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Il segmento testuale formalismo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 342Analitici , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Alfonso Paolella, Varietà e documenti. Semiologia, narratologia e retorica. Una rassegna bibliografica 1975-1979 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]cc.) proseguita poi nel decennio successivo, mentre a soli tre anni di distanza dall'edizione francese venivano riproposti in Italia i Saggi di linguistica generale di Jakobson (1966) e, poco dopo, nel 1971, i Problemi di linguistica generale di Benveniste (1966). Nello stesso tempo la traduzione di Erlich (1954, tr. it. 1966) e la riedizione italiana dell'antologia di Todorov (1965, tr. it. 1968) diffondevano in Italia alcuni pezzi classici del formalismo (e con la raccolta di Faccani e Eco, 1969, dei loro continuatori). Unica eccezione a questa ritardata apertura verso macroscopici fenomeni della cultura internazionale è la precoce traduzione, nel 1956, di Theory of Literature di Wellek e Warren (prima ed. 1949), solo di recente scoperta in Francia.
Gli anni Settanta hanno assistito ad una vera esplosione e quasi ad una inflazione di studi di linguistica e semiotica, che tuttavia trovano sensibile solo una piccola fetta del mondo accademico. Nel 1974 si tiene il primo Congresso internazionale dell'IAss (International Association for Semiotic[...]

[...]i secondari » della scuola di Tartu (uxss), sistematizzandoli nel discorso filologico che è l'unico punto di ancoraggio per qualsiasi analisi testuale: « la filologia aiuta a superare il soggettivismo e il solipsismo di certe posizioni moderne della critica e, ahimé, della semiotica » (p. 20). La partita quindi si gioca sul testo, il solo punto di incontro e terreno valido per verificare qualsiasi modello teorico. Nella tesi proposta da Segre il formalismo si innesta
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su una base storica piú robusta, per la quale i modelli semiologici, che sono anche storici e culturali, subiscono una verifica rigorosa su un supporto piú concreto: il testo filologicamente corretto. La presenza di tali modelli non deve spingere il semiologo a prestare fede cieca alla loro validità assoluta ed oggettiva nonostante la loro articolazione e complessità perché « occorrerà tener conto... che ogni lettura è una forma di `esecuzione' e che nessuna lettura è esente dall'intervento dei codici, linguistici e culturali, del lettore » (p. 37). Coeren[...]

[...]be una parte della semiotica, come vuole la classica ripartizione di Morris (semantica, sintassi e pragmatica), ma « è ben piú che una parte della semiotica, essa ne costituisce piuttosto la fondazione teorica » (p. 19): ed è sul problema del significato che Garroni sviluppa il suo discorso fino a postulare una semantica trascendentale che dia conto di tutte le possibili forme di significazione.
Un altro grosso filone della semiotica fa capo al formalismo russo degli anni Venti e si è sviluppato per conto proprio. Il discorso sulla tradizione sovietica, scoperta in Italia solo negli anni Sessanta, si fa piú complesso, poiché queste
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ricerche abbracciano ambiti e settori di indagine tra i piú disparati, come la filosofia del linguaggio, la tipologia della cultura, la metrica, la narratologia, l'analisi letteraria, il folklore ecc. Si possono, in ogni caso, distinguere almeno due fasi: il formalismo degli anni 19151930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si raccolgono intorno al[...]

[...]i Venti e si è sviluppato per conto proprio. Il discorso sulla tradizione sovietica, scoperta in Italia solo negli anni Sessanta, si fa piú complesso, poiché queste
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ricerche abbracciano ambiti e settori di indagine tra i piú disparati, come la filosofia del linguaggio, la tipologia della cultura, la metrica, la narratologia, l'analisi letteraria, il folklore ecc. Si possono, in ogni caso, distinguere almeno due fasi: il formalismo degli anni 19151930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si raccolgono intorno al Circolo di Mosca
e all'oPoJAz di Leningrado. I maggiori rappresentanti di questo periodo sono Sklovskij, il giovane Jakobson, Ejchenbaum, Tomasevskij, Tynianov che cercano di analizzare, in ambiti diversi, i procedimenti della « Jetterarietà » indipendentemente dai fattori esterni ed ambientali che la determinano. In una seconda fase, il formalismo russo si innesta sulla nascente scuola dello strutturalismo praghese, anche grazie alla mediazione di alcune figure di prim[...]

[...]1930, in cui studiosi di diversa estrazione, ma con prevalenti interessi letterari, si raccolgono intorno al Circolo di Mosca
e all'oPoJAz di Leningrado. I maggiori rappresentanti di questo periodo sono Sklovskij, il giovane Jakobson, Ejchenbaum, Tomasevskij, Tynianov che cercano di analizzare, in ambiti diversi, i procedimenti della « Jetterarietà » indipendentemente dai fattori esterni ed ambientali che la determinano. In una seconda fase, il formalismo russo si innesta sulla nascente scuola dello strutturalismo praghese, anche grazie alla mediazione di alcune figure di primo piano, presenti a Praga nel '29, come Jakobson e Trubeckoj (lo strutturalismo praghese sopravvisse al Circolo di Praga con l'opera di Mukarovskÿ). In parte erede del formalismo slavo può essere considerato il gruppo di semiologi che fanno capo alla cosiddetta scuola di Tartu (Lotman, Uspenskij) che si occupa principalmente dell'elaborazione di modelli culturali. Per una informazione completa, si rinvia all'ottimo lavoro della FerrariBravo (1978) che informa il lettore su tutto ciò che è stato tradotto in Italia, dagli anni Sessanta, dei lavori dei formalisti russi e degli strutturalisti e semiotici sovietici del dopoguerra. Aggiungerò solo due volumi apparsi recentemente: Prevignano (a cura di) (1979) e Bachtin (1979).
La riflessione della semiotica letteraria sul [...]

[...]swald & TonoRov, Tzvetan 1972: Dictionnaire encyclopédique des sciences du langage, Paris, Seuil, tr. it. Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Milano, ISEDI, 1972; Eco, Umberto 1973: Segno, Milano, ISEDI; 1975: Trattato di semiotica generale, Milano, Bompiani; 1979: Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Milano, Bompiani; ERLICH, Viktor 1954: Russian Formalism, The Hague, Mouton, 1964', tr. it. Il formalismo russo, trad. di M. Bassi, Milano, Bompiani, 1966; FACCANI, Remo & Eco, Umberto (a cura di) 1969: I sistemi di segni e lo strutturalismo sovietico, Milano, Bompiani; FERRARIBRAVO, Donatella 1978: La scienza letteraria sovietica in Italia. Saggio bibliografico. 196077, « Strumenti critici » 3637 (1978), pp. 353417; FINzi, Alessandro 1979: Modelli grafici e critica letteraria, Torino, Einaudi; FLORESCU, Vasile 1960: Retorica si reabilitarea ei in fclozofia contemporanä, Bucuresti, Ed. Academiei R.S. România, tr. it. La retorica nel suo sviluppo storico, trad. di A. Serra, Bologna, Il Mulino, 197[...]



da Leone Pacini Savoj, Varietà e documenti. Boris Tomasevskij della poetica in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]e di ipotesi di lavoro ». « Stabiliamo principi concreti, e ci atteniamo ad essi nella misura in cui siano giustificati dal materiale [e, cioè, dai testi]. » « Scienze bell'e pronte non ve ne sono. » « Nell'àmbito di questa scienza [la formalistica] è possibile lo sviluppo dei piú svariati metodi » (Teoria del metodo formale, passim; corsivo mio). E, infine: « Eclettici ed epigoni trasformano il metodo formale in una specie di sistema fisso del `formalismo', di cui si servono per fabbricare termini, schemi e classificazioni. Questo sistema è assai comodo per la critica, ma non è nient'affatto tipico del metodo formale ». Citazioni da cui è possibile espungere i sintomi di una non certo lucida chiarezza nella contaminazione che vi si compie tra i significati di « scienza » e di « metodo », e nella incoerenza fra « metodo » e asserita possibilità di « sviluppo dei piú svariati metodi ».
La situazione, in realtà, non era certo dissimile — anche se si mostrava piú illuminata — da quella che va tuttora verificandosi ad ogni tentativo di organare in[...]

[...]dosi ad ogni tentativo di organare in « scienza » l'esegesi dell'arte; la quale, per essere attività concreta, sfugge all'astratto. Ma la natura concreta dell'arte era ancora scarsamente intravista dai formalisti; e allo Eichenbaum, perciò, sfuggiva che la tendenza a fabbricare « termini, schemi e classificazioni » non era affatto da attribuire ad una miopia degli eclettici o degli epigoni, bensí da collegare con le riposte finalità dello stesso formalismo; il quale, ambendo ad assurgere a « scienza », ambiva a fornirsi degli istrumenti di cui ogni scienza necessita.
Ne è abbondante riprova l'opera di uno dei padri — e non certo degli « epigoni » — del formalismo russo: la Teoria della letteratura di Boris Tomasevskij (che Maria di Salvo ci ripropone, per i tipi di Feltrinelli, in un'ottima veste italiana, corredandola di una introduzione chiara e puntuale). E sarebbe sufficiente, da solo, a mostrarlo il capitolo su La costruzione dell'intreccio, dove la venerazione per la terminologia giunge al punto di adulterare la « teoria » in anatomia della letteratura; offrendoci, è vero, un materiale di grande suggestione, ma di nessuna, o assai scarsa, utilità per l'intendimento di un'opera d'arte.
Tuttavia, questi non sono che aspetti secondari sui quali no[...]

[...]o assai scarsa, utilità per l'intendimento di un'opera d'arte.
Tuttavia, questi non sono che aspetti secondari sui quali non merita indugiare. Ci offrono esempi di distorsioni di ordine minore; anche se non da trascurare, perché, sia detto per incidenza, costituiscono una parte non insignificante di un materiale su cui dovrebbe operare chi, finalmente, meditasse di offrirci un ragguaglio puntuale e una altrettanto puntuale caratterizzazione del formalismo russo.
Ciò che reputiamo, invece, prezioso, nel Tomas"evskij, è il chiarimento, proposto fin dalle pagine iniziali, di un termine che egli impiega in valore neologistico, e che costituisce la chiave della teoria formalistica, nonché le basi sulle quali essa poggia: « poetica ».
« La disciplina che studia la costruzione delle opere non artistiche si chiama retorica; quella che studia la costruzione delle opere d'arte è la poetica. Retorica e poetica compongono la teoria generale della letteratura » (p. 27 dell'edizione italiana).
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Ora, se ci ripromettiamo di intender[...]



da (9 Domande sul romanzo) Sergio Solmi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]nni, diretti ad accentuare l'emozione, per così dire, obliterandola, e in realtà isolandola con reagenti negativi (vuoi d'indifferenza, vuoi di distrazione laterale, vuoi vagamente nostalgici, o scopertamente ironici), in maniera da presentare, per così dire, lo scavo in rilievo, o viceversa.
Roland Barthes, a proposito di RobbeGrillet, ha accennato alla crisi della civiltà borghese, e della relativa psicologia, e, quindi, all'attualità di un « formalismo assoluto » (le dégré zéro de l'histoire). Ma anche questa tesi poco mi convince. La psicologia di un mondo in crisi non vuol dire assenza di psicologia, ma piuttosto ambiguità, contraddizione, che quindi può benissimo essere resa, magari in modi anch'essi ambigui e contradditori.
Perciò l'ultimo romanzo di RobbeGrillet, La jalousie, che sembra intenda realizzare in pieno la definizione di Barthes, sopprimendo la psicologia mediante la soppressione dello stesso personaggio principale (ridotto a un ipotetico, astratto e innominato punto di vista attorno a cui ruota il racconto), resta un prodo[...]

[...] strutture del reale. Sembrerebbero così configurare non già l'atteggiamento naturale dell'artista, ma un atteggiamento di cronista, nel migliore caso di storico, ma neppure in questi atteggiamenti, a rigore, si può prescindere dal momento particolare, soggettivo dell'esperienza in atto. Questa corrispondenza puramente oggettiva non può quindi risultare che un'ipostasi del reale.
Avviene allora, per la fatale conversione di ogni contenutismo in formalismo, che la parte di invenzione, di agio, di libertà dell'artista, dato il tema « pianificato » e strutturato esternamente, si rifugia nell'episodio, nella pagina, nella frase (ad es., la bella descrizione, la bella, o caratteristica, « tipizzazione »). Così la forma si scinde veramente dal contenuto, e si fa accademica.
In conclusione, se qualche opera che va sotto l'etichetta dei « realismo socialista » si é salvata, o si salverà, sarà sempre in virtù di un equivoco, di una più o meno casuale coincidenza con lo scopo propagandistico, polemico o dottrinale. E, nella sua stessa valutazione, inte[...]



da Vittorio Lanternari, Scienze religiose e storicismo: note e riflessioni in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]etibili, ma anche di coglierne il fondo comune, che presiede alle origini del profetismo in se stesso.
In realtà il Buddismo nella sua genesi é precisamente un movimento profetico di salvezza e di rinnovamento. Esso scaturì dalla società indiana del VI sec. a. C., in risposta all'esigenza di fronteggiare un pericolo da cui era minacciata la civiltà religiosa locale. Il pericolo era rappresentato da un sacerdotalismo ipertrofico, da un eccessivo formalismo ritualistico in cui s'era venuto spegnendo il primitivo impulso misticocontemplativo dell'antica religione vedicobrahmanica. Si trattava di una crisi religiosa profonda, che esigeva un profondo rinnovamento. Ma la crisi religiosa era a sua volta il prodotto di un conflitto sociale tra la classe dei sacerdoti brahmani ormai protesa, in maniera antisociale, alla tutela dei propri interessi istituzionali di sezione, e le rimanenti classi sociali coi propri bisogni vitali di autonomia.
A sua volta il Cristianesimo è, nella sua genesi, un movimento religioso di rinnovamento e salvezza, che rispon[...]

[...]omia.
A sua volta il Cristianesimo è, nella sua genesi, un movimento religioso di rinnovamento e salvezza, che risponde al bisogno di fronteggiare un'altra vastissima crisi: la crisi politica, sociale, cul
(1) R. PETTAZZO:vI, Lettere religiose, Firenze 1959, p. 1.
ioo VITTORIO LANTERNARI

turale oltreché religiosa, al cui fondo stanno alcune componenti essenziali, cioè un sacerdotalismo — quello giudaico — altrettanto pernicioso per il suo formalismo farisaico e retrivo; uno statalismo — quello romano — pervenuto al culmine e alla crisi del potere, si da porsi in aperta contraddizione con le esigenze di libertà individuale e sociale maturate nel lungo processo della storia culturale e sociale di Roma. Sia il Buddismo, sia il Cristianesimo, sia i movimenti di libertà e di salvezza primitivi, sono tipici movimenti profetici, fondati cioè da una personalità altamente rappresentativa della società del tempo e profondamente ispirata.
Tali le analogie formali e storiche dei movimenti suddetti.
D'altra parte, vi sono profonde differenze. La sa[...]



da Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàcs in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1953 - numero 11 - novembre

Brano: [...]nte. Milano, Cooperativa del libro popolare, 1953.
(Continua a pag. 632)
Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukàes
Einaudi ci ha dato un nuovo volume di Giorgio Lukacs. Si tratta di una raccolta di saggi scritti fra il '35 e il '45, teorici e di critica applicata, spesso legati a un'immediata necessita polemica. Così i saggi Narrare o descriverei e La fisionomia intellettuale dei personaggi artistici ebbero origine dal dibattito sul formalismo e il naturalismo sviluppatosi in U.R.S.S. nel 1936, il carteggio con la Seghers risale alle discussioni avvenute in Germania nel 1938 sull'espressionismo e lo stesso saggio teorico di apertura sull'estetica marxista riflette le discussioni che seguirono la istaurazione in Ungheria della democrazia popolare. E' forse da questa occasione polemica che i saggi ritraggono la loro vivacità, il loro carattere così piacevolmente antiaccademico e antisistematico (anche se qua e là fa capolino un tono un po' professorale), la ricchezza di motivi, di spunti, di analisi critiche particolari, di esempi tr[...]

[...]nze più profondi, che si ripetono secondo leggi determinate, pur mutando a seconda del mutare delle circostanze ». L'arte è appunto conoscenza di questi tratti essenziali della realtà e non dei fenomeni mutevoli : anche se non si può prescindere dal rapporto dialettico che lega i fenomeni all'essenza. Per questo il marxismo è contrario a ogni naturalismo, alla riproduzione fotografica e quindi superficiale della realtà, co. me è contrario a ogni formalismo, a una rappresentazione artistica, indipendente dalla realtà, ic che si arroghi il diritto di trasformarla e di stilizzarla a piacere ». Per questo la categoria fondamentale dell'arte è quella della tipicità. E tipico non è il simbolo astratto nè la media delle caratteristiche di singole individualità : tipico è la tendenza fondamentale che si può ritrovare in ogni singolo frammento di realtà, e che bisogna riuscire a cogliere senza astrarla dall'individuo concreto in cui si è calata. Come diceva Engels, « ognuno è un tipo, ma al contempo anche un individuo determinato, un costui ». E come di[...]



da Recensione di Piero Cudini su Patrick Boyde, Retorica e stile nella lirica di Dante, a cura di C. Calenda, Napoli, Liguori, 1979, pp. 431 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] di Michael Riffaterre (di cui si vedano gli Essais de stylistique structurale, Paris 1971), volta a mediare tra le due posizioni precedenti e ad « annettere saldamente la stilistica al territorio della moderna linguistica » (p. 71). Il fattore stilistico può essere individuato e definito solo in rapporto ad un contesto dato, rispetto al quale risulta « di ridotta prevedibilità » (non siamo lontani, come si vede, dal concetto di straniamento del formalismo russo). Poste queste basi, e riconosciuti i debiti verso la stilistica riffaterriana, il Boyde si preoccupa di collocare la sua metodologia e il suo lavoro entro limiti modesti, ma non per ciò privi di validità: la stilistica, afferma, « può essere benissimo paragonata ad una sorta di statocuscinetto tra la linguistica e la critica letteraria: certo piú di una `terra di nessuno', ma in nessun caso una grande potenza » (p. 78). Entro questi limiti; l'applicazione a Dante lirico di un'accurata indagine stilistica porta da un lato all'individuazione — abbastanza solidamente accertata — delle auc[...]



da Vezio Crisafulli, Un problema di diritto costituzionale in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]positivo per la successione alla carica di capo del governo.
La formazione del primo governo Badoglio è dunque certamente avvenuta al di fuori dell'ordinamento costituzionale fascista, che era quello vigente in quel momento. Ed è naturale che sia stato così: perchè non si trattava di un semplice mutamento di persona, di un cambiamento di ministero. ma in sostanza di uscire dal regime fascista. La realtà si è qui vendicata, come tante volte, del formalismo legalistico; tutte le discussioni, più o meno sottili, di certi costituzionalisti sul carattere vincolante o meno della designazione del Gran Consiglio o addirittura sulla possibilità che a capo del governo fosse scelto un non iscritto al partito fascista (!) non tenevano conto di questo elemento di fatto, politicamente. decisivo: che per far cadere il fascismo ci voleva o un suo (impossibile) suici dio oppure una vera e propria frattura nel sistema costituzionale dello Stato.
Rilievo questo, si badi bene, che non contraddice affatto a quanto si è detto più innanzi circa la possibilità che l[...]



da m.c.c, scheda sintetica di «Convivium» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]n corso di pubblicazione, sotto la direzione di Giambattista Pighi, prima a Torino presso la Sei, poi a Bologna per i tipi di R. Patron.
Convivium ha accolto contributi prevalentemente di carattere storico e filologico, respingendo « ogni facile estetismo e ogni dilettantistica esperienza ermetica ». In polemica con gli studi estetici, definiti in un editoriale (genn.febb. 1955) « pericolosamente avviati, con netto processo involutivo, verso il formalismo retorico », la rivista ambisce a promuovere lo studio dei rapporti tra società e letteratura, ovvero tra cultura e poesia, e, al tempo stesso, ad associare su di uno stesso piano di interessi e di valutazione tradizione e innovazioni, letterature moderne e antiche, ita
liane (regionali) e straniere. Maggiormente articolata rispetto alla serie precedente, l'ultima serie di Convivium mantiene di quella la rubrica Recensioni; vi si aggiungono, oltre alla sezione dedicata alla saggistica, le rubriche Inedita et rara, Note e rassegne, un Notiziario degli avvenimenti culturali e lo Schedario dei l[...]



da [Le relazioni] R. Cessi, Lo storicismo e i problemi della storia d'Italia nell'opera di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ella dialettica o gnoseologia riporta ad unità organica i concetti generali di storia, di politica e di economia, dalla storia non possono staccarsi la politica e la economia, donde scaturisce la teoria della storia, nella quale si identifica la filosofia della prassi. Ma si avverta che essa non può essere schematizzata in una formulazione astratta, non può essere ridotta ad una sociologia consistente nel collocare una concezione del mondo in un formalismo meccanico apparentemente animato, non ad una filologia che al più può apprezzarsi come filiazione metodologica della storia, non ad una statistica subordinata alla legge dei grandi numeri, della quale non occorre rilevare l’errore politico per il rigido metodo, che la informa, non ad una filosofia intesa come metodologia generale della storia, e che entra piuttosto nell’ambito della storiografia.

La filosofia della prassi concepita nella sua funzione unificatrice è la storia stessa nella sua infinita varietà e molteplicità suscettibile di rappresentazioni attraverso le applicazioni storiog[...]



da [Gli interventi] Galvano della Volpe in Studi gramsciani

Brano: [...] o “ disdegno ” ma è solo 64 ebbe ” » ; ché « su “ ebbe ” cade l'accento estetico e drammatico del verso ed esso è (l’origine del dramma di Cavalcante interpretato nelle didascalie di Farinata : e c’è la 66 catarsi ” ».

Ora, non è illecito arguire da quel che precede che è proprio di qui — da questa capacità gramsciana di avvertire 'le ragioni della ragione, o intellettualità o discorsività, nellopera d’arte, senza cadere, rotto l’incanto del formalismo cioè dell’Estetica (misticizzante) deU’« intuizione irrifiessa » o « pura », nella tentazione di un contenutismo sociologico pur raffinato — che si annuncia ila possibilità di una nuova (integrale) critica letteraria e artistica ie della relativa implicita Estetica materialistica. Capacità notevole, che non si riscontra in nessuno quasi dei teorici e critici letterari materialisti posteriori a Marx e a Engels, da Piekhanov a Lukàcs (di questuiamo in quanto critico letterario basti ricordare la sopravalutazione di Balzac a discapito di Stendhal e di Flaubert). Senonché proprio da questa capaci[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine formalismo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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