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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale dell'Europa è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 1089Analitici , di cui in selezione 27 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...]o » può dare « un contenuto e una certezza di garanzia » a quegli articoli.
Non si può certo negare che alcuni fautori dell'Alleanza avessero in mente qualche cosa di più di un patto militare. Sta di fatto però che l'Alleanza si è concretizzata « tutta e soltanto in una struttura militare », ed è attraverso di essa che si è stabilito il vero rapporto tra gli Stati Uniti e l'Europa sul terreno politico ed economico: un rapporto di subordinazione dell'Europa agli, USA.
In uno studio sui problemi della NATO apparso su Lo Spettatore internazionale (numero 1, 1967) si riconosce che « spesso le scelte e gli indirizzi assunti in sede NATO hanno contrastato e contrastano con la prospettiva di distensione, e che l'organizzaatone in quanto tale può costituire un elemento di ritardo sul processo. Ma questo è dovuto non tanto alla influenza di Washington sugli europei, quanto alla egemonia dei militari (americani ed europei) sui civili ». Anche se così fosse, non bisognerebbe chiedersi attraverso quale meccanismo si è potuto arrivare a ciò? Ma non è così.[...]

[...]ti che riguardarono: a) il potenziamento delle forze tradizionali degli alleati europei; il progetto, definito successivamente in un Consiglio atlantico a Lisbona, prevedeva l'allestimento di 100 divisioni e di 9.000 aerei; b) l'istituzione di un esercito integrato, sotto comando americano; c) l'adozione della « strategia in avanti », ossia l'inserimento della Germania federale nella NATO.
Il punto a) non venne mai realizzato. Dello stato reale dell'Europa si fece interprete il ministro degli Esteri olandese Dirk U. Stikker affermando che qualunque « ulteriore abbassamento di vita » dovuto a « insostenibili » spese di riarmo « metterebbe a repentaglio quella pace sociale sul fronte interno che è così necessaria al nostro sforzo difensivo ». In realtà gli alleati europei furono sempre riluttanti a impegni estremamente gravosi in questo senso (tranne qualche fedelissimo come l'Italia). Vi erano altre tre ragioni di fondo, oltre a quelle addotte da Stikker, a motivare quelle riluttanze. Prima: un rapporto americano metteva in luce, in quegli anni,[...]

[...]liardi, nel 1952 a 59,9, nel 1953 a 64 miliardi. E un terzo di queste spese veniva sostenuto dagli alleati europei.
Tuttavia vi era un altro aspetto del problema che ten
(disegno di Gal) deva a emergere fino a divenire, negli anni immediata
mente successivi, dominante. Gli USA chiedevano un potenziamento delle forze tradizionali europee in virtù di una loro strategia (fondata sulla invulnerabilità, allora, del territorio americano) che faceva dell'Europa lo scudo di un attacco nemico sino al «momento in cui la spada del SAC sarebbe sopravvenuta a stroncarlo ».
L'Europa in altri termini avrebbe dovuto servire come prima lineacuscinetto. Nella sua Histoire diplomatique de l'Europe René AlbrechtCarrié, osserva che in fondo «il desiderio di non divenire un campo di battaglia era comprensibilmente forte tra gli europei, che non trovavano ragione di rallegrarsi della prospettiva di un'eventuale liberazione che avrebbe liberato poco più di un cimitero », mentre gli americani « consideravano con timore cornprensibilmente minore l'eventualità di un c[...]

[...]ione propaganda d el Pu
n. 19 Rinascita p. 15
Dossier NATO 9 maggio 1969


la sicurezza è nella neutralità
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Manifesto della sezione propaganda d el PCI
L'Europa
pill divisa
L'aggravamento della tensione favorisce il ricatto permanente che la Germania di Bonn, spalleggiata dagli USA, esercita sugli altri alleati: è la crisi di ogni reale prospettiva dello stesso « europeismo atlantico » e della capacità dell'Europa di stabilire nuovi rapporti con i paesi di nuova indipendenza
della distensione) « la natura eminentemente politica delle scelte possibili nella strategia della dissuasione porta a rafforzare anzichè ad attenuare la supremazia politicomilitare esercitata dagli USA »,
Con l'accettazione della nuova strategia americana, la NATO diviene definitivamente
e semplicemente un « braccio militare » del presidente degli Stati Uniti. In secondo luogo, si è caratterizzato meglio lo impegno della NATO nell'ambito extraeuropeo. Mentre con la « rappresaglia massiccia » la NATO era solo automaticamente tra[...]

[...]a della NATO e dalla appartenenza a essa dei paesi occidentali? Il prezzo pagato, come si vedrà, è stato altissimo: attraverso la NATO l'Europa è stata l'epicentro della guerra fredda, ha subito una spaccatura profonda dettata dalla logica dei blocchi, ed è pervenuta a una condizione subalterna agli USA sul terreno politico ed economico. Vediamo come.
La questione tedesca è stata e continua a essere il perno di ogni problema concernente la vita dell'Europa. « Dal tipo di sistemazione che sarebbe stato dato al problema tedesco scriveva tempo fa il già citato settimanale delle ACLI — dipendeva in realtà o meno la sussistenza delle strutture » politiche e militari che « si erano andate consolidando in Europa nel dopoguerra ». E' persino superfluo richiamare l'importanza del problema. A essa infatti era, ed è ancora legato il riconoscimento della realtà emersa dalla seconda guerra mondiale (frontiere dell'Oder Neisse ecc.). In altri termini, era attraverso la questione tedesca che passavano tutti i problemi di un nuovo assetto dell'Europa e della s[...]

[...]dipendeva in realtà o meno la sussistenza delle strutture » politiche e militari che « si erano andate consolidando in Europa nel dopoguerra ». E' persino superfluo richiamare l'importanza del problema. A essa infatti era, ed è ancora legato il riconoscimento della realtà emersa dalla seconda guerra mondiale (frontiere dell'Oder Neisse ecc.). In altri termini, era attraverso la questione tedesca che passavano tutti i problemi di un nuovo assetto dell'Europa e della speranza di nuovi rapporti internazionali tra le grandi potenze.
Già nella primavera del '47 una serie di accordi anglo
franco americani avevano
gettato le basi di uno Stato tedesco occidentale: la Repubblica federale tedesca, nata nel 1949 come una delle più tipi che creature della guerra fredda. Fu con la NATO, però, che la questione tedesca ven ne via via assumendo un peso determinante e decisivo per la storia di questi ultimi venti anni. Infatti con la NATO si ebbe quel riarmo tedesco che avrebbe sancito la politica dei blocchi: fu — è bene ricordarlo ancora una volta — dopo l'[...]

[...]evisione lacerante » della loro politica, ottenendo una non del tutto rassegnata ubbidienza. E fu questa la sanzione della rinascita, non della Germania, ma di quelle forze economiche, politiche e militari, che nel segno dell'anticomunismo costituirono il nucleo principale del neorevanchismo tedesco, ostacolando con questa soluzione del problema tedesco stesso, non soltanto un diverso assetto europeo, ma anche una effettiva distensione nel cuore dell'Europa.
Non descriveremo qui le diverse tappe attraverso le quali l'obiettivo americano venne pienamente realizzato, e che segnarono uno dei momenti più travagliati della vita dell'occidente europeo (basti ricordare il fallimento della CED). Ciò che interessa vedere è invece il modo con cui la NATO impostò la questione tedesca e le conseguenze che ne derivarono allora, di cui l'Europa porta ancora oggi il segno.
La rivista Il Mulino (n. 1, 1949), non certo sospetta di antiatlantismo, riconosce che «le contraddizioni e gli equivoci che l'Alleanza accumulò sulla questione tedesca furono tali .e tant[...]

[...]orta ancora oggi il segno.
La rivista Il Mulino (n. 1, 1949), non certo sospetta di antiatlantismo, riconosce che «le contraddizioni e gli equivoci che l'Alleanza accumulò sulla questione tedesca furono tali .e tanti che finirono per costituire un ostacolo al
la definizione di una ef f etti
va politica distensiva ». In realtà non vi furono equivoci. Il taglio dato fu uno e univoco: l'identificazione degli interessi della NATO, e quindi quelli dell'Europa occidentale, con gli interessi e le rivendicazioni della Repubblica federale tedesca. Ciò era voluto dagli Stati Uniti ed era nella logica naturale della politica di contenimento, costruita su quelle che George Kennan chiamava le « situazioni di forza » per imporre, « dispiegando tutta la potenza militare », all'URSS e ai paesi socialisti determinate soluzioni.
Non vi fu perciò rivendicazione revanchista della Germania federale che non fosse fatta propria dalla NATO, e posta alla base di tutta la sua strategia politica e militare verso i paesi socialisti. Questi avvertivano in profondità, e [...]

[...]sse il mo.. tore _trainante della NATO, e si stabilisse tra NATO e Germania un gioco di influenze e di ricatti reciproci densi di tragiché conseguenze per la
p. 16 Rinascita n. 19 9 maggio 1969 Dossier NATO
Europa. Nota acutamente lo storico Enzo Collotti che la ambizione di Adenauer di fare della RFT « la potenza destinata ad assumere la leadership di una Europa irrevocabilmente legata alla politica statunitense » e nel contempo l'avamposto « dell'Europa cristiana contro il bolscevismo... non avrebbe potuto procedere se non si fosse incontrata con la volontà degli Stati Uniti di rivalutare il potenziale europeo e soprattutto tedesco in funzione antisovietica. Senza la politica di Truman e di Foster Dulles, senza la conquista economica (da parte degli USA) dell'Europa, senza il Piano Marshall
e il Patto Atlantico, senza la politica di forza, il roll back
e la teoria della liberazione dei paesi dell'Europa orientale, il fanatismo anticomunista
e antisovietico di Adenauer sarebbe rimasto isolato ». Ne venne invece l'esaltazione di un ruolo primario e preminente della Germania federale. Al punto che quando si delinearono — alla luce della potenza atomica dell'URSS — nuove ipotesi che liquidassero le tesi della rappresaglia massiccia; la Germania potè assumere all'interno della NATO un ruolo di punta oltranzista, preoccupata soltanto di un abbandono da parte degli alleati della « vecchia frontiera » e quindi della svalutazione della « posizione di avamposto della Repubblica federale» (Collotti). [...]

[...]uindi della svalutazione della « posizione di avamposto della Repubblica federale» (Collotti). L'eredità di questa politica pesa ancora oggi, nonostante il suo artefice sia scomparso da lun go tempo. E non è un caso che gli accenni a una politica nuova della RFT passino oggi per una radicale liquidazione di quella eredità, investendo la stessa NATO e la logica dei blocchi.
Questo fu il primo prezzo: attraverso la questione tedesca, la divisione dell'Europa. Tutto ciò, ovviamente, sconvolse anche i più bei sogni europeistici che animavano alcune forze politiche intorno agli anni '50. Nell'ambito dell'Alleanza atlantica tutti i processi d'integrazione occidentale — dalla comunità carbosiderurgica al MEC — non potevano non portare il segno della politica DullesAdenauer, ossia il segno di una Europa angusta e soffocata: l'Europa carolingio cattolico autoritaria, cara ad Adenauer, De Gasperi, Schuman, recinto e baluardo di una « civiltà » conforme e subalterna all'ideologia della guerra fredda. Per cui non molto tempo fa un articolo del periodico [...]

[...]ra europeismo
e atlantismo ». E la rivista delle ACLI, Relazioni sociali (n. 10, 1968) si domandava a sua volta se la prospettiva europeistica « non sia stata bloccata in gran parte dalla prospettiva atlantica » (oltre che dalla scelta capitalistica,
e su questo ritorneremo subito: ma le due scelte atlantica
e capitalistica erano nel 1949 intimamente fuse).
Gli Stati Uniti, del resto erano interessati a una solu zione effettivamente unitaria dell'Europa, sia pure della sola Europa occidentale? A seguire tutta la vicenda « europeistica » si possono cogliere con grande chiarezza due elementi chiave della posizione statunitense su questo problema: 1) in tutta una prima fase l'unità europea li interessa unicamente in funzione della integrazione tedesca; 2) sempre, fino a oggi, l'unità politica dell'Europa li interessa in funzione del loro riconoscimento come forza egemone che tratta bipolarmente a nome di tutto il blocco. In altri termini, i problemi della unità europea affiorano nella politica statunitense unicamete in rapporto all'esercizio della loro egemonia. Per il resto è tutta propaganda. Come per la regina di Alice nel paese delle meraviglie, « poco importa ciò che le parole vogliono dire, si tratta di sapere chi è il padrone ».
Ma vi è anche l'altro aspetto: è proprio sull'altare della NATO che l'Europa perde la sua possibilità d'iniziativa autonoma « soffocando tutti gli spunti che [...]

[...]di fronte al riesplodere di focolai revancïtisti ».
Nè si pub dimenticare quello che provocarono il prezzo che esigettero la nascita della NATO e la logica dei blocchi nella stessa Europa orientale. Gli studi storici più seri hanno oramai liquidato la leggenda churchilliana della « cortina di ferro ». In realtà l'Unione Sovietica puntava, nell'immediato dopoguerra, su un lungo periodo di distensione e di accordo tra le grandi potenze. L'assetto dell'Europa orientale la interessava soltanto come eliminazione della tradizionale politica verso l'Est degli Stati sorti dal Trattato di Versailles,
e quindi come eliminazione delle vecchie aristocrazie feudali, matrici del fascismo balcanico. La formula della « de mocrazia popolare » non era in questo senso una invenzione propagandistica. Fu con la guerra fredda e col rapido mutamento della situazione internazionale che cominciò a mancare lo spazio per questa politica e lo spazio anche all'interno dei singoli paesi per quelle forze che avevano puntato su una politica di amicizia con l'URSS su una base[...]

[...] dei capitali europei sono tutti fatti che poterono realizzarsi e cominciare a imporsi già negli anni '50, proprio per le condizioni create dall'esistenza della NATO e dalla posizione che in essa occupano gli USA ».
Per attenerci a fonti sempre non sospette ricorderemo le due relazioni dell'allora ministro Fanfani in cui emergeva la consapevolezza di come gli USA fossero arrivati a una posizione egemonica così forte da compromettere l'autonomia dell'Europa e da condizionare alle loro esigenze e ai loro interessi la stessa competitività mondiale dell'economia europea. Fanfani coglieva — le due relazioni erano sul gap tecnologico e sull'Euratom — un aspetto decisivo del problema: quello del possesso americano di tutte le industrie tecnologicamente più avanzate (elettronica, leghe metalliche, aeronautica, trasporti, petrolchimica, prodotti alimentari conservati, ecc.), e quindi della chiave di ogni ulteriore sviluppo economico.
Non è cosí affat' o casuale, ma logico e conseguente, che l'Europa sia stata chiamata di recente a pagare le conseguenze[...]

[...]o state tra loro incompatibili: le guerre del Vietnam, un forte tasso di espansione interna, una crescita senza precedenti degli investimenti in Europa ».
Il problema che quindi si pone, in questo quadro, non è soltanto quello di una resistenza agli Stati Uniti d'America, ma ha dei contorni più profondi e precisi. E' possibile, in altri termini, proseguendo dalla via dell'attuale integrazione monopolistica che caratterizza lo sviluppo economico dell'Europa, ottenere una reale indipendenza dagli Stati Uniti? E' possibile costruire su questa Europa occidentale una scelta compiutamente autonoma? Oppure essa non deve passare attraverso profonde riforme del le strutture attuali a livello comunitario e a livello nazionale? Come atlantismo e restaurazione capitalistica hanno proceduto di pari passo, così oggi l'autonomia nazionale ed europea sono legate intimamente, intrecciate dialetticamente, a un processo di avanzata democratica e antimonopolistica in tutta l'Europa occidentale. Il nesso tra la lotta politica e sociale, interno a ogni paese e a liv[...]

[...]ria europea non riguardano mai i prodotti completi dalla progettazione alla produzione finita. Tutto avviene sulla base della ricerca statunitense, lasciando agli europei il ruolo di « terminali » di un centro creativo e di direzione collocato oltre Atlantico.
Il condizionamento industriale e sulle prospettive di sviluppo economico di questa linea, è evidente. Da un lato si riducono i margini di scelta degli orientamenti produttivi e di ricerca dell'Europa, dall'altro lato se ne condiziona la vita, e quindi si determina un forte lobby industriale europeo legato visceralmente alla NATO.
Ma vi è un altro aspetto da vedere. Sempre dal bollettino della NATO risulta che vi è uno staff internazionale di pianificazione militare. Non è del tutto bizzarro che, con i grandi discorsi sulla sovranazionalità, l'unico terreno in cui essa operi effettivamente è quello militare. Il primo piano pluriennale di produzione bellica della NATO arriva al 1972, prescindendo già quindi da ogni possibile recessione di questo o quello alleato a partire dal 1969.
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[...]dollari)
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p. 18 Rinascita n. 19 maggio 1969 Dossier NATO
Crisi politica
delPAlleaiiza
La crisi di Cuba e l'aggressione al Vietnam fanno precipitare le tensioni all'interno dell'Alleanza. Quali basi reali può avere una politica che tenda soltanto a « modificare » il trattato atlantico? Il superamento dei blocchi è l'unica prospettiva di sviluppo autonomo dell'Italia e dell'Europa
Non può stupire, alla luce di quanto siamo sinora venuti esponendo, che la NATO sia stata colpita da una profonda crisi politica. Le sue cause sono varie. La sua vecchiaia in una situazione mondiale assai diversa, che ha visto scomparire la credibilità di un immaginario pericolo di un'aggressione sovietica all'occidente, che fu uno dei punti di saldatura degli interessi americani e di quelli delle classi dominanti europee. La pesantezza dei suo meccanismo, l'aumento e non la diminuzione dei rischi per i paesi alleati degli Stati Uniti nella tnrhinosa vipenria internazionale di questi ultimi [...]

[...]56 al piano Duynster, dalla proposta del direttorio « a tre » avanzata da De Gaulle al piano Harmel, una per una le proposte sono cadute di fronte all'intoccabilità dei dominio statunitense. Nel già citato saggio di Luisa Calogero La Malfa si conviene, con una punta di amarezza, sulla « scarsa disposizione degli USA a cedere parte della loro leadership non solo strategica . ma anche politica in seno alla NATO e quindi a capire quale sia il ruolo dell'Europa nell'Alleanza atlantica ». Le stesse controproposte americane, di cui rimane emblematico il grande disegno kennediano di una
minimo », il quale sarebbe tuttavia largamente sufficiente a distruggere almeno i tre quarti dell'Italia. I cerchi indicano le zone di effetto diretto delle bombe (termico, meccanico, radioattivo); il quadro nero la zona di espansione dell'effetto radioattivo intenso a seguito dell'esplosione
Atlantic partnership, hanno questo segno, chiamando semmai l'Europa occidentale a una integrazione più profonda nel terreno politico e economico.
Adesso, si dice, il quadro sare[...]

[...]iche » concessioni agli alleati europei, a condizione che non venga meno il loro sostanziale predominio sugli affari europei; 2) il blocco della NATO dovrebbe essere rinsaldato in funzione di un dialogo bipolare — Stati Uniti e URSS — su tutti gli affari mondiali; 3) l'Europa occidentale dovrebbe partecipare più attivamente alla politica repressiva degli Stati Uniti in tutte le altre aree del mondo.
Ciò che in realtà si vuole non è un'autonomia dell'Europa occidentale, ma una sua diretta corresponsabilizzazione alla politica mondiale de gli USA. Nelle sue diverse sfumature, questa è la linea che emerge. Citiamo testualmente da uno dei testi più significativi di questi ultimi tempi espressi da un autorevole artefice della politica estera americana. Il punto da cui si parte è il seguente: « La collaborazione con l'Europa rimane un elemento centrale, una premessa della nostra po litica estera, perché i rapporti euroamericani sono interdipendenti. La logica implacabile del potere di dissuasione nucleare costituisce una delle dimensioni di questa in[...]



da Vittorio Strada, Per una teoria del romanzo russo in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: Bibliot. (:Oi. ,;!~~~u .Via 11/1a; r! t;;
SAGGI E STUDI
PER UNA TEORIA DEL ROMANZO RUSSO
Nel saggio intitolato Il punto di vista russo Virginia Woolf ha esposto alcune riflessioni sul romanzo russo che, a, loro volta, aprono alcuni problemi. Come altri critici e scrittori dell'Europa occidentale, la Woolf esprime il suo senso di stupore e di incanto di fronte a una letteratura cosí diversa come quella di Dostoevskij, Tolstoj e Cechov. Il metro di paragone è, per la Woolf, la letteratura inglese, ma, pur riconoscendo la specificità che questa ha rispetto a ognuna delle letterature europee continentali e rispetto alla letteratura nordamericana, il senso di novità provato da lei di fronte al romanzo russo è piú illuminante, in senso generale, di quanto non sia il celebre resoconto pionieristico del visconte de Vogüé.
Il protagonista principale della letteratura russa, dice [...]

[...]he ha generato un universo romanzesco cosi singolare.
L'espressione « punto di vista russo » è particolarmente appropriata in questo caso perché il romanzo russo non è che la piú alta espressione poeticointellettuale di un'esperienza storica nazionale che, a livello di autocoscienza, si può compendiare in un particolare « punto di vista »: il « punto di vista » della Russia moderna sull'Europa occidentale e su se stessa in quanto parte organica dell'Europa e insieme alterità autonoma rispetto ad essa.
In questo senso l'esperienza russa col suo correlato « punto di vista » rappresenta un fatto del tutto nuovo della storia mondiale, che in forme cosí specifiche non si è piú ripetuto, anche se, come diremo, per certi aspetti la Russia moderna, in quanto cosciente di sé nel suo rapporto di affinità e opposizione rispetto all'Europa, ha prefigurato altre forme di autocoscienza culturale di nazioni e continenti.
La novità del « punto di vista russo » non sta soltanto nella particolare angolazione e prospettiva, ma prima ancora nel fatto di essere t[...]

[...]o rispetto al quale il presente e il passato, pur nella disgiunzione loro, si saldano in un tutto che deve essere superato come « preistoria » 2.
È in questo contesto che si colloca l'inizio del romanzo russo (e in generale della cultura russa moderna). Il suo « punto di vista » è quello di una nazione che per la prima volta abbraccia col suo sguardo l'intera storia europea nel suo passato e nel suo presente e che solo attraverso questa visione dell'Europa può vedere se stessa. Tra la Russia, in quanto soggetto del « punto di vista », e l'Europa, in quanto suo oggetto, c'è un rapporto che è insieme di alterità e di omogeneità: la Russia non è il
« totalmente altro » rispetto all'Europa e la sua visione.. non è quindi
« etnografica »: la Russia è una parte speciale della cultura europea e il suo atteggiamento verso l'Europa è dialogico: interrogandosi sul significato della storia europea, la Russia si interroga sulle possibilità della sua propria storia. Il rapporto tra Russia e Europa non è quello del « selvaggio » rispetto al « civile » (anc[...]

[...]oderno, in Karamzin, il rapporto tra i generi si fa più complesso. Se è vero, come scrive Boris Ejchenbaum, che la sua Storia dello Stato russo « non è, naturalmente, tanto una storia, quanto un epos eroico » 3, nello stesso modo possiamo riconoscere che le sue Lettere di un viaggiatore russo non sono un resoconto di viaggio, ma « un romanzo che narra della formazione dell'animo di un giovane nobile russo di fronte alla vita politica e culturale dell'Europa a lui contemporanea » 4. Queste due opere, la Storia e le Lettere, sono, per altro, la sintesi simbo
3 B. EJCHENBAUM, O proie, Leningrad 1969, p. 204.
4 S. E. PAvLoviè, Puti razvitija russkoj sentimental'noj proxy xviii veka, Saratov 1974, pp. 6162.
254 VITTORIO STRADA
lica, sulla soglia del romanzo russo, delle due direzioni del « punto di vista » russo: l'Europa e la Russia, e delle due dimensioni del soggetto di questo « punto di vista »: la formazione, l'educazione (la Bildung) attraverso l'esperienza (il « viaggio ») di tutta la civiltà europea, e la coscienza epica del proprio passa[...]

[...]he perché il rapporto RussiaEuropa qui è interiorizzato e implicito: è la visione del mondo intellettuale europeo (nel caso di Radiscev, delle idee illuministiche con un'impronta pietistica) dal « punto di vista russo » che porta poi l'osservatore russo a guardare, alla luce di questa visione, la sua propria realtà nazionale e a trarne le conseguenze teoriche e pratiche. La visione russa è comparativa e stereoscopica: vede la Russia sullo sfondo dell'Europa e viceversa.
La visione culturale e romanzesca russa ha il suo soggetto non nel russo in generale, ma in quel russo assai particolare che è l'intellettuale (dapprima nobile, poi, per lo piú, plebeo e borghese) e lo scrittore. Il che vuol dire che anche l'oggetto della visione non è soltanto l'Europa, né è soltanto la Russia nella sua astratta generalità e nel suo rapporto di com
PER UNA TEORIA DEL ROMANZO RUSSO 255
parazione con l'Europa, bensí è essenzialmente la Russia nella sua stratificazione fondamentale tra intelligencija « europea » e popolo puramente
« russo » (un'altra stratifica[...]

[...]tto verso se stesso e il suo lavoro, il che non gli impedisce di prendere sul serio il suo protagonista
e il suo mondo; e le Anime morte, col loro progetto tripartito di caduta, purgazione e redenzione del protagonista, sono prima di tutto una sintesi senza pari di picarismo e lirismo, una perlustrazione dell'anima malata e fiduciosa di Gogol' e una visione fantastica della Russia da un « punto di vista » remoto (dalla « bellissima lontananza » dell'Europa occidentale). Si può dire che tutti i grandi romanzi russi hanno questa incertezza strutturale di « genere » e di oggetto narrativo: non sono quasi mai romanzi
« puri » (se prendiamo per campione quelli dell'Ottocento inglese, francese e tedesco) e non sono per lo piú romanzi orientati sulla Società come insieme organico e stabile di istituti, ma, attraverso un complesso gioco ottico di riflessioni russoeuropee, si aprono sulla storia e sulla metastoria della Russia in quanto « punto di vista » sull'Europa.
In generale si può dire che nel romanzo russo non si ha una ricerca della forma, com[...]

[...]umma « polifonica » (nel senso in cui Bachtin usa questo termine) di tutto un secolare sviluppo della coscienza europea e della sua crisi cosí come è confluita nell'esperienza storica russa ed è illuminata dal suo « punto di vista ». Si può definire il romanzo dostoevskiano come « romanzo ermeneutico », come grandiosa interpretazione dialogica della cultura europea in quanto partecipata dalla Russia e della cultura russa in quanto parte speciale dell'Europa. Lo spazio ermeneutico del romanzo dostoevskiano non solo è aperto a un infinito dialogo interno di voci, ma rimanda a un piano metafisicoreligioso che è privo di una consistenza dogmatica e diventa un nuovo punto di riferimento problematico del dialogo, in cui è coinvolto anche quello che sembrerebbe l'unico suo centro intangibile: la figura di Cristo.
Lo slavofilismo e il populismo, per quanto cristallizzati in un loro sistema intellettuale, contribuirono potentemente a portare il « punto di vista » russo a una nuova visione (e visionarietà) sia sul piano letterario e romanzesco, sia sul p[...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]stituzione in Partito rivoluzionario del proletariato. Internazionale, perché gli occhi del proletariato del mondo intero sono oggi volti verso l'Italia. I due campi: la borghesia internazionale ed il proletariato internazionale, sanno perfettamente che la parte verso la quale andrà il Partito italiano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paes[...]

[...]'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di mezzi di produzione, di materie prime e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, f[...]

[...] organizzazione ben centralizzata e disciplinata del proletariato italiano, di unificare e coordi
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nare gli sforzi rivoluzionari parziali in un grande e profondo movimento rivoluzionario e di dirigerlo coscientemente verso la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. In seguito, il Partita comunista italiano ha il dovere supremo ed urgente di unire le forze proletarie dell'Italia con quelle degli altri paesi dell'Europa e del mondo intero, di stringere il fronte unico nelle file dell'Internazionale comunista per assicurare ed affrettare la vittoria della rivoluzione. È ormai tempo che i proletari ed i socialisti rivoluzionari d'Italia prendano coscienza di questo dovere. Non vi è un giorno, non vi è un'ora da perdere per creare un Partito comunista solido, bene organizzato, centralizzato, disciplinato, penetrato della coscienza della necessità della prossima rivoluzione e preparato alle piú grandi lotte.
Voce: Bucco ! (Rumori violenti).
BORDIGA: Cretino ! Idiota ! Cominci male la tua carriera ! (Nuove inso[...]



da Francesco Cataluccio, Il Congo Belga nel nazionalismo africano in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]ggioranza negra, a bloccare tutte le vie capaci di portare alla maturazione d'una coscienza politica degli indigeni di colore. L'apartheid o separazione delle razze è lo strumento di tale politica. Il governo nazionalista sudafricano, che ne é l'assertore, parte da una posizione critica verso gli stati colonizzatori europei i quali, con le loro velleità di assimilare, di seminare nell'ambiente indigeno i valori culturali morali religiosi sociali dell'Europa, hanno preparato la strada alla rivolta, all'emancipazione delle popolazioni sottoposte al controllo coloniale, e afferma che non esistono mezze misure tra i due estremi della assimilazione totale e della totale separazione tra i gruppi etnici di un dato territorio, a meno che il gruppo etnico bianco non voglia attendere fatalisticamente il momento della propria totale estromissione; e poiché l'obiettivo di assimilazione non é proponibile in un Sudafrica che ha soltanto 2.906.000 bianchi tra i 14 milioni di abitanti, unica soluzione realistica é la separazione delle razze che mantenga il pred[...]

[...]è a una politica africana teorica una politica africana reale, del tutto diversa. Le poche iniziative opportune che sono attuate hanno per lo più carattere marginale, e il loro benefico effetto psicologico . è compromesso dal non essere frutto di un orientamento tempestivo ma tardivo adattamento a situazioni non altrimenti controllabili. D'altra parte, ad aggravare la frattura politica tra negri e bianchi, anche il gros so dell'opinione pubblica dell'Europa occidentale continua ad essere ancorata a formule africaniste assai pericolose per gli interessi africani dell'Europa, non è aliena da posizioni mentali e da impulsi politici che in qualche modo ricordano gli obiettivi di supremazia che giuocavano fino a ieri. Ciò non serve sicuramente a smantellare le stratificazioni di diffidenze di sospetti, talvolta di odio, che il passato ha accumulato sull'animo degli africani. Il problema, per l'Europa, non è di constatare e proclamare l'arbitrarietà o l'ingiustizia di simili stati d'animo, ma di convincere che vuole e sa fare una politica su altre basi, a carattere bilaterale, di uguaglianza, nell'interesse di entrambe le parti.
Evidentemente il problema non si esau[...]



da Giovanni Pirelli e Piero Malvezzi (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza europea in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]esistenza. Salvo poche eccezioni si trattava, come logico, di memorie e di opuscoli celebrativi, scarsamente efficaci come ,contributi alla storia della Resistenza, preziosi tuttavia, nel loro insieme, per ché offrono un mosaico di testimonianze particolari ed un quadro del clima in cui si svolsero gli avvenimenti di quegli anni. Pochi di quei, testi, anche fra i buoni e gli ottimi, ebbero larga diffusione. Per quanto sappiamo, negli altri Paesi dell'Europa Occidentale (ad eccezione della Francia dove si é dato grande rilievo alla rivincita popolare sull'invasore tedesco) la pubblicistica sulla Resistenza ha avuto in quegli anni caratteristiche analoghe olla nostra. Poco sappiamo dei Paesi dell'Europa Orientale, dove risultano essere stati raccolti i documenti che testimoniano gli orrori dell'occupazione tedesca e comprovano la connivenza delle vecchie classi dirigenti con la politica hitleriana.
Dal '48'49 è calato in Italia un sipario di silenzio, rotto ogni tanta dalla tardiva apparizione di qualche memoria, da qualche romanzo (fra i quali, di grande popolarità, L'Agnese va a morire di R. Viganò), saggio, o articolo della stampa di sinistra. È mancata da parte governativa ogni iniziativa (fa eccezione il breve periodo in cui funzionò l'Ufficio Storico della Presidenza del Consiglio) te[...]

[...]l mercato librario per i testi sulla Resistenza. Il solo Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia ha rappresentato, pur nella estrema limitatezza dei mezzi finanziari a disposizione, una certa continuità negli studi e nella raccolta di documenti. E ciò proprio nel periodo in cui avveniva la fioritura delle memorie degli exgerarchi fascisti e repubblichini. Analoga vicenda sembra aver subito la pubblicistica degli altri Paesi dell'Europa Occidentale e una parallela fioritura di memorie di nazisti (ultime della serie quelle di Kesserling) si è verificata nella Germania di Bonn.
Recentemente, invece, vi è stata da noi una ripresa delle iniziative legate ai temi e valori della Resistenza, ripresa che risulterebbe sorprendente se non la si mettesse in relazione al rinnovato impegno degli studiosi ed alla vivace reazione di larghi strati della società di fronte al maturare di una situazione interna ed internazionale di cui il riaffermarsi di un movimento fascista in Italia e nazista in Germania non è che un particolare aspetto. C[...]



da Graziadei (relatore), Discorso Graziadei in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...] democratica e di sufficiente pace di cui vi ho parlato, ed appunto perché allora non vi erano le condizioni rivoluzionarie, a parte i gravi errori di metodo e di pensiero, si capisce che allora non poteva applicarsi che una concezione gradualista, in parte vera anche oggi, e che ad ogni modo non fosse possibile pensare a colpi di mano se non cadendo nell'operetta vecchio stile.
Ma qualunque sia la loro opinione, è certo per noi che per i paesi dell'Europa centrale e occidentale si è aperto il periodo rivoluzionario storico dopo la guerra; ed in rapporto al dopo guerra nei nostri paesi,
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quelle concezioni che, a parte gli errori di metodi e di principio, avevano una ragione di essere un tempo, tanto vero che avevano valore, oggi vanno condannate.
Perché? Precisamente perché, come abbiamo visto, senza volontarismo, ma in nome della volontà collettiva, è necessaria in ogni paese la costituzione di un Partita comunista omogeneo, compatto, che agisca come un esercito ben guidato, tutto inteso alla conquista la piú rapida possibile, nei limiti [...]

[...]quando le persone hanno un loro passato ci vuole una grande severità nel giudicare, ma quando in un'organizzazione c'entrano delle persone che dichiarano di accettarne i principi, non si può chiudere loro la porta ». (Commenti animatissimi).
Le cosiddette concessioni non erano che interpretazioni precise nella lettera e nello spirito delle condizioni 7, 20 e 21, dove si dice che i centristi, non quelli italiani, ma come li s'intendono nel resto dell'Europa, potranno essere minoranze anche in determinate cariche. Lo dice la tesi 20, e quanto alla tesi 21 dice che chi resta nella Terza Internazionale deve accettarne per principio, cioè per convinzione, le tesi e le condizioni, e chi le accetta, entro certi limiti, indipendentemente dal suo passato, avrà diritto di entrare.
Dunque, non concessioni, ma interpretazioni giuste, esatte, precise di quei punti.
Ma veniamo alla seconda votazione del Congresso di Tours. Zinowieff e il Comitato esecutivo mandano un telegramma — cosí come li mandano a tutti i Congressi: non c'è differenza di trattamento —[...]



da (Mito e civiltà moderna) Diego Carpitella, I «primitivi» e la musica contemporanea in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]i, 1948); B. MALINOWSKI, Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi (id. 1950).
(6) Cfr. B. BART6K, Scritti sulla musica popolare (ed it. Torino, Einaudi, 1955); e Tn. W. AnoRNo, Philosophie der neuen Musik (Tübingen, 1949). Trad. It. di G. Manzoni (Torino, Einaudi, 1959) con un saggio introduttivo di L. Rognoni.. A pag. 43 (note): « Dove la tendenza evolutiva della musica occidentale non si è imposta del tutto, come in alcuni territori agrari dell'Europa del sudest, si è potuto impiegare senza disonore fino al più recente passato un materiale tonale. Basta pensare all'arte di carattere etnico ma grandiosa nella sua coerenza di Janacek, e anche a buona parte della musica di Bartok che, con tutta l'inclinazione per il folklore, faceva contemporanea
I «PRIMITIVI» F LA MUSICA CONTEMPORANEA 115
musica orientale a proposito dell'esotismo (tipo Puccini) e del funzionalismo (tipo Messiaen) (7); una volta scontato che il folklore musicale eurobianco e la musica orientale (nonostante sia stata per lungo tempo una vexata quaestio) hanno caratteristich[...]

[...]sicologico di Berlino ebbero un grande rilievo. Hornbostel lavorò nelle sue ricerche sulla musica primitiva con un fisico, l'Abraham (29). Da Stumpf e da Hornbostel deriva tutta la scuola tedesca i cui maggiori rappresentanti furono Lachmann, Fischer, Schneider, Kolinski, Sachs, Lach, Herzog (30) con i quali sono stati praticamente trattati quasi tutti gli aspetti strutturali della musica primitiva e orientale. Bartók, che si occupò del folklore dell'Europa sudorientale e della musica del nordAfrica (constatando che la linea di demarcazione tra folklore arcaico e musica primitiva é molto labile) segui in gran parte i metodi della scuola tedesca (31). Da questo approfondimento della musica primitiva derivò di conseguenza la necessità di stabilire legami tra i risultati di questa
(27) CARL STUMPF, Lieder der Bellakula Indianer, « Vierteljahrschrift für Musikwissenschaft», 2, 405426, 1826.
(28) A. J. ELLIs, On the musical Scales of various Nations, « Journal of the Society of Arts », vol. 33 (1885); K. BUCHER, Arbeit und Rhytmus, 1896.
(29) E. M[...]



da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]Australia verso Sud, questo arcipelago senza frontiere, immensamente vario, lungo 5000 chilometri, é il quinto tra i paesi più popolosi del mondo, con più di 80 milioni di abitanti. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, il Canadà e forse il. Brasile, nessun altro paese é benedetto da una maggiore abbondanza di ricchezze naturali. Se la sua superficie fosse sovrapposta alla car
RIFLESSIONI IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI 57
ta geografica dell'Europa, Sumatra si stenderebbe dall'Irlanda a Marsiglia, la punta orientale di Giava raaggiungerebbe l'Albania; Borneo toccherebbe il Baltico; Celebe si troverebbe in Ucraina e la lunga coda delle isole minori continuerebbe al di là di Ankara.
Quando, nel 1947, questo arcipelago dichiarò la sua indipendenza — come quando, nel 1950, tale indipendenza fu riconosciuta — il complesso di isole vulcaniche che lo formano erano unite politicamente da poco più che una naturale reazione contro la dipendenza dall'uomo bianco e da una certa vaga, ma inconfondibile consapevolezza di un destino comune.
Dopo il [...]

[...]elle Nazioni Unite approvò con una notevole maggioranza una proposta che in vitava l'Indonesia e l'Olanda a trattare la futura condizione dell'Irian Occidentale con l'assistenza di Hammerskjold. Quando la proposta giunse all"Assemblea Generale ottenne di nuovo una maggioranza di 41 voti contro 29, ma per passare all'Assemblea aveva bisogno di una maggioranza dei due terzi. Così l'Indonesia non ebbe soddisfazione. L'Inghilterra e la maggior parte dell'Europa occidentale votarono contro la proposta. Gli Stati Uniti si astennero.
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Il dibattito fu preceduto e accompagnato in Indonesia da una violenta propaganda antiolandese, comprese minacce contro gli interessi olandesi, se 1' ONU non avesse sostenuto la richiesta, giuridicamente giustificata, dell'Indonesia. Quando l'insuccesso dell' ONU divenne noto, le passioni antiolandesi si scatenarono. A Giacarta e a Surabaya vi furono delle dimostrazioni di massa ben organizzate. Un'immagine che rappresentava l'imperialismo olandese fu bruciata davanti all'ufficio dell'Alto Commissario oland[...]



da Rassegna della stampa in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]r descritto l' aspetto del Continente europeo in preda alle distruzioni, alle torture ed alle' esecuzioni alle quali si sono dedicati i tedeschi, Ilya Ehrenburg (Pravda, 2 dicembre 1943) conclude il suo articolo con un appello per l' azione immediata. c L'Europa non vuol morire. Coperti di sangue, i partigiani di Francia e di Iugoslavia continuano a combattere. I globuli rossi lottano contro la leucemia. Un'eredità secolare, lo splendido passato dell'Europa, resistono alla peste bruna. L'Europa può essere salvata. Ma il tempo urge. Saremmo ingenui se pensassimo che i por poli che hanno resistito mille giorni possono resistere altri mille, di fronte ai difensori della vita e della civiltà. Di fronte a tutti quelli che conducono una lotta a morte contro il fascismo fiammeggiano le minacciose parole : è tempo ! Nessuno dubita della vittoria finale. L'Esercito Rosso ed il paese che lo sostiene danno prova di forza d' animo e di risolutezza Sappiamo che, unitamente agli alleati, noi daremo il colpo di grazia alla macchina di guerra hitleriana. Ma è i[...]

[...]i quelli che conducono una lotta a morte contro il fascismo fiammeggiano le minacciose parole : è tempo ! Nessuno dubita della vittoria finale. L'Esercito Rosso ed il paese che lo sostiene danno prova di forza d' animo e di risolutezza Sappiamo che, unitamente agli alleati, noi daremo il colpo di grazia alla macchina di guerra hitleriana. Ma è indispensabile liberare la Bella addormentata nel bosco prima che essa diventi una Bella morta, e parlo dell'Europa prigioniera del fascismo. Non basta vincere, bisogna conservare forze aufùcientemente vive per permettere ai vignaiuoli di Borgogna di piantare nuovi bronconi, ai pescatori norvegesi di gettare le loro reti, ai muratori europei di ricostruire le città, agli scienziati di trasmettere alle nuove generazioni la fiaccola semispenta delle conoscenze umane. Triste sarebbe la vittoria se non restassero all'Europa ne medici, nè vignaiuóli, nè artisti, nè operai !
PER IL RICONOSCIMENTO DEL GOVERNO NAZIONALE IUGOSLAVO. Illustrando l'importanza delle decisioni dell'Assemblea. Antifascista di Liberazion[...]



da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]icazione, dichiarata davanti ai protagonisti della rivoluzione d'Ottobre, di uno spazio autonomo per i singoli partiti comunisti all'interno della tradizione e dell'esperienza del bolscevismo, di una non conformistica né addomesticabile loro presenza nell'Internazionale. Al II Congresso del Komintern Bordiga insiste sugli elementi differenzianti della situazione russa e sulla non trasferibilità di quel modello rivoluzionario ai paesi democratici dell'Europa occidentale e dell'America:
Ma le condizioni storiche nelle quali la rivoluzione russa si è sviluppata non rassomigliano alle condizioni nelle quali la rivoluzione proletaria si svilupperà nei paesi democratici dell'Europa occidentale e dell'America. La situazione russa ricorda piuttosto quella della Germania nel 1848, poiché vi si sono svolte due rivoluzioni, una dopo l'altra, la rivoluzione democratica e la rivoluzione proletaria. L'esperienza tattica della rivoluzione russa non può essere trasportata integralmente negli altri paesi, nei quali la democrazia borghese funziona da lungo tempo e dove la crisi rivoluzionaria non sarà che il passaggio diretto da questo regime politico alla dittatura del proletariato (Sulla questione del Parlamentarismo, « Rassegna Comunista », Roma, i, n. 8, 15 agosto 1921, p. 367)[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dell'Europa, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Ciò <---Storia <---siano <---italiana <---socialista <---comunista <---comunisti <---Diritto <---socialismo <---Francia <---Pratica <---Stato <---abbiano <---italiano <---comunismo <---ideologia <---marxista <---socialisti <---Agraria <---Dialettica <---Logica <---Partito <---Russia <---capitalismo <---marxismo <---Così <---Ecco <---Filosofia <---fascismo <---imperialismo <---italiani <---nazionalisti <---psicologico <---Perché <---colonialismo <---cristiano <---dell'Asia <---ideologico <---nazionalista <---nazista <---nazisti <---nell'Europa <---nell'Unione <---Basta <---Del resto <---Fisica <---Giappone <---Inghilterra <---La lotta <---Marx <---NATO <---Più <---Pochi <---Sulla <---Turchia <---d'Italia <---dinamismo <---fascista <---fascisti <---italiane <---psicologica <---psicologici <---staliniana <---Dinamica <---MEC <---Meccanica <---Medio Oriente <---Mosca <---Quale <---Repubblica <---Stalin <---burocratismo <---capitalista <---centralismo <---conformismo <---cristiana 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