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Il segmento testuale hegelismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 180Analitici , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Sichirollo, Hegel, Gramsci e il marxismo in Studi gramsciani

Brano: [...]o filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell'altro, pur nella forma di " romanzo filosofico ", si riesce a comprendere cos'è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall'insieme dei sistemi, dall'insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro » J.
Ma d'altra parte: « elementi di spinozismo, di feuerbachismo, di
hegelismo, di materialismo francese ecc., non sono per nulla parti essenziali della filosofia della prassi né questa si riduce a quelli, ma ciò che piú interessa è appunto il superamento delle vecchie filosofie, la nuova sintesi o gli elementi di una nuova sintesi, il nuovo modo di concepire la filosofia... È certo che l'hegelismo è il piú importante (relativamente) dei motivi al filosofare del nostro autore... » 2.
1 M. S., p. 93.
2 M. S., pp. 1589.
270 I documenti del convegno
Ritenere tali posizioni libere articolazioni di una meditazione che non ha altro oggetto del proprio esercizio che la pagina sulla quale procede esercitandosi, significa non solo assolutizzarle ma imporsi come compito la determinazione e la ricostruzione della loro mediazione. La quale è subito evidente come ricerca di una tradizione possibile della filosofia della prassi, di un intero storicoideologico che abbia costituito e costituisca il[...]

[...]e. La quale è subito evidente come ricerca di una tradizione possibile della filosofia della prassi, di un intero storicoideologico che abbia costituito e costituisca il presupposto, il .tempo di quella filosofia, e insieme esprima la ragione di una comprensione, storica e speculativa. Ci accompagnerà sempre — ma ci indichi ad un tempo il cammino — il contrappunto: « La filosofia della prassi è stata un momento della cultura moderna... »1 e « {l'hegelismo] ebbe certo una importanza eccezionale e rappresenta un momento storicomondiale della ricerca filosofica » 2; nel modo della determinazione di una filosofia, nell'uso esplicito di una particolare categoria, troviamo già qui la prima giustificazione non esterna del nostro interesse.
« La filosofia della prassi presuppone tutto questo passato culturale, la Rinascita e la Riforma, la filosofia tedesca e la Rivoluzione francese, iI calvinismo e l'economia classica inglese, il liberalismo laico e lo storicismo che è alla base di tutta la concezione moderna della vita. La filosofia della prassi è [...]

[...]lo Hegel berlinese al quale si è da piú parti impegnati, per esempio Weil).
E, per finire con il nostro testo, Gramsci istituisce un non comune parallelismo fra la filosofia della prassi e la filosofia hegeliana: a I continuatori di Hegel hanno distrutto quest'unità e si è ritornati ai sistemi materialistici da una parte e a quelli spiritualistici dall'altra. La filosofia della prassi, nel suo fondatore, ha rivissuto tutta questa esperienza, di hegelismo, feuerbachismo, materialismo francese, per ricostruire la sintesi dell'unità dialettica: " l'uomo che cammina sulle gambe ". Il laceramento avvenuto per l'hegelismo si è ripetuto per la filosofia della prassi, cioè dall'unità dialettica si è ritornati da una parte al materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica, ha cercato di incorporare cid che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir » 2. Si badi: la pagina è del massimo interesse per il senso stesso de'l nostro tema, né è casuale, come vedremo 3. Hegel è qui pienamente restituito alla storia, e non parlo di quanto siamo lontani da certi toni di sufficienza talvolta assunti nei confronti del cosiddetto idealismo speculativo tedesco che no[...]

[...]erpretazione engelsiana della proposizione di Hegel sull'identità di reale e razionale in genere fraintesa).
E la nostra ricerca potrebbe ripetere lo stesso circolo a partire da un altro testo, dall'esame per esempio di quegli appunti schematici raccolti sotto il titolo « Egemonia della cultura occidentale su tutta la cultura mondiale » : è sempre centrale il motivo cultura europea e il suo processo di unificazione in Hegel, decomposizione dell'hegelismo, filosofia della prassi come risultato storico, ed ora possiamo aggiungere storiografico. Ché sto
1 M. S., p. 43.
2 Ivi, ma qd. XVIII.
3 M. S., p. 141.
4 M. S., p. 63 sgg.
Livio Sichirollo 275
ricità deve poter significare intelligibilità nella storia della storia, dare a se stessi la possibilità di configurare un passato che abbia senso per gli uomini. Di questo passato della filosofia che con Gramsci oggi facciamo nostra abbiamo tracciato una direzione, un momenta.
***
Per il senso di questa ricerca si devono tener presenti alcune ragioni, che si potevano anche esporre come introduz[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]i introdotti da Ricardo in economia « hanno avuto un significato d'innovazione filosofica » (cosicché, ad es., il principio della legge di tendenza nell'homo oeconomicus e nel mercato determinato « è stata una scoperta di valore anche gnoseologico », ed « implica appunto una nuova concezione della necessità e della libertà» 2); e infine — ancora piú determinatamente — ha scritto che « la filosofia della prassi è una riforma e uno 'sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca di liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico ». In altri termini, ritenendo egli che la proposizione di Engels del « passaggio dal regno della necessità al regno della libertà » debba essere analizzata ed elaborata « con molta finezza e delicatezza », è quindi — ciò che è ancora piú significativo — pervenuto alla franca ammissione di un'etica o moralità del materialismo storico, cosí scrivendo:
1 M. S., p. 90.E da aggiungere che G. ha anche rilevato la diffusa opinione che la filosofia della prassi è una pura filosofia, cioè « la sci[...]

[...]mo».. « Hegel, a cavallo della Rivoluzione francese e della Restaurazione, ha dialettizzato i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo, ma la sintesi fu " un uomo che cammina sulla testa ". I continuatori di Hegel hanno distrutto quest'unità, e si è ritornati ai sistemi materialistici da una parte e a quelli spiritualistici dell'altra. La filosofia della prassi, nel suo fondatore, ha rivissuto tutta questa esperienza, di hegelismo, feueibacchismo, materialismo francese, per ricostruire la sintesi della unità dialettica: " l'uomo che cammina sulle gambe ". Il laceramento avvenuto per l'hegelismo si è ripetuto per la filosofia della prassi, cioè dall'unità dialettica si è ritornati da una parte al materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica, ha cercato d'incorporare ciò che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir» 1 (di lunga vita per la classe di. cui la cultura idealistica è stata ed è l'esponente).
È facile qui rilevare che Gramsci intuiva nella concezione hegeliana — a parte la cattiva riuscita di essa in una sorta di uomo capovolto, che cammini sulla testa delle idee, e non sulle gambe dei bisogni e delle forze r[...]

[...] sulla dialettica naturale, sulla finalità nella natura, sui rapporti tra la natura e l'uomo, e sui rapporti in genere tra la scienza, la filosofia, la storia naturale e la storia umana. E cosí egli vi avrebbe certamente rilevato, e con pieno assentimento, questo giudizio storico di Engels sulla scienza naturale e sulla filosofia, da questi formulato specialmente nei confronti di Moleschott, di Vogt, di Büchner e di Haeckel e con riferimento all'hegelismo, al darwinismo ed alla scienza positivistica: «La filosofia compie una vendetta postuma contro la scienza per il fatto che la scienza l'ha abbandonata, e tuttavia gli scienziati avrebbero potuto vedere, già dai successi scientifici della filosofia, che in tutta questa filosofia c'era qualcosa di superiore a loro anche per quel che concerne il terreno loro proprio, specifico (Leibniz, fondatore della matematica dell'infinito, di fronte al quale Newton, schiacciato daI
1 Opera postuma di Engels, da lui lasciata incompiuta e in gran parte allo stato frammentario (qui citata nella trad. ital. La[...]

[...] e il mezzo (o i mezzi), e può quindi bene sviluppare ed arricchire l'esposizione del pensiero di Gramsci in rapporto al tema propostomi, importa che io esamini anche ciò che egli ha scritto sul detto motivo critico della filosofia d'ella prassi contro la concezione del mondo storico ponente l'uomo « con la testa all'ingiú » . Gramsci dunque, in una lunga riflessione filologica su Marx e Hegel j, comincia con l'avvertire che « nello studio dello hegelismo di Marx » occorre ricordare che questi (il quale ebbe « carattere » — e Gramsci fece pur bene a rilevarlo —« eminentemente praticocritico ») aveva partecipato alla vita universitaria di Berlino pochi anni dopo la morte di Hegel (1831), cioè quando doveva essere ancora vivissimo « il ricordo dell'insegnamento orale di Hegel e delle discussioni appassionate » da esso già suscitate, e soprattutto in riferimento alla storia concreta. E in tali discussioni certamente « la concretezza storica del pensiero di Hegel doveva risultare molto piú evidente » di quanto in avvenire possa essere risultato da[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo : la sintesi è un uomo che cammina sulla testa. I continuatori di Hegel distruggono questa unità: si ritorna ai sistemi materialistici da una parte, a quelli spiritualistici dall’altra. La filosofia della prassi rivive complessivamente tutta questa esperienza e finisce per ricostruire la sintesi dell’unità dialettica : l’uomo che cammina sulle gambe. Ma ecco che il laceramento avvenuto per l’hegelismo si ripete per la filosofia della prassi: da un lato il materialismo filosofico, dall’altro la moderna cultura idealistica che incorpora in sé elementi importanti della filosofia della prassi. Quindi esigenza di una nuova sintesi dialettica.

Scissione dell’unità e ricomposizione di essa ad un livello superiore: lo schema della dialettica hegeliana applicato al corso generale della storia del pensiero. La filosofia della prassi traduce l’hegelismo in linguaggio storicistico. Croce ritraduce in linguaggio speculativo lo storicismo realistico della filosofia della prassi. Occorre quindi rifare nei confronti del

Croce la stessa riduzione che la filosofia della prassi ha fatto per la filo
sofia hegeliana 2. E infatti la filosofia del Croce « rappresenta il momento mondiale odierno della filosofia classica tedesca» 3.

Dunque l’idea di un AntiCroce non è un compito occasionale, con
tingente, dettato da particolari sviluppi culturali, nazionali; esso rappresenta il momento mondiale odierno del marxismo, è il compito storico del marxis[...]

[...]tta della critica che Hegel stesso ha esercitato nei confronti di Kant e Fichte. Cosi è nato il metodo dialettico di Marx come prosecuzione conseguente di ciò cui Hegel aveva aspirato, ma che (Hegel) non aveva concretamente raggiunto... ». C’è qui, in sintesi, la base ultima del pensiero teorico di Lukàcs, che credo rimarrà coerente in tutto il corso della sua opera. Marx è la prosecuzione conseguente di Hegel; il marxismo è la conclusione dello hegelismo, l’inveramento di esso, è il vero hegelismo.

Quasi negli stessi termini si esprimerà Gramsci : « Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell’altro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall’insieme dei sistemi, dall’insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dell’hegelismo... » \ Qui lo stesso pensi[...]

[...]una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell’altro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall’insieme dei sistemi, dall’insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dell’hegelismo... » \ Qui lo stesso pensiero di Lukàcs è espresso in un linguaggio che tiene conto di un momento « nazionale » della cultura. Il marxismo è la riforma della dialettica hegeliana; è la conclusione finalmente positiva dei vari tentativi che l’idea
i M. S.f p. 93.

21.312

I documenti del convegno

lismo italiano ha fatto per rivedere e aggiornare lo strumento logico del metodo hegeliano. Croce e Gentile hanno compiuto una riforma « reazionaria » ; rappresentano quindi un. passo indietro rispetto a Hegel1; in ciò sono stati aiutati da quell’anello intermedio VicoSpaventa(Gioberti). Ecco[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...](Lukàcs zum siebzigsten Geburtstag, Berlin, 1955).350

I documenti del convegno

Che esistesse la possibilità di uscire sia pure lentamente da questo intellettualismo è dimostrato dall’attività di Lukàcs degli anni '2224. Nei suoi articoli fin verso il ’20, sia in quelli inclusi in Geschichte und Klassenbewusstsein sia in quelli che ritenne opportuno escludere (usciti in Kommunismus e in altri periodici) sono visibilissimi il semplicismo, l’hegelismo, il settarismo. Meccanicisticamente sono svolti per esempio i rapporti fra materialismo delle scienze della natura e capitalismo, fra materialismo storico e proletariato. Si confronti l’astrattezza deU’articolo « Klassenbewusstsein » 1 dove tenta di stabilire i rapporti fra classi e concezioni ideali, con la sensibilità storica con cui Gramsci analizza lo sviluppo e i nessi reali delle ideologie. Del marxismo si vedono solo gli aspetti fondamentali e si interpretano come assoluti. È attraverso lo sforzo di capire la concreta realtà politica che questo mondo intellettuale si complica, si raffi[...]

[...]stati immessi nella storia del pensiero i concetti di creatività e di dialettica. « È certo che la concezione soggettivistica è propria della filosofia moderna nella sua forma più compiuta ed avanzata, se da essa e come superamento di essa è nato il materialismo storico » 4, ed è certo ancora che di questa

1 M. S., p. 81.

2 M. S., pp. 8284.

3 Marxismo e revisionismo.

4 AL S., p. 139.364

I documenti del convegno

concezione « lo hegelismo... rappresenta la forma più compiuta e più geniale » \

Il pensiero di Marx, storicamente e idealmente legato a Hegel, si è sviluppato, nel movimento socialista, in tutt’altro senso. Momento essenziale, per Gramsci, di questa deviazione è la « quistione del valore delle scienze cosi dette esatte o fisiche » e la « posizione che esse sono venute assumendo nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Questa deviazione non è altro che la forma positivistica, scientistica, materialistica in senso tradizionale, del ma[...]

[...]ormò il pensiero di Marx. « È da porre [la ricerca] riguardante l’atteggiamento della filosofia della prassi verso l’attuale continuazione della filosofia classica tedesca rappresentata dalla moderna filosofia idealistica italiana di Croce e Gentile. Come occorre intendere la proposizione di Engels sull’eredità della filosofia classica tedesca? Occorre intenderla come un circolo storico ormai chiuso, in cui l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è già definitivamente compiuta, una volta per tutte; o si può intendere come un processo storico ancora in movimento, per cui si riproduce una necessità nuova di sintesi culturale e filosofica? A me pare giusta questa seconda risposta: in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale, criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, la p[...]

[...]intesi fra idealismo e materialismo, ha da entrare nella lotta contro la metafisica e il positivismo condotta dal pensiero europeo più avanzato, portare il marxismo filosofico alla completezza e all’egemonia culturale.

Se si ripensa ai motivi che abbiamo messo in luce, il concetto del partito educatore, la critica alla sociologia e al materialismo metafisico, la fase infantile del marxismo, la sua incompiutezza, l’importanza di Hegel e del neohegelismo, non pare possano sussistere dubbi sull’ambiente intellettuale che Gramsci respira.

È anche certo che da questa cultura storicistica e umanistica dipendono alcune deficienze, la sottovalutazione della tradizione illuministica, la concezione per lo più negativa delle scienze naturali, la considerazione scarsa, benché contenente spunti di grande rilievo, della logica, della metodologia, della problematica del materialismo. Sembra tuttavia che una ricerca orientata a illuminare queste manchevolezze dovrebbe trovare contrappeso nella ricerca degli atteggiamenti polemici che Gramsci ha anche ve[...]

[...]esto spregiudicato, critico, inserimento del marxismo nella grande cultura europea, questa nozione di un marxismo che ha da completarsi a contatto della parte più progressiva della cultura mondiale. Si pensi a ciò che è accaduto al marxismo della Terza Internazionale. La critica a Feuerbach, il ritorno a Hegel, la dialettica, che avevano caratterizzato il suo slancio iniziale, persero terreno davanti alla necessità di criticare l’espandentesi neohegelismo e le sue complicità politiche. L’argomentazione filosofica della lotta su due fronti, i due episodi filosofici che si indicano coi nomi di Bukharin e Deborin e la loro fine, sembrano poi essere stati i motivi di ordine intellettuale che introdussero l’idea della raggiunta perfezione, della classicità del marxismo. In una elaborazione sistematica in cui erano rappresentati gli elementi intellettuali più diversi, si pensò di avere qualcosa che. fosse l’eredità, l’assorbimento adeguato di tutto il pensiero umano.

In Gramsci i concetti di eredità, di sviluppo del marxismo, di epoca culturale, [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]all'idea che la realtà storica (e, secondo le interpretazioni del marxismo, anche quella naturale) sia contraddittoria,
e che la dialettica sia lo strumento adeguato per comprenderla, e, cornprendendola, superarne le contraddizioni. Ora, il rapporto fra filosofia
e consapevolezza delle contraddizioni è sempre presente nel pensiero di Gramsci, nel quale il marxismo è, in quanto filosofia, superiore alle filosofie precedenti, e quindi anche allo hegelismo, solo nella misura in cui ha acquistato piú piena consapevolezza delle contraddizioni, e si pone, anzi, da se stesso came un elemento della contraddittorietà della storia. « In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma
e uno sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, è la coscienza piena delle contraddizioni, in cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gruppo sociale, non solo comprende le contraddizioni ma pone se stesso come elemento della contraddizione, eleva questo elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare di B[...]

[...]no al neoguelfismo del Gioberti e valersi, come categoria di comprensione storica, dei concetti di rivoluzione passiva del Cuoco e di rivoluzionerestaurazione del Quinet. Ebbene, Gramsci ritiene di poter spiegare l'atteggiamento del Croce mostrando che questi aveva frainteso la dialettica; per Gramsci, il concetto che Croce ha della dialettica non corrisponde alla conoezione genuina hegelianomarxistica, anzi rappresenta « una... mutilazione dell'hegelismo e della dialettica » J. È lo stesso errore che Marx rimprovera a Proudhon in un celebre passo della Miseria della filosofia, cosí spesso citato da Gramsci nei momenti cruciali da farcelo annoverare fra le fonti piú importanti della sua riflessione sul marxismo 2. Marx accusava Proudhon di aver frainteso il significato della dialettica, che è movimento di opposti o passaggio dall'affermazione alla negazione e alla negazione della negazione, dal momento che aveva preteso di distinguere in ogni evento storico il lato buono e il lato cattivo, e conservare il primo eliminando il secondo. E spiegav[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]azioni. In un prima momento il trionfo positivistico rese agevole che si attribuisse al marxismo, per il suo rigido economicismo e per quella chiara determinazione (scientifica rispetto all'utopismo filantropico) dei mezzi di lotta, l'etichetta di « materialismo » divenuta via via quasi l'esclusivo segnatalo dell'ortodossia; in un secondo momento l'idealismo fece il suo tentativo di riscatto e di rivendicazione, con una tendenza correttiva dello hegelismo e cioè in direzione antimetafisica ed antiteologizzante. L'acuta analisi gramsciana considerò anzi «combinazione piú rilevante » tra le due quella idealistica per « intellettuali puri », mentre la combinazione ortodossa si rivelava piú conforme all'aspettativa di uomini legati all'attività pratica.
La spiegazione del fenomeno è ovviamente intuitiva, se si consideri l'imprescindibilità del legame che col mondo culturale avverte l'intellettuale, e il bisogno che avverte invece l'uomo politico di uno stimolo all'azione: e s'intende facilmente come la filosofia della prassi abbia avvertito l'ind[...]

[...]zionale, si deve prima insistere in una chiarificazione storica concreta dei germi impliciti nell'ideologia, poi dimostrare, e 10 faremo da un nostro punto di vista, che recenti orientamenti del pensiero rampollati — sia pure polemicamente — sul tronco del marxismo e respiranti nella nuova atmosfera sembrano dare risposta al problema dell'autonomia speculativa, proprio nel senso prospettato dall'acuta intuizione gramsciana.
Abbiamo detto che lo hegelismo rappresenta solo un passo verso l'immanentismo: ed è vero perché risolve l'antico rapporto tra Dio e natura, tra pensiero e mondo oggettivo, stabilendo l'immanenza del reale nel pensiero, anzi l'identità assoluta. Ma poiché il pensiero, per Hegel, è astratto Logo universale, la trascendenza di esso rispetto alla concretezza dell'autocoscienza, ossia dell'uomo storico, non è chi non veda. E né Spaventa, né Croce, né Gentile, hanno eliminato dalle loro dottrine a programma antiteologizzante un residuo di metafisica e di trascendenza sussistente perfino nell'immediatezza dell'Atto gentiliano.
D[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]ssi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti, Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa; e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l’atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l’ultimo « aroma speculativo » svanirà : nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nella elaborazione di una originale « concezione del mondo » si consoliderà nitidissi[...]



da [Gli interventi] Giorgio Candeloro in Studi gramsciani

Brano: [...]come contemperamento di conservazione e di innovazione, come «classicità nazionale». Giustamente poi Gramsci osserva che Gioberti non potè sviluppare praticamente questi spunti giacobini, perché non ebbe la possibilità di dirigere un partito e per altre circostanze particolari,

D’altra parte Gramsci nota anche che nella filosofìa giobertiana la dialettica è concepita come contemperamento degli opposti e stabilisce un rapporto tra Gioberti e l’hegelismo di destra, sicché il Gioberti avrebbe avuto in Italia una funzione non molto diversa da quella avuta in Francia dal Proudhon; un elemento giobertiano sarebbe poi sempre rimasto oeU’idealismo italiano. Questo giudizio non appare ben coordinato con l’altro sul giacobinismo giobertiano; la cosa si spiega se si tiene conto che questi appunti di Gramsci appartengono a vari momenti e furono stesi in rapporto a problemi molto diversi.

Comunque è chiaro che Gramsci si rese perfettamente conto della complessità deHopera del Gioberti, politica e filosofica, e comprese che il Gioberti non può essere [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Salvucci, Sul concetto gramasciano di storia della filosofia in Studi gramsciani

Brano: [...]fia (dalla quale si muove, magari in continuità piú o meno critica) è incapace, ormai, di comprendere (con cettualizzare) la nuova realtà.
Di questo modo di storicizzare le filosofie, il Gramsci ci offre una eloquente testimonianza nella sua lettura di Hegel. I suoi incontri con Hegel sono molti, ma tutti, ovviamente, occasionali. Quando il Gramsci interpreta la celebre espressione engelsiana nel senso che l'assorbimento della parte vitale dell'hegelismo, da parte del marxismo, non si è ancora esaurito, ma è un processo storico in movimento 2, penso che si tratti di una osservazione che si possa sostanzialmente condividere ancora oggi. Il compito è, semmai, quello di continuare a liberare Hegel dall'immagine neohegeliana, di quella filosofia, quindi, che di Hegel « ha tagliato via la parte piú realistica, piú storicistica » 3.
A questo compito lo stesso Gramsci ha offerto contributi indubbiamente notevoli. La filosofia della prassi eredita il nucleo piú storicistico di Hegel, perché non vede nel suo sistema il panlogismo, ma la teorizzazione[...]



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]e furono decisivi per la sua chiarificazione e orientazione definitiva » (ivi, p. 79). Non è il caso di discutere questa interpretazione che ubbidisce a un'esigenza politica e non a un criterio di analisi storica. Da discutere, se mai, e da rifiutare, una delle ragioni per cui Gramsci e Gobetti avrebbero finito di convergere: la comune matrice gentiliana. « Il liberalismo di Gobetti partiva da premesse filosofiche analoghe a quelle di Gramsci: l'hegelismo di Gentile; e queste premesse essendo in entrambi di terza mano permettevano tanto piú comodamente al loro pensiero di giungere a risultati politici originali, che s'incontravano nell'esigenza dell'autonomia » (ivi, p. 78). Il problema dell'egemonia gentiliana non è un problema che si possa sbrigare in due battute. In quegli anni quasi tutti i giovani pensanti e militanti (non importa se a destra o a sinistra) ne furono segnati. Ma per molti si trattò di una infatuazione giovanile che non lasciò tracce durature negli anni della raggiunta maturità. Il che avvenne certamente nel caso di Gramsci[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine hegelismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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