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Il segmento testuale dell'Occidente è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 549Analitici , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Tibor Mende, L'Asia Sud-Orientale tra due mondi in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...] specie umana.
Ma questo cambiamento intervenuto recentemente e quasi simultaneamente nello stato politico dei suddetti 600 milioni di esseri umani, non costituisce il solo denominatore comune che possa esser loro applicato. Certe analogie hanno una storia antica di tre millenni : nel corso di queste decine di secoli, i diversi paesi del SudEst asiatico hanno avuto delle esperienze analoghe, dalle invasioni arie all'arrivo della civiltà tecnica dell'Occidente, passando per le influenze di Budda, di Laotze e di Confucio, per l'insegnamento di Maometto, per le conquiste di Alessandro Magno e l'impero dei Mongoli. Ciascuno di questi avvenimenti ha portato dei mutamenti e lasciato delle tracce più o meno profonde, modellando l'eredità
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intellettuale e morale di tutta questa immensa regione. Le maggiori influenze furono esercitate dall'India e dalla Cina : sono l'ombra monumentale dell'India e la fantastica vitalità della Cina che hanno lasciato le tracce più profonde nell'evoluzione dei popoli del SudEst asiatico.
Fu il Buddismo, più [...]

[...]possano risolvere la situazione, e che la società dell'Asia sudorientale, nel suo insieme, possa conservare la sua fisionomia attuale, senza mutamenti radicali e senza una industrializzazione condotta realmente su larga scala.
Queste idee si fondano su due specie assai differenti di principi. Da una parte, esse sono sostenute da gente cui non piacerebbe affatto che 600 milioni di persone divenissero realmente indipendenti dalla tutela economica dell'Occidente; da gente che ammette la necessità d'un certo progresso industriale per rendere meno esplosivi gli accumulantisi problemi sociali, ma che non vedrebbe affatto di buon occhio un quarto dell'umanità entrare in possesso degli strumenti che potrebbero renderla eguale ai suoi expadroni. D'altra parte, le stesse idee sono sostenute da un certo numero di sinceri idealisti, i quali affermano non essere affatto certo che i popoli dell'Asia sudorientale desiderino imitare il nostro esempio; i quali temono che le fabbriche possano distruggere le tradizioni culturali dei popoli stessi; e che, deplorando [...]

[...]ta tradizionali.
La maggior parte di quei popoli, costretti a rivolgere contro di noi i nostri stessi metodi per raggiungere la loro indipendenza, hanno in ciò stesso potuto avere un primo assaggio d'un desiderato futuro. Lo sviluppo delle comunicazioni, la progressiva abolizione delle distanze e la propaganda politica sono altrettanti passi coim
AEI
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piuti su questa strada. Inoltre, l'impresa commerciale dell'Occidente ha creato nuove abitudini di consumo, assai sproporzionate allo sviluppo economico delle odierne società asiatiche sudorientali.
Conseguenza di tutto questo è che i popoli di quella zona hanno appreso che in altre zone del mondo le popolazioni godono di un tenore di vita differente dal loro; hanno in tal modo sviluppato gusti nuovi e un concetto nuovo del valore della dignità umana; si sono creati nuove abitudini di consumo, assai prima di aver potuto raggiungere un proporzionale aumento del numero delle loro macchine e fabbriche.
Dagli intellettuali delle università al più semplice contadi[...]

[...]ese, ma anche di fiducia nelle sue potenzialità, di fede nella sua possibilità futura di raggiungere l'uguaglianza, e di determinazione a compiere i cambiamenti sociali necessari per raggiungere questi fini.
Radice comune a queste varietà asiatiche di « nazionalismo » contemporaneo, é il risentimento. Risentimento per l'incapacità economica; risentimento per il controllo straniero; risentiimento per la superiorità politica, culturale e razziale dell'Occidente. Queste componenti si combinano in proporzioni diverse a seconda delle circostanze locali. Dove esiste una classe media di una certa importanza — come in India, nel Siam, in Indocina o a Singapore — il risentimento acquista un carattere prevalentemente economico o culturale; ma laddove la classe media è pressoché inesistente, come in Birmania o in Indonesia, il risentimento appare nella sua forma più genuina e potente. In questi casi, non ancora incanalato in una direzione specifica, esso emerge sotto forma di un'ampia passione popolare, e : o sbocca nella rivoluzione, come in Birmania; o com[...]

[...]va in una così vistosa condizione di ineguaglianza e ne risente le conseguenze in ogni aspetto della sua vita quotidiana. Potremo pure cdmpredere come sia per noi impossibile convincere quei popoli della sincerità del nostro aiuto, quando al tempo stesso, in realtà, non facciamo nulla per por termine alla loro arretratezza industriale e alla scarsissima remunerazione della loro forza di lavoro, su cui in passato si sosteneva il dominio coloniale dell'Occidente. E con un poco di logica possiamo infine renderci conto che fino a quando queste lezioni non saranno state apprese, e fino a quando non si sarà agito in conseguenza, il «nazionalismo» asiatico, questo appassionato risentimento per il dominio europeo, non farà che espandersi ed aumentare di intensità e di violenza.
Per quanto sinceri possano essere i nostri realisti, che vogliono risparmiare ai popoli asiatici economicamente retrogradi l'orrore della nostra civiltà tecnologica, la loro sollecitudine rimarrà senz'effetto. Il significato della rivoluzione asiatica contemporanea é che centinaia [...]

[...]l globo. L'importanza di questo problema é abbastanza evidente perché sia necessario alcun commento. Non sono dieci anni che i paesi del SudEst asiatico hanno riconquistato la loro
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indipendenza, ed é tuttavia già lunga la storia dei tentativi fatti dalle potenze occidentali per influenzare i paesi stessi nella scelta che ad essi si impone.
Nel clima psicologico che ha seguito l'epoca coloniale, ogni sforzo dell'Occidente per riannettersi indirettamente, sul piano politico o su quello militare, i paesi appena liberati, era destinato in partenza a riuscire improduttivo. Così l'attività dell'Occidente s'è quasi esclusivamente limitata al campo economico. Ma è proprio in questo che i popoli in questione hanno subito, fin dal principio, i disinganni +maggiori : l'Occidente ha dunque cercato, per la sola strada che gli era aperta, di agire su tutti i fattori capaci di rafforzare la resistenza dei nuovi stati della zona, ricorrendo successivamente a diverse misure di assistenza ispirate ora agli interessi particolari delle antiche nazioni colonizzatrici, ora ad una visione d'insieme degli interessi della comunità occidentale. Al principio, c'erano quei legami economici e finanziari normali che[...]

[...] desiderio di progresso economico dalla sua attrattiva puramente finanziaria. La remunerazione del lavoro ha costituito uno stimolo sufficiente in Occidente; evidentemente non é così nell'Asia sudorientale. La funzione svolta nell'espansione economica occidentale dai capi d'impresa dev'essere assunta nel SudEst asiatico da organismi governativi. In una parola, in mancanza di quel concorso unico di circostanze che assicurò la prosperità materiale dell'Occidente, occorrerà, acciocché un'espansione analoga possa compiersi nel SudEst asiatico (come d'altronde, a mio avviso, in qualunque altro paese economicamente arretrato) che essa sia diretta dall'alto: che l'iniziativa venga dai governi, che l'amministrazione sia assicurata dallo Stato. Occorrerà, insomma, una pianificazione di stato.
La storia offre pochi esempi di paesi che abbiano imitato, in un ambiente sociale differente, l'espansione materiale dell'Occidente. Si pensa irresistibilmente al Giappone, alla Russia, e alla più recente esperienza della Cina. I tre esempi sembrano suffragare la nostra tesi.
Il Giappone, che parti con ritardo rispetto a noi, tentò di riprendere il tempo perduto organizzando dall'alto l'espansione delle sue risorse produttive. Non fu una pianificazione di stato, ma le direttive furono date in nome di una classe autoritaria — dirò anzi feudale — che contava sulle sue prerogative ereditarie per assicurarsi l'obbedienza, e si servì, per stimolare il lavoratore, non di un'esca puramente finanziaria, ma della mistica, già acc[...]

[...]stessa marcia forzata che i paesi del SudEst asiatico si trovano a dover affrontare oggi. Per riuscirvi, essa sostituì, o per lo meno complete), l'esca del guadagno con una ideologia sociale e nazionale. Conosciamo bene i sintomi penosi di questa « rimessa in pari » fisica e morale che sostituì il nostro sistema fondato sulla libera iniziativa. Abbiamo visto come grazie a questa mistica, e con metodi che non avevano nulla a che vedere con quelli dell'Occidente, la Russia poté formare un gruppo d'uomini perfettamente disciplinati e completamente devoti alla causa. Anche se non approviamo questi metodi, non possiamo negare l'importanza di quelle realizzazioni materiali; ed oggi vediamo un fenomeno simile aver luogo in Cina, sotto il controllo diretto di una autorità nazionale.
Io mi rendo conto che molti mi accuseranno di ammettere troppo a priori la necessità di un'espansione economica rapida. Si affermerà, forse, non essere affatto certo che tutti i popoli del SudEst asiatico — che tutti i popoli delle regioni economicamente
arretrate desiderino [...]

[...]bisogno, persino bombe atomiche. Tutto ciò, essi lo sanno. Ciò che tanti asiatici anche non comunisti ammirano nell'Unione Sovietica non sono le fabbriche, non è il monolitismo di una società disciplinata, non sono i campi di lavoro forzato (tutte cose che, al contrario, li spaventano); ciò che essi ammirano è il fatto che un paese arretrato quanto il loro abbia potuto trovare il mezzo di mettersi su un piede d'uguaglianza col mondo privilegiato dell'Occidente, e di imporgli timore e rispetto.
Per rattristante che ciò possa sembrarci, non dobbiamo nascondercelo : sarebbe un errore gravissimo ignorare le passioni ispirate dal desiderio di una liberazione totale, e credere che gli uomini agitati da queste passioni trascureranno i mezzi più efficaci per conseguire il loro fine.
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Ma torniamo al nostro assunto. Abbiamo visto che oggi, nel SudEst asiatico, le circostanze che hanno permesso il successo della libera iniziativa nel mondo occidentale non esistono. Non è l'iniziativa privata che darà impulso all'espansione dei mezzi di produz[...]

[...]cevole, che queste inevitabili misure non sono forse del tutto compatibili con la nostra nozione di libertà politica e di democrazia parlamentare. Infine, bisognerà qualche volta riconoscere — ed é questa una verità ancor più difficile da ammettere — che per realizzare quest'opera con l'onestà e la determinazione necessarie, i meglio
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qualificati non saranno forse quegli uomini che, attualmente, meglio rispondono ai voti politici dell'Occidente.
Ma perché ciò sia possibile, bisognerà modificare radicalmente certe idee profondamente radicate nel mondo occidentale. Dirò di più. Tutti sanno che il popolo meglio qualificato per aiutare economicamente i popoli arretrati é anche quello che, per lo svolgimento stesso della sua storia, continua a coltivare con maggior attaccamento l'ideale del liberalismo economico. Finché l'americano medio crederà che il liberalismo economico e la libertà d'iniziativa siano all'origine della sua prosperità, difficilmente accetterà che una parte delle imposte che paga serva ad organizzare una struttura eco[...]



da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]re le trattative riguardanti il futuro déTlá Nuova Guinea Occidentale — come era stato richiesto dalTé Näziáni Unite — il che ha provocato in Indonesia un'ondata di dimostrazioni antiolandesi nonché rappresaglie economiche contro i locali interessi olandesi. In seguito a questi due fatti, l'endemica guerra civile si è trasformata in un problema internazionale e la S.E.A.T.O. — una organizzazione regionale, legata alla rete militare anticomunista dell'Occidente — lo ha considerato di sua competenza.
Ma per comprendere come il problema di uno Stato Sovrano si sia trasformato in una questione internazionale riguardo alla quale una organizzazione militare regionale poteva prendere posizione, é bene analizzare gli elementi decisivi di questa situazione, capace di diventare una seria minaccia per la pace mondiale.
***
Il poeta olandese Multatuli descrisse una volta le Indie Olandesi come « una cintura di smeraldi intorno all'equatore ». La pittoresca metafora non dava, comunque, la minima idea sulle dimensioni della preziosa cintura. Per essere più pr[...]

[...]te decisioni inevitabilmente impopolari. Con eguale fermezza è stato osservato che il sistema occidentale dei . partiti automaticamente esclude dal Governo degli elementi costruttivi la cui capacità ed esperienza dovrebbe essere a disposizione del Governo esistente.
Sotto questa aspetto, si deve riconoscere che l'esperimento di Sukarno ha rappresentato almeno un tentativo nella direzione giusta. In effetti, potrebbe essere nell'interesse stesso dell'Occidente in coraggiare attualmente in Asia la nascita di un sistema di Governo a metà strada fra la democrazia di tipo occidentale e l'autoritarismo degli Stati Comunisti. Se la democrazia parlamentare desse prova di essere inefficiente nell'Asia non comunista, sussisterebbe il pericolo che, una volta caduta, finirebbe sotto le sue macerie anche qualsiasi contatto con l'Occidente. Se Sukarno abbia trovato o no il miglior metodo possibile, è un'altra questione. Ciò che è importante è che il rafforzamento dell'autorità centrale nella maggior parte dei paesi Asiatici al giorno d'oggi, può aumentare le po[...]

[...]one. Ciò che è importante è che il rafforzamento dell'autorità centrale nella maggior parte dei paesi Asiatici al giorno d'oggi, può aumentare le possibilità di progresso economico e, indirettamente, immunizzare tali paesi contra la tentazione rivoluzionaria. Per di più, l'assoluta opposizione agli esperimenti, tipo quello Indonesiano, tendenti a rafforzare il potere esecutivo, può essere, ed è in realtà, interpretata in Asia come una preferenza dell'Occidente per le strutture democratiche inefficienti e superficiali che — secondo questa inter
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pretazione — rendono relativamente facili gli interventi economici da parte di imprenditori o uomini politici occidentali.
Cosi, mentre una grossa parte dell'opinione pubblica Indonesiana era sinceramente contraria all'« idea » del Presidente Sukarno, era relativamente facile convincere l'altra parte, altrettanto grossa e anticolonialista che tale opposizione non era che l'espressione di interessi personali da parte di stabili posizioni occidentali.
***
Sulla sfondo particolare dell'opposi[...]

[...]efficiente organizzazione regionale. Si trattava di un vero e proprio dilemma. Il non riuscire ad aiutare il Governo dei ribelli sarebbe stato interpretato come una incoraggiante e rapida crescita del prestigio comunista sia in Indonesia che in quella parte dell'Asia che guarda con simpatia la lotta del Governo Indonesiano, considerandola una manifestazione anticolonialista da parte di un regime neutrale minacciato. Un aperto intervento da parte dell'Occidente, d'altra parte, sarebbe stato considerato causa di ulteriori scissioni tra gli asiatici non comunisti, dividendo ancor più coloro che affidavano la loro sorte all'Occidente dagli altri che pensavano fosse più conveniente assumere un atteggiamento non impegnativo tra l'Occidente e il blocco comunista. Ma due altre considerazioni pesarono sulla bilancia. Un aperto intervento Occidentale in Indonesia sarebbe stato probabilmente impopolare a Malaya — paese che, pur non essendo geograficamente vicino a Sumatra, ha con essa legami culturali, etnici e linguistici — e avrebbe potuto scuotere l'intenz[...]

[...]iacarta di unirsi contro ciò che viene chiamato, l'intervento straniero. E chiaro, comunque, che un grosso cambiamento può venire solo da un aperto e massiccio intervento straniero. Il che, d'altra parte, rappresenta chiaramente per le grandi potenze il pericolo di esser coinvolte e, in ultima analisi, perfino di una guerra termonucleare.
Ì Dove sono stati sbagliati i calcoli ?
Che il governo dei ribelli sia stato formato con l'incoraggiamento dell'Occidente é assolutamente chiaro sia a causa di coloro che lo compongono, sia per gli articoli della stampa occidentale, sia per le dichiarazioni pubbliche. Storicamente esso rientra nella serie dei tentativi fatti sotto la responsabilità occidentale per eliminare i governi asiatici che facevano resistenza ad allinearsi con i paesi filooccidentali, come il Pakistan, il Siam, il Viet Nam del Sud, le Filippine e l'isola di Ciangkaishek. Il più spettacolare e il primo di questa serie di interventi fu l'insurrezione delle truppe cinesi nazionaliste a Burma quando, tra il 1949 e il 1954, il governo socialis[...]

[...]ARGINE AGLI AVVENIMENTI INIH)NESIANI 75
Occidentale, gli indonesiani possono contare sull'appoggio della maggior parte dei governi asiatici non comunisti. Un'intensificazione degli interventi non farebbe che unire sempre di più gli asiatici contra l'Occidente e, per questa ragione, costituirebbe un'ottima carta nelle mani della propaganda comunista. Inevitabilmente essa sarebbe presentata — e probabilmente sarebbe accettata — come l'opposizione dell'Occidente a un governo che cercava di modificare le sue inadatte istituzioni democratiche, si da incrementare le sue probabilità di essere efficiente; che cercava di ridurre la forza dei precedenti interessi economici coloniali che ancora dominavano il paese; opposizione a un paese che, in libere elezioni, aveva visto la minoranza comunista avanzare tanto da diventare un partito con voce in capitolo negli affari di Stato.
Discutendo gli avvenimenti indonesiani in connessione con la Conferenza della S.E.A.T.O. a Manilla, il giornale indiano « Tribune » (18 marzo 1958) ha riassunto il problema in termin[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ica sovietica che l'inizio di una seria revisione o tanto meno la già avvenuta elaborazione di una nuova posizione di principio.
***
Rispetto a tutfe queste posizioni profonda appare invece l'innovazione staliniana: così sul piano politico come su quello teorico e metodologico.
Stalin fondò infatti la sua politica — mi pare sia legittimo affermarlo — su di un giudizio del tutto nuovo e arrovesciato rispetto alla situazione dei sistemi sociali dell'occidente capitalistico. In quei paesi — egli sostenne — non era dato ancora ravvisare (allora e probabilmente per lungo tempo) le condizioni necessarie ad una rivoluzione socialista. In tal modo l'URSS non era più semplicemente il punto di avvio di un processo che subito avrebbe trovato al di fuori delle sue frontiere il proprio principale sostegno, ma rappresentava un'esperienza rivoluzionaria autonoma, il naturale punto di applicazione delle forze proletarie al livello da esse raggiunto nel 1917, il sicuro fondamento di ogni nuovo, futuro tentativo. Diveniva perciò necessario disporsi a costituire f[...]

[...]he, anche quando eccezionali congiunture hanno permesso al proletariato occidentale di rompere il suo isolamento e di inserirsi in larghe alleanze democratiche, esso ancora non aveva raggiunto un sufficiente livello teorico, non aveva precisato pienamente una prospettiva rivoluzionaria adeguata alle condizioni storiche in cui si trovava ad operare. Ogni qualvolta infatti si trattò di assumere in positivo la direzione politica e sociale dei paesi dell'Occidente, i partiti comunisti, non potendo disporre di uno schema statuale altrettanto adeguato ai sistemi sociali di tali paesi quanto lo era stato quello sovietico per la Russia, finirono col pregiudicare la loro intesa coi ceti medi e talvolta col compromettere l'alleanza stessa tra operai e contadini. Ogni aspetto, insomma, dello sviluppo storico ulteriore non può che confermare l'esattezza del giudizio staliniano.
Ma c'è di piú: non solo le condizioni rivoluzionarie obiettivamente mancavano in Occidente; ma esse anche in linea di principio non potevano esistere, e quindi era assurdo solleci[...]

[...]za dei classici istituti dello Stato liberale, indicata già da tempo dall'interpretazione socialdemocratica del marxismo.
E chiaro qual è il corollario che discende da questa tesi: la rivoluzione sovietica non è in alcun modo un fatto di' valore mondiale
e perciò da essa ben poco ha da apprendere l'evoluto socialismo europeo; anzi la Russia stessa, colmato il distacco che la separava nel grado di sviluppo economico dalle più progredite nazioni dell'Occidente, è a sua volta destinata, per uscire dall'ancor barbarica autocrazia staliniana, ad assumere le più « civili » strutture politiche delle moderne democrazie occidentali.
Quest'obiezione, che conduce, necessariamente, a misconoscere il grande valore della rottura storica operata dalla Rivoluzione d'Ottobre e a patrocinare una sbrigativa liquidazione di tutta l'esperienza politica staliniana (e al fondo anche di quella leninista), è stata variamente formulata nel corso degli ultimi venti anni; ed
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anche oggi, dopo il congresso di Mosca, torna a ripresentarsi nella mente d[...]



da Georg Lukacs, Problemi della coesistenza culturale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]é certo che nei prossimi decenni la coesistenza pacifica tra il mondo borghese e quello socialista acquisterà importanza sempre crescente, E poiché le discussioni attuali intorno a questo tema mostrano per lo più una notevole confusione sia nella determinazione dei fondamenti sia in quella delle prospettive, ci sembra opportuno esaminare brevemente i problemi teorici più generali che stanno alla base di questo complesso.
I
Soprattutto da parte dell'Occidente, si sottolinea di continuo che fino a quando l'Unione Sovietica non avrà rinunziato al suo obbiettivo, cioè il comunismo mondiale, non si potrà mai parlare di vera coesistenza. Sul piano teorico, questo ci sembra un discorso vuoto, mentre sul piano pratico esso significherebbe — per lo meno — il perpetuarsi della guerra fredda. Infatti, chiunque abbia una conoscenza anche approssimativa dell'essenza economica del capitalismo e del socialismo, dovrebbe sapere che entrambi i sistemi, a differenza di precedenti strutture economiche, hanno, in base ai loro stessi fondamenti, un carattere di unive[...]

[...]sse — dovrà comprendere che l'alternativa attuale della visione del mondo e del metodo socialisti é la scelta tra il ristabilimento del vero marxismo e la sua applicazione ai nuovi fenomeni del presente e l'irrigidirsi sui metodi deformati di Stalin, non già — come spesso si ritiene — tra Molotov e Köstler.
Se qui la lotta per trovare una via è evidente almeno ai pensatori più avanzati, la grande maggioranza concepisce 'la situazione ideologica dell'Occidente in modo indubbiamente troppo statico; né, sostanzialmente, ciò muta per il fatto che la valutazione pratica dello stato attuale assuma talvolta la forma di una ((critica della cultura ». Dietro questa staticità o questo sviluppo immutabilmente uniforme alla superficie, la realtà opera però un mutamento significativo, che, in verità, oggi si esprime soltanto in singoli tentativi politici su base pragmatistica, anche se — in sé significa per mutamento importante e di principio per tutto il mondo capitalistico. Per eliminare a priori ogni malinteso, si tratta di un mutamento all'interno del sist[...]



da Saverio Tutino, «Un grande dirigente di statura internazionale». Il saluto di Cuba a Palmiro Togliatti. Gli editoriali del direttore di «El Mundo» e di Blas Rocas su «Hoy» - Le condoglianze dei tecnici italiani. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1964 - - agosto - 25

Brano: [...]ngiamo la grave perdita del combattente tenace e fedele, del grande dirigente del popolo italiano che per cinquanta anni ha preso parte alla incessante battaglia della classe Operaia per la sua liberazione, per il socialismo, per il comunismo, seguendo l'insegnamento di Marx e di Lenin».
L'editoriale di «El Mundo» descrive con queste parole la figura di Togliatti: «Forgiatore con Gramsci di un poderoso partito comunista — il più forte nei paesi dell'Occidente — il leader scomparso non era solo una figura politica di primo piano, un gran combattente marxista leninista, ma anche un oratore degno di ammirazione un magnifico scrittore che ha arricchito gli aspetti teorici del marxismo con contributi altrettanto considerevoli di quelli portati all'applicazione pratica dei principi del materialismo scientifico».
Dopo aver ricordato il ruolo di Togliatti e del Partito comunista italiano nella lotta contro il fascismo, «El Mundo» annota «Ma la sua statura e la sua azione escono dal quadro del suo paese, e ne fanno una figura di taglia internazionale. D[...]



da Voce Enciclopedica redazionale, Turchia in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice)

Brano: [...]econdo dopoguerra
Data la sua particolare situazione geografica (590 km di frontiera con l'U.R.S.S.), all'indomani della Seconda guerra mondiale la Turchia dovette fare i conti con il potente vicino sovietico che rivendicava la revisione del Trattato sugli Stretti e alcune cessioni territoriali sul Caucaso; ma, saldamente fiancheggiata dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia che miravano a inglobare l'Anatolia nel sistema militare dell'Occidente, poté sottrarsi alle richieste russe.
Nel luglio 1947 Inonu firmerà con gli U.S.A. il primo accordo per la fornitura di aiuti, accettando poi un'ingerenza economica e militare sempre più diretta degli U.S.A. nella vita del paese.
Nel 1945 cominciò a essere riveduta, anche per adattarne il testo alla nuova forma linguistica, la Costituzione varata da Ataturk nel 1924 (poi aggiornata nel 1928 in senso laicista e nel 1937 in senso totalitario kemalista). Ferma restando la rigorosa messa al bando del Partito comunista (mai accettato in Turchia) , fu consentita la nascita di qualche formazione pol[...]



da Massimo Robersi, Ulbricht visita la RAU [sopratitolo: L'espansionismo di Bonn verso i paesi arabi fa fallimento] in KBD-Periodici: Rinascita 1965 - 2 - 27 - numero 9

Brano: [...]pio, s'è dichiarata disposta a sostituire completamente, se del caso, la partecipazione economica della Germania occidenta le all'attuazione di alcuni progetti che sono inseriti nel secondo piano quinquennale egiziano. In terzo luogo è opportuno notare la presenza vivace, in tutto questo gioco complicato e di grande importanza, dei paesi socialisti, i quali hanno saputo abilmente sostenere il confronto con le iniziative finanziarie e commerciali dell'Occidente, rilanciando anzi, sotto un certó aspetto, la gara con i grandi monopoli capitalistici e con i governi che li rappresentano: con serietà e realismo i paesi socialisti hanno offerto un sicuro appoggio ai popoli in lotta contro il sottosviluppo attraverso una molteplice attività della quale possiamo ricordare, a parte le conversazioni di Ulbricht di questi giorni, il viaggio in Egitto di due mesi fa del vicepresidente del Consiglio sovietico Shelepin.
Se sii considera tutto ciò, possiamo concludere che quanto sta avvenendo attualmente nel Medio Oriente costituisce un momento assai interessante[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...]nizzazione sociale capitali
stica. La realizzazione dell'egemonia socialista porta alla unificazione cul
turale e morale e quindi politica delle masse, della grande maggioranza del popolo che vive sfruttato direttamente o indirettamente dai rapporti
capitalistici di produzione o di distribuzione. In tal modo si risolve il problema di conquistare attivamente alla causa del socialismo la grande maggioranza degli uomini che nelle società evolute dell'Occidente è ma
1 P., p. 138.
Giuseppe Tamburrano 283
tura per il socialismo perché è obiettivamente interessata alla instaurazione di una società piú giusta. La recente inchiesta dell'Express sulla Nouvelle Vague ha appurato che in Francia la grande maggioranza delle nuove generazioni è contraria alla attuale organizzazione della produzione e della distribuzione della ricchezza.
Non a caso si è parlato della società occidentale. Gramsci nel carcere comprese la profonda differenza tra la società russa prerivoluzionaria e la società occidentale. In polemica con le tesi di Trotzkj, che ignoravano ques[...]



da Gian Carlo Pajetta, Rivoluzione e nazionalità nei paesi arabi [sopratitolo: Dopo l'incontro di Palermo fra le forze della sinistra italiana e le delegazioni di otto paesi arabi mediterranei]] in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 12 - 5 - numero 48

Brano: [...]r canti che si avventuravano nel Levante. Si tratta poi — e questo è un dato che non dovrebbe essere considerato di interesse soltanto per gli storici o valido per dei richiami retoricí — del risorgere di una civiltà, che in un'epoca lontana, ma non antichissima, è stata la civiltà più avanzata del Mediterraneo. Una civiltà, quella araba, che ha tratto i motivi del suo fiorire e del suo affermarsi, e anche della sua influenza sui paesi cristiani dell'Occidente, dalla stessa radice del mondo classico che è all'origine della civiltà europea e che è tanta parte ancora della nostra vita contemporanea. Intieri paesi arabi (primo fra tutti l'Algeria, ma anche la Tunisia, il Marocco e in parte il Levante) hanno assimilato la cultura e la lingua francesi; hanno in Francia centinaia di migliaia di concittadini e un interscambio umano che ha posto e pone problemi di collaborazione o di acculturazione assolutamente particolari.
Ma se questi sono riferimenti alla storia, ai rapporti umani, alla possibilità di collegamenti politicoculturali con l'Europa occide[...]



da [s.a], Presentazione in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]
Nuovi ARGOMENTI nasce con l'intento, come suggerisce il titolo stesso, di trattare gli argomenti nuovi o giunti a maturazione dalla fine della guerra in poi, in Italia.
In questi ultimi anni, molto lentamente, la situazione culturale e politica italiana è assai cambiata da quella che era negli anni subito dopo la liberazione. Per fare un primo esempio, ma dei più importanti, il comunismo, o per meglio dire ciò che esso rappresenta nei riguardi dell'Occidente ed in particolare di un paese occidentale come l'Italia, è uscito dall'atmosfera confusa e generosa del dopoguerra, ed ha assunto una fisionomia abbastanza precisa. Ma, mentre il dibattito intorno ai problemi schiettamente politici offerti dal comunismo è continuo e pubblico, il dibattito intorno ai problemi che esso solleva per la vita delle lettere e delle arti resta quasi sempre circoscritto nell'ambito delle conversazioni private, quando addirittura non venga evitato. Una analoga sospensione della attività critica, da parte degli scrittori e degli artisti, intorno ai problemi che maggiorm[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine dell'Occidente, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---comunismo <---socialista <---Ciò <---abbiano <---comunista <---marxista <---Dialettica <---Diritto <---Marx <---Pratica <---Russia <---Stato <---comunisti <---ideologia <---ideologica <---imperialismo <---marxismo <---siano <---socialismo <---socialisti <---Così <---Filosofia <---Francia <---capitalismo <---capitalista <---capitalisti <---colonialismo <---dell'Asia <---fascista <---italiana <---italiani <---italiano <---leninismo <---leninista <---liberalismo <---marxisti <---materialismo <---nell'Unione <---realismo <---zarista <---Borneo <---Dogmatica <---Fisica <---Indocina <---Lenin <---Logica <---Maometto <---Marocco <---Medio Oriente <---Mi pare <---Mosca <---PCUS <---Pakistan <---Partito <---Quale <---Scienza politica <---Singapore <---Stati <---Turchia <---U.S.A. <---cominciano <---d'Europa <---d'Ottobre <---dell'America <---dell'Europa <---determinismo <---dinamismo <---fascismo <---idealisti <---ideologici <---ideologico <---indiano <---indonesiane 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