Brano: [...]lopera di sollecitazione arbitraria dei testi che proprio Gramsci ripudiava e che si tende, da qualche parte, a fare a sue spese su alcune proposizioni assunte come espressione di affermazioni generali di dottrina, valide universalmente.
Brevemente intendo ricordare che ce un angolo visuale illuminante sulla questione : quello della esperienza stessa della alasse operaia torinese nel primo ventennio del nostro secolo, soprattutto nel decennio giolittiano e .prima della guerra mondiale. Varrà 'la pena di ricordare, infatti, che gli articoli gramsciani dell’Ordine Nuovo, stesi nel fuoco della lotta, in una situazione quale quella del ’19’20, che non ho qui bisogno di richiamare (anche dopo quanto è stato detto da alcuni relatori e da alcuni intervenuti nella discussione), erano rivolti precisamente a quegli operai538
Gli interventi
torinesi, « in carne ed ossa », per usare una famosa espressione gramsciana, scritti per loro, sulla base della loro esperienza vissuta.
Uno studio sul periodo in cui un proletariato moderino si forma a Tor[...]
[...]enti sintomatici. Fra tutti — a parer mio — forse il più significativo è quello di un mancato incontro profondo, rivoluzionario, tra le idee socialiste (e l'organizzazione del Partito) da un lato, ed il moto spontaneo che nasce spesso prepotentemente dal seno stesso delle fabbriche, dall’altro. E non solo e non tanto, per i limiti generali ideologici e politici del riformismo italiano, della corrente dominante nel socialismo italiano nel periodo giolittiano, ma, più precisamente, più pertinentemente, per le caratteristiche della sezione socialista locale. Essa era dominata da un riformismo che, assai più che altrove, si rivelava quasi esclusivamente a carattere elettoralistico e parlamentar istico {il che non escludeva un notevole grado di spirito settario nella pratica), si manifestava più di ogni altro distaccato dal movimento reale delle masse. E le masse 'erano in movimento. Già all’inizio del periodo di grande sviluppo delle forze produttive, già dal 1901 fimo ai grandi scioperi del 1906 e poi dell’11, del ’12, del ’13, la vivacità della lo[...]
[...] di essi può esercitare ‘l’operaio organizzato, tutta La massa operaia, quasi anticipando cosi quei temi sul rapporto tra operai ed intellettuali organici e tradizionali, che svilupperà in seguito, prima indite tesi sulla questione meridionale e poi nei Quaderni.
L’educazione teorica: essa, secondo me, viene anche ad assumere un valore molto importante da un altro punto di vista. La concezione che era apparsa tipica del riformismo nel periodo giolittiano, e anche del sindacalismo, al suo punto di approdo, era stata una concezione che intendeva il sistema capitalistico come destinato ad una naturale evoluzione: gli uni — i riformisti — insistevano suH’evoluzione per appoggiare la tesi gradualista dell’inserimento del movimento operaio nello sviluppo della società borghese; gli altri — i sindacalisti — la concepivano come elemento preparatore, nell’attesa messianica di una soluzione catastrofica. Al fondo, cera un punto comune tra le due concezioni, un corollario pratico: l’inutilità, o peggio, il danno per il movimento operaio di inserirsi in [...]