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Il segmento testuale dell'Asia è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 270Analitici , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Tibor Mende, L'Asia Sud-Orientale tra due mondi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...] dieci anni; nella sua immensa maggioranza, la popolazione resta analfabeta. Di conseguenza, la produttività é scarsa. È un circolo vizioso, fatto d'una povertà e d'uno stato di degradazione la cui tragicità non può esser compresa da chi non li ha visti con i propri occhi, sebbene gli elementi di questa miseria siano stati ben tradotti in cifre, analizzati e presentati in tavole statistiche.
Ma durante quello stesso periodo in cui la situazione dell'Asia, per tanti rispetti, subiva un ristagno forzato, le potenze coloniali riunivano sotto imperi immensi dei popoli e delle razze che non erano mai state sottoposte a un governo unico; e trasformavano la struttura economica dei paesi da esse governati in vista dei propri interessi industriali. In questi paesi esse hanno introdotto certe innovazioni comode, come strade, ferrovie, nuovi metodi d'agricoltura; ed hanno dato ai paesi stessi una struttura e un'amministrazione nuove, una nuova concezione della giustizia, e dei metodi occidentali d'organizzazione. Esse hanno inoltre creato una nuova clas[...]

[...]mento, e che
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la terra stessa occupa già una mano d'opera di gran lunga superiore a quella che sarebbe sufficiente per una produzione massima. Si concede, dunque, che una certa parte della popolazione debba essere assorbita dall'industria. Ma ci si immagina spesso che possa trattarsi d'una operazione limitata : che qualche fabbrica di tessili, qualche industria di beni di consumo, possano risolvere la situazione, e che la società dell'Asia sudorientale, nel suo insieme, possa conservare la sua fisionomia attuale, senza mutamenti radicali e senza una industrializzazione condotta realmente su larga scala.
Queste idee si fondano su due specie assai differenti di principi. Da una parte, esse sono sostenute da gente cui non piacerebbe affatto che 600 milioni di persone divenissero realmente indipendenti dalla tutela economica dell'Occidente; da gente che ammette la necessità d'un certo progresso industriale per rendere meno esplosivi gli accumulantisi problemi sociali, ma che non vedrebbe affatto di buon occhio un quarto dell'umani[...]

[...]economica dell'Occidente; da gente che ammette la necessità d'un certo progresso industriale per rendere meno esplosivi gli accumulantisi problemi sociali, ma che non vedrebbe affatto di buon occhio un quarto dell'umanità entrare in possesso degli strumenti che potrebbero renderla eguale ai suoi expadroni. D'altra parte, le stesse idee sono sostenute da un certo numero di sinceri idealisti, i quali affermano non essere affatto certo che i popoli dell'Asia sudorientale desiderino imitare il nostro esempio; i quali temono che le fabbriche possano distruggere le tradizioni culturali dei popoli stessi; e che, deplorando gli errori commessi dalla società industrializzata, vorrebbero, per così dire, a risparmiare » agli asiatici del SudEst la penosa esperienza di diventare dei semplici ingranaggi d'una società tecnologica.
E tuttavia inevitabile che queste forme idilliache di società rurali asiatiche siano alla lunga condannate a sparire.
I tentacoli della civiltà occidentale sono già penetrati in profondità nei residui dei modi di vita tradiziona[...]

[...]ndo il tema centrale del loro risveglio politico e razziale.
Chiusi nei limiti della nostra terminologia, noi diamo a questo risveglio l'etichetta di « nazionalismo », perché é l'unica esperienza nostra che ad esso si possa paragonare. Ma il nazionalismo occidentale storicamente si associa con l'emergere di una classe sociale che ha bisogno di un quadro d'ampiezza nazionale per l'adempimento delle sue ambizioni economiche e culturali. Nei paesi dell'Asia sudorientale questa classe, la borghesia, o non esiste o è numericamente irrilevante. La funzione di portatrice dell'idea nazionalistica è qui esercitata dalla comunità nel suo insieme; e suo obbiettivo non è la mera espressione economica o culturale di una minoranza d'élite, ma la liberazione dalla servitù economica dopo il conseguimento dell'indipendenza politica. Il richiamo nazionalistico, nell'Asia sudorientale came in tutta l'Asia, non consiste essenzialmente, come in Occidente, nella preservazione del proprio paese da un controllo esterno. È l'espressione assai più composita del deside[...]

[...] dare una visione erronea, ma per noi lusinghiera, del periodo di dominio occidentale in Asia. Noi amiamo rappresentarci i generosi istituti che hanno aiutato le società coloniali; loro, ricordano gli incidenti marginali che umiliarono e esasperarono gli individui. È certo difficile per noi valutare giustamente l'importanza della passione anticolonialistica. Nessuno ci ha mai chiamati « indigeni » ; non è mai arrivato nessuno dai confini estremi dell'Asia a metter cartelli all'ingresso dei nostri parchi con scritto « Vietato l'ingresso ai cani e agli europei »; nessuna razza straniera ha mai calpestato in nostri corpi moribondi di inedia, per raggiungere allegri locali di divertimento, né siamo stati mai costretti a vivere per secoli nell'umiliante consapevolezza che il nostro luogo di nascita ci condannava al ruolo di uomini di seconda classe.
L'ASIA SUDORIENTALE TRA DUE MONDI 43
Ovviamente, anche colla maggiore buona volontà, le nostre esperienze possono darci ben piccolo fondamento per una comprensione dei sentimenti che hanno l'influenza[...]

[...]re allegri locali di divertimento, né siamo stati mai costretti a vivere per secoli nell'umiliante consapevolezza che il nostro luogo di nascita ci condannava al ruolo di uomini di seconda classe.
L'ASIA SUDORIENTALE TRA DUE MONDI 43
Ovviamente, anche colla maggiore buona volontà, le nostre esperienze possono darci ben piccolo fondamento per una comprensione dei sentimenti che hanno l'influenza così decisiva sul pensiero e le azioni dei popoli dell'Asia sudorientale contemporanea.
Eppure, anche se non potremo sperar mai di comprendere appieno il potere dinamico di queste passioni, possiamo comprenderne l'importanza alla luce dei cambiamenti che esse hanno provocato nel mondo durante l'ultimo quarto di secolo. Potremo così convincerci della futilità di parlare di uguaglianza e di amicizia tra Oriente e Occidente, quando il primo si trova in una così vistosa condizione di ineguaglianza e ne risente le conseguenze in ogni aspetto della sua vita quotidiana. Potremo pure cdmpredere come sia per noi impossibile convincere quei popoli della sincer[...]

[...]in questa zona : l'Asia sudorientale si trova dunque praticamente di fronte a un dilemma preciso : o i suoi seicento milioni d'abitante giungeranno rapidamente ad assimilarsi le tecniche d'un governo forte, efficace e giusto, o non vi giungeranno, e in questo caso il malcontento e i dissensi che ne risulteranno faciliteranno la presa del potere da parte di nuove forze che, questa volta, non saranno occidentali.
Sta qui, in sostanza, il problema dell'Asia sudorientale. Per parlare più semplicemente e rientrare nel quadro politico di questa nostra epoca a metà del secolo, diremo che si tratta di sapere se le forze opponentisi a ciò che noi chiamiamo l'occidente riusciranno o non riusciranno ad annettersi un quarto della popolazione del globo. L'importanza di questo problema é abbastanza evidente perché sia necessario alcun commento. Non sono dieci anni che i paesi del SudEst asiatico hanno riconquistato la loro
L'ASIA SUDORIENTALE TRA DUE MONDI 45
indipendenza, ed é tuttavia già lunga la storia dei tentativi fatti dalle potenze occidentali pe[...]

[...]o in corso. Ma queste famiglie non arrischiano i loro capitali. Non esiste attualmente alcuna autorità che possa obbligarli a farlo, e l'instabilità politica (che non sembra destinata a diminuire per il momento, ma al contrario ad aumentare) ha il solo effetto di rafforzare la loro naturale tendenza. Cerchiamo ora di rispondere alla seconda domanda : È o non é disponibile il capitale necessario per una vasta espansione economica?
La popolazione dell'Asia sudorientale ammonta a circa 600 milioni di unità. Una parte è proficuamente impiegata. Un'altra parte é in qualche modo parassitaria, nel senso che contribuisce all'adempimento d'un compito che sarebbe eseguito altrettanto bene da un minor numero di lavoratori. L'obbiettivo da raggiungere é dunque duplice : da una parte, elevare il rendimento di coloro che sono già impiegati con profitto; d'altra parte, trovare un impiego produttivo per coloro che attualmente lavorano a vuoto. Come abbiamo visto, una produttività insufficiente non lascia praticamente alcun margine per il risparmio e per la f[...]

[...]ia eccezionale si costituisce un capitale, esso non viene utilizzato per fini produttivi. Le conseguenze finanziarie del problema sono state esaminate da un comitato di specialisti delle Nazioni Unite, che ha pubblicato le sue conclusioni col titolo « Misure da adottare per lo sviluppo economico dei paesi insufficientemente sviluppati ». Questi esperti sono giunti alle seguenti conclusioni : per accrescere del 2,5% annuo il loro reddito, i paesi dell'Asia sudorientale dovrebbero investire nell'industria e nell'agricoltura il 20% circa del loro attuale reddito nazionale. Ponendo che il reddito individuale medio sia di 70 dollari l'anno, giungiamo a un totale di 42 miliardi di dollari. Occorrerebbe dunque destinare 8,5 miliardi annui all'investimento; laddove il risparmio netto di questi paesi non eccede il 4% del reddito nazionale, cioè approssimativamente un miliardo e mezzo di dollari. Anche, dunque, se tutto il risparmio venisse investito in modo produttivo (ciò che non é), mancherebbero ancora oltre 7 miliardi di dollari annui. Inoltre — e [...]

[...]ardo di dollari menzionata dall'eminente economista non rappresenta che uno 0,5 % di quel che il mondo occidentale ogni anno spende per i propri armamenti. È dunque in questo modo, a quanto sombra, che noi contribuiamo in Occidente agli sforzi compiuti dall'India per rivaleggiare con l'esperienza cinese, sforzi fondati su sistemi che almeno in parte preservano un ideale di valori a cui, giustamente, noi restiamo attaccati.
Intanto, gli abitanti dell'Asia sudorientale, e con loro, probabilmente, milioni d'uomini di altri continenti, seguono queste decisive esperienze con l'interesse dell'uomo affamato che non può più attendere a lungo. I risultati permetteranno di porre a confronto l'efficacia e anche l'attrattiva dell'uno e dell'altro sistema. Di qui a dieci o quindici anni, quando i risultati comincieranno ad apparire, se l'India non sarà riuscita ad eguagliare le realizzazioni della Cina, le verrà forse rimproverato il fatto stesso d'aver aderito all'ideale occidentale e ai suoi metodi.
Se arriveremo a quel punto, l'Asia sudorientale non v[...]



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]ollato nella disfatta, nessuna rivoluzione di centinaia di milioni di uomini si è verificata, non è stata data l'indipendenza a nessun grande paese, né alcun conflitto internazionale ha attirato sull'Asia l'attenzione ed il timore dei popoli del mondo.
I fatti verificatisi recentemente in Asia ed i nuovi fenomeni dei quali bisogna tener conto non sono tali da attirare imme
diatamente l'attenzione. I oblemi di attualità » oggi sona al
di fuori dell'Asia: vertono sulla recessione e sul disarmo, sul
.. _ ... __
l'equilibrio tra le due maggiori potenze nucleari e sulle nuove tecniche. A pochi anni di distanza già sembra possibile a più di un occidentale domandarsi che cosa mai abbia indotto il mondo nell'età dell'automazione e dei missili a considerare per un momento le vicende dei prigionieri coreani o le azioni dello scalzo esercito di Ho Chi Minh elementi decisivi nel determinare il corso dell'attuale processo storico e le sorti della pace mondiale.
E2pure_.è chiaro ad una riflessione più profonda che l'attuale situazione internazionale [...]

[...] base della nuova indagine: ad esempio appare sempre valida la asserzione di carattere marxista che il processo in corso in Asia. è un processo di liberazione dalla dipendenza economica e sociale imposta dell'imperialismo, cioè non solo dalla colonizzazione diretta e formale delle vecchie potenze europee, ma anche dalla nuova ed indiretta dominazione statunitense, che é oggi la più forte influenza esterna che preme contro la liberazione completa dell'Asia. Altrettanto valido appare il giudizio
i
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 19
sullacorrelazione tra le trasformazioni interne sociali ed econo miche soprättüttó quelle riguardanti il regime di proprietà terriera) e l'effettiva concretezza dell'emancipazione dal dominio straniero, nonché quello sull'obiettiva utilità, per il fronte rivoluzionario socialista di tutti i paesi, di qualsiasi indebolimento dell'influenza imperialista in Asia.
Il problema che oggi è in gioco in Asia consiste nell'indivi duare se ed in quale misura le forze borghesi si stiano effettiva mente[...]

[...]io economico imperialistico e nel mantenimento (soprattutto nel regime di proprietà della terra) di residui di una struttura sociale totalmente superata e incapace di consentire un qualsiasi sviluppo moderno. In questo senso la conferenza di Bandung ha costituito, pur con le sue dichiarazioni necessariamente anodine su tutti i problemi che implicassero una discussione del regime sociale interno, una tribuna di accusa contro le classi reazionarie dell'Asia, che avevano imposto ai paesi da loro dominati e in parte continuano ad imporre una scelta conservatrice.
Il problema dello sviluppo economico, soprattutto di uno
CONSIDÉRAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 21
sviluppo economico organico mirante a dare l'autosufficienza all'economia, implica di per sé, non appena venga affrontato da un paese, un'influenza di carattere rivoluzionario sia sulla situazione interna, sia sui rapporti con le potenze che conservino . o . sviluppino interessi di tipo imperialistico. In questo senso Bandung segnò il punto di passaggio tra due fasi della[...]

[...]ia per mantenere tra le varie potenze quel minimo di dialogo che permettesse di evitare la trasformazione della guerra fredda in guerra generale. Oggi un contatto diretto tra Stati Uniti ed Unione Sovietica é possibile anche senza intermediari e se può sussistere una notevole funzione per posizioni di tipo neutralista, il problema non é più quello di potenziare il neutralismo asiatico (che é un fatto ormai acquisito, almeno nella zona più vitale dell'Asia sudorientale), bensì di gettare le basi per una fascia neutrale in Europa o comunque di creare soluzioni di tipo nuovo nelle aree dove i due blocchi sono a contatto o dove esistono particolari ragioni di tensione. Ciò non implica un giudizio negativo per il neutralismo asiatico, né come fenomeno storico (essenziale nell'aver determinato l'attuale atmosfera internazionale e nell'aver impedito
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il precipitare della guerra fredda), né come forza politica tuttora valida e consolidata nella propria area, anche se non più nuova e tale da attirare attenzione e polemiche.
In parti[...]

[...]ervento di un aiuto economico da parte dei paesi socialisti sposti di fatto l'equilibrio sociale in Asia e metta le potenze occidentali in una condizione di inferiorità, è certamente un fatto probabile, ma ad esso non possono opporre alcuna resistenza sostanziale le economie dei paesi capitalisti, a meno di ricorrere ad interventi di carattere violento contro l'indipendenza politica oltre che economica dei paesi asiatici. Lo sviluppo industriale dell'Asia è di per sé un processo contrario alle posizioni economiche e politiche del mondo capitalista. L'aiuto sovietico ai neutrali, in quanto veramente svincolato da controlli vessatori dall'esterno, non può quindi che avvicinare il giorno in cui gli interessi capitalistici stranieri saranno interamente esclusi dall'Asia meridionale o sudorientale in seguito al raggiungimento della sufficienza e dell'indipendenza da parte delle economie locali.
Il problema che molti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare [...]

[...]l'indipendenza da parte delle economie locali.
Il problema che molti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare o a controbilanciare l'influenza tra sformatrice (o sovversiva' che dir si voglia) dell'"aiüto dei paesi comunisti all'Asia sudorientale, non appare quindi risolubile per chi assuma come necessaria la difesa —senza limiti di tempo dei « mercati » dell'Asia quale area di prevalente influenza economica dei paesi capitalistici e per chi consideri preminente il compito di bloccare le trasformazioni economiche d ell'Asia verso forme di più o meno sostanziale socialismo. Se gli Stati Uniti si asterranno dal dare il loro aiuto, l'Unione Sovietica e la Cina avranno vinto per mancanza di avversari la gara per la « competizione pacifica nello sviluppo dei paesi arretrati », se invece gli Stati Uniti daranno il loro aiuto essi favoriranno di fatto il processo di indipendenza economica dei paesi asiatici. L'altra soluzione, quella cioè di dare bensì l'aiu[...]

[...]e « socialista », anche assumendo il termine nel senso più generico, e che ha invece affinità con un dominio burocratico. A differenza dell'India inoltre lo sforzo di sviluppo in questi paesi non si é ancora avviato in modo deciso e continuo ed in certi casi é stato stroncato sia da quelle forze retrive che ora lo minacciano in India sia dalle interferenze straniere.
Tuttavia l'Indonesia e la Birmania non sono neppure nelle condizioni dei paesi dell'Asia dominati da classi reazionarie, disposte a scendere a qualsiasi compromesso con gli Stati Uniti pur di conservare il loro dominio semifeudale sulla terra o il loro monopolio sul modesto settore di economia moderna. L'attuale gruppo dirigente nei due paesi, quello che ha guidato la lotta per l'indipendenza politica, collaborando con i comunisti fino al 1948 e rompendo poi con essi attraverso una repressione violenta che li estromise dall'attiva elaborazione della politica di governo e, in Birmania, li esclude tuttora ufficialmente dalla legalità, é un grupo borghesenazionalista a tendenze prog[...]



da Asiaticus, Due tesi sull'evoluzione dei paesi ex-coloniali. [sopratitolo: "democrazia nazionale" e "Nuova democrazia"] [sottotitolo: Diverse vie di sviluppo per i popoli del Terzo mondo - Dalla democrazia al socialismo. Le prime esperienze storiche in Mongolia, Cina e Turchia - Il ruolo dirigente del proletariato] in KBD-Periodici: Rinascita 1963 - 1 - 26 - numero 4

Brano: [...]tta attiva per portare a fondo coerentemente la rivoluzione antimperialista, antifeudale e democratica, per fondare uno Stato a democrazia nazionale, per migliorare decisamente il tenore di vita delle masse popolari ».
Il significato di questo concetto cosi ricco e così nuovo merita di essere precisato.
La lotta per l'indipendenza e per la democrazia
In primo luogo, si tratta di una via aperta, di una possibilità offerta ai paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina (il « terzo mondo ») che stanno per staccarsi dall'imperialismo. I due elementi fondamentali e strettamente complementari che caratterizzano questa via sono la lotta per l'indipendenza nazionale e la lotta per la democrazia. Il paragrafo della risoluzione degli 81 che abbiamo citato è sufficientemente chiaro su questo punto.
Se uno di questi due caratteri fondamentali, lotta per l'indipendenza nazionale e lotta per la democrazia, viene a mancare, non si potrà parlare di democrazia nazionale. Certo, non si deve cessare di considerare positivo il ruolo dei governi non dem[...]

[...] Cuba, dove essa è stata accelerata dalle necessità stesse
della lotta contro i piani di intervento degli Stati Uniti e contro i loro eventuali complici all'interno. In altri casi, la democrazia nazionale può rappresentare una fase di stabilizzazione abbastanza lunga. Gli 81 partiti non hanno d'altronde mai cessato di proclamare che il socialismo costituisce la sola soluzione veramente definitiva ai problemi degli Stati moderni, compresi quelli dell'Asia e dell'Africa. Da questo punto di vista, la democrazia nazionale non ha niente di comune con le posizioni di un Nehru o di Senghor, che cercano di definire per l'Asia e per l'Africa un avvenire radicalmente e definitivamente opposto a quello dei paesi del mondo socialista, per esempio del Vietnam, della Gina, della Mongolia.
L'originalità e la novità del concetto di democrazia nazionale appaiono dunque chiaramente. Ma vale egualmente la pena, ci pare, di precisare il contesto in cui esso è stato elaborato e formulato.
Questo concetto si inserisce innanzitutto, molto nettamente, nella linea [...]

[...]Tutte queste caratteristiche della democrazia nazionale risultano chiaramente dalla dichiarazione degli 81 partiti e dai commenti pubblicati dalla stampa sovietica. Pensiamo in particolare all'articolo apparso nel numero del maggio 1961 della rivista Kommunist, a firma del compagno Ponomariov, in cui sono analizzati i tratti essenziali della democrazia nazionale, e sono illustrati numerosi esempi concreti tratti dall'evoluzione attuale dei paesi dell'Asia e dell'Africa, come il Ghana, il Mali, la Guinea, l'Indonesia e Ceylon.
In due punti questo articolo merita di essere ulteriormente sviluppato. Esistono cioè almeno due questioni a proposito delle quali sarebbe utile arricchire l'elaborazione teorica: si tratta dei precedenti storici della democrazia nazionale e delle sue basi di classe.
La democrazia nazionale è certo un concetto nuovo, nella sua formulazione attuale. Esso è strettamente legato, come abbiamo sottolineato, all'evoluzione stessa dei paesi dell'Asia e dell'Africa dopo la seconda guerra mondiale, e all'evoluzione del sistema c[...]

[...]e Ceylon.
In due punti questo articolo merita di essere ulteriormente sviluppato. Esistono cioè almeno due questioni a proposito delle quali sarebbe utile arricchire l'elaborazione teorica: si tratta dei precedenti storici della democrazia nazionale e delle sue basi di classe.
La democrazia nazionale è certo un concetto nuovo, nella sua formulazione attuale. Esso è strettamente legato, come abbiamo sottolineato, all'evoluzione stessa dei paesi dell'Asia e dell'Africa dopo la seconda guerra mondiale, e all'evoluzione del sistema comunista mondiale, della sua ideologia e della sua strategia. Ciò non vuol dire tuttavia che tentativi nella medesima direzione non siano già stati fatti nel passato, sia sul piano teorico sia sul
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Diverse vie di sviluppo per i popoli del ` Terzo mondo Dalla democrazia al socialismo
Le prime esperienze storiche in Mongolia, Cina e Turchia Il ruolo dirigente del proletariato

Politica internazionale 26 gennaio 1963 pag. 15 Rinascita
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piano pratico, e pensiamo che non sia giusto passare sotto silenzio que[...]

[...], sempre per la Cina del 1940, della lotta contro il comportamento autoritario e dispotico del Kuo Mintang). Mao fece appello a partire dal 1940 al fronte unito di tutti coloro che accettavano questa duplice esigenza.
Il parallelismo può anche essere spinto più lontano, poiché, nello spirito di Mao, la « nuova democrazia » è una soluzione che non interessa solo la Cina ma che può presentarsi a tutti i paesi coloniali e dipendenti dell'Africa e dell'Asia. Opponendo la « nuova democrazia » alle vecchie democrazie borghesi da una parte e all'URSS dall'altra, egli dichiara in effetti che si tratta di « un terzo tipo, una forma transitoria dì Stato creata dalle rivoluzioni nei paesi coloniali e semicoloniali ». La parola transitoria indica bene che si tratta di una fase, non di un'opposizione definitiva della
« nuova democrazia » al socialismo; ma anche che questa formula ha i suoi caratteri specifici e originali, inerenti alle esigenze dei paesi dell'Africa e deIl'Asia nel loro insieme.
Il parallelismo fra la « nuova democrazia » e la « democr[...]



da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] dava, comunque, la minima idea sulle dimensioni della preziosa cintura. Per essere più precisi, essa é composta di almeno tremila smeraldi. Circa un terzo sono disabitati. Uno, Borneo, è vasto quanto la Francia. Sumatra ha quasi la superficie della Spagna. E via via essi diventano sempre più piccoli, fino alle centinaia di minuscoli frammenti di giungla sparsi qua e là dal cataclisma preistorico che ridusse in frantumi la penisola più orientale dell'Asia. Così, tutti gli smeraldi messi insieme fanno una superficie che è circa sessanta volte quella dell'Olanda, il paese che li governava.
Estendendosi da Singapore alle Filippine verso Nord, e fino ai margini dell'Australia verso Sud, questo arcipelago senza frontiere, immensamente vario, lungo 5000 chilometri, é il quinto tra i paesi più popolosi del mondo, con più di 80 milioni di abitanti. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, il Canadà e forse il. Brasile, nessun altro paese é benedetto da una maggiore abbondanza di ricchezze naturali. Se la sua superficie fosse sovrapposta alla car
RIFLESS[...]

[...]di ricchezza degli olandesi in Indonesia corsero seri rischi, mentre gli indonesiani misero in pericolo le basi stesse della loro economia nazionale. Il caos che segui, la mancanza di moneta straniera e l'indebolimento di tutta la struttura
RIFLESSIONI IN MARGINE AGLI AVVENIMENTI INDONESIANI 71
economica dello Stato, preannunciarono il pericolo dell'ascesa dell'organizzatissimo partita Comunista e il graduale scivolamento del paese nell'orbita dell'Asia comunista.
È stato a questo punto che, all'inizio di quest'anno, la solita rivolta regionale di capi militari assunse un aspetto totalmente nuovo e un gruppo di uomini politici e leaders militari formarono un Governo ribelle.
Le trattative tra Sukarno e Hatta — la cui ascesa al pasta di Primo Ministro era la condizione posta dai ribelli per abbandonare la lotta — fallirono. Sukarno e il Governo legale proclamarono che
Governo dei ribelli era sostenuto dall'estera e rappresentava l'intrusione straniera negli affari interni del Paese; che riceveva aiuti militari e che era stato formato con l[...]

[...]nilla della « SouthEast Asia Treaty Organization ».
Non c'é dubbio che la questione dell'Indonesia sia stata discussa tra le Potenze Occidentali, che sono i membri più importanti di questa inefficiente organizzazione regionale. Si trattava di un vero e proprio dilemma. Il non riuscire ad aiutare il Governo dei ribelli sarebbe stato interpretato come una incoraggiante e rapida crescita del prestigio comunista sia in Indonesia che in quella parte dell'Asia che guarda con simpatia la lotta del Governo Indonesiano, considerandola una manifestazione anticolonialista da parte di un regime neutrale minacciato. Un aperto intervento da parte dell'Occidente, d'altra parte, sarebbe stato considerato causa di ulteriori scissioni tra gli asiatici non comunisti, dividendo ancor più coloro che affidavano la loro sorte all'Occidente dagli altri che pensavano fosse più conveniente assumere un atteggiamento non impegnativo tra l'Occidente e il blocco comunista. Ma due altre considerazioni pesarono sulla bilancia. Un aperto intervento Occidentale in Indonesia s[...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]ro flotte. Ci troviamo in un periodo di rivalità e di armamenti inauditi degli Stati capitalisti. Gli antagonismi ed i conflitti fra gli Stati Uniti da una parte e l'Inghilterra ed il Giappone dall'altra, quelli che sussistono ancora tra l'Inghilterra e la Francia, in Europa ed in Asia, e cosí via, questi antagonismi e questi conflitti spingono inevitabilmente verso una nuova guerra imperialistica per la conquista dei paesi dell'Oceano Pacifico, dell'Asia centrale ed orientale e per il dominio del mercato internazionale. Se la rivoluzione proletaria universale non impedisce ai Governi imperialisti di realizzare i loro scopi sanguinari, i popoli saranno presto condotti ad un nuovo macella, ad una rovina, ad una catastrofe ancora piú orribile. Per soffocare il focolare della rivoluzione internazionale, la Russia sovietista, i Governi capitalistici hanno fatto tutto cid che era loro possibile. Ma non vi sono riusciti. Il popolo rivoluzionario russo ha respinto eroicamente tutti gli attacchi, ed oggi la grande Repubblica sovietista è piú forte che[...]



da Mario Montagnana, Il maresciallo Giuseppe Stalin in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: [...]i maggiori sacrifici per trasformare rapidamente, in pochi anni, attraverso la realizzazione grandiosa dei piani quinquennali staliniani, la vec chia Russia, povera, arretrata, quasi senza industria, in uno dei paesi più avanzati e industrializzati del mondo ?
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S. e il mondo se Stalin non avesse previsto la necessità di creare una seconda potentissima base dell' industria pesante al di là degli Urali, nel cuore stesso dell'Asia, o se non avesse lottato per sviluppare con un ritmo rapidissimo l'agricoltura sovietica, facendo di essa, attraverso allo sviluppo delle grandi aziende agricole
collettive, l'agricoltura più progredita del mondo?
Che sarebbero oggi i' U.R.S.S. e il mondo se, Stalin, îl Partito bolscevico e lo Stato sovietico non avessero schiacciato con una mano di ferro, nel 193538, la banda di agenti della c quinta colonna , che voleva vendere la patria ai suoi peggiori
nemici ?
Che sarebbero oggi l' U.R.S.S. e il mondo se Stalin non avesse riconosciuto e sottolineato che c il rafforzamento dell'Eserci[...]



da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...] alla luce erano profondi e drammatici. Nell'ottobre del 1951 la NATO si era estesa alla Grecia e alla Turchia, l'una fascista l'altra dominata dalla feroce dittatura di Menderes. Da un lato crollava definitivamente il mito delle « democrazie » atlantiche, già seriamente incrinato dalla presenza portoghese. Dall'altro dal NordAtlantico si arrivava a una dimensione territoriale della NATO che si spingeva fin sotto il Caucaso, attraverso una parte dell'Asia Minore. Le considerazioni militari avevano così pieno sopravvento sugli scrupoli di « civiltà ».
Già nel 1950, del resto, il Senato americano aveva chiesto che con la Turchia, la Grecia, la Germiania federale, anche la Spagna entrasse nella NATO. Fu soprattutto per la opposizione della Norvegia che ciò non avvenne. Ma proprio in quegli anni (1953) la Spagna firmava un accordo militare bilaterale con gli USA che le conferiva un posto di rilievo in tutto il sistema militare occidentale. Sempre in quegli anni accordi militari bilaterali vennero stipulati dagli USA con la Libia, il Marocco, l'Et[...]



da Voce Enciclopedica redazionale, Turchia in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice)

Brano: Turchia
Repubblica parlamentare dell'Asia Minore (ma con una propaggine europea), confinante con la Grecia, la Bulgaria, l'U.R.S.S., l'Iran, l'Iraq e la Siria, la Turchia ha una superficie di 779.452 kmq e una popolazione di 51.420.000 abitanti. II suo territorio è costituito dalla grande penisola anatolica bagnata dal Mediterraneo, nonché dai mari Egeo, Nero e di Marmara; gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli la separano dalla Tracia turca (23.764 kmq), ultimo residuo dei possedimenti che l'impero ottomano aveva in Europa. Nella parte sudorientale della penisola anatolica si trovano l'Armenia e il Kurdistan (ampia regione geograf[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Carlo Cassola in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]. Non vi é dubbio comunque che il concorso dell'esercito sia stato decisivo per neutralizzare le velleità staliniste della potentissima polizia.
Anche nel campo internazionale, sono stati gli stessi successi a mettere in crisi lo stalinismo (come la vittoria di Fleurus mise in crisi il robespierrismo). L'instaurazione dei regimi di democrazia popolare e la vittoria dei comunisti cinsi (cioè l'allargamento del sistema a buona parte dell'Europa e dell'Asia) rendevano sempre più problematica la funzione di Statoguida e di Partitoguida che l'Urss e il Pcus si erano fino ad allora arrogata. Nel '48, la ribellione jugoslava fu un chiarissimo campanello di allarme. La corda troppo tesa si spezzava. L'alleato di ieri minacciava di diventare il nemico irriducibile di domani. Krusciov e i compagni hanno valutato il pericolo in tutta la sua gravità: e si sono decisi con coraggio e prontezza a liquidare il sistema dello Statoguida e del Partitoguida, cioè a liquidare l'aspetto più caratteristico dello stalinismo nel campo dei rapporti tra l'Urss e i paes[...]



da Alberto Mario Cirese, Lo studio del folklore in Italia in KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1951 - numero 84 - settembre

Brano: [...] folklore maturava cosí il suo valore nazionalista con orientamento razzista. Ma la nascita e lo sviluppo degli studi di etnologia (e cioè di storia delle civiltà dei primitivi, o a selvaggi », come si diceva un tempo), portarono un ampliamento a questa visione ristretta e ancora letteraria: il confronto degli usi, dei costumi, delle leggende ecc., si estese quindi fuori del mondo indoeuropeo ai primitivi dell'Africa, dell'Amerina, dell'Oceania, dell'Asia : in tal senso lavo rarono tra noi G. Bellucci, G. Pansa e poi più specificamente Raffaele Corso.
L'influenza delle correnti etnologiche e lo sviluppo degli studi di storia comparata delle religioni hanno portato a precisare diversamente quel concetto di a popolo » che abbiano visto sino ad ora considerato o nazionalisticamente o razzisticamente. Si è cominciato infatti a parlare di volghi dei popoli civili (Raffaele Pettazzoni), cioè di classi umili, ed in esse non si sono più cercati gli aspetti nazionali o quelli razziali, ma piuttosto i caratteri di primitività. Il folklore etnologicamen[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dell'Asia, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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