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Il segmento testuale giolittismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 61Entità Multimediali , di cui in selezione 14 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 181

Brano: [...]isti come irrinunciabili, quasi sempre incapace di dotare la classe di una concezione alternativa di potere e degli strumenti politici per difendere le conquiste, fiducioso nella “probabilità democratica dei governanti”, sfuggente di fronte al nodo fondamentale del potere politico e del controllo dei mezzi di produzione, cosciente di doversi misurare con una situazione politica e sociale ancora “guelfa”, oscurantista e retriva ».

Gli anni del giolittismo

Se negli anni Novanta Turati aveva contribuito in modo determinante a

segnare lo spartiacque fra organizzazione autonoma e di classe del proletariato e democrazia borghese, e a chiarire i rapporti tra l'associazionismo operaio e la coscienza socialista (su questi punti è complessivamente concorde la storiografia, salvo qualche interna variante), dopo il 1900 si pose il problema nuovo, che pure risentiva della formazione e delle scelte precedenti, del rapporto fra il disegno politico socialista e il riformismoliberalismoconservatorismo di Giovanni Gioliti ti (v.). Fu questo il problema d[...]

[...]riformismoliberalismoconservatorismo di Giovanni Gioliti ti (v.). Fu questo il problema dominante della prima decade del XX secolo, che si svolse da un lato lungo la vicenda dei congressi del partito (e quindi della dialettica dei programmi minimi e massimi e delle nascenti correnti), che Turati riusciva a dominare con la sua efficacia oratoria, la sua esperienza tattica e padronanza intellettuale, e dall’altro lungo le scadenze o le svolte del “giolittismo”.

La linea di fondo di Turati, ben marcata dalla crisi di fine secolo in poi, fu di stabilire un collegamento tatticostrategico con l'ala marcante e progressista, democratica e riformatrice della borghesia liberale. All’ombra di questa tacita ma costante alleanza fu possibile gettare le basi di una rete organizzativa articolata fra il sindacato e il partito (nell’un caso e nell’altro, le origini e le matrici risalivano però alle lotte di classe e politiche di fine secolo), abbracciante i lavoratori industriali e gli operai agricoli dell’Italia padana. In un certo senso la linea di condotta[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 568

Brano: [...]one delle miserie di un popolo, alla maggioranza del quale era negato un livello umano di esistenza ».

Il giudizio di Gramsci

Se il giudizio di Togliatti mette in rilievo certi caratteri positivi dell’opera giolittiana, per un apprezzamento globale del ruolo svolto dallo statista, piemontese nello scontro tra forze capitalistiche e movimento operaio sono illuminanti le valutaziorfi fatte da Antonio Gramsci nel vivo della polemica contro il giolittismo.

« Giolitti è sempre stato un reazionario, anzi l’esponente tipico della reazione capitalistica italiana. Il capitalismo è reazionario quando non riesce più a domjnare le forze produttive di un paese. Il capitalismo italiano ha incominciato ad essere reazionario da quando il governo italiano, abbandonato il programma liberoscambista del conte di Cavour e della vecchia destra, è diventato protezionista, e ” riformista Incapace a dominare nei quadri della libera concorrenza le forze produttive italiane, il capitalismo ha ridotto lo Stato all’ufficio di un suo diretto agente commerciale, il c[...]

[...]bbe il sopravvento, e all’alleanza su un piano nazionale delle classi proprietarie cercò di sostituire un sistema di alleanze col proletariato urbano, sulla cui base potesse svilupparsi, come negli altri paesi capitalistici, una vera democrazia parlamentare. Giolitti è il rappresentante tipico di questa tendenza, e tutta la storia del movimento socialista dal 1900 a oggi non è altro che il risultato delle successive còiribinazioni escogitate dal giolittismo per.;pro: curarsi l’appoggio delle classi operaie. Tri nessun paese come l’Italia è stato favorito dai governi il sorgere e il sistemarsi di organizzazioni sindacali e cooperative. Attraverso il consolidarsi di questi interessi costituiti era presumibile che sarebbe nata nel seno della classe operaia tutta una stratificazione piccolo borghese di funzionari che facilmente avrebbe ascoltato le parole di adescamento degli statisti borghesi. Questo piano ventennale della parte più intelligente della borghesia italiana è giunto oggi a completa maturazione. Ma Giolitti conosceva meglio dei massimal[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 532

Brano: [...]Interni. La parte più intraprendente della borghesia italiana cercava in quegli anni una rapida espansione industriale e la ottenne, ma al prezzo di una turbinosa crescita dell’attività e deH’organizzazione sindacale: in quello stesso anno gli scioperi infatti si quadruplicarono, protraendosi sempre più a lungo e quasi sempre concludendosi favorevolmente per i lavoratori. Grazie a quell’ondata di lotte, le Camere del lavoro diventarono 58.

Il giolittismo

Dal 1903 venne a instaurarsi fra Giovanni Giolitti (diventato presidente del Consiglio), il P.S.I. e il movimento sindacale un tacito patto di mutua alleanza. La Direzione del Partito socialista, come quella delle Camere del lavoro e delle Federazioni di categoria (che nel frattempo si erano pure moltiplicate) in quegli anni era in mano ai riformisti, ma nello stesso tempo aveva preso piede in Italia il sindacalismo rivoluzionario (v.) che era riuscito . a diventare maggioritario in parecchie Camere del lavoro. Diviso tra riformismo e anarcosindacalismo, il movimento dei lavoratori venne q[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 451

Brano: [...] diviso fra il ministerialismo conservatore di alcuni suoi pur prestigiosi esponenti (Omodeo, De Ruggiero) e la volontà di trasferire nella scuola italiana esperienze e intuizioni educative democratiche più avanzate.

In un numero della rivista La nuova realtà, organo del movimento femminile del P.d’A., il 27.2.1945 si auspicava come fondamento e scopo finale della scuola rinnovata non un ritorno puro e semplice al l’educazione “apolitica” del giolittismo, che aveva agevolato la vittoria del fascismo proprio perché non aveva dato alle masse gli stumenti critici per comprenderne la natura e la forza morale per combatterlo, ma piuttosto la formazione di un più maturo senso civico e politico, fondato sulla fede nella democrazia, sull’anti

autoritarismo, sul ripudio del dogmatismo e del nozionismo. Quindi una scuola “politica” nel senso più profondo della parola, una scuola di formazione per il cittadino democratico e che, per diventare operante, avrebbe chiesto una profonda riforma di tutto l’apparato dell’istruzione.

Ma, a parte i suoi lim[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 401

Brano: [...]nello dell’Osio e grado a grado si inoltrò nelle discipline militari, quindi negli interessi di politica estera, secondo l’uso delle case regnanti. Dopo aver frequentato il collegio militare di Napoli, seguì i corsi della Accademia militare di Modena e della scuola di guerra. Sottotenente nel 1886, nel 1892 era già maggiore generale. Compiuti alcuni viaggi nei paesi europei e in Medio Oriente, nel 1896 sposò Elena di Montenegro.

Gli anni del "giolittismo"

Dotato di « una intelligenza e cultura superiori alla media », aveva assorbito dal clima di fine secolo una discreta inclinazione anticlericale; quando salì al trono (in seguito all’attentato di Gaetano Bresci contro

il padre Umberto I), probabilmente aveva già maturato un giudizio critico sulle difficoltà a cui il regno paterno era andato incontro, segnatamente dopo la disfatta di Adua, per « l’autoritarismo, la germanofilia, l’imperialismo di Crispi » e le tendenze del re e della corte (D. Bartoli).

li suo primo proclama del 2.8.1900 al popolo italiano sembrò aprire al paese un nu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 396

Brano: Savoia, Margherita di

del principe ideale, che intimamente la ripagavano dell’amarezza avvertita come madre per le scarse qualità fisiche del figlio.

Nei confronti del giolittismo e di Giolitti conservò tutta la sua avversione e antipatia personale, ma seguì e approvò con fervida partecipazione e infatuazione nazionalistica la guerra italoturca del 1911

12. Nel maggio 1915 fu favorevole all'entrata in guerra dell’Italia contro gli imperi centrali, anche se col timore che il conflitto si risolvesse in uno sviluppo delle idee democratiche. Sembra sia da escludere, tuttavia, una sua qualsiasi interferenza diretta sulle decisioni che maturarono fra il 1914 e il 1915.

Appoggio al fascismo

Nel primo dopoguerra manifestò chiare inclinazioni reazionarie e invocò un go[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 223

Brano: [...]cchinisti incauti che tolgono alla caldaia socialista ogni valvola di sicurezza ».

Una tendenza al rinvio dominò l’interpretazione degli eventi. Ancora una volta trattamento discriminato riservarono la polizia e la giustizia nei confronti dei socialisti e degli anarchici: i primi furono rilasciati dopo il processo, con relativa celerità; i secondi (fra cui Giu

seppe Melinelli e Romeo Perni), rimasero più a lungo in carcere.

Gli anni del giolittismo

Problemi di identità e di strategia dominarono il P.S.I., nel primo decennio del '900, mentre il numero degli operai cresceva rapidamente (30.000 nel 1901, 70.000 nel 1911). Sorsero nuovi problemi: alla politica del Gruppo parlamentare socialista, tendente all'integrazione nel Parlamento borghese, si affiancò quella riformista della Confederazione generale del lavoro (nata nel 1906), sicché negli organismi politici e sindacali locali, YUnione socialista romana e la Camera del lavoro, si accesero contrasti fra riformisti e sindacalisti che, dall'inizio del secolo, si erano affermati come nu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 698

Brano: [...]ente 249 comuni per l’estensione di 2.762 kmq. Il capoluogo (1.750.000 ab.) è la più importante città italiana sotto l’aspetto industriale, commerciale e finanziario, sede fin dal secolo scorso di gran numero delle principali aziende del paese (Pirelli, Breda, Marelli, Brown Boveri, Franco Tosi, Montecatini, Edison), cui si aggiunsero nei primi decenni del nostro secolo la Falck, l'Alfa Romeo, VI sotta Fraschini, la Bianchi, ecc.

Di fronte al giolittismo

Fin dagli inizi del secolo Milano aveva raggiunto nell'economia nazionale un peso e una rilevanza non eguagliati da nessuna altra città italiana. Favorita dalla posizione geografica che la poneva, attivissimo nodo di comunicazioni, al centro di una pianura eccezionalmente fertile, Milano si trovava a cogliere gli ultimi frutti della illuminata politica asburgica, avviandosi ormai speditamente verso lo sviluppo di una economia in senso capitalistico.

Da qui la forte presenza della classe operaia (sempre più numerosa per l’afflusso di contadini dalle campagne) che seppe crearsi efficienti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 219

Brano: Engels, Federico

ti e il giolittismo sono chiamati in causa con un violento articolo dal titolo: « Traditore o incapace? »; si affrontano i problemi della scuola, la riforma deM’amministrazione, la questione meridionale.

La rosa del collaboratori, all’inizio quasi tutti compagni e coetanei di Piero Gobetti, con l’unica eccezione del professore Balbino Giuliano (avutolo come insegnante di filosofia al liceo « Gioberti », il giovane, cresciuto in un ambiente incolto, vi identificava quei valori di cultura che aveva scoperto attraverso il maestro) si fa più ampia. Troviamo un articolo di Luigi Einaudi, una nota di Antonio Gramsc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 141

Brano: [...]La questione meridionale

Elaborando i materiali delle sue indagini sui mali del Sud, Dorso si legò intimamente a quel filone critico di democratici radicali del Mezzogiorno che, sulla scia della polemica di Gaetano Salvemini e attingendo alla tradizione storicistica e liberale della borghesia umanistica di quelle contrade, era impegnato in una cruda denunzia del trasformismo politico, dell’inettitudine del personale politico tradizionale, del giolittismo come pratica corruttrice, e del socialismo riformista come tendenza a stringere un’alleanza tra ceti operai privilegiati del Nord e grande industria, contro le esigenze di riscatto delle masse contadine meridionali. Non diversamente dalle posizioni che caratterizzarono quei gruppi di avanguardia intellettuale del Sud, egli vide la soluzione del problema meridionale nello sforzo per formare una nuova classe dirigente, reclutata nelle file della « giovane borghesia umanistica » e delle ristrette élites che potevano sorgere negli altri ceti (commercianti, operai specializzati, contadini ricchi) [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine giolittismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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