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l'organizzazione del partito devono essere l'unità di struttura e di movimento »3. Il rilievo, coerente con un approccio subordinante la tattica a un corpus di verità allergiche alla verifica dei fatti, è la spia di un dissenso di fondo tra la direzione del PCD'I e il Komintern, dissenso che si manifesta a proposito del modo di intendere e applicare la serie di 25 tesi sul fronte unico operaio divulgate nel dicembre del 1921 dall'Esecutivo dell'Internazionale comunista.
Mentre nella direttiva approvata al III Congresso del Komintern per la conquista della maggioranza del proletariato si riflette l'orientamento di rendere assai stretto il collegamento del partito con il movimento di massa nella sua storicità, di cui il partito è la risultante piú avanzata, capace di far camminare la dottrina marxista nella realtà e piegarla alle esigenze della lotta, Bordiga dal canto suo esalta, e per molti versi esaspera, « l'indipendenza del partito da tale movimento generale, di cui il partito stesso era organo e sintesi, poiché la classe operaia era da intend[...]
[...] strumentale della politica del fronte unico, attraverso la quale deve essere precisata e intensificata la campagna contro influenze e programmi opportunistici o socialriformistici che minacciano l'integrità classista del movimento operaio, fino a radicare ed estendere la convinzione tra le masse che il partito comunista sia il meglio preparato a far prevalere la causa del proletariato.
Bordiga teme soprattutto che le fusioni di sezioni isolate dell'Internazionale con altri organismi politici, ovvero il graduale assorbimento di frazioni
3 A. BORDIGA, Il principio democratico, « Rassegna Comunista », Napoli, II, n. 18, 28 febbraio 1922, p. 888.
4 F. LIvoxsI, Amadeo Bordiga. Il pensiero e l'azione politica 19121970, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 1967.
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o gruppi di organizzati su basi tendenziali nel seno dell'organizzazione, come la penetrazione sistematica e il noyautage in altri organismi che abbiano natura e disciplina politica, determinino delle anormalità gravi e dannose. Appare chiara in questo contesto l'avvertenza espr[...]
[...]e dannose. Appare chiara in questo contesto l'avvertenza espressa dal PCD'I:
Nella misura in cui la Internazionale applicherà tali espedienti, si verificheranno manifestazioni di federalismo e rotture disciplinari. Se dovesse arrestarsi
o invertirsi il processo per tendere alla eliminazione di tali anormalità o se queste dovessero elevarsi a sistema, si presenterebbe con estrema gravità il pericolo di una ricaduta nell'opportunismo (La tattica dell'Internazionale Comunista nel progetto di tesi presentate dal P.C.I. al IV Congresso mondiale, « Lo Stato Operaio », Roma, II, n. 6, 6 marzo 1924, p. 6).
Per Bordiga l'aggregazione al partito comunista di altri partiti, o di parti staccate di essi, indebolisce le potenzialità dell'organismo cosí artificiosamente composto, e paralizza l'opera di inquadramento e di radicalizzazione delle masse che in maggioranza seguono i socialdemocratici. La lotta per l'unità proletaria va condotta con la medesima energia con cui si affronta la politica dei riformisti, scontato che per la borghesia il metodo socialdemocrati[...]
[...]ntato dalla socialdemocrazia tedesca, ripetendo i socialisti nostrani la parabola riformistica e il collaborazionismo dei colleghi alla guida della repubblica di Weimar dopo lo schiacciamento militare della Germania guglielmina. Ma è pur vero che l'incomprensione della
8 La replica di Bordiga, « l'Ordine Nuovo », Torino, II, n. 87, 28 marzo 1922, p. 3. Per Andrea Viglongo, in Bordiga permane una riserva di fondo verso la tattica e la disciplina dell'Internazionale: « non per politicantismo, ma proprio per la sua particolare forma mentis, per certi suoi apriorismi, per la sua naturale rigidità di uomo tutto d'un pezzo, convinto come un apostolo, inflessibile come un capo militare ». In altri termini, la tattica del fronte unico fu da Bordiga combattuta special mente perché egli « non poté ammettere mai un'azione comune tra un Partito omogeneo e disciplinato come il Comunista e l'inconcludenza caotica di certo massimalismo » (A. VIGLONGO, Bordiga, « La Rivoluzione Liberale », Torino, iI, n. 33, 30 ottobre 1923, pp. 133134).
9 [A. BORDIGA], La riscossa p[...]
[...]nte sul fine dell'abbattimento della borghesia e della conquista del potere politico da parte del proletariato sposta solo in avanti il problema di fare i conti con le influenze borghesi diffuse nel movimento operaio, poiché le medesime difficoltà della lotta per sradicarle, in seguito si presenteranno aggravate in misura mag giore.
Ai rilievi leniniani, che centrano il cuore del dissidio con Bordiga, si deve aggiungere la critica del Presidium dell'Internazionale alle tesi sulla tattica redatte da Bordiga e Terracini per il ii Congresso del PCD'I. Lungi dal determinare gli obiettivi transitori in vista dei quali i comunisti conducono
« fin d'ora le masse alla lotta: ora che non si tratta, purtroppo, d'impadronirsi del potere ma di conquistare una minoranza della classe operaia », le tesi di Roma
diminuiscono, banalizzano la necessità della lotta per la conquista della maggioranza della classe operaia, cioè relegano in secondo piano il compito piú impor'
II V. I. LENIN, Opere complete, vol. xxxi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 1045.
PARTITO E PRO[...]
[...]combe ad un partito giovane come il Pcd'I. Invece di dire al partito: lotta per ogni singolo operaio, tentativo di conquistarlo, tentativo di conquistare la maggioranza della classe operaia, le tesi forniscono pretesti dottrinali intesi a provare che il problema non è cosí urgente. Vi è in questo un grave pericolo, di cui l'Esecutivo, senza indietreggiare davanti ad alcun mezzo, avvertirà il partito 12.
La natura della divergenza dall'indirizzo dell'Internazionale non potrebbe essere espressa piú nettamente, anche se i ragionamenti sopra riferiti rendono solo in parte l'originalità della posizione bordighiana davanti al bolscevismo. Un episodio rivelatore, per fare il punto sul rapporto con l'opera di Lenin e con il leninismo, è costituito dalla conferenza Lenin nel cammino della rivoluzione, pronunciata da Bordiga per mandato del partito comunista il 24 febbraio 1924 alla Casa del popolo di Roma. Essa segna, per la sua impostazione generale e per taluni giudizi che vi sono contenuti sulla figura e le tesi di Trotsky, un avvicinamento all'Opposizione r[...]
[...]a loro, che è primordiale, ma unire gli operai con i loro alleati naturali e cioè i contadini e i popoli dei paesi oppressi e infine non disdegna affatto gli intellettuali » (in A. Bordiga, Lenin, cit., p. 9).
Ï limiti nella comprensione del ruolo di Lenin non inficiano il merito bordighiano di denunciare con prontezza e lucidità l'involuzione staliniana e i pericoli della bolscevizzazione zinovievista, intesa quale subordinazione delle sezioni dell'Internazionale alla logica e agli interessi dello stato sovietico, con la conseguente paralisi di qualsiasi alternativa rivoluzionaria al burocratismo. Quella bordighiana si qualificherà sempre meglio come una battaglia per la rigenerazione dell'Internazionale, presentando, a paragone con le incertezze e l'atteggiamento talvolta ambiguo e contraddittorio dello stesso Trotsky, connotati di maggiore coerenza, sia per i contenuti e il terreno di scontro prescelto, sia per la rivendicazione all'indisciplina. Ciò non impediva di realizzare un collegamento con le tesi trotskyste nel giudizio sulla genesi della crisi attuale del Komintern. Bordiga individua nei vizi di fondo inerenti ai metodi di direzione del comunismo mondiale, e nelle incrinature interne al partito russo, i motivi della propria indisponibilità a scorgere nel bolscevismo la via maestra [...]
[...]ra italiana alla bolscevizzazione. — È coniato in questo periodo il termine di bordighismo riguardato quale deviazione di sinistra dalla linea teorica ufficiale e dalle scelte praticate nel Komintern, e come tale destinato a calamitare accuse violente quanto prive di fondamento. Nell'agosto del 1925, quando lo scontro con la sinistra italiana è entrato in una fase acuta, A. Chiarini (alias Cain Haller) pubblica nell'organo del Comitato esecutivo dell'Internazionale una dura requisitoria contro il bordighismo, rilevando come dopo il v Congresso mondiale, malgrado le dichiarazioni sulla disciplina e sul centralismo, Bordiga si discosti piú marcatamente dalla tattica dell'Internazionale. Per il dirigente comunista italiano, anzi, è l'intera tattica dell'Internazionale a divenire errata; ed egli accentua la propria posizione critica e di rifiuto:
All'interno del partito comunista, egli si rafforza sempre piú nella sua posizione « astensionista » e rifiuta di applicare le direttive dell'Ic. Quando il partito gli affida un mandato di deputato al Parlamento, lo respinge; cosí quando il partito gli rivolge l'invito a collaborare col Comitato centrale, egli parimenti rifiuta, dimenticando quanto aveva affermato al iv Congresso (A. Chiarini, Le « Bordiguisme », « L'Internationale Communiste », Paris, n. 2, août 1925, p. 120).
A. Leonetti dal canto suo denuncia [...]
[...]le suggestioni delle situazioni (I dissensi con l'Internazionale ovvero i feticci dell'estrema sinistra italiana, « l'Unità », Milano, zr, n. 213, 13 settembre 1925, p. 3).
Is Cfr. l'intervento di Bordiga in « La Correspondance Internationale », Vienne, 4e a., n. 53, 5 août 1924, p. 553. Nel medesimo spirito Karl Radek aveva affermato, concludendo il proprio discorso alla sesta seduta (21 giugno 1924) del v Congresso mondiale: « Se, all'interno dell'Internazionale, noi ci limitiamo a osservare unicamente la disciplina ufficiale, diventeremo uno scheletro ufficiale, non una Internazionale vivente » (cfr. « La Correspondance Internationale », Vienne, 4e a., n. 40, 3 juillet 1924, p. 420).
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 277
La polemica vede schierati in prima fila i dirigenti comunisti italiani fino al 1924 vicini a Bordiga. Ercoli approfondisce con acribía il tema delle « basi idealistiche » del bordighismo, giudicato incapace di fare propria la concezione di un vero partito di massa. Bordiga, secondo Togliatti, difetta d'[...]
[...]è il fondamento del marxismo; è imprigionato nelle sue concezioni filosofiche idealistiche, e si sperde in speculazioni e ragionamenti astratti completamente estranei allo spirito del marxismo ».".
Bordiga riprende, intanto, le sue argomentazioni nello scontro con Stalin avvenuto al vi Plenum dell'Esecutivo allargato (Mosca, febbraio 1926), in cui senza rispettare la richiesta ufficiale del Comitato centrale del partito russo alle varie sezioni dell'Internazionale (richiesta avanzata in seguito al xiv Congresso del PCR) di non occuparsi della questione russa egli entra in medias res, interrogando: « Dove va la Russia? Quali sono i caratteri e gli sviluppi della sua economia? » l'. Il 22 febbraio 1926 Bordiga ha modo di domandare al « compagno Stalin » se ritenga che nel determinare la politica del partito russo sia necessaria la collaborazione degli altri partiti comunisti; e che « se si voleva non discutere delle questioni russe a questo Allargato, doveva essere l'Allargato stesso a decidere in questo senso ». Stalin invita, nella risposta, a badare a[...]
[...]largato, ove si discute delle lotte all'interno del partito russo dominato ora dal bloc
16 ERCOLI [P. TOGLIATTI], Les bases idéalistes du bordiguisme, « L'Internationale Communiste », Paris, n. 10, avril 1926, p. 321; poi in P. TOGLIATTI, Opere, a cura di E. Ragionieri, II. 19261929, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 26 e p. 27.
v Cfr. il verbale della riunione del 21 febbraio 1926 della delegazione italiana al vi Plenum dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale comunista, in APC 1926, 272/6; citaz. in F. ORMEA, Le origini dello Stalinismo nel PCI. Storia della « svolta » comunista degli anni Trenta, Milano, Feltrinelli, 1978, p. 86.
18 Cfr. il verbale della riunione del 22 febbraio 1926 della delegazione italiana — con gli interventi di Stalin —, in « Annali », VIII, 1966, Istituto Giangiacomo Feltrinelli di Milano, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 26370.
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co StalinBucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall'umiliazione che viene riservata agli oppositori:
Io penso che la caccia al frazionismo co[...]