Brano: L'AZIONE CATTOLICA
Pio XI é stato chiamato il Papa dell'Azione cattolica, ch'egli diceva « pupilla dei suoi occhi ». Acquista, dunque, un valore particolare la definizione che di essa egli ebbe a dare: «la partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico della Chiesa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sess[...]
[...]co della Chiesa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sessi: come, infatti, risulta dalla struttura dell'Azione Cattolica italiana. Tutto ciò si accorda con l'altro richiamo, fatto per essa da Pio XI, al « sacerdozio universale » dei cristiani. Richiamo che forse sorprenderà chi é abituato alla netta, rigorosa distinzione, caratteristica del cattolicesimo, fra clero docente, e popolo, o laicato, discente. Beninteso, nel pensiero del pontefice non c'era nessuna contraddizione fra i due principi, sacerdozio universale del popolo cristiano e clero gerarchico: in quanto che il primo non può né deve essere esercitato se non secondo i dettami del secondo.
L'Azione cattolica, dunque, si proclama antica quant[...]
[...]. E ovvio, tuttavia, lo stretto legame fra i due significati: inquantoché di fatto non ogni e qualsiasi attività a pro del cattolicismo si indica delle autorità ecclesiastiche e dai cattolici militanti con il termine «Azione cattolica » preso
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nel primo senso; bensì, certe attività specifiche, caratterizzate e unificate da uno spirito e da un obbiettivo comuni: caratterizzazione e unificazione che è, per l'appunto, cómpito dell'Azione cattolicaistituto di assicurare.
La caratterizzazione dell'Azione cattolica quale partecipazione laicale all'opera di apostolato del clero é stata fatta propria, e sistematicamente ripetuta, dal successore di papa Ratti, Pio XII, nonché dalle alte gerarchie cattoliche di ogni paese: ed ha avuto la sua proclamazine « urbi et orbi » nel primo « Convegno mon diale per l'apostolato dei laici» tenutosi a Roma dal 7 al 14 ottobre 1951. Ad esso parteciparono — secondo i dati dell'Osservatore Romano — sessantaquattro paesi e trentacinque organizzazioni nazionali.
Il tema dell'apostolato laico in collaborazione con la gerarchia ecclesiastica fu il motivo conduttore[...]
[...]nquista delle anime. I laici devono costituire, secondo il detto della prima epistola di San Pietro, un sacerdozio capace di offrire ostie spirituali: preghiere, mortificazioni, buone opere. Il loro apostolato, dunque, é di ordine soprannaturale, anche se contribuisce efficacemente al benessere sociale. Con questa nota di trascendenza religiosa si intone. senza sforzo l'oratore immediatamente successivo, l'avvocato Vittorino Veronese, presidente dell'Azione Cattolica Italiana « e principale artefice del congresso », come lo definiva il resocontista dell'Osservatore Romano. Egli invitò i congressisti, con franchezza cristiana, a un esame di coscienza personale, in profondità: a una diagnosi delle proprie resistenze
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individuali, delle incrostazioni psicologiche della propria personalità, della «routine» inevitabile prodotta dall'affetto alle cose proprie, dissimulato talora pericolosamente dall'attaccamento alla propria terra, alla propria organizzazione. E richiamò la necessità di non perdere un istante di vista alcuni mot[...]
[...]E richiamò la necessità di non perdere un istante di vista alcuni motivi profondi di meditazione: l'u_ miltà di sentirsi nei ranghi, lo sforzo tenace, quotidiano, paziente, di vincere la contraddizione in cui il Salvatore stesso pose i suoi seguaci: « Voi siete nel mondo, ma non del mondo». Era una elevata applicazione del « medice, cura te ipsum », che il Veronese compieva in questo, che potremmo chiamare il suo canto del cigno quale Presidente dell'Azione cattolica italiana.
Al motivo della purificazione individuale, svolto prevalentemente dal Veronese, fu associato quello della spiritualità sociale da monsignor Cardijn, il fondatore della J.O.C. (« Jeunesse ouvrière chrétienne »), istituita nel Belgio ed estesasi felicemente alla Francia: organizzazione fondata sul principio della cristianizzazione del mondo operaio a mezzo degli operai. Mons. Cardijn, con frase suggestiva, definì il momento storico attuale «l'ora più missionaria della storia della Chiesa D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono[...]
[...]uella della verità, della giustizia, dell'amore.
Affermazioni particolarmente importanti furono fatte dal cardinal Caggiano, vescovo di Rosario (Argentina), circa le relazioni fra Azione cattolica e società civile. Egli ricordò che i cattolici, oltreché membri della Chiesa, sono cittadini della città terrena, entro la quale debbono dare la loro collaborazione al bene comune temporale che é il fine della società civile. Questo non é più il campo dell'Azione cattolica, ma dell'azione « dei cattolici », disposti — e qui citò parole di Pio XII del 1945 — ad innestare nel campo sociale, economico, giuridico, il vero spirito cristiano, e a salvaguardare con l'azione civica e politica gli interessi religiosi. Quindi, precisando il punto di vista teorico, l'Eminentissimo Caggiano concluse che l'oggetto dell'Azione cattolica é essenzialmente soprannaturale, e pertanto non si inserisce direttamente ed exprof esso nel temporale, ma ha su di esso le ripercussioni piú felici; ed é per questo che si può parlare di influenza sociale dell'Azione cattolica nel campo economicösociale, e persino in quello politico.
Nello stesso ordine di idee si mosse Charles Flory, presidente delle « Settimane sociali » di Francia: un « attivista » laico, dunque, particolarmente portato (si doveva credere) a metter l'accento sull'attività «temporale» dell'Azione cattolica. Egli disse che l'apostolato laico postula la instaurazione di un ordine sociale rispondente alle esigenze cristiane. Questo nuovo ordine tanto più si sarebbe potuto dire cristiano quanto maggiormente riuscisse a promuovere, nella giustizia, il bene degli individui e della collettività.
Credo, dunque, di non essere stato interprete infedele di queste affermazioni del cardinal Caggiano e del signor Flory — e più in generale dello spirito dominante nel congresso allorquando, nella Stampa del 14 ottobre 1951, scrissi che da queste affermazioni l'ordine sociale cristiano appariva tt n[...]
[...]quella tendenza nefasta, regnante anche presso taluni cattolici, la quale vorrebbe confinare la Chiesa nelle questioni puramente religiose, lasciando al di fuori l'umanità dibattersi nelle sue angustie D. (( Necessariamente e continuatamente », seguitò il papa, ((la vita umana privata e sociale si trova in contatto con la legge e lo spirito del Cristo; ne risulta, per la forza delle cose, una compenetrazione reciproca dell'apostolato religioso e dell'azione politica... Sul terreno politico si dibattono e si dettano le leggi di più alta portata, come quelle riguardanti il matrimonio, la famiglia, il fan ciullo, la scuola... Possono esse lasciare indifferente, apatico, un apostolo? ». E qui, richiamando dichiarazioni sue precedenti, Pio XI giunge ad affermare che pur non dovendo entrare l'A. C. nella lizza dei partiti, « sarebbe biasimevole di lasciare libero il campo, per la direzione degli affari dello stato, agli indegni e agli incapaci D.
Qui, evidentemente, siamo al di là — molto al di là — di quelle idee di influenza consequenziale, di pene[...]
[...]ndiretta, al risultato obbiettivo terreno dell'opera soprannaturale — il « soprappiù "» data, secondo il Vangelo, a chi cerca il regno di Dio — subentra qui l'azione diretta, il proposito preventivo, 1'« interventismo» politicosociale; anche se, prudentemente, il pontefice aggiunge che «é difficile formulare su questo punto una regala uniforme per tutti ».
Questi ammonimenti del pontefice sui pericoli di ogni concezione (( puramente religiosa » dell'Azione cattolica, non erano sulla
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sua bocca cosa nuova. Già quattro anni innnanzi, per due volte nel corso di otto mesi, Pio XII aveva manifestato la stessa preoccupazione. Parlando il 22 gennaio 1947 ad alcune centinaia di signore e signorine aderenti ai gruppi di « rinascita cristiana» — un movimento o una organizzazione cattolica italiana di cui non ci é accaduto in seguito di sentir menzione — egli aveva affermato risolutamente che «il voler tirare una netta linea di separazione tra religione e vita, tra soprannaturale e naturale, tra Chiesa e mondo, come se non avessero [...]
[...]nte e pieghevole di adattamento; aveva voluto far riprendere
al papato la partecipazione — egli, anzi, aveva sognato: la dire zione — nella vita internazionale. Pio X fece opera tutta contraria: lavorò a concentrare, a raccogliere in se stesso, ad isolare (potremmo dire) il cattolicesimo. Concentration et défense catholiques: con queste parole fu esattamente definita l'opera sua.
A Leone XIII non meno che a Pio XI spetterebbe il titolo di papa dell'Azione Cattolica. Potremmo dire che il primo é stato il fondatore, il secondo il restauratore (e il terzo, papa Pacelli, il trasformatore). L'« Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici rappresenta la prima organizzazione dell'Azione cattolica: si può in proposito consultare con profitto il libro del De Rosa, presso Laterza, L'Azione cattolica. Storia politica dal 1874 al 1904. L'a Opera dei Congressi » rispondeva piuttosto al principio, vigorosamente riaffermato adesso da Pio XII, dell'espansione della Chiesa dal santuario nel mondo civile, che non a quello dell'« apostolato laico» quale abbiamo visto predominare nel congresso omonimo. L'a Opera» — il cui titolo burocratico trovò censure nel campo dell'integralismo cattolico italiano — agiva principalmente nel campo economicosociale e in quello amministrativo, permessi e[...]
[...]e e ricostruzione piana fu che la politica dovesse essere rigorosamente esclusa dall'attività delle organizzazioni cattoliche, mentre l'azione sociale doveva tenersi totalmente immune da tendenze demosocialistiche. I democratici cristiani in parte (la maggiore) si sottomisero, in parte tentarono una organizzazione politica autonoma, che fu messa al ban do dal pontefice (Murri venne scomunicato), e si dissolse.
A questa contrazione ed epurazione dell'Azione cattolica, operata da Pio X e Merry del Val, corrispose la lotta a fondo antimodernistica, sboccata nel fenomeno detto dell'« integralismo cattolico », che ebbe il suo esponente piú caratteristico, e altresì meno degno, in monsignor Benigni con la sua « Corrispondenza romana n e con una trama organizzativa che poteva dirsi una specie di massoneria clericale. Ma corrispose anche l'alleanza politica in Italia fra cattolici e moderati, estensione di quella amministrativa, con sospensione del «non expedit» caso per caso: sospensione attuata assai parzialmente nelle elezioni del 1904 e sistematica[...]
[...]lavoro cattoliche —, e del Partito popolare italiano, fondato nel gennaio 1919. Quest'ultimo raccolse sotto D. Sturzo, coi debiti adattamenti, l'eredità della democrazia cristiana murriana.
Il manifesto di fondazione del P.P.I. è del 18 gennaio 1919; il 30 gennaio usci il manifesto programmatico della riorganizzata «Unione popolare », presidente il Dalla Torre, passato poi alla direzione dell'Osservatore Romano. Era il tentativo di affermazione dell'Azione cattolica, distinta nettamente da qualsiasi partito politico (compreso il P.P.I.), come attività sociale cattolica secondo gli insegnamenti ecclesiastici e gli indirizzi della Santa Sede. L'anno dopo, il 29 aprile 1920, Benedetto XV disse ai congressisti dell'Unione popolare che solo questa faceva cc azione cattolica », mentre altre attività potevano essere «azione di cattolici »: chiara allusione alla C.I.L. e al P.P.I.
Sotto Benedetto XV, tuttavia, le relazioni — che di fatto non potevano mancare — col P.P.I., furono buone, pur mantenendosi la distinzione: e il principio di riorganizzazion[...]
[...]ci e gli indirizzi della Santa Sede. L'anno dopo, il 29 aprile 1920, Benedetto XV disse ai congressisti dell'Unione popolare che solo questa faceva cc azione cattolica », mentre altre attività potevano essere «azione di cattolici »: chiara allusione alla C.I.L. e al P.P.I.
Sotto Benedetto XV, tuttavia, le relazioni — che di fatto non potevano mancare — col P.P.I., furono buone, pur mantenendosi la distinzione: e il principio di riorganizzazione dell'Azione, cattolica non trasse l'Unione popolare dall'ombra in cui l'avevano relegata le due istituzioni, politica e sindacale, « di cattolici ». La situazione cambia con Pio XI, concorrendovi in uguale o disuguale misura le tendenze del nuovo pontefice e gli avvenimenti politici italiani.
Pio XI, per mentalità e per carattere, aveva più di una affinità con Pio X; era tuttavia più «politico» e più colto di lui, e soprattutto al posto del pessimismo «contrattile» di papa Sarto portava un ottimistico espansionismo: rassomigliando piuttosto, per questo lato, a Leone XIII. Un tale stato di spirito ci sem[...]
[...] segretario (ecclesiastico) assumeva il nome di direttore nazionale dell'A.C. —, essa si limitava alla nomina di certe cariche e all'emanazione eventuale di norme generali. Particolare caratteristico: alla «tessera» era sostituita la «pagella d'iscrizione », e gli «ascritti» prendevano íl posto dei « tesserati ». Se si legge con qualche attenzione il discorso del papa, il 4 settembre 1940 (l'Italia era entrata già in guerra), alle rappresentanze dell'Azione cattolica italiana, si avverte il carattere accentuatamente religioso, spirituale, trascendente della rappresentazione fatta dal pontefice dell'A.C.; nonché il vivo incitamento agli ascritti perché «rendano il debito rispetto e pre stino la leale e coscienziosa obbedienza alle Autorità civili e alle loro legittime prescrizioni », mentre di un'azione non diciamo politica, ma sociale (nel senso tecnico della parola), non é cenno.
Terminata la guerra, avviata e impiantata la riorganizzazione del paese, la scena cambia. Nel gennaio '46 una commissione episcopale, con a capo il patriarca di Venez[...]
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mi politici «é doveroso dare la preferenza alla corrente che per il contenuto del suo programma e per le persone che lo sostengono offre le migliori garanzie di attuare una costituzione coerente con i principi cattolici ». Era con ciò stabilito il rapporto di appoggio e di controllo fra A.C. e D.C.
Il 12 ottobre 1946 — istituita già la repubblica, eletta ed entrata in funzione la Costituente — Pio XII nominò le cariche direttive dell'Azione cattolica italiana. Avv. Vittorino Veronese, Presidente Generale (con due vicepresidenti generali, maschile e femminile); prof. Luigi Gedda, Presidente centrale dell'Unione Uomini di A. C.; dott. Maria Rimoldi, Presidente centrale dell'Unione Donne di A.C.; prof. Carlo Carretto, Presidente centrale della Gioventù maschile di A.C.; prof. Carmela Rossi, presidente centrale della Gioventù femminile di A.C.; sig. Carlo Moro, Presidente centrale degli Universitari di A.C.; sig.na Piera Lado, Presidente centrale delle Universitarie di A.C.; prof. Giov. Batt. Scaglia, Presidente centrale del Movimen[...]
[...]urali sono ragionevoli in quanto che è ben poco quello che si sa con precisione e sicurezza di ciò che si svolge nelle alte e altissime sfere ecclesiastiche. Ci sono i fatti pubblici; la preparazione rimane segreta, e l'interpretazione incerta, almeno fin quando gli svolgimenti ulteriori non l'abbiano chiarita.
In questo caso, chiarimenti ulteriori ci sono stati in quanto, dall'avvento del Gedda in poi, l'ingerenza nella vita politica ita liana dell'Azione cattolica, o di taluni organi e istituti connessi di fatto con essa (e di cui adesso diremo), si è vista intensificata: basti ricordare il caso tipico delle ultime elezioni amministrative romane. In quanto alla maggiore centralizzazione autoritaria da parte del Gedda, ne è una controprova il congedo, dal pasto di presidente degli Uomini cattolici, del Carretto, non in perfetto accordo col Gedda medesimo.
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Dall'unificazione e accentramento sotto la presidenza generale dell'Azione cattolica delle diverse forze e organizzazioni di azione cattolica rimangono tuttora formal[...]
[...]ssi di fatto con essa (e di cui adesso diremo), si è vista intensificata: basti ricordare il caso tipico delle ultime elezioni amministrative romane. In quanto alla maggiore centralizzazione autoritaria da parte del Gedda, ne è una controprova il congedo, dal pasto di presidente degli Uomini cattolici, del Carretto, non in perfetto accordo col Gedda medesimo.
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Dall'unificazione e accentramento sotto la presidenza generale dell'Azione cattolica delle diverse forze e organizzazioni di azione cattolica rimangono tuttora formalmente fuori l'organizzazione e azione politica e quella sindacale, prese l'una e l'altra nel senso stretto, tecnico della parola: né potrebbe essere altrimenti, per ovvie ragioni. Sono, però, sorte due organizzazioni — al tempo della presidenza Veronese, ma nello spirito della posteriore presidenza Gedda — le quali provvedono alla lacuna, esercitando dal di fuori una influenza diretta sui due campi, e sulle « orga nizzazioni di cattolici» che in essi si muovono. Esse sono le ACLI (u Associazioni cristia[...]