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Il segmento testuale gramsciano è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 405Analitici , di cui in selezione 31 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. G. Graziano, Alcune considerazioni intorno all'umanesimo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Salvatore Giacomo Graziano
ALCUNE CONSIDERAZIONI
INTORNO ALL'UMANESIMO DI GRAMSCI
Nel quadro generale del pensiero gramsciano, nel suo contributo a sviluppare il marxismo come autonoma e integrale applicazione del. marxismoleninismo alla realtà italiana, particolare importanza, nell'attualità di certi problemi, assume la concezione della filosofia della prassi come umanesimo assoluto. Qui si vuol dire: importanza non di una definizione, ma di una concezione coerentemente sviluppata sul piano teorico, come sintesi e come elementi di sintesi, e concretamente inserita e connessa in una realtà storica nazionale: importanza della maniera. attraverso la quale si afferma l'umanesimo di Gramsci: sia come umanesimo assoluto [...]

[...] concreta e operante. Come concezione che, compenetrata nella realtà, assume significato preciso di fronte ai problemi e agli avvenimenti attuali: prendendo posizione, negando o affermando, difendendo l'importanza della persona umana. Come concezione che non può essere separata dalla particolare azione storica necessaria alla sua realizzazione. Umanesimo, quindi, che nella consapevolezza di una dialettica unità di filosofia e ideologia (in senso gramsciano) trova il suo vero significato, iI suo concreto e vivo valore. 'In Gramsci è presente la società italiana non resa evanescente in generici riferimenti, ma nella sua storia passata. e presente, nei suoi contrasti, nelle sue classi, nei suoi gruppi. Egli « pensa » in riferimento ad una « condizione umana » ben configurata
150 1 documenti del convegno
nelle sue contraddizioni. ipotizzare l'uomo in una condizione umana predeterminata significa farne un feticcio. Affermare in concreto l'importanza della persona umana significa porre e risolvere i problemi della sua concreta libertà, niella consa[...]



da [Gli interventi] Galvano della Volpe in Studi gramsciani

Brano: Galvano Della Volpe

È bene insistane sulla portata del pensiero gramsciano nei riguardi del problema deil’arte, perché i brevi e occasionali scritti estetici di Gramsci rivelano già, anche a questo proposito, quella che è la sostanza dii un metodo filosofico materialisticostorico. Il che non è davvero privo d’importanza, se si rifletta che rispetto al problema estetico il metodo materialistiicositorico non ha ancora prodotto risultati sistematici, malgrado le intuizioni e gli spunti notevoli di Mairx, di Engels e tanti altri. In proposito basti ricordare ravvertimento marxiano nella Introduzione del 1857 alla Critica delVEconomia politica (1859). «iLa difficoltà [pe[...]

[...]mentale processo formale (metafora, simbolo) alla superstizione decadente, estetistica, di un universale « fantastico », coopera a cogliere e fissare quel carattere di intellettualità dell’arte in genere senza la cui ammissione non è possibile, sappiamo per quel che precede, fondare con rigore filosofico una Estetica materialistica o idea che si dica di un Realismo socialista.

Sono, dunque, due saggi di analisi estetica materialistica, quello gramsciano e quello malenkoviano, che cooperano, attraverso la soluzione di problemi diversi, a uno stesso risultato: la dimostrazione del carattere intellettuale (concreto) dcH'opera d’arte e però della dipendenza organica548

Gli interventi

di questa dalia storia, dalla società. Lanalisi gramsciana, in quanto analisi del rapporto (organico) di struttura e poesia nella Commedia (un principio di rivoluzione nella critica dantesca e letteraria in genere; a cui resta di tanto inferiore il posteriore tentativo di T. S. Eliot, celebrato dai nostri ultimi dantisti, di rivalutare l’alegoria del 'poema s[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] S. Cambareri, Il concetto di egemonia nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ondazione del nuovo Stato 2. Di qui si
con la eliminazione di ogni forma di materialismo volgare o di marxismo deteriore, un reale superamento delle forme piú alte della cultura italiana » (op. cit., p. 19). Tesi assai suggestiva che contesta essere stato il linguaggio di Gramsci un mero espediente per sfuggire alla censura ecc., tesi che richiede, a nostro avviso, ulteriori approfondimenti, anche se l'autore ha creduto di collocare il pensiero gramsciano nell'alveo del pensiero di B. Croce.
1 K. Mnxx e F. ENGELS, Manifesto del Partito comunista, trad. Togliatti, Roma, Ediz. Rinascita, 1947.
2 I., pp. 3, 7 passim.
90 I documenti del convegno
evince come i problemi del partito politico della classe operaia e della fondazione dello Stato socialista abbiano avuto nel pensiero di Gramsci un posto preminente; e chi ricorda la lotta intransigente combattuta da Lenin contro le concezioni che vedevano la rivoluzione socialista svolgersi in modo spontaneo, senza la necessità della guida di un partito e di un programma che desse sicuri e realistici [...]

[...]« consenso » dei diretti solo quando il proletariato trionfante, dápo aver imposto la sua dittatura, crea le corrispondenti condizioni a questo scopo, giacché le masse non sono in grado di impadronirsi della cultura, esercitando la classe antagonista non soltanto la schiavitú economica, ma altresí politica ed ideologia. È chiaro che quando la classe subalterna conquista il potere la rivoluzione culturale diventa rapida e completa, ma il concetto gramsciano è che la classe operaia, prima ancora della materiale conquista del potere, debba esercitare la sua funzione dirigente attraverso l'« egemonia politicoculturale ». Essa classe dovrà essere la guida, quali che siano i raggruppamenti politici nei quali si incarnano le sue aspirazioni; essendo il marxismo l'ideologia tipica, conseguente, di questa classe, solo i partiti che si richiamano al marxismo inteso nella sua piú genuina essenza rivoluzionaria possono essere considerati gli strumenti efficaci che conducono al rovesciamento delle fondamenta classiste dello Stato borghese. È chiaro che la c[...]



da [Gli interventi] Gastone Manacorda in Studi gramsciani

Brano: [...]mbra di derivazione nettamente cattaneiana la critica al ’48 : il giudizio sulla politica piemontese nel ’48, la questione dei rapporti fra Piemonte e Lombardia, la Lombardia più illuminata, più evoluta rispetto al Piemonte, ecc.; idee che poi sono rimaste molto vive anche nella storiografia recente, soprattutto nell’opera di Cesare Spellanzon.

Ma è chiaro che nello stabilire questa derivazione gramsciana, o meglio nel considerare il pensiero gramsciano anche come punto di approdo della critica del Risorgimento, non possiamo fermarci soltanto allesame dei rapporti diretti fra Cattaneo e Gramsci; oi occorre ricostruire la storia del formarsi di certe idee, del loro svolgersi e del loro confluire, poi, nei pensiero di Gramsci; quindi, una duplice ricerca che implica, fra l’altro, una biografia intellettuale di Gramsci, lo studio della sua formazione culturale e, quindi, anche delle sue letture negli anni giovanili, ecc.: cose tutte nelle quali siamo ancora ad uno stato prelucano.

Però, come dicevo prima, una derivazione chiara e più immedia[...]

[...]lle Note sulla questione meridionale e ripreso in parte nei Quaderni.

Il discorso, invece, che si deve fare sui temi più strettamente legati al Risorgimento è un po’ diverso. La recente discussione suscitata dallo scritto di Romeo ha messo in luce che la realtà, la fondatezza, la concretezza storica di certi temi gramsciani non può più essere disconosciuta. Vorrei soltanto aggiungere, a questo proposito, per l’esatto intendimento del pensiero gramsciano, che il problema contadino del Risorgimento in Gramsci è solo un aspetto del problema più generale che Gramsci imposta, che è quello della direzione politica e delle forze rivoluzionarie sulle quali potevano fare assegnamento i partiti del Risorgimento. Dico questo, perché isolando il problema contadino e mostrandolo come centrale nel pensiero di Gramsci si rischia di dimenticare la complessità ed anche l’ampiezza della sua visione storica. Ad esempio, io ho letto con stupore che si accusi Gramsci di non avere tenuto conto deHa situazione internazionale e quindi della impossibilità di una riv[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Sichirollo, Hegel, Gramsci e il marxismo in Studi gramsciani

Brano: [...]so, con azioni e reazioni... è la concezione di un gruppo sociale subalterno, senza iniziativa storica, che si amplia continuamente, ma disorganicamente, e senza poter oltrepassare un certo grado qualitativo che è sempre al di qua del possesso dello Stato, dell'esercizio reale dell'egemonia su l'intera società che solo permette, un certo equilibrio organico nello sviluppo del gruppo intellettuale » 1. Questo punto, autenticamente e tematicamente gramsciano, sembra pure il risultato (o la condizione?) di un fattivo incontro hegeliano. Cosí infatti egli si esprimerà piú tardi: e ...enorme importanza la posizione assegnata da Hegel agli intellettuali, la quale deve essere accuratamente studiata. Con Hegel si incomincia a non pensare piú secondo le caste o gli " stati ", ma secondo lo " Stato ", la cui " aristocrazia " sono appunto gli intellettuali. La concezione " patrimoniale " dello Stato (che è il modo di pensare per "caste ") è immediatamente la concezione che Hegel deve distruggere (polemiche sprezzanti e sarcastiche contro von Haller). Senz[...]

[...]are intelligibilità nella storia della storia, dare a se stessi la possibilità di configurare un passato che abbia senso per gli uomini. Di questo passato della filosofia che con Gramsci oggi facciamo nostra abbiamo tracciato una direzione, un momenta.
***
Per il senso di questa ricerca si devono tener presenti alcune ragioni, che si potevano anche esporre come introduzione. Ma la libertà (non soggettiva) con la quale abbiamo percorso il testo gramsciano e la meditazione di Gramsci su Hegel ci consente di ridurre le nostre presupposizioni a questa nota. C'è una premessa di carattere metodico, esposta nella relazione di Luporini, necessaria: « ... l'importanza filosofica del pensiero di Gramsci... è piuttosto da ricercarsi nel livello in cui le diverse questioni si incontrano e tendono ad articolarsi, nell'indirizzo e contenuto d'insieme e nel metodo del suo pensiero ». Tale premessa va intesa all'interno dello schema che ha proposto Garin quando nota nell'introduzione alla sua relazione: « Non a caso Gramsci si proponeva proprio il problema d[...]



da Federico Sanguineti, Varietà e documenti. Caterina Sforza nel "mito" Gramsciano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]nvegno « Ugo Foscolo fiorentino ed europeo » i cui Atti sono in corso di stampa presso Le Monnier.
Per un'ampia panoramica sul romanzo italiano di primo Ottocento, dr. il fondamentale SERGIO ROMAGNOLI, Narratori e prosatori del Romanticismo, in AA.VV., Dall'Ottocento al Novecento, vol. VIII della Storia della Letteratura Italiana, diretta da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, Milano, Garzanti, 1968, spec. il cap. I.
CATERINA SFORZA NEL « MITO » GRAMSCIANO
Gli studiosi di Gramsci hanno avvertito da tempo che l'opera di Machiavelli costituisce un punto di riferimento concreto di tutta l'evoluzione teorica e politica dell'autore dei Quaderni del carcere. In una lettera lo stesso Gramsci ricorda infatti che il professor Umberto Cosmo fin dal 1917 insisteva perché il suo
VARIETÀ E DOCUMENTI 707
giovane allievo si dedicasse a uno studio sul Machiavelli: « quando vidi il Cosmo, l'ultima volta, nel maggio 1922 (egli era allora segretario o consigliere all'Ambasciata italiana di Berlino), egli ancora insistette perché io scrivessi uno studio sul Mac[...]

[...]di, Torino 1958, p. 355.
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lo stesso procedimento per cui il Principe di Machiavelli è innalzato nei Quaderni del carcere a simbolo della volontà collettiva nazionalepopolare. Dal punto di vista formale non esiste quindi una differenza fra l'utilizzazione giovanile di Machiavelli e l'utilizzazione che Gramsci farà di Machiavelli in carcere. Ma il rapporto fra il « mito » giovanile di Caterina Sforza e il piú noto « mito » gramsciano del moderno Principe non si riduce a un'analogia esteriore. Caterina Sforza non rimane infatti il cappello piccante di un articolo scritto alla giornata che deve morire dopo la giornata: dalle iniziali nebbie culturiste questo « mito » resta, attraverso il ritmo del pensiero in sviluppo, come elemento stabile e permanente del pensiero di Gramsci negli anni 19161919. Il simbolo della matrice è applicato direttamente alla storia intesa come catena degli sforzi che l'uomo ha fatto per liberarsi da privilegi e da pregiudizi. La storia, che è la « religione » in senso crociano, cioè la concezione [...]

[...] « religione » in senso crociano, cioè la concezione del mondo del giovane Gramsci, è cosi intesa come matrice feconda delle esperienze umane 8. È questo il tema, che rimarrà sempre caro a Gramsci, della storia come matrice di tutto ciò che gli uomini possono conoscere.
In questo modo vediamo che Caterina Sforza è il simbolo della lotta teorica e politica condotta da Gramsci contro la concezione riformista dei socialisti positivisti. Il simbolo gramsciano della matrice si contrappone al simbolo loriano della « scala d'oro ». Ancora nei Quaderni del carcere, Gramsci ricorderà la concezione di Loria degli intellettuali che tengono diritta la « scala d'oro » sulla quale sale il popolo, e gli avvertimenti di Loria a tenersi buoni questi intellettuali. Giudicando la confusa concezione positivistica dei riformisti italiani (Treves, Turati, Loria) come caricatura del marxismo e come causa del ristagno della produzione intellettuale del socialismo italiano, Gramsci inizia a considerare gli scritti teorici di Antonio Labriola come un principio fulgido [...]

[...]generatore di nuovi strenui lottatori... la Storia è una fecondissima e astutissima donna che non arretra 10.
8 Socialismo e cultura e Preoccupazioni, in Cronache torinesi (19131917) cit., pp. 103 e 678.
9 Fino a Dogali, Gherardi, Bologna 1912, p. 181.
10 Le astuzie della storia, in Scritti 19151921, a cura di S. Caprioglio, Moizzi, Milano 1976, pp. 17880.
TV'
VARIETÀ E DOCUMENTI
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Possiamo quindi meglio comprendere il progetto gramsciano di scrivere in carcere, sul modello del Principe, un libro drammatico nel senso di un dramma storico in atto, in cui le massime politiche si presentano come necessità individualizzata, tenendo presente che per Gramsci la storia è già, nella figura di Caterina Sforza, una necessità individualizzata.
Nel primo editoriale che Gramsci scrive per l'« Ordine Nuovo », La taglia della Storia, Caterina Sforza è definita la sovrana assoluta del destino degli uomini: una dea Storia che Gramsci ormai contrappone alle alcinesche seduzioni idealistiche della dea Libertà di Croce.
Cosa domanda ancora la S[...]



da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]el mondo » — che appare in tal modo legata per un
(9) Op. cit., p. 31.
Amomme
verso alle idee, comunque ricevute, e per un altro al pratico operare — non siamo mai punto isolati, ma apparteniamo sempre a un raggrumento (e perfino sotto l'aspetto ideologico, a una molteplicità di raggruppamenti), siamo sempre «uominimassa », « uomini collettivi » (10).
Mi sia qui consentito di interrompere il filo di questa iniziale ricostruzione del pensiero gramsciano, per introdurre una diversa considerazione. Questi concetti di Gramsci, ora illustrati, li troviamo nei « quaderni del carcere » sotto il titolo di « Avviamento allo studio della filosofia e del materialismo storico » quali «punti preliminari di riferimento ». Gramsci certo non pensava di scrivere in quel momento un « avviamento alla filosofia » per le scuole del Regno (come proprio in quegli anni ne entrarono in uso...), tuttavia vi è nel modo di quelle sue riflessioni non solo un nesso logico autonomamente valido, ma un evidente e assai esplicito intento pedagogico. « Occorre distruggere il[...]

[...]rico ha posto alla classe rivoluzionaria il problema dell'egemonia (direzione politica e culturale sull'insieme della società) particolarmente astratta e insufficiente gli appare ogni presentazione del marxismo che sia svolta solo in riferimento polemico alle sistemazioni filosofiche tradizionali e non coinvolga in modo essenziale la discussione col « senso comune ». La nozione di « senso comune » diventa perciò fondamentale.
Essa, nel contesto gramsciano, é ben più complessa del convenzionale riferimento che sotto tale denominazione serve molto spesso ai filosofi per indicare un presunto atteggiamento staticamente contrapposto alla «criticità» della filosofia o della metodologia scientifica (salvo, eventualmente, a considerarlo, in ultima analisi, con essa conciliabile). Il « senso comune » non é per Gramsci univocamente rappresentabile e riducibile nei suoi contenuti, come se fosse l'espressione di un atteggiamento naturale. Esso é sempre, per lui, « prodotto storico » che contiene, stratifica e cristallizza contraddittoriamente le più varie[...]



da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]nalisi socioeconomica, carenza comunque ascrivi bile al bilancio passivo della elaborazione bordighiana.
3. Bordiga e la tradizione bolscevicointernazionalistica. — Alla luce del contrasto, che via via si acutizza con il Komintern, sulla questione del fronte unico si comprende meglio la funzione assegnata da Bordiga alla dialettica del partito di classe con le masse operaie, dialettica che si porrà in termini di divergenza rispetto al centrismo gramsciano. Il diverso modo, da parte di Bordiga e di Gramsci, di impostare e risolvere il problema dell'eredità ideale e storica del socialismo italiano si riflette sul tipo di collocazione internazionalistica che i due dirigenti comunisti attribuiscono al PCD'I, mentre essi approdavano a scelte tattiche irriducibili. Il proposito gramsciano di un rinnovamento dal basso del movimento operaio mediante la partecipazione delle masse lavoratrici alla direzione degli organi politici e sindacali del socialismo — proposito che non tagliava fuori il recupero ad una alternativa di classe di consistenti settori di militanti e quadri organizzativi massimalisti — e l'intransigenza bordighiana, che non crede all'opportunità di un tale recupero e forse non lo ritiene possibile, si ripresentano nella loro inconciliabilità nel momento in cui Gramsci e Bordiga si interrogano sulla linea da seguire per restituire capacità di azione autonoma alle f[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]zione del marxismo come filosofia si fa astratta (soprattutto nell'epoca in cui lo sviluppo storico ha posto il problema dell'ege
4.
40 I documenti del convegno
monia) se è svolta solo in riferimento polemico alle sistemazioni filosofiche tradizionali (tipizzate ai loro estremi in idealismo e materialismo metafisico) e non coinvolge 1a discussione col « senso comune ». La nozione di « senso comune » diventa perciò centrale.
Essa nel contesto gramsciano è ben piú complessa del consueto riferimento di comodo che sotto tale denominazione serve in generale ai filosofi per indicare un presunto atteggiamento mentale staticamente contrapposto alla « criticità » della filosofia o alla metodologia scientifica (anche se, eventualmente, lo si consideri, in ultima analisi, con esse conciliabile). Il « senso comune » non è in Gramsci univocamente riducibile, nei suoi contenuti: esso è sempre « prodotto storico » che contiene e cristallizza contraddittoriamente le piú varie eredità passive del passato, oltre, naturalmente, gli elementi attivi da liberare[...]



da [Gli interventi] Alberto Caracciolo in Studi gramsciani

Brano: [...]ste o volontaristiche, delle cui letture Gramsci era particolarmente preso, si potrà anche esaminare se non vi sia qui una certa particolare sensibilità verso la concezione marxiana dello Stato comunista, come Stato dei produttori, come palestra di autogoverno, come luogo che rivaluta e torna a far riemergere progressivamente dalla società politica la società civile.

Si tratta comunque, mi pare, di una inclinazione inconfondibile del pensiero gramsciano, che lo distingue per certi aspetti dal pensiero di Lenin e che a sua volta distingue il movimento dell’Ordine Nuovo, tutto generato dal basso, articolato, autogovernato, dal movimento dei Soviet russi, più tendente a forme di centralizzazione.

Ber Gramsci il Consiglio di fabbrica è autentico ed essenziale organo del poterle che non può in alcun modo essere sostituito dal partito politico o dagli organismi eletti con suffragio universale, cioè dagli organismi di tipo parlamentare. « La soluzione effettiva — scrive nella primavera del 1920 — può essere effettuata solo dalla massa stessa e s[...]


precedenti successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine gramsciano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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