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Il segmento testuale leninisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 319Entità Multimediali , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 328

Brano: [...]uoi corifei, le ambizioni e gli interessi personali dei grandi gerarchi nazisti, ma soprattutto il totale arbitrio e la volontà di distruggere l’identità nazionale e culturale dei popoli oppressi.

Distruzione dell’« arte degenerata »

Per Hitler (caso limite di una posizione culturale aberrante) l'arte moderna non era altro che degenerazione e prostituzione della cultura; che espressione di bolscevismo culturale fatta di « rottami marxisticoleninisti », di « raccapriccianti disturbi visivi », di « eccessi morbosi di individui traviati e usciti di senno », di « orrori da perseguire a norma di codice penale » (dai Monolog e im Fuehrerhauptquartier 1941

1943).

Secondo Hitler, responsabili della degenerazione culturale, come dì tutto il resto, erano gli ebrei; come questi, anche le espressioni dell'arte moderna e della cultura moder

na in genere dovevano essere cancellate dalla faccia della terra: un programma inaugurato il 10.5.1933 dai falò accesi dalla Hitlerjugend, proseguito con i grandi roghi del 20.3.1939 a Berlino (ove furon [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 41

Brano: [...]ernazionale a favore della “Russia rivoluzionaria” e dell’Ungheria, sciopero violentemente contrastato dalla C.d.L. repubblicana (« una volgare commedia fatta solo per arrecare danno alla normale produzione nazionale ») e dalla Sezione giovanile del P.R.I. che ordinava ai negozianti di non aderire allo sciopero.

I giovani repubblicani minacciarono che avrebbero sfondato porte e vetrine a quanti avessero partecipato « alla parata inscenata dai leninisti »: « vogliamo vedere quali sono gli italiani! ». Del resto, queste erano espressioni usuali di un clima che aveva fatto pubblicare alla Romagna socialista un articolo dal significativo titolo “Accetto e propongo la violenza” (25.10.1919) e che sollecitava i repubblicani a scrivere sul loro settimanale, La libertà, di « non girare senza armi in tasca e, se provocati, adoperarle senza pietà» (8.1.1921), airintemo di uno scontro che trovava i propri punti di riferimento più in una ideologia paesana e campanilistica che in grandi motivi ideali, più nella difesa di un preteso e malinteso “onore di[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 598

Brano: [...]cista nel 1928 e l’arresto dei componenti del Centro interno operante in Italia, Massola fu incaricato dal Partito di rientrare clandestinamente nel paese. Seguendo tale direttiva egli si portò a Trieste dove, nel 1930, organizzò uno sciopero di operai « ribattini » nel cantiere navale, la prima manifestazione di lotta di questo tipo realizzata in Italia dopo l’instaurazione della dittatura.

Inviato successivamente a Mosca per seguire i Corsi leninisti, vi rimase circa due anni. Nel 1933 rientrò in Francia, dove lavorò presso il Centro estero del Partito fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale.

Gli scioperi del marzo 1943

Nel 1939, con un nuovo incarico del Partito, rientrò in Italia e passò poi in Jugoslavia, da dove riallacciò i contatti con le organizzazioni comuniste clandestine di Milano e Torino.

Dopo l’entrata in guerra deH’Italia (giugno 1940) l’organizzazione comunista clandestina estese sempre più la propria rete nel paese, creando le premesse per l’esistenza di un Centro interno permanente. Fu appunto con questo [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 522

Brano: [...]potere.

Partito, esercito e potere politico da un lato, rapporto con le masse, partecipazione di queste alla lotta politica, sociale, militare e creazione delle basi di una società nuova dall’altro erano nella formulazione di Mao termini strettamente collegati da un rapporto di interrelazione estremamente dinamico e duttile, da un rapporto di tipo nuovo rispetto a precedenti esperienze rivoluzionarie pur dirette da marxisti e anche da marxistileninisti. Mai

prima di allora si era verificato il caso per cui i comunisti dovessero cimentarsi nella gestione del potere statale e nella lotta armata senza aver in precedenza portato alla vittoria la rivoluzione, e al tempo stesso dovessero condurre avanti il consolidamento dei ranghi del partito in un ambiente non proletario e il reclutamento dei militanti, contemporaneamente alla mobilitazione dei contadini per l’espropriazione degli sfruttatori rurali.

Tutto ciò imponeva di ripensare la prospettiva leninista del partito e la stessa prospettiva marxista della lotta di classe in termini inedi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 692

Brano: [...]tato avanti un tentativo di cogliere nella loro ampiezza i problemi della realtà internazionale, in funzione della lotta dei comunisti italiani in stretta consonanza con le direttive della Terza Internazionale.

La peculiarità di “Stato operaio” consiste nell’aver testimoniato, accanto ai limiti e alle settarie chiusure di un gruppo rivoluzionario proteso a conquistare una prospettiva egemonica per il movimento operaio in termini rigorosamente leninisti, il processo di elaborazione teorica e politica che questo stesso gruppo si studiò di condurre con il massimo di aderenza ai dati reali delle situazioni, allo scopo di non perdere mai di vista il referente primo della propria azione, cioè l’Italia. La rivista rispecchiava la volontà di concepire, momento per momento, l’intero sforzo di pensiero e di lotta dei comunisti come “in* terno” al Paese, e non già come confinato nei tentativi dell’esilio. In tal senso, la metodologia della ricerca

e dell’approccio alla previsione degli svolgimenti politici riflette una prassi che sarà della miglior[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine leninisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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