amico, qui, ha lavorato in un giornale » disse. «Ah, un collega! » disse il dottor Micheli[...]

[...]vito, in ogni modo, a valersi di modi più civili. Per ogni altra cosa, se é parente dell'Adriana, può rivolgersi qui al signor Commissario ».
LA PORTA 111
Niente da dire, l'avevano messa in mezzo per bene. Il signor Commissario era uno di quegli altri tre.
«A disposizione» disse. «Vicecommissario di polizia Borino. Lei non mi sembra una faccia nuova ».
« Se é per la questione della residenza » dissi, « non vi credete di mettermi paura. Sulla lista di quelli da rimpatriare non ci sto più».
« Sulla lista delle persone per bene » disse alzandosi e allungandomi due schiaffi, « ancora "non ci stai ».
Adriana approfittò dello scatto che feci e tirò via la mano, corse dall'altra parte della cantina. Altri due mi tennero per le spalle e il dottor Micheli, che s'era alzato un'altra volta per scappare, si rimise a sedere.
« Questo resta a disposizione per gli accertamenti » disse il commissario a quelli che mi tenevano.
Disse il prete: «Sia indulgente, sa, signor Commissario. Se é per quello che ha fatto a me, che per poco mi strozzava, e credo che l'intenzione di strozzarmi veramente ci fosse, gl[...]



da Elemire Zolla, Antropologia negativa [Il borghese progenitore dell'uomo di massa, L'uomo massa come Prospero, La memoria dell'uomo massa è eccezionale,Il gusto dell'uomo massa è sicuro, L'uomo massa sa di essere tale,L'uomo massa pensa intensamente, L'uomo massa è poetico, L'uomo massa moltiplica il linguaggio. L'uomo massa è diabolico, Ciò che annoia diverte e viceversa,Ciò che è comico ha dignità e viceversa, Ciò che si pensa seriamente si finge scherzoso e viceversa, Chiama gioioso ciò che è torturan... in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]massa ricorda le canzonette in voga a mano a mano che gliele impone l’industria dei dischi, anzi è suo vizio caratteristico fischiarle o canticchiarle come a segnalare «mi sono sottomesso agli ordini dell’industria dei dischi » ; egli ricorda altresì le trasmissioni radiofoniche o televisive, i conteggi dei punti delle squadre sportive, i caratteri distintivi dei vari tipi di automobili nonché d’altre macchine.

Perché? Invano cercheremo nella lista dei vizi e delle virtù l’incentivo che spinge a stipare nella memoria tanta immondizia. Per capire bisogna rifarsi ai metodi di allenamento dell’esercito tedesco. Uno dei «mezzi per piegare la volontà», anzi, fra quelli il più efficace, era il martirio degli «ordini insensati». Così: obbligare i soldati a destarsi nel cuor della notte e correre a svuotare in breve l’acqua d’una cisterna onde riversarla in un’altra usando di gavette o tazze; meglio ancora: destarli nel108

ELÉMIRE ZOLLA

cuor della notte e ordinare di arrampicarsi sugli armadi e ridiscendere in meno di quattro minuti. Que[...]

[...]tudio. Appunto, come i giovani minatori inglesi venivano liberati non già dall’infame lavoro, ma dalla scomoda crescita del loro corpo.

L’uomo massa fa a se stesso ciò che erano un tempo i riranni a fare ai loro sudditi. Egli reprime sitematicamente nella sua memoria così ampia e tenace il ricordo di tutto ciò che possa avere un umano interesse. Un uomo massa giunge a punti di altissima raffinatezza nell’eseguire l’operazione: egli ricorda la lista d’attori d’un film, ma non c’è verso che ricordi il nome del regista. Perché non è visibile? No, tanto che egli ricorda il nome della casa produttrice. E’ chiaro che egli intuisce il pericolo di poter interrompere, grazie all’associazione dei caratteri personali della regìa di varii film, la serie dei film che egli vede, di far apparire un’opera umana, imprevedibile, nella serie dei prodotti intercambiabili.

La memoria dell’uomo massa seleziona, ma per respingere tutto quanto possa parlargli dell’uomo e dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri.110

ELEMIKE ZOLLA

Il gusto dell’uomo mas[...]

[...]vuota.

Questo slang proviene spesso dall’esercito ed ha tono sessuale, se invece proviene dalle famiglie ha tono bamboleggiante. Col tempo il tono sessuale, che forse resta vivo nel subconscio, diventa inavvertito alla superficie della conversazione così come il bamboleggiare cessa di sostituire la tenerezza mancante.

Un esempio: il termine pignolo. Esso offre il vantaggio dell’indeterminatezza, potendo significare: pedante, esigente, formalista, meticoloso, indifferentemente; esso soddisfa un bisogno di aggressione a contenuto irrazionale e incerto e insieme il bisogno di non prendere sul serio la propria irritazione. E’ un vocabolo senza forza, eppure all’uomo massa appare assai più incisivo dei suoi sinonimi della lingua italiana. Ancora, un termine tradizionale, come vigliacco, ha perduto nell’uso dell’uomo massa il significato di codardo o vile, mancante di coraggio in frangenti che lo esigano, per diventare indicazione generica di persona sgradevole. L’uomo massa, pur conoscendo il linguaggio tradizionale articolato, preferisce[...]

[...]’esperto. L’esperto dell’uomo massa è diverso dall’istrionesco (non necessariamente tale, però) professionista borghese, il quale doveva acquistare la fiducia dei clienti. L’uomo massa per lo più non ha facoltà di determinare quale esperto debba comandarlo, anzi, per lui tutti gli esperti sono livellati, sono mera incarnazione del loro ufficio entro una burocrazia aziendale dalla quale scende sulla persona la consacrazione. L’esperto è uno specialista, ovvero un uomo limitato ad una sfera dove agisce sempre più meccanicamente a furia di restringerla; sul lavoro indossa la maschera stregonesca del gergo che lo apparta dal beneficiario del suo intervento, il quale necessariamente gli si presenta come cosa e non persona (mai come prossimo per lontananza necessaria che lo proibisce): la cartella clinica o la fiche segnaletica sostituiscono il volto umano. L’esperto comanda in quanto per suo tramite comanda l’azienda alla quale appartiene.

L’uomo massa ha bisogno di affidare a enti oggettivi o ad automiesperti la sua responsabilità, il risch[...]

[...]anti dei lettori comuni di fumetti quegli intellettuali americani che pregiano Al Capp, più irritanti dei soliti patiti di automobili gli snobs per lo più inglesi che cercano automobili di foggia antiquata. Le varianti di codesti cultori della trovata che differenzia accomunando, sono numerose: gli adoratori di prodotti industriali non più utili, che frequentano i musei ferroviari o automobilistici o cinematografici, che fremono al brivido surrealista della macchina invecchiata o che sfruttano il falso pathos delle canzoni fuori moda o dei grammofoni a tromba o di altri gadgets antiquati; i fotografi squisiti che nobilitano il mezzo meccanico con una trovata come l’inquadratura eccentrica o la manipolazione degli acidi; i collezionisti di disegni pubblicitari o altri oggetti d’uso i quali fingono che vi sia campo d’analisi estetica nelVindustriai design; i cultori delle arti televisive, radiofoniche, elettroniche musicali, pittoriche astratte i quali fingono di aggirarsi in una sfera ontologicamente pura in grazia della tecnica nuova, la q[...]



da Alan Lomax, Nuova ipotesi sul canto folcloristico italiano nel quadro della musica popolare mondiale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...] sono entità dinamiche, connesse alle più profonde tradizioni emotive del rispettivo gruppo, entità che mutano col mutare di tali tradizioni, ma non senza opporre una grande resistenza. Mutando, esse danno origine ad un organismo musicale interamente nuovo, animato da una vita propria e fornito di una intima forza di resistenza ai cambiamenti.
Dopo aver ascoltato la massa di registrazioni giunte da ogni parte del mondo, ho steso una prima rozza lista delle famiglie musicali o meglio stilistiche esistenti nel mondo. Tale mia lista, in gran parte a motivo della scarsità di materiale relativo alla Unione Sovietica e all'Asia Orientale, è incompleta ma mi pare illustri il tipo di visione mondiale che il concetto di stile musicale pub dare. Ognuna delle descrizioni che seguono è una specie di illù strazione, talora incompleta, sempre molto perfezionabile, ma che, ne sono' convinto, corrisponde ad una precisa realtà musicale. Ognuna di queste grandi famiglie musicali conta naturalmente molte specie e sottospecie e varianti locali prodotte da una infinità di incroci di correnti culturali.
Formulati questi avvertimenti non m[...]

[...]perfezionabile, ma che, ne sono' convinto, corrisponde ad una precisa realtà musicale. Ognuna di queste grandi famiglie musicali conta naturalmente molte specie e sottospecie e varianti locali prodotte da una infinità di incroci di correnti culturali.
Formulati questi avvertimenti non mi resta che presentare il. mio sistema di classificazione, fornendo in ogni caso, ad illustra zione della mia tesi, almeno un esempio registrato.
Ecco dunque la lista preliminare dei principali stili musicali in quelle regioni del mondo di cui sono riuscito ad avere registrazioni.
1) Eurasatico (Eurasiatico).
Quest'area comprende l'Irlanda, parte delle Isole Britanniche e della Francia, i Paesi Bassi,.. la Spagna (a sud dei Pirenei), l'Italia
NUOVA IPOTESI SUL CANTO FOLCLORISTICO ITALIANO 115
(a sud dell'Emilia), l'Egitto, parte della Jugoslavia, l'Ungheria, la Romania, la Grecia meridionale, l'Africa Araba, il Medio Oriente, l'India, l'Indonesia, la Cina e il vicino Giappone (escluso l'Ainu). Incapsulamenti di musiche di tribù e primitive in questa va[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine lista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiano <---Diritto <---siano <---Ciò <---Perché <---Così <---abbiano <---Fisica <---Sulla <---comunista <---comunisti <---italiana <---socialista <---Ecco <---Filosofia <---Logica <---Poetica <---Stato <---fascista <---fascisti <---ideologia <---Dio <---Partito <---Pratica <---d'Italia <---fascismo <---psicologica <---Dialettica <---Scienze <---imperialismo <---italiani <---marxismo <---socialismo <---Basta <---Come <---Dei <---Del resto <---Estetica <---Già <---La lotta <---La sera <---Lenin <---Psicologia <---Stalin <---capitalismo <---comunismo <---cristiana <---ideologica <---ideologico <---marxista <---marxisti <---psicologia <---umanista <---Chiesa <---Discipline <---Francia <---Hegel <---Il lavoro <---La casa <---Ma mi <---Marx <---Meccanica <---Metafisica <---Mussolini <--- <---Però <---Più <---Retorica <---Russia <---Sardegna <---artigiani <---artigiano <---assolutismo <---banditismo <---cambiano <---capitalisti <---cominciano <---comuniste <---cristianesimo <---cristiano <---dell'Italia <---dogmatismo <---economisti <---fasciste <---ideologici <---ideologie <---italiane <---liberalismo <---materialismo <---meccanicismo <---progressista <---riformista <---scetticismo <---siciliani <---socialisti <---terrorismo <---Alpi <---Althusser <---Appare <---Arrivò <---Barbagia <---Bibliografia <---Bologna <---Capitale <---Carlo Levi <---Castiglia <---Chimica <---Crispi <---De Sanctis <---Dico <---Dinamica <---Discipline umanistiche <---Dogmatica <---Editori Riuniti <---Engels <---Farmacia <---Fuori <---Giappone <---Giornale storico della letteratura italiana <---Hai <---Inghilterra <---Iugoslavia <---La Costituzione <---La Giunta <---La Nuova Italia <---La guerra <---Leopardi <---Liguria <---Linguistica <---Meglio <---Mi pare <---Neri Pozza <---Niente <---Nuoro <---Nuova Italia <---Oltre <---Orgosolo <---PCI <---PCUS <---Paese <---Perchè <---Pochi <---Quale <---Rivista <---Sa mundana cummedia <---Senti <---Sociologia <---Stilistica <---Storia contemporanea <---Studi <---Testimonianze <---Troia <---Ustica <---Va bene <---Verlaine <---Verrà <---Vescovo <---Vesuvio <---Voglio <---analfabetismo <---antagonismo <---antifascisti <---antisemitismo <---antropologia <---camorristi <---cattolicesimo <---centralismo <---cinismo <---collezionisti <---conformista <---cristiani <---d'Azione <---dell'Europa <---dell'Impero <---dell'Istituto <---dell'Università <---economista <---egoismo <---empirismo <---epistemologia <---estetismo <---fanatismo <---gnoseologico <---hegeliana <---hegeliano <---idealismo <---idealista <---ideologiche <---imperialista <---inviano <---lasciano <---leninismo <---leninista <---liste <---marxiste <---materialista <---militarismo <---nell'Avvertenza <---neofascista <---neofascisti <---pessimismo <---pluralismo <---prefascista <---proselitismo <---psicologici <---psicologico <---razionalismo <---relativismo <---semplicista <---siana <---socialiste <---sociologia <---staliniana <---staliniano <---stalinismo <---stalinista <---stiano <---storicismo <---terminologiche <---totalitarismi <---umanesimo <---umanismo <---umaniste <---umanisti <---umorismo <---veneziana <---veneziano <---A San Silvestro <---A san Pancrazio <---ACI <---Abbasso <---Abriola <---Accendi <---Accettò <---Acquistate <---Ad Ustica <---Adolfo Omodeo <---Africa Orientale <---Agenorea <---Agerona <---Agiografia <---Agraria <---Agricoltura <---Ah <---Ahi <---Ahé <---Al Capp <---Albanesi <---Alberto Goddi <---Alburni <---Alessandro D'Ancona <---Alessandro Manzoni <---Alessandro Nievskii <---Alfa <---Alleati <---Alletz <---Allineàti <---Allò <---Almeno <---Alparslan Turkes <---Alphonses <---Alta Autorità <---Ambienti <---Ambrogio Donini <---Ambrogio Lorenzetti <---Americano Coloniale <---Amerindias <---Amministrazione <---Amore mio <---Anaideia Antirtide <---Anche a Parigi <---Andalusia <---Andate <---Andere Zeitung <---Andiamo <---André Billy <---André Daspre <---Angriff <---Anima <---Anmerkung <---Anna Banti <---Anna Kuliscioff <---Anna Maria Mozzoni <---Annexe <---Ansaldo T C <---Anticomunista <---Antoine-Léonard <---Antonines <---Antonio Brotzu <---Antonio Gramasci <---Antonio La Penna <---Antonio Solaro <---Antonio Zardo <---Antropeo <---Apologetico <---Appena <---Appendice <---Appenninica <---Appòggiati <---Apuleio <---Arcangela Tarabotti <---Archivio <---Area <---Arezzo <---Aristarco Scannabue <---Aritzo <---Arkwright <---Armando Hart <---Army Ration <---Army Ration C <---Arne Benary <---Arnobio <---Arrossirà <---Arturo Graf <---Aspettate <---Aspettiamo <---Aspetto <---Atti del Convegno <---Attilio Momigliano <---Atzechi <---Auerstaedt <---Aufbau <---Auferre <---August Reifferscheid <---Aujourd <---Aulos <---Australiano <---Aut-Aut <---Autorità Provinciali <---Avendo <---Avendogli <---Avertissement <---Avete <---Avventure <---Avventure Giacinta <---Avvocato <---Aydin <---Aydin K <---Azione cattolica <---Azione rivoluzionaria <---Bachelard <---Bachelard Althusser <---Badia Fiesolana <---Balducci <---Baleari <---Balibar <---Bantù <---Barbarigo <---Barcelona <---Bareta <---Baretti <---Bargabia <---Barjes <---Baruffe <---Baschi <---Basento <---Batté <---Baudelaire <---Beati <---Beaumarchais <---Behice Boran <---Belfagor <---Bella Giorgiana <---Belles Lettres <---Bellori <---Bellum Catilinae di Sallu <---Beloff <---Benito Mussolini <---Bentivoglio dell'Ircana in Ispaan <---Bergson <---Beria <---Berlino <---Berlino Est <---Bertacchi <---Bertinazzi <---Bertozzi <---Besançon <---Bevan <---Bibliothèque <---Bibliothèque Nationale <---Bice <---Bienséance <---Bildungsroman <---Bimbi <---Biologia <---Blatt <---Bolognese <---Bolscevico <---Bore Piras <---Borgo Manero <---Borino <---Boschini <---Boys-Reymond <---Bracciano <---Brandeburgo <---Brandeburgo Federico <---Brandeburgo-Prussia <---Brani <---Braque <---Brecht <---Bresciani <---Bretonne <---Brigadiere <---Bruno Datini <---Budapest <---Bulent Ecevit <---Bulganin <---Bulletin <---Buone <---Bussola <---Cacciaguerra 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