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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 601

Brano: [...]posti nemici, costringendoli a ritirarsi, e occuparono una collinetta. Dalle retrovie fasciste giunsero allora rinforzi, provvisti anche di armi pesanti, che tentarono di riprendere la posizione perduta, ma i combattenti della “Sozzi” li respinsero, costringendoli ad abbandonare anche il retrostante villaggio di Pelahustàn, che venne occupato dal primo scaglione della “Sozzi”. Quando il 13 settembre ricevettero rinforzi ancora più consistenti, i franchisti tornarono all'attacco e la battaglia diventò durissima. Nel corso del combattimento cadde lo svedese Wedin.

Scriverà il già ricordato Pavanin, mitragliere con il compito di “delegato politico”: « La squadra mitraglieri si distinse in modo assoluto nell’azione di difesa dall’attacco dei fascisti il 23 settembre, a quota 800 della Sierra di S. Vincente, dove fece funzionare l’arma per bene, distruggendo e respingendo l’attacco dei fascisti ». Comandante della squadra mitraglieri era Luigi Cannonerò.

Il 15 settembre il secondo scaglione della “Sozzi” raggiunse i compagni a Pelahustàn e, l’[...]

[...]co dei fascisti il 23 settembre, a quota 800 della Sierra di S. Vincente, dove fece funzionare l’arma per bene, distruggendo e respingendo l’attacco dei fascisti ». Comandante della squadra mitraglieri era Luigi Cannonerò.

Il 15 settembre il secondo scaglione della “Sozzi” raggiunse i compagni a Pelahustàn e, l’indomani, la Centuria al completo si mosse per togliere al nemico il controllo di un importante bivio a 8 km oltre il villaggio. Ma i franchisti si erano pre^ parati a tale eventualità e accolsero gli italiani con un fuoco micidiale, sostenuti anche da tre aerei da bombardamento (dell'Aeronautica fascista italiana) che coprirono di bombe l’intero settore occupato dalla Colonna “Libertad”. Caddero in questa fase della battaglia Domenico Nardini e Gino Baldini, nel generoso tentativo di mettere in salvo Vittorio Ghini (v.) che era rimasto gravemente ferito. Ghini verrà ugualmente salvato da un coraggioso intervento di Francesco Leone (e finirà assassinato in Italia, dai nazifascisti, nel giugno 1944). Nonostante le perdite, la “Sozzi” r[...]

[...]e esalterà il comportamento dei volontari antifascisti della “Sozzi”.

Sui giornali venne riportata la frase che il commissario politico Francesco Leone, senza alcuna enfasi, rivolse ai compagni: « Piuttosto di cedere, morire ». E così, su quell’arido fronte di Talavera, italiani e polacchi

combatterono fianco a fianco con i volontari madrileni, cantando: « Avanti o popolo/a Talavera/rossa bandiera/trionferà! ».

Allorché, il 2 ottobre, i franchisti avviarono una manovra di accerchiamento a largo raggio, il Comando della Colonna “Libertad”, per non rimanere intrappolato, ordinò la ritirata su Pelahustàn e Cenicientos. Il 7 ottobre, aerei da bombardamento Caproni e Junker, assistiti dai caccia Breda e Savoia Marchetti, colpirono selvaggiamente la zona di Cenicientos, facendo parecchie vittime tra la popolazione. Era intanto cominciata l’operazione di spostamento delle forze repubblicane su un arco di circa 150 km per sfuggire aM’accerchiamento e attestarsi a San Lorenzo dell'Escuriale.

Il 16 ottobre la Centuria “Sozzi” si portò a Brune[...]

[...]bombardamento Caproni e Junker, assistiti dai caccia Breda e Savoia Marchetti, colpirono selvaggiamente la zona di Cenicientos, facendo parecchie vittime tra la popolazione. Era intanto cominciata l’operazione di spostamento delle forze repubblicane su un arco di circa 150 km per sfuggire aM’accerchiamento e attestarsi a San Lorenzo dell'Escuriale.

Il 16 ottobre la Centuria “Sozzi” si portò a Brunete, poi davanti a Chapineria, controllata dai franchisti. Dopo un durissimo combattimento gli italiani riuscirono a impadronirsi del cimitero del paese, ma due giorni più tardi (18 ottobre) i fascisti sorvolarono nuovamente il fronte repubblicano con innumerevoli squadriglie di Junker e Caproni, bombardando le linee. Al tempo stesso le fanterie di Franco scatenavano la loro offensiva, ma vennero respinte con forti perdite. Tornati all’attacco con truppe fresche, reparti africani e di legionari franchisti riuscirono infine ad aggirare a destra i difensori, le cui improvvisate linee di difesa finirono per crollare. Per non cadere in trappola, il Comando della Colonna “Libertad” incaricò Pavanin di portare al capocenturia Angelo Antonini l’ordine di ritirarsi, ma anche questa manovra di ripiegamento era difficile. In questa fase del combattimento caddero Vincenzo Ardizzone, Luigi Barisone, Giuseppe Beretta, Marino Basso, Luigi Cannonerò, Giuseppe Col ani, Giovanni Campo, Angelo Dabalà, Bernardo Falco, Cesare Gasparelli, Antonio Magoga, Giulio Pasini e Giovanni Zennaro.

Il 20 ottobre i superst[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 130

Brano: [...]lla testa del nuovo partito vennero inizialmente a trovarsi quali segretari Nin e Maurin. Nel gennaio 1936 il P.O.U.M. aderì, mantenendo tuttavia un atteggiamento « critico », al Fronte popolare spagnolo praticamente dominato dai socialisti e dai comunisti (da qui, l’accusa di « tradimento » e di « centrismo » rivolta da Trotzky a Nin).

Con l’inizio della guerra civile in Spagna (giugno 1936), Maurin rimase prigioniero nella zona occupata dai franchisti e Nin si trovò a dirigere il giovane partito da solo. Scarsamente legato alle masse, isolato in campo internazionale e in posizione assolutamente minoritaria aH’interno del Fronte popolare spagnolo, il P.O.U.M. credette opportuno appoggiarsi agli anarchici che, in quel momento, costituivano in Catalogna la forza dominante. Quando poi fu proclamata la Repubblica autonoma catalana, Nin accettò di entrare a far parte del governo (Generalidad de Cataluna) come ministro della Giustizia, ma pochi mesi dopo ne venne estromesso per iniziativa dei comunisti e col consenso degli anarchici stessi. Isola[...]

[...]ì, la posizione di Nin divenne sempre più esposta.

Dopo la perdita di Bilbao (19 giugno) il governo repubblicano centrale decise di rafforzare in Catalogna le proprie posizioni, mettendo esplicitamente fuori legge il P.O.U.M. sotto l’accusa di aver provocato i disordini del mese precedente in connivenza con il nemico franchista. Per sostenere tale accusa, furono addirittura fabbricate « prove » di una personale complicità di Nin con i servizi franchisti. A Barcellona furono arrestati numerosi membri del P.O.U.M., fra cui 40 componenti del Comitato centrale e, alcuni giorni prima degli altri, lo stesso Nin.

Secondo le testimonianze poi emerse, il segretario del P.O.U.M. fu consegnato ad agenti della polizia segreta sovietica. Portato nelle carceri di Alcalà de Henares, fu selvaggiamente torturato e infine ucciso. II suo cadavere venne fatto scomparire per accreditare la tesi di un’evasione favorita dai franchisti.

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[...]ona furono arrestati numerosi membri del P.O.U.M., fra cui 40 componenti del Comitato centrale e, alcuni giorni prima degli altri, lo stesso Nin.

Secondo le testimonianze poi emerse, il segretario del P.O.U.M. fu consegnato ad agenti della polizia segreta sovietica. Portato nelle carceri di Alcalà de Henares, fu selvaggiamente torturato e infine ucciso. II suo cadavere venne fatto scomparire per accreditare la tesi di un’evasione favorita dai franchisti.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 473

Brano: [...]are accovacciati dietro al terrapieno della strada o in buche frettolosamente scavate. A sera fu dato l’ordine di prepararsi a una controffensiva per il giorno successivo, il 21.11. 1936. L’attacco avrebbe dovuto iniziare alle sei e mezzo, ma il ritardo di alcuni carri armati lo fece rinviare di qualche ora. L’avanzata riuscì per un centinaio di metri e vennero occupate alcune case di Palacete; poi i garibaldini furono costretti ad arrestarsi: i franchisti, ben trincerati, reagivano efficacemente con fuoco preciso dall’alto; contro la Casa Rossa si infranse l’attacco del battaglione internazionale slavotedesco. Dopo nove ore di combattimento, verso le 17 la controffensiva venne sospesa. Caddero in questa fase del combattimento i garibaldini Cesare Nicolini, Menotti Gasparri e Armando Veronesi; numerosi furono i feriti. La giornata del 22 venne utilizzata per curare i feriti, colmare i vuoti, far riposare gli uomini.

Il 23 mattina l’attacco venne ripreso: ai garibaldini furono distribuite bombe a mano e bottiglie incendiarie, e giunsero in lo[...]

[...]mpossibile avanzare allo scoperto sotto il fuoco diretto delle mitraglie nemiche. Mezz’ora più tardi l’attacco fu sospeso e, d’accordo col Comando della XII Brigata, si pensò di organizzare contro la Casa Rossa un colpo di mano nel tardo pomeriggio.

I compagni tedeschi avrebbero dovuto condurre una manovra diversiva attaccando l’e

dificio frontalmente, e nello stesso tempo un gruppo di volontari garibaldini avrebbe tentato di sorprendere i franchisti alle spalle. Alle 15.30, comandati da Francesco Leone (già commissario della Centuria « Gastone Sozzi ») e armati di bombe a mano, dopo aver percorso strisciando il terreno boscoso, arrampicatisi sulla scarpata i garibaldini scattarono giungendo di corsa sotto le mura della Casa Rossa. Una compagnia si era intanto schierata ai piedi della scarpata per difenderli da eventuali sorprese. Raggiunto l’edificio, i garibaldini gettarono decine di bombe contro le finestre e le porte; ma quando già sembrava che l’attacco fosse riuscito, da ogni feritoia della casa i franchisti risposero con un uragano[...]

[...]di bombe a mano, dopo aver percorso strisciando il terreno boscoso, arrampicatisi sulla scarpata i garibaldini scattarono giungendo di corsa sotto le mura della Casa Rossa. Una compagnia si era intanto schierata ai piedi della scarpata per difenderli da eventuali sorprese. Raggiunto l’edificio, i garibaldini gettarono decine di bombe contro le finestre e le porte; ma quando già sembrava che l’attacco fosse riuscito, da ogni feritoia della casa i franchisti risposero con un uragano di fuoco che arrestò lo slancio dei garibaldini causando loro numerosi feriti e alcuni morti. Tra gli altri, caddero il comandante di Sezione Pietro Nevicati, Francesco Gavaret, Giovanni Gannio, Vincenzo Proietti, Franco Simonazzi; tra i feriti, il comandante Francesco Leone, Luigi Mazzucchelli, Libero Garzanti, Antonio Sanna e Mario Signorelli. Soltanto l’immediato ed efficace tiro di sbarramento della compagnia schierata a protezione ai piedi della scarpata permise ai superstiti di ritirarsi, portando in salvo i feriti.

infrantosi, contro le munitissime posizioni[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 383

Brano: [...]ervizi di sicurezza) venne utilizzato in numerose missioni in vari paesi europei e soprattutto in Spagna, dove nel 1934 fu incaricato di organizzare i soccorsi in favore dei perseguitati politici della rivolta delle Asturie.

Il comandante Carlos

La guerra civile spagnola fornì a Vidali l’occasione di sfruttare appieno le sue grandi risorse di organizzatore e uomo d’azione: fin dal 20 luglio 1936, cioè dal momento della rivolta dei generali franchisti, in una situazione di generale smarrimento, con Enrique Castro Delgado, un dirigente comunista spagno

lo, prese a Madrid l'iniziativa di creare quella straordinaria organizzazione armata politicomilitare che fu il Quinto Reggimento (v.), cui si dovette in gran parte la difesa di Madrid (v.) dai primi attacchi franchisti e, dal novembre 1936 al marzo 1937, la nascita di un più vasto movimento di resistenza popolare in Spagna, che avrebbe combattuto fino al 1939. Del Quinto Reggimento, il “comandante Carlos” fu commis

Da destra: Vittorio Vidali con José Diaz, segretario del Partito comunista spagnolo, a Madrid nel 1936

sario politico e organizzatore fino al gennaio 1937, quando per decisione del legittimo governo spagno

lo tale formazione fu sciolta e fatta confluire nelle forze militari regolari repubblicane. Per tutta la durata operativa di questa unità, Vidali fece anche uscire il quotidiano Milici[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 175

Brano: [...]e spagnolo (927 km) ; nasce nei Monti Cantatrici e sfocia nel Mediterraneo. La valle dell’Ebro, tra i Pirenei e l’altopiano, costituisce l’asse dell'Aragona, regione arida, dal clima inclemente, scarsamente abitata.

Dal luglio al novembre 1938 la vallata dell’Ebro fu teatro di una delle ultime, decisive battaglie della guerra di Spagna (v). I repubblicani vi impegnarono tutte le energie, ma vennero sconfitti dalla schiacciante superiorità dei franchisti appoggiati dalle potenze dell’Asse.

La battaglia

Il 24.7.1938, sotto la presidenza di Juan Negrin, si riunì a Barcellona il Consiglio supremo di guerra dei repubblicani e accettò l’ardito piano del capo di stato maggiore generale Rojo. Tale piano prevedeva l'attraversamento dell’Ebro in più punti, a circa 200 chilometri dal mare, in modo da disorganizzare le vie di comunicazione dei nazionalisti e possibilmente avanzare per ricongiungere la Catalogna (occupata da Franco) al resto della Repubblica. In realtà il piano, in rapporto alla situazione, era temerario, data la scarsità dei mezzi[...]

[...]ima con notevole successo. Seguirono fasi alterne, ma infine l’impeto dei repubblicani si esaurì. I nazionalisti ricevettero grossi rinforzi e passarono alla controffensiva. La battaglia dell’Ebro si concluse il 16.11.1938 con la sconfitta repubblicana.

Le perdite furono gravissime da entrambe le parti. La stampa falangista parlò di 75.000 caduti tra i repubblicani. Secondo Lister, i repubblicani avrebbero invece perduto

55.000 uomini, e i franchisti 60.000. Fino alla fine di settembre presero parte agli scontri, subendovi gravi perdite, anche le Brigate Internazionali (v.) che, in ottobre, in base alla decisione della Società delle Nazioni verranno ritirate.

Come già era avvenuto a Caspe e a Gandesa, combatterono qui nume < rosi garibaldini e altri volontari an

175



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 678

Brano: [...]i arrivare nei centri abitati di Brihuega, Torija e Guadalajara; nei giorni 1112 avrebbero dovuto raggiungere Alcala de Henares; e il 131415 marzo marciare su Madrid e conquistarla.

Alla vigilia dell’offensiva si riunì a Roma, in sessione segreta, il Gran Consiglio del fascismo per decidere sul futuro della Spagna. Subito dopo la riunione Roberto Farinacci partì in aereo per Siviglia e Salamanca, capitale provvisoria della giunta dei generali franchisti, onde esporre a Franco le decisioni prese, vale a dire il progetto di fare della Spagna uno stato corporativo sul modello deH’Italia, con la prospettiva di far salire al trono un principe di casa Savoia e precisamente il Duca d'Aosta.

Ma le operazioni militari dimostrarono fin dai primi giorni con quale leggerezza il Comando italiano si fosse preparato all’offensiva su Madrid. La presunzione nel voler stendere i piani operativi senza la collaborazione dei generali spagnoli, per accentuare il carattere « italiano » dell’offensiva, ebbe come conseguenza che, al momento del bisogno, mancò com[...]

[...]i casa Savoia e precisamente il Duca d'Aosta.

Ma le operazioni militari dimostrarono fin dai primi giorni con quale leggerezza il Comando italiano si fosse preparato all’offensiva su Madrid. La presunzione nel voler stendere i piani operativi senza la collaborazione dei generali spagnoli, per accentuare il carattere « italiano » dell’offensiva, ebbe come conseguenza che, al momento del bisogno, mancò completamente agli italiani l’appoggio dei franchisti, ben lieti a un certo momento che la boria italiana venisse ridimensionata da un rovescio militare. Alla stolida incoscienza (costante tipica degli Alti Comandi italiani) di impiegare le truppe al Nord senza il necessario equipaggiamento per proteggersi dai rigori del freddo, si aggiunse il grossolano errore di concentrare tutta l’aviazione, trasferita dal Sud, nel campo di Soria che disponeva di una sola pista in terra battuta, essendo allagato e impraticabile il campo di Almazon a causa del maltempo.

Ma a parte le avversità atmosferiche (che d’altronde pesarono su entrambe le parti), app[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 462

Brano: [...]i, Bianca Zanotti. %

Bibliografia: L. Casali, Zona 6. La Resistenza a Cervia e nelle Ville Unite, Cervia, Saporetti 1971.

L.Ca.

Madrid, Difesa di

La difesa di Madrid, durante la guerra civile spagnola scatenata dal generale Francisco Franco, cominciò il 18.7.1936 e terminò nel marzo 1939.

Data l’importanza politica della città come capitale della Repubblica, la sua posizione geografica e il suo significato intemazionale, i ribelli franchisti erano convinti che, dopo la caduta di Madrid, in poche settimane avrebbero potuto concludere vittoriosamente la guerra. Perciò, dal luglio 1936 al marzo 1937 essi concentrarono tutte le loro forze in un’unica battaglia che aveva come solo obiettivo Madrid. Alle quattro grandi offensive scatenate per far cadere la città parteciparono franchisti e legionari spagnoli, mercenari marocchini, italiani, portoghesi e tedeschi, alimentando quella che sarebbe passata alla storia come « la battaglia di Madrid ».

La prima e più importante offensiva fu sferrata nel novembre 1936, quando ormai tutti davano per scon

Una via di Madrid nei giorni dell'assedio (1936)

tata l’entrata di Franco a Madrid. La seconda si ebbe nel gennaio 1937, quando i fascisti tentarono di impadronirsi della parte nordorientale della città (Majadahonda). La terza offensiva si svolse in febbraio nel Jarama e la quarta in marzo sul fronte di Guadalajara (v.), dove[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 49

Brano: [...]tornato in patria all'inizio della guerra civile spagnola, fu successivamente capo del commissariato supremo dell’esercito (ottobre 1936

novembre 1937), ministro degli Esteri nel primo gabinetto di Largo Caballero (ottobre 1936) e in quel

lo Negrin (1937), fino alla caduta della repubblica popolare. Rappresentante della Spagna repubblicana alla Società delle Nazioni, lasciò Madrid in aereo il 6.3.1939, alcuni giorni prima dell’entrata dei franchisti. Ministro degli Esteri del

governo spagnolo in esilio fino all’agosto 1945, nello stesso anno partecipò (con Negrin e altri) alle trattative che si conclusero con la nomina di Martinez Barrio a presidente della repubblica spagnola. Ormai in età avanzata, J.A.d.V. risiede attualmente a Parigi, vivendo modestamente della sua professione di giornalista.

Circa le responsabilità delle democrazie occidentali nella sconfitta del popolo spagnolo, J.A.d.V. ha così scritto nelle sue Memorie di mezzo secolo (1963): « Le potenze, che durante la breve storia della nostra repubblica eravamo abituati [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 6

Brano: [...]zzo di artiglieria da 75, Nannetti lo fece fissare su un camion e lo trasformò in cannone semovente. Con quell’arma egli si mise a scorrazzare lungo il fronte tra Huesca e Tardienta, portando lo scompiglio nelle linee nemiche*. Appena le batterie nemiche cominciavano a rispondere al fuoco, il cannone veniva spostato su altri punti. Nacque così la leggenda della « batteria fantasma », che era composta in realtà da un solo cannone, micidiale per i franchisti e inafferrabile.

Comandante militare

Le sue prove di ardimento richiamarono su Nannetti l’attenzione dei dirigenti repubblicani, tanto che la Federazione giovanile socialista unificata catalana lo incaricò di organizzare il primo battaglione volontario della gioventù. Tale reparto, forte di 500 giovani e con Nannetti quale commissario politico, venne istruito e inviato sui fronte di Madrid, alle dipendenze del comando del Quinto Reggimento. Il battaglione combattè a Brunete e a Chapineria. In quest'ultima località, quando il comandante di battaglione tradì passando ai franchi

6



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 653

Brano: [...] contatti con Empoli, Siena, Firenze, Prato e anche Milano. Nel

1931 essa riuscì a realizzare una dimostrazione di numerosi disoccupati e, negli anni seguenti, si attrezzò per riprodurre la stampa proveniente dall’estero e pubblicare un giornaletto locale, intitolato La scintilla.

Dopo gli arresti del 1932, cui riuscì audacemente a sottrarsi il comunista Pietro Borghi (che si distinguerà poi nella guerra di Spagna, ab

battendo due aerei franchisti), l’organizzazione clandestina comunista si ricostituì rapidamente, tanto che la ricorrenza del Primo Maggio 1933 fu festeggiata con una gita a Castello di San Gimignano. L’intervento fascista in Spagna e la partecipazione italiana alla Seconda guerra mondiale trasformarono in un baratro la spaccatura esistente fra regime e classi popolari,

il cui vero stato d’animo si manifestò anche a Poggibonsi, con la dimostrazione organizzata il 26.7.

1943 dagli operai della locale vetreria per chiedere « la pace separata e la liberazione del detenuti politici ».

Guerra di liberazione

Durante[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine franchisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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