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Il segmento testuale idealismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 972Analitici , di cui in selezione 37 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]politica francese » (M. S., pp. 1289). Ma egli ha badato soprattutto a rilevare l'importanza della dialettica, che è « dottrina della conoscenza e sostanza midollare della storiografia e della scienza politica », e ad intendere la filosofia della prassi « come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero, in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo, tradizionali espressioni delle vecchie società » (M. S., p. 132). Mi par degno di rilievo anche il buon apprezzamento che G. fece del Lange, giudicandolo uno storico coscienzioso ed acuto, che ha del materialismo « un concetto assai preciso, definito e limitato, e perciò... non considera materialistici né il materialismo storico e neanche la filosofia di Feuerbach » (M. S., p. 152).
2 G. intende il « mercato determinato » di Ricardo come un « determinato rapporto di forze sociali in una determinata struttura dell'apparato di produzione », il quale rapporto viene «garanti[...]

[...]assagora, tentato di capovolgere la nozione del mondo, poggiando questo su la ragione» ~.
Gramsci dunque aveva colto nel vero ritenendo che proprio Hegel era stato il primo ad usare l'immagine della « testa » dell'uomo (ossia del suo « pensiero ») come reggente e movente sopra di sé il mondo umano; quindi prima che la stessa immagine venisse poi usata ed abusata nelle conversazioni, discussioni e anche polemiche di scuola, tanto a sostegno dell'idealismo storicopolitico di Hegel, quanto per la critica realistica — anzi la satira — di tale idealismo. Da una tale critica perd
1 A. LABRIOLA, Da un secolo all'altro, ed. Dal Pane, p. 43.
Felice Alderisio 67
quell'immagine veniva rovesciata e integrata (per l'effetto umoristico) a rappresentare non piú il mondo della storia e realtà umana, prodotto si ed obbiettivato e separato dall'uomo, che ne è l'autore, ma pur sempre poggiante « sulla testa » di lui, che — in posizione eretta e non capovolta — è il reale sostegno, anzi il produttore e portatore di esso (come il gigante Atlante nella mitologia greca reggeva sulle sue spalle la terra, o tutto il mondo fisico), ma a rappresentare invece l[...]

[...]rilevata, ma piuttosto che egli, piú avveduto e moderato critico della posizione hegeliana in materia di filosofia della storia e di etica e politica, non intendesse di spingere la sua critica fino al segno di un totale rovesciamento o capovolgimento di quella. Ed io non ritengo qui fuori luogo di richiamare una chiara allusione al senso astrattamente realistico o materialistico, cioè troppo unilaterale, che quell'immagine aveva assunto contro l'idealismo hegeliano, cioè l'allusione che ad essa fu fatta dallo Spaventa in un luogo della sua Logica e Metafisica, dove essa è accompagnata dalla dovuta critica. Premessa da lui l'esplicita ammissione che sia impossi
1 È l'opera di G. LUKÀcs, Der ¡unge Hegel Ueber die Beziehungen von Dialektik und Oekonomie, Zürich Wien, 1948. Lukàcs, mentre omette « la ricerca dell'originalità filosofica di Hegel » in ordine alla finalità della natura, poiché per essa occorrerebbero delle « ricerche specifiche», e carica alquanto l'opposizione che Engels (in Dialektik in der Natur, pp. 6545) avrebbe visto tra Heg[...]

[...] lodò il suo antico maestro in una lettera a Engels del 14 marzo 1894).
Felice Alderisio 69
bile trattare la filosofia della storia « sulle nude tre dita dell'Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea in sé e per sé, senz'altro » (o, in altri termini, soltanto « sulla testa delle Idee, o dello Spirito », come suonava il ritornello critico dei marxisti), cosí Spaventa proseguiva: «Quel che non posso ammettere è il dommatico autaut del realismo e dell'idealismo, dell'a posteriori e dell'a priori; o con buone gambe, ma cieco; o veggente, ma zoppo. Hegel stesso ha sempre protestato contro questa mutilazione dell'integrità dello spirito scientifico. E pure ci ha di quei che annunziano di aver superato Hegel, sacrificando la luce , degli occhi al facile uso delle gambe » 1.
Mi sembra infine un'opportuna conclusione di questo lavoro di ricerca sul concetto della finalità in un indirizzo teoreticopratico, che sempre piú consapevolmente e con un senso critico fatto di giustizia storica si ricollega alla concezione filosofica dello Hegel, il dare proprio a[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Sichirollo, Hegel, Gramsci e il marxismo in Studi gramsciani

Brano: [...]incomincia a non pensare piú secondo le caste o gli " stati ", ma secondo lo " Stato ", la cui " aristocrazia " sono appunto gli intellettuali. La concezione " patrimoniale " dello Stato (che è il modo di pensare per "caste ") è immediatamente la concezione che Hegel deve distruggere (polemiche sprezzanti e sarcastiche contro von Haller). Senza questa " valorizzazione" degli intellettuali fatta da Hegel non si comprende nulla (storicamente) dell'idealismo moderno e delle sue radici sociali » 2. Qui, quell'avverbio: storicamente rende ragione degli strati successivi che abbiamo ritenuto di dover individuare precedentemente, nell'esame della pagina che stiamo leggendo, come passaggio da un piano sociologico ad un piano storico.
Proseguiamo: « La filosofia della prassi è diventata anch'essa " pregiudizio " e " superstizione": cosí come è, è l'aspetto popolare dello storicismo moderno ma contiene in sé un principio di superamento di questo storicismo » 3. La formulazione è ora diversa, i due strani sono avvicinati e ne risulta un concetto della f[...]

[...]mo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica, ha cercato di incorporare cid che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir » 2. Si badi: la pagina è del massimo interesse per il senso stesso de'l nostro tema, né è casuale, come vedremo 3. Hegel è qui pienamente restituito alla storia, e non parlo di quanto siamo lontani da certi toni di sufficienza talvolta assunti nei confronti del cosiddetto idealismo speculativo tedesco che non hanno ragione storicamente di sussistere. Basterebbe lo Hegel di Marx per far crollare il mito dell'idealista alle prese con il mondo come una palla (Schiller a Goethe, 28 ottobre 1794). Ma non si tratta soltanto di restituzione alla storia: bensí di riconoscimento
1 M. S., p. 87.
2 M. S., p. 87.
3 Per ora dr. M. S., pp. 104105, appunti su Egemonia della cultura occidentale...
Livio Sichirollo 273
nella storia della filosofia della prassi delle ragioni del cosiddetto idealismo tedesco o speculativo (torneremo subito su una variazione di quest'ultimo termine), [...]

[...]di sussistere. Basterebbe lo Hegel di Marx per far crollare il mito dell'idealista alle prese con il mondo come una palla (Schiller a Goethe, 28 ottobre 1794). Ma non si tratta soltanto di restituzione alla storia: bensí di riconoscimento
1 M. S., p. 87.
2 M. S., p. 87.
3 Per ora dr. M. S., pp. 104105, appunti su Egemonia della cultura occidentale...
Livio Sichirollo 273
nella storia della filosofia della prassi delle ragioni del cosiddetto idealismo tedesco o speculativo (torneremo subito su una variazione di quest'ultimo termine), della sua lenta ma continua e decisa evoluzione in Hegel nella coscienza della filosofia come ideologia.
Se teniamo presente il brano riportato all'inizio, e che abbiamo chiamato dell'accettazione (« Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé... nel suo sistema... si riesce a comprendere cos'è la realtà...
»), e le righe che immediatamente lo precedono, cioè la determi nazione del radicarsi della filosofia nelle contraddizioni della società, ma come antitesi alla non coscienza ne[...]

[...]uò che essere lasciata in tutta la sua apertura, con tutta la varietà di direzioni e sollecitazioni che essa rende possibili. C'è una premessa poi di carattere piú interno, che deve giustificare il nostro tema, sicché questo non sembri subito evitare quella raccomandazione gramsciana che abbiamo sopra ricordato. E noto che la nostra storiografia filosofica ha manifestato e manifesta in alcune sue figure una determinazione del rapporto HegelMarx, idealismo classico tedescomarxismo, del tutto originale (non ha qui importanza che certe sue radici possano riconoscersi in alcune interpretazioni francesi o nello He
m. S., pp. 1045.
276 I documenti del convegno
gel di Lukàcs), storicamente giustificata dall'evoluzione marxiana e riconducibile in alcuni suoi nessi alle individuazioni positivonegative che di Hegel si leggono nel Nachlass di Lenin. Non ha interesse fare nomi, ma vorrei soltanto ricordare il giudizio di uno di questi interpreti sull'evoluzione di un maestro, che oggi non è piú tra noi. Massolo ha potuto dire recentemente di Banfi: « E[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Vaccaro, La dialettica quantità-qualità in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]i centrali del pensiero filosofico di Gramsci: l’identificazione piena, completa della dialettica come teoria della conoscenza, in cui « i concetti generali di storia, di politica, di economia si annodano in unità organica». Si tratta di una identificazione che poggia sulla coscienza chiara della autonomia e della324

I documenti del convegno

novità assoluta della filosofia della prassi, che nella sua dialettica realizza il superamento deiridealismo e del materialismo tradizionale, espressioni, come Gramsci stesso dice, delle vecchie società. Ci troviamo cosi di fronte ad un punto che solo può farci intendere quanto intima ed inscindibile sia la connessione fra il momento della concezione ed il momento metodico, presenti in ogni categoria della dialettica. Infatti Gramsci in più luoghi si esprime in maniera esplicita e decisa contro la riduzione della dialettica a sezione della logica formale, in altri termini contro la riduzione della dialettica a logica del movimento in confronto ailla logica della stasi, rappresentata dalla logica for[...]

[...]dere il divenire storico come processo che si svolge non in modo volgarmente evoluzionistico, ma col passaggio della quantità alla qualità.

Siamo cosi arrivati al centro della discussione che a noi particolarmente interessa, perché qui ci imbattiamo nel rifiuto di una concezione sociologica meccanicistica quale quella contenuta nel Saggio popolare, ma nello stesso tempo si tratta di « concretizzare » la dialettica quantitàqualità rispetto all’idealismo, che da questo punto di vista confina la quantità soprattutto nel campo della natura mentre essa sparisce o tende a sparire nel mondo umano. Quando Gramsci ci dice che « il programma di riforma economica è appunto il modo concreto con cui si presenta ogni riforma intellettuale e morale » 2, ci avverte che la storia della libertà passa attraverso la lotta di classe, passa cioè attraverso la modificazione reale, ad opera della volontà

1 M. S., p. 130.

2 Mach., p. 8.

22.328

1 documenti del convegno

organizzata, delle condizioni per giungere a più alti rapporti fra gli uomini, ad [...]

[...] a quelli corrispondenti, per cui la presenza della qualità è decisiva. Ma se raccertamento, la misurazione quantitativa non può mai prescindere dall’operare umano, qual è il riflesso filosofico di ciò? A ciò si aggiunga che quantità e qualità nella loro dialettica riflettono, come ogni altra categoria del materialismo storico, sempre un rapporto uomomateria, (ed è proprio su questo terreno che la filosofia della prassi si stacca decisamente dairidealismo che vede il movimento della categoria come movimento di un puro spirito) e lo sviluppo delle loro contraddizioni, per cui Gramsci afferma che il misurabile si misura appunto con metodi « di accertamento universalmente soggettivi, cioè appunto oggettivi » 1.

Ci troviamo di fronte ad un problema che non può essere certo esaurito in questa sede, tanta è la ricchezza della sua problematica, ma di cui non possiamo non fare cenno qui, proprio per chiarire il tema stesso preso in esame, la dialettica quantitàqualità. Teniamo presente innanzi tutto che il superamento del determinismo è una necessi[...]

[...] passa anche essa per il rapporto struttura e sovrastruttura, proprio in quanto è, come dicevamo, lotta per l'unificazione morale ed intellettuale, mentre solo al limite, cioè nella prospettiva del regno della libertà, noi abbiamo l’attualità dello « spirito », definito da Gramsci in polemica antiidealistiea, punto di arrivo e non di partenza.

Gramsci cosi si colloca su una posizione che esclude sia un’adaequatio che la creazione assoluta deiridealismo; non solo, ma la consapevolezza che si raggiunge delle leggi dell’agire umano non è scoperta individuale, ma consapevolezza critica di classe, in quanto essa è la presa di coscienza deiromogeneità di azione raggiunta sulla base dell’organizzazione della volontà in vista di fini comuni e in rapporto a condizioni determinate, per cui la razionalità della teoria è la rispondenza non meccanica, ma potenziatrice della volontà individuale.

In tal senso il rapporto fra necessità e libertà non passa per una considerazione statistica di semplice descrizione delle relazioni fra una presunta legge e [...]



da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] non dialettico, la ritenevo, come teoria della conoscenza, completamente superata. La tesi neokantiana dell'« immanenza della coscienza » si adattava egregiamente alla mia posizione di classe di allora e alla
2 GEORG LUKÁCS
mia concezione del mondo; né io la sottoponevo ad alcun esame critico, ma la accettavo passivamente come punto di partenza per ogni impostazione del problema gnoseologico.
Per la verità io ero in continuo sospetto verso l'idealismo soggettivo estremo (tanto verso la scuola neokantiana di Marburgo quanto verso le teorie di Mach), giacché non riuscivo a vedere in che modo il problema della realtà potesse essere definito considerandola semplicemente come categoria immanente della coscienza; ma tuttavia questo non condusse a conseguenze materialistiche, ma anzi ad un avvicinamento a quelle scuole filosofiche che volevano risolvere questo problema in forma irrazionalisticorelativistica, talora con sfumature mistiche (WindelbandRickert, Simmel, Dilthey). L'influenza di Simmel, del quale sono stato diretto scolaro, mi dette an[...]

[...]Era naturale che in un tale sviluppo della mia concezione del mondo le impressioni giovanili dalla lettura di Marx impallidissero sempre più e finissero per avere una parte sempre minore nella mia attività scientifica. Consideravo Marx non meno di prima l'economista e il « sociologo » più competente; ma economia e _« sociologia » avevano per allora una parte minore nella mia attività. I singoli problemi e le fasi dello sviluppo, nel quale questo idealismo soggettivo mi condusse a una crisi filosofica, non interessano il lettore. Ma questa crisi — invero a mia insaputa — era
LA MIA VIA AL MARXISMO 3
determinata_ oggettivamente da un più intenso manifestarsi dei contrasti imperialistici e fu accelerata dallo scoppio della guerra mc ñdiale Certamente questa crisi si manifestò dapprima solo nel passaggio dall'idealismo soggettivo all'idealismo oggettivo (Teoria del romanzò, scritta nel 191215), e naturalmente Hegel venne ad acquistare per me un'importanza sempre crescente, in particolare la Fenomenologia dello spirito. Col carattere imperialistico della guerra che mi diveniva sempre più chiaro, con l'approfondimento dei miei studi hegeliani, nel corso dei quali mi accostai anche e Feuerbach — comunque allora solo dalla parte dell'antropologismo — comincia il mió secondo intenso studio di Marx. Questa volta stavano per me in prima piano gli scritti filosofici del periodo giovanile, sebbene studiassi anche con passione la grande Intr[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Papi, LA concezione della storicità nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]oniamo ora è la seguente: come opera il pensiero gramsciano muovendosi all'interno di queste tre posizioni e fruendo dei soli strumenti filosofici che derivano strettamente da queste « forme » filosofiche?
1 M. S., p. 139.
Fulvio Papi 217
A me pare che Gramsci adoperi il concetto di soprastruttura estendendolo anche alla problematica scientifica ricuperando cosí, su una base differente, l'istanza positiva (quella che gli pareva positiva) dell'idealismo, la quale, dopo questa traslazione, serve per sottolineare il riconoscimento delle verità scientifiche come verità dell'uomo (a cui l'uomo ha lavorato) intesa sia nella sua accezione piú direttamente storicistica che nelle implicazioni tecniche che ne derivano. Da questa concezione si possono mettere in risalto queste conseguenze: 1) la rottura definitiva dell'ideale obiettivorealistico in ordine alle conoscenze scientifiche; 2) viene riconosciuto il carattere umanisticocreativo (lavorativo) della scienza stessa in modo da lasciare legittimamente aperto il problema di una distinzione funziona[...]

[...]retazione storicistica solo nella concezione delle soprastrutture — (e abbiamo visto quale valore e quale estensione Gramsci conferisse al concetto di soprastrutture) —, mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico» 1. Da queste considerazioni complessive mi pare sufficientemente chiaro che per Gramsci il punto fondamentale per cui il materialismo storico costituisce una « novità » tra le opposte metafisiche dell'idealismo e del materialismo, nelle loro diverse e interne sfumature, è proprio nella radicale concezione della storicità.
Come ho già schematicamente accennato, questo orizzonte di pensiero esclude la possibilità di considerare un'obiettività scientifica in senso banalmente realistico, cioè come una descrizione passiva del mondo senza che in esso vi sia considerato l'uomo stesso. Da ciò mi pare, sempre seguendo il tessuto del pensiero di Gramsci, che derivi:
1) Una nuova concezione dialettica dell'oggettività. Gramsci si domanda: « Pare che possa esistere una oggettività exstrastorica ed exstraumana[...]

[...] umanisticoideale e ciò mi pare si verifichi soprattutto per tre motivi: 1) la mancanza di un ulteriore approfondimento del concetto di struttura che viene concepito sempre nella sua accezione tradizionale come insieme dei rapporti economicosociali e quindi in una dimensione già storicamente definita; 2) la costante preoccupazione di non cadere in una delle classiche « figure » del materialismo volgare e metafisico; 3) l'influenza sensibile dell'idealismo crociano come orizzonte filosofico che, come è noto, — almeno nelle opere di cui poteva avere conoscenza Gramsci — non sviluppava il problema dell'economicità in una direzione che accennasse ad una, anche mediata, prospettiva naturalistica.
Ora a me sembra che un'analisi piú radicale dello stesso concetto di struttura, anche se non mi nascondo che si potrebbe parlare di una sua trasformazione, avrebbe condotto a rilevare dimensioni come quelle di consumo vitale di energia, di sesso, di morte che certamente entrano come elementi fondamentali nella costituzione della stessa obiettività storica[...]

[...]ione. Dall'analisi rigorosa dello stesso concetto di sov.astruttura (e anche mettendo in evidenza alcune brevi analisi gramsciane), penso sia necessario mettere in luce il tema fondamentale del razionalismo critico e cioè la concezione dell'autonomia ideale del pensiero — intesa ovviamente come mero momento trascendentale — il quale non cadendo mai nell'assunzione realistica di se stesso come « fatto obiettivò » non solo evita qualsiasi forma di idealismo, ma diviene il criterio metodico che permette di comprendere e di valorizzare nel loro senso specifico il vario e dinamico articolarsi delle esperienze secondo sintesi pragmaticorazionali che esigono, ciascuna, il proprio patrimonio logicolinguistico e genericamente strumentale, capace continuamente di rinnovarsi secondo i diversi ordini di operazioni gnoseopratiche che vengono intraprese. Uno sviluppo di questa dimensione sovrastrutturale permette, tanto per sottolineare qui uno solo degli infiniti problemi, l'incontro
222 1 documenti del convegno
positivo con i temi della moderna metodolo[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]le del marxismo », bensí la individuazione del nesso (cioè del « primato » di quale politica) che intercorre tra la fase aperta dal 1956 e la « deviazione teoricista » di tale filosofia. In altre parole, esiste una radice politica di questa « deviazione » filosofica? perché questa « deviazione » nel periodo di difesa del marxismo e di « ritorno alle fonti » (anni Sessanta)? anche a quali errori o deviazioni di tipo politico si può far risalire l'idealismo filosofico di cui Althusser si autocritica? Il filosofo francese non dice niente in proposito, egli si sofferma solo sulle radici teoriche del proprio « teoricismo » e « razionalismo » (Spinoza, Bachelard, una certa influenza dello strutturalismo, ecc.), come se il « primato » della politica si esercitasse solo dal momento in cui viene riconosciuto e in un solo senso, quello positivo.
Queste stesse questioni, legate comunque ad uno sforzo di periodizzazione e di interpretazione storica della ricerca althusseriana, possono essere ritrovate anche a partire dall'« autocritica », purché si assum[...]

[...]ce di pensare la possibilità di un primato non giusto della politica sulla teoria (su cui invece Althusser si era molto acutamente soffermato nella Introduzione al Per Marx), ma finisce per caratterizzare teoreticamente la filosofia dei primi saggi soltanto per i suoi aspetti negativi: un « secondario » quindi che diviene esaustivo. Ovvero un'« autocritica », per un verso (sul lato del politico) incompleta (assenza della ricerca del rapporto tra idealismo filosofico e pratica politica degli anni Sessanta), e per l'altro (sul lato del filosofico) forse anche eccessiva. Vedremo in seguito come è forse possibile colmare questa incompletezza, questa assenza.
3. Uno dei grandi temi presenti in tutto l'arco della ricerca di Althusser è rappresentato dalla questione del « giovane Marx ». Cioè da quel complesso di problemi di ordine storiografico e teorico, ma anche politico e ideologico, legato all'interpretazione, sia del significato che rivestono gli scritti giovanili di Marx (Ideologia tedesca compresa) all'interno dell'evoluzione del pensiero ma[...]

[...]cienze, servono acriticamente a corroborare una serie di obiettivi che dipendono dalle ideologie pratiche » (PPss, p. 95). La contraddizione tra i due elementi si risolve, nella stragrande maggioranza dei casi, a favore dell'elemento II che « domina » l'elemento I. Ebbene questa dominazione non fa che riprodurre « in seno alla Fss il rapporto di forze filosofiche che, nel mondo in cui vivono gli scienziati che conosciamo, vige tra materialismo e idealismo », e, quindi, non fa che riprodurre
« il dominio dell'idealismo sul materialismo » (PPss, p. 96).
La lotta di classe che si svolge nella società è quindi ben presente, attraverso il « rapporto di forza filosofico » che agisce attraverso l'intermediazione della Fss, anche nella ricerca scientifica. E, affinché tale lotta non si risolva quasi immancabilmente a vantaggio dell'ideologia della classe dominante, Althusser propone una « alleanza » tra gli operatori scientifici e la filosofia materialisticodialettica, la sola in grado di intervenire su tale rapporto di forza modificandolo a vantaggio del materialismo, cioè dell'elemento I.
Vediamo infine le tap[...]



da [Gli interventi] Gilbert Moget in Studi gramsciani

Brano: [...]tradizionale; la cultura assume tutta l’umanità, tutto l’umano, è assoluta anch’essa, è anch’essa un processo obiettivo e non è solo legata alila particolare ricchezza e sensibilità di una persona eccezionale.

La concezione di Gramsci è una concezione audace, è una concezione difficile. Egli vuol dare alla filosofia della prassi il suo pieno carattere di filosofia nuova, autonoma, liberata sia dai residui di materialismo tradizionale che dall’idealismo. Colpisce, in tutta l’opera di Gramsci, la sua costante esigenza di fare del metodo dialettico un mezzo realmente efficiente per conoscere certi nessi fondamentali, e render conto insieme di tutti gli aspetti della realtà e dell’unità di essa, per comprendere il reale e esser capaci di modificarlo. Per chi vuol studiare l’importante contributo di Gramsci al concetto stesso di cultura, è necessario capire il valore gnoseologico della dialettica, la quale non può essere dialettica pura di concetti come nell’idealismo d’ispirazione hegeliana, ma non deve neppure diventare « capitolo di logica fo[...]

[...]nza di fare del metodo dialettico un mezzo realmente efficiente per conoscere certi nessi fondamentali, e render conto insieme di tutti gli aspetti della realtà e dell’unità di essa, per comprendere il reale e esser capaci di modificarlo. Per chi vuol studiare l’importante contributo di Gramsci al concetto stesso di cultura, è necessario capire il valore gnoseologico della dialettica, la quale non può essere dialettica pura di concetti come nell’idealismo d’ispirazione hegeliana, ma non deve neppure diventare « capitolo di logica formale » aggiunto a un materialismo tradizionale. La critica fatta al Saggio di Bukharin, acuta e spietata, talvolta severa e appassionata, testimonia della necessità urgente per Gramsci che la filosofia della prassi superi il materialismo tradizionale (volgare), sia pur questo rinnovato da una dialettica formale./Cosi, la cultura non si potrà definire se non attraverso rapporti dialettici, fra i quali il rapporto fondamentale è quello496

Gli interventi

di teoriapratica, che può assumere forme diverse: filosof[...]

[...]logico — dice Gramsci — non si può assimilare ad un fronte politicomilitare in cui vince chi distrugge l’avversario, perché la cultura si deve costruire, ed è pertanto l’opera di tutti; cioè anche gli avversari idealisti possono contribuire, iin certi casi,500

Gli interventi

a tale costruzione. Si tratta infatti, a lungo andare, di costruire — come dice Gramsci — lo « spirito umano », dando aU’espressione un senso positivo; cioè laddove l’idealismo avvezzo a camminare sulla testa concepisce lo spirito umano come punto di partenza, la filosofia della prassi lo concepisce come una conquista e un punto di arrivo.

In Gramsci dunque, l’avversario non è negato, non è annientato, ma deve essere superato. Non si distruggono le filosofie del passato che costituiscono la storia del pensiero, la storia della cultura, e quando Bukharin chiama Platone « il maggiore filosofo fautore della schiavitù, reazionario ad oltranza », oppure Seneca « filosofo riccone », è come se non avesse detto nulla, anzi peggio. Non si devono negare le filosofie o i fi[...]



da Roberto Guiducci, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]rrori restano un fatto, sono, in quanto avvenuti, irriducibili.
Il loro superamento può essere, a questo punto, solo dialettico, cioè un andare oltre
88 ROBERTO GUIDUCCI
nizzazione della cultura non possono derivare che corrispondenti risultati.
E i risultati sono quelli che sono se dopo dieci anni l'interessantissima e seria inchiesta sulla cultura condotta da Cesarini e Onofri sul Contemporaneo approda a qualificarli quali: « tramonto dell'idealismo filosofico, attualità dell'antifascismo, bisogno di distensione ideologica ». Tre ovvietà, soltanto che si pensi ai tanti anni ormai trascorsi dopo la Resistenza e dopo la pubblicazione di Gramsci.
Le cose erano arrivate al punto in cui la borghesia italiana, che subito dopo il '45 aveva, insieme alle staffe, perso anche la capacità di offrire una propria ideologia, era riuscita a compiere un notevolissimo ricupero per prendere in contropiede il netto passo in avanti della classe operaia e contadina effettuato nel` dopoguerra con un imponente sviluppo quantitativo.
Di fronte al non indiffer[...]

[...]ero che dopo una pur così considerevole presa di posizione capita di leggere sul Contemporaneo n. 35, 391955, nel pezzo polemico di L. LombardoRadice in risposta ad una critica di Alicata: e Oggi, i neopositivisti (e tra di essi, ricordiamolo, vi sono studiosi serissimi, e uomini vicini a noi sul terreno della lotta politica e di classe), ci dicono: `badate: noi abbiamo ristabilito il legame tra ricerca scientifica e meditazione filosofica che l'idealismo di Benedetto Croce (e di Giovanni Gentile) aveva spezzato. Voi studiosi marxisti commettete un errore combattendo contro il nuovo indirizzo, che esprime invece, e realizza per quanto si è detto, una delle vostre esigenze. Io credo si debba rispondere, mettendo i punti sulle `i', che la deformazione machista, pragmatista, ecc., delle scienze naturali portate all'estremo dal neopositivismo non è, in realtá, in contrasto con l'idealismo italiano classico; è piuttosto, anzi!, un sistematico sviluppo della impostazione idealistica del Croce e del Gentile a. Dove si vede come si possa prendere una strada estremamente dubbia e probabilmente chiusa in un campo specialistico, non volendo curiosamente tener conto proprio dell'opinione di chi, appunto, ne ha competenza specifica. Abbiamo citato questo episodio non per se stesso, ma per i suoi sviluppi singolari e positivi. Alicata, con impostazione intelligente, lasciò il passo nella risposta ad uno specialista, Galvano della Volpe, che chiari facilmente i termini esatti del problem[...]



da Vittorio Strada, Per una teoria del romanzo russo in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]uovi « punti di vista » si fronteggiano: quello della tradizione e quello della modernità (e poi della modernizzazione). Non c'è bisogno di fare i nomi di Burke e di Tocqueville, il quale ultimo introduce potentemente un nuovo termine di confronto: non semplicemente l'America, ma la democrazia americana come prototipo della futura società di massa.
Tutti questi « punti di vista » erano parziali, anche se tendenti a una universalizzazione. Con l'idealismo tedesco, con la sua filosofia della storia e, in particolare, con l'idealismo storicofilosofico hegeliano compare un « punto di vista » assoluto che ricompone in un grandioso disegno dinamico tutta l'Europa e la nonEuropa: è il punto di vista dello Spirito, che
252
VITTORIO STRADA
ha eletto la sua sede ultima nella civiltà europea e si dispiega nel fiore supremo nato sul terreno di quella civiltà, la filosofia hegeliana appunto.
Dopo Hegel viene Marx. E il panorama storicouniversale costruito da Hegel si spezza per ricostituirsi secondo un nuovo disegno e una nuova prospettiva. Il disegno è quello tracciato non da uno spirito speculativo, ma da un progetto attivo[...]

[...]pensi, ad esempio, alla fortuna di una simile concezione nell'America Latina), l'idea dell'originalità storica russa ha la caratteristica di non esaurirsi in una meccanica contrapposizione alla cultura europeooccidentale, ma di porsi in un rapporto di dialettica continuità rispetto a essa su una base comune: quella del cristianesimo e del socialismo. A costruire l'ossatura di questo rapporto EuropaRussia interviene la filosofia della storia dell'idealismo tedesco, e di Hegel in particolare, e poi la filosofia della storia marxiana, nata essa stessa da quella hegeliana. Per il romanzo russo questo orizzonte filosoficostorico ha importanza costante. In un certo senso lo sviluppo storico viene vissuto come lo sviluppo di un intreccio romanzesco, poiché è proprio delle filosofie della storia di costruire uno schema « narrativo » di sviluppo storico. E il
6 Stat'i Lorda Dzeffri o Vil'gel'me Mejstere, in « Moskvitjanin », 1854, t. n, n. 8, kn. 2, otd. kritiki, p. 172. Cfr. al proposito V. ZIRMUNSKIJ, Gete y russkoj literature, Leningrad 1937, pp. 4[...]



da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...]lazioni

È vero che nelle soluzioni che vengono date anche a questo problema in questo periodo vi sono espressioni che oggi non accetteremmo. Il nesso tra la realtà e l’azione, che è la sostanza dello sviluppo storico, non è ancora cercato nella materialità del processo complessivo della storia. Ancora viene alla luce la tendenza a cercarlo soltanto nella sfera dei puri rapporti ideali, di pensiero. In pari tempo, però, a questa influenza dell’idealismo sul pensiero di Gramsci giovane si accompagna in lui uno sforzo continuo e insistente verso una indagine concreta dei rapporti economici e di classe, come trama costitutiva di tutta la società.

Non voglio ripetere cose che ho dette altre volte, rievocando le ricerche che negli anni universitari egli faceva e spingeva me stesso a fare, per esempio sulla struttura dei rapporti commerciali della Sardegna, isola, con il continente italiano, con la Francia, con altri paesi, e del rapporto che si poteva stabilire tra la modificazione di questi rapporti e fatti di ordine apparentemente assai lont[...]

[...] rapporti commerciali della Sardegna, isola, con il continente italiano, con la Francia, con altri paesi, e del rapporto che si poteva stabilire tra la modificazione di questi rapporti e fatti di ordine apparentemente assai lontano, come lo sviluppo della delinquenza, per esempio, la frequenza degli episodi di brigantaggio, la diffusione della miseria e cosi via.

Già in questo momento non vi è dubbio che questi due elementi: la efficacia dell’idealismo che spinge ad appropriarsi del concetto della storia come sviluppo, e lo sforzo nella indagine dei rapporti economici e sociali, tendono a fondersi. Essi debbono fondersi, e si fonderanno in tutto il successivo sviluppo del pensiero di Gramsci. Ma quale è l’elemento che determina la fusione? Qui interviene la esperienza storica della Rivoluzione, interviene il leninismo, intervengono il pensiero e l’azione di Lenin.

Se cerchiamo, oggi, di rievocare quelle che erano la dottrina e la propaganda del movimento socialista italiano prima di Gramsci, ci accorgiamo subito che mancava in esse un co[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine idealismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---Dialettica <---Filosofia <---marxista <---Pratica <---materialismo <---Gramsci <---marxismo <---siano <---ideologico <---italiana <---storicismo <---Logica <---ideologia <---italiano <---Ciò <---ideologie <---Marx <---Scienze <---socialismo <---Metafisica <---Engels <---hegeliana <---Storiografia <---gramsciana <---gramsciano <---ideologica <---ideologiche <---umanesimo <---Scienze naturali <---Sociologia <---comunista <---realismo <---socialista <---sociologia <---gnoseologico <---Lenin <---metodologia <---Hegel <---Stato <---italiani <---marxisti <---positivismo <---psicologico <---Diritto <---Meccanica <---Sistematica <---abbiano <---cristianesimo <---crociana <---crociano <---idealisti <---Del resto <---Feuerbach <--- <---capitalismo <---hegeliano <---hegelismo <---leninista <---Dogmatica <---Ecco <---Estetica <---Pensiero filosofico <---determinismo <---dogmatismo <---filologica <---gramsciane <---ideologici <---italiane <---meccanicismo <---metodologica <---metodologici <---metodologico <---riformismo <---Così <---Dinamica <---Filologia <---Fisica <---Psicologia <---d'Italia <---fascismo <---filologia <---filologico <---leninismo <---liberalismo <---materialista <---mitologica <---psicologia <---socialisti <---teologico <---Filosofia della storia <---Labriola <---Poetica <---Scienza politica <---Stalin <---comunismo <---comunisti <---crocianesimo <---imperialismo <---individualismo <---naturalismo <---umanismo <---Antonio Labriola <---Benedetto Croce <---Bukharin <---Etica <---Francia <---Gnoseologia <---Linguistica <---Logica formale <---Lukàcs <---Perché <---Risorgimento <---Russia <---Teologia <---Teoretica <---biologico <---cristiana <---cristiano <---economismo <---empirismo <---fatalismo <---feticismo <---gnoseologia <---illuminismo <---immanentismo <---metodologiche <---misticismo <---positivista <---relativismo <---revisionismo <---scetticismo <---spiritualismo <---teologia <---Agraria <---Basta <---Capitale <---Cosa <---Dei 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