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Il segmento testuale leninista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 666Analitici , di cui in selezione 34 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]tista, una organizzazione personale del potere per molti aspetti analoga a quella hitleriana.
La seconda, più seria e meditata — e di cui Isaac Deutcher é forse il più noto e qualificato esponente — raccoglie invece le correnti di sinistra della socialdemocrazia e del radicalismo. L'epoca di Stalin viene da tali correnti considerata come una dolorosa, se pur forse inevitabile, fase di arresto e di deviazione rispetto alla linea e alla ideologia leninista: arresto e deviazione imposti dalle necessità di un paese arretrato, avente alle sue spalle secolari tradizioni storiche di tipo autocratico. Una simile tesi, ovviamente, conduce ad un atteggiamento di attesa: l'attesa che la fine dei pressanti condizionamenti storici permetta all'Unione Sovietica e al proletariato mondiale di riprendere costruttivamente il proprio discorso là dove esso si era interrotto, e cioè all'irrisolta opposizione fra la Seconda Internazionale e il leninismo.
La terza tesi, infine, che é stata sino agli ultimi tempi soste
nuta dai partiti e dagli uomini di cultura co[...]

[...]PPE CHIARANTE 19
tutta la cultura sovietica, che ha teso per lunghi anni a negare ogni soluzione di continuità, sia pure formale, fra la linea e la dottrina di Lenin e quelle del suo continuatore. Ma ove si sbarazzino gli scritti dello statista georgiano dalle necessità tattiche e formali che la dura lotta contro le deviazioni ha loro imposto, non é difficile cogliervi la grande innovazione che egli ha portato all'interno della dottrina marxistaleninista.
E a tutti nota (e Stalin stesso fu sempre costretto a riconoscerlo) la posizione marxiana sul carattere internazionale della rivoluzione.
«Ecco la questione difficile per noi: sul continente la rivoluzione è imminente e prenderà anche subito un carattere socialista. Non sarà necessariamente battuta, in questo piccolo angolo di mon do, dato che il movimento della società borghese è ancora ascendente su un'area molto maggiore? » (1). Questa posizione, del resto, fu ripresa infinite volte ed anche accentuata da Engels.
Cosa mai è poi sopravvenuto a confutarla ? Lo stesso Stalin ce lo chiaris[...]

[...]ondo è già stato spartito tra i gruppi capitalistici, quando lo sviluppo a sbalzi del capitalismo esige nuove ripartizioni del mondo già spartito, mediante conflitti militari, quando i conflitti e le guerre tra i gruppi imperialistici che sorgono su questo terreno indeboliscouo il fronte mondiale del capitalismo, lo rendono facilmente vulnerabile e creano la possibilità di aprire una breccia in singoli paesi » (2).
In altri termini, la dottrina leninista sul passaggio del capitalismo alla sua « fase suprema », mentre costituiva la teoria sulla quale si fondava la rivoluzione socialista in un paese arretrato (in quanto punto più debole del fronte imperialistico mondiale), era altresì sufficiente a superare il preconcetto della « simultaneità mondiale » della rivoluzione.
(1) MarxEngels, Carteggio, vol. III, pag. 241.
(2) Stalin, Opere, rol. IX, pag. 107108.
20 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
Pur tuttavia, ed è qui l'elemento decisivo, che significato veniva ad assure la tesi sulla rivoluzione socialista in un solo paese, oltretutto arretrato, a[...]

[...]del fronte imperialistico mondiale), era altresì sufficiente a superare il preconcetto della « simultaneità mondiale » della rivoluzione.
(1) MarxEngels, Carteggio, vol. III, pag. 241.
(2) Stalin, Opere, rol. IX, pag. 107108.
20 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
Pur tuttavia, ed è qui l'elemento decisivo, che significato veniva ad assure la tesi sulla rivoluzione socialista in un solo paese, oltretutto arretrato, all'interno del sistema concettuale leninista?
Essa rappresentava, è facile convenirne, il superamento di una concezione ancora per molti versi astratta e mitica del processo rivoluzionario; ne precisava cioè scientificamente il punto d'avvio e le forme iniziali. Lenin per) non andò oltre questi termini; e del resto la situazione stessa cui si trovava di fronte non gli proponeva certo altri problemi né gli forniva i mezzi per risolverli. Per lui quindi la rivoluzione sovietica rimaneva pur sempre il punto di inizio di un processo sostanzialmente continuo che avrebbe dovuto, necessariamente e a breve scadenza, investire l'Occidente capit[...]

[...]mediata a una obiezione che potrebbe venire avanzata contro il ragionamento sin qui svolto e che in effetti nell'ultimo ventennio è stata a più riprese formulata da diverse correnti politiche e culturali,
e in particolare dalla socialdemocrazia di sinistra. Si può infatti obiettare: ammettiamo pure che l'opera di Stalin rappresenti la necessaria linea di sviluppo, nelle concrete condizioni in cui si trovava l'Unione Sovietica, della rivoluzione leninista del 1917. Ciò non toglie che essa rappresenti una via di edificazione del socialismo adeguata soltanto alla situazione di un paese arretrato quale era la Russia, e perciò di gran lunga inferiore alla via, gradualistica nei suoi metodi e rispettosa nella sua sostanza dei classici istituti dello Stato liberale, indicata già da tempo dall'interpretazione socialdemocratica del marxismo.
E chiaro qual è il corollario che discende da questa tesi: la rivoluzione sovietica non è in alcun modo un fatto di' valore mondiale
e perciò da essa ben poco ha da apprendere l'evoluto socialismo europeo; anzi [...]

[...]edite nazioni dell'Occidente, è a sua volta destinata, per uscire dall'ancor barbarica autocrazia staliniana, ad assumere le più « civili » strutture politiche delle moderne democrazie occidentali.
Quest'obiezione, che conduce, necessariamente, a misconoscere il grande valore della rottura storica operata dalla Rivoluzione d'Ottobre e a patrocinare una sbrigativa liquidazione di tutta l'esperienza politica staliniana (e al fondo anche di quella leninista), è stata variamente formulata nel corso degli ultimi venti anni; ed
GIUSEPPE CHIARANTE 29
anche oggi, dopo il congresso di Mosca, torna a ripresentarsi nella mente di molti critici ed osservatori, sia pure sotto una veste più raffinata e scaltrita di quella tradizionale.
Nel periodo fra le due guerre, infatti, una simile valutazione della rivoluzione sovietica portava fatalmente, date le difficoltà in cui ancora questa si dibatteva, a considerarla quasi esclusivamente come un fatto « asiatico », da cui nessun contributo neppure indiretto poteva venire all'edificazione del socialismo in Oc[...]

[...]ista; ma che si stabilisce un bilancio fra evolute democrazie occidentali e regime sovietico di dittatura del proletariato che può chiudersi, valutati gli elementi positivi e negativi presenti nell'uno e nell'altro assetto, tutt'al più in pareggio.
Dare una compiuta risposta a questa posizione richiederebbe evidentemente un discorso molto ampio: è chiaro infatti che per
GIUSEPPE CHIARANTE 31
qúesta via rientra in gioco anche tutta la polemica leninista con la Seconda Internazionale sulla dottrina della dittatura del proletariato. Mi pare tuttavia, pur senza alcuna pretesa di dar fondo in poche righe al problema, che anche in questa sede sia possibile portare su tale argomento alcune non inutili precisazioni: o meglio ancora suggerire alcuni temi, il cui approfondimento — almeno così io penso — può condurre a vedere come lo Stato socialista forgiato da Stalin, nonostante le profonde insufficienze che in esso certamente esistevano ed esistono, rappresenti comunque un decisivo passo avanti rispetto a qualsivoglia assetto, sia pure il più evolu[...]

[...]ofilo della libertà il grande merito storico dello Stato liberalborghese é, come é noto, essenzialmente quello di aver realizzato la « scoperta » scientifica di alcuni fondamentali istituti, destinati a costituire altrettante garanzie di libertà per i cittadini. Nello Stato borghese, però, tali istituti, (e le corrispondenti formulazioni scientifiche) sono viziati — e nel mettere in luce questa situazione sta l'aspetto di validità della dottrina leninista sul carattere dittatoriale di ogni stato a base classista — dal fatto che nell'assetto sociale che tale Stato garantisce le libertà si dipongono in funzioni della
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classe dominante, in quanto risultano limitate, in profondità ed estensione, del meccanismo esclusivo della proprietà privata.
Come é posibile spezzare tale meccanismo e determinare un allargamento della sfera della libertà? In ordine a tale problema la questione della dittatura del proletariato (e vedremo poi meglio come questo concetto debba essere inteso, al di là delle immagini di terrore e di vi[...]

[...] la possibilità di pervenire al medesimo risultato per altre vie, ovvero essa rappresenta la necessaria fase di trapasso perché si possa giungere, attraverso la sottrazione della proprietà alla fruizione esclusiva di un ceto determinato e quindi l'instaurazione di una società senza classi, a far si che i diritti di libertà possano venire disposti in modo pieno e concreto in funzione di tutti i cittadini ?
Vediamo innanzitutto qual è la dottrina leninista e staliniana. sull'argomento. La dittatura del proletariato non va confusa — affermano preliminarmente Lenin e Stalin — con la conquista violenta del potere. «La rivoluzione può vincere la borghesia, abbatterne il potere anche senza la dittatura del proletariato — scrive Stalin nei Principii del leninismo —, ma la rivoluzione non può schiacciare la resistenza borghese, salvaguardare la vittoria e procedere oltre verso la vittoria definitiva del socialismo se a un certo momento del suo sviluppo non si crea un organo speciale: la dittatura del proletariato, suo appoggio fondamentale » (7).
La [...]

[...] che esso ponga bene in luce come, nello sviluppo della rivoluzione sovietica, tale forma di gestione del potere non sia stata il frutto di una scelta empirica, ma abbia rappresentato scientificamente ii necessario passaggio per il superamento della società classista e l'edificazione del socialismo: e abbia segnato quindi, sotto questo aspetto e nel senso indicato, anche un decisivo passo avanti sulla strada della libertà. E del resto, la teoria leninista sull'estinzione dello Stato, anche da Stalin mai ripudiata, non sta proprio a rappresentare, pur con i suoi evidenti limiti di sapore anarchicheggiante, come la meta cui necessariamente tende quel processo rivoluzionario che ha la dittatura del proletario come suo momento, sia proprio la crescita della libertà ?
D'altra parte, il decisivo significato che ha avuto, anche sul piano mondiale (nel senso di render possibile l'uscita dall'assetto borghese), la rottura rivoluzionaria operatasi in URSS attraverso la dittatura del proletariato, mi pare sia pure dimostrata, in linea indiretta ma non c[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]siero politico di Gramsci dà la prova della sua vitalità e verità. Non è legato a una piattaforma politica determinata, quale poteva essere quella su cui venne fondato, nel 1921, il partito comunista; non è legato nemmeno a una determinata serie di movimenti strategici e tattici, dettati da una situazione particolare. La sua verità sta nel metodo
Palmiro Togliatti 19
e il metodo è unito inseparabilmente al contenuto, perché è metodo marxista e leninista, cioè guida all'azione rivoluzionaria nelle condizioni in cui si compie il passaggio dal mondo borghese al mondo socialista. Di qui discende il suo legame col leninismo, che è la dottrina rivoluzionaria di questo passaggio.
2. — La ricerca filologica sulla conoscenza che G. ebbe delle opere di Lenin presenta alcune difficoltà. Non è sempre possibile, infatti, stabilire in modo preciso quando egli poté conoscere e studiare determinati scritti di Lenin e quindi quali di essi ebbero maggiore efficacia diretta su di lui nei singoli momenti.
Certo è che persino il nome del grande capo rivoluzion[...]

[...]i problemi della costruzione di una. economia e di una società socialiste. Nel dibattito sulla funzione dei sindacati egli aveva affrontato, in polemica con Trotzki, con Bukharin e con un gruppo di tendenza anarcosindacalista, la questione del rapporta tra la politica e la economia nella edificazione socialista. Aveva sostenuto che la politica non è che « espressione concentrata dell'economia ». È una tesi di importanza decisiva nella concezione leninista dello Stato..
1 Sconosciuto era l'importantissimo Che cosa sono gli amici del popolo?, anche in Russia ripubblicato solo nel 1923.
Palmiro Togliatti 21
Ne deriva, infatti che la classe operaia non può rimanere al potere e quindi non può adempiere al proprio compito nel campo produttivo (sviluppo delle forze di produzione) se non sulla base di una giusta posizione politica cioè sulla base di un giusto rapporto con gli altri gruppi della società. Di qui traeva origine la differenziazione tra la concezione leninista della costruzione socialista e le proposte che venivano da. Trotzki e che, tr[...]

[...]no gli amici del popolo?, anche in Russia ripubblicato solo nel 1923.
Palmiro Togliatti 21
Ne deriva, infatti che la classe operaia non può rimanere al potere e quindi non può adempiere al proprio compito nel campo produttivo (sviluppo delle forze di produzione) se non sulla base di una giusta posizione politica cioè sulla base di un giusto rapporto con gli altri gruppi della società. Di qui traeva origine la differenziazione tra la concezione leninista della costruzione socialista e le proposte che venivano da. Trotzki e che, trascurando il rapporto con le classi non proletarie, mettevano in forse le basi stesse della dittatura del proletariato.
A partire da quegli anni il contrasto tra il partito bolscevico e Trotzki si fece via via sempre piú profondo. Si venne infatti precisando,. a partire dal 192324, il tentativo, che già era in germe nelle precedenti discussioni, di scardinare tutta la formazione ideale e organizzativa del partito, quale era stata storicamente creata nelle lotte contro le correnti non leniniste. È quindi certo che in[...]

[...]e fatto dipendere immediatamente da mutamenti di un qualche elemento importante della produzione, la scoperta di una nuova materia prima, di un nuovo combustibile, ecc., che portano con sé l'applicazione di nuovi metodi nella costruzione e nell'azionamento delle macchine » j. In questi casi dal materialismo storico si passa all'economismo storico, che non è piú la nostra dottrina.
Fanno parte, quindi, della grande corrente del pensiero politico leninista, da un lato la insistente polemica di Gramsci contro l'economismo e Ì interpretazioni economistiche del marxismo, (essa è permanente in tutti i Quaderni), dall'altro lato la complessa indagine che fa scaturire le prospettive politiche e rivoluzionarie dalla analisi della struttura economica e dei reciproci suoi rapporti con la sovrastruttura ideale, sociale, politica. La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dell'imperialismo fa superare a Gramsci il panto morto cui era giunta, all'inizio del secolo, l'indagine politica di Antonio Labriola e alla quale aveva corrisposto, in sostanza,[...]

[...]truttura economica e dei reciproci suoi rapporti con la sovrastruttura ideale, sociale, politica. La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dell'imperialismo fa superare a Gramsci il panto morto cui era giunta, all'inizio del secolo, l'indagine politica di Antonio Labriola e alla quale aveva corrisposto, in sostanza, la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall'estremismo verbale. La concezione leninista della rivoluzione e la successiva, sempre piú profonda, esperienza della strategia e della tattica leniniste lo illumina sempre meglio nella ricerca delle condizioni di sviluppo della rivoluzione in Italia. È questo il punto di partenza, tanto direttamente (negli scritti del 191926), quanto per via indiretta e per analogia (ricerche storiche dei Quaderni, nuove interpretazioni dei diversi periodi della storia italiana), di tutte le indicazioni di strategia e tattica politiche che sono la sostanza della azione e del pensiero di Gramsci, e principalmente delle sue conclusioni circa la struttura[...]

[...]ico, che deve essere oggetto di una indagine scientifica la quale non può prescindere dai momenti sovrastrutturali. Analogamente le sovrastrutture politiche e ideali non sono un blocco, ma si distinguono per gradi diversi di reciproca autonomia, cosí come si distinguono momenti diversi della struttura. Indicazioni preziose di Lenin, che dovevano spingere alla ricerca metodologica in questa direzione, non si trovano soltanto nella grande polemica leninista circa la natura dello Stato, ma anche negli scritti ultimi, contemporanei o posteriori al passaggio alla Nuova politica economica, e relativi ai compiti della costruzione socialista, ai problemi, ai contrasti, alle difficoltà che sorgono nel corso di questa costruzione e alle funzioni dello Stato (e della politica) in questo nuovo periodo della storia.
Ci troviamo qui di fronte alla affermazione, che è a1 centro di tutto il pensiero di Gràmsci, della storicità assoluta della realtà sociale e politica, e alla definizione del marxismo, quindi, come storicismo assoluto, in quanto sola dottrina [...]

[...]. Sono condannate le evasioni e i sogni, l'astratto proclamare che il mondo va in questa o
26 I documenti del convegno
quella direzione. Le prospettive debbono essere stabilite con una ricerca priva di passione. La realtà, il presente, diventa una cosa dura, su cui occorre violentemente attirare l'attenzione, se si vuole trasformarla. L'intelligenza è pessimista. L'ottimismo incomincia dalla volontà.
4. — Parte essenziale di tutta la dottrina leninista della rivoluzione
e del pensiero di Gramsci è, in questo quadro generale, la determinazione della nuova posizione che la classe operaia viene ad assumere, internazionalmente e in ogni paese, nel momento in cui si apre, per la stessa maturità oggettiva della struttura borghese del mondo (capitalismo, imperialismo, colonialismo), la fase del passaggio a una nuova struttura e a un nuovo ordinamento sociale. La classe operaia diventa classe nazionale, perché esistono le condizioni di un nuovo blocco storico, cioè di un nuovo rapporto tra la struttura e le sovrastrutture. Questo nuovo rapporto è [...]

[...]di radicale rinnovamento, come le classi dirigenti italiane nel Risorgimento.
Nella pratica, come vennero attuati da Gramsci questi grandi principii direttivi? La politica di alleanze da lui elaborata e proposta, e che fa pernio sulla soluzione della questione meridionale attraverso la unità politica delle masse contadine e popolari meridionali con la classe operaia nella lotta contro il capitalismo e lo Stato borghese, è di diretta derivazione leninista, come tutto il modo di trattare la questione contadina. Non rimane qui traccia alcuna di ristretto strumentalismo corporativo, di puro appoggio reciproco tra due gruppi sociali allo scopo della realizzazione, da parte di ciascuno di essi, di un suo programma di riven
28 I documenti del convegno
dicazioni. L'alleanza esce dalla struttura di tutta la società italiana e crea le condizioni di un nuovo blocco storico dirigente. La formazione di una volontà collettiva nazionalepopolare è riconosciuta impossibile, « se le grandi masse dei contadini coltivatori non irrompono simultaneamente nella [...]

[...]lle modificazioni della tecnica, ma è un tentativo di analisi della struttura sociale degli Stati Uniti d'America, in un momento del suo sviluppo.
5. Anche l'ampia, complessa e tormentata indagine sulla funzione degli intellettuali, impostata da Gramsci prima dell'arresto (e ciò risulta non solo dal ricordo di conversazioni con lui, ma dallo stesso scritto sulla Quistione meridionale) e condotta a fondo negli anni del carcere, ha un fondamento leninista, che non mi sembra sia stato sinora rilevato a sufficienza, ma deve esserlo, invece.
Né alludo al fatto che questa indagine fa parte delle analisi generali sulla struttura della società, quanto piuttosto alla dimostrazione storica e allo approfondimento della tesi dell'impegno politico e sociale (di classe) degli intellettuali, che è parte essenziale delle dottrine leniniste. Anche di questo impegno si può dare una interpretazione volgare, di tipo economistico, o persino ridurlo a questione di servizio e di stipendio. Anche questo aspetto esiste, ma è quasi sempre il piú facilmente riconosci[...]

[...]co storico. Anche la cultura, quindi, ha le sue crisi totali e l'avanzata, sulla base di una nuova struttura organica, di una nuova classe dirigente, postula una profonda riforma intellettuale e morale. La filosofia marxista è condizione e premessa di questa riforma. Essa dà agli intellettuali la consapevolezza della loro funzione; li rende fattori coscienti della evoluzione sociale.
6. — Punto di partenza e punto di arrivo di tutto il pensiero leninista è la dottrina del partito e, parallela .ad essa, la dottrina della ditta
1 M. S., p. 236.
2 M. S., p. 217.
32 I documenti del convegno
tura della classe operaia, come condizione per la creazione di una società nuova: senza guida del partito non si giunge al potere e non si organizza il potere nuovo. La stessa necessità risulta da tutto il pensiero e da tutta l'azione di Gramsci. La fondazione e poi la direzione del partito comunista sono gli atti decisivi della sua .attività politica e della sua vita. Ad essi è legato il sacrificio della sua stessa esistenza. Alla dottrina del partito, in[...]



da [Gli interventi] Alberto Caracciolo in Studi gramsciani

Brano: [...]originalità del movimento dei Consigli, suggerimento di sviluppi nuovi, maturati nella speciale temperie di Torino e dell’Itaiia del primo dopoguerra.

Accennato sia pure rapidamente a questo, io devo fare qui, in un certo senso, un passo indietro. Sento il bisogno cioè di riaffermare come il pensiero di Gramsci si muova, a mio avviso, sulla questione dello Stato operaio e dei Consigli ancora sempre, precisamente, nel grande alveo del pensiero leninista. Non è vero, come potrebbe apparire dalla relazione di Padmiro Togliatti, Che Gramsci non abbia presente la distinzione organica fra società civile e società politica, come dimostrano moltissime affermazioni; non vero soprattutto, come apparirebbe dalla stessa relazione, che Gramsci abbia della dittatura del proletariato una idea indeterminata, astratta, indifferente alla ricerca di forme istituzionali proprie. Questa era, se mai, precisamente la posizione degli avversari politici di Gramsci in campo socialista, massimalisti, centristi, estremisti, portati a pronunziare ad ogni passo la parol[...]

[...]iù ardito compiuto dalla parte più avanzata del proletariato per realizzare ia propria egemonia nella lotta per rovesciare il potere delk borghesia ed instaurare la dittatura del proletariato ».

Per questo, grazie a questo impegno del quale ogni atto ed ogni pagina dell'azione sua sono testimoni, mi pare si possa parlare di un Gramsci e di un movimento dell’Ordine Nuovo che si inquadrano con le loro originalità e peculiarità nel grande filone leninista dei problemi dello Stato operaio. E non avrei bisogno di ripeterlo tanto la cosa appare ovvia se non mi avesse colpito, in verità, il fatto che nel testo a noi distribuito defila redazione Togliatti, mentre si parla molto di dittatura e di egemonia, di partito di avanguardia e di intellettuali organici, quesito argomento 'invece si accenna solo di sfuggita per dichiarare inaccettabile la tesi secondo la quale il Consiglio conterrebbe in sé la soluzione del problema del potere, cioè la conquista di esso e la creazione di un nuovo Stato. Eppure questa è precisamente la tesi che ancora venti ann[...]

[...]il concetto dei Soviet, il concetto dei Consigli operai e contadini, ed è mancato quell’accenno che troviamo invece in uno scritto assai noto di Togliatti aH’indomani del XX Congresso sovietico sull'originale significato democratico di un sistema fondato sui Soviet e sui Consigli.

Io mi chiedo, perciò: che cosa è Gramsci senza i Consigli di fabbrica, senza io sforzo suo di comprensione dei Soviet russi, che cosa, senza di questo, gli resta di leninista nella concezione d'elio Stato operaio? Soltanto una credenza nella dittatura del proletariato, senza forme reali, senza istituzioni, senza garanzie per il dominio della classe e per la sanità stessa del potere.

Certo molte cose sono accadute da allora nel movimento operaio italiano, inella stessa Unione Sovietica, che sembrano avere allontanato di attualità questo ordine di problemi. Ma noi siamo qui per sforzarci di conoscere Gramsci per quello che è stato, e Gramsci anche su questo punto, io credo, fu leninista, secondo quello che era il leninismo nelAlberto Caracciolo

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suo tem[...]

[...]ella dittatura del proletariato, senza forme reali, senza istituzioni, senza garanzie per il dominio della classe e per la sanità stessa del potere.

Certo molte cose sono accadute da allora nel movimento operaio italiano, inella stessa Unione Sovietica, che sembrano avere allontanato di attualità questo ordine di problemi. Ma noi siamo qui per sforzarci di conoscere Gramsci per quello che è stato, e Gramsci anche su questo punto, io credo, fu leninista, secondo quello che era il leninismo nelAlberto Caracciolo

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suo tempo, naturalmente, non il leninismo di oggi od il leninismo dell’epoca di Stalin.

Allora io accetterei piuttosto l’interpretazione fatta da Togliatti appunto nel lontano 1938, quando dedicava un lungo capitolo di quel suo scritto a giudicare Gramsci « primo leninista italiano anche precisamente perché interprete nel movimento e nella concezione dei Consigli di fabbrica di una forma italiana della idea dei Soviet, della idea del governo operaio». Vorrei che fossero ricordati ancora, come Togliatti li. ricordava in quello scritto, alcuni acutissimi passi nei quali Gramsci ribadisce che « il Soviet non è un istituto solamente russo, è una forma universale, il Soviet è la forma in cui, dappertutto dove esistano proletari, la lotta per conquistare l'autonomia industriale, la classe operaia, manifesta questa volontà di emanciparsi. Il soviet è la forma di autog[...]

[...]et non è un istituto solamente russo, è una forma universale, il Soviet è la forma in cui, dappertutto dove esistano proletari, la lotta per conquistare l'autonomia industriale, la classe operaia, manifesta questa volontà di emanciparsi. Il soviet è la forma di autogoverno delie masse operaie ».

Chi torni a sfogliare gli scritti di Gramsci non può che trovare conferma, senza davvero bisogno di accostamenti tendenziosi, di questo solido nucleo leninista nel suo pensiero sullo Stato. Non si tratta che di restituirlo pazientemente alla luce e di valutarlo criticamente.

Frasi come quella sopra ricordata si trovano d’altronde in forme assolutamente analoghe in tutto il discorso del gruppo dirigente bolscevico nell’epoea della Rivoluzione. Sarebbe troppo ovvio e troppo lungo andare in cerca dei punti in cui Lenin si esprime in questo senso, specialmente nel suo scritto contro il rinnegato Kautsky. Mi limiterò ad osservare come questa concezione dei Soviet come struttura democratica ed eminentemente caratteristica del nuovo Stato, era anche la [...]

[...] nuovo ordine comunista ».

Mi pare che un’attenta e precisa ricerca su quello che era Gramsci negli anni in cui viveva Lenin, ci dimostri il suo leninismo anche su questa questione. Direi che ise non ci fosse in Gramsci questa precisa concezione sviluppata e poi originalmente portata avanti, dei Consigli come strumenti del potere, come forma originale dello Stato operaio, non

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Gli interventi

potremmo dire che Gramsci sia stato leninista, sia stato in quel momento partecipe del pensiero complessivo di Lenin. 'Per questo, mentre nella comunicazione che ho presentato per iscritto avevo creduto di qualche interesse soffermarmi sulle differenze che si possono presentare tra i'1 pensiero di Lenin e quello di Gramsci, ho creduto però anche che fosse opportuno preliminarmente ribadire che queste differenze si svolgono pur sempre meH’ambito di una .generale concordanza, di una generale partecipazione alla esperienza, airinsegnamento, alle linee maestre che da Lenin venivano in quel momento portate, e che cosi si deve rileggere, reint[...]



da Mario Montagnana, Il maresciallo Giuseppe Stalin in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]a e la morte ci tolsero per sempre Lenin, immediatamente i bolscevichi, gli operai, i lavoratori dell' Unione Sovietica, così come i comunisti, gli operai e i lavoratori di tutti i paesi riconobbero in Stalin l'uomo, l'unico uomo che poteva sostituire pienamente il caro e grande capo scómparso.
Giuseppe Stalin rappresenta, in sè stesso e nella sua opera, la più alta prova dei valore inestimabile e della assoluta superiorità della teoria marxistaleninista su qualsiasi" altra teoria filosofica, politica e sociale.
c La teoria marxistaleninista non è un dogma, ma una guida per l'azione v. Grazie a questa guida Giuseppe Stalin potè prevedere, preparare e realizzare la sua opera grandiosa, la sua opera decisiva per le sorti dell'Unione Sovietica e del mondo.
Chi esamina con attenzione gli scritti, i discorsi e gli atti di Giuseppe Stalin in questi ultimi venti anni non può non rimanere stupefatto dalla forza di previsione che essi rivelano.
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S. ed il mondo se Stalin non avesse lottato, durante molti anni, con un 'ardore e una tenacia bolsceviche — fino a schiacciarli e a eliminarli per sempre — contro i tr[...]

[...]portare all' interno del partito la ideologia e la politica delle classi nemiche, di indebolire il potere sovietico e di impedire la vittoria della politica stalinista tendente a preparare, fin d' allora, le premesse e le basi delle attuali vittorie ?
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S. e il mondo se Stalin non avesse dimostrato, nella teoria e nella pratica, lottando accanitamente contro i traditori trotzkisti e i destristi, la giustezza della tesi leninista circa la possibilità di costruire il socialismo nell'Unione Sovietica, anche nel caso di un ritardo della rivoluzione proletaria negli altri paesi ?
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S. e il mondo se Stalin non avesse convinto gli operai e tutto il popolo sovietico della necessità di fare i più grandi sforzi e i maggiori sacrifici per trasformare rapidamente, in pochi anni, attraverso la realizzazione grandiosa dei piani quinquennali staliniani, la vec chia Russia, povera, arretrata, quasi senza industria, in uno dei paesi più avanzati e industrializzati del mondo ?
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S.[...]

[...] qualcosa che può sembrare quasi inspiegabile in tutta l'opera di Stalin per chi, non essendo marxista, la esamini riel suo complesso e in tutti i suoi particolari. Ma per noi marxisti non vi è in questo nulla di soprannaturale e nulla di inspiegabile. La spiegazione consiste, semplicemente, nel fatto che Stalin è la più alta espressione della classe più avanzata della società attuale e che egli possiede, Meglio che ogni altro, la teoria marxistaleninista nel senso che ha saputo, c far propria la sostanza di questa teoria e imparar a servirsene per la direzione della lotta di classe del proletariato ,; nel senso che egli ha saputo c arricchire questa teoria della nuova esperienza del movimento operaio, arricchirla di nuove tesi e conclusioni, svilupparla e farla progredire senza esitazioni e, ispirandòsi alla sostauza della teoria, sostituire alcune sue tesi e conclusioni invecchiate con nuove tesi e conclusioni conformi alla nuova situazione storica ».
« La forza della teoria marxista leninista — infatti — sta in ciò che essa permette ai pa[...]

[...]r la direzione della lotta di classe del proletariato ,; nel senso che egli ha saputo c arricchire questa teoria della nuova esperienza del movimento operaio, arricchirla di nuove tesi e conclusioni, svilupparla e farla progredire senza esitazioni e, ispirandòsi alla sostauza della teoria, sostituire alcune sue tesi e conclusioni invecchiate con nuove tesi e conclusioni conformi alla nuova situazione storica ».
« La forza della teoria marxista leninista — infatti — sta in ciò che essa permette ai partito di orientarsi in una data situazione, di comprendere l'intimo legame degli avvenimenti e di discernere non solo come e in quale direzione si sviluppano gli avvenimenti oggi, ma anche come e in quale direzione si svolgeranno in futuro
Questo spiega perchè Stalin, organizzatore e capo del Partito bolscevico e della grande Rivoluzione socialista d'Ottobre, fondatore dello Stato sovietico, teorico e realizzatore dell' opera gigantesca di costruzione della società socialista, si è rivelato al mondo ammirato come il più grande capo militare dei t[...]

[...]erra moderna, ma guidare concretamente l'Esercito rosso, attraverso una resistenza eroica prima e poi attraverso una serie di operazioni offensive genialmente concepite e realizzate, a fare ciò che sinora non era ancora mai stato fatto, cioè a sconfiggere e spingere sull'orlo dell'abisso, con le sole proprie forze, la più grande potenza militarista e aggressiva d'Europa, la Germania hitleriana.
Si rileggano i principi della strategia marxista e leninista, come Stalin stesso li ha formulati :
Primo : concentrare' contro il punto più vulnerabile del nemico le forze principali nel momento decisivo ,.
Secondo : scegliere bene il momento decisivo
i Terzo: portare alla pratica con fermezza l'orientamento adottaio, al di sopra di tutte e di ognuna delle difficoltà e complicazioni che si interpongano nel cammino verso il fine perseguito '.
i Quarto : saper manovrare con le riserve in vista di una saggia ritirata, quando il nemico è forte, quando la ritirata è inevitabile, quando si sa in anticipo che è svantaggioso accettare il combattimento che [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Gruppi, I rapporti tra pensiero ed essere nella concezione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]one senza senso 3.
E piú oltre:
« I1 concetto di " oggettivo " d'el materialismo metafisico pare voglia significare una oggettività che esiste anche all'infuori dell'uomo, ma quando si afferma che una realtà esisterebbe anche se non esistesse l'uomo o si fa una metafora o si cade in una forma di misticismo » 4.
A questo punto si presenta un problema che non può, a nostro parere, essere eluso piú oltre. Nel suo sforzo per elaborare il concetto leninista di egemonia, per ricavarne tutto il succo possibile — ciò che non può essere fatto senza porlo anche nei suoi termini filosofici di unità di essere e pensiero — Gramsci entra necessariamente in polemica con le posizioni del Bukharin. Ma una parte di questa polemica non giunge anche a toccare una serie di formulazioni filosofiche di Lenin? A noi pare di sì e ci pare che i1 relatore l'abbia riconosciuto là dove ha affermato che per Gramsci sembra esclusa la tesi del conoscere came riflesso. Ci sembra anche che sia; questo l'aspetto della questione che bisogna soprattutto affrontare, poiché qui [...]

[...]iero marxista con la sua concezione dell'egemonia e di cui Gramsci sottolinea il significato e la portata filosofica, pare interrompersi quando, dall'elaborazione del concetto di egemonia sul terreno della teoria politica, si passa alla sua formulazione piú strettamente filosofica, la quale esige che si affronti ii problema dei rapporti tra l'essere e il pensiero superando ogni residuo di concezioni dualistiche.
Gramsci si muove, proprio perché leninista, proprio perché gli preme sviluppare il concetto di egemonia in tutti i suoi aspetti — da quello della strategia e della tattica politica a quello della filosofia — nel senso di superare ogni residuo di dualismo, ogni residuo quindi di determinismo meccanico, di metafisica.
La domanda alla quale occorre necessariamente rispondere è se egli non cada, in questo suo sforzo, in posizioni idealistiche.
Ci pare di no. Ci pare che egli si muova nella direzione giusta, ove non si considerino proposizioni staccate (da quelli che sono ancora appunti, redatti per il proprio studio e non destinati al p[...]

[...]ll'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astratto che il conoscere mantiene nell'idealismo). Qui Feuerbach viene criticato perché non concepisce la attività umana medesima come « oggettiva ».
Nel fatto che Gramsci si mantenga al livello di questo filone del pensiero marxista va ricercata la sostanza leninista della sua concezione, il suo conseguente leninismo. Esso risiede nella capacità di comprendere — aI di là e grazie anche alla sua polemica con una serie di proposizioni filosofiche di Lenin — come il concetto leninista di egemonia consenta di superare radicalmente ogni determinismo economico, in filosofia, come ogni massimalismo, che in politica impacci la funzione egemone della classe operaia. È grazie anche a tutto ciò che Gramsci è riuscito a trarre tanto frutto dalla concezione leninista dell'egemonia.



da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]ti alla ricerca filosofica. Inoltre lo scioglimento della Rapp (1932), alla quale io sempre mi ero opposto, apri a, me e a molti altri una vasta prospettiva, quella di una ripresa, non ostacolata da alcun burocratismo, della letteratura socialista, della metodologia e della critica letteraria marxista; in questa speranza occorre sottolineare con pari rilievo le due componenti, l'assenza di limiti imposti da una burocrazia e il carattere marxista leninista. Se aggiungo che noi proprio in quegli anni abbiamo conosciuto le opere fondamentali del giovane Marx, soprattutto i Manoscritti economicofilosofici, come pure i quaderni filosofici di Lenin, avrò enumerato quei fatti che sollevarono grandi speranze al principio degli anni
trenta.
Il fatto che anche allora per una su due idee (a essere otti
(4') Questo a Postscriptum » é stato scritto per il a Symposium on contemporary Thought » edito in Giappone col titolo a Isvanami Gendai Schiso ».
LA MIA VIA AL MARXISMO 7
misti) che si allontanavano dal modello imposto, si urtasse contro una resiste[...]

[...] storica del momento, che era quella dell'ascesa di Hitler e della preparazione della sua guerra di annientamento contro il socialismo. Mi è sempre stato ovvio che ad ogni decisione che tale situazione imponeva dovesse subordinarsi incondizionatamente tutto, anche ciò che a. me personalmente era più caro, anche l'opera stessa della mia vita. Io ritenevo che il compito principale della mia vita consistesse nel bene impiegare la concezione marxistaleninista in quei campi che io conoscevo, nel farla progredire nella misura in cui ciò fosse imposto dalla scoperta di nuovi dati. Ma poiché al centro del periodo storico in cui . si svolgeva questa mia attività si trovava la latta per l'esistenza dell'unico stato socialista e quindi del socialismo stesso, io subordinavo ovviamente ogni mia presa di posizione, anche riguardo alla mia propria opera, alle necessità del momento. Questo tuttavia non significò mai una capitolazione davanti a tutte quelle tendenze ideologiche che si sono formate, propagate e infine dissolte nel corso di questa lotta. Nello s[...]

[...]o, secondo e superiore stadio del socialismo. Dall'accoppiamento di queste affermazioni reciprocamente escludentisi é nata la sua visione da incubo di una società comunista in cui il principio liberatore « Ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni » si realizza in uno stato di polizia regolato in forma autocratica ecc. ecc,
Stalin, al quale si deve riconoscere il grande merito di avere difeso contro Trozki il principio leninista del socialismo in un solo paese e di aver così salvato il socialismo in un periodo di crisi interne, ebbe per il periodo iniziatosi col 1948 quasi la stessa incomprensione che aveva ai suoi tempi Trozki per le necessità di sviluppo dell'Unione Sovietica. Che questa arretratezza e incomprensione di Stalin abbia facilitato la condotta della guerra fredda agli avversari imperialistici é cosa che ormai non pochi oggi riconoscono.
Ripeto, qui si doveva descrivere solo lo sviluppo delle mie idee, e anche queste soprattutto in rapporta ai problemi del marxismo. Quanto finora é stato detto di Stalin[...]

[...]lassici. Al tempo dell'introduzione della NEP così ebbe a dire con mordente ironia a un certo tipo di critici marxisti: « A Marx non é mai venuto in mente di scrivere neanche una parola sull'argomento; è morto senza lasciare nessuna esatta citazione o irrefutabile indicazione
in proposito. Dunque bisogna cercare di cavarsela da soli ». —
Come qui ho già detto, nei primi anni dopo la morte di Lenin io nutrivo delle speranze in una edificazione leninista del marxismo. Ho anche descritto esaurientemente la successiva, crescente delusione. Come conclusione di queste considerazioni importa riassumere brevemente ciò che in questa situazione è essenziale dal punto di vista della teoria della scienza. Avvenne dunque che, man mano che il predominio spirituale di Stalin si rafforzò e si irrigidì in culto della personalità, la ricerca marxistica degenerò largamente in un'esposizione, applicazione e diffusione di « verità definitive ». La .ris sta e
d lla vita e della scienza era, secondo l'insegnamento dominante, dep iitata nelle_ o eres dei classi[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]olo senso manuale o tecnico) di codesti milioni di uomini ? Il partito deve stare, come sta, sopra lo Stato ? » « A quarant'anni dalla Rivoluzione d'ottobre la ' vita nuova ', che nell'Unione Sovietica non è più una aspirazione ma una realtà, può essere contenuta nei vecchi ordinamenti ? » « Da quali nuove forme, in quali nuove articolazioni concrete troverà piena espansione la democrazia socialista, peraltro espressa nella originaria concezione leninista dello Stato dei Soviet e nella Costituzione del 1936? » « In quali forme nuove la democrazia sovietica si esprimerà nell'avvenire, non solo all'interno del partito, ma nello Stato ? ».
È chiaro che non ha senso rispondere immediatamente a queste domande. Il lavoro da compiere non é certo astrattamente ideologico, sistematizzante, ma é un lavoro scientifico di rilevamento delle strutture, del loro funzionamento, dei loro rapporti, che può essere effettuato solo sulla materia viva, e con la più ampia compartecipazione degli specialisti e di tutti i cittadini interessati.
Tuttavia ha senso alm[...]

[...] malfaisant non potrà che arretrare di fronte alle note, hegeliane, conseguenze di ogni illuminismo del genere, e farsi conservatore; e d'altra parte l'ottimismo marxista fallisce nella misura in cui ignora tutta la microscopica complessità dei conflitti umani, e affrontando meccanicamente il rapporto fra strutture e sovrastrutture dimentica il carattere universale della contraddi
56 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
cato senza esclusioni. La ripresa leninista, oltre che un valore sentimentale, è un modo di ottenere una autorevole e insindacabile conferma dei passi in avanti, delle aperture effettuate.
Così l'effettiva battaglia delle idee ( e dei fatti) non trova una sua chiarificazione moderna. Sopra il duello fra novatori ed eventuali resistenti sta la ben più fragorosa battaglia celeste fra le figure mitiche di Lenin e di Stalin. Ed in questo senso, accanto alla denuncia degli errori d'ortodossia, sta una serie di premurose raccomandazioni a non ideologizzare, a non staccare la teoria dalla pratica, ad occuparsi del concreto. Questo fatto da u[...]

[...]pianificazione stessa (compito ideologico).
ROBERTO GUIDUCCI 71
La figura del Partito potrà spezzare la monoliticità da cui nasceva la sua antica forza, e la nuova forza sarà nelle correnti di pensiero libero, nelle proposte diverse di possibili soluzioni, nelle capacità di discussione scientifica per determinare le scelte o mantenere le differenze. All'estremo del suo ciclo, risolte le condizioni strutturali dei contrasti, l'elemento unitario leninista e stalinista produrrà precisamente il suo contrario: la pluralità oggettivamente libera delle opinioni e delle proposte. La « dittatura del proletariato », terminando il suo compito, riscatta il suo paradosso: lascia in eredità la realizzazione, per la prima volta autentica, della democrazia concreta.
Il decentramento dei funzionari nei luoghi di produzione é oggi un sintomo positivo in questo senso. Qui il Partito potrà vedere e preparare ciò che non avrebbe potuto vedere e preparare premendo dall'alto: l'organizzazione democratica dal basso. Nella terza rivoluzione industriale in atto ci a[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. Cambareri, Il concetto di egemonia nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ente o storicomateriale, in funzione di questa egli analizza i diversi problemi sino a pervenire ad una ipotesi risolutiva che non rimane astrazione concettuale, ma si invera nel « fatto » come prova
7.
88 I documenti del convegno
sperimentale, salto qualitativo, rispetto agli elementi analizzati. Questa impostazione metodologica riflette una forte esigenza di storicità reale e colloca il pensiero di Gramsci nell'ambito della corrente marxistaleninista, mentre dimostra, nel contempo, come il marxismo, da concezione universale del mondo, abbia in sé la capacità di articolarsi, particolarizzarsi per divenire espressione conseguente di nuclei nazionali storicamente e diversamente configurati pur rimanendo identico a se stesso. E questa la novità, la originalità del pensiero di Gramsci ed è questo quanto, a nostro avviso, in questi ultimi dodici anni di battaglie culturali, non è stato posto sufficientemente in risalto talché si è discusso con passione,. si è confutato seriamente il problema, per es., del dogmatismo, dell'ortodossismo nella con[...]

[...]nica i cui elementi anche se universali siano profondamente nazionali... tale sintesi era necessaria per un superiore sviluppo della filosofia della prassi, in quanto rendeva possibile,
Serafino Cambareri 89
nella filosofia della prassi quanto di piú progredito ed avanzato era stato raggiunto dal pensiero europeo, ed in particolar modo dal pensiero italiano, rende nel Nostro il medesimo concetto assai piú ricco e complesso rispetto al concetto leninista ed è questo, a nostro avviso, uno degli aspetti fondamentali del pensiero di Gramsci, le cui impostazioni critiche, peraltro, si presentano sempre con una personale, feconda problematica. Il problema generalissimo che Gramsci ha ereditato da Lenin è stato quello della rivalutazione costruttiva, positiva del partito politico del proletariato, in quanto espressione della classe che « rappresenta costantemente l'interesse del movimento complessivo che spinge sempre avanti la rivoluzione » 1 per modo che questa classe da una posizione subalterna possa divenire « egemone » e dalle semplici rivendi[...]

[...]ia sono due: il « dominio » e la « direzione intellettuale e morale »; dominare significa liquidate o sottomettere anche con la forza armata i gruppi avversari; « dirigere » significa porsi alla testa dei gruppi affini e alleati. Gramsci
Mach., p. 8.
2 M. S., p. 189.
Serafino Cambareri 93
insiste — ed è questo suo insistere che ci convince circa la ricchezza. l'importanza, la originalità del suo concetto di « egemonia », rispetto al concetto leninista — che un gruppo sociale può, anzi deve essere dirigente ancor prima della conquista del potere; è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere: « non appena conquista il potere diventa dominante ma deve continuare ad essere dirigente » 1. Qui è Rodi e qui salta! Il marxismoleninismo è tale che lo si supera solo se se ne assimila la sostanza profondamente, e noi crediamo che il pensiero di Gramsci rappresenti una esperienza ulteriore, piú avanzata rispetto al marxismoleninismo. Il fatto che Gramsci abbia posto l'accento sul momento della direzione intellettuale e m[...]



da [Gli interventi] G. D. Obickin in Studi gramsciani

Brano: G. D. Obkkm

Nel mìo brevissimo intervento a questo Convegno dedicato alio studio della azione e del pensiero di Gramsci vorrei innanzi tutto sottolineare quanto nella Unione Sovietica questo grande figlio del popolo italiano sia profondamente apprezzato quale acuto pensatore, strenuo combattente ed eminente teorico del marxismoleninismo.

I sovietici tutti amano la figura di Gramsci che considerano il primo leninista che l’Italia abbia avuto ed il primo che in questo paese abbia saputo cogliere la importanza storica della Rivoluzione socialista d’ottobre. I sovietici riconoscono in Gramsci l'eminente rappresentante del marxismoleninismo, l’uomo che ha avuto la capacità di sviluppare questa nuova dottrina in relazione ai compiti che si ponevamo alla classe operaia e al popolo italiano nel quadro di una nuova epoca storica.

Nel modo stesso in cui Gramsci affrontava la sostanza del marxismoleninismo e lo studio dei problemi fondamentali ad esso connessi si rivela il suo vivo pensiero creatore, la sua ment[...]

[...]ompiti che si ponevamo alla classe operaia e al popolo italiano nel quadro di una nuova epoca storica.

Nel modo stesso in cui Gramsci affrontava la sostanza del marxismoleninismo e lo studio dei problemi fondamentali ad esso connessi si rivela il suo vivo pensiero creatore, la sua mente acuta volta alla ricerca di vie e metodi nuovi idonei a 'risolvere i problemi che venivano maturando.

Avendo assimilato l’essenziale della dottrina marxistaleninista, Gramsci si impegnò a fondo contro ogni deformazione della sostanza rivoluzionaria di essa, contro il revisionismo cosi come contro il dogmatismo e il tentativo di trasformare il marxismo in un insieme di formule cristallizzate e avulse dalla realtà.

II legame indissolubile della teoria e della pratica, la ricerca della verità compiuta atraverso uno studio concreto e profondo della realtà nel suo sviluppo, alla luce del marxismoleninismo, la inflessibilità rivo550

Gli interventi

iuzionaria cotituiscono il tratto caratteristico che contraddistingue la ricerca teorica e l'attività pra[...]

[...]n un insieme di formule cristallizzate e avulse dalla realtà.

II legame indissolubile della teoria e della pratica, la ricerca della verità compiuta atraverso uno studio concreto e profondo della realtà nel suo sviluppo, alla luce del marxismoleninismo, la inflessibilità rivo550

Gli interventi

iuzionaria cotituiscono il tratto caratteristico che contraddistingue la ricerca teorica e l'attività pratica di Gramsci e che fa di lui il vero leninista come è stato messo chiaramente in luce dalla pregevole relazione dell’on. Togliatti.

Permettete che io mi (soffermi brievemente sul giudizio che Gramsci forni intorno alla Rivoluzione d’ottobre. In Italia questo problema ha già appassionato molto nei suoi vari aspetti numerosi studiosi; credo tuttavia che spetti anche agli storici sovietici il compito di approfondire questa ricerca e di lavorare in questa direzione.

Si tratta in realtà di un duplice problema, il primo investe direttamente la valutazione che Gramsci ha fornito della Rivoluzione d’ottobre; i1 secondo l’influenza che quell[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...]8 I documenti del convegno
dosi della quale il proletariato acquista la coscienza della sua posizione nella società, della sua funzione nella storia e quindi della necessità della sua azione conseguente per tradurre in atto la sua filosofia cioè per costruire la società socialista.
Il pensiero gramsciano risente sia l'influenza della polemica di Croce contro le filosofie fatalistiche e positivistiche sia, soprattutto, l'influenza della critica leninista al marxismo deterministico della socialdemocrazia europea. Attraverso il leninismo, come dottrina della strategia politica del proletariato, perviene ad una puntualizzazione e ad un rinnovamento del marxismo. La rivalutazione della prassi, della consapevole volontà creatrice delle masse spinge il suo interesse verso lo studio della storia eticopolitica, cioè dell'azione effettiva degli uomini. La tesi marxista che l'umanità si pone solo quei compiti per il raggiungimento dei quali esistono già le condizioni materiali, viene approfondita ed integrata nella ricerca dei modi, delle forme, del co[...]

[...]ca, tra pensiero ed azione e soggiunge: « la teorizzazione e la realizzazione dell'egemonia fatta da Ilici è stato anche un grande avvenimento metafisico » .
Sul piano piú strettamente politico, cioè strategico, Gramsci aderisce alle tesi leniniste negli anni successivi alle conferenze di Zimmerwald e Kienthal. Tutta la sua azione politica, tutto il suo pensiero dell'Ordine
Giuseppe Tamburrano 279
Nuovo è ispirato profondamente alla strategia leninista dl preparazione della rivoluzione per la conquista violenta del potere. Egli sosteneva che la situazione italiana era analoga a quella della Russia di Kerenski (Avanti! di Torino, 26 giugno 1919), che bisognava organizzare l'avanguardia rivolùzionaria del proletariato, sviluppare l'azione nel seno della società capitalistica, delle sue istituzioni economiche (la fabbrica) e politiche (Par lamento, comuni ecc.) per farne scoppiare le contraddizioni, costringerla ad « interrorire le grandi masse, a colpirle ciecamente e a farle rivoltare » (Ordine Nuovo del 19 luglio 1919), apprestando contempo[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine leninista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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