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Il segmento testuale imperialista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 792Analitici , di cui in selezione 27 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qual'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio che la grande borghesia finanziaria e industr[...]

[...] miliardi e la carta moneta in circolazione ascende alla cifra di 19 miliardi. È, dunque, un aumento del debito pubblico e della emissione di carta moneta dieci volte maggiore dell'anteguerra.
La guerra, che ha costato tante vittime al popolo italiano, ha portato alla borghesia, ai banchieri, agli speculatori ed ai patrioti, grandi
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ricchezze, ed alle masse lavoratrici la rovina economica ed una miseria incredibile.
La politica nazionalistaimperialista della borghesia italiana ha fatto bancarotta completa. Le illusioni per la conquista delle grandi colonie e dei grandi mercati sono svanite. L'Italia, nella sua qualità di uno dei piú deboli degli alleati dell'Intesa, è uscita dalla guerra con il bottino piú scarso. La parte del leone è stata fatta dai suoi alleati, dall'Inghilterra in prima fila. La pace imperialista ha distrutto le luminose speranze, con le quali la borghesia nazionalista italiana ingannava le masse durante la guerra. La pace non apre piú alcuna prospettiva, non soltanto per la politica espansionista del capitalismo italiano, ma anche per la sua consolidazione interna: il capitalismo italiano esce dalla guerra piú debole di quando vi è entrato. La borghesia non sa proporre altra uscita a questa crisi economica e finanziaria, all'infuori della costrizione violenta degli operai a lavorare nelle fabbriche sotto regime di sfruttamento e in una miseria sempre crescente; la soluzione che la bo[...]

[...]bilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di[...]

[...] da essa accumulate durante la guerra, non sono oggi collocate nelle industrie, perché questa borghesia non vi può trovare il medesimo utile. Insieme con i capitali accumulati, la borghesia accumula anche le materie prime ed i prodotti di largo consu
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mo, monopolizza la produzione ed il commercio di questi prodotti all'interno ed all'estero, si getta in una speculazione accanita ed aumenta, senza limite, i prezzi di tutte le merci. La guerra imperialista ha aumentato e fortificato l'accentramento del capitale. Il monopolio capitalista sui mezzi di produzione: la terra, le materie prime e i prodotti di largo consumo, ha preso proporzioni mostruose. Ed il monopolio capitalista è la causa principale della crescente miseria. Ma il caroviveri che aumenta senza tregua, costituisce un nuovo inciampo per la. produzione, perché porta con sé anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e diminuisce contemporaneamente la capacità consumatrice delle classi lavoratrici.
Il fatto che la borghesia si dedica non già alla produzione, ma alla speculazione, [...]

[...] piú si getta con maggiore avidità sui popoli delle colonie e dei paesi arretrati. Essa sostituisce i metodi di produzione, con i metodi della spogliazione e del brigantaggio dei popoli soggetti.
Ecco l'uscita che la borghesia trova alla crisi economica, finanziaria e politica. Essa vuole salvarsi mediante questa uscita se il proleta
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riato internazionale ed i popoli oppressi si lasciano ricacciar indietro,. nella barbarie della borghesia imperialista dominante.
Ma la crisi economica e finanziaria, creata dalla guerra imperialista, ha aperto una nuova epoca rivoluzionaria nella storia. Il proletariato cerca e trova la sua salvezza da questa crisi, fuori della borghesia. Al grido generale di questa per il ristabilimento della produzione, il proletariato risponde con la rivendicazione di rialzare prima di tutto le proprie forze produttive: la forza produttiva degli operai. Al lockaut e al sabotaggio della produzione mediante i quali la borghesia vuole schiacciare la latta degli operai per l'aumento dei salari, il proletariato risponde rivendicando l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occupazione delle[...]

[...]ndo l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occupazione delle fabbriche. All'aumento delle imposte indirette, per il pagamento del debito pubblico, il proletariato risponde rivendicando l'annullamento di tutti i debiti pubblici. In una parola, la crisi economica e finanziaria, spinge ineluttabilmente il proletariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La cri[...]

[...]onessero al P.S.I. di cessare la sua latta contro la borghesia nazionalista e di solidarizzare con la politica nazionalista della sua borghesia. Ma questa è una interpretazione arbitraria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al contrario, obbliga tutti i Partiti comunisti a lottare contro la politica di conquista della borghesia nazionalista, e a sostenere i popoli soggetti delle colonie nella loro lotta contro i Governi imperialisti. L'unione del proletariato, non già con la[...]

[...]nale, per la liberazione e la unione del popolo, abbiamo posto già dieci anni fa il programma della Repubblica federativa dei Balcani. Dopo la rivoluzione russa, noi abbiamo dichiarato che i popoli balcanici non possono liberarsi che con una rivoluzione vittoriosa degli operai e dei contadini e con la instaurazione di una Repubblica socialista
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federativa sovietica dei Balcani. La politica nazionalista della borghesia balcanica e la politica imperialista dei Governi europei, hanno rovinato e devastato i paesi balcanici e danubiani, e hanno posto i loro popoli in condizioni di schiavitú coloniale sotto il giogo dell'imperialismo dell'Intesa; la nostra borghesia è un istrumento docile tra le mani della borghesia imperialista europea, quanto lo sono le classi dominanti di tutti i popoli coloniali ed arretrati. I popoli balcanici non possono conquistare la loro indipendenza nazionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo c[...]

[...] la situazione è caratterizzata dal fatto che il capitalismo non è ancora abbastanza sviluppato e che la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, si sviluppano già per l'influenza delle leggi economiche del capitalismo: essi si sono trasformati in colonie degli Stati imperialisti. La lotta contro il dominio imperialista straniero è di una immensa importanza per la lotta per la liberazione del proletariato internazionale. Lo sfruttamento dei popoli coloniali è l'ultima sorgente alla quale il capitalismo attinge forza, e con la quale la borghesia sostiene ancora il suo dominio. La liberazione delle colonie significherebbe il crack del piú potente capitalismo, del capitalismo inglese. Il proletariato internazionale che lotta per la sua emancipazione, commetterebbe un delitto verso la propria classe e verso i popoli oppressi che lottano per l'emancipazione nazionale, se non tendesse a questi popoli la sua mano f[...]

[...] questo movimento non avrebbe risolto le questioni piú importanti per le classi lavoratrici turche: la questione agraria e la questione delle imposte, e non avrebbe per nulla scartati gli antagonismi nazionali, che sono l'ostacolo principale dell'emancipazione dell'Oriente.
« Il Congresso domanda particolarmente la precauzione verso i capi che hanno nel passato trascinato i contadini e gli operai turchi al macello per gli interessi di un gruppo imperialista... Il Congresso esige da questi capi di provare con i fatti che essi sono ora pronti a riparare i loro errori e combattere per gli interessi delle masse lavoratrici. Il Congresso, invitando le masse lavoratrici turche e di tutto l'Oriente a sostenere il movimento generale, nazionale e rivoluzionario, chiama i contadini e gli operai della Turchia ad unirsi in organizzazioni indipendenti ed essere pronti a continuare la lotta fino all'emancipazione definitiva ».
Come vedete, la I.C., non soltanto ha respinto ogni legame con i capi nazionalisti turchi e del Partito giovane turco, coinvolti nell[...]

[...]ti nella guerra imperialistica, ma ha condannato i suoi capi ed ha insegnato alle masse lavoratrici turche di essere caute verso la politica nazionalista delle classi dominanti.
No, compagno Serrati, la I.C. non vi chiede di cessare la lotta contro la borghesia nazionalista ed ancor meno di concludere l'unione con essa. Al contrario vi chiede di lottare con un'energia maggiore, con intransigenza e con coraggio contro la politica nazionalista ed imperialista della borghesia italiana; vi chiede di opporvi con tutte le forze alla politica di confisca dell'Italia nei Balcani, in Asia Minore ed in Africa e di tendere la mano fraterna ai popoli soggetti che si ribellano e lottano per distruggere il dominio coloniale, per emanciparsi dal giogo economico e nazionale dell'imperialismo italiano. È questo che vi chiede l'I.C., ma voi, anche su di questa questione, passate nel campo degli opportunisti e dei riformisti, sostenitori della « pace civile » con la borghesia, sia in tema di politica interna, che in tema di politica estera, e che rifiutano di dare[...]

[...]dominio coloniale, per emanciparsi dal giogo economico e nazionale dell'imperialismo italiano. È questo che vi chiede l'I.C., ma voi, anche su di questa questione, passate nel campo degli opportunisti e dei riformisti, sostenitori della « pace civile » con la borghesia, sia in tema di politica interna, che in tema di politica estera, e che rifiutano di dare il loro appoggio ai popoli coloniali insorti per emanciparsi dalla dominazione borghese e imperialista. Noi calpestiamo energicamente questo tradimento e dichiariamo che gli interessi del proletariato internazionale e dei popoli oppressi dell'impe
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rialismo esigono che essi si uniscano formando un fronte unico contro i Governi imperialisti.
Il compagno Serrati ed i comunisti unitari si sono trovati sullo stesso terreno dei riformisti anche sulla questione sindacale. I dirigenti della C.G.d.L. dilazionano la convocazione del Congresso sindacale da sette anni, perché sanno bene che le masse operaie sono contro di essi. Oggi questi dirigenti sono d'accordo con l'Internazionale sindacale gial[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: III
ORGOSOLO MODERNA
La politica militarecoloniale che dal 1880 colpisce Orgosolo è soltanto la manifestazione più visibile, la forma della politica economicacoloniale che dal 1880 la borghesia imperialista italiana conduce contro Orgosolo e, largamente, contro tutta la Sardegna pastorale.
L'economia pastorizia sarda, e particolarmente, quella della Barbagia pu) essere considerata da quel tempo sino ad oggi — e con pro
prietà di termine una economia di tipo coloniale.
Abbiamo visti i caratteri « primitivi » dell'azienda pastorale sarda. Dobbiamo qui precisare che non si tratta più di un'azienda primitiva vera e propria, una azienda, cioè, che vive in un mercato naturale o di baratto, ed il cui territorio è chiuso, limitato al paese. Si tratta, invece, di una azienda già in pieno immessa nell'[...]

[...]comincia a coincidere con la necessità di procacciarsi il denaro. L'affitto, richiesto in denaro dai proprietari dei pascoli, viene pagato per) dal 1830 al 1880, abitualmente, in natura: il denaro scarseggia enormemente in Barbagia; lo hanno nelle mani solo piccoli prestatori e piccoli commercianti che lo danno, in modo usurario, in cambio di prodotti: latte, lana, formaggio, pelli, carni ecc.
È da quando la borghesia italiana (trasformatasi in imperialista) mette piede in Barbagia, il 1880 circa, con i primi industriali caseari, che il denaro, affluendo in maggior misura di prima e sempre più richiesto dai proprietari di terre diviene il motore dell'economia di Barbagia.
Da quel momento la locale economia prende l'aspetto tipico di una economia coloniale.
L'industriale caseario, dal 1880, giunge in Barbagia in cerca di materie prime — latte soprattutto — che può acquistare a prezzo più
INCHIESTA SU ORGOSOLO 213
basso che altrove perché il denaro qui scarseggia. Egli, dal 1880, si preoccupa di impiegare il minimo di capitali: non costruisce [...]

[...]llo dell'abitante di Roma); poi piano piano cominciano a vendere il gregge; infine, a poco a poco, si riducono alla disoccupazione. Per la prima volta dopo millenni la disoccupazione tra i pastori (almeno per larghezza) é il fenomeno nuovo. La formazione di una classe di disperati disposti a qualsiasi lavoro : pastorizio, agricolo, artigiano, industria
le ecc. — cioè la formazione di un proletariato pastorale — é il risultato nuovo della storia imperialista.
Ed in Barbagia il pastore disoccupato non può sperare di sfuggire a questa proletarizzazione con il mutare lavoro, mestiere:
1) L'agricoltura é pochissimo sviluppata (la terra, per la comodità della rendita agraria, si fitta a pascolo); il contado presenta fenomeni di disfacimento : di proletarizzazione agricola.
2) L'artigianato ed il piccolo commercio, con la schiacciante concorrenza dei nuovi prodotti di fabbricazione industriale, sono rovinati: scendono sempre più verso una situazione di proletariato « di paese ».
3) Industrie in Barbagia non ne esistono. Quelle che esistono in Sarde[...]

[...]ettiva finale è, ancora, la disoccupazione. E così i pastori — categoria tipicamente «conservatrice », perché da millenni abituata alla sola pastorizia — non hanno convenienza di emigrare, di muoversi: rimangono in paese.
Potrebbe sembrare, a prima vista, che a questo nuovo processo, comune a tutti i pastori di Barbagia, il paese di Orgosolo si sottragga, poiché è l'unico, l'ultimo che non risulti ancora conquistato dallo Stato e dalla economia imperialista. La proprietà privata delle terre per pascolo non è molta; il territorio comunale estesissimo; gli industriali caseari che incettano il latte non sono visibilmente presenti nel paese : pochi centri di raccolta esistono ai margini del territorio di Orgosolo.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 215
Ma la sottrazione del paese alla economia imperialista è soltanto illusoria. I pastori di Orgosolo, seminomadi — per ragioni climatiche — per la meta dell'anno e cioè per l'inverno, sono costretti ad andare nei territori circostanti, cioè in terre private di pascolo che pagano in denaro. L'accerchiamento del territorio di Orgosolo da parte della economia imperialista fa sottostare per metà il paese a questa economia. La introduzione stessa della proprietà privata di terre di pascolo — sia pur in forma meno pronunciata che altrove — introduce, ancora, nel paese, il cavallo di Troia della economia imperialista. Sempre piú, dalla guerra 191518, ma specialmente, dalla guerra 193943, i pastori di Orgosolo sono costretti sempre più a ricorrere, per il denaro dei fitti del pascolo, agli industriali.
Dalla fine di questa ultima guerra il processo di proletarizzazione dei pastori, comune a tutta la Barbagia, ha cominciato a manifestarsi con crescente progresso in Orgosolo. Si può dire che dal 1943 — e per la prima volta nella storia di Orgosolo — si sia andata verificando la creazione di una nuova classe, diversa da quelle tradizionali de « sos meres » e « sos terraccos »: un proletariato pastorale. E qu[...]

[...]e e già dimostra possibilità di spezzare una storia millenaria, di introdurre nel paese il più profondo rinnovamento.
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La situazione coloniale del paese di Orgosolo in seno allo Stato italiano è una situazione coloniale due volte aggravata : e per il colonialismo economico, comune a tante altre zone d'Italia; e per il colonialismo militare proprio (almeno per intensità) solo al paese di Orgosolo. Una così grave, estrema forma di oppressione imperialista comporta — con urgenza — la necessità di « liberazione » del paese, l'interesse comune e generale ad una totale « liberazione ». Si può dire che il problema del paese di fronte allo Stato, dal 1880 ad oggi, sia stato
216 FRANCO CAGNETTA
sempre, essenzialmente, il problema di una liberazione « nazionale » o, più esattamente « paesana », e di una liberazione « sociale » dall'oppressione che si approfondisce sempre piú. Le forme di « ribellione » dal 1880 al 1943 (e si potrebbero dire anche di « rivolta coloniale ») si configurano, dapprima, intrecciate al banditismo. Il banditismo del 1880190[...]



da Saverio Tutino, Dopo dieci giorni di dibattito. Fidel Castro chiude i lavori dell'OLAS. Gli statuti definitivi approvati rappresentano un passo avanti verso una visione complessiva dei problemi della lotta antimperialista. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1967 - - agosto - 11

Brano: Dopo dieci giorni di dibattito
Fidel Castro chiude i lavori dell'OLAS
Gli statuti definitivi approvati rappresentano un passo avanti verso una visione complessiva dei problemi della lotta antimperialista
Dal nostro corrispondente
L'AVANA. 10.
La conferenza dell'OLAS si è chiusa questa sera, giovedì con un innegabile successo per il rilancio rivoluzionario nell'America Latina. Mentre trasmetto l'attesa è ormai unicamente rivolta al discorso che questa sera stessa Fidel Castro pronuncerà. A questo punto però, si può dare già per acquisita l'affermazione secondo la quale è destinata a prendere forma concreta una ridestata combattività su basi continentali, delle forze anti imperialiste, articolata su una molteplicità di forme ma prevalentemente orientata verso forme di lotta armata. Gli statu[...]

[...]ileno ha depositato, nell'ultimo giorno della Conferenza, un documento particolare nel quale si segnala una dirersa e autonoma interpretazione degli statuti dell'OLAS: il partito comunista cileno aderisce al principio della lotta armata come prospettiva della maggioranza dei paesi dell'America Latina e appoggia caldamente anche la concreta esigenza di più elevate forme di solidarietà verso i popoli che lottano con le armi contro il comune nemico imperialista. Ma per i comunisti cileni, il comitato permanente dell'OLAS non può sostituire le autonome decisioni del partito per quanto riguarda gli affari interni cileni. L'OLAS deve dunque essere una sede di coordinamento unicamente delle azioni di solidarietà, non un organismo superiore le cui decisioni possano impegnare nella loro linea di condotta ogni partito del continente.
Questa divergenza ha caratterizzato lo sviluppo della conferenza. E' ovvio, e anche i compagni cubani concordano su ciò. che essa potrà essere composta soltanto sul terreno dei fatti. Per il resto, tutti sono d'accordo nel rit[...]

[...]sultato di questa conferenza è stato quello di avere evitato peggiori asprezze nel confronto delle opinioni, che avrebbero anche potuto portare a qualche frattura. Il senso di responsabilità dimostrato soprattutto dai principali protagonisti: cubani, cileni e uruguaiani, ha consentito di compiere tutti insieme un passo avanti verso una visione complessiva dei problemi che comporta più realismo e maggiore fiducia nelle prospettive della lotta antiimperialista.
Tutti hanno dato qualcosa per questo. I cubani si sono sforzati di spiegare meglio la loro concezione strategica sottolineando che la linea generale della lotta armata non può significare una impossibile uniformità delle lotte, precisando che l'importanza della partecipazione delle masse contadine non vuol dire che si voglia condurre una guerra contadina, bensì una lotta orientata dall'ideologia del proletariato, e concordando infine con altri sul fatto che non è esclusa la partecipazione di strati borghesi all'azione anti imperialista e antioligarchica.
I cubani hanno dichiarato che la lo[...]

[...]lio la loro concezione strategica sottolineando che la linea generale della lotta armata non può significare una impossibile uniformità delle lotte, precisando che l'importanza della partecipazione delle masse contadine non vuol dire che si voglia condurre una guerra contadina, bensì una lotta orientata dall'ideologia del proletariato, e concordando infine con altri sul fatto che non è esclusa la partecipazione di strati borghesi all'azione anti imperialista e antioligarchica.
I cubani hanno dichiarato che la loro affermazione secondo la quale esistono le condizioni per fare la rivoluzione non deve essere intesa nel senso che esista già una situazione rivoluzionaria, bensì solo nel senso che le condizioni esigono che questa sia provocata attraverso la moltiplicazione delle guerriglie. Di fronte agli Stati Uniti, che non consentono ormai più nessun cambiamento radicale del potere, solo la creazione di eserciti popolari nella maggioranza dei paesi dell'America latina può avere ragione in prospettiva della strapotenza militare dell'intervento statu[...]

[...]rriglie. Di fronte agli Stati Uniti, che non consentono ormai più nessun cambiamento radicale del potere, solo la creazione di eserciti popolari nella maggioranza dei paesi dell'America latina può avere ragione in prospettiva della strapotenza militare dell'intervento statunitense contro la sovranità dei popoli.
Tutte le delegazioni hanno accettato l'impostazione generale della strategìa basata sulla convinzione che la violenza dell'aggressione imperialista è destinata ad accrescersi. Questa è la base comune raggiunta nella conferenza dell'OLAS. Il resto sarà determinato dallo sviluppo dei fatti.
La solidarietà verso gli afroamericani che si battono negli Stati Uniti non è stata espressa in forma di una risoluzione che affermasse un coordinamento della lotta capace di provocare acuti problemi internazionali in maniera intempestiva e illogica. A l'Avana l'atteggiamento comune è stato chiaro: la nuova strategia corrisponde ad una aggressione dell'imperialismo, non è di per sè stessa aggressiva.
Ancora una volta, alla vigilia della chiusura, la p[...]



da Saverio Tutino, Approvato un appello agli intellettuali di tutto il mondo. Si è concluso all'Avana il congresso culturale. Primo bilancio di un evento nuovo - Positivo dialogo tra intellettuali europei e del terzo mondo - Agli atti del congresso l'autodifesa di Debray in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1968 - - gennaio - 13

Brano: [...]uropei e del terzo mondo — Agli atti del Congresso l'autodifesa di Debray
Dal nostro corrispondente
L'Avana, 12
Si conclude domani all'Avana il congresso mondiale di cultura, un evento sicuramente nuovo nella pur lunga storia degli avvenimenti di questo genere. Ad indicare questa novità basta il documento finale che chiama gli intellettuali di tutto il mondo alla solidarietà attiva con lotte di liberazione dei popoli ancora soggetti al dominio imperialista. Il documento è stato applaudito unanimamente con fervore da oltre quattrocento persone provenienti da sessantacinque paesi di tutti i continenti.
Per la prima volta si è avuto un dibattito politico e culturale aperto e sostanzialmente privo di asprezze fra esponenti di culture così diversamente impegnate, e con una così ampia libertà di tematiche. Tutti ne hanno approfittato largamente e, alla fine, si può dire che ne ha guadagnato soprattutto la causa più giusta e unitaria che mira a stabilire un dialogo, non saltuario né casuale, fra le avanguardie più coscienti dei paesi di avanzato svilu[...]

[...]iche. Tutti ne hanno approfittato largamente e, alla fine, si può dire che ne ha guadagnato soprattutto la causa più giusta e unitaria che mira a stabilire un dialogo, non saltuario né casuale, fra le avanguardie più coscienti dei paesi di avanzato sviluppo e quelle più direttamente impegnate nel terzo mondo.
Una delle preoccupazioni maggiori della cultura europea moderna, quella, cioè, di trovare un solido punto di contatto con il movimento antimperialista dei popoli oppressi, ha avuto modo di esprimersi e di farsi ascoltare.
D'altro lato molti Intellettuali europei, poco abituati a considerare da vicino i reali problemi derivanti da questa specifica oppressione, hanno compiuto una esperienza utile che arricchirà e motiverà meglio il loro futuro impegno politico. Cuba, come sede ospitante ha moderato efficacemente il dibattito, senza concessioni rispetto alla propria visione generale dei problemi, ma con duttilità e con propensione alla ricerca del risultato unitario antimperialista.
Il dialogo tra l'Europa e il terzo mondo ha avuto spunti[...]

[...]ro lato molti Intellettuali europei, poco abituati a considerare da vicino i reali problemi derivanti da questa specifica oppressione, hanno compiuto una esperienza utile che arricchirà e motiverà meglio il loro futuro impegno politico. Cuba, come sede ospitante ha moderato efficacemente il dibattito, senza concessioni rispetto alla propria visione generale dei problemi, ma con duttilità e con propensione alla ricerca del risultato unitario antimperialista.
Il dialogo tra l'Europa e il terzo mondo ha avuto spunti sostanzialmente positivi soprattutto per merito dei delegati inglesi, francesi, spagnoli e Italiani, che hanno dato prova di saper pensare fuori di schemi precostituiti. In diversi momenti, delicati Interventi di Jeorge Sempnum, di Luca Pavolini, dell'inglese Ralph Miliband hanno suscitato favorevole impressione per la loro pacata obiettività.
Questo ha valso a far capire quanta capacità di lotta sia possibile mobilitare anche in quella Europa dove, come ha detto Pavolini, la lotta contro le concezioni conservatrici eurocentriche dev[...]

[...]rocentriche deve essere condotta in stretta coordinazione con il movimento di emancipazione del terzo mondo, con i nuovi contributi di civiltà e cultura dei paesi socialisti e con la lotta della classe operaia nei paesi capitalisti industrialmente avanzati.
Positivi contributi come questo e come anche quello dell'editore Giulio Einaudi che ha proposto concrete forme di solidarietà della cultura europea con le forme più avanzate delta lotta antimperialista o come quelli di Alberto Filippi, di Giovanni Berlinguer, di Massucco Costa, dei fisici Amati, Vitale e Fieschi. di Luigi Nono e di Rossana Rossanda (che ha presentato una importante relazione sui problemi della creazione artistica a del lavoro scientifico e tecnico nel quadro di una cultura rivoluzionaria), hanno trovato evidente riflesso nella risoluzione finale.
Questa accoglie chiaramente e con ampiezza la tesi della presenza delle avanguardie intellettuali rivoluzionarie nel mondo occidentale al fianco di altri schieramenti antimperialisti. Questo è forse per tutti uno dei risultati nu[...]



da Jacques Howlett, I comunisti e la lotta contro il colonialismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]ortazione dei capitali é, insieme con i monopoli, una base essenziale dell'imperialismo. È così, continua l'analisi di Lenin, che prima della guerra (191418) i capitali investiti all'estero dai tre principali paesi (Inghilterra, Germania, Francia) ammontavano già a 175200 miliardi di franchi, i quali, al tasso modesto del 5 0/e, dovevano fruttare 810 miliardi all'anno. E Lenin aggiunge : « Ecco una solida base per l'oppressione e lo sfruttamento imperialista della maggior parte dei paesi e dei popoli del mondo, per il parassitismo capitalista d'un pugno di Stati opulenti » (op. cit., p. 168).
L'imperialismo, insomma, corrisponde allo stadio monopolistico del capitalismo; e Lenin riassume così i suoi caratteri fondamentali
(7) LENIN, L'impérialisme stade supérieur du capitalisme, p. 2. Testi riuniti in: Données complémentaires à l'impérialisme di E. VARGA et L. MENDELSOHN. Editions Sociales, Paris 1950.
I COMUNISTI E LA LOTTA CONTRO IL COLONIALISMO 65
1) concentrazione della produzione e del capitale a un grado tale da provocare la formazione [...]

[...]) il nazionalismo che le esagera.
(11) De la façon de poser la question nationale, 1921.
68 JACQUES HOWLETT
uno scrittore che non pub esser sospettato d'obbedienza comunista (12) : « Non è più il tempo in cui si poteva discutere dei meriti o dei demeriti degli imperialismi. Quali che siano le nostre idee su questo argomento, siamo obbligati a riconoscere che l'imperialismo è una formula tramontata ».
C'è una vasta zona sulla quale la stretta imperialista è ancora potente, e nella quale, d'altra parte, le esigenze liberatrici sono ancora sporadiche ed inefficaci : é l'Africa Nera francese (Africa Occidentale Francese, Africa Equatoriale Francese). È certo tuttavia che la dottrina comunista, — in quanto mette l'accento sulla liberazione degli sfruttati — trova in queste regioni l'adesione, se non delle masse contadine che, prive corne sono d'informazione, mancano dell'attrezzatura intellettuale necessaria per accedere alle ideologie occidentali, almeno di una parte dell'élite operaia e intellettuale. Quanto all'opera che il partito comunista ef[...]

[...]virsene per giustificare i loro atti politici.
In via generale, i comunisti affermano che la liberazione culturale dei popoli coloniali dev'essere realizzata nel quadro generale della loro liberazione nazionale, la quale a sua volta secondo Stalin, é « una parte del problema generale della rivoluzione proletaria, una parte del problema della dittatura del proletariato ». La questione culturale deve « essere considerata nel quadro della lotta antimperialista », e per conseguenza la cultura dei popoli colonizzati dovrà essere « una cultura nazionale quanto alla sua forma, antiinperialista e democratica quanto al suo contenuto » (23).
Per quanto riguarda la questione dell'insegnamento nell'Africa Nera, i comunisti denunciano la politica seguita dal governo, che nel lontano 1906, per bocca del Congrès des Colons Algériens, già si precisava in questo modo : « Il Congresso, considerando che l'istruzione degli indigeni fa correre all'Algeria un vero pericolo, tanto dal punto di vista economico che da quello della sicurezza del gruppo francese, auspica[...]

[...]ciazione degli studenti R.D.A., non separano la propria lotta da quella del proletariato mondiale e del partito che li rappresenta. I nazionalisti, senza sconfessare certe posizioni comuniste, si preoccupano tuttavia di porre in risalto certe differenze del loro atteggiamento di fronte al fatto coloniale. In un articolo il cui titolo è già un programma: u L'unica via d'uscita: l'indipendenza totale. Il solo mezzo: un vasto movimento d'unione antiimperialista » (33), Maghemout Diop esprime nettamente queste distinzioni: l'unanimità circa l'antiimperialismo non impedisce ai comunisti e ai popoli coloniali di avere atteggiamenti differenti di fronte al capitalismo. Gli obbiettivi immediati non sono gli stessi. Per i comunisti, la lotta essenziale è quella contro il sistema capitalista. Per
i popoli colonizzati, é quella contro l'imperialismo. In altre parole, mentre i comunisti preparano la rivoluzione sociale che conduce al comunismo, i yopoli coloniali mirano innanzi tutto alla rivoluzione nazionale.
In regime coloniale « la rivoluzione sociale [...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte seconda: Orgosolo e lo stato in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...] paese, che si può dire il solo, o almeno il principale in Sardegna, che si sottragga, in qualche modo, alle tasse, alle leve, alla spogliazione dei boschi e dei terreni comunali, ancora oggi conservati.
La storia dei rapporti tra Orgosolo e lo Stato moderno, lo Stato borghese, — a differenza di tutti i paesi di Sardegna — si può dire che si apra non dal 1849 ma dal 1880 circa, in coincidenza con il passaggio della borghesia italiana nella fase imperialista. Compiuta l'unità italiana, la unificazione dei mercati nazionali, tentata per l'esaurimento di questi l'espansione in quelli coloniali — ma indebolita dalle guerre precedenti ed in ritardo di concorrenza con tutti i paesi europei, dopo la sconfitta in Abissinia — la borghesia italiana, necessitosa di conquistare
(13) cfr. pp. 8890 e p. 87.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 153
nuovi mercati, non trova altra via che quella di riversarsi nei proprio territorio in paesi o mercati « vergini » ancora ricchi o, meglio, non ancora troppo sfruttati, che può trovare ancora e solo nel Mezzogiorno e nelle isole[...]

[...]se si vuole, subcoloniale — che é quella, esattamente, che costituisce la storia « italiana » del paese dal 1880 circa sino ai nostri giorni. L'intensificarsi di questa guerra coincide sempre con i periodi di impoverimento nazionale, con i periodi di « ritorno in sé » dopo crisi economiche, guerre, ecc.: presenta cioè un carattere di periodicità che coincide, esattamente, con le crisi discontinue ma permanenti del sistema interno della borghesia imperialista. La intensità di questa guerra è costituita dal fatto che si può dire anche direttamente proporzionale, con il sentimento nazionale: infatti, piú che in ogni altro sito d'Italia, il divario, tra classi ricche e classi povere, tra paesi e regioni ricche e paesi poveri — prodotto della formazione infelice dell'Unità d'Italia a vantaggio di una classe, la borghesia, e di un insieme territoriale, l'Italia settentrionale e centrale, — si presenta qui non come un contrasto di sole classi, di territori, ma, addirittura come un contrasto di vere e proprie civiltà, e un contrasto da sanare. Una civilt[...]

[...]zia (carabinieri e p. s.) del Comando di Nuoro, che si aggira sugli 800. Proporzionalmente al territorio è il più alto di tutt'Italia.
* * *
Le autorità del Governo italiano preposte alla p. s. in provincia di Nuoro pare abbiano sulla popolazione di Orgosolo le stesse opinioni che ieri avevano probabilmente sulle popolazioni dei nostri ex territori africani: opinioni discendenti da teorie razziste e coloniali, quali ogni borghesia nello stadio imperialista ha sulle popolazioni cosidette di colore. Dopo l'omicidio dell'ing. Capra, il Prefetto di Nuoro, dott. Goffredo Volpes, dichiarava che l'orgolese é una razza animale feroce — il falco che non pile, trasformarsi in una razza animale pacifica — la pernice — (Messaggero, 1° dic. 1953); il Questore di Nuoro, dott. Cassiano Scribano, dichiarava che nell'orgolese il crimine é « normale » tendenza (Stampa sera, 29 novembre 1953); il giornale sardo più vicino al Governo, ïl Quotidiano sardo, dichiarava che in Orgosolo «il delitto e l'odio si succhiano al latte materno » (27 novembre 1953). Queste opi[...]

[...]mpre più profonda nella pratica di dominio della nostra borghesia. È la discriminazione contro i poveri, le classi sociali cosiddette inferiori, contro i paesi poveri e regioni cosiddette inferiori. Tali ceti e territori ben intesi, tali a volte da millenni, sono così rimasti anche perché il processo di formazione della nostra borghesia è avve
162 FRANCO CAGNETTA
nuto a loro danno, con ulteriore loro spogliazione. Ma questo processo nella fase imperialista odierna della borghesia che difende e consolida un potere già acquisito, comincia ora a farsi piú acuto, a imputridirsi: fa dimenticare e rinnegare ad essa le sue maggiori conquiste.
Una delle forme più gravi di questa « dimenticanza » progressiva consiste nel fatto che ora, e dall'inizio, or é 50 anni, di questo processo, si comincia ad abbandonare, nell'ambito del territorio nazionale, il principio borghese e moderno che « la responsabilità penale é individuale » per ricadere nel principio barbarico e incivile che la responsabilità é collettiva : di un intero paese.
E, secondo il metodo p[...]



da Asiaticus, Due tesi sull'evoluzione dei paesi ex-coloniali. [sopratitolo: "democrazia nazionale" e "Nuova democrazia"] [sottotitolo: Diverse vie di sviluppo per i popoli del Terzo mondo - Dalla democrazia al socialismo. Le prime esperienze storiche in Mongolia, Cina e Turchia - Il ruolo dirigente del proletariato] in KBD-Periodici: Rinascita 1963 - 1 - 26 - numero 4

Brano: [...]e della riforma agraria e l'accoglimento di altre rivendicazioni nel campo delle trasformazio_ ni democratiche e sociali, la possibilità di partecipare alla determinazione del la politica statale. Ponendosi sulla via della democrazia nazionale, questi Stati hanno la possibilità di svilupparsi speditamente sulla via del progresso sociale, di assolvere una funzione.attiva nella lotta dei popoli per la pace, contro la politica aggressiva del cam po imperialista,, per la liquidazione completa del giogo coloniale. . I ,par titi comunisti conducono una lotta attiva per portare a fondo coerentemente la rivoluzione antimperialista, antifeudale e democratica, per fondare uno Stato a democrazia nazionale, per migliorare decisamente il tenore di vita delle masse popolari ».
Il significato di questo concetto cosi ricco e così nuovo merita di essere precisato.
La lotta per l'indipendenza e per la democrazia
In primo luogo, si tratta di una via aperta, di una possibilità offerta ai paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina (il « terzo mondo ») che stanno per staccarsi dall'imperialismo. I due elementi fondamentali e strettamente complementari che caratterizzano questa via sono la lotta per l'indipendenza nazional[...]

[...]igini teoriche e pratiche della democrazia nazionale: il concetto di « nuova democrazia » (Xin Minzhou zhouyi) quale è stato formulato nel 1940 da Mao Tsetung in un'opera teorica rimasta giustamente celebre.
Fra la « nuova democrazia » definita nel 1940 da Mao e la « democrazia nazionale » definita nel 1960 dagli 81 partiti, esiste tin parallelismo che non si può passare sotto silenzio. Nei due casi, l'accento è messo sull'unità della lotta antiimperialista (della lotta contro il Giappone per la Cina del 1940) e della Iotta democratica (cioè, sempre per la Cina del 1940, della lotta contro il comportamento autoritario e dispotico del Kuo Mintang). Mao fece appello a partire dal 1940 al fronte unito di tutti coloro che accettavano questa duplice esigenza.
Il parallelismo può anche essere spinto più lontano, poiché, nello spirito di Mao, la « nuova democrazia » è una soluzione che non interessa solo la Cina ma che può presentarsi a tutti i paesi coloniali e dipendenti dell'Africa e dell'Asia. Opponendo la « nuova democrazia » alle vecchie democr[...]



da Ercoli [Palmiro Togliatti], Il 25 luglio in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...] con la marcia su Roma e con l'organizzazione della dittatura fascista. I discorsi da squilibrato e i ragionamenti da quadrupede Mussolini non incominciò a farli nel 1943, bensì aveva incominciato. più di venti anni prima ; ma allora tutti erano d'accordo con lui, ed erano d'accordo proprio perchè pensavano concretamente alla possibilità, attraverso lo schiacciamento del movimento democratico e socialista e attraverso la demagogia nazionalista e imperialista sfrenata, di creare le condizioni di una grande impresa internazionale di brigantaggio, che fu poi, secondo lo stesso schema sociale, politico e ideologico, pensata, preparata e perpetrata da Hitler, e a cui Mussolini e l'Italia imperialista e fascista per la loro stessa natura non potevano che associarsi.
Il 25 luglio tutti furono costretti a riconoscere che l'impresa, la quale ha le sue radici, ripetiamo, in quasi cinquant'anni di politica italiana, si chiudeva con una bancarotta. Il riconoscimento fu però ottenuto a prezzo di una disfatta militare senza precedenti nella storia, e di una catastrofe paurosa, in cui è compromessa la vita stessa della nazione ; e questo sta ancora una volta a dimostrare quanto le caste dirigenti reazionarie italiane, oltre a tutto il resto, siano stupidamente ottuse. Fatto due anni prima, o anche[...]



da Roberto Magni, Dalla civiltà precolombiana alle lotte attuali. La Colombia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1968 - numero 290 - dicembre

Brano: [...]. La guerra fra queste due tendenze provocò in tre anni (18981900) oltre 30 mila morti e più di 200 combattimenti in quella.` che fu chiamata « La revolución de los Mil Dias ».
Fino all'inizio del secolo ebbe grande influenza in Colombia l'impero britannico, che appoggiò i conservatori e dominò il mercato del caffè colombiano, uno dei più ricchi del mondo. Nel 1903 sorsero fra la Colombia e gli Stati Uniti, che cominciavano a essere una potenza imperialista, le prime difficoltà per il Canale di Panama.
La vittoria del candidato liberale Enrique Olaya Herrera alla presidenza della Repubblica, nel 1930, significò per
ECONOMIA E POPOLAZIONE
La Colombia conta 15.434.000 milioni di abitanti, con una densità di 13,5 abitanti per Kmq. Il tasso di accrescimento annuo della popolazione è del 2,2%, ma la popolazione indigena si sta lentamente estinguendo. Degli 850.000 indios che vivevano nel territorio colombiano ne sopravvivono meno di un terzo. All'inizio dell'anno sono stati arrestati numerosi proprietari terrieri della zona di san Fernando di Arup[...]

[...]ietica.
2118
II prete colombiano Camilo Torres (a destra) caduto nella guerriglia
gli Stati Uniti la « soluzione del problema di Panama ». Herrera, che era stato per lungo tempo ambasciatore a Washington, ricevette per questa « soluzione » una somma che, secondo l'accordo, doveva « sviluppare l'economia del paese ». E questa la vera fine della Gran Colombia, sognata da Bolivar per opporsi a quella che stava per diventare la più grande potenza imperialista del mondo. In questo stesso anno venne fondato in Colombia il Partito Comunista; nato attorno alle prime fabbriche di Bogotà, il P.C.C. si è sempre caratterizzato, da allora, come un partito essenzialmente operaio.
Sotto la presidenza di Eduardo Santos (19381942) la Colombia si alleò agli U.S.A. durante la seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, cominciò in Colombia un periodo di indicibile violenza che provocò le dimissioni del presidente liberale Alfonso López e l'ascesa al potere del conservatore Mariano Ospina Pérez. Era l'anno 1946: al presidente e alla sua fazione si opposero non[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]l suo autore, che la parte sulle opere viene ad essere costituita in misura preponderante da lunghissimi brani tradotti, quasiché non vi fosse pressoché nulla da aggiungere a ciò che Seneca disse (questa caratteristica si attenua nella seconda edizione, che reca il segno di un faticoso rifacimento, anche se il giudizio complessivo su Seneca non muta).
Quanto a Tacito, il La Penna ha, come si è visto, indicato le ragioni per cui questo patriota, imperialista, conservatore in politica interna ha tuttavia profondamente interessato Marchesi. Oserei dire che, per alcuni aspetti (soprattutto per l'acutezza di certi giudizi politici, cfr. La Penna, p. 65 s.), il Tacito è superiore al Seneca proprio perché l'identificazione fra il critico e il suo autore è meno immediata. Forse, però, Marchesi ha visto troppo poco in Tacito la coscienza (ad un livello piú profondo del livello « patriottico ») dell'iniquità dell'imperialismo romano e del suo avviarsi alla decadenza,, nonostante l'età « aurea » di Nerva e di Traiano. Egli accenna — ed è vero — che Tacito [...]

[...]gosciosa consapevolezza che la « corruzione » porterà l'impero romano alla decadenza e alla rovina, e che la salvezza può ormai venire piú dalle discordie intestine dei barbari che dalla forza militare romana (Germ. 33). In questa « cruda compiacenza » (Tac.2, p. 132) c'è molta angoscia pessimistica: meglio che nel Tacito, Marchesi la vide o intravide nelle ultime edizioni della Storia. Urgentibus imperii fatis (Germ., ivi) non sono parole di un imperialista fiducioso; e d'altra parte le considerazioni ben note sulla sanità morale dei Germani in contrapposto all'immoralità romana divenuta ormai consuetudine rivelano ben altro che puri intenti artistici o retorici.
5. L'individuo e la cosmopoli. — Ancora qualche riflessione ci suggerisce il contrasto homocivis. Che l'arte diventi angusta quando si prefigge scopi « civili » anziché « umani » non è certamente, secondo Marchesi, un principio valevole per la sola letteratura latina. Marchesi stesso si richiama a Heine come modello di poeta « umano » accostabile a Marziale, dichiara
646 SEBASTIANO TI[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine imperialista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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