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Il segmento testuale indonesiano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 72Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: RIFLESSIONI
IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI
Dal 1945 la pace mondiale é stata minacciata gravemente soltanto in tre occasioni: al tempo del blocco di Berlina e durante le fasi conclusive delle guerre in Corea e in Indocina. I combattimenti in Indonesia potrebbero costituire la quarta occasione. La differenza fondamentale tra i primi tre casi e quello Indonesiano sta nel fatto che, mentre nei primi tre l'Occidente aveva dalla sua la maggior parte delle ragioni giuridiche, nella situazione Indonesiana esse sono tutte a favore dei suoi oppositori.
É piuttosto significativo che né l'entità del pericolo, né i problemi in questione siano conosciuti dall'opinione pubblica occidentale. La ragione sta in parte nella lontananza delle isole Indonesiane e, in parte, nel fatto che l'opinione pubblica occidentale è informata quasi esclusivamente tramite agenzie controllate dall'Americä. Le Autorità ii dòñësiane non hanno a loro disposizione alcuna organizzazione [...]

[...]donesiane e, in parte, nel fatto che l'opinione pubblica occidentale è informata quasi esclusivamente tramite agenzie controllate dall'Americä. Le Autorità ii dòñësiane non hanno a loro disposizione alcuna organizzazione paragonabile per presentare il Ioro caso. Per di più, un certo numero di questioni interdipendenti hanno confuso il problema oppure hanno indotto fin dal principio il lettore di giornali occidentali a svalutare il punto di vista Indonesiano.
Fin da quando, nel 1950, l'Indonesia fu riconosciuta come uno Stato Sovrano e indipendente, una endemica guerra civile ne sta distruggendo la struttura. Questa non é una novità. Ciò che é nuovo ora é che, per la prima volta sembra che ci sia un intervento dall'esterno diretto a portare su un piano internazionale il problema interno. Questa ripercussione sul piano internazionale é avvenuta dopo due fatti importanti.
Il primo consiste nell'attività del Governo _Indonesiano rivolta a modificare il tipo occidentale di democrazia parlamentare ei
paese e sostituirlo con un sistema più ameta st[...]

[...]nel 1950, l'Indonesia fu riconosciuta come uno Stato Sovrano e indipendente, una endemica guerra civile ne sta distruggendo la struttura. Questa non é una novità. Ciò che é nuovo ora é che, per la prima volta sembra che ci sia un intervento dall'esterno diretto a portare su un piano internazionale il problema interno. Questa ripercussione sul piano internazionale é avvenuta dopo due fatti importanti.
Il primo consiste nell'attività del Governo _Indonesiano rivolta a modificare il tipo occidentale di democrazia parlamentare ei
paese e sostituirlo con un sistema più ameta strada
tra le istituzioni occidentali e quelle comuniste. Il secondo consiste
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nel rifiuto dell'Olanda a riprendere le trattative riguardanti il futuro déTlá Nuova Guinea Occidentale — come era stato richiesto dalTé Näziáni Unite — il che ha provocato in Indonesia un'ondata di dimostrazioni antiolandesi nonché rappresaglie economiche contro i locali interessi olandesi. In seguito a questi due fatti, l'endemica guerra civile si è trasformata in un problema inte[...]

[...]ioso. Secondo l'opinione di diversi osservatori, comunque, si correvano seri rischi che i Comunisti — piuttosto che servire come strumento — si infiltrassero nei ranghi nazionalisti e trasformassero lo stesso Presidente in un loro strumento per ottenere una posizione dominante nel Governo.
Fu nel belmezzo di queste manovre di coalizione che « l'idea » di una « democrazia guidata » del Presidente Sukarno fu lanciata nel vivace dibattito politico indonesiano. Retrospettivamente, sembra ora che essa rappresentò una svolta decisiva sia nella vita di Sukarno che in quella dell'Indonesia.
Nel giugno del 1957, dopo prolungate discussioni, si formò un Consiglio Nazionale, presieduto dallo stesso Presidente Sukarno. I membri del Consiglio erano nominati dal Governo e dovevano rappresentare tutti i principali elementi della società Indonesiana. Gli operai e i contadini, gli intellettuali e i soldati, i rappresentanti della gioventù e degli exguerriglieri, gli artisti, i leaders di minoranze nazionali, i capi di regione e i notabili in genere, i giornali[...]

[...]acerie anche qualsiasi contatto con l'Occidente. Se Sukarno abbia trovato o no il miglior metodo possibile, è un'altra questione. Ciò che è importante è che il rafforzamento dell'autorità centrale nella maggior parte dei paesi Asiatici al giorno d'oggi, può aumentare le possibilità di progresso economico e, indirettamente, immunizzare tali paesi contra la tentazione rivoluzionaria. Per di più, l'assoluta opposizione agli esperimenti, tipo quello Indonesiano, tendenti a rafforzare il potere esecutivo, può essere, ed è in realtà, interpretata in Asia come una preferenza dell'Occidente per le strutture democratiche inefficienti e superficiali che — secondo questa inter
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pretazione — rendono relativamente facili gli interventi economici da parte di imprenditori o uomini politici occidentali.
Cosi, mentre una grossa parte dell'opinione pubblica Indonesiana era sinceramente contraria all'« idea » del Presidente Sukarno, era relativamente facile convincere l'altra parte, altrettanto grossa e anticolonialista che tale opposizione non er[...]

[...]e, in seguito, a Sarong. Oltre al petrolio, sulla costa nordorientale c'é una piccola piantagione di gomma; per il resto il valore economico dell'isola é pressoché nullo. Ha invece una certa importanza la posizione geografica della Nuova Guinea. Trovandosi proprio alle porte dell'Australia, essa é considerata la prima linea di, difesa di quel continente e la sola prospettiva di vederla cadere sotto gli indonesiani o, addirittura sotto un governo indonesiano filocomunista, riempie gli australiani di spavento.
Quando l'Olanda cedette la sovranità sulle Indie Orientali
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olandesi allo Stato Indipendente di Indonesia, l'articolo primo della Carta di Trasferimento specificava che essa cedeva « senza condizioni e irrevocabilmente la sovranità totale » su tutti i territori che una volta formavano le Indie Orientali Olandesi. Si stipule), comunque, che l'avvenire della Nuova Guinea Olandese (la parte occidentale) sarebbe stato deciso per trattative « un anno dopo il trasferimento della sovranità ». L'opinione pubblica olandese, scossa pe[...]

[...]oni Unite e, questa volta, gli indonesiani fecero capire che si aspettavano che l'opinione pubblica mondiale prendesse posizione sull'argomento, altrimenti essi avrebbero cercato di imporsi agli olandesi con la forza. La loro pretesa non si basava su ragioni antiche, ma sui diritti legali che erano stati espressi nell'accordo della Tavola Rotonda. Poteva sembrare un momento inadatto per avanzare una simile richiesta, proprio mentre il territorio indonesiano era diviso dalla guerra civile e dalle passioni separatiste. Allo stesso modo la richiesta sarà sembrata inopportuna, dato che le difficoltà economiche del governo indonesiano rendevano già estremamente arduo sfruttare e conservare il preesistente apparato economico del paese. Almeno formalmente, l'Indonesia non ha ancora fatto richieste per l'immediato trasferimento della Nuova Guinea Occidentale. Essa insisteva semplicemente che l'Olanda doveva tener fede alla parola data e riprendere le trattative sullo stato dell'Irian Occidentale. La pretesa era strettamente legale, in considerazione dell'impegno assunto dagli olandesi di farlo entro un anno dal riconoscimento dell'indipendenza indanesiana.
Nel novembre del 1957, il Comitato Politico delle Nazioni Unite appro[...]

[...]ontagnosa del centro di Sumatra.
Così, nell'aprile del 1958, é tuttora impossibile dire se il Governo dei ribelli finirà col confondersi con la lunga serie di movimenti di insurrezione, senza aver messo seriamente in pericolo il
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Governo di Giacarta, o se, con aiuti stranieri, riuscirà alla fine ad incrinare il potere politico ed economico del regime centrale e a portare qualche cambiamento nell'orientamento politico del Governo indonesiano.
A giudicare dal tono della stampa americana e inglese, sia Londra che Washington guardavano il Governo dei ribelli con una certa simpatia e, benché impreparate ad aiutarlo apertamente, erano disposte a rifornirlo indirettamente di aiuto sia morale che materiale. In realtà, sembrerebbe che la decisione finale debba esser presa alla recente Conferenza di Manilla della « SouthEast Asia Treaty Organization ».
Non c'é dubbio che la questione dell'Indonesia sia stata discussa tra le Potenze Occidentali, che sono i membri più importanti di questa inefficiente organizzazione regionale. Si trattava[...]

[...]n c'é dubbio che la questione dell'Indonesia sia stata discussa tra le Potenze Occidentali, che sono i membri più importanti di questa inefficiente organizzazione regionale. Si trattava di un vero e proprio dilemma. Il non riuscire ad aiutare il Governo dei ribelli sarebbe stato interpretato come una incoraggiante e rapida crescita del prestigio comunista sia in Indonesia che in quella parte dell'Asia che guarda con simpatia la lotta del Governo Indonesiano, considerandola una manifestazione anticolonialista da parte di un regime neutrale minacciato. Un aperto intervento da parte dell'Occidente, d'altra parte, sarebbe stato considerato causa di ulteriori scissioni tra gli asiatici non comunisti, dividendo ancor più coloro che affidavano la loro sorte all'Occidente dagli altri che pensavano fosse più conveniente assumere un atteggiamento non impegnativo tra l'Occidente e il blocco comunista. Ma due altre considerazioni pesarono sulla bilancia. Un aperto intervento Occidentale in Indonesia sarebbe stato probabilmente impopolare a Malaya — paese ch[...]

[...]a.
TIBOR MENDE
(Trad. Paola Boccardt)
Pos TILLA
L'imprevisto ritardo nella pubblicazione di questo articolo consente oggi di considerare gli avvenimenti in una nuova prospettiva..
L'Indonesia non può esser più considerata una nuova Corea. Come pure il resto del mondo non è più incline a valutarla come una nuova Spagna, il cui conflitto interno, cioè, possa far da prologo a una nuova guerra mondiale. Solo che questa dissoluzione del problema indonesiano può esser del tutto provvisoria; ma può diventar permanente se, tutto considerato, da questi avvenimenti se ne sapranno trarre le conclusioni necessarie.
L'azione militare del governo legale indonesiano ha sventato la rivolta di Sumatra più rapidamente del previsto. Quando i rivoltosi intrapresero la loro attività nelle Celebes del nord e nelle altre isole orientali, il governo impiegò truppe sufficienti per paralizzarli. in breve tempo. La diffusa convinzione che costoro fossero aiutati da stranieri fece si che il governo di Giakarta riuscisse a indirizzare l'entusiasmo e l'appoggio della nazione perché l'azione militare ne fosse facilitata.
Intanto diveniva assai chiaro che gli insorti ricevevano aiuti. dall'estero. Il governo di Giakarta espose nella capitale una gran quantità di armi ca[...]

[...]a « Antara » riportò nei primi giorni di maggio che due piloti americani e alcuni avieri della Cina nazionalista (provenienti da Formosa) furono uccisi quando un appa
RIFLESSIONI IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI 77
recchio dei ribelli venne abbattuto durante un'incursione sul campo d'aviazione di Mandai. In più, dei bombardieri, di base nelle Celebes del nord, attaccarono le città indonesiane, senza che però appartenessero all'armamento indonesiano. Il governo di Giakarta offre prove che aeroplani e altra fornitura bellica, proveniente da Formosa e dalle Filippine, sono stati usati dagli insorti nella lotta contro il governo legale. Tutte queste informazioni, ed altre ancora non rese di pubblico dominio, sono state consegnate all'ambasciatore americano a Giakarta, accompagnate dalla più ampia documentazione.
Per la fine di maggio, Washington decise di inviare al governo legale indonesiano 37 mila tonnellate di riso ed anche armi leggere prima rifiutate. Il che dimostra che Washington ha cambiato parere. In tal modo, implicitamente, si ammette che « alcuni avventurieri » pure di nazionalità americana — possono aver preso parte all'attività insurrezionale. Per ora il capitolo é chiuso e le relazioni tra gli U.S.A. e il governo legale d'Indonesia sono « in prova », secando le parole del ministro degli esteri indonesiano.
E possibile trarre una lezione da tutto questa?
In primo luogo che, anche se Washington è ancora esitante tra una politica liberale verso i paesi da poco indipendenti e una valutazione meramente di forza, questa politica, di grave rischio, non é più a lungo sostenibile in quelle regioni dove l'aiuto militare comunista può tramutare simili avventure in aperti conflitti armati tra le stesse grandi potenze. In secondo luogo che, la nuova politica comunista di aiuti materiali su larga scala ai paesi asiatici — sostenuta dall'opinione pubblica asiatica — richiede più precise puntualizzazioni ch[...]

[...]isole periferiche —, ci saranno crisi e scompensi economici nella fragile giovane repubblica. Per lenire le sue tensioni interne la soluzione non è bombardarla in nome degli insorti che favoriscono gli occidentali, quanto aiutarla a risolvere i propri problemi economici politici e amministrativi. E se ciò é vero per l'Indonesia, lo é altrettanto per un gran numero di paesi sottosviluppati.
Se il tentativo fallito di rovesciare il governo legale indonesiano con l'aiuto dei governifantoccio ha chiarito tutto questo, allora qualsiasi sofferenza la guerra civile indonesiana avrà provocato, non sarà stata vana.
TIBOR MENDE



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]itica, collaborando con i comunisti fino al 1948 e rompendo poi con essi attraverso una repressione violenta che li estromise dall'attiva elaborazione della politica di governo e, in Birmania, li esclude tuttora ufficialmente dalla legalità, é un grupo borghesenazionalista a tendenze progressive e stataliste. La ragione sociale di questo progressismo va probabilmente ricercata nel fatto che i movimenti nazionalisti bir
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mano e indonesiano sono stati espressi non da una borghesia capitalistica, bensì da quei gruppi di burocrati, di intellettuali e di piccoli borghesi, in gran parte spostati, che il dominio colaniale ha creato ovunque e che furono spinti al radicalismo politico proprio dalla lotta contro il colonialismo.
Di qui la possibilità di fondere, durante la lotta per l'indipendenza politica, questi gruppi borghesi con forze genericamente « popolari », benché non proletarie (perché il proletariato era nei paesi asiatici minori tanto esiguo quanto l'industria moderna, mentre numerose erano le schiere del sottoproletariato[...]

[...]comunista nel suo complesso: questa collaborazione rientra infatti nelle vecchie tesi sulla necessità di unire comunisti e nazionalisti nella lotta contro le sopravvivenze economiche del dominio coloniale (siano esse controllate dai decrescenti interessi olandesi o dai nuovi interessi delle compagnie petrolifere americane) e contro i residui delle forze confessionali e separatiste semifeudali. La debolezza economica e ideologica del nazionalismo indonesiano e l'atteggiamento di sinistra delle nuove leve nazionaliste permettono inoltre di prevedere la possibilità di un'effettiva direzione comunista in un'alleanza di questo genere, secondo le tesi di Stalin e di Mao. La probabilità di portare al successo un'alleanza nazionalistacomunista attraverso una vittoria elettorale anziché attraverso la lotta armata non costituisce di per sé un nuovo elemento nella teoria dei fronti popolari per i paesi semicoloniali e si inserisce logicamente nell'evoluzione di tutti i movimenti comunisti asiatici a favore del metodo democratico per la conquista del potere[...]



da Tibor Mende, L'Asia Sud-Orientale tra due mondi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]onosciuto di persona l'Asia sudorientale sa bene come stiano le cose sotto questo riguardo. L'operaio asiatico non ha l'istinto di guadagno del suo confratello occidentale, soprattutto nelle regioni tropicali e semitropicali. Ho parlato con decine di dirigenti di fabbrica nei diversi paesi della zona; tutti hanno concordemente affermato che l'attrattiva del salario non agisce cola come in Occidente. Capita spesso che l'operaio birmano, indiano o indonesiano scompaia dopo la'
52 TIBOR MENDE
paga per non ritornare dal suo villaggio che a danaro speso. La speranza di guadagnare di più non lo stimola necessariamente ad accettare un lavoro più produttivo. È praticamente impossibile imporre una disciplina di lavoro, e l'assenteismo é diffusissimo, anche quandò le condizioni materiali accordate al lavoratore giustificherebbero uno sforzo più sostenuto. Non so se l'abitudine alla disciplina industriale o allo sforzo sostenuto richieda un lungo periodo di preparazione, o se sia addirittura incompatibile con un ambiente sociale, climatico e religioso co[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine indonesiano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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