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Il segmento testuale idealismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 972Analitici , di cui in selezione 37 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Gruppi, I rapporti tra pensiero ed essere nella concezione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] rapporto tra uomini, tra classi sociali, tra forze politiche in lotta, non per l'intrusione di elementi extrafilosofici, nel dibattito filosofico, ma per lo svolgimento coerente di un metodo di ricerca.
« Una delle maggiori debolezze delle filosofie immanentistiche in generale corsiste appunto nel non aver saputo creare una unità ideologica tra il basso e l'alto, tra i " semplici " e gli intellettuali » 1.
Delle conseguenze solipsistiche dell'idealismo, a Gramsci interessa soprattutto e prima di tutto questa, dell'isolamento della teoria dalla pratica,
1 M. S,. p. 8.
166 I documenti del convegno
della svalutazione filosofica dell'esperienza, vale a dire dell'incapacità di educare larghi strati umani. Qui, prima di tutto, trova la contraddizione dell'idealismo: nel fatto che esso ha affermato una concezione monistica del mondo, unificato dalla ragione, e poi questa unità non ha saputo realizzare nella vita culturale delle masse. L'astrattezza dell'idealismo è comprovata dalla sua limitata capacità di egemonia.
« La posizione della filosofia della prassi è antitetica a questa cattoliea: la filosofia della prassi non tende a mantenere i " semplici " nella loro filosofia primitiva del senso comune, ma invece a condurli a una concezione superiore della vita. Se afferma l'esigenza del contatto tra intellettuali e semplici non è per limitare l'attività scientifica e per mantenere una unità al basso livello delle masse, ma appunto per costruire un blocco intellettuale e morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non[...]

[...]za sul solo terreno su cui può diventare realtà: sul terreno della lotta per l'egemonia e dell'organizzazione delle forze politiche necessarie per la sua conquista e il suo esercizio.
Nell'affrontare il problema del rapporto del pensiero con l'essere, « il grande problema fondamentale di tutta la filosofia, e specialmente della filosofia moderna » 2, Gramsci ha di fronte e deve battere le concezioni dualistiche della metafisica tradizionale e l'idealismo. Su quest'ultimo egli concentra soprattutto la critica, perché esso rappresenta il « punto cui è giunto il pensiero mondiale piú progredito » 3, sotto la direzione della classe antagonista al proletariato.
Ma ha anche bisogno di sviluppare l'altro lato della propria critica: quello contro il determinismo economico. Infatti, poiché il concetto di
1 M. S., p. 39.
2 E. ENGELS, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, Mosca, Ed. in lingue estere, 1947, p. 18.
3 M. S., p. 4.
12.
168 I documenti del convegno
egemonia si ricollega a quello dell'unità tra esse[...]

[...]ltro lato della propria critica: quello contro il determinismo economico. Infatti, poiché il concetto di
1 M. S., p. 39.
2 E. ENGELS, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, Mosca, Ed. in lingue estere, 1947, p. 18.
3 M. S., p. 4.
12.
168 I documenti del convegno
egemonia si ricollega a quello dell'unità tra essere e pensiero, questa stessa unità non può che essere concepita in polemica, da un lato, con l'idealismo, e, dall'altro, con il materialismo volgare.
Su questo aspetto della polemica gramsciana contro il materialismo volgare vorremmo soprattutto fermarci, prima di tutto perché la critica all'idealismo ci appare piú scontata e assimilata; in secondo luogo perché la polemica tra marxismo e materialismo volgare è, per molti aspetti, una polemica interna al movimento operaio e i conti, a un certo punto,. bisogna farli in casa; e in terzo luogo perché in genere molte delle critiche che si rivolgono al marxismo andrebbero in realtà indirizzate al materialismo meccanico.
Gramsci non manca di sottolineare la funzione positiva che il determinismo meccanico può svolgere in certe situazioni. Se egli critica l'idealismo e il determinismo meccanico, non si può tuttavia dire che egli ponga. l'uno e l'a[...]

[...]hé la polemica tra marxismo e materialismo volgare è, per molti aspetti, una polemica interna al movimento operaio e i conti, a un certo punto,. bisogna farli in casa; e in terzo luogo perché in genere molte delle critiche che si rivolgono al marxismo andrebbero in realtà indirizzate al materialismo meccanico.
Gramsci non manca di sottolineare la funzione positiva che il determinismo meccanico può svolgere in certe situazioni. Se egli critica l'idealismo e il determinismo meccanico, non si può tuttavia dire che egli ponga. l'uno e l'altro sullo stesso piano, in modo generale ed assoluto.
« Quando non si ha l'iniziativa nella lotta e la lotta stessa finisce quindi con l'identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coesione, di perseveranza paziente e controllata » 1. Ma questo vale appunto quando non vi è iniziativa nella latta, quando si deve e si può resistere soltanto. Il determinismo meccanicistico è, per Gramsci, una filosofia di classe subalterna. « Ma quando [...]

[...]re la piú profonda unità tra teoria e pratica, essere e pensiero. Questo sforzo gli è necessario, ripetiamo, per portare avanti nel modo piú conseguente il principio dell'egemonia.
Dove trova Gramsci la base per giungere all'unità dell'essere e del pensiero?
Egli la trova nel carattere « creativo » del conoscere.
Ciò esige il superamento della concezione ricettiva e tutt'al piú ordinatrice del conoscere, propria della filosofia precedente all'idealismo z, e il superamento della concezione creativa del conoscere propria dell'idealismo.
« ... Cosa significa " creativo "? Significherà che il mondo esterno è creato dal pensiero?... Si può cadere nel solipsismo e infatti agni forma di idealismo cade nel solipsismo necessariamente »3.
Si tratta per Gramsci di sfuggire al solipsismo, alla concezione seconda cui l'affermata creatività del pensiero lo riduce ad essere creativo di se stesso, in un perpetuo circolo vizioso, necessariamente metastorico; si tratta di sfuggire « nello stesso tempo alle concezioni meccanicistiche che sono implicite nella concezione del pensiero come attività ricettiva e ordinatrice » . Per far questo « occorre porre la questione " storicisticamente " e nello stesso tempo porre a base della filosofia la " volontà" (in ultima analisi l'attività pratica e polit[...]

[...]ell'egemonia, non attenui e non rinunzi al carattere creativo della conoscenza cosí chiaramente affermato da Marx (cfr. Glosse a Feuerbach). A nostro parere, concependo la conoscenza come riflesso dell'oggetto nella coscienza, Lenin pone, da un lato, l'oggetto al di fuori del conoscere — vale a dire ai di fuori della storia — e dimentica, dall'altro, la natura creatrice del conoscere che il marxismo ha assunto consapevolmente e criticamente dall'idealismo. Si riproduce cosí il dualismo tra oggetto e soggetto che ca ratterizza il realismo ingenuo ed ogni metafisica.
Estremamente rivelativo è quest'altro passo: « Il " realismo ingenuo" di ogni persona sana di mente, che non è mai stata in manicomio o a scuola dai filosofi idealisti, consiste nel riconoscere l'esistenza delle cose, dell'ambiente, dell'universo, indipendentemente dalla nostra sensazione, dalla nostra coscienza, dal nostro Io e dall'uomo in generale. Questa stessa esperienza... che ha creato in noi la ferma convinzione che esistono indipendentemente da noi altre persone e non semp[...]

[...]iente esistono indipendentemente da noi. Le nostre sensazioni, la nostra coscienza, sono soltanto l'immagine del mondo esterno ed è ovvio che l'immagine non può esistere senza l'oggetto che essa rappresenta mentre l'oggetto pub esistere indipendentemente da chi lo immagina. Il materialismo mette consapevolmente alla base della sua teoria della conoscenza la conoscenza " ingenua " dell'umanità » 2.
Qui è estremamente significativo il fatto che l'idealismo venga accomunato al... manicomio. In questo modo l'idealismo cessa di essere concepito come un momento essenziale del pensiero, che deve essere dialetticamente superato perché si giunga al materialismo dialettico, ma fini
1 LENIN, Materialismo ed empiriocriticismo, Roma, 1953, p. 17.
2 LENIN, op. cit., p. 60.
172 1 documenti del convegno
sce per ridursi ad una aberrazione da buttare in un canto, a un momento del pensiero che è semplicemente da cancellare. Scartato a questo modo l'idealismo, « il rovesciamento della prassi » diventa impossibile, ed è naturale si torni al realismo ingenuo e si affermi che il materialismo lo pone a base della sua teoria della conoscenza. Per dirla in termini gramsciani, il realismo ingenuo, che può essere accomunato al senso comune, non deve piú essere superato criticamente nel « buonsenso » 1.
Posta la conoscenza come riflesso del mondo esterno — ritornati al realismo ingenuo — ci pare che alcuni capisaldi della filosofia marxista vengano meno.
Che ne è ad esempio dell'affermazione:
« Il difetto principale di ogni materialismo sino ad oggi... [...]

[...]rio; ma questo processo di unificazione storica avviene con la sparizione delle contraddizioni interne che dilaniano la società umana » ... « Ciò che gli idealisti chiamano " spirito " non è un punto di partenza ma di arrivo, l'insieme delle sovrastrutture in divenire verso l'unificazione concreta e oggettivamente universale e non già un presupposto unitario, ecc. » j.
E dunque affermando la storicità del conoscere che Gramsci si distingue dall'idealismo; concependo la coscienza come risultato di tutto un processo storico e non come il presupposto di questo processo.
Va dunque affermata, al tempo stesso, la storicità dell'oggetto, che resta invece al di fuori della storia nelle concezioni del materialismo meccanico e del realismo in genere: « noi conosciamo la realtà solo in rapporto all'uomo e siccome l'uomo è divenire storico anche la conoscenza e la realtà sono un divenire, anche l'oggettività è un divenire, ecc. » 2.
La contrapposizione del marxismo all'idealismo, tuttavia, compiuta affermando la storicità del conoscere, resterebbe anco[...]

[...]ico e non come il presupposto di questo processo.
Va dunque affermata, al tempo stesso, la storicità dell'oggetto, che resta invece al di fuori della storia nelle concezioni del materialismo meccanico e del realismo in genere: « noi conosciamo la realtà solo in rapporto all'uomo e siccome l'uomo è divenire storico anche la conoscenza e la realtà sono un divenire, anche l'oggettività è un divenire, ecc. » 2.
La contrapposizione del marxismo all'idealismo, tuttavia, compiuta affermando la storicità del conoscere, resterebbe ancora illusoria poiché anche l'idealismo afferma tale storicità. Bisogna andare ancora piú a fondo per cogliere la distinzione essenziale tra la posizione gramsciana — noi diciamo marxista — e quella idealistica: essa consiste nell'affermare che il processo storico è un processo di azione, in cui teoria e pratica si uniscono, per superare quelle contraddizioni della società che determinano il carattere sovrastrutturale della conoscenza, limitandone quindi la validità obiettiva; per giungere ad una società in cui non essendo piú alienato l'uomo, anche la conoscenza è libera da alienazioni.
Pare a noi quindi che la posizione gramscia[...]

[...]cesso storico è un processo di azione, in cui teoria e pratica si uniscono, per superare quelle contraddizioni della società che determinano il carattere sovrastrutturale della conoscenza, limitandone quindi la validità obiettiva; per giungere ad una società in cui non essendo piú alienato l'uomo, anche la conoscenza è libera da alienazioni.
Pare a noi quindi che la posizione gramsciana si stacchi da quella idealistica, diventi irriducibile all'idealismo, nello stesso modo in cui il Vico si staccava da ogni possibilità di essere interpretato idealisticamente, quando, nella sua polemica anticartesiana, rifiutava di fare del pensiero il criterio della verità, ma tale criterio trovava nell'esperienza.
I M. S., p. 142.
2 M. S., p. 143.
Luciano Gruppi 175
Gramsci naturalmente va oltre e, dalla reciprocità del « vero » e del « fatto » , trae la fiducia che il pensiero sappia guidare Un azione capace di liberarlo dai limiti che lo stringono e la fiducia che l'azione, liberando il pensiero, tragga da questo nuova capacità creatrice, sicché sempre[...]

[...]sviluppo del pensiero marxista, ci pare essere una riprova della validità di questa linea medesima. Ci pare invece che ove si insista, conducendo la polemica antiidealistica, prima di tutto sul carattere di riflesso, di copia del conoscere, anziché sul suo carattere creativo, la funzione del partito si appiattisca.
A riprova dell'argomentazione che abbiamo svolto per dimostrare che il pensiero di Gramsci non può essere in alcun modo ridotto all'idealismo, poniamo un altro quesito. Lenin afferma: « unica " proprietà " deIla materia, il cui riconoscimento è alla base del materialismo filosofico, è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza » 1.
Negare, come fa Gramsci, che l'obiettività dell'essere consista nel suo « esistere fuori della nostra coscienza », significa cadere nell'idealismo?
Si cade nell'idealismo quando si riduce l'essere al pensiero, in modo che ogni storicità, anche se affermata, in realtà si annulla nell'« idea
1 LENIN, Materialismo, cit., p. 243.
Luciano Gruppi 177
assoluta», nello spirito come atto puro e autoctisi — quindi metastorico — a cui inevitabilmente deve giungere l'idealismo portato coerentemente alle sue conseguenze.
Per evitare la conclusione idealistica è indispensabile affermare « una realtà obiettiva, che esiste fuori della nostra coscienza »? In questo caso si eviterebbe il solipsismo per cadere in un'altra contraddizione, che è quella rimproverata al realismo ingenuo, di affermare, evidentemente con il pensiero e quindi includendola nel pensiero, una realtà obiettiva il cui essere sarebbe fuori del pensiero. Ancor piú: si ignorerebbe il carattere sovrastrutturale del conoscere che rende impossibile il concepire una obiettività per sé.
L'uno e l'altro, il[...]

[...]n un'altra contraddizione, che è quella rimproverata al realismo ingenuo, di affermare, evidentemente con il pensiero e quindi includendola nel pensiero, una realtà obiettiva il cui essere sarebbe fuori del pensiero. Ancor piú: si ignorerebbe il carattere sovrastrutturale del conoscere che rende impossibile il concepire una obiettività per sé.
L'uno e l'altro, il solipsismo idealistico e il realismo ingenuo, negano il conoscere come rapporto. L'idealismo perché riduce l'uno dei termini (essere) del rapporto all'altro (pensiero); i'l realismo ingenuo — anche se la cosa appare meno evidente — perché toglie al soggetto la sua soggettività, cioè il suo carattere attivo e quindi lo riduce, nella sostanza, all'oggetto. L'idealismo, come il realismo ingenuo (e a quest'ultimo si rifà il materialismo meccanico nella teoria del conoscere), nega, per le conseguenze inevitabili delle proprie posizioni, il conoscere come rapporto e quindi 'la sua capacità creativa. È dunque ancora una volta dall'affermazione che la validità del pensiero si dimostra « nell'attività pratica v, che bisogna partire. È cioè nell'attività pratica che si dimostra il carattere di rapporto del conoscere, la impossibilità di ridurlo a solo pensiero, come soltanto a copia del reale, perché altrimenti verrebbe a cadere ogni possibilità di una attività pr[...]

[...] ce lo ripete Gramsci — che si scioglie il noumeno. È dunque l'affermazione della praticità del conoscere, quella che consente di difenderne la storicità, di affermare la storicità della coscienza, e insieme quella della realtà obiettiva, la storicità dell'unità tra teoria e pratica, e di ritrovare nello storicismo conseguente del materialismo, indissolubilmente legata alla praticità del pensiero, il tratto che lo distingue in modo decisivo dall'idealismo.
Insieme alla praticità del conoscere, impedisce ogni assimilazione del
178 I documenti del convegno
pensiero gramsciano all'idealismo, l'affermazione che esso compie del carattere sovrastrutturale del conoscere, che non è che un modo di definirne e precisarne il carattere pratico.
Affermare il carattere sovrastrutturale del conoscere significa partire dall'esperienza storica, accertare storicamente come la struttura abbia preceduto la sovrastruttura, per poi giungere ad affermare un principio di valore gnoseologico quale è questo del carattere sovrastrutturale del conoscere. Affermare una sovrastruttura significa quindi accertare un fatto obiettivo. Significa attribuire al carattere di « attività » del conoscere tutt'altro[...]

[...]una categoria storica, un rapporto umano » 1.
La materia viene perciò ridotta all'economia, ai rapporti di produzione e di scambio, ad una realtà storica che è opera dell'uomo, che può essere affermata in quanto l'uomo entra in rapporto con essa e la cui obiettività è dimostrata, nella pratica, dalla lotta per mutarla.
Qui direi si compie lo sforzo di Gramsci per uscire dal materialismo meccanico proprio mentre conduce la sua polemica contro l'idealismo, per sviluppare nel modo piú conseguente la concezione marxista della creatività del conoscere.
Pare a noi che Gramsci si ricolleghi all'elevata temperie filosofica del momento in cui il marxismo ruppe il cordone ombelicale con l'idealismo e con ogni forma di metafisica comunque mascherata. Gramsci si ricollega direttamente al momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
Luciano Gruppi 181
getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di front[...]

[...]momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
Luciano Gruppi 181
getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astratto che il conoscere mantiene nell'idealismo). Qui Feuerbach viene criticato perché non concepisce la attività umana medesima come « oggettiva ».
Nel fatto che Gramsci si mantenga al livello di questo filone del pensiero marxista va ricercata la sostanza leninista della sua concezione, il suo conseguente leninismo. Esso risiede nella capacità di comprendere — aI di là e grazie anche alla sua polemica con una serie di proposizioni filosofiche di Lenin — come il concetto leninista di egemonia consenta di superare radicalmente ogni determinismo economico, in filosofia, come ogni massimalismo, che in politica impacci la funzione egemone de[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Sabetti, Il rapporto uomo-natura nel pensiero del Gramsci e la fondazione della scienza in Studi gramsciani

Brano: [...]di rimediare elaborando, anche in questo campo, un " nazionalismo " scientifico, cioè sostenendo la tesi della " nazionalità " della scienza. Ma è evidente che si tratta di costruzioni esteriori estrinseche, buone per i congressi e le celebrazioni oratorie, ma senza efficacia pratica... Il pericolo piú grande pare essere rappresentato dal gruppo neoscolastico, che minaccia di assorbire molta attività scientifica sterilizzandola, per reazione all'idealismo gentiliano » 1.
Se non è passibile accettare la posizione assunta dall'idealismo nei confronti della scienza, il rapporto uomonatura e la conseguente fondazione della stessa scienza non possono implicare per il Gramsci il ritorno puro e semplice alle posizioni del positivismo e dello scientismo del secolo scorso, alle concezioni cioè di un materialismo acritico e dogmatico, nel quale quel rapporto non è visto in funzione dell'azione costante che l'uomo esercita sul suo ambiente naturale per modificarlo ed assoggettarlo ai suoi fini umani, ma sulla base dell'accettazione della teoria evoluzionistica intesa nel suo significato meccanico e deterministico. Anzi il Gramsci rea[...]

[...]one da lui definita appunto acritica, quale quella del peggiore positivismo'. Egli reagisce contro la posizione che le scienze naturali ed esatte possono venire ad assumere « nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Appellarsi al senso comune, per sostenere in nome di esso la cosí detta « realtà del mondo esterno », sostiene il Gramsci, contro il soggettivismo e l'idealismo che quella realtà tendono a negare, « ha unsignificato piuttosto " reazionario ", di ritorno implicito al sentimento. religioso » 3. « Poiché tutte le religioni hanno insegnato e insegnano che il mondo, la natura, l'universo è stato creato da Dio prima della creazione dell'uomo e quindi l'uomo ha trovato il mondo già bell'e pronto, catalogato e definito una volta per sempre, questa credenza — scrive il. Gramsci — è diventata un dato ferreo del " senso comune " e vive con. la stessa saldezza anche se il sentimento religioso è spento e sopito » 4.
Bisogna d'altra parte riconoscere che « la con[...]

[...]ezione metafisicoteologica della realtà; egli pone in rilievo l'intimo nesso esistente tra le filosofie a carattere idealistico, che hanno avuto il merito di affermare la centralità dell'uomo di fronte alla realtà della natura, anche se quella centralità hanno concepito in senso puramente speculativo, e il pensiero marxistico, che ha saputo sviluppare quella problematica fino alle estreme conseguenze e superare lo storicismo ancora astratto dell'idealismo per fondare il suo concreto umanesimo.
Ma la valutazione positiva del pensiero idealistico, che fa il Gramsci, non implica l'accettazione di una concezione a carattere « soggettivistico », come egli stesso si esprime, in opposizione al feticismo scientifico e al materialismo deterministico, e quindi l'adesione al punto di vista dell'idealismo per quel che riguarda il rapporto uomonatura; anzi « occorre dimostrare — egli scrive — che la concezione " soggettivistica ", dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storlcistica solo nella concezione delle superstrutture, mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico » 1. Allo storicismo mistificato dell'idealismo sottentra l'autentico storicismo, quello marxista, per il quale la scienza della natur[...]

[...]occorre dimostrare — egli scrive — che la concezione " soggettivistica ", dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storlcistica solo nella concezione delle superstrutture, mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico » 1. Allo storicismo mistificato dell'idealismo sottentra l'autentico storicismo, quello marxista, per il quale la scienza della natura acquista il suo vero valore legata com'è al processo stesso della storia, ideologia essa stessa, che si svolge in funzione del rapporto effettivo che l'uomo concreto pone con il suo ambiente naturale e sociale.
Il rapporto uomonatura non può per il Gramsci essere spiegato dal punto di vista dell'idealismo, che quel rapporto considera in funzione si della centralità dell'uomo rispetto alla realtà oggettiva, ma dell'uomo inteso come spirito astratto, in modo da determinare per conseguenza quella scissione tra filosofia e scienza, che riduce i concetti scientifici a pseudoconcetti ed esclude la storia della scienza dal processo stesso della storia in quanto sviluppo dello spirito. Questa posizione corrisponde sul pi no ideologico ad una determinata fase storica, esprime sul piano concettuale le esigenze di una società divisa in classi, in cui gli intellettuali si pon gono come un'élite, la quale [...]

[...]ustriale in un momento, in cui fare della scienza il fondamento essenziale di tutta la visione del reale significava opporsi al vacuo e vuoto spiritualismo dell'età della Restaurazione ed affermare in tal modo una nuova Weltanschauung piú rispondente agli interessi del nuovo ceto industriale e commerciale. Ben presto però la cultura borghese ha rinnegato le concezioni positivistiche per ripiegare su ben diverse posizioni. L'empiriocriticismo e l'idealismo esprimono questo mutato atteggiamento, per il quale al feticismo della scienza del periodo positivistico si è sostituito da parte della cultura borghese, o almeno di gran parte di essa, lo scetticismo nel valore obiettivo della conoscenza scientifica. Ciò si spiega col mutamento verificatosi nella struttura economica e sociale. La borghesia imperialistica della prima metà del Novecento ha ripudiato il feticismo scientifico propugnato dalla cultura borghese liberale del secolo prece
1 M. S., pp. 1314
Alfredo Sabetti 249
dente per ripiegare verso ideologie culturali piú confacenti alla nuova[...]

[...]a scienza stessa il valore storico e quindi umano che il Gramsci le dà, ciò non implica affatto che esse abbiano valore puramente prammatico, e, se la polemica del Gramsci si volge essenzialmente verso le concezioni materialiste del Bukharin ed egli tende a distinguere nettamente l'atteggiamento del pensiero marxista di fronte al problema indicato da quello assunto dal positivismo e dal materialismo meccanicistico, ciò non implica l'adesione all'idealismo,
e ci pare di aver messo sufficientemente in luce l'essenziale differenza tra le concezioni dell'idealismo e quelle del materialismo storico, cosí come appare chiaro dall'attenta lettura degli scritti del Gramsci. Ma a conferma di questa tesi, sarà utile ricordare un passo, in cui egli, in polemica con il Lukàcs, riconferma la sua posizione coerentemente marxista in merito al problema dei rapporto uomonatura: « È da studiare — egli scrive — la posizione del prof. Lukàcs verso la filosofia della prassi. Pare che il Lukàcs affermi che si può parlare di dialettica solo per la storia degli uomini e non per la natura. Può aver torto e può aver ragione. Se la sua affermazione presuppone un dualismo tra [...]

[...]: « È da studiare — egli scrive — la posizione del prof. Lukàcs verso la filosofia della prassi. Pare che il Lukàcs affermi che si può parlare di dialettica solo per la storia degli uomini e non per la natura. Può aver torto e può aver ragione. Se la sua affermazione presuppone un dualismo tra la natura e l'uomo egli ha torto perché cade in una concezione della natura propria della religione
e della filosofia grecocristiana e anche propria dell'idealismo, che redmente non riesce a unificare e mettere in rapporto l'uomo e la natura altro che verbalmente. Ma se la storia umana deve concepirsi anche come storia della natura (anche attraverso la storia della scienza) come la dialettica può essere staccata dalla natura? Forse il Lukàcs, per reazione alle
1 M. S., p. 143
1
252 1 documenti del convegno
teorie barocche del Saggio popolare, è caduto nell'errore opposto, in una forma di idealismo » 1. Per il Gramsci, cosí come per Marx, l'uomo e la natura non sono infatti congiunti soltanto verbalmente, come per gli idealisti (si pensi alla natura concepita come estraniazione dell'autocoscienza o come prodotto dell'idea), ma l'uomo stesso è natura. Si ricordi quanto Marx scriveva a tal proposito nei suoi Manoscritti economicofilosofici del 1844, allorché affermava: « La natura è il corpo inorganico dell'uomo. Che l'uomo vive nella natura vuol dire che la natura è il suo corpo, con cui deve stare insieme in costante progresso per non morire. Che la vita fisica e spirituale dell'uomo si[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] una contestazione di ogni possibilità di farlo. Un rapido excursus sulla visione storica gramsciana renderà ragione della contestazione che agevolmente potrebbero muovere sulla questione dell'autonomia i tradizionalisti della tecnica, ma nello stesso tempo chiarirà i termini nuovi entro i quali il problema viene oggi riproposto.
La nascita della filosofia della prassi ebbe luogo quando il mondo culturale dell'ottocento viveva nel conflitto tra idealismo e positivismo. La filosofia della prassi storicamente si inseriva tra i due fronti della contesa, battendo in breccia da un lato i1 rinnovato teologismo in cui ii nucleo romantico della cultura tedesca era andato classicamente collocandosi per opera di Hegel (e l'arma strappata dalla Sinistra alla scuola fu proprio lo spirito critico ed inimanentistico ispiratore dell'idealismo), dall'altro il dogmatismo della filosofia positiva, della quale però gli he
190 I documenti del convegno
geliani di sinistra apprezzavano il carattere di concretezza che vanta ogni forma di « scientismo » .
Questa posizione iniziale della filosofia della prassi, mentre diventava storicamente operante sul piano degli eventi, speculativamente si prestava a diventare preda del conflitto ideologico che si combatteva sul piano della cultura: sicché la dottrina visse, per dirla con Gramsci, di combinazioni. In un prima momento il trionfo positivistico rese agevole che si attribuisse al marxismo[...]

[...]e si combatteva sul piano della cultura: sicché la dottrina visse, per dirla con Gramsci, di combinazioni. In un prima momento il trionfo positivistico rese agevole che si attribuisse al marxismo, per il suo rigido economicismo e per quella chiara determinazione (scientifica rispetto all'utopismo filantropico) dei mezzi di lotta, l'etichetta di « materialismo » divenuta via via quasi l'esclusivo segnatalo dell'ortodossia; in un secondo momento l'idealismo fece il suo tentativo di riscatto e di rivendicazione, con una tendenza correttiva dello hegelismo e cioè in direzione antimetafisica ed antiteologizzante. L'acuta analisi gramsciana considerò anzi «combinazione piú rilevante » tra le due quella idealistica per « intellettuali puri », mentre la combinazione ortodossa si rivelava piú conforme all'aspettativa di uomini legati all'attività pratica.
La spiegazione del fenomeno è ovviamente intuitiva, se si consideri l'imprescindibilità del legame che col mondo culturale avverte l'intellettuale, e il bisogno che avverte invece l'uomo politico di [...]

[...]romantico e classico, tanto antimetafisico e tanto teologo, — e perciò non sorprende che sia difficile per Marx, che si rivela ora hegeliano, ora feuerbacchiano, ora materialista.
La filosofia della prassi nasce priva di un nucleo speculativo iniziale autonomo; a prima vista pare che la sua dottrina giustapponga spunti di dottrine diverse, e la caratterizzazione piú semplice di essa si pub ottenere definendola una ancora non composta sintesi di idealismo — per il senso dialettico della storia —, di illuminismo — per la nota fondamentale dell'esaltazione dell'individuo in luogo di un astratto Logo agente nella storia —, e di liberalismo economico — per il fondamentale teorema del meccanicismo e dell'automatismo regolatore delle forze economiche, anche se nell'automatismo si è inserito, in un iniquo rapporto uomostruttura, l'atto umano di arbitrio.
Per il suo programma di sottrarre la storia al dominio della trascendenza e di ricondurla all'azione del protagonista uomo, la filosofia della prassi accentua il motivo critico della lotta alla meta[...]

[...]to uomostruttura, l'atto umano di arbitrio.
Per il suo programma di sottrarre la storia al dominio della trascendenza e di ricondurla all'azione del protagonista uomo, la filosofia della prassi accentua il motivo critico della lotta alla metafisica, ai metaumano, e orienta i suoi sforzi verso una ricerca di immanenza, integralmente depurata da ogni residuo di trascendenza e di teologia. Ma non assolve tale compito il vecchio individualismo. Tra idealismo e individualismo non c'è possibilità di compromessi: storicismo l'uno e antistoricismo l'altro, dottrina dell'assoluto l'uno, dottrina della singolarità l'altro. Come salvare la storia e porvi « au milieu » la realtà dell'uomo?
Di qui le prime contraddizioni storiche nella dottrina della filosofia della prassi, e di qui gl'interessati « distinguo » tra ideologia e dottrina filosofica: il marxismo, si trovò utile dire, è ideologia rivoluzionaria e non dottrina, quasi che un'ideologia non comportasse, implicita o esplicita, una Weltanschauung.
Contra l'idealismo, la filosofia della prassi neg[...]

[...]'assoluto l'uno, dottrina della singolarità l'altro. Come salvare la storia e porvi « au milieu » la realtà dell'uomo?
Di qui le prime contraddizioni storiche nella dottrina della filosofia della prassi, e di qui gl'interessati « distinguo » tra ideologia e dottrina filosofica: il marxismo, si trovò utile dire, è ideologia rivoluzionaria e non dottrina, quasi che un'ideologia non comportasse, implicita o esplicita, una Weltanschauung.
Contra l'idealismo, la filosofia della prassi negò il concetto dell'uomo in generale, e si volse al dileggio di tutti i concetti unitari (ossia degli « universali »), sottoponendoli proprio alla storicità di ogni concezione del mondo e della vita; ma perciò precisamente si assistette al sorgere di una tendenza della filosofia della prassi al dogmatismo, al suo trasformarsi in « credo » ideologico, addirittura fino a cadere inavvertitamente nelle secche del materialismo, ossia di un'altra forma di metafisica.
192 1 documenti del convegno
Tutto ciò è l'inevitabile conseguenza di ogni irrilevante sforzo di inalv[...]

[...]tinuo di posizioni, c) di tentare una fondazione dell'umanesimo su basi e forme diverse dalle antiche.
« La funzione e il significato della dialettica possonoessere concepiti in tutta la loro fondamentalità, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero, in quanto supera (e supe rando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo che il materialismo tradizionali, espressioni delle vecchie società. Se la filosofia della prassi non è pensata che subordinatamente a un'altra filosofia, non si può concepire la nuova dialettica, nella quale appunto quel superamento si effettua e si esprime... Scissa dalla teoria della storia e della politica, la filosofia non può essere che metafisica, mentre la grande conquista della storia del pensiero moderno, rappresentata dalla filosofia della prassi, è appunto la storicizzazione concreta della filosofia e la sua identificazione con la storia » 1.
Infatti lo spirito critico del pensie[...]

[...] filosofia e la sua identificazione con la storia » 1.
Infatti lo spirito critico del pensiero moderno ha combattuto l'antico oggettivismo e le relative posizioni ontologiche, fondate sulla costante aristotelicotomistica della storia del pensiero. Il trionfo del soggettivismo non ha impedito, però, che lo spirito venisse ugualmente entificandosi, e che i1 Soggetto universale venisse fondando una nuova metafisica e una nuova teologia. Prima dell'idealismo tedesco il problema verteva sui rapporti tra natura ed Ente trascendente: i sistemi panteistici, piatti e statici, riducenti la storia ad una pura illusione, avevano élimi
1 M. S., pp. 132133.
I documenti del convegno
nato il trascendente rispetto alla natura, ma avevano ricollocato la trascendenza dell'Essere totale nei riguardi dell'uomo. Insomma nell'idealismo l'Assolutooggetto è diventato Assolutosoggetto, sicché nel panlogismo come nel panteismo l'uomo storico è giuoco, maniifestazione, strumento dell'Assoluto.
Contro le due metafisiche combatte, secondo il Gramsci, l'umanesimo della sinistra hegeliana. Ma una fondazione di una teoria dell'uomo come « primum » di ogni filosofare, l'idea di uomoprotagonista della storia, principio dell'azione e dell'essere, non ha avuto un'adeguata sistemazione dottrinaria, e il rapporto uomonatura è rimasto vago ed incerto, essendo mancata alla filosofia della prassi una noncontraddittoria postulazione teorica: [...]

[...]geliana. Ma una fondazione di una teoria dell'uomo come « primum » di ogni filosofare, l'idea di uomoprotagonista della storia, principio dell'azione e dell'essere, non ha avuto un'adeguata sistemazione dottrinaria, e il rapporto uomonatura è rimasto vago ed incerto, essendo mancata alla filosofia della prassi una noncontraddittoria postulazione teorica: anzi rimanendo per essa condannata la nozione dell'uomo ad essere contesa culturalmente dall'idealismo e dal materialismo, e perciò a persistere, in sostanza, problematica ed ambigua.
Difesa, nel senso di cui sopra, la dialettica, i1 Gramsci intuisce la necessità di fondare teoreticamente la nozione di uomo e del suo rapporto con la natura.
Un significativo nucleo speculativo offre il Gramsci per la fondazione di una dottrina dell'uomo.
Egli comincia anzitutto con l'escludere in maniera assoluta l'identificazione della nozione di uomo con quella di individuo. L'uomo non va concepito come il singolo nel suo « singolo momento », ma « come una serie di rapporti attivi (un processo) in cui se l[...]

[...]ulativa del personalismo, verso cui stanno tendendo notevoli sforzi del pensiero contemporaneo.
Fondazione della nozione di persona e innesto vivo del ritmo dialettico in essa, eliminandovi la stessa pericolosa distinzione (tra persona e dialettica) e realizzandone invece la perfetta identità: ecco in termini attuali il problema dell'autonomia speculativa della filosofia della prassi, che va sganciata definitivamente dai tentativi di presa dell'idealismo, e, ancor piú, del materialismo.
I problemi del personalismo, proprio nella direzione chiaramente indicata dal Gramsci, possono essere qui oggetto di un fugace cenno. Occorre proporsi di:
a) tentare la caratterizzazione del dato immediato della personalita
198 I documenti del convegno
e dimostrare l'irriducibilità di essa (e perciò l'insignificanza e l'infondatezza di un problema della sua origine) ad un acritico dato metapersonale. Identificare la persona con la coscienza (che è insieme, husserlianamente, coscienza dell'io e dell'altro che è pur « mio »);
b) riconoscere l'impossibilità [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]l suo essere strumento di quella mobilitazione, il suo esprimere nel modo più semplice la rottura con la Seconda Internazionale e la posizione originale, specifica, esclusiva, del proletariato nella storia. Nell’ambito della stessa impostazione si tende a concepire il proletariato come una società in nuce del tutto separala e diversa dalla borghesia, con un suo esclusivo patrimonio ideologico. Si lavora con le equazioni materialismoproletariato, idealismoborghesia, oppure dialetticaproletariato, evoluzionismoborghesiasocialdemocrazia. Questi sono sostanzialmente i preAldo Zanardo 345

supposti delle recensioni di Hermann Duncker e Fritz Riickert al libro di Bukharin.

Hermann Duncker, che lo recensisce nella Internationale Presse Korre. spondenz1 e in Die Internationale2, ne indica l'aspetto positivo nel radicale antirevisionismo, nell’adesione aperta alla concezione materialistica della realtà (che è anche ricongiungimento alle posizioni genuine di Marx, Plekhanov, Mehring). Il fatto che Bukharin non discuta i problemi della conoscenza s[...]

[...], di un tentativo di popolarizzazione e di sistemazione e, dentro questi limiti, fa alcune considerazioni positive. Ma il resto è prevalentemente critico. Anche proprio in quanto popolarizzazione il Manuale rompe la tradizione di Plekhanov e Mehring che avevano mostrato come si può unire popolarizzazione e scientificità. La posizione filosofica di Bukharin è il materialismo volgare, intuitivo. Questo materialismo è una comprensibile reazione all’idealismo dei socialdemocratici da Bernstein a Cunow, ma viene ad escludere dal metodo marxista tutti gli elementi che provengono dalla filosofia classica tedesca e in particolare quella dialettica che sola rende intelligibile il processo storico. Bukharin trasforma la dialettica, un metodo, in una Science oggettivistica, positivistica; ammette una cosalità irrisolta, una oggettività a sé, feticistica. Essenziale al marxismo è invece « ricondurre tutti i fenomeni dell’economia e della sociologia a rapporti sociali degli uomini fra loro ». Tipico deH’impostazione oggettivistica, materialisticovolgare, è[...]

[...]ttolineava ancora gli aspetti dialettici. Ma tutto questo non impedì l’involuzione dogmatica, non sviluppò dei quadri filosofici di alto livello, non significò l’assimilazione, la traduzione, per il proletariato, dei risultati più avanzati della cultura filosofica europea. Quello che era stato, da un certo punto di vista, l’inizio ancora manchevole e incerto di un tentativo in questo senso, parve essenzialmente una deviazione di sinistra a cui l’idealismo aveva fornito gli strumenti ideologici.

Ili

La critica di Gramsci a Bukharin si muove in ultima analisi nello stesso solco delle critiche di questi comunisti tedeschi. Certo le pagine su «La rivoluzione contro il Capitale» del 1918 hanno, con le posizioni di un Lukàcs, aspetti di affinità molto più appariscenti che non le pagine sul Manuale. Anche queste però restano nella stessa direzione di movimento intesa con molto ampiezza e in una fase molto avanzata, ma nella, stessa: la sintesi di due componenti, la cultura storicistica e umanistica europea e il* movimento operaio. Ma in Gramsci[...]

[...]iù studiati nei circoli del partito e dei simpatizzanti ed ha causato ormai grande confusione (piattaforma teorica di deviazioni di destra e di tendenze conciliatoristiche) ».352

I documenti del convegno

zioni eccezionali, si è potuto compiere. E si è potuto compiere in modo che nel punto di arrivo si ritrova trasfusa tutta la ricchezza dei due termini del processo, in modo che nessuna campagna contro il materialismo metafisico e contro l’idealismo e tanto meno la riorganizzazione teorica che si inaugurò verso il ’31, ne poterono turbare il normale svolgimento. Ciò che gli permise di resistere a queste sollecitazioni (e furono ben pochi a non capitolare, interamente o a metà) fu, oltre, alla situazione straordinaria in cui visse, il legame stretto e immediato col suo movimento^ operaio, il fatto che capi e accettò le direzioni di sviluppo implicite a questo determinato movimento operaio e a questo determinato paese (onde certe concezioni del partito, della propaganda...) e non le impose dal di fuori. Non che questo complicato processo n[...]

[...]loro proprio sviluppo, è divenuta impossibile la concezione metafisica» (Engels). I risultati sempre superati e mutevoli e i metodi delle scienze naturali non rappresentano un caso generale della filosofia della prassi. Questa anzi è completamente indipendente, è la scienza autonoma del mondo umano, e ha da respingere rigorosamente ogni intromissione delle scienze naturali3, ogni pretesa di sussumerla a una teoria generale del materialismo o deiridealismo 4. Anche in merito a questi problemi tuttavia ci sono serie difficoltà di interpretazione: sia per le esitazioni di Gramsci, sia perché è chiara la tendenza generale del pensiero, ma non la consistenza di ciò che intanto

1 Per esempio in M. S., p. 28.

2 M. S., p. 54.

3 M. S., pp. 54, 56, 162.

4 M. S., pp. 1589. Uno spunto di interpretazione forse diversa della scienza della natura si ha a p. 142 di M. S... : « La scienza sperimentale ha offerto finora il terreno in cui una tale unità culturale ha raggiunto il massimo di estensione: essa è stato l’elemento di conoscenza che ha più [...]

[...]oricistica e idealistica e di fronte, come obiettivo polemico essenziale, le combinazioni di marxismo e kantismo di rilievo filosofico e politico 1. Né dall’Italia forse si avvertiva l’importanza di tendenze di questo tipo nel marxismo tedesco e russo. Gramsci le considera di poco conto e le attribuisce a gruppi ristretti di intellettuali e di professori2. Fu appunto questo fatto, il rilievo politico e filosofico delle combinazioni di marxismo e idealismo, che dette vigore al materialismo filosofico russo, che mantenne elementi di continuità filosofica fra Plekhanov e Lenin. Fin dal 1909 3 Lenin indicava i termini della differenza filosofica fra marxismo e revisionismo nel materialismo e nella dialettica. Il binomio poi si conservò, con varia accentuazione e giustificandosi con altre lotte intellettuali e politiche, nel marxismo della Terza Internazionale.

Queste posizioni verso la sociologia, il materialismo volgare, le scienze della natura, si trovano riflesse e chiarite nel quadro che Gramsci ha dello sviluppo passato del marxismo filoso[...]

[...]colo storico ormai chiuso, in cui l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è già definitivamente compiuta, una volta per tutte; o si può intendere come un processo storico ancora in movimento, per cui si riproduce una necessità nuova di sintesi culturale e filosofica? A me pare giusta questa seconda risposta: in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale, criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, la presenza della cultura storica e umanistica europea, della contrapposizione fra dialettica, storicità, criticismo da una parte e metafisica, materialismo, positivismo, realismo ingenuo, dall’altra. Estranea all’impostazione di Gramsci è la distinzione di origine gnoseologica, fra idealismo soggettivo e oggettivo, ripresa da Bukharin3; estranee sono le conseguenze che essa ha [...]

[...]cessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, la presenza della cultura storica e umanistica europea, della contrapposizione fra dialettica, storicità, criticismo da una parte e metafisica, materialismo, positivismo, realismo ingenuo, dall’altra. Estranea all’impostazione di Gramsci è la distinzione di origine gnoseologica, fra idealismo soggettivo e oggettivo, ripresa da Bukharin3; estranee sono le conseguenze che essa ha comportato per il marxismo nella periodizzazione della storia della filosofia. Manca il periodo moderno, di lotta contro l’idealismo soggettivo, elaborato in connessione con lo sviluppo delle scienze fisiche, che ha trovato la sua definizione classica in Materialismo ed empiriocriticismo. Lenin scrive che Marx ed Engels, che si erano formati alla scuola di Feuerbach, « rivolsero naturalmente la maggiore atten
1 M. S., p. 139.

2 M. S., p. 91.

3 Op. cit., p. 54.Aldo Zanardo

367

zione al completamento della filosofia del materialismo in alto, cioè non alla gnoseologia materialistica, ma alla concezione materialistica della storia. È per questo che Marx ed Engels nelle loro opere mettono l’accento sul materialism[...]

[...]soluto, la mondanizzazione e la terrestrità assoluta del pensiero, un umanesimo assoluto della storia. In questa linea è da scavare il filone della nuova concezione del mondo » 2.

Per Gramsci il rapporto MarxLenin, fase primitiva e fase progredita del marxismo, sembra configurarsi essenzialmente come il rapporto scienzaazione 3. Noi viviamo nella stessa amplissima epoca culturale di Marx e in cui, oggi, il marxismo ha da rifare la sintesi fra idealismo e materialismo, ha da entrare nella lotta contro la metafisica e il positivismo condotta dal pensiero europeo più avanzato, portare il marxismo filosofico alla completezza e all’egemonia culturale.

Se si ripensa ai motivi che abbiamo messo in luce, il concetto del partito educatore, la critica alla sociologia e al materialismo metafisico, la fase infantile del marxismo, la sua incompiutezza, l’importanza di Hegel e del neohegelismo, non pare possano sussistere dubbi sull’ambiente intellettuale che Gramsci respira.

È anche certo che da questa cultura storicistica e umanistica dipendono a[...]



da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]zioni, ora vive per se stesso e sente di piú se stesso, ed è meno cittadino e piú uomo » (Storia, II', p. 37).
6. La formazione tardoottocentesca di Marchesi. — Anche per un nemico della filosofia come Marchesi non si può rinunciare a chiedersi in quale clima culturale e ideologico si sia formata (e poi, eventualmente, sviluppata e mutata) la sua visione della vita. Marchesi visse la maggior parte della propria vita in un'Italia dominata dal neoidealismo e in un'Europa nella quale, se l'influsso di Croce e di Gentile non si estese molto, prevalsero correnti, sia pur diverse, di reazione antipositivistica, di spiritualismo, anche di aperto irrazionalismo. Qual è, in questo ambiente, la sua collocazione? Il problema (sul quale La Penna ed io abbiamo avuto scambi d'idee quando il suo saggio era già tutto scritto, ma prima che fosse pubblicato, come egli stesso accenna, con amichevoli parole, nell'Avvertenza iniziale, p. 2) è affrontato brevemente a p. 56 s., prescindendo da altri piú fugaci accenni nel corso del saggio. Sembra dapprima che March[...]

[...]scritto, ma prima che fosse pubblicato, come egli stesso accenna, con amichevoli parole, nell'Avvertenza iniziale, p. 2) è affrontato brevemente a p. 56 s., prescindendo da altri piú fugaci accenni nel corso del saggio. Sembra dapprima che Marchesi sia visto da La Penna, prevalentemente, come un idealista, non privo di influssi crociani e gentiliani. « Con alcuni residui positivistici conviveva una larga, sostanziale, importante influenza del neoidealismo contemporaneo. » Il materialismo a cui Marchesi diceva di aderire non era insincero né frutto di un semplice equivoco, ma, specialmente negli anni della maturità,
piuttosto velleitario e superficiale [ ...1. Era idealistica la sua sfiducia nella scienza, idealistica la sua rivalutazione quasi misticheggiante dell'individuo come fantasia, creazione artistica, e come coscienza religiosa. Amava citare da Agostino i tre concetti di tempo: presente del passato, presente del presente, presente del futuro; ma il vero ispiratore non è Agostino e neppure il marxismo con la sua concezione dei rapporti[...]

[...]alistica la sua sfiducia nella scienza, idealistica la sua rivalutazione quasi misticheggiante dell'individuo come fantasia, creazione artistica, e come coscienza religiosa. Amava citare da Agostino i tre concetti di tempo: presente del passato, presente del presente, presente del futuro; ma il vero ispiratore non è Agostino e neppure il marxismo con la sua concezione dei rapporti fra conoscenza e prassi: l'ispirazione, sia pure generica, è nell'idealismo contemporaneo: siamo sulla via che porta al concetto crociano della storia che è sempre storia contemporanea, o addirittura all'atto puro di Gentile.
Subito dopo, la collocazione muta alquanto: Marchesi, piú che all'idealismo neohegeliano, è avvicinato, sia pure indirettamente, « a forme di irrazionalismo di ispirazione nietzschiana e poi bergsoniana », e distaccato, anche se non del tutto, dal crocianesimo. Infine La Penna rammenta che
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 651
già nella giovinezza catanese Marchesi « aveva respirato l'aria del tardo positivismo, che diventava sempre piú agnostico [...1; probabilmente alcuni fili uniscono lo scetticismo e l'irrazionalismo di Marchesi col tardo positivismo agnostico e vagamente religioso ».
Non bisogna imputare a oscillazioni o incoerenze del giudizio di La Penna l[...]

[...]so idealistico, e che Marchesi abbia non soltanto assorbito da giovane, ma sostanzialmente conservato fino all'ultimo un'impostazione ideologica e culturale (e, piú largamente, « umana », psicologica) tardopositivistica. Credo, anche, che di questo tardo positivismo a cui Marchesi appartenne non si debba mettere in risalto soltanto ciò che è, in qualche modo, preidealistico (o meglio prespiritualistico), ma anche ciò rispetto a cui il successivo idealismo e spiritualismo rappresentò una frattura e una svolta. E, pur riconoscendo ovviamente che il tardo positivismo ebbe connotati suoi propri, non dimenticherei che certi aspetti che si trovano nella Weltanschauung di Marchesi sono presenti in alcuni notevoli filoni del positivismo fin dall'inizio.
Sarò costretto a ricordare cose che non costituiscono alcuna novità (fra l'altro, c'è attualmente un rifiorire di studi sul positivismo, e il poco che rammenterò apparirà, ad un tempo, scontato e troppo generico); ma il mio scopo è soltanto di dare alcuni punti di riferimento per la collocazione della[...]

[...]itata dal materialismo, dell'infelicità umana che nessuna filosofia o scienza potrà mai sanare, domina incontrastata; ed è ulteriormente accentuata, come mi fa notare Dante Nardo, nella quinta edizione della Storia in confronto alle precedenti (cfr. 8a ed., rist. 1961, i, pp. 223225). Interpretazioni diverse di Lucrezio, che frattanto erano state enunciate, non avevano avuto influsso su Marchesi.
Pur con tutti i nessi fra tardo positivismo e neoidealismo, uno spartiacque rimane abbastanza netto: la filosofia e, piú in generale, la visione del mondo che prevale nel primo Novecento rappresenta una rivincita dell'antropocentrismo e una tendenza alla dissoluzione della materia come limite alla libertà e al « potere » dell'uomo. In Croce e in Gentile, la natura è ridotta a mero oggetto di conoscenza (o di conoscenzaazione) umana; tutto ciò che nell'uomo vi è di debole e di effimero è attribuito all'« io empirico », pura astrazione, mentre l'Io assoluto riassume tutti i caratteri della divinità; in Bergson (come nei suoi piú mediocri precursori fra[...]

[...]oso dell'umanesimo che della letteratura latina antica. Di questa produzione giovanile di Marchesi tratta in modo eccellente il La Penna nel cap. ir del suo saggio, e io non ho nulla da aggiungere; qualcosa, piú oltre, dirò del Marchesi filologo classico.
Con ciò non intendo certo sostenere che Marchesi abbia trascorso la maggior parte della sua vita intellettuale chiuso dentro una corazza tardopositivistica, insensibile ad ogni influsso del neoidealismo e dell'irrazionalismo novecentesco. La condanna del filologismo (quale appare specialmente nella prolusione del 1923, per poi attenuarsi), la preferenza per la critica letteraria monografica o per la storia come « collezione di monografie », erano aspetti della sua personalità che — uso una felice espressione del La Penna, p. 78, a proposito della Storia della letteratura latina — « convergevano con una certa impostazione idealistica ». E infatti, come ricorda ancora il La Penna, la Storia fu lodata da Croce (cfr. Storia della storiografia italiana nel sec. XIX, ir, Bari 19473, p. 197) ed ebb[...]

[...]italiana degli anni Trenta. Prima ancora, il Seneca era stato accolto da Gentile nella collana di « Studi filosofici » da lui diretta presso Principato, ed era stato recensito assai favorevolmente da Adolfo Omodeo (Tradizioni morali e disciplina storica, Bari, Laterza, 1929, pp. 107117). A sua volta, Marchesi, pur non desistendo mai dalle sue puntate contro la filosofia « incapace di consolare », non s'impegnò mai in polemiche esplicite contro l'idealismo crociano e gentiliano e contro l'estetica crociana 10; non è improbabile che,
Io Una sua replica a Croce di argomento politico, assai rispettosa e tendente a conciliare piú che ad accentuare il dissenso, è in Umanesimo e comunismo, p. 50 ss. (da « La città libera », 24 maggio 1945). Con Gentile aveva avuto una discussione a proposito dell'Etica Nicomachea nella tradizione latina medievale (Messina 1904): cfr. LA PENNA, p. 18 e n. 10. Sui posteriori rapporti con Gentile, fino alla sdegnata lettera aperta del 1944 (il cui testo, peraltro, fu diffuso con una frase finale non autentica, che poté[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...]cato di dogmi, ma neppure dissolvendolo in un revisionismo eversore, sibbene svolgendolo alla luce dei progressi della cultura europea, arricchendolo e rinsanguandolo di quanto il pensiero moderno aveva prodotto, senza per. questo rinnegarne i principi e lo spirito. Cosí operando Gramsci veniva ad attuare quel ritorno al marxismo, di cui piú volte, nel secondo decennio del secolo, avevano parlato i socialisti italiani, consci dei pericoli del neoidealismo, convinti della impossibilità di combatterlo con le armi ormai spuntate del positivismo, proclamanti la necessità di rifarsi ai principi di Marx ed Engels, per adattárli alle nuove esigenze della vita sociale e culturale italiana, ma incapaci, poi, di svolgere essi quel compito di cui pure avvertivano l'urgenza 1.
1 Per qualche esempio dr. A. SCHIAVI, «Per la cultura socialista», in Critica sociale, XXII, 1912, p. 147 sgg.; T. CoLucci, « A proposito di filosofia della storia e di marxismo », ivi, XXIII, 1913, p. 268 sgg.
Giuseppe Petronio 227
Gramsci svolse lui questo compito, e sono not[...]

[...]ano l'urgenza 1.
1 Per qualche esempio dr. A. SCHIAVI, «Per la cultura socialista», in Critica sociale, XXII, 1912, p. 147 sgg.; T. CoLucci, « A proposito di filosofia della storia e di marxismo », ivi, XXIII, 1913, p. 268 sgg.
Giuseppe Petronio 227
Gramsci svolse lui questo compito, e sono noti i termini nei quali lo pose: elaborazione, o rielaborazione, di una filosofia della prassi, che tenesse si conto delle conquiste particolari del neoidealismo, ma che queste conquiste assumesse organicamente in un sistema tutto diverso di principi; fondazione di un AntiCroce e di un AntiGentile, che ripetesse per i due filosofi dell'idealismo italiano quanto già i fondatori della filosofia della prassi avevano compiuto per Dühring. $ logico, allora, che lo studioso di Gramsci debba oggi ricercare, nei volumi delle opere di lui, quanto della iniziale posizione « tendenzialmente crociana » è rimasto di non bruciato, ma debba soprattutto indagare quanto vi è invece di nuovo, di coscientemente diverso; è logico, soprattutto, che debba, indipendentemente dalle singole consonanze puntuali, sforzarsi di cogliere le linee direttive, originali, del pensiero di Gramsci.
Della lezione crociana era rimasta viva in Gramsci l'esigenza di non p[...]

[...], anche se, almeno nelle righe riportate qua su, ancora negativi piuttosto che positivi.
Ma anche i termini positivi, dell'affermazione dopo la negazione, ci sono, e sono chiari, sicché l'antitesi CroceGramsci risiede nello spirito piú profondo delle due opere, in quella concezione del mondo che è dietro ogni sistema di pensiero e gli dà la sua impronta precisa.
La prima netta distinzione è nel fatto che il Gramsci, ritornando, al di là del neoidealismo italiano, al pensiero marxista, ritornava, in ultima analisi, alla dialettica hegeliana degli opposti, sia pure rimessa sulla testa, negando la crociana dialettica dei distinti e riemergeva cosí l'arte, e quindi la critica, in quella storia da cui il Croce le aveva cautelosamente allontanate. L'arte, per Gramsci, è forma, ma una forma condizionata dal suo contenuto, i1 quale contenuto è sempre storicamente determinato. Perciò Gramsci, in antitesi netta con Croce, mentre sottolinea sí la necessità di non confondere il giudizio storico (che è un giudizio di contenuti) con il giudizio estetico ([...]

[...] ideologie progressive; ma, intanto, per servire ognuna la propria ideologia, l'una diviene critica della pura forma, della distinzione netta tra poesia e nonpoesia, tra struttura e poesia, e via dicendo, le altre si atteggiano come critiche dei contenuti e delle forme tutt'insieme, e tendono a fondere struttura e poesia in un tutto organico. Ecco, dunque, perché dicevamo assurdo affermare che per Gramsci si possano conciliare crocianesimo (o neoidealismo) e marxismo; il problema di Gramsci è
invece quello di giungere ad una fase ulteriore e nuova storicamente
aggiornata — del marxismo, che riassotira in sé, in una sintesi superiore, il neoidealismo. In una pagina di Estremo interesse egli si chiese una volta quale dovesse essere l'atteggiamento della filosofia della prassi di fronte a Croce e a Gentile, e concluse: « in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale e criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 1. E la critica letteraria alla quale Gramsci aspira, quella di cui tratteggia le linee ideali e che qualche volta consegue, è una critica in cui, nello spirito e nella metodologia di un marxismo evolutosi coi tempi, siano sussunte e riassorbite le parti vitali della critica crociana; vitali, perd, veramente, solo se cosí riassorbite e sussunte.
Deriva da tutto quanto si è detto almeno un'altra differenza di fondo. L'estetica crociana conduceva logicament[...]

[...]lo stesso momento, culturali: cultura falsamente umanistica, accademismo letterario, Arcadia, brescianesimo, e cosí via dicendo.
In questo modo le classi subalterne, escluse fino allora dalla storia letteraria, vi entrano di pieno diritto, e la storia della letteratura diventa una storia nazionalepopolare. Le aveva escluse la storiografia romantica, compreso il De Sanctis, senza forse una precisa coscienza; le aveva escluse coscientemente il neoidealismo italiano, che aveva affermato con orgoglio i diritti della propria classe, sola protagonista di storia. Ora invece queste classi subalterne invadono se non il proscenio lo sfondo; non parlano qualche volta, ma la loro muta presenza colorisce e qualifica il dramma che si svolge piú avanti, cosí come il Convitato di pietra per essere muto non resta però estraneo al dramma, che egli condiziona con la sola sua ombra.
Ecco, allora, che nelle pagine dei Quaderni del carcere è una miniera inesausta di spunti e di temi, altamente suggestivi i piú, che Gramsci ha potuto accennare e porre, non svolger[...]



da [Le relazioni] C. Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] biologia (che appunto astrae, considerando l’uomo, dallo svolgimento della sua storica socialità), ma in quanto oggetto della economia politica, ossia di una scienza storicoumana, che il marxismo, in quanto ne ha fatto la « critica », ha integralmente storicizzato. Sotto tale aspetto l’uomo rimane pur sempre, insuperabilmente, natura, ma di una naturalità ormai inglobata nella storicitàsocialità umana e funzione di essa. E tuttavia (contro ogni idealismo), un momento irri^ ducibile di questa. Questa è la posizione integralmente marxista; e qui, ci sembra, è il più rigoroso fondamento materialistico del marxismo. Scrive Marx nel Capitale: « La tecnologia rivela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzione della sua vita, e quindi anche dei rapporti del suo vivere sociale e delle rappresentazioni spirituali che ne scaturiscono » 3. Questa posizione ci riporta, per il suo contenuto, alla rivoluzione fìlosoficometodologica compiuta da Marx e da Engels negli anni fra il 1843 e il 1846, e che li condusse all[...]

[...]ei filosofi, come concezioni dei gruppi dirigenti (cultura filosofica) e come religioni delle grandi masse, e vedere come in ognuno di questi gradi si abbia a che fare con forme diverse di “ combinazione ideologica 99 » : AL S., p. 22. Cfr. anche pp. 151 e 232).462

Le relazioni

quella dimensione nuova del filosofare (non ha nulla a che vedere, ad esempio, con una identificazione verbale di tipo attualistico).

Anche la polemica contro l’idealismo, che si svolge in Gramsci attraverso una serie estremamente differenziata di motivi (legati in gran parte a circostanze della cultura italiana, e specialmente alla discussione col crocianesimo), e conduce altresì a una serie di « traduzioni » e di recuperi dal « linguaggio speculativo » della filosofia idealistica a quello concretamente storicistico del marxismo, è innanzi tutto argomentata e fondata sulla « impotenza della filosofia idealistica a diventare una integrale concezione del mondo» *, valida per tutti gli uomini, nella realtà di oggi; cioè fede e senso comune non di gruppi ristrett[...]

[...]n piano strettamente teorico, comporta anche la relativa giustificazione storica di quelle penetrazioni, come caratteristiche di una fase ancora arretrata del movimento reale (rivoluzionario) di cui il marxismo è espressione2.

Alluna e all’altra polemica è costantemente sottesa la persuasione della autonomia critica e originalità filosofica del marxismo, che, come si è detto, è il filo conduttore di tutto il pensiero di Gramsci. Di fronte all’idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato 3, sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali “ puri99 —' scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofiamo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l’arsenale del [...]

[...], per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofiamo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l’arsenale del gruppo sociale cui erano legati. D’altra parte la ten
1 M. S., p. 226.

2 Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., in particolar modo, M. S., pp. 81, 84, 87* 151, 1623, 223.

3 Ciò vale soprattutto nei confronti deH’idealismo, o « neohegelianesimo », italiano del Croce e del Gentile, che prese l’avvio, alla fine del secolo, dalla discussione col marxismo ed a quella è sempre rimasto, in qualche modo, legato.denza ortodossa si trovava a lottare con l’ideologia più diffusa nelle masse popolari, il trascendentalismo religioso, e credeva di superarlo solo col più crudo e banale materialismo che era anche esso una stratificazione non indifferente del senso comune, mantenuta viva, più di quanto si credesse e si creda, dalla stessa religione che nel popolo ha una sua espressione triviale e bassa, superstiziosa e stregon[...]

[...]. Vi è da fare anche un’altra osservazione, che credo assai caratterizzante : quella « indipendenza e originalità filosofica del marxismo » è vista da Gramsci non semplicemente come un dato, come una cosa già fatta, ma come un elemento di sviluppo e di conquista continua delle sue più profonde implicazioni. E ciò nel quadro di una lotta ideale in cui sono presenti non solo e non tanto astratti termini ideologici (schematizzati ai loro estremi in idealismo e in un certo tipo di materialismo), ma i concreti portatori di essi, da un lato gli « intellettuali “ puri ”, elaboratori delle ideologie delle classi dominanti », dall’altro le masse popolari, in certo modo depositarie del « senso comune ». Quella lotta ideale in cui il marxismo esplica e sviluppa, di fatto, la sua autonomia filosofica, si presenta cosi immediatamente come momento necessario di una complessa lotta reale. In Gramsci questo nesso non va mai perduto, non è mai obliato.

Quel medesimo nesso determina, ci sembra, il suo modo di concepire

10 svolgimento e l’esposizione del m[...]



da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...] biologia (che appunto astrae, considerando l'uomo, dallo svolgimento della sua storica socialità), ma in quanto oggetto della economia politica, ossia di una scienza storicoumana, che il marxismo, in quanto ne ha fatto la « critica », ha integralmente storicizzato. Sotto tale aspetto l'uomo rimane pur sempre, insuperabilmente, natura, ma di una naturalità ormai inglobata nella storicitàsocialità umana e funzione di essa. E tuttavia (contro ogni idealismo), un momento irriducibile di questa. Questa é la posizione integralmente marxista; e qui, ci sembra, é il più rigoroso fondamento materialistico del marxismo, Scrive Marx nel Capitale: « La tecnologia rivela il comportamento attivo dell'uomo verso la natura, l'immediato processo di produzione della sua vita, e quindi anche dei rapporti del suo vivere sociale e delle rappresentazioni spirituali che ne scaturiscono » (22). Questa posizione ci riporta, per il suo contenuto, alla rivoluzione filosoficometodologica compiuta da Marx e da Engels negli anni fra il 1843 e il 1846, e che li condusse al[...]

[...] logica delle diverse filosofie dei filosofi non è sufficiente. Almeno come indirizzo metodico, occorre attirare l'attenzione sulle altre parti della storia della filosofia; cioè sulle concezioni del mondo delle grandi masse, su quelle dei più ristretti
LA METODOLOGIA DEL MARXISMO 199
quella dimensione nuova del filosofare (non ha nulla a che vedere, ad esempio, con una identificazione verbale di tipo attualistico).
Anche la polemica contro l'idealismo, che si svolge in Gramsci attraverso una serie estremamente differenziata di motivi (legati in gran parte a circostanze della cultura italiana, e special mente alla discussione cól crocianesimo), e conduce a una serie di « traduzioni » e di recuperi dal « linguaggio speculativo » della filosofia idealistica a quello concretamente storicistico del marxismo, é innanzi tutto argomentata e fondata sulla « impotenza della filosofia idealistica a diventare una integrale concezione del mondo » (28), valida per tutti gli uomini, nella realtà di oggi; cioè fede e senso comune non di gruppi ristretti, [...]

[...]randi masse, e vedere come in ognuno di questi gradi si abbia a che fare con forme diverse di "combinazione" ideologica » (Il materialismo storico ecc., cit., p. 22. Cfr. anche pp. 151 e 232).
(28) Op. cit., p. 226.
(29) Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., in particolar modo, Il materialismo storico ecc., pp. 81, 84, 87, 151, 1623, 223.
200 CESARE LUPORINI
Gramsci. Di fronte all'idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato (30), sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali ' puri ' — scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofismo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l'arsenale de[...]

[...]ltra osservazione, che credo assai caratterizzante: quella «indipendenza e originalità filosofica del marxismo » è vista da Gramsci non semplicemente come un data, come una cosa già fatta, ma come un elemento di svihippo e di conquista continua delle sue più profonde implicazioni. E ciò nel quadro di una lotta ideale in cui sono presenti non solo e non tanto astratti termini ideologici (schematizzati
(30) Ció vale soprattutto nei confronti dell'idealismo, o « neohegelianesimo », italiano del Croce e del Gentile, che prese l'avvio, alla fine del secolo, dalla discusssione col marxismo ed a quella é' sempre rimasto, in qualche modo, legato.
LA METODOLOGIA DEL MARXISMO 201
ai loro estremi in idealismo e in un certo tipo di materialismo),
ma concreti portatori di essi, da un lato gli « intellettuali ' puri elaboratori delle ideologie delle classi dominanti », dall'altro le masse popolari, in certo modo depositarie del « senso comune ». Quella lotta ideale in cui il marxismo esplica e sviluppa, di fatto, la sua autonomia filosofica, si presenta così immediatamente come momento necessario di una complessa lotta reale. In Gramsci questo nesso non va mai perduto, non è mai obliato.
Quel medesimo nesso determina, ci sembra, il suo modo di concepire lo svolgimento e l'esposizione del marxismo c[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]e formule della dialettica* usandole come innocenti metafore per riassumere icasticamente, secondo l’immaginoso linguaggio intellettuale, colto, del tempo, i processi storici di cui ha scoperto le leggi scientifiche... La dialettica che solo interessa Marx e il marxismo autentico è la dialettica determinata, cioè coincidente con la legge scientifica » 2.

La mistificazione della dialettica hegeliana è essa la conclusione complessiva di tutto l’idealismo, di tutta la filosofia speculativa. Hegel non

1 M. S., pp. 2401.

2 Galvano Della Volpe, Marx e lo Stato moderno rappresentativo, Bologna, 1947, p. 12.Mario Tronti

313

ha bisogno di essere concluso; Hegel è già la conclusione. È proprio la conclusione che Marx rifiuta. E allora non si può dire che la filosofia della prassi ha incorporato in sé alcuni valori « strumentali » dello stesso metodo speculativo (ad es. la dialettica) \ Perché la dialettica hegeliana è già tutto il metodo speculativo; e proprio questo metodo, in Hegel, giustifica, rende possibile, anzi rende « necessario [...]

[...]i argomenti. « La coscienza e la volontà — egli dice — appaiono un momento essenziale della storia, in quanto condizionano l’azione e, pertanto, lo stesso processo storico. Il materialismo metafisico non può dunque racchiudere nei suoi quadri il realismo storico e il principio della lotta di classe, ma ne risulta superato: un’altra concezione filosofica si rende necessaria. E certamente la concezione filosofica più consentanea appare quella dell’idealismo volontaristico. Non per nulla Marx ed Engels movevano dal volontarismo feuerbachiano e dalla filosofia della prassi » 5.

Occorre vedere se in Gramsci non sia passata almeno una parte di questa concezione6.

1 M. Sp. 39.

2 M. S., p. 44.

3 M. S., p. 35.

4 M. S., p. 49.

5 Rodolfo Mondolfo, op. cit., II ed., p. 24.

6 « La coincidenza (con Gramsci) in questo caso consiste appunto in un eie316

I documenti del convegno

Molto note sono le formulazioni gramsciane riguardo al problema di un oggettività materiale, intorno alla « cosi detta realtà del mondo esterno ». Quasi ogn[...]

[...]317

idealistica, immanentistica, storicistica del pensiero di Marx. Conseguenza inevitabile se non si è passati attraverso quella distruttiva critica marxiana al procedimento mistificato della dialettica hegeliana, e quindi al metodo del pensiero hegeliano che fa tutt’uno per Marx con il sistema definitivo della filosofia hegeliana; se non si è analizzata e smontata dall’interno l’unica metafisica che Marx temeva, e che era la metafisica dell’idealismo, culminata, coronata e conclusa nel pensiero di Hegel.

Grossi equivoci possono sorgere intorno a questo aspetto della problematica gramsciana. Prendiamo la teoria delle sovrastrutture. « Il materialismo sporico... — dice Gramsci — nella teoria delle superstrutture pone in linguaggio realistico e storicistico ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa » 1; « la concezione 66 soggettivistica ”... può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture » 2. Che mi pare si possa capire in questo modo : per salvare la[...]

[...]divenire storico, viene storicizzata; o meglio viene risolta sia nelle strutture sia nelle sovrastrutture, in quanto entrambe si presentano come parvenze di un concreto divenire storico. Dunque Videa, nella sua natura, nella struttura del suo movimento, rimane identica: è l’idea hegeliana, che, solamente, viene storicizzata. Il marxismo risulta cosi come la interpretazione storicistica della concezione soggettivistica; come lo storicizzarsi dell’idealismo.

Non possiamo dire che Gramsci arrivi a questa conclusione esplicita. C’è in lui la consapevolezza di altri problemi, c’è in lui una ben determinata gerarchia di problemi, in cui il primo posto spetta sempre al concreto, al particolare, allo « storicamente determinato », che giustamente gli impedisce di giungere ad una simile conclusione. C’è in lui soprattutto una giusta soluzione al problema del rapporto di « teoria e pratica ».

« Se il problema di identificare teoria e pratica si pone, si pone in

1 M. S., p. 139.

2 M. S., p. 141,318

I documenti del convegno

questo senso [...]

[...]la storia e della politica, e inoltre dell’arte, dell’economia, dell’etica e deve nel nesso generale trovare il posto per una teoria delle scienze naturali » 2. E infatti « ogni sociologia presuppone una filosofia, una concezione del mondo, di cui è un frammento subordinato » 3. La stessa dialettica, cioè il metodo, può essere esattamente concepito, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che supera idealismo e materialismo tradizionali, esprimendo questo superamento proprio attraverso la nuova dialettica 4.

Vuol dire questo che dobbiamo accingerci ad una esposizione sistematica del marxismo? No: per Gramsci questo è possibile soltanto quando una determinata dottrina ha raggiunto la fase « classica » del suo sviluppo. Fino ad allora ogni tentativo di « manualizzarla » deve necessariamente fallire e la sua sistemazione logica risulta apparente e illusoria. Fino ad allora non è possibile una esposizione formalmente dogmatica, stilisticamente posata, scientificamente serena 5. Ecco il motivo profo[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]questa nuova dimensione della considerazione filosofica (non ha nulla a che fare, ad esempio, con una identificazione verbale di tipo attualistico). La stessa esposizione del marxismo come filosofia si fa astratta (soprattutto nell'epoca in cui lo sviluppo storico ha posto il problema dell'ege
4.
40 I documenti del convegno
monia) se è svolta solo in riferimento polemico alle sistemazioni filosofiche tradizionali (tipizzate ai loro estremi in idealismo e materialismo metafisico) e non coinvolge 1a discussione col « senso comune ». La nozione di « senso comune » diventa perciò centrale.
Essa nel contesto gramsciano è ben piú complessa del consueto riferimento di comodo che sotto tale denominazione serve in generale ai filosofi per indicare un presunto atteggiamento mentale staticamente contrapposto alla « criticità » della filosofia o alla metodologia scientifica (anche se, eventualmente, lo si consideri, in ultima analisi, con esse conciliabile). Il « senso comune » non è in Gramsci univocamente riducibile, nei suoi contenuti: esso è sempr[...]

[...]ondo storicoumano, il che viene escluso, per la stessa integrale dialetticità, dal nesso uomonatura, che implica tanto l'opposizione e contraddizione, da cui si svolge la storia umana, quanto la identità e continuità I. Ma il fondamento rimane per Gramsci appunto in quel nesso, ossia nella nozione di prassi umana sensibile (anche relativamente alla considerazione delle scienze naturali, dei loro metodi e risultati), senza di che si ricade o nell'idealismo o nel materialismo metafisico. Se è vero che il
Cfr., ad esempio, M. S., p. 145, nota riguardante Lukàcs.
Cesare Luporini 43
marxismo come rivoluzione filosofica è coincidenza di naturalismo e umanesimo (che nella loro «compiutezza» si convertano l'uno nell'altro) può darsi che vi sia in Gramsci, di fatto, per ragioni di interna polemica (contro le penetrazioni di materialismo metafisico nei marxismo, che gli sottraggono l'autonomia filosofica e ne diminuiscono la capacità egemonicoriformatrice), un'attenuazione dell'istanza o componente naturalistica rispetto a quella umanistica, uno squi[...]

[...]nismo, cui è stato sottoposto il marxismo, sebbene con caratteri e radici di classe (relativi a una fase storica ancora immatura del movimento reale della
Cesare Luporini 45
classe d'avanguardia nella sua capacità di esprimere una autonoma elaborazione e direzione culturale) profondamente diversi da quelli che si trovano alla origine del revisionismo idealistico (influenza della direzione ideologica borghese).
La battaglia di Gramsci contro l'idealismo e il revisionismo idealistico ha un posto importante nei suoi scritti e penetra, ancor piú della precedente, in una serie di problemi determinati (storiografici, economici, letterari, di metodologia critica ecc.), una parte dei quali esula dall'ambito della presente relazione. Essa si svolge fondamentalmente nella discussione dello storicismo crociano e rimane esemplare anche se oggi sono in gran parte esaurite le ragioni di quell'Anticroce che Gramsci auspicava. È una battaglia interna alla cultura italiana, ma che ne oltrepassa i limiti per i suoi risultati e il significato metodologico. Es[...]

[...]mi con « la tradizione moderata del Risorgimento », « col pensiero reazionario della Restaurazione », corrispondente « snervamento della dialettica hegeliana » sul piano teorico ecc.). Più in generale vien messa in luce « l'impotenza della filosofia idealistica a diventare una integrale concezione del mondo », nel senso di una illimitata espansività socialeeducativa, come caratteristico limite di classe. Ma per un altro lato la discussione con l'idealismo è ritraduzione in termini « realisticamente storicistici » (ossia marxisti) del suo « linguaggio speculativo », ogni volta che esso copra o investa problemi reali; ed è recupero o inveramento di tutti i « valori strumentali concreti » (in senso intellettuale) in esso incorporati, siano questi per origine precedenti al marxismo, o derivati da esso, o svoltisi parallelamente. (Assai nota, ad es., è la riduzione operata da Gramsci del concetto crociano di « storia eticopolitica » a quello leniniano di
« egemonia », che giova all'approfondimento di questo e insieme mette in Luce i limiti del pri[...]

[...]i da esso, o svoltisi parallelamente. (Assai nota, ad es., è la riduzione operata da Gramsci del concetto crociano di « storia eticopolitica » a quello leniniano di
« egemonia », che giova all'approfondimento di questo e insieme mette in Luce i limiti del primo. Altro esempio, ricco di piú ampie suggestioni
sia in senso teoretico che storiografico, è la concezione della « teoria delle sovrastrutture » come « soluzione filosofica e storica dell'idealismo soggettivistico » 1).
1 M. S., pp. 230, 191, e passim.
46 I documenti del convegno
Qwesto atteggiamento metodico di Gramsci, che proviene dai classici, è da ritenersi, in generale, essenziale a una concezione non chiusa o dogmatica (settaria) del marxismo, ed essenziale al suo svolgersi e procedere per quella « strada maestra della civiltà mondiale » (Lenin), sulla quale storicamente è sorto.
Del pensiero di Gramsci nella presente relazione si è cercato perciò non tanto una collocazione storica (compito eventualmente di altri) quanto di mettere in evidenza, almeno in parte, quegli element[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine idealismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---Dialettica <---Filosofia <---marxista <---Pratica <---materialismo <---Gramsci <---marxismo <---siano <---ideologico <---italiana <---storicismo <---Logica <---ideologia <---italiano <---Ciò <---ideologie <---Marx <---Scienze <---socialismo <---Metafisica <---Engels <---hegeliana <---Storiografia <---gramsciana <---gramsciano <---ideologica <---ideologiche <---umanesimo <---Scienze naturali <---Sociologia <---comunista <---realismo <---socialista <---sociologia <---gnoseologico <---Lenin <---metodologia <---Hegel <---Stato <---italiani <---marxisti <---positivismo <---psicologico <---Diritto <---Meccanica <---Sistematica <---abbiano <---cristianesimo <---crociana <---crociano <---idealisti <---Del resto <---Feuerbach <--- <---capitalismo <---hegeliano <---hegelismo <---leninista <---Dogmatica <---Ecco <---Estetica <---Pensiero filosofico <---determinismo <---dogmatismo <---filologica <---gramsciane <---ideologici <---italiane <---meccanicismo <---metodologica 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