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Il segmento testuale gramsciana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 693Entità Multimediali , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 455

Brano: Secchia, Pietro

Ciò non significò né l'abbandono dei postulati rivoluzionari dei giovani né la rinuncia alle posizioni tenute dopo Livorno, ma anzi la creazione di una nuova sinistra “livornista”, la quale, accettando la “bolscevizzazione” e in particolare ia organizzazione per cellule, mantenne però riserve sostanziali — teoriche e politiche — nei confronti della direzione gramsciana, anche per la sua « eccessiva fiducia nella “legalità costituzionale” », che la condusse a non valutare adeguatamente il processo di trasformazione del governo fascista in regime reazionariototalitario (P. Secchia, L’azione svolta dal Partito Comunista in Italia durante il fascismo. 19261932. Ricordi, documenti inediti, testimonianze, Milano, Feltrinelli, 1970. Istituto Giangiacomo Feltrinelli, “Annali”, a. XI,

1969, pag. 7 e passim).

La vita del partito sì svolgeva in effetti già in semiclandestinità, e la repressione e la censura erano via via più soffocanti. Nel novembre 1925 lo stes[...]

[...]ita del partito sì svolgeva in effetti già in semiclandestinità, e la repressione e la censura erano via via più soffocanti. Nel novembre 1925 lo stesso Secchia — durante un viaggio di preparazione del III Congresso del partito (Lione, gennaio 1926) — fu arrestato a Trieste e condannato a dieci mesi di reclusione. Rilasciato nell’agosto 1926, riprese l'attività nell'apparato della F.G.C.I. e subì un'altra settimana di carcere.

La polemica antigramsciana e la *svolta*

L’emanazione delle leggi eccezionali fasciste costituì per Secchia e per i comunisti rimasti in Italia so

lo una momentanea cesura; tra la fine del 1926 e i primi del 1927 “Botte” era già in azione. Fece parte del primo Centro interno della F.G.C.I., rappresentò i giovani nella Sezione militare del partito; diede impulso a ogni genere di stampa clandestina; collaborò aWAvanguardia, organo della F.G.C.I. e poi a TUnità”; intanto redigeva e diffondeva il giornaletto II Galletto rosso (v.), teneva conferenze di officina, compiva un viaggio settimanale nell'Italia centrosetten[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 660

Brano: [...] organo provinciale » nel 1910.

Alla direzione del settimanale si susseguirono Vittorio Chenal, Silvio Pampione, Giusto Calvi, Angelo Ferrari, Giuseppe Romita, Francesco Re paci, Armando Sessi.

Tra i suoi principali redattori e collaboratori si ricordano Emanuele Alberti, Edmondo De Amicis, Erivaldo Bartolini, Vittorio Barge, Balsamo Crivelli, Carlo Gozzelino, Oddino Morgari, Norlenghi, Angelo Tasca, Claudio Treves, Zerboglio.

Direzione gramsciana

Negli anni della prima guerra mondiale il giornale ebbe una decisa svolta e, a opera di Antonio Gramsci (v.), divenne voce della frazione di sinistra che aveva conquistato la direzione della Sezione socialista di Torino. Prese posizione contro la guerra e nel 1917 svolse opera di educazione rivoluzionaria, divulgando le conquiste della Rivoluzione sovietica.

Gramsci, che aveva iniziato a Torino la sua attività politica come collaboratore del « Grido del Popolo » nel 1914, ne fu praticamente il dirèttore, anche se non appariva come tale, dal settembre 1917 all’ottobre 1918.

Nel numero[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 671

Brano: [...]imo il fascismo con le sue guerre sterminatrici e la catastrofe nazionale.

Attraverso tali vicende i mali del Mezzogiorno andarono via via sempre più aggravandosi. A misura che il sistema dominato dai grandi monopoli, dalle banche e dallo Stato cresceva e si strutturava nel meccanismo unico del capitalismo monopolistico di Stato, il Mezzogiorno vedeva crescere il proprio divario rispetto al resto d’Italia.

L’analisi di Gramsci

L’analisi gramsciana, dalle geniali intuizioni del 1920 alle tesi sulla « questione meridionale » del 1926, fino al fondamentale saggio scritto da Gramsci proprio alla vigilia dell’arresto e pubblicato poi su lo Stato operaio, resta ancor oggi, a mezzo secolo di distanza, il cardine di una valutazione scientifica del problema del Sud e della sua soluzione.

La questione meridionale — dice essenzialmente Gramsci — è una questione sostanzialmente politica. Bisogna perciò abbandonare il fatalismo a cui conducono quelle concezioni che vedono i mali del Mezzogiorno come mali naturali e quindi non modificabili, per c[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 752

Brano: [...]bunale speciale a 10 anni di carcere.

Sotto la direzione di Alfeo Corassori, dei fratelli Alfredo e Olinto Cremaschi, di Walter Losi e di altri ancora si procedette alla riorganizzazione del Partito comunista con nuovi criteri, frutto delle esperienze che via via venivano fatte, della conseguente elaborazione critica dei programmi e dei metodi del partito che, superando il bordighismo e le altre forme settarie di attività, procedeva sulla via gramsciana di una sempre maggiore apertura attraverso un lavoro esteso a larghi strati di operai, contadini, ceti medi e intellettuali. Nel 1925, in preparazione del III Congresso del P.C.d’I. (v. Lione, Congresso di), una prima riunione di una ventina di delegati giunti da tutta la provincia modenese fu tenuta da Egidio Gennari (v.) a Modena in casa Cremaschi. In dicembre si ebbe a Ganaceto, presieduto da Francesco Leone (v.) e con una cinquantina di delegati, il Congresso provinciale passato alla storia sotto il nome di Congresso della ghiacciaia (evidentemente a causa del freddo patito dagli astanti)[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 186

Brano: [...]ano, a loro insaputa e come si sarebbe venuto a sapere solo molti anni dopo, con i giudizi espressi da Gramsci (carcerato in Italia dal 1926): « Che incoraggiamento sarebbe stato per noi — scriverà Leonetti — sapere che anch’egli si opponeva alla linea del socialfascismo e concordava con posizioni nostre e di Trotzkij riguardo alla Costituente, al periodo di transizione dal fascismo alla lotta per il potere operaio! »

Elementi di continuità « gramsciana » si potevano rilevare nel tema della « rivoluzione permanente » applicata alla specifica situazione italiana, in quello del « fronte unico proletario » (ben diverso dal blocco indifferenziato con forze borghesi, come si avrà nella politica dei « fronti popolari » e, più tardi, in quella dei C.L.N. in Italia), in quel

lo della corretta valutazione del riformismo e della necessità di « far

ci i conti » in una inevitabile fase « transitoria » della rivoluzione. Da qui la parola d'ordine della N.O.I. di condurre in Italia la lotta per una « Assemblea costituente eletta con suffragio univer[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 67

Brano: [...]i italiani a un pittore come Picasso (v.) che, a Mosca, veniva invece bollato di “deviazionismo” decadente e borghese. Il concetto di realismo socialista acquistò quindi valenze interpretative diverse, allontanandosi sempre più dalle rigide definizioni sovietiche: in Italia si preferì parlare di “neorealismo” o di “realismo” toutcourt o, come nel caso di Renato Guttuso (v.), di “nuovo realismo”, definendo tale concezione artistica con la formula gramsciana: « Contenuti sociali e forme nazionali ». Si rivendicava in tal modo una chiara autonomia rispetto alle posizioni sovietiche; si riconobbe come determinante il rapporto con le proposte delle avanguardie e in special modo con la poetica del cubismo picassiano; ma soprattutto si parlò di realismo come metodo e atteggiamento conoscitivo, più che come dettato e prescrizione formale.

Queste distinzioni, introdotte da una visione dialettica del problema, non furono tuttavia sufficienti a ricucire la lacerazione apertasi nel mondo occidentale tra gii stessi intellettuali di sinistra: lacerazioni [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 480

Brano: [...]campagne 18601900 (Torino, 1947); Capitalismo e mercato nazionale (Roma, 1967); Storia del paesaggio agrario (Bari, 1962); Agricoltura e mondo rurale (parte in

tegrante della “Storia d’Italia” edita dall’editore Einaudi).

Reputato uno dei maggiori conoscitori dei problemi della storia e dell’economia delle campagne nell 'Italia contemporanea, pari rilevanza ebbero i suoi interventi nel campo dell’indagine metodologica inerenti la categoria gramsciana di “blocco storico” e la creazione della categoria sul terreno economicosociale.

I saggi su Marx e Lenin: la categoria di formazione economicosociale e Blocco storico e iniziativa politica del PCI, apparsi nei Quaderni della rivista “Critica marxista”, rispettivamente n. 4 (1970) e n. 5, appartengono a quel filone di studi in cui confluivano riflessione teorica e i* stanze di azione partitica. Organizzatore di cultura attraverso le pagine di Critica marxista, la rivista teorica del P.C.I. che diresse dal 1966, tenne l’incarico parlamentare fino al 1972. Fu anche presidente del comitato sci[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 527

Brano: [...] contro i ferrovieri dal governo fascista, si diede con accresciuto impegno alla lotta politica, divenendo fiduciario provinciale del partito. Nel 1924 rappresentò la Federazione comunista pavese al convegno clandestino di Como e votò (esprimendo la volontà della maggioranza della propria organizzazione) la mozione di sinistra presentata da Amadeo Bordiga. Rimasto bordighiano anche dopo il Congresso di Lione (1926), fu emarginato dalla Direzione gramsciana.

Nel 1927 venne arrestato con altri comunisti pavesi e deferito al Tribunale speciale che, il 6.7.1928, lo condannò a 4 anni di reclusione.

Dal giugno 1944 fu tra gli organizzatori della lotta di liberazione a Voghera, rappresentante del P.C.I. nel C.L.N. locale. Subito dopo la Liberazione fu designato sindaco di Voghera, carica che mantenne nelle due successive legislature.

Dall’Ara, Giordano

N. a Cesena (Forlì) il 7.12.1912; fabbro.

Comunista dal 1930, con altri due compagni, costituì nel 1932 a Cesena un’organizzazione clandestina del partito che iniziò a svolgere attività f[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 555

Brano: [...].

Dopo l’uscita degli unitari si respira meglio. Il Congresso non è più un campo di lotta, è un convegno di studi e d’intesa fra veri compagni ».

Scomparsi dalla scena'dell’"Andrea del Sarto” i giovani unitari, il congresso continuò con un acceso dibattito fra astensionisti e ordinovisti, che si concluse con una votazione, nella quale si videro fin dà quel momento schierate su sponde opposte le due componenti del comuniSmo italiano: quella gramsciana e quella bordighiana, destinate a scontrarsi negli anni successivi in seno al P.C.d’I..

Intanto i giovani unitari, portatisi in un teatro a Fiesole, aprivano un loro congresso rivendicando il diritto di presentarsi come i veri e unici continuatori della F.G.S.I.. Nonostante la gravissima emorragia subita, l’organizzazione infatti non scomparve, tanto che alla fine del

1921 i giovani rimasti fedeli al P.S.I.

Giovani socialisti partecipanti al Congresso regionale siciliano della F.G.S.I. (Marsala, 1718.7.1920). In prima fila, quarto da destra: Giuseppe Berti

555



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 663

Brano: Consulta nazionale

La Consulta nazionale riunita a Montecitorio

mune con i Consigli di fabbrica della concezione gramsciana e, nella migliore ipotesi, non sono altro che l’equivalente delle commissioni interne.

C.Gh.

Consulta nazionale

Organo consultivo, istituito nell’aprile 1945 dal governo dell’Italia liberata, su designazione dei principali partiti politici, per dare pareri

— non vincolanti — sull’attività governativa e con funzioni provvisorie, in attesa della possibilità di indire regolari elezioni per eleggere l’Assemblea Costituente [v.).

Fin dall’ottobre 1944 il Comitato toscano di liberazione nazionale aveva preso l’iniziativa di presentare in sede governativa un progetto per la formazióne[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine gramsciana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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