Brano: [...]ncio delle spese militari a danno di quello per lo sviluppo, in modo da contrastare la minaccia rappresentata dai vicini che potrebbero sempre invocare l'aiuto statunitense per i loro interessi particolari (e ciò vale soprattutto nel caso dell'India, sulla quale il Pakistan fa gravare attraverso la rivendicazione sul Kashmir, il pericolo di un intervento del SEATO o appoggiato dal SEATO, al quale il Pakistan ha aderito solamente in funzione antiindiana), oppure suscitare nel loro interno movimenti sovversivi a carattere reazionario (come sta avvenendo in Indonesia).
A quest'ultimo proposito é tuttavia interessante notare che il caso della ribellione indonesiana, nel quale alcuni gruppi reazionari hanno creduto di poter contare come elemento decisivo nella loro azione di sovversione contro il governo legittimo neutralista e progressivo, sull'appoggio palese, aperto e totale degli Stati Uniti e del SEATO, ha svelato anche i limiti della capacità del SEATO stesso di risolvere .a favore dell'aperta reazione situazioni contradditorie e compless[...]
[...]o arresto per il paese ed il ritorno di situazioni e forze considerate superate.
Il gruppo al quale incombe la maggiore responsabilità nelle scelte da compiere é il partito del Congresso, non soltanto perché esso detiene il potere con maggioranza assoluta al parlamento e controlla attraverso una vasta rete di interessi le strutture economiche e politiche del paese, ma perché rappresenta la formazione politica nella quale si esprime la borghesia indiana, intesa nel senso più lato. Quindi la scelta del Congresso é la scelta delle classi non feudali e non proletarie indiane; inoltre il Congresso è, a differenza del Kuomintag cinese nel 1927, in grado di tenere i contatti anche con vaste masse contadine. Finora Nehru, che all'epoca di Gandhi fu l'anima di sinistra del nazionalismo indiano, e più spesso un oppositore ideologico e politico delle tesi sociali del Mahatma che un pedissequo seguace, é riuscito a dominare la macchina del Congresso, questa informe federazione di movimenti diversi che ha coperto con un vago interclassismo la predominan[...]
[...]ciali del Mahatma che un pedissequo seguace, é riuscito a dominare la macchina del Congresso, questa informe federazione di movimenti diversi che ha coperto con un vago interclassismo la predominanza nel suo seno dapprima dei proprietari terrieri, poi dei rappresentanti degli interessi capitalistici e che ora si trova impegnata nella costruzione di una società che si pretende avviata al socialismo.
Nehru ha costretto il Congresso e la borghesia indiana che ne rappresenta il gruppo dirigente ad adottare in teoria e ad attuare almeno parzialmente in pratica una serie di principi e di misure che hanno provocato un'effettiva trasformazione ed
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hanno fatto compiere all'India buona parte della rivoluzione democraticoborghese: in India esistono oggi tutti gli strumenti giuridici e costituzionali per creare una società moderna, progressivá, Iaica edegualitaria ed anche per avviarla attraverso una pianificazione gradualista a certe forme di organizzazione di ti po socialista.
Questa situa[...]
[...] India esistono oggi tutti gli strumenti giuridici e costituzionali per creare una società moderna, progressivá, Iaica edegualitaria ed anche per avviarla attraverso una pianificazione gradualista a certe forme di organizzazione di ti po socialista.
Questa situazione era già stata raggiunta tuttavia all'epoca di Bandung: l'attuale classe dirigente aveva già fin da allora accettato in termini generali ed in teoria la trasformazione della società indiana secondo i principi democratico progressivi o perché questa trasformazione era ideologicamente consentanea al proprio pensiero ed economicamente favorevole ai propri interessi (e ciò vale soprattutto per le forze borghesi, sia della borghesia capitalistica sia di quella intellettuale o burocratica) o perché il moderato gradualismo sostenuto da Nehru era considerato un male minore rispetto ad una più violenta rivoluzione, oltre che un processo di cui si sarebbe potuto sabotare in pratica la continuazione (e ciò vale soprattutto per i grandi proprietari terrieri e le altre forze sopravvissute d[...]
[...]inistrativo dello Stato, essa può anche vedere con favore una certa misura di pianificazione e di estensione dell'economia statale, per coprire i settori di minor reddito e di più gravosi investimenti nello sforzo di sviluppo. Con ciò si spiega l'adesione di forti gruppi della borghesia alla politica di pianificazione di Nehru ed anche l'adozione — per quanto paradossale ciò possa parere — di « principi socialisti » per lo sviluppo della società indiana, deliberata dal partito del Congresso nel 1955.
Ma in questi tre anni la situazione si é trasformata sotto più di un aspetto: il secondo piano quinquennale orientato sull'industria e non più, come il primo, sull'agricoltura ed i lavori pubblici, ha incontrato presso il settore finanziario e industriale della borghesia assai minor favore del primo ed é stato accettato
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soltanto da una parte della classe dirigente, cioè da quei gruppi che possono trarre ancora dal piano vantaggi superiori al nocumento loro arrecato dall'espansione del settore statale nell'industria. Benché [...]
[...]iario e industriale della borghesia assai minor favore del primo ed é stato accettato
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soltanto da una parte della classe dirigente, cioè da quei gruppi che possono trarre ancora dal piano vantaggi superiori al nocumento loro arrecato dall'espansione del settore statale nell'industria. Benché accettato in teoria, pur essendo formulato su basi sostanzialmente modeste e comunque tali da non sovvertire il carattere della società indiana, in pratica il piano è stato in gran parte ed in modo sempre più evidente sabotato dalle classi abbienti: la resistenza ad ogni modifica radicale della politica fiscale (tuttora la grande maggioranza degli introiti statali deriva da dogane, dazi ed altre imposte indirette mentre_ le imposte sulle entrate e sul patrilboniä, Y sóltänto leggermente progressive
e frequentemente q esente evase, non danno che un gettito secondario), il rallentamento della formazione del risparmio o comunque del suo incanalamento a scopi produttivi, l'intensificarsi della speculazione sui beni di prima necessità, [...]
[...]ia i piani cinesi furono e sono attuati con la mobilitazione di" queste energie produttive delle masse e còn la larga sostituzione del « fattore lavoro » a molti altri fattori produttivi, 'che sono bensì eccedenti o disponibili nelle società 'capitaliste sviluppate ma che i pianificatori indiani (allievi in gran parte degli economisti progressivi britannici e seguaci di molte delle loro teorie) sperarono invano di veder intervenire nella società indiana. Certamente la sostituzione del «fattore lavoro » ad altri fattori produttivi é in contraddizione con la tesi finora sostenuta dal Congresso di poter pianificare ed edificare un'economia sviluppata senza sofferenze e rotture, soprattutto senza rivoluzione sociale.
E' probabile che la sinistra del Congresso si sia resa conto da tempo che la pianificazione e l'industrializzazione implicherebbero un costo umano e, ad un tempo, una serie di trasforma
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zioni sociali assai maggiori di quelle che la borghesia indiana è disposta ad accetta[...]
[...]tenuta dal Congresso di poter pianificare ed edificare un'economia sviluppata senza sofferenze e rotture, soprattutto senza rivoluzione sociale.
E' probabile che la sinistra del Congresso si sia resa conto da tempo che la pianificazione e l'industrializzazione implicherebbero un costo umano e, ad un tempo, una serie di trasforma
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zioni sociali assai maggiori di quelle che la borghesia indiana è disposta ad accettare e tollerare, e che quindi si attendesse l'attacco del quale ora è fatta oggetto da destra. Comunque essa ha inteso come il successo del piano sia condizionato ad una larga mobilitazione delle masse e come quest'ultima sia possibile soltanto se le masse stesse sentono che il patrimonio creato con il gravoso sforzo collettivo viene destinato ad un beneficio del pari collettivo e non corre il rischio di essere monopolizzato, ora o nel caso di un'involuzione di destra, da un gruppo ristretto di proprietari terrieri, burocrati o capitalisti privati.
Proprio in questo punto[...]
[...]E' dubbio se la sinistra del Congresso saprà e vorrà dare un colpo decisamente rivoluzionario alla situazione nelle campagne, che resta il termine decisivo per il successo o l'insuccesso della lotta di ogni forza progressiva in Asia.
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Considerazioni affini potrebbero essere fatte anche per ció che concerne la popolazione urbana, tanto nei ceti operai quanto in quelli intellettuali. Cosicché in ogni settore della vita nazionale indiana la possibilità di continuare la politica di progressismo democratico e di industrializzazione perseguita da Nehru é subordinata alla creazione di un nuovo rapporta di condizionamento reciproco tra le forze sociali necessarie a dare propulsione allo sviluppo e le forze detentrici del potere. In questa situazione il maggior problema consiste nel veder se la sinistra del Congresso abbia la capacità di determinare un siffatto nuovo condizionamento dei vari fattori o se invece essa si trovi bloccata dalla destra del partita dominante e costretta ad accettare una stasi che non sarebbe che la prepa[...]
[...]ha fatti diventare il secondo partito del paese e li ha portati per la prima volta al potere nella regione di Andhara. Tuttavia va scartato il concetto semplicistico della propaganda di certi ambienti americani in base alla quale una sconfitta di Nehru e del suo metodo
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di « pianificazione democratica » implicherebbe ipso facto l'ascesa al potere dei comunisti: la probabilità assai più imminente e concreta è che la situazione' indiana scivoli a destra, e proprio per` evitare quest'ipotesi i comunisti stanno cercando di elaborare ex novo il loro programma e di inserirsi nel processo storico attuale dell'India come una forza che partecipi dall'interno alla dialettica democratica del paese.
La trasformazione del peso e delle posizioni dei comunisti indiani é stata uno degli sviluppi più importanti e meno notati verificatisi da Bandung in poi. Tre anni fa la maggioranza degli osservatori occidentali riteneva che il partito comunista in India fosse un fattore completamente superato, eliminato dal gioco per il semplice fatto ch[...]
[...]i anni, il par tito comunista indiano ha adottato nel suo recente congresso dell'aprile scorso, una linea politica basata sull'attuazione pacifica
e democratica del socialismo, attraverso la conquista della maggioranza parlamentare alla periferia ed al centro. Contemporaneamente esso ha deciso di appoggiare con sempre maggiore energia le misure progressive, lo sforzo di industrializzazione ed i tentativi di aprire in senso socialista la società indiana, pur continuando a denunciare i casi di involuzione conservatrice del
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Congresso. I comunisti indiani da un lato offrono così a Nehru un appoggio dall'esterno alla sua politica, dall'altro si mantengono pronti a succedere eventualmente al Congresso: quali siano tuttavia le loro prospettive di giungere a dirigere un fronte di sinistra comprendente il Congresso e come essi prevedano di po ter trasformare in un'economia socialista la molteplice struttura di settori sociali a carattere diverso attualmente alla base della economia indiana[...]
[...]I comunisti indiani da un lato offrono così a Nehru un appoggio dall'esterno alla sua politica, dall'altro si mantengono pronti a succedere eventualmente al Congresso: quali siano tuttavia le loro prospettive di giungere a dirigere un fronte di sinistra comprendente il Congresso e come essi prevedano di po ter trasformare in un'economia socialista la molteplice struttura di settori sociali a carattere diverso attualmente alla base della economia indiana è difficile dire.
La vecchia prospettiva della « collaborazione con i movimenti nazionalisti borghesi per dirigere la loro lotta contro le forze feudali ed imperialiste » non è necessariamente in contraddizione con le esigenze che i comunisti indiani si trovano ad affrontare: essa anzi sembra si possa considerare tuttora la radice delle loro posizioni. Tuttavia le tesi che furono usate in Cina nei confronti del Kuomintang nel 192527 (ed anche in quel caso è assai discutibile il successo ottenuto) sono ovviamente insufficienti oggi nei confronti del Congresso che ha ottenuto, proprio nella lo[...]
[...]ti del Congresso che ha ottenuto, proprio nella lotta per attuare la fase borghesedemocratica ed antimperialista della rivoluzione successi assai maggiori di qualsiasi altro movimento nazionalista. Sotto una certa prospettiva il problema della collaborazione con la sinistra del Congresso presenta quindi una certa affinità con quello della collaborazione dei comunisti con i movimenti socialisti non marxisti. Data la particolarità della situazione indiana (cioè dato il livello al quale è giunta qui più che in qualsiasi altro paese emerso dal dominio coloniale, l'eliminazione dei residui del colonialismo e del feudalesimo) il problema che devono fronteggiare i comunisti in I diani non può essere risolto puramente entro gli schemi elabo1 rati in Cina da Mao per una società « semicoloniale e semifeudale »: l'India oggi è un fenomeno assai più complesso, perch' in essa coesistono residui semicoloniali e semifeudali, con vast settori borghesi ed altri semisocialisti.
Come potranno i comunisti indiani inserirsi nel gioco e portare gradualmente alla[...]
[...] generale dalle tesi della « Questione nazionale e coloniale » e della « Nuova democrazia » : essi giudicano cioè la linea di Nehru una politica « borghese » assai progressiva, obiettivamente utile e tale da essere portata fino in fondo, ma la considerano pur sempre come una fase, per quanto avanzata, di un più lungo processo rivoluzionario, il cui coronamento sarà attuato solo sotto la direzione dei comunisti.
Sotto certi aspetti la situazione indiana attuale differisce essenzialmente da quella cinese del 1927 per il fatto che, mentre nel Kuomintang le forze di carattere feudale e legate agli interessi stranieri avevano preso il sopravvento costringendo i comunisti alla lotta armata contadina, in India il prevalere degli elementi borghesi ormai delineatosi, consente l'adozione di una tattica democratica, legalitaria ed elettorale come quella finora fatta propria soltanto dai partiti comunisti dei paesi borghesi democratici, quali ad esempio l'Italia o la Francia. Resta da vedere, se entro questa prospettiva, i comunisti indiani possano gio[...]
[...]to più conciliante che in passato, lodandone l'evoluzione in senso democratico) non si é mai trovato nella necessità di contare sui
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comunisti come su un gruppo indispensabile per salvare la sua politica: egli ha sempre proceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura nelle quali l'appoggio comunista potrebbe essere necessario a Nehru. Ma se l'attacco da destra continuerà il primo ministro potrebbe essere costretto a scegliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evoluzione dei rapporti tra Nehru ed i comunisti indiani presenta notevole interesse per i problemi generali, riguardanti sia le trasformazioni sociali nei paesi sottosviluppati, sia la politica dei partiti comunisti nei paesi non socialisti ma non ostili all'[...]
[...]dia come uno Stato socialista, per quanto « diverso ». Né i comunisti indiani né quelli sovietici o cinesi sembrano, tuttavia, aver mai dato molto peso alle tesi socialiste del Congresso e non ne daranno finché esse non saranno state attuate.
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Diverso è il processo che caratterizza lo sfaldamento della unità delle compagini nazionalisteborghesi in Indonesia ed in Birmania. La borghesia di questi paesi è stata ed è assai più debole di quella indiana, soprattutto ne è debole il settore capitalistico finanziario. Manca un capitale nazionale privato, mancano i ceti inferiori della borghesia mercantile o commerciale
Quello dell'India è quindi il primo caso nel quale i rapporti
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ed il settore esistente di economia moderna (per lo più rappresentato da piantagioni di prodotti agricoli pregiati, da aziende per l'estrazione di materie prime o piccole fabbriche di beni di consumo immediato) é tuttora controllato in gran parte dal capitale straniero. In questi due paesi é avvenuta puramen[...]