Brano: [...]urita dalla fantasia dell'autore ma è stata costruita dalla sua intelligenza.
Chi non ama la poesia, è dunque padronissimo di auspicare l'avvento della saggistica romanzata; noi che l'amiamo, continueremo a coltivarla, accontentandoci dei pochi frutti che essa dà ancora, e sperando che siano maggiori in avvenire.
3) Il mio parere è che sono scempiaggini, e aggiungo che sarebbe ora di finirla col prendere sul serio ogni trovata dello sperimentalismo avanguardistico che ci venga d'Oltralpe. La Francia, non producendo più nulla di vitale già da parecchi anni, si è specializzata nel lanciare ogni momento un nuovo « ismo », e con ciò continua a esercitare, o s'illude di continuare a esercitare il suo leadership letterario. Ma certo non è facile far capire questa evidente verità ai nostri provinciali i quali credono che Malraux, Sartre, Camus, la Beauvoir eccetera siano dei grandi scrittori. O anche magari dei cattivi scrittori, però « importanti ». Perché anche questa sciocchezza ci tocca frequentissimamente di sentir dire:
14 CARLO CASSOLA
che certi romanzi sono brutti, ma importanti, mentre altri sono magari belli, ma non importanti. Ma più in generale vorrei dire che é veramente fastidioso l'infantilismo[...]
[...]vidente verità ai nostri provinciali i quali credono che Malraux, Sartre, Camus, la Beauvoir eccetera siano dei grandi scrittori. O anche magari dei cattivi scrittori, però « importanti ». Perché anche questa sciocchezza ci tocca frequentissimamente di sentir dire:
14 CARLO CASSOLA
che certi romanzi sono brutti, ma importanti, mentre altri sono magari belli, ma non importanti. Ma più in generale vorrei dire che é veramente fastidioso l'infantilismo di certa gente, che magari ha passato la sessantina, la quale é eternamente alla ricerca del « nuovo » (quando il nuovo é, semplicemente, la poesia), eternamente pronta a prendere sul serio le più futili mode letterarie, artistiche e culturali, eternamente preoccupata di rimaner « tagliata fuori » dalle correnti « vive » della letteratura, dell'arte e della cultura. Costoro si muniscano di telefono, di telegrafo, di radio, di telescrivente, in modo da essere sempre i primi a conoscere le importanti « novità » di Parigi, Londra o New York; e credano pure, se fa loro piacere, che la cultura co[...]
[...]e « importante » oggi. Uno scrittore dovrebbe scrivere ciò che gli sta a cuore, e non curarsi d'altro.
4) Non capisco la domanda. Il romanzo è sempre « oggettivo », nel senso che tende a risolversi in rappresentazione e racconto, anziché in effusione lirica; sia che si usi la prima o la terza persona. I due massimi scrittori dell'Ottocento, Tolstoi e Dostoievskij, hanno usato direi indifferentemente sia la prima che la terza persona.
5) Il realismo socialista in teoria è un pasticcio, e in pratica ha dato i frutti che sappiamo. Laddove, che so io, il verismo era una formula infelice, ma all'insegna del verismo Verga ha scritto i suoi capolavori.
6) Io sono persuaso che il linguaggio debba essere trasparente, che lo stile debba essere « inavvertito », come dice Pasternak; ma
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questo non significa affatto «lasciar parlare le cose ». Lo scrittore, é bene lui che parla; ma la differenza tra uno scrittore e un letterato (il « vistoso » scrittore di cui parla la domanda) sta appunto in ciò, che allo scrittore preme esprimere certe cose, mentre al letterato sta a cuore il risultato stilistico.
Mi sarebbe sembrata più interessante un'altra domanda: se sia miglior scrittore chi d[...]
[...]este sono doti da apprezzare in un salotto, non in un romanzo : il compito del romanziere essendo appunto quello di dire, di esprimere, di entrare brutalmente nel vivo dei sentimenti, e non già di girarci intorno con delicate allusioni.
7) Il dialetto ha indubbiamente dei limiti molto grandi. E sono troppo note le ragioni di questa verità perché debba stare a ripeterle. Mi limiterò a dire che l'uso del dialetto é oggi connesso o allo sperimentalismo linguistico (Gadda) o al neorealismo (Pasolini). Ora si potranno apprezzare in certa misura i risultati ottenuti da Gadda nel Pasticciaccio e anche quelli ottenuti da Pasolini nei Ragazzi di vita; ma rimane ferma la nostra avversione di principio così al pastiche linguistico come al pregiudizio neorealista che la letteratura consista in una trascrizione immediata e passiva dei dati della realtà.
8) Io credo che la storia debba essere soltanto la cornice, lo sfondo delle vicende e dei destini individuali. La storia romanzata non mi persuade più di quanto mi persuada l'ideologia romanzata.
9) Più che dei romanzieri, preferirei e[...]
[...]9) Più che dei romanzieri, preferirei esprimere le mie preferenze a proposito dei singoli romanzi. E questo perché la caratteriristica di quasi tutti i maggiori scrittori del nostro secolo è di aver prodotto le loro opere migliori all'inizio della carriera, essendosi poi precocemente esauriti. È il caso di Hemingway o di Moravia, che non sono riusciti a rinnovarsi, e così pure di Joyce e di Lawrence, che sono finiti nelle secche dell'intellettualismo sperimentale o ideologico. Non c'è insomma un solo scrittore di rilievo la cui arte presenti uno sviluppo, in cui l'opera della maturità presenti qualcosa di nuovo rispetto all'opera della giovinezza: con l'eccezione del solo Pasternak.
Il più bel romanzo italiano di questo secolo è a mio parere Gli indifferenti di Moravia. Il romanziere che personalmente amo di più è Tozzi. Mi è piaciuto molto Signora Ava di Jovine, che ho avuto il torto di leggere solo di recente.
In tutto il mondo darei la palma a Figli e amanti di Lawrence e al Dottor Zivago di Pasternak. Poi indicherei Fiesta di Heming[...]